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La Riforma Protestante in Europa: Roma, Lutero e la Nascita di Nuove Chiese, Dispense di Storia Moderna

La centralità di Roma nella consolidazione del potere papale e la volontà di rendere la Chiesa una potenza temporale. La documentazione copre la rottura dell'unità del corpus cristiano da parte di Lutero e la costruzione di nuove Chiese, come quella luterana. Vengono trattati i principali fattori che hanno contribuito alla riforma, come la corruzione della Chiesa e la necessità di riformare la Chiesa in crisi. Il testo illustra anche la superiorità dello Stato sulla Chiesa e la differenziazione tra Chiesa e Stato.

Tipologia: Dispense

2016/2017

Caricato il 05/09/2021

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raffaele-donati 🇮🇹

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Scarica La Riforma Protestante in Europa: Roma, Lutero e la Nascita di Nuove Chiese e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LA RIFORMA PROTESTANTE NELL'EUROPA DEL CINQUECENTO 1-Alla vigilia Tra 400/500 c'è una grande crisi della Chiesa( Roma-Babilonia), legata all'immagine negativa dell'istituzione a causa della corruzione morale e dell’aridità spirituale e ad altre pratiche come l'obbligo del celibato sempre disatteso e il commercio dei beni spirituali( simonia) così come il nepotismo sono largamente diffusi. | presuli si dedicavano ai propri interessi e anche i Papi avevano altri interessi( Papa Giulio Il era caratterizzato da un forte bellicismo). Lo stato della Chiesa si presentava come una signoria italiana e una potenza europea. Il vuoto pastorale non era colmato dai sacerdoti( incolti) né dai teologi che apparivano troppo lontani dalla popolazione mentre l'Inquisizione perseguiva gli eretici, ma dal clero regolare raccolto in conventi e monasteri, luoghi fondamentali per l'attuazione di esperienze religiose nuove, anche se c'erano delle storture come la ricchezza fondiaria e le monacazioni forzate. All'origine di questa crisi era ritenuta la supremazia del Papa, a partire da Gregorio VII nel 1075 col Dictatus Papae, con il quale il papato iniziò a rivendicare poteri sull’autorità civile. In seguito fu rafforzata dalla cattività avignonese( 1305-78) e dal Grande Scisma d'Occidente(1378-1417), periodi che portarono ad aumento di tasse alla curia, che portarono alla moltiplicazione delle indulgenze. A Roma e ad Avignone si contrapposero Papi e Antipapi fino a che lo scisma non fu sanato col concilio di Costanza(1414-17) con il nuovo papa e la vittoria dei conciliaristi, poi contestate da Pio Il che riaffermò l'autorità nel 1460 anche sul rafforzamento statale che portò alla creazione delle Chiese nazionali, ma il risultato fu la perdita della concezione universalistica da parte del papato, che mantenne una certa influenza diretta sul regno di Napoli e su Ferrara. La centralità di Roma portò al rafforzamento papale e alla volontà di fare della Chiesa una potenza temporale, che seguì il processo di avviamento allo stato moderno come tutta l'Europa, ma una forte instabilità era dettata dal carattere elettivo del papato e non dinastico, venendo così utilizzata la pratica della compravendita dei voti promettendo ai cardinali privilegi. La chiesa era così distante dalle istanze dei propri fedeli che chiedevano salvezza e rassicurazione e ciò provocava smarrimento e caos tra i fedeli. La fede si basava su riti, culto dei santi e delle reliquie e il tempo sacro scandiva la vita dei fedeli: il sacro e il profano si fondevano perfettamente. | sacramenti suggellavano riti di forte valenza sociale, col sacramento dell'ordine ad essere particolarmente rilevante. Il culto dei santi era importante dal punto di vista sociale, col santo che proteggeva e intercedeva presso Dio, importante anche il culto di Maria, così come le reliquie e la loro compravendita. Il momento storico aveva avvicinato la vita religiosa ai laici, mentre le masse popolari restarono sempre attaccate ad una visione magica della religione. In città invece ci fu maggiore vivacità e scambio con la spinta dei laici alla formazione di nuovi circoli di lettura della Bibbia e di avvicinamento alla religione in maniera alternativa. Queste comunità di studio nacquero dietro la spinta della Devotio Moderna ( fondata da Greet Groote) ispirata alla pratica della mediazione evangelica con l'integramento ai classici. Sorse il fenomeno del misticismo, religione personale e interiore che si diffuse in circoli con a capo una figura carismatica. In Spagna si dette vita all’ alumbradismo, in Italia al profetismo delle cosiddette sante vive. Tutto ciò era aumentato dall’ansia di salvezza per la fine dei tempi ritenuta imminente, visto la crisi della Chiesa. Smarrimento accresciuto dalla scoperta del Nuovo Mondo con le profezie di nascita di nuovi cieli e nuovi mondi, che giustificarono la conversione forzata degli indios. Tra queste visioni c'è quella millenaristica di Gioacchino da Fiore, che prevedeva l'avvento dell'età dello Spirito. In attesa dell'evento si guardava al cielo( astrologia) e ai mostri( teratologia) e particolari per la riforma furono le grandi congiunzioni planetarie del 1484 e del 1524 e il rinvenimento del mostro di Sassonia nel 1522, un feto di un vitello identificato con Lutero per una protuberanza simile alla cocolla di un frate. Si diffusero i profeti, che vantarono il titolo di Vox Dei, soprattutto in Italia dove il profetismo si collegò direttamente con la politica durante le Guerre d'Italia, ma anche con la società come dimostra Girolamo Savonarola, fondatore nel 1494 di una repubblica dei santi a Firenze fino al rogo del 1498 che non chiuse comunque alla diffusione del savonarolismo, mentre le sante vive, laiche di grande spiritualità, dal 1520 furono considerate eretiche e ciò ne sancì una violenta diminuzione. Nelle strade si diffusero romiti e predicatori( tra cui i francescani) che infondevano terrore con le loro prediche sull’apocalisse. Maggiore voce diede a questi personaggi la stampa, che diffuse le idee della Riforma anche in forma di piccoli libelli ma con grande diffusione, anche con la satira anticlericale soprattutto in Italia( Pasquinate, brevi satire in versi che colpivano i vizi capitali dei prelati, tra cui quella contro Alessandro VI dove Belzebù lo incoronava principe dei demoni. Grandi satire furono quelle di Erasmo da Rotterdam: l’Elogio della pazzia(1509), Giulio escluso dal cielo( 1513) e i Colloqui(1522) e penetrarono nel tessuto della società. Nell'Elogio per bocca della follia prese di mira per bocca della follia i rappresentanti della società civile e della Chiesa, papi, vescovi, cardinali. La proposta era quella di un cristianesimo spirituale e fedele al genuino messaggio evangelico, criticando l'arroganza dei teologi scolastici. Nel Giulio ci fu critica alla spregiudicata attività bellica del pontefice Giulio II, a cui la porta del paradiso resterà chiusa. Nei Colloqui gli abusi religiosi e le storture sono messi a nudo. Le radici medievali della riforma sono indiscusse, visto che già dal XII secolo c'era stata nascita di sette radicali e ereticali con l'attuazione concreta del messaggio evangelico con l’imitazione della vita di Cristo, e la fedeltà alla Bibbia e con l'accusa alla mondanità della Chiesa. A capo erano i vari Pietro Valdo, John Wyclif e Jan Hus. Pietro Valdo a Lione nel XII secolo predicava il ritorno al pauperismo apostolico e alle Scritture e i suoi seguaci sopravvissero alle persecuzioni. John Wyclif si basò sulla Bibbia e fu il primo a sostenere la presenza reale, ma non corporale di Cristo nell’eucarestia. Grazie a Jan Hus le sue teorie si diffusero in Boemia, affermando la superiorità della Scrittura e del potere civile su quello ecclesiastico. | laici ottennero la comunione sotto le due specie, del pane e del vino( utraquisti), mentre fu liquidata l'ala più radicale del movimento , i taboriti, fautori del regno di Dio con l’uso delle armi e ammettendo solo il battesimo e l'eucarestia. Ci si basò su autorevoli giuristi come Marsilio Ficino e Guglielmo da Ockham. Ficino nel suo Defensor Pacis sostenne la supremazia dell'autorità temporale su quella ecclesiastica e l'autorità nelle questioni ecclesiastiche fu trasferita al concilio. Ockham delineava un progetto di riforme della Chiesa e dello stato sulla base della Scrittura e impose una visione caratterizzata dall’empirismo e dall’individualismo, da un’interpretazione fideistica della teologia e spirituale della Chiesa. L'umanesimo inflisse un colpo decisivo all'epoca, mettendo in crisi il principio di autorità e tornando alle fonti, sostituendo il giudizio autonomo all’ipse dixit. Nacquero gli stati rinascimentali e attecchì anche nella Chiesa con i papi Leone X e Paolo III. Nacque la filologia con Lorenzo Valla e l’analisi dei testi disvelò errori e contraffazioni( provò la falsità della donazione di Costantino nel 1440). Arrivo di numerosi testi greci portati dai dotti bizantini per il concilio di Ferrara-Firenze(1431) e sotto la minaccia della presa di Costantinopoli(1453), ciò comportò la rinascita della filosofia neoplatonica grazie all’ Accademia platonica a Firenze di Marsilio Ficino. Il neoplatonismo valorizzò ogni espressione culturale degli uomini nel tempo e nello spazio. Pico della Mirandola nel La dignità dell’uomo(1486) Pico fece risiedere la libertà e la centralità dell’uomo nell'universo , al dotto spettava il compito di ricomporre il segno divino, usufruendo anche di altre culture( come quella ebraica). Nei circoli monastici d'oltralpe le istanze dell'Umanesimo si unirono all'esigenza di un profondo rinnovamento spirituale, con funzione centrale assunta dalla Bibbia. In Germania un ruolo fondamentale fu assunto dall'Università di Tubinga, dove il clima intellettuale umanista si legò al pensiero di S. Agostino e alla Devotio Moderna. L'umanesimo ebbe penetrazione nella società con cittadini impegnati nella vita civile e religiosa grazie alla circolazione dei libri, che permise l'uscita della cultura dai luoghi ristretti del sapere verso soggetti sociali fino ad allora esclusi, che portò a propagazione e appropriazione autonoma del sapere. Questo mezzo fu utilizzato soprattutto da Erasmo da Rotterdam, che formò un sapere mirando al miglioramento individuale e della Societas Christiana, sulla base di principi come pace, libertà, tolleranza. Criticò il malcostume di Roma finalizzata alla riforma interna e non a una rottura. In vita fu considerato ambiguo: Lutero lo considerò “ un essere anfibio”. Per altri fu un antesignano dell’ Illuminismo o del modernismo cattolico, ma comunque fu una figura di anticipazione della Riforma per la sua concezione religiosa e nella critica biblica . La sua religione si basava sulla Philosophia Christi, incentrata sull’attuazione pratica di principi come amore, carità, fratellanza a imitazione del modello di Cristo. Si eliminavano dogmi, dottrine, cerimonie, considerati indifferenti ai fini della salvezza, concessa a operato nel mondo della cristianità, e la necessità di formare una nuova Chiesa, quella di Lutero. Lutero espose queste idee nell’’Anticristo”(1521), trasposte in maniera grafica nel “Passional Christi und Antichristi”. Il testo presentava 26 illustrazioni, che mettevano in contrapposizione le opere di Cristo e quelle del papa, in veste di Anticristo. Ebbe un successo enorme grazie alle immagini evocative e facilmente accessibili a tutti , grazie alla diffusione della stampa, mezzo di comunicazione della massa nel periodo della Riforma. Le immagini del Passional e di tutta la letteratura anticlericale erano evocative e immediate anche per gli analfabeti con raffigurazione degli ecclesiastici in forma di animali come lupi, maiali e orsi, o come il Papa visto come l’Anticristo. In questo clima lo scontro tra la Chiesa e Lutero si acuì : scomunicato Lutero fu convocato dalla dieta imperiale di Worms, dove Carlo V, preoccupato dai moti di rivolta in Germania, voleva trovare una riconciliazione con Lutero, che però rifiutò di rinnegare le sue idee il 17 aprile del 1521, poiché glielo obbligava la propria coscienza. Questa scelta costò a Lutero la condanna per eresia e il bando dall'impero, ma fu rapito da Federico il Savio e trasferito nel castello ducale della Wartburg , dove rimase e tradusse la Bibbia in volgare, vedendo la diffusione dei suoi ideali in tutta Europa. Lutero rispose al diffuso bisogno dei laici di una riforma religiosa per una spiritualità interiore e per la gestione autonoma del sacro , inoltre rispose alla crescente intolleranza del mondo tedesco verso l'oppressione di Roma. La Riforma ebbe subito una connotazione politica e così creò nell'impero un forte dinamismo sociale e politico, fino alla vittoria delle Chiese nazionali con la pace di Augusta. In Germania si sollevarono contadini e cavalieri contro l'ordine esistente , ma se quella dei cavalieri fu rapidamente risolta, quella dei contadini si espanse anche in Svizzera, in Alsazia e nel Tirolo tra il 1524-25, rivoluzione dell’uomo comune per una trasformazione della società tedesca nella crisi del feudalesimo, ponendosi con il manifesto politico dei “Dodici Articoli” redatti dai contadini dell'Alta Svevia nel 1525, che richiamavano ad una società basata su principi di equità, uguaglianza e di diritto, tratti dal Vangelo, piattaforma unitaria del movimento. Una rivoluzione contro il crescente asservimento ai principi laici ed ecclesiastici, che aggravavano il carico fiscale e riducevano l'autonomia e i diritti comunitari, mentre i contadini ricercavano istituzioni statali democratiche e confederali su principio dell'elezione diretta, con una gestione equa e comunitaria dei beni ecclesiastici e signorili. Per questo nacquero numerose unioni militari per la coordinazione delle azioni dei rivoltosi, tra cui la Lega di Allstedt formata da Thomas Muntzer, che però fu subito bollato da Lutero come “Il Satana di Allstedt” per l’uso della violenza, derivata dalla presa di coscienza di Muntzer di doversi rapportare con una coincidenza di interessi e con la realtà. Muntzer ispirato dai profeti di Zwickau, concepiva la rivoluzione come l'atto fondativo del regno divino di pace e di giustizia sulla terra degli eletti col compito di eliminare gli empi( ecclesiastici e governanti). La sua visione spingeva all’attivismo e ad uno spiccato progetto rivoluzionario di carattere sociale basato sul comunismo dei beni e sulla sovranità popolare, ma Muntzer fu decapitato dopo la sconfitta degli insorti a Frankenhausen nel 1525. La repressione degli insorti fu legittimata dallo stesso Lutero nel libello “ Contro le empie e scellerate bande di contadini” timoroso che la Riforma potesse prendere una piega diversa da quella pensata da lui , ma la spinta del radicalismo ebbe delle conseguenze teoriche: Lutero elaborò la dottrina dei due regni( Regno di Cristo e Regno mondano), dove vigeva la sovranità assoluta di Dio, ma allo stesso tempo il potere politico e quello religioso non dovevano sovrapporsi. Nel 1525 Lutero si orientò alla costruzione di una Chiesa sotto l’elegia del principe Giovanni di Sassonia, che vedeva la riforma come funzionale al suo disegno di emancipazione dal dominio dell'imperatore, disegno finanziato dall'enorme quantità di denaro pervenuto dall'incameramento dei beni ecclesiastici. Nella nuova Chiesa la libertà religiosa fu messa al bando , con la tolleranza che non fu garantita agli ebrei, mentre l'Islam fu considerato oggetto di conoscenza. La nuova Chiesa fu organizzata con le Istruzioni per i visitatori delle parrocchie della Sassonia elettorale, che stabilivano la nomina di un sovrintendente per ognuno dei distretti nel ducato, che aveva il controllo sia sulla disciplina dottrinale e morale della comunità e sia sulla disposizione relative al funzionamento della Chiesa. La celebrazione liturgica fu incentrata sulla predicazione della Bibbia in tedesco e sul rito eucaristico. Il matrimonio rivestì grande importanza per il contenimento della sessualità e per l'educazione religiosa della prole ( Lutero ebbe sei figli), e garantito fu anche il divorzio visto il venir meno del valore sacramentale. Centrale fu anche il catechismo, pubblicato in due versioni nel 1529 da Lutero per i piccoli e per i grandi con i Dieci Comandamenti, il Credo e il Padre Nostro. Questo accrebbe la diffusione del pensiero riformato soprattutto in contesti urbani, luoghi di grande scontro sociale che qui erano risolte con l'autonomia dei laici dalle gerarchie ecclesiastiche. La Chiesa luterana non ebbe vita facile per i conflitti sorti con l’imperatore e la frattura con la neonata Chiesa Zwingliana, che tirò dalla sua parte diversi cantoni della Confederazione elvetica e l'avversione di Carlo V alla riforma. Infatti Carlo V vedeva minato il suo processo di universalismo dell'Impero dall’adesione alla riforma di molti governi tedeschi, universalismo minato dall'avanzata del Turco e da Francesco | . Così nel 1529 Carlo V fece sì che la dieta imperiale di Spira imponesse l'abiura della fede luterana, ma fu respinta; mentre l’anno successivo Carlo V cercò il sostegno dei principi tedeschi alla dieta di Augusta, dove si cercò compromesso tra Roma e Wittenberg con la mediazione di Filippo Melantone nell’ opera La Confessione, dove si mettevano in evidenza le affinità tra le due dottrine, senza però affrontare minimamente le questioni più controverse. Ciò non ebbe le conseguenze sperate , poiché l’imperatore la respinse e condannò il luteranesimo, mentre le città di stampo zwingliano e riformato si unirono nella Lega di Smancalda, ma né i successivi colloqui né le prime sessioni del concilio di Trento sanarono la frattura coi protestanti, così Carlo V dovette prendere atto della divisione religiosa esistente con la Pace di Augusta( 1555), che sanciva col principio cuius regio, eius religio il vincolo che legava i sudditi a seguire la confessione del sovrano. In alcune città ibere si ammise il biconfessionalismol( il calvinismo fu compreso solo dopo la fine della Guerra dei Trent'anni). La pace di Augusta segnò la rottura del millenario corpus Christianum e l’inizio del pluralismo religioso. 3-Altre vie della Riforma magisteriale Altri percorsi furono seguiti da altri riformatori come il calvinismo, lo zwinglianesimo soprattutto nella confederazione svizzera. Zwingli attecchì a Zurigo dove mirò all'attuazione concreta dei principi religiosi nella realtà politica. Zwingli si era affermato come uno dei principali umanisti svizzeri di orientamento erasmiano e applicò in maniera stringente il dettato biblico, quando giustificò il rifiuto del digiuno quaresimale e poi investì il Consiglio cittadino del compito di realizzare la riforma. Ecco perché la sua è considerata una religione civile volta all'interesse nella comunità, poiché partecipò all'indipendenza di Zurigo e dei cantoni svizzeri e morì sul campo di battaglia contro i cantoni cattolici. Le riforme religiose nella Svizzera Zwingliana erano attuate se risultavano legittime al vaglio della Bibbia e così in pochi anni si andò alla formazione di una nuova Chiesa e di nuove istituzioni per il governo della società. La coesione interna alla Chiesa era data dall'imposizione della disciplina e dall'amministrazione dei sacramenti, che con Zwingli assunsero un significato peculiare. La nozione eucaristica fu caratterizzata dal carattere simbolico della cena, escludendo la presenza reale del Signore, inoltre privò di valore sacramentale il battesimo , atto primo di cittadinanza cristiana, sancendo l'ingresso nella sua comunità religiosa e quindi in quella civile( per questo si oppose duramente agli anabattisti). Zwingli concepiva Dio come signore assoluto dell'universo e la maestà divina si rivelava appieno nella dottrina della predestinazione divina, che era universale, libera, indipendente e direttamente legata dal rapporto tra Dio e l’uomo, non concependo alcuna mediazione ecclesiastica. L'elezione rappresentava l'unico fondamento della salvezza, anche se scollegato rispetto al peccato di Adamo, il che porta a considerare l'antropologia zwingliana come positiva e l’immagine di Dio nell'uomo era oscurata ma comunque in grado di dare libertà di credere all'uomo. La scomparsa del leader impedì la piena attuazione della dottrina sulla via della riforma, sebbene il suo successore Bullinger fosse molto disponibile al dialogo con gli eterodossi religiosi. Come a Zurigo accadde a Basilea, dove la Chiesa Zwingliana si dimostrò molto più tollerante. Martin Bucer fu a capo della Riforma di Strasburgo e fu una figura di mediazione tra le varie correnti religiose e la società strasburghese favorì il pluriconfessionalismo della città, indipendente e tollerante e fiorente centro mercantile, come dimostra l’interim nel 1548, che ristabilì accanto al protestantesimo il culto cattolico, ma che fece emigrare Bucer in Inghilterra. Bucer è considerato il precursore del pensiero di Calvino, poiché la Chiesa si configurava come indipendente dall'autorità civile e responsabile della cura pastorale e dell'esercizio della disciplina ecclesiastica; alla messa potevano accedervi solo i fedeli e le funzioni erano amministrate dai pastori accanto agli anziani . Poi dalla metà del secolo Strasburgo si indirizzò al luteranesimo. A Ginevra operò Calvino e da lì la sua dottrina si sviluppò in tutta Europa per poi propagarsi in America. Il calvinismo è alla base della secolarizzazione, dell’individualismo, dell’utilitarismo e , secondo Max Weber, anche del capitalismo moderno. A questa nuova etica contribuì una nuova concezione del tempo come dono divino. Gli uomini calvinisti erano impegnati nella vita, nel lavoro e nella difesa del loro credo, forti della vocazione individuale e della certezza di essere il popolo eletto. Calvino è una miscela di conservatorismo scolastico e di relativismo umanistico, portando alla trasformazione della società ginevrina: diffuso il successo mondano, il dinamismo e l'efficienza nel governo della società; forte anche l'intolleranza religiosa verso le confessioni rivali( soprattutto il cattolicesimo). Ginevra fu definita l’altra Roma e fu sede della prima esecuzione di un eretico e della teorizzazione della liceità delle persecuzioni . All'origine del calvinismo fu Giovanni Calvino( 1509-64), che si formò a Parigi leggendo Aristotele, gli occamisti e Pietro Lombardo per poi approdare alla scuola agostiniana moderna. Tra il 1529-31 studiò giurisprudenza su pressione del padre, usufruendo del ritorno alle fonti classiche e formando così il suo modo di pensare fatto di chiarezza espositiva e concretezza, aprendosi i valori dell'umanesimo cristiano, studiando il greco e avvicinandosi alla letteratura pagana per risolvere problemi quale l’ansietà del mondo. Negli anni successivi maturò la sua affiliazione alla Riforma e lesse le opere di Lutero, il che lo costrinse ad allontanarsi dalla Francia in direzione Basilea, dove scrisse nel 1536 I” Istituzione della religione cristiana”, con cui Calvino si inserì nel dibattito teologico del tempo e divenne monumento della dottrina riformata, istituzione era usando un approccio più pratico e non metafisico come gli scritti di altri teologi del tempo. divisa in quattro libri, da cui emergeva la centralità di Dio come oggetto di celebrazione da parte dell'uomo con ogni azione e pensiero della vita. Da Dio dipendeva tutto l'universo secondo il suo volere onnipotente libero anche nelle sue manifestazioni negative, non era però fine a sé stesso, ma con lo scopo di salvare l'umanità dal peccato originario. Questa figura regale del potere si univa a quella del sovrano moderno , modello fondamentale per lo stesso Calvino, suddito del francese Francesco I. Il dominio terreno di Dio trovava la sua forma terrena nella Chiesa e nella società cristiana, non disdegnando l’uso di armi( teologia militante). Sulla predestinazione Calvino sviluppò un'idea legata alla sua esperienza di vita e divise gli uomini in chi era destinato alla vita eterna e chi all'eterna condanna, eletti da Dio a seconda della colpa compiuta dagli individui( nel caso del rifiuto all'elezione era da considerarsi assenza salvifica e non condanna di Cristo). Il disegno salvifico esigeva però una sua conoscenza da parte dell’uomo, poiché la ragione non era completamente ottenebrata, ma necessitava di una illuminazione divina. Rivelazione divina percepita grazie soprattutto alla Sacra Scrittura e la fede costituiva unione dell’uomo con Cristo, mediatore tra Dio e le sue creature e perciò incorporato e presente in molti aspetti della vita umana. La dottrina della predestinazione era legata alla dimensione concreta di vita personale e comunitaria, che doveva mirare all'elezione di Dio con una vita proba, operosa e conforme alla vocazione data ad ognuno da Dio. Quindi il cristianesimo di Calvino aveva una dimensione pratica ben più concreta di quella di Lutero. La Chiesa quindi manteneva una funzione centrale , così come i sacramenti, mezzi oggettivi per unirsi a Cristo. Il battesimo sanciva l'ingresso nella comunità ecclesiastica, l'eucaristia era sacramento centrale, unione reale e non corporale( Cristo era presente col pane, ma non nel pane), così l'appartenenza alla Chiesa era fondamentale, di conseguenza il suo rifiuto era grave e Calvino impose precisi obblighi confessionali e disciplinari ai fedeli. La Chiesa era indipendente dallo Stato , che non poteva interferire, ma tutti e due i poteri derivavano da Dio. L'istituzione principale della Chiesa era il Concistoro, che aveva il compito di vigilare sull’ortodossia dei cittadini , esercitando il diritto di scomunica in caso di eresia o eterodossia. Questa struttura necessitava di ministri, che, a differenza del sacerdozio universale di Lutero, era un corpo distinto della società. Quattro erano le unità del corpo ecclesiastico: pastori o ministri, i dottori, gli anziani o presbiteri e i diaconi. Calvino si recò dalla Duchessa d'Este, Renata di Francia, e la convertì , iniziando un grande rapporto di scambio. Nel 1536 iniziò il rapporto tra Calvino e Ginevra , un rapporto lungo e fecondo, ma mai esente da e all'adozione del calvinismo. Knox si avvicinò a Giacomo Vi di Scozia( poi re Giacomo I d'Inghilterra), mentre si scontrò con Elisabetta I. Durante il regno di Elisabetta iniziò a farsi presente l'opposizione dei puritani, che volevano eliminare le sopravvivenze papiste dalla Chiesa o con una struttura presbiteriana( presbiteriani) o soppiantando la Chiesa di Stato con congregazioni amministrate dai fedeli ( separatisti). Il puritanesimo subì violente persecuzioni . Il paese cambiò con la Rivoluzione scatenata dal progetto assolutistico di Carlo | , che cercava di svilire il potere del Parlamento . Tuttavia la rivoluzione scatenò un vero e proprio dibattito religioso, fino alla Gloriosa Rivoluzione( 1688-89) che portò alla promulgazione del Bill of Rights e dell’editto di tolleranza: la libertà di fede divenne un principio irrinunciabile nella nuova monarchia costituzionale. 4-La riforma radicale La riforma radicale si contrappose a quella magisteriale e fu un fenomeno riconducibile ad una ala sinistra della riforma, che era stata definita fanatismo da Lutero. La riforma radicale fu un movimento caratterizzato da una grande fluidità dottrinale e da una differenziazione interna, che si manifestò in una galassia di sette, che elaborarono concezioni all'avanguardia della religione, dello Stato e della Chiesa. | più radicali si ritennero i veri riformati di una riforma, che si era de-radicalizzata e portarono all’estreme conseguenze i principi originali. Comunque il dialogo tra le due anime della Riforma non venne mai meno. Il problema del battesimo fu centrale, poiché il sacramento sanciva l'ingresso nel corpus Christianum e da qui la pratica di somministrarlo ai bambini, anche se il testo biblico lo mostrava come un atto di fede consapevole. Lutero lo giustificava con la fede imputativa dei padrini. Così si diffuse l'anabattismo articolato in sette e comunità e spesso si tradusse nella sua somministrazione in età adulta, da subito disprezzati da Zwingli. Le costanti della galassia anabattista furono il loro modello di riferimento come le comunità cristiane delle origini, il Nuovo Testamento e talvolta il comunismo dei beni. Nel movimento fu diffuso il millenarismo. Inoltre Chiesa e Stato divennero istituzioni distinte e separate, con i fedeli che non potevano avvicinarsi alle cariche civili, facendo sì che gli anabattisti venivano considerati sovvertitori della società e repressi duramente. All'origine del movimento anabattista vi furono i Profeti di Zwickau, millenaristi che profetizzavano la fine imminente del mondo, ma primi ad aver messo in discussione il pedobattismo. La loro predicazione iniziò a Wittenberg nel 1521, ma furono avversati subito da Lutero anche per la comunanza con Muntzer. Il filone dell’anabattismo si sviluppò a Zurigo dal nucleo dei Fratelli Svizzeri, che si resero protagonisti nel 1525 del primo ribattesimo della storia ed erano fedeli al modello e al messaggio evangelico, dettero diffusione col loro programma “ gli Articoli di Schleitheim” e con un'opera di proselitismo. La comunità di Augusta era composta da vari pensatori: Hubmaier propugnò la creazione di una Chiesa territoriale anabattista e piena partecipazione alla vita dello Stato, non riconoscendone però i diritti sulle coscienze. Fu bruciato sul rogo a Vienna e la sua opera all'interno della comunità di Augusta fu continuata da Denck, che prospettava una completa compenetrazione con Dio , così che i sacramenti rivestivano un valore solo interiore. Il pacifismo fu caratteristico del pensiero di Hut, mentre i discepoli Bunderlin e Entfelder erano spiritualisti, sfociando in una completa svalutazione dei sacramenti. Nei Paesi Bassi ci fu l’opera di David Joris e Menno Simons. Joris si autoproclamò terzo Davide e spinse per la concordia universale e per l'unione spirituale con Dio così anche ad una svalutazione delle istituzioni ecclesiastiche. Simons fu padre della corrente dei Mennoniti, impegnati in una profonda evangelizzazione per la creazione di comunità, mediante la celebrazione dei sacramenti. Ricompose le fila del movimento dopo i tragici fatti di Munster, città che nel 1534-35 fu celebrata come la Gerusalemme Celeste, il che era stato possibile da Hofmann e Rothmann col loro millenarismo volto all'eliminazione degli empi. Fu creata una teocrazia sul modello verotestamentario, con regime di condivisione di beni e pratiche di purificazione degli eletti. La città fu espugnata da cattolici e luterani e i cadaveri rimasero in delle gabbie fino al 1881 come monito. Il movimento anabattista fu duramente represso soprattutto anche nei confronti dei rifugiati in Inghilterra, anche se con la diffusione della stampa il movimento si radicò nel paese stringendo rapporti con i mennoniti olandesi. Un'importante componente fu quella dello spiritualismo, orientamento teso a porre l'illuminazione spirituale al centro della vita religiosa, percorso individuale e indipendente dalle istituzioni, con un orizzonte quasi sempre apocalittico. Anche Lutero aveva teorizzato nel “La libertà del cristiano” il primato della libertà individuale nella fede. Gli spiritualisti imposero idee di universalismo, di tolleranza e di relativismo religioso, diffondendosi in larga scala per il rinnovamento spirituale e conciliazione con l'esistente senza rotture. L’individualismo non frenò le possibili elaborazioni dottrinali di vari teologi. Carlostadio fu professore con Lutero a Wittenberg , ma se ne differenziò per la fede operante, l'uguaglianza sociale e la fascinazione per i profeti di Zwickau . Poi se ne distaccò completamente mediante la creazione di una Chiesa guidata dallo Spirito, anche nei sacramenti che divennero atti puramente simbolici, anche se si distaccò dagli anabattisti, nel mentre si avvicinò alla fine a Lutero. A Basilea trovò terreno fertile Martin Borrhaus , seguace dei profeti di Zwickau e rifugiato a Strasburgo. La sua visione teologica prevedeva l'esistenza di una Chiesa amplissima e invisibile, formata da uomini di tutte le fedi e imperscrutabilmente scelti a sola guida dello Spirito e l'esempio di Cristo . Il Messia sarebbe arrivato prima del giudizio ultimo. Bernardino Ochino fu oppositore dell’intolleranza ecclesiastica e per questo esulò dopo la convocazione del Sant'Uffizio e divulgò l’immagine diabolica di Roma in contrapposizione a Ginevra. La religione consisteva nell’illuminazione interiore, fondamento di un Cristianesimo etico e tollerante, svincolato da dogmi, sacramenti e dalla Bibbia stessa. Avvicinandosi a Castellione e a Sozzini, sotto la cui influenza manifestò tendenze antitrinitarie. Strasburgo fu crocevia dello spiritualismo europeo con vari pensatori presenti. Scwenckfeld mirava alla rinascita spirituale e alla deificazione dell’uomo, processo consentito dalla ricezione durante la Cena del corpo di Cristo. Tale concezione poneva le premesse per una moderna religione morale. Franck venne considerato il primo uomo moderno per la sua visione coincidente tra fede edetica e basata sulla piena libertà dell'uomo. Inoltre per primo mise in contrapposizione la rettitudine e la tolleranza dei turchi al settarismo violento della società cristiana, così che l'eresia diveniva il segno distintivo della vera Chiesa, mentre l'istituzione ecclesiastica era giudicata per il suo autoritarismo. Mirava alla creazione di una Chiesa universale e tutta l'umanità aveva in sé l'amore che promanava da Dio: la libertà dell’uomo diveniva assoluta e indipendente da ogni vincolo esterno alla coscienza. Isolato fu il pastore Weigel, padre della teosofia e nuovo teorico della conoscenza e della metafisica, così come della mistica, inclusa la nozione della tolleranza. Fu un immanentista, concependo una piena compenetrazione tra mondo terreno e mondo divino. La Famiglia Dell’Amore fu attiva con le sue comunità attirando mercanti e umanisti, col fondatore Hendrik Niclaes, che combinò istanze religiose e culturali con una solida organizzazione pratica. Loro obiettivo fu il perfezionamento spirituale e l'unione con Dio, perseguito in comunità gerarchiche affini a quella cattolica, inoltre teorizzarono la liceità della simulazione. La rottura dell'unità religiosa pose al centro il problema del rapporto con l’altro e da qui la tolleranza verso il diverso fu intrinseca alla storia della Riforma radicale, diventando universalismo. | primi a professare la tolleranza religiosa furono gli anabattisti, soprattutto Hubmaier, che dette voce al pensiero del movimento anche per l'esecuzione di Serveto, che pose l’attenzione a Basilea, città nota per la sua tradizione cosmopolita, datagli da Erasmo, che fece attrarre nella città dotti, studenti, esuli da tutta Europa. Il caso Serveto rappresentò un banco di prova decisivo, che scatenò contro l'esecuzione e contro Calvino un fronte compatto, che espresse le proprie idee nel “ Se gli eretici siano da perseguitare”, raccolta di pareri favorevoli dei Padri della Chiesa e dei riformatori al fine di mostrare l’anima libertaria della Chiesa di Dio. Erano tre scritti di Castellione, celato sotto pseudonimi. La tesi era che la coercizione religiosa era contraria al principio dell’inviolabilità della coscienza e al cristianesimo stesso, inoltre la persecuzione trovava la sua radice nella strenua difesa dell'ortodossia. Attaccava gli ecclesiastici che adottavano metodi coercitivi e perseguivano per soli reati di opinione e anche Calvino, non citato direttamente. Escludeva l'intervento del potere civile e il ricorso alla forza fu giudicato un’aperta violazione della legge spirituale di Cristo, anche perché veniva relativizzato il concetto di verità, diversa a seconda della propria professione. Quindi eresia non era più chi credeva qualcosa diverso dall’ortodossia, ma avere un atteggiamento ostinato nel professarla; Castellione identificava i veri eretici nei persecutori e invitava alla tolleranza, come membri di una comunità universale e invisibile impiegati in un percorso di rinnovamento etico e spirituale. A fianco di Castellione si schierarono esponenti del radicalismo italiano come Renato, Gribaldi e soprattutto Curione coi Dialoghi, dedicati al tollerante re di Polonia Sigismondo Il Augusto, i quali si ponevano contro Calvino con concezioni erasmiane e spiritualiste maturate in giovinezza. Curione vedeva una latitudine universale del regno salvifico divino, un regno di Dio vastissimo con una universale predestinazione alla salvezza, la cui garanzia stava nel rispetto della legge di natura. Concepì la Chiesa come un'istituzione aconfessionale e il Cristianesimo una religione etica e spirituale, condannando fortemente la coercizione religiosa anche contro i popoli non conoscitori del Vangelo. Con Curione si riaccese il dibattito sulla predestinazione divina, anche con carattere politico, visto che si cercava la designazione di un capo politico. L'universalismo fu trasversale alle confessioni religiose, con l'esponente di spicco Bibliander, che fece per primo un'edizione in latino del Corano. Poi prospettò l’istaurazione di una monarchia cristiana. In ambito cattolico emerse Postel, profeta di un'armonia nel mondo col ripristino della corrispondenza tra micro e macro cosmo. Altri morirono come Pucci, profeta di una idea radicale di concordia e di salvezza universale, che si coniugava al progetto politico di una nuova Repubblica cristiana, ma fu arrestato a Roma e poi giustiziato. In Inghilterra Aconcio si scagliò contro il dogmatismo e la persecuzione degli eretici, proponendo un'estrema semplificazione dottrinale e l'adesione concreta ai principi evangelici. La volontà di un Cristianesimo volto all'origine si realizzò anche con la critica al dogma della Trinità, che trovava origine antiche grazie alle nozioni unitarie di Ario e di Paolo di Samosata. Malgrado la revisione testuale di Erasmo che dimostrava l'infondatezza scritturistica, tutti i riformatori magisteriali l'avevano accolta. Ad Erasmo si rifecero invece le correnti dell’antitrinitarismo: quella di Serveto e quella sociniana o unitaria, mentre in Italia si unirono col movimento anabattista veneto. L’antitrinitarismo fu contrastato da tutte le Chiese per il potenziale sovversivo e si legò subito all’ideale della tolleranza, visto il forte razionalismo che legava entrambi. Serveto fu il primo a mettere in dubbio il dogma della Trinità con “Gli errori sulla Trinità”, visto che il dogma rappresentava il primo motivo di scontro per la convivenza delle tre religioni del Libro e le sue idee iniziarono a circolare liberamente in tutta Europa. Soprattutto nell'Europa dell'Est le idee della riforma radicale attecchirono molto, visto il clima liberale per l'autonomia della nobiltà locale e per il rapporto con la cultura rinascimentale italiana. In Polonia l’antitrinitarismo si costituì in Chiesa nel 1565. Solo però con Fausto Sozzini si raggiunse unitarietà nell’ antitrinitarismo, movimento che aveva moltissime e diverse voci. Importante fu l’idea di Giorgio Biandrata in Polonia e in Transilvania, dove ottenne la legittimazione ufficiale nel regno dell’antitrinitarismo. La valorizzazione di Cristo secondo Biandrata lo portò a scontrarsi con il pensiero di Ferenc David, che estremizzava l'umanità di Cristo fino a negargli il ruolo di maestro e con esso l'autorità del Vangelo, basandosi sul pensiero di Paleologo, che elaborò una sua visione universalistica equiparando le leggi mosaica ed evangelica e legittimò la partecipazione alla vita dello Stato e l'uso delle armi, scontrandosi col filone anabattista del movimento, che aveva la centrale a Rakow ( pacifista, millenaristica e ispirazionista) , che divenne capitale dell’unitarianismo grazie a Fausto Sozzini, che vi giunse dopo molte peregrinazioni e esplicò la visione dello zio Lelio. Lelio Sozzini fu il primo a definire la natura di Cristo come solo umana e a dire che il figlio risultava così Dio, riempito di virtù divine per le sue qualità morali. Lelio riservava la salvazione ai giusti, mentre ai malvagi riservava un sonno eterno. Fausto si pose sulla stessa linea dello zio, attribuendo a Cristo la sola funzione di guida, negando con la Trinità il valore metafisico del peccato originale e del sacrificio del Messia. Fausto si impegnò per la costruzione di una Chiesa modellata sull'esempio di Cristo e sulla lettura critica della Scrittura, mentre gli erano indifferenti le opinioni personali e i sacramenti. 5- La riforma italiana L'Italia ebbe la sua riforma con differenze da Nord a Sud, caratterizzata da una profonda specificità e originalità rispetto ad altri stati europei. Per lo sviluppo della riforma è importante focalizzarsi sulle condizioni di partenza del paese: la Chiesa attiva come potenza politica e realtà istituzionale e culturale della società; l'acceso anticlericalismo e un anelito di spiritualità che pervadeva la penisola; un'eredità sacramenti e dottrine e giustificò il nicodemismo, incentrandosi sulla falsità della predestinazione divina. Creò la setta dei suoi seguaci, detta dei giorgiani. Poi si arrivò in Italia anche a dottrine originali in tutta la penisola. Una rete di conventicole, di comunità e di gruppi si diffuse in tutta Italia, infrangendo l'ufficio della messa e il culto dei santi, ma molto più raramente la scelta religiosa in Italia si manifestò in atti aperti di rottura simbolica, come l’iconoclastia e il matrimonio dei religiosi, con le dimore private che rimasero privilegiate con la lettura o delle Sacre Scritture o delle opere riformate. Gli anabattisti si ritrovavano in delle comunità isolate dalla vita civile dove il battesimo veniva impartito agli adulti. La diffusione di comunità ereticali fu determinata da fattori geografici e politici: maggiore fu nelle zone più aperte ai rapporti con l'Europa per posizione geografica o per commerci( Triveneto, Lucca, Padova, Venezia, Ferrara, Bologna e i porti del Mediterraneo). Altro elemento fondamentale fu l'atteggiamento delle elite di potere nei confronti dell’eterodossia e l'Inquisizione, ritenendo possibile una certa tolleranza, come accadde nei domini signorili e in quelli del Sud dove i baroni trasformarono i propri domini in zone religiose franche. Lo scenario era quello delle Guerre d’Italia, poi del conflitto tra Carlo V e gli stati luterani e le tragiche guerre di religione francesi. Alcune zone dell’Italia furono maggiormente significative nel panorama della Riforma Italiana: Venezia ne fu l'epicentro. L'oligarchia veneziana per la salvaguardia della sovranità repubblicana mantennero una certa tolleranza, speranza illusoria dei riformati che Venezia potesse diventare promotrice della Riforma visto il pragmatismo dell'oligarchia veneziana, che prima nutrì l’azione dei filoimperiali, poi dagli anni cinquanta la strategia dei francesi. Le prospettive politiche furono così determinanti per il patriziato cittadino nei confronti della Riforma. L'eresia contaminò anche illustri uomini ecclesiastici. Venezia divenne quindi centro d'attrazione della riforma per il suo acceso anticlericalismo e per il dinamismo sociale, determinato dallo sviluppo industriale. Fiorirono numerose comunità dall’eterogenea appartenenza sociale e opzione dottrinale con personaggi come Ochino, Curione e Carnesecchi. Negli anni Quaranta la situazione cambiò con la vittoria imperiale a Muhlberg, quando il controllo diventò più stringente con l'istituzione dei Tre savi sopra l'eresia, destinata ad affiancare l’Inquisizione. Nel 1549 fu emanato l’Indice dei libri proibiti. Nel ‘600 fiorirono a Venezia ateismo e miscredentismo. Nei domini della Repubblica si ramificò la riforma, in luoghi dove il ceto dirigente era più libero, come le comunità anabattiste di Padova e Vicenza. A Rovigo vi fu una comunità calvinista degli Addormentati di letterati e professionisti cittadini. Patria del luteranesimo furono le città dell'Istria e del Friuli per la contiguità all'impero e per l’azione di Pietro Paolo Vergerio e la collaborazione del collaboratore di Lutero, Mattia Flacio Illirico. A Udine vi fu una comunità complessa, mentre a Portogruaro agì Isabella da Passano, che subì un processo inquisitoriale tra 1568-70 per poi uscirne assolta. Milano svolse una funzione di raccordo tra Svizzera, i domini di Venezia e le varie conventicole. Importante fu Cremona, dove nacque la prima Chiesa calvinista dello Stato di Milano, che intratteneva rapporti con Ginevra e dove emigrò in seguito alle persecuzioni del 1550-52. A Mantova e a Bergamo la penetrazione delle dottrine protestanti fu legata all’azione delle autorità religiose cittadine( Ercole Gonzaga a Mantova e Soranzo a Bergamo. Fu comunque la Chiesa Valdese ad avere il primato del calvinismo in Italia e nel ducato di Savoia sopravvisse alle repressioni. Ebbe una solida impalcatura istituzionale soprattutto diffondendosi in Piemonte, celebrata terra d’eresia, fino all'istituzione di misure coercitive adottate da Francesco | ed Enrico Il con l'istituzione della Chambre ardente(1549) che sovrintese alla repressioni ereticale, ma l'eterodossia dilagò ugualmente. Il regno di Emanuele Filiberto di Savoia(1559-1580) determinò un ritorno all'ordine graduale ma definitivo, ma i valdesi reagirono con le armi fino alla pace di Cavour(1561) che sancì la legittimità e la libertà della religione valdese. Nella Repubblica di Genova la politica repressiva mirò a frenare i rigori del Sant'Uffizio nei confronti del patriziato e del ceto mercantile, ma a poco servì nel caso del mercante Bartolomeo Bartoccio, che morì nel 1569 per essersi dedicato all'evangelizzazione sotto copertura. A Ferrara importante fu la corte di Renata di Francia, duchessa d’Este, che organizzò un vero e proprio laboratorio del dissenso ereticale, ma mantenne una linea di tolleranza e di prudente dissimulazione, che gli permise di operare a difesa degli eterodossi. Neppure il suo intervento permise di salvare il fornaio Fanino Fanini, frutto della politica repressiva attuata da Ercole Il per riavvicinarsi al papato e poi la stessa Renata di Francia fu inquisita dal Sant'Uffizio e costretta all’abiura nel 1554. La repressione investì anche Modena, dove l'eresia si era diffusa grazie alla stessa oligarchia patrizia, fino all'intervento deciso dello stesso Pio V. La celebre Accademia modenese ebbe un ruolo centrale nell’eresia cittadina grazie all'autorità delle potenti famiglie ,che permise un'ampia circolazione di libri e dottrine eterodosse, fino al 1542 quando i membri furono costretti a sottomettersi a Roma. L'attività era iniziata nel 1530 attorno al medico Grillenzoni e poi l'Accademia si era aperta alla cittadinanza ottenendo un grande successo, realizzandosi in delle posizioni eterodosse che venivano divulgate, come dimostra il caso di Filippo Valentini, le cui lezioni pubbliche furono interrotte scatenando una violenta reazione dei suoi uditori. Inoltre a Modena agì la grande comunità dei “fratelli” articolata in varie conventicole, dove si leggeva e commentava i grandi testi protestanti. In questo circuito si inseriva anche Bologna, dove la circolazione fu favorita dall’itineranza di predicatori e dall’attenzione del governo cittadino sulla Riforma. Un grande centro propulsore fu anche la celebre università con numerose congreghe che si formarono nelle città. La Toscana fu un grande centro di eresie soprattutto Lucca, dove quasi tutto il ceto dirigente della Repubblica si convertì alla Riforma, come dimostra il progetto del gonfaloniere Burlamacchi nel 1546 in funzione antimedicea. Il patriziato lucchese ebbe come riferimento la realtà d'oltralpe. Con le predicazioni di Ochino e soprattutto di Vermigli il movimento riformatore si orientò verso di loro con la nascita di numerosi gruppi e conventicole. Fu riorganizzato il sistema di istruzione pubblica, con la collaborazione dell’umanista Paleario, di Bendinelli e Graziani. Vermigli fondò una scuola trilingue per religiosi e laici e presso la famiglia degli Arnolfini fu assunto come precettore Curione. Fu quindi difficile estirpare l'eresia da Lucca, con i filoprotestanti che scelsero la via del nicodemismo. Analoga fu la situazione a Siena, dove spirito repubblicano e ideai religiosi indussero l’oligarchia a progettare la liberazione dalla dominazione spagnola, rendendo Siena un avamposto della Riforma, fino agli anni '60 quando Cosimo de’ Medici pose fine a questo con la conquista della Repubblica. La città aveva visto la predicazione di Ochino e anche quella di Doni, oltre al circolo di nobili, studenti, popolani raccolto da Lelio Sozzini, incline a sviluppare posizioni radicali. La strategia di Cosimo de’ Medici fu dettata da motivi strettamente politici, opponendosi alle interferenze romane per poi riavvicinarcisi appoggiando l'elezione di Pio IV, ma ne fu vittima Pietro Carnesecchi, consegnato nel 1567 al Sant'Uffizio. Dal processo emerge la fitta trama eterodossa della Firenze cosimiana, con il banchiere Panciatichi che adunava una conventicola attorno a sé e così altre difese da Cosimo, che invece non interferì sulla repressione della setta luterana e anabattista scoperta a Firenze. Comunque il movimento ereticale a Firenze fu prettamente elitario con una forte permeabilità del ceto notarile. Anche lo Stato della Chiesa non rimase estraneo dall’eterodossia, soprattutto nella Marca, a Macerata, ad Ancona e a San Ginesio e dintorni. A San Ginesio nacque Gentili, uno dei padri del diritto internazionale e né fu estraneo il ducato di Urbino. Nel regno di Napoli il dissenso religioso divenne un fenomeno rilevante con una densità di gruppi e conventicole, con un fondamentale uso e coinvolgimento del potere feudale, fermo nel difendere i propri privilegi dalla Spagna e dal papato, il che dette un carattere politico alla lotta religiosa. A Napoli fu imposto un severo controllo sulla vita spirituale e culturale. La lotta religiosa e politica trovò il suo campione nel principe di Salerno Ferrante Sanseverino, che ottenne da Carlo V di non introdurre l'Inquisizione spagnola a Napoli, ma pagò caro con l’esilio a Venezia e poi in Francia dove morì. Baroni e principi-vescovi favorirono la Riforma e quindi il multiconfessionalismo aumentò a dismisura per il fiorire di comunità ispirate alle dottrine valdesiane, che ebbero varie diramazioni a Napoli. Il marchese di Vico vi espatriò per assumervi un ruolo di rilievo nella comunità italiana. La comunità tra Santa Maria Capua Venere e Caserta fu la più attiva, coesa e spregiudicata dell’Italia Meridionale e intraprese un'azione di proselitismo e di esercizio del culto, con una rapida reazione dell’Inquisizione. La grande comunità valdese visse in pace fino a metà secolo con atteggiamenti nicodemiti e di dissimulazione, ma poi l’azione repressiva si fece forte con l’invio di pastori , maestri e catechisti. La Sicilia fu un centro vitale con libri, uomini ed eterodossi che penetrarono facilmente sulle rotte commerciali e culturali, con esse viaggiavano anche i libri. Particolarmente vivace fu il traffico internazionale di Messina, con i forestieri che costituirono qui il nerbo del movimento riformatore. A poco valse l’argine dell’Inquisizione spagnola e del vicerè e la rottura con Roma arrivò con la diffusione del messaggio luterano e valdesiano con la fondamentale predicazione di Ochino. La comunità di Palermo era formata da stranieri, mentre quella di Messina si diramò nei paesi vicini. Assente fu l'eresia in Sardegna e nemmeno l'Inquisizione vi esercitava il controllo. 6-La propagazione della Riforma in Europa Il messaggio protestante ebbe una rapida diffusione in tutta Europa, ma con una ricezione diversificata, poiché influirono fattori e dinamiche interne ed esterne e l'azione della Chiesa con la Controriforma in primis con l’azione dei gesuiti. Il confronto tra le due dottrine avvenne in generale all'insegna del conflitto e la repressione venne attuata in modo sistematico e capillare soprattutto in Italia e in Spagna. Questo scontro aprì anche le porte a riflessioni ed editti di tolleranza e a disposizioni politiche volte al pragmatismo per evitare scontri tra i cittadini, sempre presenti nonostante il tentativo di tolleranza che era sempre più una sopportazione. Le divisioni confessuali furono superate difficilmente soprattutto dopo lo spettacolo tragico delle guerre di religione e molto vi contribuirono le familiarità con l’Altro. Nel mondo intellettuale il sapere cominciò ad assumere un'importanza capillare e iniziò a valere il concetto di buona fede, piuttosto della fede seguita. Così iniziò quel fenomeno di ritiro della religione dalla sfera pubblica, avviando il processo di secolarizzazione. Con la riforma l'Europa divenne un mosaico di religioni diverse: aree di fede calvinista; la Chiesa luterana circoscritta all'impero e ai Paesi scandinavi; la Chiesa cattolica nelle penisole italiana e iberica; la Chiesa anglicana in Inghilterra; il movimento radicale in tutta Europa con una concentrazione maggiore nell'Europa orientale. Nei domini del sultano vigeva il regime di piena tolleranza religiosa, con il pagamento di una tassa per i non islamici. Il Sacro Romano Impero Germanico fu diviso con la pace di Augusta tra stati cattolici e luterani a seconda dell'opzione del sovrano, mentre in sette città imperiali venne legittimato il biconfessionalismo. La Chiesa calvinista si impegnò nella conquista di spazi e adesioni in antagonismo con quella luterana e cattolica, mentre sette e conventicole sopravvissero in un regime di clandestinità. La difficile situazione europea era resa tale dalla mobilità confessionale e dall’intolleranza delle tre Chiese, che sfociò anche al restringimento dei diritti delle comunità ebraiche negli Stati luterani, protetti invece dagli Asburgo. L'imperatore volle sempre mantenere la pace e la tolleranza aiutato dalle città mercantili come Augusta ,Norimberga, Amburgo che ebbero una politica di convivenza molto forte: ad Augusta la spinta del biconfessionalismo arrivò dai banchieri Fugger e Welser; a Norimberga l'adesione al luteranesimo dal 1525 non ridusse il cosmopolitismo della città ; ad Amburgo prevalsero i motivi economici per la centralità nei traffici commerciali che spinsero alla concordia. In altre città prevalsero le pressioni politiche interne ed esterne, ma solo in pochi casi si ebbe una convivenza delle tre Chiese. Quindi la Pace di Augusta fece sì che fosse possibile la convivenza religiosa almeno fino alla guerra dei Trent'anni. In Svizzera violenti scontri furono fermati nel 1531 con la seconda pace di Kappel: i cantoni furono divisi tra cattolici e riformati, ma la divisione non risultò efficace a causa della divisione esistente all'interno della Confederazione e quindi si venne a creare una fitta rete di confessioni e una situazione che sarebbe potuta peggiorare da un momento all’altro. Così ci si orientò verso accordi politico-religiosi, come dimostra il territorio di Turgovia con una grande libertà dottrinale e fece sì che il dibattito sulla tolleranza portasse al tentativo di allontanarsi dalle ingerenze degli altri Stati e Chiese. Le comunità ebraiche videro mantenersi i propri diritti per una Svizzera terra di plurilinguismo religioso. In Austria i domini asburgici furono terra di diffusione del luteranesimo e delle altre confessioni e sette radicali e quindi la politica impiegò la tolleranza religiosa come mezzo di legittimazione del potere. La dominazione aristocratica rese la Boemia, la Moravia e l'Ungheria terre di pluriconfessionalismo religioso: in Boemia il calvinismo era la religione più rappresentata, mentre nel movimento hussita i Fratelli boemi aderirono al protestantesimo; in Moravia fiorirono numerose comunità anabattiste. La situazione fu ancora più complessa in Ungheria con i territori passati sotto l'impero ottomano che videro tutte le fedi avere cittadinanza, mente l'Ungheria imperiale la Chiesa cattolica perse il primato a vantaggio della Riforma. Le due Chiese vissero in piena armonia e concordia con il pluralismo confessionale sancito dalla dieta di Sopron nel 1681. Nel regno transilvano la tolleranza religiosa fu dispotico; così come nel caso dei malcontents e la lotta comune li spinse a stipulare un trattato di associazione nel 1575 con principio la tolleranza civile. Su questo concordavano anche i politiques, con Jean Bodin nel 1576 che le dette espressione completa e precisa nei “Six livres de la Republique”, che precisava il carattere supremo della sovranità. La religione diveniva strumento del regno e la tolleranza religiosa era decisiva. Nel 1574-75 fu creata l'Unione delle province, sul modello degli Stati generali e la guerra civile riprese con l’editto di Beaulieu, che concedeva la libertà di culto a tutta la Francia, ma Enrico III ne ottenne la revoca ; in seguito nel 1577 l’editto di Poitiers fu meno favorevole ai riformati. Negli anni di pace che seguirono Enrico III cercò di restaurare il potere regio e la religione cattolica, ma la sua opera fu fermata dalla morte nel 1584 dell’unico erede al trono Francesco d'Angiò , così si aprì la successione ad Enrico di Navarra, calvinista. Così la Lega o Santa Unione capeggiata da Enrico di Guisa si alleò col re e fece emanare il trattato di Nemours( 1585) che abrogava tutte le concessioni fatte agli ugonotti imponendo l'esilio o la conversione. Eventi clamorosi seguirono con la guerra dei tre Enrichi ( di Valois, Guisa, Navarra) nel 1587- 89; l'occupazione di Parigi da parte della Lega cattolica in aperta rivolta contro il potere regio; l'assassinio di Enrico e Luigi di Guisa per ordine di Enrico III, l'intervento militare della Spagna; l'ascesa al trono di Enrico di Navarra nel 1594 dopo la conversione al cattolicesimo, fino alla promulgazione dell’editto di Nantes(1598) che sancì la fine delle guerre civili. L'editto sancì il biconfessionalismo del regno di Francia, con l'auspicio di un ritorno al cattolicesimo; instaurò una tolleranza civile e fu aperto agli ugonotti ogni accesso alle cariche. L'editto fu una concessione regia conforme all'esercizio dell'autorità suprema. Anche il problema della tolleranza generò posizioni diverse. Dagli anni ottanta la corrente dei politiques propugnò una linea politica basata sul gallicanesimo, sul patriottismo e sulla fedeltà al re, inoltre si divisero in chi era favorevole alla tolleranza civile e una minoranza promotrice della riconciliazione all’interno della Chiesa gallicana. Il disegno di riconciliazione fu ripreso nel 1600 grazie a Giacomo | Stuart, papa Clemente VIII ed Enrico IV. La tolleranza religiosa fu sostenuta da de Montaigne e Bodin. Montaigne applicò la tolleranza anche al nuovo mondo, vedendo nella diversità un fattore costitutivo dell'umanità, con la coscienza che diventava luogo dell'unità del genere umano, affermano l’unità nelle differenze, rifiutando ogni visione del mondo univoca e l'imposizione coatta di modelli religiosi e culturali agli indios. Anche Bodin costruì una riflessione sulle differenze senza alterazione delle individualità e invece l’unitarietà sotto il segno di Dio. Nella sua opera, Colloquium Heptaplomeres si immaginava il dialogo tra sei personaggi, sostenitori di varie dottrine filosofiche e religiose, dove emergeva l'inesistenza della verità assoluta e valida per l'intera umanità. Unico sovrano era per lui Dio, mentre i culti religiosi erano sì necessari, ma premeva per una religione naturale originaria consona all'adorazione di tale entità con animo puro. La tolleranza era un programma globale, indispensabile per garantire la stabilità e la sicurezza dello Stato. | tempi però mutavano e l'assassinio di Enrico IV nel 1610 per mano di un monarcomaco cattolico ne fu un tragico segno. Nei Paesi Bassi la Riforma fu all'origine della nascita della Repubblica delle sette province unite del Nord, mentre il Sud del paese tornò possedimento della Spagna. La Repubblica, sancita dalla pace di Vestfalia, nacque a fine ‘500 per l'indipendenza da Filippo Il di Spagna, che voleva assoggettarla dal punto di vista politico, religioso ed economico, poiché i Paesi Bassi erano una terra fiorente per le sue attività produttive ed autonoma nel governo politico. Per questo l'intervento di Filippo Il causò una reazione nel paese. Il centro del paese era Amsterdam con il motto libertà e denaro e nel paese si erano diffuse tutte le dottrine riformate nelle molteplici accezioni, anche nelle più radicali con la Famiglia dell'Amore e l'eterogeneo gruppo dei libertini. Il cattolicesimo rimase forte al Sud e dalla seconda metà del secolo dall'Inghilterra arrivarono numerosi esponenti del puritanesimo. Filippo Il di Spagna sembrò attentare all'identità stessa del paese con l'imposizione coatta del cattolicesimo e la crisi economica aggravò questa idea. Margherita d'Austria fu posta al governo delle province e non fu in grado di mitigare l'operato del duca d'Alba, inviato nel 1567 nel tentativo di sedare la rivolta con la repressione del suo Consiglio dei Torbidi, che emanò circa 9000 sentenze capitali. Questa linea determinò la rivolta del paese con a capo Guglielmo d'Orange, eletto nel 1572 stadholder e convertitosi al calvinismo, che guidò i ribelli con l'aiuto dei protestanti di tutta Europa, ma non riuscirono ad impedire il saccheggio di Anversa nel 1576 ad opera dei soldati spagnoli ammutinati. Gli Stati generali si allearono con Guglielmo nell’unione di Gand e pertanto nel 1579 le dieci province del Sud tornarono all’obbedienza con la Spagna con la sottomissione di Arras, mentre le sette del Nord si unirono nell’Unione di Utrecht e proclamarono l'indipendenza dalla Spagna, che non ebbe la meglio sui ribelli e fu costretta a riconoscere la Repubblica. La rivolta ebbe delle basi dottrinali nel Religionsfried, definita da Guglielmo nel tentativo di creazione di una grande e libera confederazione repubblicana, dove vi si stabiliva la libertà religiosa e si vietava la persecuzione religiosa. Guglielmo pagò ciò con la morte giunta a causa di un fanatico cattolico. L'ostacolo alla libertà religiosa fu costituito dalla Chiesa riformata, riconosciuta nella declinazione del calvinismo nel 1570, che puntarono a rendersi esclusiva da quella cattolica. Il calvinismo non ebbe però grande successo nella società, che si avvicinò alla dottrina spesso per mero interesse e anche per l'operato dei libertini non trovò un notevole successo. Così la Chiesa riformata diminuì le sue pretese ed uscì dalla vita pubblica e civile dello stato, non diventando mai Chiesa di Stato e permettendo così che ovunque si richiedeva il predominio del potere temporale su quello spirituale della Chiesa. La tolleranza vide un processo di attuazione più lungo a seconda di dove prevalse la linea liberale delle magistrature( centri finanziari), mentre dove prevalevano le corporazioni vi fu maggiore concordanza con la Chiesa calvinista. Ad Utrecht nel 1576 fu istituita a opera del pastore Duifhuis la Jakobskerk, la prima chiesa del popolo olandese aconfessionale, a ciò si oppose la milizia urbana calvinista, che vide vittorioso il disegno calvinista tra il 1580-90, per poi vedere la vittoria del cattolicesimo nella città in seguito. In generale i cattolici ebbero sempre un ruolo centrale nella vita soprattutto ad Amsterdam ed esercitarono il proprio culto privatamente sotto il sostegno delle magistrature. La tolleranza fu accordata agli anabattisti nella Repubblica e numerose furono le comunità grazie anche a Menno Simmons. Verso gli ebrei l'Olanda si aprì come una nuova Gerusalemme. La convivenza fu aiutata anche dalla situazione del paese, abituata a convivere con varie realtà e a trarne vantaggio anche economico. Con Coornhert l'eredità dei grandi irenici e spiritualisti si collegò direttamente all'attenzione della prosperità economica. Si impegnò anche nella difesa del professore Coolhaes, scomunicato per la sua visione irenica e aconfessionale della Chiesa con la sua opera Sinodo della libertà di coscienza, con un concilio immaginario dove si imponeva la sua posizione con il diritto alla libertà di coscienza di culto che veniva esteso a tutti, anche agli atei. La sua difesa al professore si basava sull’idea del libero arbitrio, sull’irrilevanza dei riti rispetto alla spinta verso Dio; l'empietà degli ecclesiastici di sostituirsi al giudizio di Dio. Inoltre negò l'utilizzo della spada per la difesa della fede. Lipsius fu un discreto avversario di Coornhert e si pronunciò per la libertà di coscienza privata e contro la tolleranza civile, poiché l’individuo era subordinato al potere dello Stato, regolatore dell'ordine e della disciplina. Il dissidio tra i due divise la neonata Repubblica e determinò il naufragio del pensiero di Guglielmo d'Orange, ma lo scontro decisivo sulla libertà religiosa si ebbe con i due professori dell'università di Leida: Franz Gomar e Jacob Arminius . Arminius sostenne un’interpretazione meno rigorista in base alla concezione dell'autonomia personale del credente e della ricerca della concordia religiosa. La disputa assunse una valenza politica per il coinvolgimento nella disputa tra i due grandi protagonisti: van Oldenbarnevelt e lo Statholder Maurizio d'Orange, filoarminiano il primo, mentre il secondo orientato ad una dittatura militare. L'organo repubblicano impose quattro anni dopo alle fazioni in lotta una convivenza pacifica e lo Stato esercitò il diritto dell'autorità secolare di controllare la vita religiosa. Le magistrature scongiurarono così il pericolo della teocrazia e delle violazioni della coscienza. Tuttavia i gomaristi trovarono appoggio dagli Stati generali e la spaccatura con le città filoarminiane fu profonda. La crisi fu risolta da Federico Enrico d'Orange, divenuto nel 1625 Stadholder che inaugurò l’età dell'oro della repubblica.
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