Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Resistenza in Italia. Storia e critica, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto del testo "La Resistenza in Italia. Storia e critica" di Santo Peli

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 08/05/2020

laura.scarpa1
laura.scarpa1 🇮🇹

4.5

(45)

20 documenti

1 / 20

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Resistenza in Italia. Storia e critica e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La Resistenza in Italia. Storia e critica (Peli) PARTE PRIMA I confini del discorso - dopo l’8 settembre 1943, con l’annuncio dell’armistizio, la dissoluzione dell’esercito, l’occupazione tedesca e l’avanzata anglo-americana, inizia per gli italiani il periodo più drammatico della Seconda guerra mondiale - la resistenza politica, organizzata ed egemonizzata dai partiti antifascisti, è resa possibile dal fallimento del regime fascista e dell’intera classe dirigente nazionale, clamorosamente evidenziato dalla rovinosa sconfitta militare - il primo obiettivo della resistenza politica è quello di approfondire e rendere irreversibile una radicale discontinuità rispetto al regime fascista, alla monarchia, ai valori ideali e alle gerarchie sociali che nel ventennio si sono imposti come modelli per l’intera società nazionale - renitenza alle nuove leve militari e al lavoro obbligatorio per gli “occupanti-alleati” tedeschi - il ruolo decisivo di intellettuali, studenti, ufficiali e sottufficiali dell’esercito nella resistenza armata deriva, in buona parte, dalla necessità di inquadrare e alfabetizzare una massa di ragazzi completamente digiuni non solo di nozioni e di abitudine alla politica, ma anche forgiati dalla scuola fascista, dalla fabbrica e dall’esercito - la stragrande maggioranza degli accademici italiani, e con loro insegnanti di ogni ordine e grado, giornalisti, uomini di cultura, hanno chinato il capo alla retorica, all’estetica, alle leggi razziali, ai sogni imperiali, insomma al progetto politico, culturale e pedagogico fascista - la cultura politica entra in circolo, in modo catacombale, dopo il 25 luglio 1943 > i patti politici trovano in questo analfabetismo politico di massa un ostacolo aggiuntivo enorme - la scarsità di uomini che uniscano in sé maturità politica, coraggio, preparazione militare e salde convinzioni ideali sarà uno dei problemi di più ardua soluzione per gli organizzatori della Resistenza - oltre che contro i tedeschi e il governo collaborazionista di Salò si tratta qui di battersi contro i risultati, anche sul piano culturale e antropologico, di vent’anni di dittatura - la Resistenza coincide principalmente con il tentativo di trovare, nelle avverse condizioni che si determinano tra l’autunno del ’43 e la primavera del ’45, uno spazio di iniziativa, una possibile identità autonoma tra le forze già presenti sul campo: Alleati, esercito tedesco, Repubblica sociale, monarchia e governi del Sud I fase: le origini (dall’8 settembre alla fine del ’43) 8 settembre 1943: per radio viene diffuso il resto dell’armistizio firmato a Cassibile cinque giorni prima, in base al quale lo Stato italiano dichiara formalmente di non essere più in guerra con gli anglo-americani - le truppe anglo-americane sembrano destinate a una rapida conquista della penisola - 9 settembre: Badoglio, i suoi ministri, i capi di stato maggiore dell’esercito, della marina e dell’aviazione accompagnano la famiglia reale a Pescara, per raggiungere via mare Bari, già saldamente in mano agli anglo- americani - clamoroso naufragio della classe politica che, dopo aver condiviso con il fascismo vent’anni di potere, si dimostra totalmente incapace di assumere qualunque decisione meno vergognosa di una fuga > la dissoluzione dell’esercito ne è la conseguenza più immediata e drammatica - le varie unità dell’esercito, sparse, vengono facilmente rastrellate dagli ex alleati tedeschi _ circa 650.000 soldati italiani vengono inviati in Germania - 25 luglio 1943: congiura di palazzo che aveva tolto di mezzo Mussolini - con l’8 settembre emergono anche i limiti dello sforzo, intrapreso da ottant’anni, di fondare un senso dello Stato, di sostituire a logiche individuali o comunitarie un’identità collettiva, un popolo - il lontano regno del Sud e la neonata Repubblica sociale aspireranno entrambi a incarnare la continuità dello Stato > sud governato dall’Amgot e centro-nord occupato dai tedeschi - anche Benedetto Croce (antifascista moderato), dopo la vicenda dell’armistizio, sembra non nutrire dubbi sulla necessità di aprire una nuova fase politica, dove non vi sia più posto per Vittorio Emanuele III - alla scelta di non resistere si accompagna anche quella di respingere qualunque collaborazione da parte dei civili, che, secondo alcuni, avrebbe potuto rappresentare una rivoluzionaria saldatura tra esercito e classi popolari - la maggior parte degli attivisti della Resistenza si faceva allora delle illusioni: lo sbarco in Sicilia era avvenuto, la controffensiva tedesca a Salerno era fallita, tra poco americani e inglesi avrebbero raggiunto Roma, l’Appenino, le Alpi - nei giorni immediatamente successivi alla disgregazione dell’esercito, decine di migliaia di soldati vagano sul territorio nazionale, aggregandosi in zone abbastanza isolate da rappresentare un iniziale riparo, privilegiando quindi montagne e vallate delle Alpi e della dorsale appenninica 19 settembre 1943: a Boves, sopra Cuneo, si comincia a fare esperienza della prassi, adottata dall’esercito tedesco di passare per le armi i civili prossimi al teatro di scontri con forze irregolari, che sbrigativamente vengono equiparati ai partigiani _ 23 civili, tra i quali vecchi, invalidi e bambini vengono passati per le armi, mentre il paese è dato alle fiamme - da una parte aggregazioni in qualche modo casuali, originate spesso dal desiderio di fare gruppo, di unirsi per difendersi dalla paura, dallo spaesamento _ la motivazione più diffusa è il tentativo di sfuggite alla caccia che i tedeschi conducono metodicamente > obiettivo di tornare a casa sani e salvi - protagonisti fugaci e combattenti di lunga lena, soldati allo sbando e partigiani in fieri si trovano a nuotare nella stessa corrente - ex militari, soprattutto sottoufficiali e ufficiali dell’esercito / esponenti dell’antifascismo storico, quadri di partito, ma anche intellettuali  militari tout-court: interpretazioni caratterizzate dalla scelta di testimoniare una continuità _ continuità della propria fedeltà al re, continuità della propria identità di ufficiali dell’esercito regolare > liberazione del territorio nazionale dai tedeschi e dai loro alleati, ma con una sostanziale diffidenza e alterità verso la guerra partigiana come guerra di popolo _ convinzione che la guerra, in ogni sua forma sia affare dei militari _ si continua a ritenere come propri superiori il maresciallo Badoglio e Vittorio Emanuele III  altri ufficiali e sottufficiali che subito dopo l’8 settembre inizieranno a raccogliere armi, a preparare le forze per uno scontro di lungo periodo _ discontinuità rispetto all’Italia fascista, ma anche rispetto alle tradizioni militari, e al progetto monarchico badogliano di dissociare le colpe del regime fascista da quelle della corona e della classe dirigente del periodo fascista - le vallate piemontesi, lombarde, venete e friulane, che rappresentano le zone dove la guerra partigiana assume maggior rilievo, sono il tradizionale bacino di reclutamento del corpo degli alpini - le prime bande sorgono in gran parte in modo spontaneo _ si insediano prevalentemente nelle vallate piemontesi, ai confini nord-orientali, sulla dorsale appenninica e nell’alto Lazio - l’occupazione principale consiste nel procurarsi armi e materiali indispensabili a sopravvivere: assalti a depositi di armi e di carburante, qualche saccheggio, azioni di propaganda contro la leva militare ordinata dalla Rsi - entro l’estate del ’44 la Resistenza giunge ad assumere una consistenza e un ruolo molto più rilevanti di quelli che la modesta efficienza militare inizialmente raggiunta avrebbe, di per sé, reso possibile - i partiti politici saranno decisivi nel dare senso, direzione, e soprattutto voce e visibilità al fenomeno della resistenza armata - nella società italiana la vita dei partiti politici era di fatto cessata con l’instaurazione del regime fascista - l’organizzazione comunista, basata su quadri e disciplina lungamente sperimentati, è la più tempestiva nel cogliere le nuove opportunità > dal ’42 riprende una nuova edizione de l’Unità clandestina - ancora nell’estate del ’43, la reale consistenza dei tre maggiori partiti è assai ridotta:  Pci > nel periodo della Resistenza l’incremento degli iscritti sarà impressionante  PdA > si può datare al luglio ’42 la sua nascita, anche se il primo convegno nazionale si tiene a Firenze il 5-6 settembre del ‘43 - tra la fine di dicembre e la metà gennaio vengono attaccate tutte le formazioni delle vallate cuneesi, a partire da Boves - esiti disastrosi per i partigiani hanno anche i rastrellamenti contro la banda Beltrami in Val d’Ossola - i rastrellamenti, pur riducendo al lumicino le bande partigiane, non riescono però nell’obiettivo di sradicarle completamente - la ferocia con la quale l’esercito tedesco attua questi rastrellamenti non lascia dubbi: l’intenzione non è soltanto quella di eliminare il maggior numero possibile di partigiani, ma anche quella di terrorizzare le popolazioni montane e di bruciare, con i villaggi e le stalle, ogni possibile forma di solidarietà, persino di neutralità verso i partigiani - agitazioni dall’1 all’8 maggio 1944 > sciopero generale con cui il Partito comunista cerca di trascinare nell’organizzazione anche i socialisti e l’intero schieramento dei Cln - già dai primi del gennaio 1944 è al lavoro un comitato segreto di agitazione per il Piemonte, la Lombardia e la Liguria - si parte dalle rivendicazioni economiche, facendo leva sulle condizioni materiali via via insostenibili, per portare la maggioranza dei lavoratori a sfidare l’ordine e gli organismi repressivi del regime fascista e dei tedeschi occupanti, direttamente interessati al miglior sfruttamento dell’apparato industriale italiano - il Partito comunista va acquisendo un ruolo egemone nella Resistenza sia attraverso l’organizzazione e il controllo delle brigate Garibaldi, sia grazie alla sua capacità di mobilitazione della classe operaia - il Clnai si schiera immediatamente a favore degli scioperanti - con lo sciopero di marzo, e le successive agitazioni di fabbrica, si estingue l’illusione neofascista di acquisire il consenso operaio facendo appello ai progetti di socializzazione delle industrie e ricorrendo a una fraseologia antiborghese - la generale incapacità/impossibilità della Rsi ad aggregare un vasto consenso è particolarmente accentuata negli strati operai - il destino degli impianti industriali, non meno che le eventuali deportazioni degli operai, dipendono dai tedeschi - il proletariato industriale precipita in una situazione di indigenza che nessuna richiesta salariale è in grado di sanare, perché nessun aumento di paga operaia permette un accesso soddisfacente al mercato nero - il diffondersi della fame, il modo soprattutto in cui la carenza alimentare si impone, incrementa vistosamente l’ingiustizia sociale, e ancor più la sua percezione - l’affluenza nelle fila delle bande partigiane di decine di migliaia di giovani italiani nella primavera del 1944 non si spiega unicamente con la scelta di sottrarsi ai bandi di reclutamento della Rsi - dopo gli scarsi risultati della leva di novembre, il cardine della politica repubblicana di reclutamento diviene il decreto legislativo 18 febbraio 1944 n. 30, che punisce con la morte i renitenti e i disertori - arruolamento o partenza delle reclute sono sovente occasione di proteste, tumulti, scontri, nei quali a volte sono coinvolti interi paesi _ fenomeni diffusi nella provincia, in campagna e in montagna, più che nelle grandi città, e particolarmente intensi in Abruzzo, Lazio, Toscana, e anche nel bresciano e nel trevigiano - l’istintiva resistenza popolare alla prosecuzione della guerra, acuita dal timore che le reclute vengano spedite prima in Germania e poi sul fronte russo si aggiungono alla fattiva propaganda messa in atto dai Cln e dalle bande partigiane rastrellamento della “Benedicta” (7-11 aprile 1944): nella zona dell’appennino ligure-piemontese a nord-ovest di Genova > dei bersaglieri della Rsi fucilano più di 120 giovani neopartigiani, per dare un segnale inequivocabile - lo stesso numero dei partigiani che si consegnano prima del 25 maggio testimonia dell’esistenza di una massa fluttuante di tentennanti, incerti a quale delle due parti convenisse affidare la propria sorte - la gran parte dei comandanti partigiani che hanno svernato in montagna manifestano inizialmente forti riserve verso le reclute di aprile-maggio-giugno  impossibilità di operare una rigorosa selezione per raggiungere una buona affidabilità delle bande  totale mancanza di inesperienza dei nuovi arrivati  impossibilità di armare i nuovi arrivati  difficoltà di approvvigionare masse di uomini sempre più consistenti - la compattezza e la credibilità della Resistenza sono soprattutto il risultato di un’evoluzione politica che modifica nella sostanza sia i rapporti tra i partiti politici, sia la loro visibilità e rappresentatività, sia le istituzioni stesse della Resistenza svolta di Salerno: la decisione del segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti, rientrato in patria il 27 marzo ’44, di proclamare irrealistica la pregiudiziale antimonarchia che aveva congelato in uno sterile muro contro muro il governo del Sud e il Cln  per Togliatti è indispensabile varare un governo di unità nazionale, inserire i partiti politici antifascisti in un governo che si impegni a fondo nella lotta di liberazione, garantendo per il dopoguerra il diritto popolare a scegliere tra monarchia e repubblica  il Partito comunista è disposto a entrare in un governo di unità nazionale, che ponga la guerra di liberazione in cima ai propri obiettivi - il 22 aprile Togliatti, Sforza e Croce entrano come ministri senza portafoglio nel nuovo governo Badoglio, che resterà in carica fino alla liberazione di Roma - il 9 giugno 1944, sull’onda del nuovo slancio unitario, si giunge alla creazione del comando generale del Corpo volontari della libertà (Cvl), con sede a Milano _ una netta trasformazione del comitato militare del Clnai e un tendenziale superamento della contrapposizione tra azionisti e comunisti  il primo comando generale del Cvl è composto da Mario Argenton per il Pli, Luigi Bignotti per la Dc, Luigi Longo per il Pci, Guido Mosna per il Psiup e Parri per il PdA - 4 giugno 1944: liberazione di Roma - 6 giugno 1944: sbarco alleato in Normandia III fase: giugno-dicembre 1944 - l’estate è la stagione più favorevole alla guerra di guerriglia - l’estate partigiana è anche la stagione dell’ottimismo, della grande illusione che non vi sarà un altro inverno di guerra - giugno: sbarco in Normandia _ metà agosto: liberazione di Parigi e sbarco sulle coste della Francia _ ritirata delle truppe dell’Asse sull’immenso arco del fronte russo e di quelle giapponesi in Asia e nel Pacifico - nel settore italiano, la ritirata delle truppe tedesche verso gli apprestamenti della linea Gotica in via di completamento avviene con ordine e raziocinio militare - nel giugno-luglio sull’asse della ritirata Roma-Firenze, e poi nelle immediate retrovie della linea Gotica, da Sant’Anna di Stazzema (12 agosto) a Marzabotto (29 settembre), l’estate del ’44 è quella del martirio delle popolazioni civili - dopo la liberazione di Roma, e ancor più dopo quella di Siena in luglio e di Firenze nel mese d’agosto, davvero pochi partigiani dubitano che tutto si concluderà entro l’autunno - 21 settembre: liberazione di Rimini - la resistenza armata come fenomeno prevalentemente spontaneo sta progressivamente cedendo il passo a forme di organizzazione di inquadramento sempre più omogenee e centralizzate - le novità introdotte sono numerose e rilevanti:  diffusione della stampa partigiana  adozione di distintivi e divise  obbligo per ogni formazione di redigere rapporti regolarmente trasmessi al comando generale del Cvl - il processo di istituzionalizzazione marcia di pari passo con la progressiva politicizzazione della Resistenza - l’estate del ’44 è il momento in cui si dispiega e diviene definitivamente egemone la volontà politica dei partiti antifascisti di guidare e controllare la lotta armata - il nuovo governo, succeduto a Badoglio dopo la liberazione di Roma, annovera tra i suoi componenti il socialista Saragat e il democristiano Alcide De Gasperi, che vanno a rinforzare il nutrito gruppo di personalità antifasciste già entrate dopo la svolta di Salerno - la tolleranza verso bande che rifiutano l’inquadramento va assottigliandosi _ molte di queste vengono accusate di banditismo - nell’estate del ’44 si verificano con maggior frequenza e gravità situazioni di contrasto fra ‘regolari’ [formazioni formalmente inquadrate nel Cvl sotto la guida del Clnai] e ‘irregolari’ [riottosi alla perdita della propria autonomia] - Firenze è il primo consistente successo, nella direzione di un coinvolgimento di massa, con il quale il Cln si propone a un tempo come artefice e garante di un ricambio della classe dirigente - la crescente pressione degli Alleati costringe le truppe tedesche a concentrare per lo più i loro sforzi nella difesa della linea Gotica, e a occuparsi dei partigiani soltanto quando le loro azioni minacciano direttamente zone ritenute vitali per il fronte - le forze armate dalle Rsi si rivelano del tutto inadeguate al controllo dell’intero territorio del Nord Italia - nelle vallate alpine, o in zone collinari a ridosso dell’Appennino ligure e tosco-emiliano, a partire del giugno si determina una progressiva ritirata - pianura padana: ambiente quanto mai sfavorevole alla guerra partigiana, essendo privo di rifugi adatti e caratterizzato da un sistema di comunicazioni che favorisce un esercito di tipo tradizionale - nella ‘repubblica’ di Montefiorino, nell’Ossola, in Carnia, nell’Alto Monferrato si realizzano forme di partecipazione politica ed esperimenti di parziale democrazia - una volta creatasi una zona libera, la possibilità di inventare nuove forme di potere politico-amministrativo è naturalmente dipendente, oltre che dai generali orientamenti dei comandi partigiani, dalla stringente necessità di organizzare anche la vita materiale della popolazione, e in particolare i rifornimenti alimentari - la collocazione geografica delle zone libere favorisce spesso le ritorsioni delle autorità fasciste e tedesche, che possono facilmente isolare i distretti partigiani, sospendendo l’invio di risorse alimentari dalla pianura - a seconda della preparazione politica dei comandanti partigiani e soprattutto delle popolazioni coinvolte, si ha una predominanza degli aspetti politici, oppure di quelli militari, o ancora una proficua collaborazione fra i due elementi - repubblica di Montefiorino (17 giugno-1 agosto): grande concentrazione di partigiani armati a ridosso della linea Gotica - repubblica di Ossola (10 settembre-14 ottobre): alto livello di del dibattito e delle decisioni della giunta - carenza di materiali, di disciplina e di motivazioni sono all’origine di uno stillicidio di diserzioni che inizia già durante il viaggio di rientro e si accentua durante il mese di agosto - maggior determinazione e ferocia nella lotta partigiana mostrano, in alcuni casi, le Brigate nere e la X Mas, ma si può nel complesso sostenere che le iniziative dell’esercito tedesco furono sempre decisive, per il grande ciclo di lotta antipartigiana - l’incapacità di difendere le “zone libere” ha delle conseguenze drammatiche, dal momento che le condizioni di vita della popolazione vengono intollerabilmente aggravate dalle ritorsioni, dalle razzie e dalle stragi delle truppe tedesche e delle varie milizie fasciste - Carnia: assegnata dalla fine del ’44 come bottino di guerra a 22.000 caucasici e cosacchi, che vi si installano con famiglie, cavalli e cammelli - il dilatarsi delle zone direttamente controllate o continuamente minacciate dai partigiani, e l’imminenza dell’attacco alla linea Gotica determinano nuove urgenze - nel mese di agosto iniziano alcune importanti controffensive tedesche tese a riprendere il controllo di zone strategicamente decisive in vista dell’attacco alleato - il vero e proprio attacco alla linea Gotica in direzione di Bologna inizia soltanto l’11 di settembre > il distretto di Montefiorino è il primo a essere investito, perché è una base che consente ai partigiani di controllare tutti i passi dell’Appennino dall’Abetone alla Cisa, e di minacciare le comunicazioni con la Liguria - il generale Raffaele Cadorna, prima consigliere militare, e poi comandante del Cvl per volere degli Alleati e del governo Bonomi, si dimette il 21 febbraio, in dissenso sulla ventilata trasformazione del Cvl, che a suo giudizio evidenzia la natura politica, più che militare, delle forze partigiane - già durante l’avanzata alleata nell’agosto ’44 vi era stata formale richiesta di integrare il Cvl nel nuovo esercito italiano, che avrebbe dovuto combattere a fianco degli Alleati _ in seguito una proposta per l’unificazione delle forze partigiane nel Corpo volontari della libertà è avanzata dal PdA (31 dicembre), cui l’8 gennaio fa seguito un progetto comunista - problema delle aspirazioni jugoslave a un’espansione territoriale nel Friuli orientale e nella Venezia Giulia, esplicitate con decisione a partire dal settembre ’44 _ posizioni comuniste sulla scottante questione, non prive di ambiguità _ alla fine di dicembre, la brigata Garibaldi Natisone passa sotto il comando del IX corpus sloveno - la contrapposizione con le Osoppo sfocia, il 7 febbraio, nell’eccidio di Porzus (sul Topli Uork, nelle prealpi Giulie), il più grave e lacerante degli scontri interni alla Resistenza  una formazione Gap al comando di Mario Toffanin cattura a tradimento il comando della I brigata Osoppo  passati subito per le armi il comandante Francesco De Gregori, il suo vice Gastone Valente del PdA, e una donna, segnalata come spia da Radio Londra, i rimanenti 18 vengono portati in pianura e uccisi nei giorni successivi, salvo due, che aderiscono ai Gap  per tutti, accusa di tradimento e connivenza con i nazifascisti - la liberazione di Trieste da parte delle truppe di Tito sarà solamente l’annuncio dei futuri regolamenti di conti, delle strategie annessioniste, e soprattutto della tragedia delle foibe - la concezione della guerra di liberazione come movimento non solo di riscatto nazionale ma anche di rottura con il passato e di radicale rinnovamento sociale e politico prevale all’interno della resistenza organizzata grazie alla posizione di forza, al peso militare del Pci e del PdA, ma è lungi dall’essere condivisa fino in fondo dalle forze moderate del Cln - tra le forze che guardano con un misto di preoccupazione e di insofferenza al progetto insurrezionale vi sono in primo luogo gli Alleati - i punti chiave delle istruzioni del 4 febbraio inviate dal comando supremo alleato del Mediterraneo al XV gruppo di armate sono chiari:  scoraggiare un incremento indiscriminato degli armati  favorire operazioni di sabotaggio e antisabotaggio  fornire materiale non bellico _ materiale bellico vero e proprio fornito soltanto con criteri selettivi e controllati  per la Venezia Giulia e il Friuli, nessun tipo di materiale deve esser fornito ai partigiani italiani operanti nella regione in formazioni sotto comando Janl - il problema della difesa dell’apparato industriale e delle infrastrutture è tutt’altro che teorico, alla luce delle sistematiche distruzioni che avevano accompagnato, nell’anno precedente, la ritirata tedesca dell’Italia meridionale e centrale - smobilitazione, disarmo e passaggio dei poteri del Clnai al governo di occupazione militare sono tappe irrinunciabili di un’impostazione che privilegia, su tutto, l’obiettivo di un dopo-liberazione il più tranquillo possibile - i gruppi della Resistenza coltivano il progetto di trasformare i Cln nelle strutture portanti del nuovo Stato - nell’opera di mediazione, nella ricerca di accordi tra Resistenza, Alleati, comandi tedeschi e autorità fasciste assumono particolare rilievo le autorità ecclesiastiche delle grandi città destinate a essere i centri nevralgici dell’insurrezione: Milano, Torino e Genova _ Milano è la sede del Clnai e Torino il centro direttivo delle formazioni partigiane più numerose e organizzate della Resistenza italiana - fallimento dell’operazione Sunrise: contatti tra servizi segreti alleati e comandi tedeschi che si svolsero a Berna dal febbraio ’45, il cui unico concreto risultato fu la liberazione di Parri il 7 marzo, chiesta ai tedeschi come prova di buona volontà - gli accordi del dicembre ’44, ai quali Bonomi si è piegato obtorto collo, riconoscono bensì il Clnai quale rappresentante del governo nazionale _ il risultato politico che il Clnai si attende dall’insurrezione, cioè il rafforzamento della propria autorevolezza e centralità politica nell’Italia post-liberazione, è esattamente ciò che il governo Bonomi teme - il governo di Roma e il Clnai sono dichiaratamente alleati, ma nello stesso tempo diretti e sospettosi concorrenti Missione di Medici Tornaquinci: sottosegretario del ministero dell’Italia occupata e rappresentante ufficiale del governo Bonomi, tra il 21 marzo e il 6 aprile incontra i vertici della Resistenza, prima a Torino e poi a Milano  al centro dei colloqui è la richiesta di nuove garanzie circa l’immediato passaggio di poteri al governo militare alleato non appena le truppe alleate avranno completato la liberazione e l’occupazione dell’Italia del Nord  il Medici Tornaquinci sottolinea con forza che la speranza di trasformare i Cln in organi di governo è del tutto irrealistica - i pochi giorni di intervallo previsti fra insurrezione e arrivo degli Alleati sono lo spazio di effettivo potere concesso, il momento transitorio in cui il Clnai avrebbe potuto estendere la sua piena sovranità sull’Italia appena liberata - l’offensiva finale alleata inizia il 5 aprile nel settore tirrenico, dove in pochi giorni la V armata americana libera Massa, e il 9 in quello adriatico - il 10 il generale Clark annuncia alle forze partigiane che la battaglia finale è iniziata, e ribadisce al Clnai e al Comando generale del Cvl - al momento della formale unificazione delle forze partigiane, risulta evidente ciò che era già a tutti noto, e cioè che le formazioni partigiane comuniste e azioniste da sole rappresentano più del 70% del totale, senza tenere conto delle formazioni di città, dove le sinistre sono percentualmente ancora più rilevanti - le azioni partigiane di maggior peso militare si segnalano in Emilia, in concomitanza con l’avanzata degli Alleati, ma anche in Piemonte, in Val Maira, in Val Varaita, nelle valli d’Aosta, del Biellese, della Valsesia e dell’Ossola, e anche nelle Langhe, nell’Astigiano, nel Novarese i partigiani attaccano caserme e presidi - in Valtellina le Fiamme verdi occupano le centrali elettriche e il passo dello Stelvio - le due settimane che precedono la resa definitiva delle forze armate tedesche in Italia e la scomparsa dello stato fascista sono caratterizzate dal caotico intrecciarsi dei tentativi dei molteplici centri di potere di trovare scampo in soluzioni individuali o di gruppo - il cuore del progetto insurrezionale sono le grandi città: solo l’insurrezione delle metropoli avrebbe dato alla Resistenza una centralità nell’agone politico - la cattura di ingenti quantitativi di prigionieri e la partecipazione alla battaglia finale a fianco degli Alleati rappresentano, strategicamente, il riscatto nazionale e l’affermazione del peso militare della Resistenza - dopo aver controllato, con varia fortuna, vallate montane e zone collinari, sono le città l’obiettivo agognato, i luoghi dove nazisti e fascisti hanno spadroneggiato, contrastati da azioni ardite ma isolate - negli ultimi due anni, retate, requisizioni di manodopera, bombardamenti, mancanza di alimenti, di legna da ardere, di copertoni da bicicletta ecc. hanno precipitato la classe operaia nelle peggiori condizioni materiali mai sperimentate - la socializzazione, ultimo tentativo del fascismo di trovare una base di massa, è stata respinta, anzi ignorata - nel panorama di una società squassata dalla guerra dalla forzata mobilità che gli spostamenti del fronte, le leve militari e le razzie di uomini hanno generato, le fabbriche divengono un naturale elemento di coagulo, crocevia di mobilitazione e di politicizzazione - soprattutto a Milano e a Torino le fabbriche diventano il centro organizzativo e propulsivo dell’insurrezione  per dirigere l’insurrezione di Milano, dalla fine di marzo viene insediato un Comitato esecutivo insurrezionale, composto esclusivamente dagli esponenti dei partiti di sinistra  a Torino la liberazione segue quattro giorni di scontri molto duri, e decisivo in quel frangente è l’apporto delle grandi formazioni partigiane di montagna _ il 27 i partigiani iniziano a occupare alcuni stabilimenti Fiat, all’alba del 28 la città è libera - Sesto San Giovanni come una mitica Stalingrado, la Fiat Mirafiori come una fortezza inespugnabile, le squadre operaie come reparti bolscevichi del 1917 _ le grandi concentrazioni operaie, che proprio nella Resistenza vanno faticosamente riconquistando un ruolo e un’identità politica, non coincidono affatto con la situazione generale del paese, ancora largamente caratterizzato da un proletariato industriale non solo fortemente minoritario, ma anche in prevalenza polverizzato - l’insurrezione rappresenta un momento di protagonismo popolare assolutamente unico nella storia nazionale, e un grande successo del movimento resistenziale - tra il 21 aprile – quando truppe del Corpo italiano di liberazione (Cil) e il II Corpo polacco liberano Bologna – e il 2 maggio – quando le truppe neozelandesi entrano in Trieste già occupata dagli sloveni – si consuma l’ultimo atto della Resistenza - Torino, Milano e Venezia sono state raggiunte dagli Alleati il 30 - quasi dovunque le formazioni partigiane e le formazioni territoriali (Sap e Gap) hanno già provveduto alla cacciata dei nazifascisti, e dal 26 il Clnai ha assunto tutti i poteri di amministrazione e di governo per la continuazione della guerra di liberazione al fianco delle Nazioni Unite, per l’eliminazione degli ultimi resti del fascismo e per la tutela dei diritti democratici - il fatto che nell’Italia già liberata si fosse realizzata un’epurazione meramente di facciata, contribuisce ad accrescere la determinazione con la quale, al Nord, ci si accinge a una resa dei conti particolarmente drastica - la capacità dimostrativa dal Cvl di contenere isterie collettive e vendette individuali fu in ogni caso superiore a quella ipotizzata dal presidente del Clnai Alfredo Pizzoni, anche se la situazione stessa delle forze partigiane, fortemente alterata dall’afflusso di massa degli ultimi giorni, non era facilmente controllabile - la caccia al fascista dei giorni insurrezionali, pur facendo registrare molti episodi di giustizia sommaria, ebbe delle proporzioni contenute, rispetto ai timori iniziali e anche comparativamente alla Resistenza francese - folla radunata in Piazzale Loreto attorno ai cadaveri di Mussolini e di Claretta Petacci, fucilati a Dongo il 28 aprile, e successivamente trasportati a Milano e appesi a testa in giù _ l’impressionante scena degli insulti al cadavere del duce e della sua amante suscita anche le proteste di Pertini e di Parri - com’era già accaduto nella ritirata nella ritirata delle truppe tedesche verso la linea Gustav, e poi verso la linea Gotica, anche il tentativo di fuga finale fu costellato di stragi di civili, per trarre vendetta dell’aggressività partigiana, o per spargere terrore preventivo e garantirsi sgombra la via - il Veneto patisce probabilmente in modo maggiore la rabbia e l’aggressività > tra le insurrezioni urbane, tocca probabilmente a Padova il triste primato del maggior numero di vittime - fermare e catturare l’esercito tedesco significa partecipare attivamente alla fase finale della guerra, contribuire ad abbreviarla e dimostrare sul campo l’efficienza e la rilevanza militare della Resistenza - l’insurrezione è l’atto finale della guerra, una conclusione apparentemente trionfale, ma anche precaria e provvisoria - il Pci ha costruito dentro la Resistenza le proprie credenziali di partito nello stesso tempo patriottico e di classe, e il proprio seguito di massa, ma è stata l’urgenza della guerra di liberazione a mettere la sordina su crescenti diffidenze già ben delineate allora, e destinate a esplorare dopo la fine della guerra - in gioco vi sono aspettative e progetti di difficile sintesi:  continuità o radicale rinnovamento dello Stato  ritorno delle classi dirigenti tradizionali o loro sostanziale ricambio  democrazia progressiva e protagonismo popolare o restaurazione della tradizionale egemonia di industriali, banchieri, grandi proprietari - il governo Parri dura dal giugno 1945 al 24 novembre 1945 _ entro il marzo dell’anno successivo il primo governo De Gasperi condusse a termine la liquidazione dei prefetti della Liberazione - il tentativo condotto dalla Resistenza di redenzione del passato, dalle colpe del regime fasciste e dalla guerra di aggressione a Francia e Inghilterra, trova un primo insuperabile ostacolo nell’indisponibilità alleata a rivedere i termini dell’armistizio, a partire dal quale l’Italia è un nemico sconfitto, status che la definizione di cobelligerante dopo la dichiarazione di guerra alla Germania attenua ma non abolisce - nessuna storia generale della Resistenza scritta prima degli anni Novanta tratta la vicenda degli internati militari come un argomento di rilievo - gli autori delle maggiori storie della Resistenza, Battaglia, Salvadori, Secchia, Bocca, sono stati protagonisti autorevoli della guerra partigiana - la sorte e le scelte dei soldati internati non ha un rapporto diretto con la guerra partigiana _ si tratta di una vicenda separata, che si svolge fuori dal contesto nazionale, e questo fatto confina gli Imi in un purgatorio, in una zona d’ombra nella quale entrano sin dal settembre ’43 > l’inizio della loro odissea coincide con la loro fuoriuscita dall’agone militare - una volta che la liberazione, della quale non sono stati né protagonisti, né spettatori, è stata conclusa, non possono essere recepiti tra i simboli della nuova Italia - rispetto ai deportati politici, gli Imi avevano un ulteriore handicap sulla strada del completo riconoscimento del valore della propria esperienza _ erano infatti i resti dell’esercito, prima protagonista e poi vittima della guerra fascista > incarnano la tragedia di un passato che nessun vuole rivedere - nel 1964, al Congresso internazionale della Resistenza tenutosi a Karlovy Vari, Parri risulta completamente disinformato sulla vicenda degli internati militari - nessun organismo del nuovo Stato italiano predispone censimenti o ricerche sui militari internati, e più in generale sulla deportazione - soltanto dalla metà degli anni Ottanta la questione degli Imi, come anche quella della deportazione, è stata posta con rigore scientifico e ha iniziato a essere oggetto di ricerche non episodiche > indagini sistematiche negli archivi militari tedeschi - la memorialistica dagli internati militari resta la più esigua, perché la gran parte dei reduci da campi di concentramento si è sigillata, con poche eccezioni, in un silenzio doloroso - la pubblicazione di memorie, da parte di ex ufficiali e anche da parte di semplici soldati è estremamente ridotta negli anni immediatamente successivi al rientro, e diviene più abbondante in coincidenza con l’intensificarsi degli studi e il rinnovarsi dell’attenzione pubblica, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, sotto la spinta dell’Associazione nazionale ex internati Resistenza armata e resistenza disarmata - l’enfasi sull’ampiezza e la continuità di questa solidarietà di massa confluiva in un’interpretazione della Resistenza come momento di fusione e di riscatto di tutto il popolo italiano, stretto intorno ai suoi partigiani - l’assoluta centralità della guerra partigiana e della sua leadership politica è l’elemento decisivo - la centralità di un paradigma guerriero e maschile, assieme alla prevalenza di una storiografia etico-politico- militare, finivano per ribadire uno scarso interesse verso i protagonisti di forme di opposizione e resistenza senz’armi - l’allargamento delle ricerche dai temi politico-istituzionali e militari a quelli legati alla scoperta di comportamenti individuali e collettivi fino ad allora relegati nell’ambito dell’irrilevanza o della subalternità stimola, e a sua volta è reso possibile, dal ricorso a metodologie di indagine innovative, basate sull’utilizzo di nuove fonti > l’uso della storia orale e delle fonti di soggettività (lettere, diari, autobiografie) è un passaggio decisivo della storiografia dell’età contemporanea - tra gli anni Settanta e Ottanta alla guerra partigiana e alle istituzioni della resistenza armata si affiancano altri temi, quali la deportazione, l’internamento e il ruolo delle donne, la soggettività dei combattenti, l’atteggiamento della popolazione civile - la base documentata sulla quale si sono azzardate le analisi sulla composizione sociale della resistenza e sulla consistenza delle formazioni partigiane è costituita, in prevalenza, dai diari storici delle brigate e dalle relazioni stese dai comandanti, nonché dalle dichiarazioni rese dai partigiani stessi e controfirmate dai comandanti dopo la liberazione - la mancanza dei dati quantitativi affidabili deriva in parte dalla crisi dello Stato e dalla precarietà istituzionale che caratterizza l’intero periodo di trapasso dal regime fascista a quello repubblicano, e l’incertezza non riguarda esclusivamente il numero dei partigiani, ma anche quello dei renitenti alla leva, al Sud come nei territori controllati dalla Rsi - il modello jugoslavo, più o meno tacitamente sotteso alla “guerra di guerriglia” sognata soprattutto dal Partito comunista italiano, era destinato a restare un mito ineguagliabile - costante tensione fra organizzazione e spontaneità, fra istanze private o locali e disegni politici e vocazioni nazionali, fra l’orizzonte della politica e quello della ‘piccola patria’, fra disponibilità al sacrificio totale e interessi contingenti - constatazione che la banda era il nucleo decisivo dell’organizzazione partigiana - nell’estate ’44 moltissime bande non ancora rigorosamente affiliate, dai contorni ideologici indefiniti e dal profilo politico incerto, vengono ‘messe sotto controllo’ - i modelli di relazione e di struttura del potere dentro la banda partigiana appaiono difficilmente riconducibili a un’unicità - la storia della Resistenza richiede una molteplicità di approcci, di microstorie, di storie locali rigorose e analitiche, a partire dalle quali soltanto si possono avanzare ipotesi - nei racconti autobiografici dei combattenti pubblicati nell’immediato dopoguerra avevano grande spazio l’orgoglio di aver sperimentato una dimensione di vita straordinaria e irripetibile, l’accettazione della sfida massima, volontariamente accolta, il senso di solidarietà e comunione verso i compagni di lotta - in tutte le autobiografie sgombre da intenti autocelebrativi o da soverchie preoccupazioni di correttezza politica, insieme ai sacrifici, ai drammi e alle difficoltà della scelta avevano ampio risalto anche la precarietà, i pesanti limiti organizzativi e l’estrema varietà e variabilità delle situazioni - i vertici politico-militari della Resistenza, e per primi i comunisti e gli azionisti, hanno messo a disposizione della ricerca alcuni strumenti indispensabili: le relazioni interne degli ispettori, dei commissari e dei quadri comunisti, le lettere e i documenti tra i dirigenti comunisti di Milano e di Roma - il ruolo assegnato alle donne, nell’esperienza concreta e in modo ancor più deciso nella memoria e nella storiografia, è indiscutibilmente sotto il segno della complementarietà, a prescindere dalle disponibilità e dai compiti effettivamente svolti - alle partigiane, a partire dall’inconciliabilità della militanza armata femminile e dell’idea di subalternità e sussidiarietà delle donne che il partigianato finisce per condividere e tramandare, tocca dunque una non- memorabilità, quando non una ricorrente invisibilità - ricorrente esclusione delle partigiane combattenti dalle sfilate nei giorni trionfali dell’insurrezione finale, o in quella illusoria anticipazione che furono le zone libere - le partigiane, in quanto donne giovani e desiderabili, e sottratte, per propria volontaria scelta, al tradizionale controllo del nucleo familiare, eccitano fantasie, e specularmente moralismi, che l’universo resistenziale condivide appieno con il comune sentire della società italiana - preoccupato timore che, consentendo a partigiane vestite da uomo e armate di sfilare per le vie cittadine e accreditando quindi pubblicamente l’esistenza di donne-guerriere, ne risulti danneggiata e perda di credibilità l’immagine di un esercito a tutti gli effetti - l’immagine da accreditare rimane quella di un esercito nuovo perché democratico, popolare e volontario, ma ordinato e organizzato, efficiente e disciplinato con uno tradizionale - le donne – in armi e vestite da uomo – rappresentavano una novità dirompente e indigeribile - attraverso le ricerche tese a rivendicare il valore resistenziale dell’esperienza degli internati, dei deportati e delle donne – armate e soprattutto disarmate – nella storiografia degli anni Novanta comincia a circolare il concetto di “resistenza civile” - le lotte di resistenza civile autonoma (cioè non coinvolte nella lotta armata) analizzate da Sémelin vanno rintracciate nell’Europa sotto l’occupazione nazista prima di Stalingrado - fino al settembre ’43, mentre nel resto d’Europa si assiste a una varietà di forme di resistenza all’occupazione nazista, l’Italia è il principale alleato della Germania nell’aggressione all’Europa - nel ventennio fascista il processo di integrazione delle masse popolari nello Stato e la disarticolazione delle culture autonome hanno fatto notevoli progressi: le truppe italiane possono tranquillamente partire per l’Africa, l’Albania, la Francia, la Grecia o la Russia - dall’inverno ’42-’43, lo scollamento paese-regime si approfondisce, e il malessere sociale si radicalizza anche in forme concrete, ben esemplificate dagli scioperi del marzo ‘43 - al disastro del regime, che crolla il 25 luglio tanto per iniziativa regia quanto per implosione, segue il disastro dell’8 settembre - la dichiarazione di guerra alla Germania dell’ottobre 1943 e l’appello alla lotta contro il sistema nazifascista e l’occupazione del territorio nazionale provengono da un re e da un maresciallo d’Italia che sono stati, fino allo sbarco alleato in Sicilia, parte integrante dell’alleanza con la Germania _ le leggi razziali, la discriminazione degli ebrei, le guerre di conquista portano indelebile il loro sigillo - già prima dell’occupazione tedesca, i fenomeni di disgregazione del corpo sociale erano fortemente visibili, sotto forma di passività, di mugugnante o rassegnata sfiducia, di prudente ritiro in logiche di pura sopravvivenza - la preminenza della resistenza armata del resto comune all’intera Europa nell’ultimo anno di guerra, da noi trova delle specifiche ragioni aggiuntive, che affondano le radici in una società civile più povera di articolazioni e di elementi di coagulo, e in un’antica e radicata distanza tra i cittadini e lo Stato che la grande crisi del ’43-’45 non fa che approfondire ulteriormente - l’evidente necessità di calare la storia militare e politica della guerra partigiana nella storia contingente e anche di lungo periodo della società italiana, ha dato nuovo vigore a ricerche innovative - nella situazione sociale e politica dell’Italia tra il 1943 e il 1945 è presente un elemento fortemente caratterizzante rispetto agli altri paesi europei coinvolti nella Seconda guerra mondiale, ed è il rifiuto della guerra - il rifiuto della guerra comporta in Italia anche il dilagare dell’indifferenza e di un senso di alterità verso il regime fascista e lo Stato che vi si è identificato per vent’anni - la disobbedienza di massa porta, dal novembre ’43, la maggior parte dei giovani sottoposti ai bandi di leva obbligatori emanati dalla Rsi a sottrarsi, a negare la propria individuale e corporale disponibilità a combattere e a morire - i renitenti in prevalenza continuano a rimanere nelle zone d’origine, coinvolgendo intere comunità nel più diffuso fenomeno di disobbedienza di massa che la storia nazionale ha registrato, e nelle faide da guerra civile connesse alla caccia ai renitenti - il problema dell’indisponibilità a servire nell’esercito caratterizza soprattutto i ceti popolari, mentre vi è una pletora di ufficiali di carriera che offrono immediatamente la loro disponibilità alla Rsi - una percentuale elevata di reclute di Salò diserta, alla prima occasione, e ancor più all’approssimarsi della resa dei conti - sono i primi nuclei delle bande partigiane, esempio eponimo di ribellione, a evidenziare e amplificare la scarsa autorevolezza dello Stato, e la sua incapacità a farsi obbedire - nel regno del Sud, l’infelice idea di procedere a una leva obbligatoria darà adito, nel dicembre 1944, a intensi tumulti popolari _ il rifiuto della guerra e il mancato riconoscimento di legittimità a ogni richiesta proveniente dallo Stato monarchico, hanno come presupposto la perdita di autorevolezza delle istituzioni che si è venuta accentuando a partire dallo sbarco in Sicilia degli Alleati - nell’autunno del 1944 il governo Bonomi decide di chiamare nuovamente alla lotta agli italiani ‘liberati’, a fianco dell’ex nemico, e contro l’ex alleato, promuovendo una leva obbligatoria _ gli angloamericani si mostrano scarsamente interessati ad avere al loro fianco delle truppe italiane - le manifestazioni di gioia per la deportazione di Mussolini, le tumultuose richieste a favore di epurazioni, della fine della guerra, della rottura dell’alleanza con la Germania hitleriana rappresentavano altrettante aperture di credito a una classe dirigente fortemente compromessa
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved