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La Radio nella Rete - G. Zanchini, Appunti di Comunicazione Audiovisiva

Riassunto del libro LA RADIO NELLA RETE di Giorgio Zanchini per l'esame di COMUNICAZIONE RADIOFONICA del I anno di Comunicazione, Media e Pubblicità

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 17/11/2019

ValentinaRossi98
ValentinaRossi98 🇮🇹

5

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7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Radio nella Rete - G. Zanchini e più Appunti in PDF di Comunicazione Audiovisiva solo su Docsity! Giorgio Zanchini La radio nella rete La conversazione e l’arte dell’ascolto nel tempo della disattenzione 1. Numeri, tendenze, previsioni Il cambio radicale della radio negli ultimi tempi è dettato dalle innovazioni tecnologiche. La tecnologia ha infatti mutato e sta continuando a cambiare i modi e i termini della relazione tra chi sta dietro al microfono e chi ascolta. Il medium radio è stato dunque inserito in un campo crossmediale che ha effetti sui contenuti che si trasmettono. La radio gode di buona salute nonostante tutti i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni poiché è coerente con l’innovazione tecnologica, è al passo con la trasformazione, usi e costumi cambiano di continuo e pedinano i cambiamenti. Dopo l’oggettiva crisi anche d’identità determinata dall’avvento della televisione, la radio ha ritrovato una solida tenuta e, a partire dalla metà degli anni Ottanta ha recuperato ascolti. Nel 2016 gli ascoltatori totali nel giorno medio sono stati 35,4 milioni. Anche se più lentamente che in altri paesi, il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico. Inoltre i giornali radio sono la terza fonte utilizzata dagli italiani per informarsi dopo telegiornali e Facebook e molte ricerche convergono sulla credibilità dell’informazione che si ascolta alla radio. l’Italia negli anni Settanta e Ottanta era il paese con il più alto rapporto tra il numero di emittenti e numero di abitanti; dopodiché è iniziato un processo di concentrazione e oggi ci sono circa 2500 concessioni a trasmettere, di cui 14 nazionali. La progressiva concentrazione negli assetti proprietari è un fenomeno comune a tutto l’Occidente, con l’assorbimento da parte dei grandi gruppi di piccola emittenza. È evidente nel nostro paese a partire dal 2015, con il consolidamento della società RadioMediaset e il rafforzamento del gruppo RTL 102.5. Oggi le fonti di finanziamento si basano su un sostegno totalmente pubblico, su sistemi misti (sostegno pubblico, abbonamenti e raccolta pubblicitaria), su base commerciale, tramite ricavi pubblicitari o finanziamenti privati. Il nuovo contesto impone un ripensamento degli assetti giuridici che regolamentano il settore. Quasi tutti i paesi occidentali richiedono una forma di autorizzazione; circa la metà dei paesi europei vuole la licenza per ogni tipo di trasmissione e l’altra metà una semplice comunicazione. In Italia è il governo ad accordare le licenze di trasmissione terrestre e via cavo mentre l’Agcom concede i canali satellitari. Le trasmissioni “serie” in Italia non occupano mai i primi posti delle classifiche di ascolto e le radio di contenuto sembrerebbero arretrare rispetto a quelle di evasione, di accompagnamento. Ciò potrebbe essere la declinazione radiofonica del fenomeno della marginalizzazione delle forme alte tra i consumi culturali del nostro paese. La radio occupa un posto subalterno nel sistema dei media italiano, nel mercato dei media. Già di per sé ha un mercato più piccolo di quello degli altri grandi paesi europei; all’interno di quel mercato la radio ha una percentuale di investimenti, tra pubblicità, canoni e stanziamenti statali, che è leggermente in crescita ma resta completamente bassa. Pagina ! di !1 24 La radio tuttavia regge e a seconda delle aree geografiche le trasformazioni conoscono evoluzioni differenti e percorsi diversi anche nei mercati molto variegati. In Occidente la radio partecipa ampiamente della metamorfosi dettata dal digitale, con una tenuta dell’ascolto soprattutto nel maturo mercato anglosassone. In Inghilterra l’89,3% della popolazione ascolta la radio ogni settimana e negli Stati Uniti gli ascoltatori dei radio shows continuano a crescere. In alcune aree economicamente poco sviluppate è tutt’oggi il medium più diffuso. C’è una correlazione tra regimi politici e modello pubblico-privato Nei paesi di debole libertà politica la radio è spesso centralizzata e controllata dai governi: autocrazie asiatiche, teocrazie medio-orientali e Cuba. In Sud America e Nord America si assiste a un progressivo sviluppo delle radio commerciali. Le radio comunitarie in Africa e in Medio Oriente sono in crescita. Nell’ America del Sud la tradizione delle radio comunitarie è storicamente più forte. Il Web e le Webradio stanno ridefinendo il quadro anche fuori dall’Occidente, poiché le generazioni più giovani hanno stili di vita che le avvicinano a quelle occidentali. Si parla di circa 50 000 emittenti attive ma il numero delle Webradio è in continua crescita. Questo incremento indebolisce la divisione classica tra pubbliche, commerciali e comunitarie. La radiofonia pubblica resiste meglio in quei paesi dove si è investito in tecnologia e contenuti telematici mentre è più debole dove la liberalizzazione è stata selvaggia e gli investimenti nel sistema pubblico scarsi. Ingresso della radio nell’ecosistema Internet Tutto l’universo dei media sta conoscendo sin dall’inizio del XXI secolo un processo di profonda trasformazione determinato dal dispiegamento del digitale e dall’affermarsi del cosiddetto ecosistema comunicativo Internet. È un processo che decolla a partire dagli anni Novanta ma che negli ultimi anni vive un’accelerazione che muta il continuo paesaggio mediale. La radio è uno dei mezzi di comunicazione che più ha saputo adattarsi al cambiamento e divenire multimediale, crossmediale. L’incontro con la rete è spesso ambivalente e difficilmente indirizzabile. Tutti i media stanno vivendo una mutazione nei modi di produzione e di fruizione e nei contenuti. È cambiato molto anche il modo di produrre e ricevere informazioni. All’interno di questo campo in mutazione il broadcasting conosce cambiamenti specifici ( è una parola che definisce la trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale non indirizzati a un destinatario particolare ma a tutti gli apparecchi che si trovano nell’area di ricezione ). Superamento della cosiddetta età della scarsità : fase caratterizzata da un’offerta limitata di canali e prodotti destinati a un pubblico di massa. Gli studiosi parlano di età dell’abbondanza mediale. La radio aveva conosciuto lo scoglio della scarsità in forme attenuate rispetto alla televisione per ragioni di frequenze più abbondanti, meno costose, minori barriere all’ingresso e precedente affrancamento dell’offerta dei soli servizi pubblici monopolistici. Queste caratteristiche avevano permesso alla radio di fornire un’offerta meno indifferenziata e massificata della televisione. La recente accelerazione dell’evoluzione tecnologica dovuta al passaggio dall’era analogica all’era digitale. È dunque un game changer. L’introduzione di tecnologie avanzate nelle reti ha permesso di incrementare la velocità e la quantità delle comunicazioni mentre protocolli di compressione e gestione sempre più efficienti hanno determinato un aumento della densità delle informazioni trasmesse. Pagina ! di !2 24 La digitalizzarono e gli sviluppi del mercato hanno reso possibile la nascita e l’ingresso di migliaia di web-radio e le radio tradizionali sono tutte ascoltabili via Web. Gli Stati Uniti percorrono altre strade: il sistema IBOC ( In-band-on-channel ) che mescola efficacemente componenti di modulazione analogica convenzionale e componenti digitali. È stato coniato il brand HD Radio e dal 2014 sono in funzione più di dieci milioni di apparecchi di questo sistema. Si è affermata anche la piattaforma satellitare Sirius XM che fornisce ai suoi abbonati un’ampia offerta radiofonica a pagamento. 2. L’ascolto nell’epoca della disattenzione Metamorfosi sociale degli ultimi venti anni, ossia la rivoluzione digitale e ciò che è stato definito il mondo flusso della connessione costante (si parla infatti di onlife). Ci si chiede perché la radio e la pratica dell’ascolto resistono nel mondo flusso, il mondo dei tempi indistinti, della mobilità e della conversazione ininterrotta dei social media. La risposta è duplice: - La prima parte riguarda l’ascolto - La seconda la capacità della radio di trovare un suo ruolo e un suo spazio in un territorio affollatissimo ➡ La radio resiste e resisterà ancora perché la musica e la parola umana possiedono una loro completezza e perché il suono senza l’immagine corrisponde a un bisogno umano. Risponde anche al bisogno di essere connessi, di non essere isolati e lasciati a noi stessi, di sentire la compagnia delle voci umane. Quel pendolo naturale tra la sfera pubblica e l’intimità è quello che ci spinge ad ascoltare assieme una radiocronaca e quello che può spingere a estremizzare la dimensione personale, intima, curvata sulla parola e l’ascolto. La radio è il medium soggettivo del racconto; una dimensione immediata, diretta, effimera, che può essere percepita come amichevole, intima, priva di forme di rigidità e controllo proprie della scrittura e dell’immagine. È una dimensione leggera, che lascia una certa libertà e che aiuta a stare dentro al tempo quotidiano. L’oralità ha una sua forza innegabile. Ci si può riferire al Fedro di Platone trattando della superiorità di uno scambio che si arricchisce nel confronto e nel cambiamento a fronte delle rigidità del testo scritto, di discorsi che danno una sola risposta e sempre la stessa. La parola, l’oralità sono uno scambio mutevole, che si evolve, si rifinisce, stimola attenzioni e memoria. Le voci che ascoltiamo ci aiutano a capire le ragioni del fascino della radio, della seduzione che la parola parlata esercita su tanti di noi. Ci suggeriscono risposte e tracce. Quando qualcuno parla alla radio lo ascoltiamo parlare e risuona la storia universale dell’umanità. La radio è un mezzo puramente acustico, l’unico medium dove c’è solamente un senso; è il medium che parla all’orecchio e si distingue per l’assenza di corporeità ed è proprio la sua cecità, quella di cui parlava Arnheim, ad aver stimolato il suo linguaggio. Impegnare solamente l’udito significa che la mente deve ricostruire, arricchire e completare ciò che l’orecchio ascolta e creare una vera e propria realtà sonora. ➡ La radio è inoltre adatta ai nuovi territori, alle nuove frontiere poiché agile, leggera, ubiqua. È il linguaggio di massa del Novecento che si è ibridato più volte e ha cambiato se stesso e lo sta facendo tutt’ora anche con la rete. Pagina ! di !5 24 Un certo tipo di ascolto si adatta in modo quasi naturale a questo tempo e si intreccia con gli altri linguaggi. Grazie ai podcast la pratica del consumo radiofonico è diventata ancora più elastica; durate prefissate e variabili dei prodotti più diversi permettono un ascolto libero, svincolato dal palinsesto, dal flusso, sotto il controllo dell’utente. La radio è stato il primo medium broadcast portatile, grazie all’invenzione del transistor alla metà degli anni Cinquanta diventando uno strumento da portare con sé che ci accompagna, ci è vicino; un medium personale dove ascolto la “mia” musica. Il podcast, lo streaming, la portabilità esaltano questo carattere e rendono la radio ancora più prossima e comoda. Oggi l’ascolto si è molto individualizzato e privatizzato e si parla di narrowcasting. La radio risponde dunque a un bisogno umano e a una leggerezza e agilità che le permettono di sopravvivere e di prosperare ma ciò non avverrebbe se non continuasse a fare bene ciò che fa fin dalla sua nascita ossia informare, educare e intrattenere. Questi sono ruoli che la radio continua a svolgere con orgoglio. Inoltre ancora oggi la radio risulta essere uno straordinario veicolo per ascoltare, scoprire e discutere di musica. La conversazione pacata e l’ascolto concentrato hanno bisogno di attenzione e di minuti di concentrazione. Il rischio oggi è quello di una vita vicaria, in cui si sfugge la conversazione con i nostri simili per rivolgersi poi all’intelligenza artificiale e agli algoritmi per fare conversazioni sui social. La radio di flusso, la radio strutturata su segmenti temporali molto brevi è più che adatta a questo tempo. Il problema viene riscontrato nella radio di contenuto, nelle trasmissioni dove le persone si confrontano anche per un tempo lungo di venti minuti o mezz’ora. Distinzione tra tipologie di ascolto secondo Kate Lacey ‣ Ascolto serio frutto di un lavoro intellettuale, immersivo e attento che necessita di uno sforzo cognitivo costante ‣ Ascolto popolare più passivo e orientato al rilassamento Chi partecipa alle trasmissioni non può distrarsi e anche in studio non c’è lo spazio per la distrazione. La domanda più importante riguarda gli ascoltatori. In molti paesi, specialmente quelli con un livello di istruzione alto, le trasmissioni di contenuto non occupano i primi posti delle graduatorie di ascolto ma resistono; le radio di cultura europee hanno audience abbastanza costanti e i numeri dei podcast sono alti. Tra i programmi più scaricati ci sono quelli di natura culturale, di approfondimento, di trasmissione dei saperi e si inizia a usare l’espressione slow radio. 3. Connessioni di ieri e di oggi Incontro tra radio e rete : l’effetto più evidente riguarda il rapporto tra chi parla e chi ascolta; la socializzazione, la partecipazione, la condivisione. Si parla dunque di social radio. Tutti i nuovi mezzi (WhatsApp, Facebook, Instagram, ecc.) rendono molto più interattivo il rapporto tra chi fa la radio, tra il produttore o il conduttore, e chi ne fruisce. Attraverso i nuovi media il rapporto è ancora meno unilaterale e gli ascoltatori hanno molti più strumenti per intervenire e partecipare e possono proseguire le loro conversazioni su altre piattaforme e i produttori tengono sempre più conto di quello che si sviluppa fuori dalle redazioni. La radio diventa un piattaforma cross-mediale, un medium che si ibrida. Pagina ! di !6 24 Networked listeners : è il nuovo nome con cui vengono chiamati gli ascoltatori radiofonici connessi in rete. La connessione ieri Era in gran parte unidirezionale, nel senso che gli ascoltatori si limitavano solamente ad ascoltare ciò che veniva mandato in onda e di rado venivano coinvolti in sondaggi e questionari sulla radio La connessione oggi Oggi essere connessi significa entrare in un contesto multimediale che permette relazioni continue e multiple inimmaginabili qualche decennio fa. Ci si trova dentro un vero e proprio ecosistema comunicativo, in una comune appartenenza digitale in cui sono continui i transiti intermediali, la circolazione di contenuti da un medium ad un altro. La radio è pienamente parte di questo sistema e la ricezione si è fatta molto più semplice e varia, i fruitori diventano dunque parte attiva dei percorsi delle informazioni. La capacità di connessione con eventi e persone al di fuori della nostra normale portata è una delle caratteristiche più tipiche e straordinarie della radio. Walter Benjamin, Riflessioni sulla Radio (1930) Sostiene che il fallimento della radio sia di perpetuare la separazione fondamentale tra i produttori radiofonici e il suo pubblico. Il pubblico deve essere trasformato in testimone nelle interviste e nelle conversazioni e deve avere la possibilità di farsi sentire. Bertolt Brecht, La radio, un’invenzione antidiluviana (1932) La radio ha una sola dimensione ma dovrebbe averne due. Si dovrebbe trasformare da mezzo di distribuzione a mezzo di comunicazione e potrebbe essere per la vita pubblica il più grandioso mezzo di comunicazione che si possa immaginare. Deve essere non solo in grado di trasmettere ma anche di ricevere, non solo di far sentire qualcosa all’ascoltatore ma anche di farlo parlare e di metterlo in relazione con gli altri. La radio dovrebbe dunque abbandonare il suo ruolo di fornitrice e far sì che l’ascoltatore diventi fornitore. Rudolph Arnheim Tratta del carattere passivo dell’ascolto, a suo avviso inerente alla natura del mezzo, e non lo ritiene negativo perché la radio può e deve essere un mezzo di informazione e di educazione per un uomo creativo e autonomo. La prima rivoluzione fu dunque l’ingresso delle telefonate in radio a partire dagli anni Sessanta. Questo periodo viene definito come l’avvento dell’oralità di massa, figlia dell’incontro tra radio e telefono. Basti pensare alle cronache degli ascoltatori, ai quiz, alla partecipazione alle trasmissioni in diretta, i cosiddetti microfoni aperti, un passaggio considerato storico ai fini dell’allargamento della democrazia nel campo dei mass media. Questa stagione fu una vera e propria rottura del meccanismo monodirezionale, dall’interno, nel cuore stesso delle trasmissioni. Anche l’arrivo del cellulare è stato un grande cambiamento che ha permesso una partecipazione molto più ampia di ospiti e pubblico raggiungibili ovunque. Oggi stiamo vivendo forse la più grande rivoluzione mediatica da molti secoli. Ci troviamo appunto davanti all’ascoltatore connesso, attivo, partecipe, la cui voce si è fatta centrale. Nell’universo mediale non c’è un pubblico più partecipe di quello radiofonico. Si assiste dunque a una sorta di ibridazione tra la lingua parlata e quella scritta. Pagina ! di !7 24 Attraverso questa pluralità il tema che si affronta viene descritto, affrontato e guardato da tanti punti di vista; si attenua ancora di più quella dose di unilateralismo e autoritarismo che può esserci in una conversazione tra pochi addetti ai lavori. Si può ascoltare anche su temi complessi una conversazione collettiva e non autoreferenziale. Non tutti amano però quest’apertura perché viene vista come l’ennesima manifestazione di un’epoca di inflazione di voci, una cacofonia in cui tutti gli interventi e tutte le fonti hanno lo stesso peso, in cui diventa difficile orientarsi e affidarsi all’autorevolezza di ospiti che vengono scelti proprio perché sull’argomento sono preparati. Si tratta di una critica alla demagogia, al populismo e alla presa di parola di tutti. L’armonia e la cacofonia dipendono però dal modo in cui una trasmissione viene costruita; una trasmissione che rende un servizio dovrebbe darci la possibilità di ascoltare un pensiero articolato da parte di chi è testimone o conosce le cose di cui parla, e arricchire questi interventi con punti di vista diversi e testimonianze molto pregnanti sulle cose di cui si sta discutendo. Gli ascoltatori sono una fonte inesauribile per chi lavora in questo campo. La panoplia di strumenti comunicativi ha moltiplicato i punti di vista e la possibilità di dire la propria e ha offerto grandi possibilità di rafforzamento delle varie comunità di ascoltatori; ecco perché vengono definiti strumenti di community. 6. Gli strumenti per partecipare L’utilizzo dei vari strumenti partecipativi varia molto a seconda delle radio e del genere di trasmissioni. Una cosa è certa, ossia che l’utilizzo del telefono cellulare ha reso tutto molto più facile. L’utilizzo della mail invece varia molto a seconda delle trasmissioni; a confronto con gli altri strumenti è sicuramente lo spazio più esteso poiché ho la possibilità di esprimere un concetto quasi compiuto e spesso è un contributo molto utile. La mail è però il genere meno praticato poiché ci sono oggi strumenti di più facile uso che hanno allo stesso tempo un potenziale maggiore, soprattutto i post su Facebook e i messaggi su WhatsApp. I WhatsApp Audio sono un mezzo particolarmente felice per sentire in fretta come la pensano gli ascoltatori; sono messaggi tendenzialmente brevi che si integrano molto bene con il percorso della trasmissione. Ciascuno ha il pubblico e i social che corrispondono alla sua identità. C’è una corrispondenza tra la natura della radio o del programma e lo stile dei post e il tenore dei commenti. Infatti il linguaggio adottato dai fan nei commenti è lo specchio e l’amplificazione dei quello dei programmi: la lingua, i toni, gli atteggiamenti dei fan, ecc. non sono altro che un feedback, una risposta rispetto alla comunicazione del programma. Facebook è invece il pilastro della social radio. Tutte le radio hanno un profilo, mentre la presenza di un profilo dei programmi dipende dalla natura della radio; c’è nelle radio di programma, non c’è solitamente in quelle di flusso, che si concentrano sulla casa madre e sui conduttori. Gran parte dei conduttori lo ha poiché è uno strumento utile per coinvolgere e mobilitare. In un mercato in cui crescono la concentrazione e la concorrenza tra grandi gruppi per audience e pubblicità, il conduttore diventa anche uno strumento del marketing e più forte e vasto è il suo impatto sui social meglio è. Il pubblico diventa un’audience che si muove in un ambiente multipiattaforma e che si deve cercare di sedurre. RadioRai è ancora debole su questo fronte per svariate ragioni, una su tutte, l’età media di chi lavora e va al microfono. Colpisce anche che nella classifica 2016 di Blogmeter sulle radio più influenti sui social network ci sia in testa Radio Maria. Pagina ! di !10 24 Attraverso ciò che si posta su Facebook e ciò che si allega sui vari social media, si costruisce una nuvola di conversazioni che circonda la trasmissione ben oltre la semplice messa in onda con diverse conseguenze: - La prima riguarda l’esperienza dell’ascolto e la reazione all’ascolto che non è più simultanea e immediata ma può estendersi nel tempo - La seconda riguarda la comunità degli ascoltatori; l’ascolto non simultaneo infatti corrode il palinsesto, il concetto stesso di palinsesto ma corrode anche l’idea di comunità di ascoltatori. La conseguenza è che si indebolisce quella dimensione quasi rituale dell’ascolto insieme che in qualche modo forniva argomenti di discussione comuni e contribuiva a cementare le comunità, la sincronia emozionale. Con l’ascolto differito tutto ciò non va perduto ma si ha la possibilità di un’estensione dello spazio e della comunità anche se si perde la fruizione condivisa temporalmente e la coincidenza tra alcuni tempi di vita, di fruizione e di conversazione. Si parla di iperprivatizzazione dell’ascolto, di fine della sfera pubblica della radio. 7. Effetti della social radio. Prime ipotesi Grazie al lavoro di Turkle ci si può interrogare sul rapporto costi/benefici, su cosa guadagniamo e su cosa perdiamo nell’epoca del continuo scambio di informazioni e comunicazioni. C’è in indubbio accrescimento in termini di ricchezza di informazioni e varietà di posizioni; le trasmissioni sono diventate luoghi, spazi di conversazione con molte più possibilità di presa di parola. Anche i programmi radiofonici sono oggi quasi delle piattaforme su cui si posano e da cui partono i veicoli più diversi che a loro volta trasmettono informazioni, idee, spunti, video, audio. La trasmissione, oltre ad avere una durante che non è solo ciò che gli ascoltatori sentono con le proprie orecchie ma anche tutto ciò che viene scambiato sui social network e, più in generale sul Web, ha ormai anche un prima e un dopo che contribuisce a definire ciò che gli ascoltatori tradizionali sentono giorno dopo giorno. Le trasmissioni hanno oggi una mobilità e un’imprevedibilità nettamente superiori rispetto al passato. L’orientamento della trasmissione, il suo percorso, le stesse domande per gli ospiti, risentono molto di ciò che arriva dalla rete, di ciò che gli ascoltatori scrivono durante la messa in onda. Ciò dipende dal tipo di trasmissione ma è comunque una tendenza generale. Il fare radio ha acquistato una dimensione più corale e persino nei programmi radio più tradizionali ci si avvia verso il superamento della figura del fruitore solo ricevente. Oggi è sempre più un generatore di contenuti, networked listener. Più che di democraticità bisogna parlare di accresciuta partecipazione. Ci può essere una perdita in termini di profondità e chiara nell’esposizione di un tema. Le ricerche confermano che laddove abbiamo l’impressione di essere più reattivi e agili, di vivere sferzate neurochimiche, il cervello in realtà fatica a gestire in modo logico ed efficiente tutte le attività che gli chiediamo in simultanea. Un’altra domanda da porsi è: accade e accadrà anche ai nativi digitali, a chi è nato e cresciuto con il multitasking e l’ha in qualche modo introiettato? No, essi non sono tutti procedimenti a somma positiva. Il risultato è dunque variabile, contingente, estemporaneo, non definibile a priori. È giusto cercare di azzerare le differenze di peso tra ospiti e ascoltatori? Soprattutto nelle radio pubbliche sopravvivono molte trasmissioni montate, non in diretta, dove c’è editing e non ci sono ascoltatori dunque il discorso è molto diverso perché diversa è la struttura stessa della trasmissione. Il rapporto con gli ascoltatori si limita di solito a commenti che giungono dopo la messa in onda attraverso i vari strumenti. Molto riposa nel semplice buon senso di chi conduce e dà una struttura alla trasmissione e all’emittente. Pagina ! di !11 24 Le caratteristiche intrinseche di un programma, di una trasmissione, rendono difficile far saltare del tutto le gerarchie; ci sono trasmissioni in cui la parola è del pubblico, altre in cui ci sono solo ospiti, altre ancora in cui c’è una commistione tra le voci. 8. Ascolto e partecipazione Tipo di ascoltatore che partecipa alle trasmissioni e quali sono gli argomenti e i temi su cui preferisce intervenire e sulla spinta di quali motivazioni. L’analisi dei podcast è più difficile; rilevante è però il fatto che il conduttore ricordi durante la diretta che si può scaricare e ascoltare l’intervista che la redazione ritiene più interessante. In entrambe le trasmissioni suscitano una risposta forte i temi che sono al centro dell’agenda informativa del paese. Alcuni temi accendono l’attenzione in modo diverso l’una dall’altra ma ciò dipende dall’identità del canale e dal tipo di pubblico. Le trasmissioni che incontrano poca risposta sono quelle che affrontano temi circoscritti o molto complessi e quindi rivolti a un numero basso di ascoltatori. A Radio Anch’io resiste il successo delle trasmissioni sulla politica, con ospiti politici e l’attualità stretta in concomitanza con temi economici. L’agenda mediatica generale è un fattore decisivo per la risposta degli ascoltatori. Inoltre c’è un nesso tra l’alto numero degli interventi degli ascoltatori e tema che permette l’espressione di una posizione netta. Si tende a intervenire quando il tema permette a chiunque di aggiungere un commento. Ci sono tuttavia eccezioni, temi che sfuggono alle regole generali. Radio Anch’io ha un pubblico tradizionale, che si accende soprattutto su questioni legate all’economia, al fisco, ai provvedimenti governativi che influenzano l’economia quotidiana, i commerci e le banche ma anche temi relativi a questioni di cronaca giudiziaria. Tutta la città ne parla Radio Anch’io Nasce nel 2010 e prende spunto da una o più telefonate di Prima Pagina Uno dei format più antichi della radio pubblica, nasce nel 1978 con Gianni Bisiach e assume la sua forma attuale nel 1980 Ha un esplicito intento di messa in circolo delle idee, delle domande degli ascoltatori ed è una riflessione sull’attualità Dibattito radiofonico sull’attualità Partecipano esperti, accademici, operatori sociali e culturali, testimoni Partecipano i protagonisti della vita pubblica nazionale a confronto con le domande e le riflessioni degli ascoltatori Pubblico ha un’età medio-alta, è istruito e ci sono molti insegnanti Pubblico ha un’età medio-alta in maggioranza maschile con un’istruzione media Politicamente è progressista e molti ascoltatori guardano con interesse al Movimento 5 Stelle Politicamente il pubblico è in maggioranza moderato e conservatore Il numero delle mail è aumentato perché si tratta di una trasmissione complessivamente più riflessiva Diminuisce il numero delle mail da quando ic sono WhatsApp e SMS Ha un blog che offre il destro per riflessioni e contatti autorevoli Pagina Facebook più partecipata anche se con minor pubblico Pagina Facebook poco partecipata ma tre volte tanto il numero di ascoltatori di Tutta la città ne parla Pagina ! di !12 24 Marino Sinibaldi : pentalogo che circolava a Radio3 dagli anni Duemila 1. Mai dare del tu agli intervistati 2. Mai fare domande più lunghe delle risposte 3. Mai fare domande la cui risposta è “sì”, “certo”, ecc. 4. Mai interloquire con dei “sì”, “certo”, ecc. 5. Mai lasciare incertezza sull’identità dell’interlocutore Alcune norme sono valide per tutti, per le radio commerciali, comunitarie, pubbliche, ecc. poiché la radio ha una grammatica che va rispettata. Poi ogni radio deve pensare al proprio pubblico di riferimento e concentrarsi continuamente su chi sta ascoltando. Anche oggi, nell’era delle web-radio, della crossmedialità, molto resta ancora ancorato alle regole gaddiane. L’ascolto serio, la radio di contenuto deve rispettare certe norme e una struttura soprattutto se vuole sopravvivere nell’era della frammentazione e della distrazione. Anche il giornalismo radiofonico vuole delle regole che sono state fissate decine di anni fa da Antonio Piccone Stella nella Guida per i giornalisti radiofonici e ci sono punti che non cambieranno mai e che sono consustanziali al mezzo. ‣ Sintesi ‣ Immediatezza ‣ Velocità ‣ Capacità di evocazione Anche il linguaggio tende a un risparmio dei mezzi espressivi e risponde alle regole classiche del giornalismo rispettando la specificità del mezzo. La radio oggi è il frutto del combinato disposto dell’ingresso delle radio commerciali nel mercato radiofonico e dell’ibridazione della radio stessa con la rete. 11. La conduzione oggi: generi e modelli Solo conoscendo i sistemi e i generi e le diverse offerte radiofoniche ci si può orientare all’interno del cambiamento e capire meglio cosa voglia dire condurre nell’era della disattenzione. Il tipo di conduzione e anche la fisionomia, lo stile dei conduttori dipendono dal contesto, dalla gabbia, dal campo in cui si trovano ad agire. La questione del pubblico è sempre stata centrale per chi deve pensare e costruire una programmazione. C’è una classificazione di origine americana dalla quale promanano poi molti generi e sottogeneri: Radio di palinsesto : è tendenzialmente generalista e costruita su un griglia di programmi pensati per un pubblico dai gusti indifferenziati, vasto ed eterogeneo, con distinzioni abbastanza leggibili. Radio di flusso : detta anche format radio, è basata su un flusso che in generale prescinde dalle fasce orarie e dall’offerta per generi e pubblici. È costruita su un sistema di elementi fissi, ripetitivi e riconoscibili quali musica, parlato, informazione, pubblicità, jingle, meteo e traffico, in poche parole l’impaginazione. Il clock, la struttura interna di un’unità di misura temporale, va dal quarto d’ora all’ora e deve essere il più unitario, fluido e riconoscibile possibile, costruito con un ampio catalogo di elementi. L’ascoltatore dunque si accorge subito dell’ambiente nel quale è entrato. Pagina ! di !15 24 Il format dell’emittente impronta di sé il clock ed è il tipo di pubblico della singola radio a orientare il tipo di format. Il genere è invece un insieme di tratti distintivi che consentono al pubblico di orientare le sue attese nei confronti di un testo o di uno spettacolo, ricollegandoli a precedenti esperienze e di adattare le sue attività di fruizione in modo da venire incontro alle specifiche regole comunicative che si ritengono proprie di quella categoria di testi o spettacoli. La stagione d’oro dei generi coincide con la stagione d’oro della radio di programma, dagli anni Trenta agli anni Ottanta. Oggi i generi sono percepibili soprattutto nella programmazione delle radio pubbliche e i confini del genere mutano continuamente, come la cultura. Parlato di accompagnamento : forma tipica delle radio commerciali giovanili o d’evasione Parlato di contenuto : forma tipica delle radio pubbliche È una distinzione che negli anni va sbiadendo perché diverse radio private hanno programmi di qualità e anche all’interno delle radio pubbliche si trovano programmi di accompagnamento. Negli Stati Uniti, dagli anni Cinquanta si assiste a una proliferazione di format, con radio basate su offerte musicali molto specifiche, un fenomeno che fiorisce ancor di più con le web-radio. La moltiplicazione dei formati riguarda soprattutto l’offerta musicale. Per le radio di parola o miste si può distinguere tra all news, news&talk e music&news. Esiste un’ulteriore classificazione interna alle all news: News-oriented : Radio1, Radio24, RTL 102.5, Radio Capital, Radio Popolare Network No-news : Radio105, Radio Deejay, M2O, Virgin Radio, Radio Italia Light-news : Radio MonteCarlo, RDS, R101, Radio2, Radio3 Negli Stati Uniti è abbastanza diffuso il format all news radio, canali caratterizzati dalla presenza fissa e costante di notiziari di durata varia inframezzati da brevi rubriche di taglio informativo. In Europa la radio più nota è France Info mentre in Italia questo fenomeno non si è mai affermato e le stazioni che più somigliano sono Radio1 e Radio24. È un format che generalmente si rivolge a un pubblico adulto e con buona scolarizzazione; un modello diverso ma con buon successo è 5Live della BBC, che mette insieme news e sport, il tutto in diretta. La talk radio è la radio di parola che ha una tradizione molto solida negli Stati Uniti dove si è diffusa durante la metà degli anni Quaranta. Parlato di contenuto : può assorbire dibattiti sull’attualità che possono essere molto leggeri e confronti di indubbia profondità. Ciò non vuol dire necessariamente superficialità, sia perché la seriosità non è la serietà sia per il concetto stesso di entertainment. Parlato di accompagnamento : ospita programmi e voci più diverse e accompagna la musica. Le radio music&talk hanno imposto ai parlanti delle griglie molto rigide e il conduttore ha vincoli in ingresso e in uscita. Si va dai quaranta secondi ai tre minuti, con ricerche che insistono sulla capacità sempre più bassa del cittadino medio di fare attenzione a ciò che si dice. L’idea è quella di accompagnare la frammentazione temporanea. Questo modello va a colpire anche le trasmissioni che sono sì un flusso di parlato e di musica ma che nel parlato troverebbero le vere ragioni dell’ascolto. Invece la musica, molto spesso commerciale e figlia della playlist, ha quasi sempre il primato. Si può definire contenitore di intrattenimento, una sorta di figlio del varietà radiofonico che è il genere più diffuso e di maggior successo. Bisogna inoltre ricordare che i tre programmi radio più ascoltati nel 2017 sono Tutto esaurito, Lo Zoo di 105 e 105 Friends. Pagina ! di !16 24 Lo spazio per il parlato negli ultimi anni ha in qualche caso ripreso minuti poiché nel frattempo si è alzata la sfida delle App solo musicali quali Spotify, Apple Music, Tim Music e allora parlato e musica possono essere una strada per differenziarsi. Nel parlato di contenuto ci sono giornali radio e approfondimenti di qualsiasi tema, prodotto culturale, ecc. Approdo : trasmissione di Radio3 su arte e letteratura; la più illustre della storia della radio italiana. Si tratta di un programma che durò 32 anni e a cui collaborarono alcuni dei letterati più insigni del secondo dopoguerra e che, da forme molto didattico-pedagogiche con lunghi dibattiti iper-controllati dece gradualmente spazio a dialoghi e confronti più vivaci. L’approfondimento può essere un programma chiuso e concluso o essere parte di un contenitore. Il contenitore è uno spazio radiofonico solitamente di un’ora e contenente materiali dividersi accomunati da un filo rosso tematico, da una cifra stilistica o da un conduttore. Un tempo veniva definito rotocalco. Questo modello è molto presente nella radio francese mentre nella radio italiana dei primi decenni è stato spesso disorganico ma si è poi cercato di dare coerenza contenutistica e stilistica. Il talk show o programma di discussione, di dibattito o di conversazione. Il talk show è creatura proteiforme, la discussione radiofonica a più voci, il dibattito, la conversazione e può essere sull’attualità o meno. È il prototipo di tutte le trasmissioni di parola ed è la casa del conduttore, il suo luogo più tipico, quello dove conduce la discussione, intervista, media, accompagna e dirige. L’approfondimento informativo contiene le rassegne stampa, presenti in moltissime radio e condotte quasi sempre da un giornalista. Il grosso della programmazione radiofonica italiana, quella di maggior successo è ascrivibile nella famiglia music&talk o music&news e vede le prime cinque radio per ascolti RTL102.5, Radio Deejay, Radio105, RDS, RadioItalia. La musica è affidata a dj di forte personalità e il talk è ascrivibile nel genere di intrattenimento e difficilmente può sedurre un pubblico che non cerca solo distrazione. Il tipo di conduzione dipende molto dal genere di radio o di programma e dal tempo di parola che viene concesso al conduttore. Le radio di programma sono più scritte e formali e il conduttore è una figura che corrisponde a questi criteri e spesso anche uno degli autori dei programmi. Nelle radio di flusso è invece molto più raro. Le trasmissioni e quindi le conduzioni posso dividersi tra informazione, intrattenimento ed educazione. 12. Dai modelli alla realtà: cosa fanno i conduttori I conduttori e il modo di condurre si incastrano nelle griglie e nelle classificazioni. Il conduttore è colui o colei che ha il compito di condurre un programma radiofonico, cioè di assicurare con i suoi interventi la fluidità dei passaggi tra le diverse parti del programma stesso. La guida del programma avviene sulla base di scalette più o meno dettagliate. È generalmente in diretta o in registrata ma nelle forme di una diretta. Il tipo di conduzione subisce influenza e vincoli a seconda del genere della trasmissione e del tipo di canale nel quale si va in onda. Renzo Arbore ha parlato di prototipi radiofonici, coi conduttori che si accostumano agli obbiettivi del programma stesso. Arbore usava l’espressione prototipo a proposito di Alto Gradimento, per descrivere un modello che ha generato frotte di eredi quali la Gialappa’s, Caterpillar o Il Ruggito del Coniglio. Il Dj (disc jokey) è un conduttore musicale che si afferma grazie soprattutto alle radio pirata off shore nei primi anni Sessanta ed è colui che accompagna la musica. Pagina ! di !17 24 Si tratta di qualcosa di personale nel senso che ci si sente soggettivamente in contatto, toccati da ciò che si ascolta e collettiva perché è un’esperienza che generalmente si sa di condividere con altre persone. Si parla infatti di sensibilità collettiva dell’atto dell’ascolto. Importante è anche la fidelizzazione, la costruzione di un’attitudine nell’ascoltatore. Radio Deejay Abili a stabilire una connessione con gli ascoltatori e a costruire nel tempo una comunità sono i conduttori di Radio Deejay quali Linus, Nicola Savino, Albertino, Amadeus, Jovanotti, Fiorello e Baldini, Fabio Volo, Federica Panicucci, Platinette o il Trio Medusa. È tutta Radio Deejay che nasce nel 1982 grazie a Claudio Cecchetto ad essere una fucina di nuovi conduttori e nuovi linguaggi. Spesso si distinguono per personalità, carattere riconoscibile, umorismo, simpatia e spigliatezza. Una connessione e un’empatia che escono esaltate dai social media; chi di loro ha aperto un blog o è attivo sui social ha ovviamente un seguito enorme. Alla radio pubblica si chiede di riprendere i tre verbi richiami, informare, educare e intrattenere. Un bravo conduttore deve essere bravo iuxta propria principia e deve dunque fare bene ciò che è chiamato a fare. Giuseppe Cruciani - La Zanzara È il più simile ai conduttori-mattatori americani che rompe molte regole della conduzione radiofonica e sa come coinvolgere il pubblico. Radio24 si caratterizza per conduttori di spiccata personalità e quello dallo stile più inglese è Simone Spetia con Effetto Giorno. Uno dei pericoli è che la personalità forte diventi una forzatura più commerciale che caratteriale e che il conduttore diventi un marchio. In molte radio commerciali americane ed europee il rapporto tra dj, conduttori e responsabili dell’ufficio marketing è spesso stretto e il controllo su ciò che dicono e su come lo dicono è molto più attento. In altre radio è la personalità del canale o del programma ad essere forte e programmi come Fahrenheit, Pagina3 o Radio Anch’io hanno cambiato diversi conduttori ma la struttura è molto solida e riesce sempre ad essere più forte del conduttore stesso. Questo discorso si può anche applicare a diverse radio di flusso e in quel caso è il sound del canale a contare, non la personalità del conduttore. Molto importanti sono le capacità affabulatorie, la voce, l’epressività e l’empatia. Chi conduce deve essere capace di farsi spiazzare da una risposta o dalla lega che prende una trasmissione e soprattutto deve essere appassionato e interessato ai temi di cui discute e farlo percepire agli ascoltatori. Il rapporto tra chi conduce e chi ascolta è particolare e misterioso e possono scattare dinamiche anche molto sorprendenti. Conduttori solidi e affermati come Linus o Fabio Volo possono anche permettersi di parlare delle loro vite e delle loro passioni facendo scattare diversi processi connettivi. Il conduttore risulta dunque essere allo stesso tempo una figura molto solitaria ma è anche una rete e la sua personalità deve molto a questa rete. Lui ha sempre bisogno degli altri e infatti la radio è un gioco di squadra. Pagina ! di !20 24 14. Fare domande Un privilegio e una croce di chi conduce è che è lui a fare le domande, è lui a intervistare. L’intervista dipende sempre dal genere, dal format, dal target e dalle regole d’ingaggio. La tecnica dell’intervista dunque varia molto a seconda del contesto. Come deve essere un intervistatore? a. Deve sempre ricordarsi che è il mediatore, il rappresentante degli ascoltatori, sapere che assieme a lui e agli interlocutori c’è qualcun altro che ascolta e chiedersi che cosa vorrebbe sentire, che cosa vorrebbe che venisse chiesto. b. Deve imparare a essere umile, sempre al servizio di chi ascolta c. Deve avere il senso del ritmo e dell’opportunità. Molto importante è il tempismo che significa capacità di interrompere, gerarchizzare e dare il giusto peso alle risposte, sintonizzarsi con gli interlocutori e far ripetere parole e passaggi oscuri. d. Deve rispettare le regole interne dei sottogeneri, ad esempio in un’intervista giornalistica deve essere veloce. e. Deve utilizzare domande brevi, dense, possibilmente efficaci e mai troppo lunghe. f. Deve essere sempre pronto, sveglio e reattivo. Fare subito un’altra domanda nel caso in cui la risposta sia una sola sillaba oppure cogliere la novità e l’importanza della risposta insistendo. g. Deve essere preparato, conoscere l’argomento e non farsi mai trovare spiazzato. h. Deve ascoltare bene e stare attento alle risposte. Come ci si prepara a un’intervista? a. Se è un’intervista su un fatto appena avvenuto, una notizia fresca, si leggono tutte le agenzie e si fa una rapida ricerca su internet per poi buttarsi nell’intervista stessa. b. Se si ha più tempo la ricerca deve essere lunga e gli archivi dei giornali e delle agenzie aiutano molto. c. Servono sempre i numeri, le statistiche perché colpiscono gli ascoltatori e sono un appoggio in caso di contestazioni da parte di ospiti o ascoltatori. d. Bisogna sempre essere o almeno sembrare spontanei, sciogliere la prosa e lavorare sull’intonazione in modo che sembri che non si stia leggendo. e. Essere sempre gentili, formali, ma non ossequiosi. f. Ci si può accordare prima sui temi da discutere ma se vengono posti troppi limiti o paletti all’interno dei temi non vale più la pena di fare l’intervista. Qualsiasi trasmissione radiofonica ha un formato, una struttura fatta di griglie, tempi e scalette e la qualità e il risultato di una conduzione devono molto alla struttura. C’è sempre bisogno di una struttura che aiuta molto il conduttore, anche psicologicamente perché sa o dovrebbe sempre sapere come uscire da una impasse. 15. Diventare conduttori Per diventare conduttore serve più capacità comunicativa che esperienza ma tutto dipende dal tipo di trasmissione e dal carattere dei conduttori. Secondo Cirri la radio moderna è in coppia: due conduttori e una conversazione. Molte conduzioni musicali e anche diverse trasmissioni di intrattenimento sono bicefale, spesso uomo-donna e funzionano così. Da parte di entrambi ci deve essere generosità e una buona disposizione a non strafare. Ci sono anche molte conduzioni con un giornalista e un conduttore musicale. La voce : la voce conta e molto è biologia, la grana della voce come la chiamava Barthes intendendo l’insieme di qualità del suono che la definiscono. Le voci alla radio tuttavia si sono evolute assecondando quello che accadeva al medium e quindi alla società esterna. È inoltre Pagina ! di !21 24 meglio un italiano senza forti cadenze regionali e infatti sulle radio commerciali i conduttori usano toni e formule omogenei. Il ritmo : è un elemento decisivo alla radio ed è dinamica dell’eloquio, gioco di toni e poggiare. Nel ritmo c’è anche un pò di spettacolarità. Si deve essere sempre consapevoli che c’è un pubblico da interessare e i pubblici essendo diversi sono anche predisposti ad ascolti differenti. L’espressività : è la forza, l’intensità, l’efficacia con cui si dicono le cose. Il giro di frase, la parola, l’intonazione. L’intonazione : è un elemento molto importante e il conduttore deve cercare di lavorare sulla densità semantica, sull’enfasi delle parole o delle espressioni. Alla radio l’eloquenza conta e conta soprattutto nella radio in diretta dove si improvvisa. Generalmente nelle radio commerciali e di flusso il lessico è piuttosto semplice ma nelle radio di contenuto l’eloquenza conta molto. Occorre lavorare sul lessico, sulla ricchezza lessicale, la terminologia e la fantasia linguistica soprattutto per attivare la fantasia di chi ascolta. I conduttori delle radio più istituzionali e in particolare delle radio pubbliche corrono il rischio dell’eccesso di allusioni o enfasi, eufemismi ed espedienti retorici. Il rischio incombe soprattutto nei primi secondi di trasmissione quando bisogna attivare la funzione fatica e catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Gli inglesi, maestri di understatement, usano entrare subito in medias res, dire di cosa si parlerà e con chi. La figura che più spesso viene usata per rafforzare ciò che si vuole dire è l’anadiplosi o la ripetizione appositiva. Il registro tuttavia segue il contesto e il conduttore deve sempre conoscere il mondo ma a ognuno il suo mondo. Gli inglesi sono maestri nelle interviste politiche ma più in generale nel fare radio; oltre al contenuto pongono grande attenzione alla forma di un programma, al modo migliore per tenere attiva l’attenzione di chi ascolta e catturare l’ascoltatore anche con elementi spettacolari. 16. Esperienze Leggere o improvvisare Arnheim scriveva che nella comunicazione radiofonica la cosa più naturale non è quella di leggere da un foglio un testo già scritto. Il presentatore dovrebbe piuttosto comunicare ciò che gli viene in mente o che prova o dovrebbe esprimere a parole ciò che il pensiero gli suggerisce. Parlare significherebbe dunque improvvisare e non riprodurre. L’improvvisazione, lo spontaneismo costeggiano rischi e trappole quali le interiezioni (eh, eeh, mmh) che si notano e sui quali si può lavorare. Al posto delle interiezioni è meglio un silenzio, una pausa di uno o due secondi (non maggiore se no lo spettatore si preoccupa che sia successo qualcosa); ai riempitivi bisogna pensare e provare a evitarli. L’emozione gioca pessimi scherzi e ciò che conta è l’esperienza che aiuta a vivere e a gestire ogni situazione. Oggi è più facile condurre perché ci sono molti più strumenti per riempire il vuoto. Un bravo conduttore deve fare chiarezza dove possibile, riportare notizie di fonti affidabili e citare sempre la fonte ma soprattutto usare il tono giusto. Ogni tanto occorre anche ricapitolare, soprattutto per agevolare la comprensione di chi si è appena messo all’ascolto. Gli inglesi usano l’espressione What we know so far, ciò in cui i conduttori italiani sono spesso lacunosi. Pagina ! di !22 24
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