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La Restaurazione e i moti liberali, Sintesi del corso di Storia

riassunto capitolo 7 del libro "La storia Progettare il futuro"

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 11/04/2021

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Scarica La Restaurazione e i moti liberali e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! il 1 novembre 1814 si aprivano i lavori del congresso di Vienna, era la prima volta che i capi di governo si riunivano per risolvere i problemi del mondo. Il principale promotore e regista di questo incontro fu il primo ministro austriaco Klemens von Metternich. Al congresso inter vennero oltre 200 delegazioni, tuttavia le decisioni principali furono prese dai rappresentanti delle grandi potenze, ovvero i più influenti tra gli stati che avevano sconfitto Bonaparte a Lipsia: Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia. Nel gruppo dei decisori riuscì ad inserirsi anche la Francia, soprattutto per merito del principe di Talleyrand. Fu grazie alla sua abilità che la Francia riuscì a negoziare una pace onorevole e a salvaguardare la propria integrità territoriale. Non ci si poteva limitare a dare all’Europa un diverso assetto territoriale. Perchè quella di Napoleone oltre che un’avventura militare era stata anche un’avventura politica: un tentativo di creare un nuovo ordine sociale basato sui principi di uguaglianza, libertà e fraternità, e molti europei l’avevano in parte sperimentato. Quindi alla rivoluzione bisognava rispondere politicamente con la Restaurazione. Bisognava anche riorganizzare i rapporti tra gli stati e ribadire il principio di intervento, secondo cui le maggiori fra queste potenze avevano il diritto-dovere di intervenire nelle controversie internazionali e nei conflitti locali per mantenere la pace. Occorreva ricreare una situazione di equilibrio paragonabile a quella che aveva caratterizzato le relazioni internazionali nel corso del ‘700. Un opportuno bilanciamento delle forze e una spartizione delle zone d’influenza avrebbero impedito che uno stato prendesse il sopravvento sugli altri. Gli interessi delle quattro grandi potenze erano in contrasto. La Gran Bretagna voleva scongiurare i progetti di egemonia sul continente da parte di altri paesi europei, per potersi dedicare al proprio impero coloniale, inoltre, non riteneva opportuno umiliare la francia con una pace punitiva. Della stessa idea era l’austria, che puntava a ricompattare il mondo germanico e a rafforzare i propri possedimenti in italia e nella penisola balcanica. La russia e la Prussia invece puntavano a espandere i propri possedimenti verso occidente e quindi ritenevano giusto incamerare nuovi territori a scapito della francia.C’era invece pieno accordo sul principio di legittimità, in base al quale erano legittime tutte le dinastie che avevano occupato i troni d’Europa prima della rivoluzione francese. Sfruttando questi contrasti tra le grandi potenze, Talleyrand riuscì a far prevalere il progetto di equilibrio sostenuto da inglesi e austriaci, e invocò il principio di legittimità anche in favore del proprio paese e dei Borbone di Francia. il congresso di vienna si chiuse il 9 giugno 1815. La francia di luigi XVIII ottenne di non essere smembrata e mantenne la propria posizione di rilievo nel sistema delle potenze europee. col congresso di vienna i confini di Gran Bretagna, Spagna e Portogallo non subirono variazioni, ai Borbone fu riconosciuto il diritto di regnare anche sulle zone delle fiandre e della savoia che gli eserciti rivoluzionari avevano occupato prima della caduta di luigi XVI (10 agosto 1792). La prussia riuscì ad espandersi in germania, l’austria divenne il fulcro dell’equilibrio continentale, pur avendo ceduto il belgio, ottenne quasi tutti i territori dell’ex Repubblica di venezia. Prussia e austria guidavano la confederazione germanica. La Russia ottenne la finlandia e alcune regioni dell’europa orientale. Per impedire nuovi attacchi all’austria e alla prussia da parte della francia furono rafforzati alcuni Stati cuscinetto. nella penisola italiana il principio della legittimità non fu applicato per le repubbliche. I territori genovesi vennero attribuiti al re di sardegna, che recuperò anche il piemonte e torino(sua capitale). I territori della Serenissima vennero uniti alla lombardia e andarono a costituire il Regno Lombardo-Veneto posto sotto il dominio dell’imperatore d’Austria., che grazie a legami di parentela controllava anche il ducato di Parma e Piacenza e il ducato di Modena e Reggio.Ferdinando IV di borbone tornò a Napoli col nome di Ferdinando I, re delle due sicilie. Nel settembre 1815 l’imperatore d’Austria, il re di Prussia e lo zar di Russia strinsero un patto di reciproca collaborazione: il patto di santa alleanza. Con questo documento i tre sovrani (uno cattolico, uno protestante e uno ortodosso) sceglievano dopo secoli di contrasti, di allearsi contro le idee rivoluzionarie e il liberalismo. Alla santa alleanza si unirono anche la francia, la svezia, la sardegna e i paesi bassi; ma non il papa, contrariato dalla presenza di sovrani non cattolica e neanche la gran bretagna che non poteva sottoscrivere l’ideologia assolutistica che lo ispirava. senza la partecipazione della gran bretagna, però, sarebbe stato impossibile garantire davvero l’ordine in europa, per questo in novembre del 1815 Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna sottoscrissero la quadruplice alleanza, in funzione antifrancese (dal 1818 vi entrò anche la francia). Già nel 1830 questo sistema di alleanze fallì per via di nuove rivoluzioni. Con vari aggiustamenti l’assetto geopolitico sancito dal congresso di vienna resse fino alla prima guerra mondiale. Sul piano politico la restaurazione ovunque si tradusse nel ritorno a un atteggiamento conservatore e reazionario. In Austria, Prussia e Russia fu semplice tornare alla politica settecentesca, perchè lì non si erano sperimentati i progressi democratici. I sovrani si limitarono a rafforzare i meccanismi di controllo amministrativo sul territorio e poliziesco. In altri paesi dove era stata fatta esperienza del cambiamento, vennero cancellate in breve tutte o quasi le loro conquiste. In spagna Ferdinando VII Borbone abrogò la costituzione di Cadice, emanata dal parlamento iberico, che aveva resistito all’occupazione napoleonica, e attuò una feroce repressione contro chi era di idee liberali. La stessa cosa accadde nel regno di sardegna e in quello delle due sicilie, dove si tornò alla monarchia assoluta. In francia e Paesi bassi vennero ripristinate le monarchie parlamentari, dove il potere legislativo era in mano a un parlamento, eletto con un sistema di votazioni basato sul censo e sull’anagrafe (potevi votare se avevi più di 30/40 anni). ad approfittare davvero della rivoluzione francese non erano stati i poveri, ma i rappresentati più ricchi del ceto medio, che avevano acquisito i “beni nazionali”:i borghesi che avevano comprato i possedimenti sequestrati alla nobiltà e alla chiesa. Con la restaurazione furono in buona parte ripristinati i privilegi del clero e dell’aristocrazia, ma parallelamente venne anche sancito il trionfo della parte più agiata della borghesia. Durante il periodo napoleonico in europa il destino dei poveri non era cambiato, partire soldati e rischiare la vita, ma nella grande armée questi avevano avuto la possibilità di fare carriera. Sotto questo aspetto i successi di Napoleone sembravano aver realizzato le promesse egualitarie della rivoluzione. Dopo la sconfitta di Napoleone ogni soldato della grande armée veniva considerato un veterano oppresso da un senso di fallimento per aver assistito al ritorno dei fantasmi del passato. durante l’età della Restaurazione (1815-1830) si diffuse in tutta Europa la cultura romantica, che affermava la spontaneità e l’intensità dei sentimenti, enfatizzava l’importanza dei valori della tradizione e dell’appartenenza a un popolo e a una cultura specifici, tanto che arrivava a reinventare in chiave celebrativa la storia di ciascun popolo e nazione. i romantici erano ispirati dalla contemplazione della natura ed erano pronti a restituire centralità alla dimensione del sacro, alla religione e al messaggio cristiano. Come corrente letteraria, artistica e filosofica il romanticismo prese forma in germania, negli ultimi decenni del Settecento, si diffuse poi in Gran Bretagna, in Francia e svizzera. A partire dal 1815 si diffuse in tutti gli altri paesi d’europa, ma non rimase confinato al dibattito fra intellettuali, bensì si trasformò in un fenomeno culturale complesso e di enorme portata, diventando la cultura dominante di un’intera epoca. Il romanticismo accomunò sia i fautori della Restaurazione, che apprezzavano il richiamo al passato e ai valori tradizionali, sia coloro che si opponevano all’ordine nato dalla Restaurazione, perchè condividevano ideali liberali e democratici o lottavano per l’indipendenza della propria nazione. Tra i primi possiamo citare l’inglese Edmund Burke che nel saggio Riflessioni sulla rivoluzione in Francia (1790) condannò tale rivoluzione. Per Burke il potere politico non doveva basarsi su principi astratti di libertà e uguaglianza, ma sulla tradizione, che legava l’esperienza di diverse generazioni. Un altro fu Joseph de Maistre, che vide nei sconvolgimenti rivoluzionari una punizione imposta da dio agli uomini per aver abbandonato la retta via della fede. Molti pensatori liberali e democratici del romanticismo apprezzarono soprattutto il richiamo alla libertà, all'autodeterminazione e all’affermazione dell’individuo contro le convenzioni di un mondo spesso ingiusto, questi fanno parte del secondo gruppo. Il termine nazione era già usato nel medioevo nel senso di “luogo di nascita o provenienza”. L’idea moderna di nazione come “comunità di cittadini che esprimono la propria volontà” fu presentata da Rousseau, ma dalla prima metà dell’Ottocento la nazione iniziò a essere concepita come “una comunità naturale e indissolubile”, in quanto i suoi appartenenti sono uniti dal fatto di condividere lo stesso sangue, la stessa lingua, cultura e territorio. La nazione iniziò a essere presentata come il principio basilare di ogni organizzazione sociale e politica. La concezione romantica valorizzò il recupero delle identità e delle tradizioni nazionali, cosa che in paesi con una più o meno lunga ricchi possidenti terrieri bianchi, mentre la maggior parte della popolazione era formata da meticci, che occupavano le fasce medio-basse, vi erano infine gli indios e i neri, in condizione servile o semiservile. Alla lunga le tensioni fra i funzionari spagnoli e le élite creole si acuirono. A partire dal 1808, quando napoleone depose Ferdinando VII, il venezuela, il messico, l’argentina e altre colonie spagnole insorsero contro Madrid. In alcuni casi la borghesia creola fu supportata dai meticci, dagli indios e dai neri. questa prima fase si sospese fra il 1814 e il 1815, perchè tornato sul trono, Ferdinando VII inviò in america latina un gran numero di soldati. I rivoltosi riuscirono a riorganizzarsi anche perchè poterono contare sull’appoggio indiretto della Gran Bretagna, che si oppose all’ipotesi di un intervento congiunto delle potenze europee a difesa degli interessi della monarchia spagnola nelle colonie. Nei paesi della costa dei Caraibi la rivolta fu guidata da Simon Bolìvar, appartenente alla borghesia creola venezuelana. Nel 1819 creò la Grande Colombia, uno stato che comprendeva territori oggi appartenenti al Venezuela, alla Colombia, all’Equador e a Panama, e che sopravvisse fino al 1831. Più a sud a guidare la lotta fu un altro grande libertador (liberatore), José de San Martìn, le cui battaglie condussero all’indipendenza dell’Argentina e del Cile. La terza fase rivoluzionaria iniziò nel 1820, anno in cui la notizia dell’insurrezione di Cadice riaccese gli animi degli indipendentisti. Lo scoppio della rivoluzione liberale in spagna bloccò la partenza delle truppe per le colonie. Nel 1821 anche il messico dichiarò la propria indipendenza e si costituì come un impero. In questi anni il sostegno della gran bretagna si fece sempre più concreto e nel 1823 anche gli Stati Uniti presero posizione, con la famosa dichiarazione Monroe (del presidente James Monroe), gli US dichiararono che si sarebbero opposti a qualsiasi intervento armato delle potenze europee sul continente americano. sempre nel 1823 Guatemala, el Salvador, Costarica, Nicaragua e Honduras dichiararono la propria indipendenza e si unirono nella Repubblica federale del Centro America. Un anno dopo gli spagnoli furono sconfitti dagli eserciti indipendentisti nella battaglia di Ayacucho, in Perù. DEl grande impero coloniale rimasero solo Cuba e Portorico. Il Brasile conquistò l’indipendenza dal Portogallo in modo relativamente pacifico. FU l’erede al trono portoghese e vicerè del Brasile Pedro IV, a capeggiare il movimento indipendentista, per evitare una rivoluzione cruenta. Ottenuto l’appoggio delle élite creole e del clero, si fece eleggere imperatore col nome di Pedro I. L’indipendenza non eliminò le divisioni etniche, sociali ed economiche. A trarre i maggiori vantaggi dal cambiamento furono i creoli, mentre le condizioni di vita delle masse contadine, delle popolazioni indigene e dei neri rimasero invariate o peggiorarono. La schiavitù fu abolita sulla carte (ma non in brasile dove rimase legale fino al 1888), am non mutarono i rapporti di forza tra i grandi proprietari terrieri e i contadini/braccianti. Neppure il progetto panamericano di Bolìvar, che auspicava la creazione di una confederazione sul modello degli stati uniti, si realizzò: chiuse le ostilità con la spagna riemersero quelle tendenze centrifughe che negli anni precedenti erano rimaste sullo sfondo. Il risultato fu una spiccata frammentazione politica, che negli anni successivi produsse anche alcune guerre. Si scissero, dopo anni di lotte interne, anche la Grande Colombia e la repubblica federale del Centro America. Le insurrezioni scoppiate in italia e in spagna, la partecipazione con cui l’opinione pubblica aveva seguito le vicende greche e il disaccordo delle grandi potenze sulle scelte di politica estera dimostrarono le debolezze del sistema politico della Restaurazione. Quindi quando nel 1830 montò una seconda ondate di proteste, polti liberali europei vi parteciparono con convinzione. La nuova scintilla rivoluzionaria partì dalla francia, dove più volte la politica di moderata conciliazione nazionale condotta da Luigi XVIII era stata contestata dagli ultras(fautori della monarchia assoluta, deriva dal francese e letteralmente: ultrarealista) che avevano trovato un degno rappresentante in Carlo X (fratello di Luigi XVIII), salito al trono nel 1824. Nel luglio 1830 Carlo X emanò quattro ordinanze che abolivano la carta costituzionale concessa nel 1814, decretando la fine della libertà di stampa, la restrizione del diritto di voto a soli 25000 elettori, lo scioglimento del parlamento e la convocazione di nuove elezioni. I liberali francesi insorsero. Studenti e operai innalzarono barricate per le vie decisi a resistere finché il re non fosse fuggito, cosa che avvenne dopo tre giorni di scontri. I parigini dimostrarono di aver capito la più profonda lezione della Rivoluzione: il primato della volontà del popolare sulla legittimità dinastica. Alla fine fu mantenuta la monarchia e il nuovo sovrano Luigi Filippo d’Orléans concesse una Costituzione accettando di regnare non per grazia di dio, ma per volontà della nazione. Gli eventi francesi riaccesero le speranze e i propositi rivoluzionari in altri paesi europei. Nell’agosto 1830 i patrioti belgi, sudditi del re d’olanda, insorsero rivendicando il diritto di indipendenza nazionale, in forza della propria diversità linguistica (erano francofoni), religiosa (prevalentemente cattolici) e culturale rispetto ai paesi bassi. Il belgio optò per la secessione e per la creazione di una monarchia costituzionale. Il sovrano olandese chiese aiuto alle grandi potenze, ma Francia e Gran Bretagna ottennero che la questione fosse discussa in una conferenza internazionale a Londra e nel gennaio 1831 l’indipendenza e il nuovo ordinamento del belgio vennero riconosciuti ufficialmente. A capo del regno fu posto Leopoldo di Sassonia-Coburgo. La creazione di un asse politico franco-britannico e i fatti del belgio segnarono la definitiva rottura dell’equilibrio stabilito a Vienna. la Polonia era sparita dalle carte geografiche nel 1795, ma durante l’età napoleonica era rinato il ducato di varsavia, che dopo il congresso di vienna era stato assegnato alle tre potenze limitrofe (principalmente alla russia). Nel novembre 1830 si scatenò quindi una ribellione contro lo zar e per 10 mesi Varsavia restò nelle mani dei patrioti. Ma per via del mancato intervento franco-britannico Nicola I riprese a nel settembre del 1831 controllo della città e avviò una spietata repressione, la polonia perse la poca autonomia di cui aveva goduto fino ad allora e fu sottoposta a un processo di “russificazione”. I francesi e gli inglesi non intervenirono perchè la russia e l’austria erano alleate e non conveniva rischiare una guerra. nel febbraio 1831 in italia divamparono dei moti liberali, organizzati dalla carboneria. il primo focolaio si accese nel ducato di Modena, dove una cellula carbonara, capeggiata da Ciro Menotti, organizzò una rivolta antiaustriaca, che sulle prime parve avere l’appoggio del duca Francesco IV di Modena, il quale nella notte tra il 3 e il 4 febbraio fece però arrestare i capi della congiura. Il giorno successivo l’insurrezione scoppiò a Bologna, e nei giorni seguenti a Ferrara, alla Romagna e alle legazioni pontificie di Pesaro e Urbino, poi anche a Parma e infine a Modena. A differenza di 10 anni prima, questa volta ci fu il coinvolgimento dei ceti borghesi e di ampie fasce della popolazione e l’intento di coordinare fra loro le singole insurrezioni cittadine: nelle legazioni pontificie fu costituita un’entità statale provvisoria denominata Provincie Unite Italiane, a Modena e Parma, però, gli insorti mantennero governi autonomi. In poche settimane l’esercito imperiale riportò l’ordine in tutte le città che si erano ribellate, seguì una forte repressione. L’atteggiamento tenuto dalla francia nelli crisi polacca e italiana deluse molti patrioti europei, ma molti continuavano a sperare. Infatti tra il 1830 e il 1833 nuovi moti liberali si verificarono in svizzera, dove molti cantoni ottennero una costituzione democratica, e in germania, dove la prussia ottenne una costituzione, mentre in molti altri stati si ottenne un irrigidimento delle politiche. In spagna e in portogallo scoppiarono due guerre civili, per motivi e con esiti simili. In entrambi i regni salì al potere una regina supportata dai liberali, che dovette scontrarsi con un altro pretendente al trono che invece era supportato dai reazionari. In entrambi i paesi le sovrane instaurano regimi costituzionali di orientamento moderato, che però rimasero piuttosto instabili. nel 1834 Francia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo strinsero una nuova Quadruplice alleanza e quindi l’europa si trovò divisa in due schieramenti.
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