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La radio nella rete di Giorgio Zanchini, Sintesi del corso di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale

Riassunti di La Radio nella rete di Giorgio Zanchini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 05/01/2022

domiziana-cuonzo
domiziana-cuonzo 🇮🇹

4.5

(12)

3 documenti

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Scarica La radio nella rete di Giorgio Zanchini e più Sintesi del corso in PDF di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale solo su Docsity! La radio nella rete La conversazione e l’arte dell’ascolto nel tempo della disattenzione Giorgio Zanchini Intro - Che cosa sta accadendo alla radio? Nessuno avrebbe potuto presagire il recupero di un termine arcaico come wireless. Trasformazione caratteri della radio, ma mantenimento di immediatezza, prossimità, semplicità oltre che della dimensione dell’ascolto, all’attivazione di un senso unico, alla voce e alla musica. La radio ora è nella rete, con prestiti mediali e con adattamento ai tempi febbrili e distratti della contemporaneità. La radio è un medium molto più adatto della tv alla conversazione approfondita e raziocinante, al confronto senza spettacolarità eccessiva. È l’epoca della distrazione e della disattenzione. I giovani hanno abitudini di consumo mediale rispetto ai genitori. Economia dell’attenzione. Libro: I mercanti dell’attenzione. Prima modifica quando si è spezzato il monopolio pubblico. Radio sa connettersi coi linguaggi del proprio tempo. Webinar, radio digitale, podcast. Numeri, tendenze, previsioni La radio gode di buona salute perché è al passo con la trasformazione. Dopo la crisi di identità con l'avvento della televisione, la radio ha riacquistato i suoi spazi dalla metà degli anni 80. Dagli anni 2000 a oggi, circa 35 milioni di utenti medi al giorno. Il modo di ascoltare radio (da auto, pc, cellulare) segue l'andamento del sistema mediale. La radio è la terza fonte degli italiani per informarsi, dopo giornali e Facebook: con grande grado di attendibilità della radio. Negli anni 70 e 80 pullulare di radio. Oggi 2500, di cui 14 nazionali. Fenomeno della concentrazione delle reti in pochi proprietari. Pochi investimenti in radio, rispetto ad altri media. Si è parlato di debole carisma, ma in realtà la radio regge. Resilienza: la radio ha saputo divenire crossmediale. BROADCASTING: trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale, non indirizzati a un destinatario particolare, ma a tutti gli apparecchi che si trovano nell’area di ricezione. Superamento della cosiddetta età della scarsità (già precedente affrancamento dal monopolio pubblico, rispetto alla tv, frequenze più abbondanti e meno costose > offerta meno indifferenziata e massificata rispetto alla tv): ora età dell’abbondanza mediale. Sistemi di codifica e decodifica digitale come il Pcm (lineare) e lo Mpeg (compresso) hanno permesso di gestire tutto sotto forma di file di dati. Inoltre, aumento di velocità/quantità di comunicazioni e densità delle info trasmesse. Maggiori piattaforme da cui si può ascoltare la radio. PODCAST: fusione di iPod e broadcasting, sistema per scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni. Stitcher. Forse verrà superato dall’ascolto via streaming. Previsione di una multipiattaforma con live, simulcast e on demand. Molti preferiscono ascoltare la radio da app invece che da fm, sempre su cellulare. Progressiva socializzazione negli usi dei media: media partecipativi (social radio). L’ascoltatore diventa generatore di contenuti. L’ibridazione con il web ha indebolito la funzione di orologio sociale della radio e l’idea di un palinsesto pensato sulla routine degli ascoltatori. No simultaneità. Investimento su programmi non strettamente legati all’attualità, come radio-drammi e audiodocumentari. Proliferazione di radio settoriali e identitarie (nicchie). Sfida del pubblico giovane, che diminuisce. DAB: digital audio broadcasting. L’ascolto nell’epoca della disattenzione Metamorfosi sociale. Il CENSIS parla di ingresso nell’era biomediatica. Perché la radio resiste nel mondo del flusso? Forse perché abbiamo bisogno del calore delle voci umane, di sentirci connessi. Prima della scrittura, c’era l’oralità, il racconto. La radio è adatta ai nuovi modi: è leggera e ubiqua. (Menduni: la radio si è adattata nel corso del 900 e lo sta facendo bene anche ora). La radio è stato il primo medium broadcast portatile. La radio è prossima e comoda: si parla di narrowcasting. La rete contende alla radio le funzioni di informare, educare, intrattenere. Connessioni di ieri e di oggi Effetto più evidente della rete sulla radio è la partecipazione, la condivisione: social radio. Gli ascoltatori hanno più strumenti per intervenire e possono proseguire le loro conversazioni su altre piattaforme: fruitore- produttore, networked listener. Prima connessione unidirezionale, oggi ecosistema comunicativo. Il cortocircuito tra il primo e l’ultimo medium del Novecento ha dato risultati molto positivi. Benjamin (Riflessioni sulla radio) e Brecht (La radio, un’invenzione antidiluviana): la radio dovrebbe avere una doppia dimensione e non una soltanto una in cui gli ascoltatori ascoltano gli speaker > da mezzo di distribuzione a mezzo di comunicazione. Primo inserimento delle telefonate in radio negli anni Sessanta: avvento dell’oralità di massa. (Dopo Chiamate Roma 3131, Prima pagina e Radio Anch’io> microfoni aperti). Enzensberger: potenziale emancipatorio della radio e previsione di un modello partecipativo. McLuhan: magia tribale della radio, mass medium aborigeno della lingua parlata. Partecipare e condividere alla radio Pubblico parte attiva del fare radio. Inserimento del Backstage e di trasmissione video di parte della programmazione. Si tratta di remediation (rappresentazione di un medium in un altro)? Ma Menduni dice che bisogna stare attenti a voler trasformare la moto in auto: si rischia il triciclo. Dal 2015 Radio Anch'io ha chiuso il numero verde: solo post e wapp, per gestire meglio. Radio come mezzo più permeabile alle trasformazioni sociali. Alla radio è accaduto prima e meglio quello che sarebbe accaduto alle tv locali (che Vattimo descrive come la presa di parola delle subculture). Vivere la trasformazione dietro al microfono Fine secolo su Radio3, programma strutturato, preparato in anticipo in biblioteca, con ospiti esperti. Oggi Tutta la città ne parla, una sorta di racconto corale, di conversazione nazionale. Pluralità, non autoritarismo e unilateralismo. Conduttore con molti schermi (regia, canali all news, social): solitudine e multitasking. Gli strumenti per partecipare Telefono: fine del numero verde, importanza del cellulare (ascoltatori raggiungibili dappertutto). Mail: possibilità di approfondimento e stesura più distesa (come le lettere di prima), ma meno usate per via di altri strumenti con eco maggiore. Sms: resistono, molto icastico e veloce, eterogeneo. Whatsapp: più usato, gratuito, anche audio (si integrano bene con la trasmissione, tagliabili con software, più tempisti rispetto alla chiamata in diretta). Facebook: nuvola di conversazioni, scritte, orali, video ecc. L’interazione con il pubblico è amplificazione del linguaggio della trasmissione, sui social (Atzori). L’ascolto non simultaneo corrode l’idea di palinsesto e si indebolisce quell’idea di ascolto insieme, comunità, funzione connettiva (Menduni)> iperprivatizzazione della radio, fine della sfera pubblica della radio. Effetti della social radio, prime ipotesi Costi-benefici dell’epoca del continuo scambio di informazioni. Le trasmissioni radio hanno un durante (su radio e su piattaforme) e un prima e dopo (su piattaforme)> accresciuta partecipazione.
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