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La repubblica di Weimar, Appunti di Storia

Riassunto sulla Repubblica di Weimar, biennio rosso, la marcia su Roma, Mussolini e Giolitti

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 16/06/2023

roberta-molfetta
roberta-molfetta 🇮🇹

4.8

(6)

63 documenti

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Scarica La repubblica di Weimar e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Capitolo 10 La Germania di Weimar La sconfitta nella prima guerra mondiale aveva provocato in Germania la caduta del Reich (l’impero tedesco) e la nascita di una Repubblica, detta di Weimar dalla città in cui, nel 1919 si era riunita l’assemblea costituente. La situazione economica era disastrosa a causa delle distruzioni del periodo bellico e anche delle pesanti clausole di pace dettate dalla Francia, che aveva imposto un indennizzo per i danni di guerra. nel 1922 il governo di Weimar chiese alla Francia di sospendere i pagamenti di guerra. Per tutta risposta però, nel gennaio 1923 le truppe franco-belghe invasero la zona industriale della Ruhr. Questa mossa alimentò nuove tensioni, da parte tedesca, di rivalsa antifrancese. Un paese diviso, in piena crisi economica A guidare il governo di Weimar era il partito socialista tedesco. Più a sinistra dei socialisti era la lega di Spartaco, al cui interno nacque il partito comunista tedesco. Sebbene in minoranza, gli spartachisti erano molto attivi; diedero vita a scioperi, manifestazioni e anche a una rivolta armata. Le autorità reagirono con la forza e i due leader della lega, Liebknecht e Luxemburg vennero uccisi. Intanto la disoccupazione aumentava. Lo Stato per far fronte ai debiti stampava solo cartamoneta, provocando così un incredibile inflazione (aumento generale di tutti i prezzi). In pochi anni il marco tedesco perse quasi tutto il proprio valore. L’aumento dei prezzi riduceva in miseria anche le classi medie. Il popolo addebitava alla nuova Repubblica la responsabilità di quanto accadeva. I militari l’accusavano di non essere autorevole. I ceti borghesi la incolpano del caos generale. Nel novembre del 1923 un piccolo partito di estrema destra tentò di prendere il potere a Monaco di Baviera con un putsch, un colpo di mano, che fu però organizzato senza sostegni necessari e fu dunque sventato dalle autorità grazie alla guida di Gustav Stresemann. A capo di questo tentativo c’era Adolf Hitler, che fu però arrestato e imprigionato per alcuni mesi. La crisi dell’Italia post bellica Nel 1918 anche l’Italia attraversò una fase molto difficile. I governi liberali ,presieduti da Vittorio Emanuele Orlando e da Saverio Nitti, non avevano l’autorevolezza per guidare la nazione. Un evento simbolo di questa debolezza fu l’impresa di Fiume, così battezzata dalla propaganda nazionalista: un colpo di mano con il quale qualche migliaio di nazionalisti, guidati dal poeta D’Annunzio, si impadronirono della città di Fiume. Oltre alla crisi delle istituzioni l’Italia soffriva di una grave crisi economica. Il potere di acquisto della moneta si era ridotto di un terzo, i prezzi continuavano a salire e la disoccupazione raggiunse cifre mai viste prima. Il biennio rosso Il 900 fu fin dall’inizio il secolo delle masse. Gli italiani reagirono protestando con manifestazioni di piazza. Nelle campagne i braccianti scioperavano e in molti casi giunsero a occupare le proprietà. Nelle città le fabbriche erano sede di agitazioni sindacali. Nel settembre del 1920 le fabbriche del triangolo industriale (Milano, Torino, Genova) furono occupate dagli operai. Perciò questi anni furono detti il biennio rosso: rosso come colori delle bandiere socialiste innalzate nelle manifestazioni popolari. Il malessere della borghesia italiana Per reagire a questi fenomeni, molto industriali e proprietari terrieri si organizzarono per difendersi da soli, formando squadre armate. La mancanza di uno Stato forte e autorevole alimentava violenze e reciproche ritorsioni. Un forte malessere colpiva anche i colletti bianchi, cioè gli impiegati, il cui tenore di vita peggiorava a causa della crisi economica. Anche i reduci, tornati dal fronte erano delusi e disorientati mentre i partiti di massa apparivano ostili alla guerra e a tutto quello per cui essi avevano combattuto e sofferto al fronte. Il cambiamento del quadro politico Nel novembre del 1919 si tennero le prime elezioni politiche del dopoguerra alle quali partecipò una nuova formazione: il partito popolare italiano, fondato dal sacerdote Don Luigi Sturzo per dare una voce politica ai cattolici. Il risultato delle elezioni portò a una vittoria dei socialisti. Per gestire il governo venne richiamato Giolitti, nel frattempo risolse la questione di Fiume, sgomberando la città con l’esercito. Davanti poi all’occupazione delle fabbriche decise di non usare l’esercito, preferì lasciare che le tensioni nelle fabbriche scemassero pian piano. Le occupazioni cessarono e alla fine del biennio rosso vennero concessi aumenti salariali agli operai. Destra e sinistra, Mussolini e Gramsci Nel marzo del 1919 Benito Mussolini, ex direttore del quotidiano socialista, fondò a Milano il movimento dei fasci italiani di combattimento, a cui aderirono nazionalisti, interventisti e molti reduci di guerra. Il programma iniziale dei fasci era un misto di socialismo e di autoritarismo. Il nuovo movimento fu visto con favore dei borghesi perché sembrava l’unico in grado di dare una lezione all’estrema sinistra.infatti i fasci si segnalarono subito per molte azioni violente ai danni dei socialisti e degli operai che occupavano le fabbriche. Sull’altro fronte nel gennaio del 1921 si tenne a Livorno il congresso del partito socialista che doveva decidere la linea da adottare. Dopo un acceso dibattito un gruppo di delegati si staccò dal partito socialista e fondò sotto la guida di Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci il partito comunista italiano. L’errore di Giolitti Nel maggio del 1901 Giolitti volle che si tenessero nuove elezioni politiche e inoltre ritenendo di poter sfruttare l’ascesa dei fasci italiani, stipulò un’alleanza con Mussolini. I suoi calcoli però si rivelarono sbagliati: i liberali calarono, i popolari avanzarono, mentre l’alleanza fruttò ai fasci di Mussolini l’ingresso in parlamento con 35 deputati. Per rassicurare gli elettori borghesi Mussolini si presentava come il difensore dell’ordine e della monarchia. Nel novembre del 1921 i fasci si fusero con i nazionalisti e nacque il partito nazionale fascista. Visti i risultati delle elezioni nel giugno del 1921 Giolitti si dimise e, il re diede l’incarico di presidente del consiglio a Luigi Facta. Nel frattempo la borghesia italiana che aveva accolto il fascismo si stava stancando delle sue violenze. Mussolini sentì che il vento stava cambiando, e glielo confermò quanto accade a Sarzana, dove un plotone di carabinieri, represse per la prima volta, un episodio di violenza dei fasci. Mussolini capì che le forze dell’ordine non erano più disposte a chiudere un occhio e fu allora che decise di sfidare le istituzioni.
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