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La radio nella rete. La conversazione e l'arte dell'ascolto nel tempo della disattenzione - Giorgio Zanchini, Sintesi del corso di Storia Della Radio E Della Televisione

Breve riassunto del libro "La radio nella rete" di Giorgio Zanchini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 15/01/2020

Gui_D.C.
Gui_D.C. 🇮🇹

4.6

(8)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La radio nella rete. La conversazione e l'arte dell'ascolto nel tempo della disattenzione - Giorgio Zanchini e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Radio E Della Televisione solo su Docsity! LA RADIO NELLA RETE INTRODUZIONE: Che cosa sta accadendo alla radio? La radio riesce ad andare contro ogni previsione e rinasce quindi nell’era di Internet, essa ha accettato la sfida che gli e’ stata imposta dalla contemporaneità. La radio non solo e’ riuscita ad emergere nuovamente, ma lo sta anche facendo in maniera sempre più forte: arricchendosi e usufruendo delle molte nuove opportunità che gli vengono fornite: La tecnologia la sta aiutando e rafforzando. Il punto e’ un’altro: la radio si trova oggi in un contesto mediale radicalmente diverso rispetto anche solo a cinquanta anni fa: il tempo di concentrazione e attenzione e’ diverso, si e’ ridotto o comunque e’ cambiato. E’ entrato nel nostro lessico il termine: “Economia dell’attenzione”: la competizione per la cattura del nostro tempo libero, e non solo, e’ feroce. Lo stile radiofonico alla: “Convegno dei cinque” e’ una modalità che non ha mai funzionato ne in passato ne tantomeno oggi; ma in passato non era comunque da escludere un tipo di radiofonia più improntata ai programmi di contenuto, programmi che oggi sono sempre meno e vengono sostituiti da programmi di flusso. La domanda focale di questo libro e’ proprio questa: riuscirà la radio di programmi a resistere e ad avere un proprio ruolo nell’etere contemporaneo nonostante il radicale cambiamento dei sui fruitori, fruitori che vanno prediligendo sempre più programmi di accompagnamento frivolo e disinteressato? Numeri, tendenze, previsioni La radio possiede un nucleo sempreverde e forse intramontabile, legato all’ascolto, alla voce, alla musica. Dopo l’oggettiva crisi determinata dall’avvento della televisione, la radio e’ riuscita a ritrovare se non centralità, una solida tenuta e a partite dalla metà degli anni ottanta a recuperare ascolti. Dati Censis mostrano infatti come l’utenza complessiva sia aumentata nel corso degli anni (2007-2016). Il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico (smartphone, pc, tablet); giornali radio sono la terza fonte utilizzata dagli italiani per informarsi, dopo telegiornali e Facebook. L’Italia negli anni settanta e ottanta era col Messico il paese col più alto rapporto tra numero di emittenti e numero di abitanti. Di interesse sono anche le fonti di finanziamento e le forme di autorizzazione: In Italia e’ il governo ad accordare le licenze di trasmissione terrestre e via cavo, mentre e’ l’Agcom a concederle per i canali satellitari. La radio ha una percentuale di investimenti tra pubblicità, canone e stanziamenti statali, che e’ in leggera crescita ma resta complessivamente bassa. Una cosa importante da ripetere e’ che la radio regge, regge nel mondo. A seconda delle aree geografiche le trasformazioni alle quali abbiamo accennato conoscono evoluzioni differenti e percorsi diversi e anche i mercati sono molto variegati. Ci sono paesi in cui la radio ha una centralità che in Occidente si e’ perduta. C’e’ una correlazione stretta tra regimi politici e modello pubblico privato. Nei paesi di debole libertà politica la radio e’ spesso centralizzata e controllata dai governi. In generale la radiofonia pubblica resiste meglio in quei pesi dove si e’ investito in tecnologia e contenuti tematici, mentre e’ più debole laddove la liberalizzazione e’ stata selvaggia e gli investimenti nel sistema pubblico scarsi. La radio inizia ad approcciare l’ecosistema internet a partire dagli anni novanta. Tutti i media stanno vivendo una mutazione nei modi di produzione e fruizione e nei contenuti, e’ cambiato molto anche il modo di produrre e ricevere informazioni: Broadcasting. Età dell’abbondanza mediale. L’applicazione della matematica binaria e l’introduzione dei microprocessori a tutti i fenomeni governati da funzioni logiche hanno consentito di superare i limiti fisici dei materiali. Digitale e internet hanno poi contribuito ad arricchire le piattaforme attraverso le quali si può ascoltare la radio. Avviene quindi una modificazione sensibile del modo in cui le persone ascoltano la radio. La cosa più importante nella rivoluzione digitale e’ il podcast (sistema che permette di scaricare su qualsiasi dispositivo i contenuti audio delle trasmissioni e di ascoltarli quando si desidera). Alcuni analisti parlano di tecnologia di passaggio e pensano che crescerà molto l’ascolto via streaming ma se si guarda agli Stati Uniti, però, il podcast e’ in ottima salute. I download sono in costante crescita. Ogni giorno vengono ascoltati 21 milioni di ore di podcast. Anche i numeri della pubblicità sui podcast cominciano ad essere ragguardevoli. La radio andrà dove sta il pubblico, e’ persino banale dirlo e il pubblico sta sempre di più sulla rete. L’ibridazione col web e il rapporto coi nuovi media hanno anzitutto indebolito la funzione di orologio sociale della radio. Grazie al web si e’ rotto il secolare meccanismo dell’ascolto in simultaneità. In estrema sintesi ciascuno ha il pubblico e i social che corrispondono alla sua identità. Il pubblico non e’ più solo il pubblico degli ascoltatori ma un’audience che si muove in un ambiente multipiattaforma e che si deve cercare di sedurre. Attraverso ciò che si posta su Facebook e gli altri social, si costruisce una nuvola di conversazioni, scritte, orali, video che circonda la trasmissione ben oltre la semplice messa in onda. L’ascolto non simultaneo corrode il palinsesto, si indebolisce quella dimensione quasi rituale dell’ascolto insieme. Si e’ parlato di iperprivatizzazione dell’ascolto e la fine della sfera pubblica della radio. Effetti della social radio. Prime ipotesi Le trasmissioni sono diventate luoghi, spazi di conversazioni collettive, in cui rispetto a ieri ci sono molti più attori, molte più voci e quindi molte più occasioni di scoperte, di racconto di storie, di presa di parola. La domanda che ci si pone e’: E’ giusto cercare di azzerare le differenze di peso tra ospiti e ascoltatori? Il fatto e’ che le caratteristiche per così dire intrinseche di un programma, di una trasmissione, rendono probabilmente difficile far saltare del tutto le gerarchie. Ascolto e partecipazione Proviamo a capire ora qualcosa in più sul tipo di ascoltatore che partecipa alle trasmissioni. Confronto fra “Radio anch’io” e “Tutta la città ne parla”. Gli ascoltatori hanno voglia di intervenire sugli argomenti di cui si discute sui media, perché grazie a quello che hanno letto, visto, ascoltato nelle ultime ore hanno più strumenti e più interesse a pronunciarsi. Un secondo punto che mi pare di poter fissare e’ che c’e’ un nesso tra l’alto numero di interventi degli ascoltatori e tema che permette l’espressione di una posizione netta. Il nostro piccolo laboratorio sembra dirci che si tende a intervenire quando il tema - anche complesso - permette a chiunque di aggiungere un commento. Ovviamente un altro fattore importante e’ quello degli ospiti, di coloro che vengono chiamati a dire la propria sul tema che e’ stato scelto. L’ospite che provoca, che la spara grossa che fa affermazioni controverse, che ha uno stile e anche una voce riconoscibile, suscita attenzione e reazione, persino tra un pubblico smagato e preparato come quello di Radio3. Conversazioni Adesso vorremmo concentrare la nostra attenzione su un aspetto specifico del fare radio, un aspetto decisivo e cioè la conduzione e la gestione della conversazione. Per conservazione intendiamo un colloquio, una discussione tra due o più persone, non un monologo. In altri termini, per avere successo nella conversazione bisogna in primo luogo lasciar brillare gli altri e la migliore affermazione di se passa attraverso la gratificazione dell’amor proprio delle persone con cui si parla. Condizione essenziale per piacere nella conversazione era l’esprit. Le regole della conduzione radiofonica A guidare la conversazione alla radio c’e’ il conduttore. Regole radiofoniche. Per chiudere col tema delle norme aggiungerò che anche il giornalismo radiofonico vuole delle regole, anzi sopratutto il giornalismo radiofonico vuole delle regole. La conduzione oggi: generi e modelli La questione del pubblico e’ sempre stata centrale per chi deve pensare, costruire una programmazione. C’e’ infatti molta attenzione nel cercare di offrire prodotti diversi per pubblici diversi e in continua modificazione. C’e’ la radio di palinsesto e la radio di flusso. La prima tendenzialmente generalista, la seconda detta anche format radio. Alcuni termini: Clock, Format, Genere. La stagione d’oro dei generi coincide con la stagione d’oro della radio di programma La distinzione classica, centrale per il discorso che portiamo avanti e’ tra parlato di accompagnamento e parlato di contenuto. La prima e’ stata la forma tipica delle radio commerciali giovanili o d’evasione, la seconda delle radio pubbliche, ma e’ una distinzione che si e’ sfumata negli anni. Nel corso degli anni si e’ assistiti ad una proliferazione che rende improbabili le classificazioni semplici e chiare. Ci sarebbe un’ulteriore classificazione tutta interna alle news, all’informazione: news-oriented, no-news, light news. Negli Stati Uniti e’ stato abbastanza diffuso il format all news radio. La talk radio e’ la radio di parola, sui temi più diversi, ha una tradizione molto solida negli Stati Uniti, risale almeno alla meta degli anni quaranta. Se si ascolta con attenzione le trasmissioni delle radio commerciali più affermate ci si rende conto che lo spazio per il parlato negli ultimi anni non e’ andato diminuendo, anzi in qualche caso ha ripreso minuti. Dai modelli alla realtà: cosa fanno i conduttori Il conduttore si deve assicurare con i suoi interventi la fluidità dei passaggi tra le diverse parti del programma stesso. La guida del programma avviene improvvisando oppure leggendo testi propri o improvvisando ma sulla base di scalette più o meno dettagliate. Il dj, il disc jockey, e’ un conduttore musicale, nasce ormai decenni fa negli Stati Uniti e si afferma grazie e sopratutto alle radio pirata off shore nei primi anni sessanta. In estrema sintesi e’ colui che accompagna la musica. Il conduttore musicale ha un problema con la libertà di parola, si muove spesso all’interno di una griglia prefissata e quindi il tempo di parola e’ limitato, sono pochissimi i conduttori che possono imporre il ritmo. Non va scordato che la libertà dei dj, specie nelle radio più commerciali, si e’ molto ridotta perché la selezione dei brani e’ basata su criteri prefissati. Ci sono poi i conduttori di programmi di taglio giornalistico. Ovviamente sono conduttori anche gli intervistatori e sono conduttori anche quelli che potremmo definire affabulatori (una radio ancora piuttosto scritta, in cui magari si simula che si stia parlando a braccio) La sfida decisiva arrivò con la rivoluzione delle radio pirata in Inghilterra e delle radi libere qui da noi. Erano radio nate anche dalla spinta di avere un mezzo attraverso cui farsi sentire, nate quasi da una “necessità”. Uno dei generi più puri e duraturi del giornalismo radiofonico e più in generale della radiofonia e’ quello dei radiocronisti e delle radiocronache. La radiocronaca sportiva ha quasi un secolo, ha avuto momenti di popolarità enorme. La parola speaker e’ ambigua, nel senso che se sino alla fine degli anni settanta e’ sostanzialmente sinonimo di annunciatore, più avanti, con le radio libere e le radio di flusso, acquisisce un significato più aperto, più polisemico e lo si usa un po’ indistintamente per intendere anche il dj o il conduttore.
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