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LA RIFORMA PROTESTANTE, Schemi e mappe concettuali di Storia

DIFFUSIONE DELLE DOTTRINE DI LUTERO

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 27/09/2023

alessio-napoli-6
alessio-napoli-6 🇮🇹

3

(1)

25 documenti

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Scarica LA RIFORMA PROTESTANTE e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! LA RIFORMA RADICALE All’interno del moto riformatore che investì l’Europa nel Cinquecento si distinse un movimento che George h. Williams definì nel 1957 Riforma radicale, in opposizione alla Riforma magisteriale. Fu un movimento caratterizzato da una grande fluidità dottrinale e differenziazione interna, per scambi, intrecci, ibridazioni tra individui e gruppi spesso in movimento, che solo in alcuni casi portarono alla creazione di istituzioni ecclesiastiche o di tradizioni di pensiero. La Riforma radicale rappresentò fondamentalmente una grande “fucine di idee”. Scopo dei radicali fu la restaurazione integrale del cristianesimo piuttosto che la sua riforma attraverso il ripristino del modello e dei valori evangelici anche sul piano morale, sociale, economico, politico in una società completamente rinnovata. Tale obiettivo fu perseguito da uomini e donne di tutti i ceti sociali nell’intera Europa (non ultima l’Italia), che dettero vita a una galassia di sette, gruppi, vie individuali, in cui la pratica di vita cristiana era prioritaria rispetto alla teorizzazione dottrinale e imperativo lo spirito di ricerca indipendente dalle ortodossie, per via razionale o ispirata. Per la loro ricerca religiosa, i radicali svilupparono infatti quei principi originari fino alle loro estreme conseguenze, coniugandoli con la più viva eredità medievale e con le istanze novatrici del Rinascimento. Il loro impegno fu totale, alieno da vincoli e compromessi, incurante di sacrifici, spesso della loro stessa morte. BATTESIMI Il problema del battesimo fu elemento primo di divisione all’interno della Riforma protestante. Lutero, seguito da altri riformatori, giustificò il pedobattismo ricorrendo al principio della fede imputativa dei padrini e all’attivazione della fede inconsapevole degli infanti mediante la Parola di Dio. L’infondatezza della nozione tradizionale fu messa in luce da Erasmo sul piano filologico e poi, sul piano dottrinale, dal movimento anabattista. L’anabattismo fu un movimento molto variegato al suo interno, privo di una rigida fisionomia dottrinale, inclusivo di posizioni divergenti, articolato in sette, comunità, correnti aperte allo scambio e alla ricerca personale. La stessa negazione del battesimo dei bambini fu variamente motivata. Il primo a dare una definizione del movimento fu Zwingli, il termine anabattista venne a indicare spregiativamente i ribattezzatori. Il loro modello di riferimento furono le comunità cristiana delle origini. La loro guida fu il Nuovo Testamento, in particolare il sermone della montagna, per la priorità accordata alla pratica di vita cristiana secondo i principi dell’amore, della rettitudine morale, della pace, dell’ugualitarismo sociale e talvolta del comunismo dei beni. Dottrine e cerimonie furono invece considerate elementi secondari, quando non indifferenti. In Italia, assunsero però importanza le posizioni anti trinitarie, che dettero un apporto peculiare all’anabattismo europeo. Nel movimento fu altresì molto diffuso il millenarismo. La componente femminile godette di diritti paritari, accedendo anche all’esercizio del ministero. Chiesa e Stato divennero istituzioni completamente distinte e separate, e fu proibito al cristiano di partecipare alle magistrature civili, di giurare e, spesso, di impugnare la spada. Per il loro rifiuto di avvalorare l’autorità politica, gli anabattisti furono considerati pericolosi sovvertitori della società e fatti segno di una dura repressione nel mondo cattolico come in quello protestante. Le loro idee ne fecero d’altra parte apostoli della libertà religiosa e promotori di posizioni s’avanguardia nel mondo moderno. All’origine del movimento anabattista vi furono, per molti studiosi, i “profeti di Zwickau”. La questione del battesimo era in realtà secondaria per loro, millenaristi ispirati che profetizzavano l’imminente fine del mondo, indicando un preliminare percorso catartico mediante l’illuminazione dello Spirito. Il più robusto filone dell’anabattismo, cui la storiografia confessionale le attribuisce la paternità del movimento, si sviluppò a Zurigo dal nucleo dei Fratelli svizzeri. Il 21 gennaio del 1525 essi procedettero al primo ribattesimo della storia. La “vera Chiesa di Cristo” cui dettero vita era rigorosamente fedele al modello e al messaggio evangelico, contraria alla violenza e al potere dello Stato e disposta al martirio per la difesa dei propri ideali. La comunità di Augusta, con le sue derivazioni morave, costituisce un esempio significativo di laboratorio di idee, per gli apporti recati da Hubmaier, Hut, Denck, Hutter. Un contributo importante alla Chiesa di Augusta provenne anche dalle donne, in particolare da Veronica Gross, che sarà giustiziata nel 1528. Hubmaier propugnò la creazione di una Chiesa territoriale anabattista e una piena partecipazione alla vita dello Stato, rese necessarie da una visione che concepiva l’emancipazione dell’uomo dal suo stato di corruzione come un percorso mistico verso Dio. Grande teorico della tolleranza religiosa, Hubmaier non riconobbe allo Stato diritti sulle coscienze, ma ne subì i rigori: fu bruciato sul rogo a Vienna. La sua opera fu continuata da Denck, uomo di tale levatura da essere considerato il “papa degli anabattisti” e un precorritore del cristianesimo etico seicentesco. Denck compendiò nel suo pensiero alla dottrina comunitaria anabattista e idee spiritualiste, di matrice erasmiana. Antidogmatico per eccellenza, prospettò la divinizzazione dell’umanità e la salvazione universale mediante una completa compenetrazione con Dio, operata con il libero esercizio della ragione e l’abbandono all’amore per Cristo; i sacramenti rivestivano così un valore solo interiore. L’anabattismo nei Paesi Bassi assunse un carattere ancora diverso grazie all’opera di David Joris e di Menno Simons. La visione religiosa di Joris fu connotata da un deciso individualismo spiritualistico autoproclamandosi “terzo Davide”, egli incentrò la vita religiosa sull’illuminazione divina, la libertà della ragione e l’amore cristiano, nella prospettiva dell’avvento di una nuova era di concordia universale e di unione spirituale con Dio. Ne derivò una totale svalutazione delle istituzioni ecclesiastiche, dei riti e dello stesso testo sacro. Oppresso in patria per il seguito della sua setta, detta dei davidisti, Joris visse indisturbato a Basilea sotto le spoglie del facoltoso mercante Jan de Bruges e continuò a divulgare le sue idee. Il Consiglio cittadino, scoperta alla morte la sua vera identità, fece bruciare il cadavere con i suoi libri. Di segno opposto fu la posizione di Menno Simons, vero protagonista della storia dell’anabattismo come padre della corrente maggioritaria dei mennoniti. Simons si impegnò con i suoi numerosi scritti e con un’intensa evangelizzazione alla creazione di solide comunità, luoghi di condivisione dell’unione intima degli eletti con Cristo e di attuazione rigorosamente letterale della sua Parola, mediante la celebrazione dei sacramenti, la pratica costante dell’etica evangelica, del pacifismo, della tolleranza, in netta separazione dallo Stato. Nel 1534-35 la città vescovile tedesca di Münster fu teatro di un evento clamoroso, destinato a segnare la storia dell’anabattismo: l’instaurazione della “Gerusalemme celeste”. A preparare il terreno erano stati Melchior Hofmann e Bernhard Rothmann con il loro millenarismo rivoluzionario volto all’eliminazione degli empi e alla creazione del regno millenale sulla terra. A capo della “Nuova Sion” anabattista si posero il fornaio Jan Matthijs, nelle vesti di novello Enoch, e il sarto Giovanni di Leida, autoinvestitosi del ruolo di “re di Israele”. In un clima di forte esaltazione religiosa e di sensualità mistica fu creata una teocrazia s, con un regime di condivisone di donne e bene e di pratiche di purificazione degli eletti. Il regno millenale di Münster sembrò però realizzare per migliaia di anabattisti europei l’utopia del trionfo della giustizia degli oppressi contro i tiranni e i malvagi della terra. Tuttavia, gli eserciti congiunti di cattolici e luterani espugnarono la città, mentre i cadaveri dei capi furono appesi in gabbie alla torre cittadina di San Lamberto. Qui rimasero sino al 1881 a imperitura memoria dello scandalo della “Gerusalemme celeste”. La dispersione del movimento anabattista fu scongiurata da Menno Simons, ma non l’aggravamento della repressione che si verificò quasi ovunque e per lungo tempo. A farne le spese furono anche gli anabattisti rifugiati in Inghilterra. Tuttavia, grazie alla circolazione dei testi (anche in traduzione) e soprattutto all’opera organizzativa di Robert Browne e di Robert Harrison, dagli anni Ottanta il movimento si radicò nel paese e stabilì rapporti con i mennoniti olandesi. Nel Seicento mutò poi nel congregazionalismo e nel battesimo, contribuendo alla loro lotta per la creazione di una nuova società, in Inghilterra e in Nord America, nonché alla cristianizzazione degli afroamericani. CON LA GUIDA DELLO SPIRITO Un’importante componente della Riforma radicale fu rappresentata dallo spiritualismo. Anche in questo caso non si trattò di un corpo di dottrine omogeneo, ma piuttosto di un orientamento testo a porre l’illuminazione spirituale al centro della vita religiosa, concepita come un percorso di rigenerazione personale e indipendente da istituzioni, cerimonie e dottrine ecclesiastiche. L’orizzonte fu quello apocalittico. Suggestioni e idee spiritualiste furono presenti nelle riflessioni di molti radicali e il problema non fu neanche estraneo ai riformatori magisteriali. Anzi, il primato della libertà spirituale nella fede fu affermato da Lutero in uno dei testi fondativi della Riforma, La libertà del cristiano. Gli spiritualisti ruppero questo equilibrio e con il loro individualismo religioso, svalutato di tutte le forme esteriori della fede, finirono con l’erodere gli apparati tradizionali e favorire l’affermazione di una nuova concezione dell’uomo e della sua libertà in rapporto alla società religiosa e laica. Con il riconoscimento del diritto di tutta l’umanità, indipendentemente da culture e confessioni, di compiere un percorso di rigenerazione spirituale consapevole e autonomo e di far parte della Chiesa invisibile di Cristo, si imposero infatti idee di universalismo, di tolleranza e, soprattutto nel Sei- Settecento, di relativismo religioso. Le sue robuste radici – la tradizione mistica medievale, il neoplatonismo, l’Umanesimo, la spiritualità conversa, le prime istanze luterane – e le risposte che dava ai problemi molto sentiti resero lo spiritualismo un fenomeno ricco, di larga diffusione e di lunga durata nell’Europa moderna. Numerose furono le personalità di spicco del movimento e rilevanti i gruppi cui talvolta dettero vita. L’ispirazionismo e l’individualismo non comportarono infatti l’assenza di elaborazioni dottrinali o l’isolamento da parte degli spiritualisti. Alcune figure si distinsero particolarmente: Andrea Carlostadio, Martin Borrhaus, Caspar Schwenckfeld, Sebastian Franck e Valentin Weigel. In Italia, ma con importanti diramazioni europee, fu centrale il magistero di Juan de Valdés. Carlostadio fu un personaggio emblematico dello sviluppo iniziale della Riforma, oltre che un artefice di essa con i suoi numerosi scritti e con la sua militanza. Condivise subito le idee di Lutero e dette loro immediata e integrale attuazione. L’idea della fede operante, frutto del liberto arbitrio, dell’uguaglianza sociale e la fascinazione per i “profeti di Zwickau” marcarono la prima differenziazione da Lutero. Il distacco si approfondì allorché Carlostadio radicalizzò le sue iniziative riformatrici a Orlamünde, dove cercò di realizzare il suo progetto di rinnovamento spirituale del singolo e della comunità, mediante la creazione di una Chiesa guidata dallo Spirito, priva di apparati gerarchici e ritualistici, composta da fedeli intimamente aderenti ai principi evangelici e uguali nella loro partecipazione. Con Carlostadio anche la concezione sacramentale fu trasformata in senso spiritualistico. I
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