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LA RADIO NELLA RETE - G. Zanchini, Sintesi del corso di Giornalismo radiofonico e televisivo

La conversazione e l'arte dell'ascolto nel tempo della disattenzione

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 14/06/2019

andrealucia
andrealucia 🇮🇹

4.2

(23)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica LA RADIO NELLA RETE - G. Zanchini e più Sintesi del corso in PDF di Giornalismo radiofonico e televisivo solo su Docsity! LA RADIO NELLA RETE LA RADIO DI OGGI E’ IL FRUTTO DEL COMBINATO DISPOSTO DELL’INGRESSO DELLE RADIO COMMERCIALI NEL MERCATO RADIOFONICO E DELL’IBRIDAZIONE DELLA RADIO STESSA CON LA RETE. 1° capitolo dati, punti di forza e di debolezza, evoluzione e trasformazione della radio grazie all’incontro con internet. La radio regge, è coerente con la l’innovazione tecnologica, è al passo con la trasformazione. E’ stato uno dei mezzi di comunicazione che ha più saputo adattarsi al cambiamento, e divenire multimediale, crossmediale. Nel 2016 gli ascoltatori totali nel giorno medio sono stati 36 milioni, e secondo il Censis i giornali radio sono la quarta fonte utilizzata dagli italiani per informarsi, dopo telegiornali e Facebook, e quasi al pari delle tv all news. E’ vero però che siamo indietro agli altri grandi paesi europei e gli investimenti sono complessivamente bassi. E’ anche innegabile che tecnologia e digitalizzazione hanno cambiato inevitabilmente questo medium: sì ma come? Età dell’abbondanza mediale: con la nascita e l’ingresso di migliaia di web radio la radio è ormai ascoltabile via web e in modo semplice e mobile grazie ad app, dispositivi, podcast (parola figlia della fusione tra iPod e broadcasting, sistema che permette di scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni e di ascoltarli quando si vuole). La radio non svolge più la funzione di orologio sociale di vita degli ascoltatori, si è rotto il secolare meccanismo dell’ascolto in simultaneità: adesso si può ascoltare ciò che si desidera quando si vuole, dove si vuole, senza limiti. Un dato indicativo di questa tendenza è che alcuni programmi più scaricati degli ultimi anni sono presenti solo sul sito delle radio e non vanno in onda nel palinsesto ordinario. 2° capitolo ma allora come è possibile che la radio possa resistere in questo mondo ormai pervaso dai social media e come può la pratica dell’ascolto trovare spazio nell’età della disattenzione e della connessione perenne? -perché il suono senza immagine corrisponde a un bisogno umano: del resto prima di tutto c’era l’oralità, la comunicazione basata sulla parola parlata e la seduzione che questa esercita su tanti di noi è innegabile e vince il tempo. Impegnare uno solo dei cinque sensi significa che la mente deve ricostruire, arricchire, completare ciò che l’orecchio ascolta. Attraverso la radio si può cogliere il polso del paese, le sue domande, la sua rabbia, meglio che negli altri media mainstream. -perché la radio è adatta ai nuovi territori, alle nuove frontiere. E’ agile, leggera e si adatta in modo quasi naturale a questo tempo. Il podcast, lo streaming, il simulcast esaltano questo carattere di ubiquità e rendono la radio ancora più comoda. Se sopravvive e prospera, la radio, è perché continua a fare tre cose: informare, educare e intrattenere. Non è più il solo medium a farlo, e neppure il principale. Perché c’è la rete, ci sono i social media, che sfidano la radio proprio sui tre terreni. Il rischio è che si perda il piacere della conversazione, l’ascolto, un confronto senza continue interruzioni e disattenzioni. Il rischio è, in concreto, rivolgerci all’intelligenza artificiale e agli algoritmi per fare conversazione. Le conseguenze sulla radiofonia non è tanto di flusso, perché la radio essendo strutturata su segmenti temporali molto brevi, è più che adatta a questo tempo. E’ un problema di contenuto, l’ascolto serio sta diminuendo e diventando più fragile. (vedi ultimo capitolo) In Italia almeno. 3° capitolo l’effetto più evidente dell’incontro tra radio e rete riguarda l’impatto tra chi parla e chi ascolta, la connessione. Il rapporto adesso è più interattivo e meno unilaterale: ieri la connessione era unidirezionale, nel senso che gli ascoltatori si limitavano appunto ad ascoltare quello che veniva mandato in onda. Oggi essere connessi significa entrare in un contesto multimediale che permette relazioni continue e multiple inimmaginabili qualche decennio fa, essere dentro un vero e proprio ecosistema comunicativo. In questo senso la prima rivoluzione fu l’ingresso delle telefonate in radio: primo passo per rendere l’ascoltatore connesso, attivo, partecipe. L’ultimo esempio quello di Radio Anch’io, che nel 2015 ha deciso di chiudere il numero verde per intervenire perché la relazione che si sviluppa attraverso i social è più rapida, efficace.. Non solo far sentire qualcosa all’ascoltatore, ma farlo parlare, non isolarlo ma metterlo in relazione con gli altri. 4° capitolo il pubblico, l’utente diventa dunque parte attiva di un programma radiofonico. Moltissime sono le trasmissioni che si basano sull’interazione con il pubblico, capace di orientare la direzione del discorso. Ancora oggi però ci sono tante trasmissioni che scelgono una via per così dire antica, in cui non è previsto l’intervento degli ascoltatori in nessuna forma: un modello più lineare e rigoroso ma pur sempre sensibile alla possibilità che si instauri un rapporto. 5° capitolo fino adesso abbiamo visto come è cambiato il mondo della radio attraverso chi ascolta (gli ascoltatori intervengono in mille modi, non entrano più dal portone-numero verde ma dalle tante finestre della casa: sms, whatsapp audio, post su Fb, mail, tweet). Non solo chi partecipa come ospite, ma anche chi conduce deve adattarsi al cambiamento: essere più flessibile, più veloce, agile, sveglio. 6° capitolo strumenti partecipativi. Il cellulare ha reso tutto più facile, resistono gli sms e le email sono un genere meno praticato. Oggi ci sono strumenti di più facile uso, che hanno eco maggiore, come i Whatsapp e i post su Facebook. Il primo permette di mandare audio vocali ed è gratis, il secondo è il pilastro della social radio, il cuore della nuvola di conversazioni che circondano qualsiasi programma. RadioRai ancora debole su questo fronte. La trasmissione va ben oltre la semplice messa in onda: l’ascolto non è più simultaneo ma può estendersi nel tempo e ciò corrode il palinsesto, ossia viene meno il rituale dell’ascolto insieme. 7° capitolo effetti della social radio: + ricchezza di informazioni, varietà di posizioni, mobilità, imprevedibilità, dimensione più corale, il fruitore di contenuti non è solo ricevente ma generatore di contenuti, networked listener; - perdita in termini di profondità e chiarezza nell’esposizione di un tema, perdita di concentrazione 8° capitolo quanto ai contenuti suscitano una risposta forte i temi che sono al centro dell’agenda informativa del paese proprio perché gli ascoltatori hanno voglia di intervenire sugli argomenti di cui si discute sui media. Gli ascoltatori tendono a intervenire quando il tema permette a chiunque di aggiungere un commento, quando il tema permette l’espressione di una posizione netta (caso Cucchi), meno appeal per quei temi circoscritti o complessi. --- SI APRE L’AMPIO TEMA DELLA CONDUZIONE
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