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La radio nella rete (riassunto), Sintesi del corso di Storia Della Radio E Della Televisione

Riassunto completo di "La radio nella rete" di Giorgio Zanchini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 21/07/2020

ZoeBenatti
ZoeBenatti 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La radio nella rete (riassunto) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Radio E Della Televisione solo su Docsity! La radio nella rete. La conversazione e l’arte dell’ascolto nel tempo della disattenzione. Intro: che cosa sta accadendo alla radio? Rinascita della radio. Passaggio della radio dall’analogico al digitale ( montaggio di una traccia audio dall’uso di nastri a quello di software) + progressivo avanzare dei social media  la radio cambia. Oggi: la radio è nella rete  gli scambi e i prestiti mediali sono continui. La rivoluzione digitale è stata per la radio una sfida radicale, ma il risultato è stato positivo:  Moltiplicazione degli strumenti che permettono di ascoltarla;  La radio è diventata più interstiziale;  La radio si è ibridata con i social media;  La radio si è adattata ai tempi febbrili e distratti della contemporaneità. Cambiamento forme e contenuti che veicola, ma senza perdere alcune sue caratteristiche legate alla dimensione dell’ascolto, all’attivazione di un senso unico, alla voce e alla musica. La radio è un medium adatto alla conversazione approfondita e raziocinante, allo scambio di idee, al confronto senza strepiti e spettacolarità eccessivi  non ci sono immagini e troppe distrazioni: è un medium a senso unico, che si presta bene al dialogo tra le persone. Epoca della distrazione e della disattenzione  i dispositivi mobili connettono a un universo di informazioni e saperi potenzialmente infinito, e cambiano il modo in cui si sta al mondo. Gli effetti sono controversi. “Economia dell’attenzione”  complessa organizzazione del tempo nell’era della rete e dei social. La competizione per la cattura del nostro tempo libero è feroce. La radio era già stata trasformata nei suoi modi e contenuti con l’avvento delle altre radio (= che hanno rotto il monopolio pubblico: radio libere, comunitarie, commerciali). Queste hanno spesso migliorato la radio pubblica, che rischiava di non capire il proprio tempo. Fondamentale  sintonia con il proprio tempo. La radio ha saputo adattarsi e reinventarsi  ibridazione con la rete = sintonia con il tempo. Conseguenze (effetti anche positivi):  Web radio, podcast, radio digitali  frammentazione, parcellizzazione, partecipazione, ascolti più brevi, format che assecondano questa domanda;  Sfida delle radio commerciali  accompagnamento alla frammentazione, colonna sonora del mondo- flusso, interstizio nell’era delle notifiche. La parola è decisiva: deve continuare ad avere un primato. Il suo uso articolato, la ricchezza lessicale e la competenza sugli argomenti di cui si parla continuano ad essere un discrimine per distinguere tra un canale e l’altro, tra un programma e l’altro. Numeri, tendenze, previsioni Radio:  Nucleo che permane legato all’ascolto, alla voce, alla musica;  Tecnologia - ha mutato i modi e i termini della relazione tra chi sta dietro al microfono e chi ascolta; ha cambiato il modo in cui si partecipa; ha inserito il medium radio in un campo cross mediale, ibrido, che ha effetti rilevanti sui contenuti trasmessi. La radio gode di buona salute  è coerente con l’innovazione tecnologica, è al passo con la trasformazione, usi e consumi radiofonici mutano di continuo e intercettano i cambiamenti (es. sforzo collettivo di parlare sia al pubblico tradizionale, che ai millennials). Dopo la crisi (avvento della televisione), la radio è riuscita a ristabilizzarsi e, a partire dalla metà degli anni ’80, a recuperare ascolti (anni ’80 < 25 milioni vs. 2016 35,4 milioni medi al giorno). Il modo di ascoltare la radio segue i mutamenti generali del sistema mediatico (es. ascoltare radio da smartphone: 2007 3% vs. 2017 19,1%)  nel corso dell’ultimo decennio, la crescita complessiva dell’utenza radio da smartphone è stata del 15,5%, da internet dell’11%. Radio giornali  terza fonte di informazione per gli italiani (dopo i telegiornali e FB). L’Italia, negli anni ‘70/’80, era il paese con il più alto rapporto tra numero di emittenti e numero di abitanti (4000 domande di concessione); poi, è cominciato un processo di concentrazione (ad oggi, 2500 concessioni a trasmettere, di 14 nazionali). Progressiva concentrazione negli assetti proprietari = tendenza comune in tutto l’Occidente. In Italia, dal 2015  consolidamento della società RadioMediaset e rafforzamento del gruppo RTL 102.5. Fonti di finanziamento:  Sostegno interamente pubblico;  Sistemi misti (sostegno pubblico + abbonamenti + raccolta pubblicitaria);  Su base interamente commerciale (tramite ricavi pubblicitari o finanziamenti privati). Nuovo contesto  ripensamento degli assetti giuridici (aumento trasmissioni via internet). Il regolatore sarà costretto ad aggiornare i criteri di ingresso. Circa la metà dei paesi europei vuole la licenza per qualsiasi tipo di trasmissione; l’altra metà una semplice comunicazione. In Italia è il governo ad accordare le licenze di trasmissione terrestre e via cavo, mentre è l’Agcom a concederle per canali satellitari. Come numero e percentuale di ascoltatori, l’Italia si posiziona dietro agli altri grandi paesi europei. Le trasmissioni “serie” e le radio di contenuto non occupano mai i primi posti delle classifiche d’ascolto  tendenza a marginalizzare le forme “alte” tra i consumi culturali del nostro paese. La radio occupa un posto abbastanza subalterno nel sistema dei media italiano. Essa ha una percentuale di investimenti, tra pubblicità, canone e stanziamenti statali relativamente bassa (nonostante sia in leggera crescita). Scelta Rai di puntare il grosso dei propri investimenti sulla televisione, piuttosto che sulla radio. Nonostante ciò, la radio regge. In Occidente, la radio partecipa alla metamorfosi dettata dal digitale (es. Regno Unito – 89,3% della popolazione ascolta la radio ogni settimana). Ci sono paesi in cui la radio ha mantenuto la centralità perduta in Occidente: si tratta perlopiù di aree economicamente poco sviluppate (Africa, Brasile, Indocina). Stretta correlazione tra regimi politici e modello pubblico-privato. Nei paesi di debole libertà politica, la radio è spesso centralizzata e controllata dai governi (es. Cuba). In Sud America e Nord Africa si sta assistendo a un progressivo sviluppo delle radio commerciali, come anche di quelle comunitarie sia in Africa, che in Medio Oriente (tradizione molto forte in Sud America). Le webradio si stanno diffondendo anche al di fuori dell’Occidente: si stimano circa 50.000 emittenti attive. In generale, la radiofonia pubblica è più forte nei paesi in cui si è investito nella tecnologia e in contenuti tematici, mentre vacilla dove la liberalizzazione è stata selvaggia e gli investimenti nel sistema pubblico scarsi. Ingresso della radio nell’ecosistema internet. In particolare, a partire dagli anni ’90  processo di profonda trasformazione determinato dall’avvento del digitale e dell’affermarsi dell’ecosistema comunicativo internet. La radio è uno dei mezzi multimediali che più ha saputo adattarsi al cambiamento diventando multimediale e crossmediale. Un medium nuovo non ne cancella uno vecchio, ma  convivenza, convergenza, filiazione. Mutazione nei modi di produzione e fruizione e nei contenuti. È cambiato il modo di produrre e ricevere informazioni (modi differenti, fonti differenti, media differenti). Broadcasting (“semina larga”) = trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale non indirizzati a un destinatario particolare ma a tutti gli apparecchi che si trovano nell’area di ricezione. Seconda rivoluzione: avvento del cellulare  partecipazione più ampia di ospiti e pubblico, raggiungibili ovunque. Terza rivoluzione: in atto  ascoltatore connesso, attivo, partecipe, la cui voce è centrale. Partecipare e condividere alla radio Il pubblico ha cambiato ruolo e funzione: l’utente ha un volto, un profilo e può essere una componente attiva del fare radio. Sono cambiati vari rapporti: tra conduttore e pubblico, tra redazione e ascoltatori e tra gli ascoltatori stessi. Es. a Tutta la città ne parla (Radio 3), si prendono le mosse dalla telefonata di un ascoltatore di Prima Pagina. Facendo così, sono gli ascoltatori a orientare la direzione del programma. Nel caso di Radio Anch’io è stata presa la decisione di chiudere il numero verde per intervenire, perché la relazione che si sviluppa attraverso i social risulta essere più efficace, veloce e permette una migliore selezione degli ascoltatori. Questo tipo di trasmissioni convive con altre in cui non è previsto l’intervento da parte dell’ascoltatore in nessuna forma. Anche in questi casi è improbabile che non si instauri un rapporto poiché esiste quasi sempre uno spazio sul sito. Dopotutto, l’obbiettivo di una radio è quello di farsi conoscere ed intercettare nuovi pubblici. Vivere la trasformazione dietro al microfono Prima della rivoluzione  il conduttore arrivava in studio molto preparato sull’argomento che avrebbe dovuto affrontare e, munito di scaletta cartacea e un progetto in testa, sviluppava un ragionamento insieme agli ospiti, che erano presenti fisicamente. Gli ascoltatori non potevano partecipare direttamente: ciò che potevano fare era inviare lettere o lasciare messaggi sulla segreteria telefonica. Oggi  l’obiettivo è quello di costruire un piccolo spazio di conversazione nazionale sull’attualità, attraverso un dibattito, il più aperto e pluralistico possibile, tra esperti, testimoni e ascoltatori. Programma = racconto corale, conversazione nazionale. Il conduttore deve tenere presente i consigli che arrivano dalla regia e dalla redazione, come anche i messaggi che arrivano dal pubblico. In studio il conduttore è generalmente solo. Gli strumenti per partecipare Elementi descrittivi degli strumenti partecipativi:  Telefono tradizionale  fine del numero verde (chiamavano sempre le stesse persone);  Cellulare  comodo e utile per chiamare ospiti e ascoltatori;  Mail  varia a seconda delle trasmissioni, è lo spazio più disteso, dà la possibilità di esprimere un concetto quasi compiuto. Oggi è un genere meno praticato;  Sms  strumento veloce, diretto, spontaneo per esprimere il più simultaneamente possibile la propria opinione;  WhatsApp  strumento molto usato, utile per sentire in fretta i pareri degli ascoltatori. Sono messaggi brevi, tagliabili con i software del pc;  Facebook  il pilastro della social radio; tutte le radio e la maggior parte dei conduttori hanno un profilo; è uno strumento per coinvolgere, mobilitare, postare immagini, video e link. Si costruisce una nuvola di conversazioni scritte, orali, video che vano oltre la messa in onda. Effetti: o L’esperienza d’ascolto e la reazione d’ascolto non si limita alla messa in onda, ma può andare oltre; o Effetti sulla comunità degli ascoltatori: si indebolisce la dimensione rituale dell’ascolto “insieme” (perdita sincronia emozionale). L’ascolto non simultaneo corrode il palinsesto. Iperprivatizzazione dell’ascolto  si perde la fruizione condivisa. Ciascuno ha il pubblico e i social che meglio rappresentano la sua identità  esiste una corrispondenza tra la natura della radio/programma e lo stile dei post e il tenore dei commenti. Il conduttore diventa uno strumento di marketing  maggiore è l’impatto sociale, meglio è per la radio. Pubblico = audience che si muove in un ambiente multipiattaforma e che deve essere sedotto. Effetti della social radio. Prime ipotesi Rapporto costi/benefici. I programmi radiofonici sono piattaforme su cui si posano e da cui partono i veicoli più diversi che, a loro volta portano e trasmettono informazioni, idee, spunti, video, audio. La trasmissione, oltre ad avere un durante, ha anche un prima e un dopo, che contribuisce a definire ciò che gli ascoltatori tradizionali sentono giorno per giorno. In più, le trasmissioni di oggi godono di una mobilità e di una impredicibilità superiore rispetto al passato. Trend: fare radio  dimensione più corale = superamento della figura del fruitore solo ricevente. Conseguenze negative  Perdita in termini di profondità e chiarezza nell’esposizione del tema;  Perdita dell’attenzione (sia ospiti che messaggi che arrivano dagli ascoltatori).  Difficoltà nel gestire la grande quantità di informazioni ricevuta durante le trasmissioni. È giusto cercare di azzerare le differenze di peso tra ospiti e ascoltatori? Le caratteristiche di una trasmissione non permettono così facilmente di fare saltare del tutto le gerarchie. Ascolto e partecipazione Capire il tipo di ascoltatore che partecipa, argomenti e temi che lo fanno partecipare e le motivazioni. Radio Anch’io Pubblico: età medio-alta, in maggioranza maschile, di istruzione media, politicamente in maggioranza moderati, conservatori. Tutta la città ne parla Non vengono invitati politici, ma per lo più accademici, esperti, operatori sociali e culturali. Pubblico: età medio-alta, più istruito, politicamente progressista. È aumentato il numero delle mail per il programma perché induce a una riflessione maggiore da parte del pubblico, che non può limitarsi all’invio di un sms o di un WhatsApp. Si apre anche un vivace dibattito su Facebook. In sostanza, se una trasmissione suscita la risposta del pubblico, lo fa su tutti gli strumenti. I temi preferiti sono quelli al centro dell’agenda informativa del paese  intervenire su argomenti discussi dai vari media poiché si hanno più strumenti. Rischio  circolo vizioso: può diventare un sistema in cui i produttori di notizie e il pubblico si rassicurano reciprocamente attorno a temi che trovano consenso numerico (il pubblico partecipa se è famigliare all’argomento). Esiste un nesso tra la partecipazione degli ascoltatori e un tema che permette l’espressione di una posizione netta  si tende a intervenire quando il tema permette a chiunque di aggiungere un commento. Altro fattore importante: l’ospite. In generale, le puntate dedicate alle vicende estere o all’Unione Europea generano poco dibattito, a meno che la notizia non abbia una forte ricaduta sulla politica interna. Conversazioni Aspetto specifico del fare radio: la conduzione e la gestione delle conversazioni. Varie declinazioni della conversazione: dibattiti, discussioni, talk show. Alcune conseguenze della rivoluzione digitale (disattenzione, connessione perenne, frammentazione) possono impoverire uno degli spazi in cui la comunità riflette assieme. Cosa si intende per “conversare alla radio”? Storicamente  conversazione = genere radiofonico caratterizzato dalla presenza al microfono di un solo oratore per una durata variabile dai cinque ai quindici minuti. Tra gli anni ’30 e i primi anni del secondo dopoguerra è il genere più diffuso. A determinarne la scomparsa fu il carattere più generalista assunto dalla radio e lo sviluppo di generi culturali meno legati alla tradizione scolastica e ottocentesca. Oggi  per conversazione si intende un colloquio, una discussione tra due o più persone, non un monologo. Alla base di una conversazione, di una discussione, del parlare in due o in gruppo c’è la retorica. Età dell’oro della conversazione = civiltà della conversazione = Francia della seconda metà del Seicento  riflessioni sulla conversazione, che va ricondotta nell’alveo della retorica antica. Spunto per il conduttore  non ci si può affidare solo all’intuito e all’improvvisazione, ma occorre un corredo di saperi e di competenze, occorre conoscere il mondo. Per avere successo nella conversazione bisogna entrare in sintonia con l’intelligenza dell’interlocutore per incoraggiarlo a prendere la parola e consentirgli di dare il meglio di sé (= lasciarlo brillare). Reciproco svelamento. Essenziale è il tono, la modulazione, il volume della voce. Le regole della conduzione radiofonica A guidare la conversazione  conduttore. Le 10 regole di uno speaker: 1. Parla come mangi; 2. Sorridi mentre parli; 3. Parla poco, massimo due minuti, non essere prolisso; 4. Non impostare la voce, concentrati sui contenuti; 5. Pensa alle conseguenze di quello che dici; 6. Attenzione alle pronunce straniere; 7. Dai il giusto peso alle parole, non enfatizzare troppo; 8. Mai nominare radio concorrenti; 9. Non parlarti addosso, non parlare troppo di te stesso; 10. Scandisci bene le parole. Tuttavia, molto dipende dal contesto, dal registro, dal tipo di pubblico. Gli anglosassoni  maestri di giornalismo e nell’ambito radiofonico. --- pag. 86 --- Elenchi di regole pensati per programmi di contenuto serio. - Norme per la redazione di un testo radiofonico, Carlo Emilio Gadda o Incipit. I termini giusti: accessibilità fisica (acustica) e intellettiva della radiotrasmissione, chiarezza, limpidità del dettato, gradevole ritmo. Sopportabilità massima del parlato: 15 minuti. Evitare che nell’ascoltatore si crei il complesso di inferiorità culturale. 1. Costruire un testo con periodi brevi; 2. Procedere per figurazioni paratattiche, coordinate o soggiuntive; 3. Il tono gnomico e saccadé che può risultare da un siffatto incanalamento non dovrà sgomentare il radiocollaboratore; 4. Evitare le parentesi, gli incisi, gli infarcimenti e le sospensioni sintattiche (sono strumenti grafici); 5. Curare i passaggi di pensiero e i conseguenti passaggi di tono; 6. Evitare le litoti a catena, le negazioni delle negazioni; Dai modelli alla realtà: cosa fanno i conduttori I conduttori e il modo di condurre si incastrano nelle griglie, nelle classificazioni. In linea teorica, il conduttore è colui o colei che ha il compito di condurre un programma radiofonico, cioè di assicurare con i suoi interventi la fluidità dei passaggi tra le diverse parti del programma stesso. La guida del programma avviene in diverse modalità: improvvisando, leggendo testi propri oppure improvvisando sulla base di una scaletta. Essa avviene generalmente in diretta (se registrata, forme di una diretta). In linea teorica significa tutti (  chi accompagna la musica, chi guida una discussione, chi intervista). Il tipo di conduzione subisce influenza e vincoli a seconda del genere della trasmissione e del tipo di canale nel quale va in onda. Il DJ è un conduttore musicale = colui che accompagna la musica. Figura che nasce negli Stati Uniti grazie alle radio pirata off shore nei primi anni ’60. È un mestiere versatile che spazia molto (c’è chi si limita a presentare dischi e a fare interviste, c’è chi diventa un commentatore, uno show man). Il conduttore musicale ha un problema con la libertà di parola: ha un tempo di parola limitato (radio commerciali – causa clock), che si sviluppa tra un brano musicale e l’altro. La libertà dei dj, in particolare nelle radio commerciali, si è ridotta con il progredire del modello format radio e delle scelte musicali basate sul software Selector e della playlist. Altra categoria: i conduttori di programmi di stampo giornalistico. La struttura di questi programmi è un confronto a più voci su una notizia o un tema di attualità. Evoluzione programmi grazie alla ricchezza di voci e contributi sonori (studio-inviati-esperti + moltitudine di voci di testimoni che intervengono secondo varie modalità). Sono conduttori anche gli intervistatori (basano le trasmissioni su un dialogo tra conduttore e intervistato) e gli affabulatori (coloro che puntano allo storytelling – costruiscono un percorso narrativi basato su storie reali o fittizie, su eventi o persone da ricordare). Il modo di condurre e lo stile sono cambiati molto. Durante gli anni dell’Eiar, le linee guida miravano a una sintassi lineare e a un lessico elementare (obiettivo: raggiungere un pubblico composito). Il tono generale era stentoreo, enfatico e proclamatorio. Nel secondo dopoguerra, la lingua era molto sorvegliata, ma per le trasmissioni più informali il parlato era più disinvolto. Rivoluzione  radio pirata in Inghilterra e radio libere in Italia. La libertà di palinsesto corrispondeva al clima esterno; la conduzione diventa più spontanea, e così anche le discussioni. Riforma Rai del 1966: distinzione di tre canali radiofonici  aprì a linguaggi nuovi pensati per categorie più articolate. Riforma del 1967: snellimento delle trasmissioni culturali, più brevi, più numerose e maggiormente legate ai fatti e problemi di attualità. Gli accenti  prima delle radio libere, le pronunce erano nitide, senza cadenze (eccetto le trasmissioni comiche). Da allora, si cerca di mandare al microfono chi sa leggere e pronunciare correttamente (pronuncia standard sovraregionale), ma si sente anche la provenienza geografica. Altra categoria: i radiocronisti. La radiocronaca è uno dei generi più puri e duraturi della radiofonia; può essere: sportiva (che ha quasi un secolo), politica, istituzionale. Esempio: Tutto il calcio minuto per minuto  resta uno dei punti di forza della radiofonia. L’annunciatore è il lettore professionale, neutro, senza inflessioni. Libertà, poteri, personalità del conduttore Il potere del conduttore: gestisce i tempi, guida il dibattito, sceglie il percorso, può togliere la parola. Anche nella network society  il conduttore dovrebbe essere un ponte, un intermediario, un validatore; obiettiva funzione di gate-keeper, di filtro, di selezione (scegliere il filtro giusto). La personalità del conduttore  è tutto ciò che conta; chi fa radio deve tenere conto della frammentazione e tematicità odierna e quindi scegliere che tipo di radio voglia fare, che tipo di personalità voglia avere. È con le radio libere che i conduttori assumono una funzione più attiva. Stagione delle radio libere  connessione emotiva: tra il conduttore e il pubblico si instaura un rapporto di fiducia, di armonia, di confessioni a voce alta. Concetto di connessione che rimanda alla sfera emotiva, sensoriale, personale e collettiva. Personale nel senso di sentirsi soggettivamente in contatto; collettiva perché di fatto è un’esperienza condivisa da altre persone (sensibilità collettiva dell’atto in ascolto). Fidelizzazione  costruzione di un’abitudine nell’ascoltatore. Abili conduttori in grado di stabilire una connessione con gli ascoltatori  conduttori di Radio Deejay (riescono a sedurre un pubblico di massa, ma anche molto articolato. Radio Deejay = fucina di nuovi conduttori e linguaggi. Connessione ed empatia sono state esaltate dai social media. Alla radio pubblica si chiede: - Educare – condurre trasmissioni di cultura (dal punto di vista formale e contenutistico); - Intrattenere - Informare – condurre dirette e approfondimenti giornalistici in modi onesti, pluralistici, dinamici. Pericoli: la personalità forte diventa una forzatura più commerciale che caratteriale. In molte radio commerciali il rapporto tra dj, conduttori e responsabili dell’ufficio marketing è molto stretto  controllo su ciò che dicono e come lo dicono. In alcuni casi è la personalità del canale e del programma che aiuta. Radio di flusso  è il sound del canale a contare, non il conduttore. Aiuta che il conduttore sia curioso, interessato ai temi di cui si discute. Il conduttore è una figura solitaria? Sì e no: può essere solo durante la diretta, ma in realtà fa parte di una rete (fatta di colleghi, dalla redazione, dai tecnici). La radio è un gioco di squadra: l’amalgama tra le persone, il confronto produttivo sono fondamentali per fare buona radio. Fare domande Privilegio del conduttore: è lui che pone domande. L’intervista e la sua tecnica dipendono dal contesto. In generale, l’intervistatore è il mediatore, il rappresentante degli ascoltatori (deve chiedersi cosa gli altri vorrebbero sentire/chiedere). Deve avere senso del ritmo e dell’opportunità  tempismo = capacità di interrompere, gerarchizzare e dare il giusto peso alle risposte, sintonizzarsi con gli interlocutori, fare ripetere parole e passaggi oscuri. L’intervistatore deve essere reattivo e sveglio (essere in grado di gestire la situazione che non si aspettava). Molto importante è essere preparati e ascoltare bene le risposte. Come ci si prepara? Per un GR  si leggono tutte le agenzie, si fa una ricerca su internet e ci si butta; se si ha più tempo, leggere i giornali, libri, enciclopedie; preparare anche dei numeri. Bisogna cercare di essere spontanei  lavoro sull’intonazione Diventare conduttori I conduttori si costruiscono, la conduzione di una trasmissione radiofonica si impara, ci si lavora. La provenienza, la formazione, l’identità del conduttore variano moltissimo a seconda del canale, del programma e del paese. Serve più capacità comunicativa che competenza. Elementi che servono nella conduzione - Voce (tono, altezza, ritmo, inflessione, espressività, timbro). Il modo di parlare, esprimersi, pronunciare si sono adattate all’evoluzione del medium, e quindi alla società esterna. Prima andavano al microfono solo gli uomini. Meglio un italiano senza troppe cadenze regionali, ma con la spontaneità al microfono ciò è cambiato. Sulle radio commerciali i conduttori usano toni e formule abbastanza omogenei (parlato disinvolto e con cadenza del Nord). - Ritmo. Non è velocità dell’eloquio, ma dinamica dell’eloquio, gioco di toni, poggiature. Tiene desta l’attenzione del pubblico. - Espressività. È la forza, l’intensità, l’efficacia con le quali si dicono le cose. Il giro di frase, la parola, l’intonazione. - Lavorare sull’intonazione = lavorare sulla densità semantica, sull’enfasi delle parole e delle espressioni. - La parola è tutto. Ciò significa che l’eloquenza conta, soprattutto nella radio in diretta. Nelle radio commerciali e di flusso si usa un lessico semplice. I conduttori delle radio istituzionali e delle radio pubbliche corrono un altro rischio: eccesso di allusioni o di enfasi, uso di litoti, attenuazioni, eufemismi, preterizioni, espedienti retorici. Ma anche il parlare sentenzioso, per motti, massime, sentenze, frasi memorabili. La figura che si usa più spesso per rafforzare ciò che si vuole dire è l’anadiplosi. Il registro segue il contesto. Il conduttore deve conoscere il mondo. Esperienze Leggere o improvvisare? Nei Gr leggere è indispensabile (tempi, precisione, stile). In Italia si tende a liberarsi dallo scritto (durante le trasmissioni in diretta). Un conduttore di fili diretti deve: fare chiarezza, riportare notizie di fonti affidabili citando sempre la fonte, usare il tono giusto, sottrarre e non enfatizzare. L’ascoltatore ha bisogno di capire quello che sta accadendo (è necessario ricapitolare). Il cocktail tra social media, informazione online, smartphone e radio di informazione può diventare micidiale (le notizie arrivano subito da tante fonti  difficile gerarchizzazione). Necessità dell’ascoltatore: ricapitolazioni, riassunti, punti della situazione. Interviste  bisogna sapere interrompere, con formule formali e educate. La sensibilità è una qualità che dovrebbe possedere il conduttore. La trasmissione è un’alchimia: sono molteplici i fattori per far sì che essa abbia successo. La prima parte della trasmissione è decisiva  si aggancia l’ascoltatore. Poi occorre stimolare, fare domande, cogliere gli spunti. Condurre nel tempo della disattenzione In gioco c’è la qualità del dibattito pubblico. La rivoluzione digitale e l’ecosistema internet stanno modificando il modo in cui si discute delle questioni di interesse comune, si forma l’opinione pubblica, si costruisce il consenso e infine si decide. La radio è stato e resta uno dei media più aperti, democratici, dove lo spazio per la conversazione raziocinante, lo scambio delle idee, la produzione di capacità analitica, è stato e resta un elemento forte della sua identità e una delle ragioni della sua resistenza. Ma  elementi nuovi portati dal cambio di paradigma digitale. Costante bisogno di connessione, condivisione, partecipazione, visibilità, desiderio di esserci. Difficoltà per la radio di contenuto? Oltre a inseguire la concorrenza della radio di intrattenimento e accompagnamento, chi fa quel tipo di radio si tara su un essere umano che è cambiato, che ha una soglia dell’attenzione bassa, che è continuamente distratto dalle notifiche dello smartphone e che è disabituato ad
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