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La radio nella rete, Zanchini - riassunto, Sintesi del corso di Storia Della Radio E Della Televisione

Riassunto di La radio nella rete di Zanchini per il corso Comunicazione radiofonica in IULM.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 18/04/2021

slisni
slisni 🇮🇹

4.4

(5)

10 documenti

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Scarica La radio nella rete, Zanchini - riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Radio E Della Televisione solo su Docsity! Numeri, tendenze e previsioni La tecnologia ha mutato e sta ancora mutando i modi e i termini della relazione tra chi sta dietro al microfono e chi ascolta. Ma cosa significa? Che cos’ha di diverso in concreto la radio di oggi rispetto a quella che si ascoltava una generazione fa? Nel 2016 gli ascoltatori totali nel giorno medio sono stati 35,4 milioni, sono aumentati con gli anni, vedendo un aumento consistente a partire dagli anni 90. Seppure più lentamente che altri paesi il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico. I giornali radio sono la terza fonte utilizzata dagli italiani per informarsi, dopo telegiornali e Facebook. Le fonti di finanziamento oggi si basano o su un sostegno interamente pubblico, o su sistemi misti – sostegno pubblico, abbonamenti e raccolta pubblicitaria – o ancora su base solo commerciale, tramite ricavi pubblicitari o finanziamenti privati. La radio occupa un posto abbastanza subalterno nel sistema dei media italiano, nel mercato dei media. Che già di suo ha un mercato più piccolo di quello degli altri grandi paesi europei, e all’interno di quel mercato la radio ha una percentuale di investimenti, tra pubblicità, canone e stanziamenti statali, che è il leggera crescita ma resta complessivamente bassa. La Rai ha scelto di puntare la maggior parte dei propri investimenti sulla tv, al contrario di paesi come UK, Germania e Francia. C’è una correlazione stretta tra regimi politici e modello pubblico-privato. Nei paesi di debole libertà politica la radio è spesso centralizzata e controllata dai governi, es. autocrazie asiatiche, le teocrazie medio-orientali e Cuba. In Sud America e Nord Africa si sta assistendo a un progressivo sviluppo delle radio commerciali. Il web e le web radio stanno ridefinendo il quadro anche al di fuori dell’Occidente, perché le generazioni più giovani hanno stili di vita che si avvicinano molto a quelli occidentali. Tutti i media escono profondamente cambiati dall’accelerazione del cambiamento digitale. E’ cambiato anche il modo di produrre e ricevere informazioni: oggi c’è la possibilità di essere informati in modi differenti, da fonti differenti, usando media differenti. All’interno di questo campo in mutazione, il broadcasting (lett. semina larga, parola che definisce la trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale non indirizzati a un destinatario particolare ma a tutti gli apparecchi che si trovano nell’area di ricezione) conosce dei cambiamenti specifici. Innanzitutto il superamento dell’età della scarsità. L’espressione usata dagli studiosi è > età dell’abbondanza mediale. In realtà la radio aveva conosciuto la scarsità in forma attenuate rispetto alla tv, per ragioni di frequenze più abbondanti e meno costose, di minori barriere all’ingresso e di precedente affrancamento dall’offerta dei soli servizi pubblici monopolistici. Erano state proprio queste caratteristiche a permettere alla radio di fornire un’offerta meno indifferenziata e massificata della televisione. Dal lato della sorgente e della fedele registrazione l’avvento dei sistemi di codifica e decodifica digitale come il Pcm (lineare, usato per i cd), Mpeg (compresso, usato per i video), ha reso possibile gestire tutto sottoforma di file di dati. Digitale e internet hanno poi contribuito ad arricchire le piattaforme attraverso le quali si può ascoltare la radio. Teoricamente gli strumenti attraverso cui è possibile l’ascolto sarebbero 18, i principali sono: FM, onde medie, onde lunghe, onde corte, digitale, tv digitale, tutti i tipo di telefoni mobili, satellite, web, social network. Tra i portati di maggior rilevanza della rivoluzione digitale c’è senz’altro il podcast, parola figlia della fusione tra i termini iPod e broadcasting, e che indica il sistema che permette di scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni, e di ascoltarli quando si desidera. I numeri del podcast sono mutevoli ma piuttosto solidi. Ogni giorno negli USA vengono ascoltati 21 milioni di ore di podcast. L’ibridazione col web e il rapporto coi nuovi media hanno indebolito la funzione di orologio sociale della radio, la corrispondenza tra l’offerta e i ritmi di vita degli ascoltatori, l’idea di un palinsesto pensato sulle abitudini degli ascoltatori. Grazie al web, ai podcast e allo streaming si è rotto il secolare meccanismo dell’ascolto in simultaneità. I numeri dei podcast premiano i prodotti di lunga durata, quelli cioè meno legati alla stretta attualità e che si prestano a un ascolto non necessariamente vicino alla messa in onda. Molte radio hanno perciò rafforzato la loro offerta culturale. La radio al giorno d’oggi fatica ad intercettare il pubblico giovane (18-24), che preferisce altri mezzi come youtube, spotify, ecc… L’ascolto nell’epoca della disattenzione Perché la radio e la pratica dell’ascolto resistono nel mondo del flusso? La radio resiste e resisterà perché “la musica e la parola umana possiedono una loro completezza”, e perché il suono senza immagine corrisponde ad un bisogno umano. E risponde anche ad un altro bisogno, quello di non essere lasciati da soli, di essere connessi > pendolo naturale tra la sfera pubblica e l’intimità. La radio è il medium sorgivo del racconto, del comunicare. Prima della scrittura, del cinema, della tv, della rete, c’era l’oralità, la comunicazione basata sulla parola parlata. Una dimensione immediata e leggera, che ti permette di fare altro. Numi tutelari di questo campo di ricerca > Arnheim, McLuhan, Ong. Tra gli anni 30 i primi anni del secondo dopoguerra è il genere più diffuso di programma culturale. Tuttavia se ci limitassimo ad assumere la definizione originaria già finiremo fuoristrada. C osa si intende per conversazione? Un colloquio, una discussione tra due o più persone, non un monologo. Usare la parola conversazione radiofonica però significa usare un'espressione ombrello, l'epitome di un genere radiofonico, quello di due o più persone che discutono, dibattono, conversano su un argomento. È importante saper intuire la personalità di colui con cui si ci si voglia intrattenere, che implica un'agguerrita predisposizione a entrare in sintonia con l'intelligenza dell'interlocutore per incoraggiarlo a prendere a sua volta la parola e consentirgli di dare il meglio di sé. In altri termini, per avere successo nella conversazione bisogna In primo luogo lasciar brillare gli altri. Altrettanto essenziale è quello che Stefano Guazzo ha definito “lo fiato Soave”, il tono, la modulazione, volume della voce, qualcosa di simile a ciò che è Roland Barthes definirà la grana della voce. La conduzione radiofonica è attività proteiforme, chi abbraccia gli stili e i contenuti più diversi, e lo stesso vale per i conduttori: sono figure molto variegate, l'arco e a dir poco ampio, e vada conduttori sbracati e dal lessico primitivo a critici onniscienti. Le regole della conduzione radiofonica A guidare la conversazione alla radio c'è il conduttore. Che cosa si chiede a un conduttore? Cosa deve fare? Esistono decine di elenchi di regole. Le 10 regole di uno speaker radiofonico: 1. Parla come mangi 2. Sorridi mentre parli 3. Parla poco, massimo 2 minuti, non essere prolisso 4. Non impostare la voce, concentrati sui contenuti 5. Pensa alle conseguenze di quello che dici 6. Attenzione alle pronunce straniere 7. Dai il giusto peso alle parole, non enfatizzare troppo 8. Mai nominare radio concorrenti 9. Non parlarti addosso, non parlare troppo di te stesso, a meno che tu non sia Linus o Fabio Volo 10. Scandisci bene le parole Ovviamente questo tipo di regole rendono molto dal contesto, registro, dal tipo di pubblico, e quindi alcune di esse si applicano solo a quelli che vengono definiti gli speaker-intrattenitori e non ai giornalisti, altre alla conduzione solitaria e non a due o tre, altri ancora alla conduzione musicale a un approfondimento sulle elezioni del Presidente della Repubblica. Altre regole sono: parla in modo che l'ascoltatore possa immaginare, comincia sempre la trasmissione con qualcosa di interessante, dì la verità, non essere mai noioso, ascolta la radio dove lavori anche quando non sei in onda, rendi significativo il tuo programma, seppellisci I morti se un tema è vecchio lascialo perdere, se sei in diretta anything goes tutto va bene, se non sai qualcosa va bene ammetterlo, alla radio sii quello che sei. Anche il giornalismo radiofonico vuole delle regole. Sono state fissate decine di anni fa da Antonio Piccone Stella, nella sua celebre guida per i giornalisti radiofonici, un testo pioneristico che conserva una sua attualità, anche perché ancor più che per le regole generali della conduzione qui ci sono alcuni punti che non cambieranno mai, e che sono per così dire consustanziali al mezzo in generale. La manualistica insiste su alcune caratteristiche tipiche di questo tipo di giornalismo: sintesi, immediatezza, velocità, capacità di evocazione. Il linguaggio, anch'esso tende al risparmio dei mezzi espressivi, occorre rispondere alle regole classiche del giornalismo rispettando la specificità del mezzo. La conduzione oggi, generi e modelli La questione del pubblico è sempre stata centrale per chi deve pensare, costruire una programmazione. Radio di palinsesto: tendenzialmente generalista è costruita su una griglia di programmi pensati per un pubblico dai gusti indifferenziati, vasto ed eterogeneo, e quindi con distinzione abbastanza leggibili. Radio di flusso: detta anche format radio, è basata su un flusso in generale, prescinde dalle fasce orarie ed all'offerta per generi e pubblici, ed è costruita su un sistema di elementi fissi, ripetitivi, riconoscibili: musica, parlato, informazione, pubblicità, Jingle, meteo, traffico. Clock: struttura interna di un unità di misura temporale, che va dal quarto d'ora all'ora, massimo alle 2 ore, e che deve essere il più unitario e fluido e riconoscibile possibile, costruito con quel catalogo di elementi sonori appena citato. L'ascoltatore si accorge subito, o quasi, dell'ambiente nel quale è entrato. Il format dell'emittente, ovvero le caratteristiche della sua programmazione, impronta di sè il Clock. Così come è il tipo di pubblico della singola radio a orientare il tipo di Format. La parola Format si usa anche in relazione ai singoli programmi, come avviene in TV. I generi variano moltissimo perché è il parlato radiofonico a variare molto. La distinzione classica centrale per il discorso che si porta avanti, è tra parlato di accompagnamento e parlato di contenuto. Parlato di accompagnamento: è stata la forma tipica delle radio commerciali giovanili o d'evasione. Parlato di contenuto: la forma tipica delle radio pubbliche. Ma è una distinzione che si è sfumata negli anni. La moltiplicazione dei Format riguarda soprattutto l'offerta musicale. Per la radio di parola o miste i recinti sono minori, si può distinguere tra all news, talk, news and talk, music and news. Un'ulteriore classificazione interna all'informazione: news oriented (Radio1, Radio24, Rtl102.5), no news (Radio 105, Radio Deejay, Virgin Radio), Light news (RDS, R101, Radio 2, Radio 3). Da decenni, le radio Music and Talk Hanno imposto ai parlanti delle griglie rigidissime, il conduttore ha vincoli in ingresso e in uscita, tra un brano e l'altro ha un tempo limitato e controllato per parlare. L'idea accompagnare la frammentazione contemporanea, magari con una tonalità di voce accattivante — ci sono software il David, il Dalet… — per il conduttore è una specie di countdown, e quando si avvicina al lancio deve chiudere, lanciare il brano e basta. In secondi o minuti il conduttore deve condensare concetti, se ne ha, battute, frasi ad effetto, informazioni sul brano musicale. Nel parlato di contenuto ci sono naturalmente i giornali radio e gli approfondimenti. Approfondimenti su qualsiasi tema, dall'attualità al costume ai prodotti culturali. L'approfondimento può essere un programma chiuso concluso o essere parte di un cosiddetto contenitore. Il contenitore è uno spazio radiofonico solitamente lungo almeno un'ora e contenente materiali diversi, accomunati o da un filo rosso tematico, o da una cifra stilistica, o da un conduttore che accompagna i vari segmenti. Un tempo l'avremmo definito un rotocalco. Quest'ultimo modello è molto presente nella radio francese. Nella radio italiana degli inizi, il contenitore è stato spesso disorganico, poi col passare degli anni si ha cercato di dare coerenza contenutistica o stilistica. Il talk show è una creatura proteiforme, la discussione radiofonica a più voci, il dibattito, la conversazione può essere sull'attualità o meno, sugli argomenti più diversi, dal taglio giornalistico o meno. Nei dibattiti l'impronta giornalistica è maggioritaria. Il tipo di conduzione dipende moltissimo dal genere di radio o di programma nel quale il conduttore si trova condurre, e dal tempo di parola che gli viene concesso. Le radio di programma erano e sono più scritte e più formali e il conduttore è una figura che corrisponde a questi criteri. Per distinguere tra i tipi di conduzione, oltre alla distinzione tra parlato di contenuto e parlato di accompagnamento e a quella basata sui format, ce n'è un'altra che ha una sua utilità, e si appoggia ai celebri impegni fissati per il Servizio Pubblico britannico dal suo primo direttore, John Reith: to educate, to inform, to entertain. Educare, informare, divertire divertire. Non a caso sono stati talvolta definiti i super generi. Utile perché in ultima analisi le trasmissioni e quindi le conduzioni possono dividersi tra informazione, intrattenimento e educazione. Dai modelli alla realtà: cosa fanno i conduttori In linea teorica il conduttore è colui o colei che ha il compito di condurre un programma radiofonico, cioè di assicurare con i suoi interventi la fluidità dei passaggi tra le diverse parti del programma stesso la guida del programma improvvisando oppure leggendo testi propri o improvvisando ma sulla base di scalette più o meno dettagliate. È quindi generalmente in diretta, o registrata ma nelle forme di una diretta. Ci sono conduttori per gli approfondimenti giornalistici, per le rassegne stampa, gli speciali, per i fili diretti, per i talk back show, per le interviste, per la musica, per i varietà radiofonici, figure professionali molto diverse.
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