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LA RIFORMA PROTESTANTE E LA CONTRORIFORMA., Schemi e mappe concettuali di Storia Moderna

Riassunto dei capitoli 4 e 5 del Manuale per l'università di storia moderna di Gullino, Sabbatini, Caracausi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2017/2018

Caricato il 10/06/2018

Gaia-92
Gaia-92 🇮🇹

4.1

(19)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica LA RIFORMA PROTESTANTE E LA CONTRORIFORMA. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CAPITOLO 4 LA ROTTURA DELL’UNITA RELIGIOSA: LE CHIESE RIFORMATE 1. LE ISTANZE DI RINNOVAMENTO E LA FIGURA DI ERASMO DA ROTTERDAM Quando, il 31 ottobre del 1517, Martin Lutero rende pubbliche le sue 95 tesi contro le indulgenze, si apre per la cristianità occidentale una nuova era, segnata dalla divisione. La riforma protestante rappresentò la possibilità di recupero di una spiritualità più elevata, di moralizzazione del clero, ad iniziare dalle sue gerarchie e dal papato stesso. Lo scenario offerto nel corso di ‘300 e ‘400 dalla curia era stato poco edificante: • Il trasferimento della sede ad Avignone; • Il grande scisma d’occidente; • I fasti rinascimentali con papa Leone X • L’abisso morale di papa Borgia Uno scenario, questo, che aveva poco a che fare con il ritorno al cristianesimo delle origini. Non erano mancati, nel XIV e XV secolo, alcuni movimenti riformatori come: • La Devotio moderna, che ispirò Erasmo; • La vicenda del domenicano Girolamo Savonarola; ERASMO DA ROTTERDAM Educato agli ideali religiosi della Devotio moderna, Erasmo da Rotterdam è la figura più emblematica dell’umanesimo cristiano. Erasmo fu autore di opere che influenzarono tutto il primo ‘500, tra le quali ricordiamo L’elogio della pazzia, una satira della presunzione teologica della scandalosa immoralità della curia. Nei primissimi anni della riforma luterana, guardò con simpatia alle nuove posizioni e intervenne sullo stesso Leone X in loro difesa. Quando avvenne la rottura con Lutero? La rottura definitiva con Lutero giunse nel 1524, quando al suo De libero arbitrio, il padre della Riforma replicò violentemente col De servo arbirtrio. 2. MARTIN LUTERO ELEMENTI BIOGRAFICI • Nato ad Eisleben (Turingia) nel 1483. • Dominato dal terrore della giustizia divina si fa monaco, entrando a far parte dell’ordine degli agostiniani, la cui antropologia si caratterizza per la vena profondamente pessimistica. • Conosce la corruzione della Chiesa ma non se ne scandalizza. LA RIFORMA PROTESTANTE E I SUOI PUNTI CARDINE “Il giusto vivrà per fede”; ciò significava dire che la salvezza si ottiene: 1) sola fide In base al principio di giustificazione per sola fede, Lutero contesta il ruolo delle opere buone per la salvezza: • Dopo il peccato originale l’umanità è peccatrice e destinata alla dannazione. • Dio, nella sua misericordia, salva alcuni non considerando il loro peccato e donando loro la fede, senza alcun merito. • L’uomo resta incapace di fare il bene, il redento è “simul iustus et peccator”. 2) sola scriptura Per Lutero solo la Bibbia è vincolante per il cristiano, che può leggerla senza bisogno della guida della Chiesa (“libero esame”). Egli non difende il relativismo delle interpretazioni. Il cristiano può scoprire l’unico vero significato della Scrittura attraverso una diretta ispirazione divina. LA POLEMICA SULLE INDULGENZE L’occasione per rendere pubbliche queste posizioni Lutero la coglie nella polemica contro l’appalto delle indulgenze per il completamento della basilica di San Pietro, concesso da Leone X ad Alberto di Hohenzollern, a compensazione del debito da lui contratto coi Fugger per versare alla Camera apostolica 24.000 ducati per aggiungere all’arcivescovato di Magdeburgo anche quello di Magonza, prestigioso per il titolo di elettore. Lutero non sa nulla degli scandalosi accordi tra Alberto e la curia, ma si accorge degli effetti negativi della vendita delle indulgenze sui suoi fedeli. Scrive ad Alberto per far cessare lo scandalo e si dichiara disposto a confutare l’insegnamento di Tetzel proponendo alla discussione dei teologi 95 tesi sulle indulgenze, giunte il 31 ottobre 1517 all’arcivescovo di Magonza. INDULGENZE: USO E ABUSO • L’indulgenza è la remissione della pena (non della colpa) meritata dall’uomo per i suoi peccati • concessa in speciali occasioni, a coloro che compiono atti di penitenza e di pietà. • L’opera buona, all’epoca, si traduceva spesso in un’offerta in denaro, il che offriva alla curia romana un buon espediente per accrescere le entrate. LA DIFFUSIONE DELLE 95 TESI DI LUTERO Il movimento protestante di Lutero inizia a diffondersi rapidamente, dato che le 95 tesi vennero tradotte dal latino al tedesco e stampate, divenendo quindi un manifesto dalle non poche implicazioni politiche e sociali. Le 95 tesi incontrarono la simpatia di coloro, nobili e non, che erano in polemica con la corruzione e il fiscalismo romano. LA PRIMA SCOMUNICA DEL 1520 Le tesi furono subito condannate da Alberto di Brandeburgo e Lutero denunciato a Roma. Ma la reazione del papa non fu immediata, anche perché erano già in corso manovre politiche per la futura elezione dell’imperatore, dalle quali uscì vittorioso Carlo V. Nel 1520 fu scomunicato da Leone X. Di contro Lutero bruciò la bolla in piazza a Wittenberg. I principi che lo sostenevano, ottennero la possibilità di discolparsi davanti a Carlo V (Dieta di Worms, 1521). Lutero però non ritrattò nulla e fu messo al bando. Il duca di Sassonia lo nascose nel suo castello di Wartburg, facendo iniziare una vera e propria guerra con Carlo V. LE LINEE DI RIFORMA Invece che riflettere sull’abiura, Lutero sfrutta questo lasso di tempo per mettere a punto le linee della riforma: 1) Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca Si sollecitava l’iniziativa dell’imperatore, dei principi e dei cavalieri nella prospettiva do un concilio di riforma della Chiesa che ne riducesse sia il potere politico sia l’esclusivo ruolo di interprete delle scritture, sulla base del principio del “sacerdozio universale”. 2) La cattività babilonese della Chiesa e La libertà del cristiano Viene annunciata la dottrina dei sacramenti: • Non vengono riconosciuti cresima, ordine, matrimonio, estrema unzione; • Anche per Calvino l’autorità politica è voluta da Dio; essa però deve conformarsi alle leggi divine. • Il governo di Ginevra fu sottomesso all’autorità della Chiesa e del Concistoro • che vegliava sulla fede e sui costumi degli abitanti, imponendo un rigido moralismo e limitando la libertà di coscienza. DIFFUSIONE DEL CALVINISMO • L’ “attivismo” dei calvinisti spiega la loro diffusione (più ampia rispetto a quella dei luterani) al di fuori di Ginevra. • Chiese calviniste si formarono in Francia (“Ugonotti”), in Scozia, in Inghilterra (“Puritani”), nei Paesi Bassi e nell’Est. • Non hanno l’appoggio dei sovrani, contro i quali, tuttavia, per motivi di fede, Calvino ammetteva la disobbedienza. 5. LA DIFFUSIONE DEL PROTESTANTESIMO Prendiamo due esempi: 1) Nella Francia meridionale si diffonde il calvinismo, i cui aderenti vengono chiamati ugonotti, la cui persecuzione venne operata da Francesco I e che darà vita a vere e proprie guerre di religione. 2) Per le 7 province settentrionali dei Paesi Bassi l’adesione al calvinismo portò a una lunga lotta contro la Spagna, paladina della cattolicità, che avrà come sbocco la conquista dell’indipendenza con la formazione delle Province Unite. 3) Il caso dell’Inghilterra di Enrico VIII • Enrico VIII (1509-47), re di Inghilterra, difende il cattolicesimo contro Lutero. • Nel 1527 entra però in contrasto con papa Clemente VII che rifiuta l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona. • Il re lo ottiene dal clero inglese (1531) e nel 1534, con l’Atto di supremazia, il Parlamento lo proclama unico capo della chiesa di Inghilterra. • Enrico VIII si limita ad assumere il controllo della chiesa e dei suoi beni, senza modificarne il credo. • Solo sotto il successore, Edoardo VI (1547-1553) re a 10 anni, i suoi tutori introducono concezioni riformate (Book of the common prayer, 1549-52). • Con Maria Tudor (1553-1558) si tenterà un ripristino del cattolicesimo. CAPITOLO 5 LA CONTRORIFORMA 1. IL RINNOVAMENTO CATTOLICO E I NUOVI ORDINI RELIGIOSI La risposta dottrinale della Chiesa cattolica alla Riforma protestante prese forma nei canoni approvati al Concilio di Trento (1545-1563). Nella prima metà del ‘500 si assiste alla nascita di ordini religiosi. Quasi sempre si tratta di congregazioni di chierici “regolari”, cioè di sacerdoti che decidono di vivere secondo una regola e scelgono la vita attiva dedicandosi in particolare all’assistenza e all’educazione. Tra questi ricordiamo: a) I frati Cappuccini, nati da una costola dei Francescani osservanti; dal concilio di Trento otterranno poi il riconoscimento della povertà, distinguendosi per la lotta contro la Riforma ma anche nell’assistenza materiale agli strati più bassi della popolazione. b) i Teatini, votati alla cura d’anime e alla riforma liturgica c) i Somaschi e i Barnabiti, dediti all’educazione, all’attività missionaria e all’assistenza d) i Fatebenefratelli, dediti all’assistenza ospedaliera I GESUITI, LA COMPAGNIA DI GESù IGNAZIO DI LOYOLA • Nato nel 1491, di origine nobile si dedica al mestiere delle armi. • Durante la convalescenza per una ferita (1521) si attua la sua conversione. • Angosciato per la salvezza, vive come un eremita tra durissime privazioni. • Supera però la crisi, sentendosi chiamato da Dio a operare per la conversione delle anime. • Tenta un’opera missionaria in Palestina ma capisce di aver bisogno di istruzione e a trent’anni torna a studiare. • Nel 1534 a Parigi, con alcuni compagni, giura di dedicarsi alla missione e si mette a disposizione del papa. • Paolo III approva (1540) la formazione dell’ordine della “Compagnia di Gesù”. CARATTERI DELL’ORDINE L’ordine di Ignazio si caratterizza per: • Forte tensione all’apostolato (I Gesuiti furono protagonisti dell’evangelizzazione dell’Asia). • Rigida organizzazione gerarchica. • Preparazione teologica-culturale. • Propensione all’immedesimazione non astratta con in contenuti della fede (“sensualismo”) espressa negli Esercizi Spirituali, scritti da S.Ignazio nel 1548. • Altro campo d’azione fu quello dell’educazione 2. IL CONCILIO DI TRENTO Carlo V, cattolico e ansioso di ripristinare l’unità religiosa dell’impero, aveva chiesto ripetutamente la convocazione di un concilio. E finalmente è proprio papa Farnese III a riunire a Trento i padri conciliari il 13 dicembre 1545. Paolo III Farnese, seppure nepotista, prende sul serio il problema della riforma: • Rinnova il collegio cardinalizio. • Istituisce una commissione per la riforma della Curia. • Favorisce il dialogo con i protestanti. • Ma adotta anche misure repressive: l’inquisizione romana ottiene giurisdizione universale (1542): nasce il “Santo Uffizio”. LE FASI CRUCIALI DEL CONCILIO DI TRENTO La scelta della città di Trento voleva lanciare un segnale di apertura al mondo riformato; per questo l’imperatore auspicava una significativa adesione da parte luterana e la disponibilità a dedicare le prime sessioni alla riforma istituzionale e moralizzatrice della chiesa, lasciando ad un secondo momento la discussione dei nodi dottrinali. Non andò così per nessuno dei due suoi auspici. • Si aprì nel 1545 in assenza dei protestanti. • Per avere la loro partecipazione Carlo V sconfisse la lega di Smalcalda (1547). • Paolo III però, per motivi politici, trasferì il concilio a Bologna e lo sospese (1549). • Giulio III nel 1551 riaprì il concilio con i protestanti, ma la loro integrazione risultò impossibile. • Paolo IV Carafa, intende riformare la Chiesa dall’alto e rinuncia al concilio. • Contro i protestanti ricorre ai mezzi repressivi: nel 1559 compare l’ Indice dei libri proibiti. • Il Concilio di Trento riprenderà solo sotto Pio IV (1559-65) concludendosi nel 1563, dopo ben 18 anni. LE DECISIONI DEL CONCILIO 1) In ambito dogmatico: ■ Contro il “sola Scriptura” si afferma che la Rivelazione è affidata sia ai libri sacri sia alla tradizione apostolica. ■ Contro il “sola fide” si afferma che la giustificazione richiede l’intervento della libertà e produce un reale rinnovamento dei redenti. ■ Si riafferma il valore dei sacramenti come veicoli di grazia (non puri simboli). 2) In ambito di riforma: ■ Si rafforza la struttura gerarchica e organizzativa della Chiesa. ■ Si individua nella “cura delle anime” il compito principale del clero (obbligo di residenza dei vescovi, proibizione del cumulo, visite periodiche della diocesi). ■ Si creano i seminari per la formazione dei sacerdoti. LA CHIESA POST-TRIDENTINA Anche se l’attuazione della riforma fu lenta e parziale, la Chiesa cambiò dopo il concilio di Trento: ■ Diminuisce la sua influenza politica; ■ Si rafforza la sua struttura gerarchica e si accentua la centralità del papato; ■ Si attua una rigenerazione morale del clero; ■ Si manifesta un nuovo slancio missionario; 3. L'indice dei libri proibiti e l'inquisizione Già prima della convocazione del concilio di Trento la Chiesa di Roma aveva messo a punto un'articolata e possente macchina repressiva. Il controllo sulla stampa era nato, sia in ambito laico che ecclesiatico, quasi assieme alla stessa invenzione della stampa di Gutenberg, con la bolla Inter sollecitudines di Leone X. Nel 1542 viene istituita l'Inquisizione romana e negli anni seguenti iniziano a comparire i primi “indici” di libri proibiti, il più severo dei quali è quello romano promulgato da papa Paolo IV Carafa, già ai vertici dell'inquisizione romana. Al termine del concilio di Trento papa Pio IV pubblica l'indice tridentino, meno rigido rispetto a quello di papa Carafa e che introduceva la pratica della espurgazione, vale a dire opportune opere di ripulitura dei testi. Nel 1571 viene istituita l'apposita Congregazione dell'indice abolita solo con il Concilio Vaticano II del 1966. Il Sant'Uffizio dell'Inquisizione istituito da papa Paolo III con la bolla del 1542 Licet ab initio divenne, nelle mani ristrette di sei cardinali, un centro di enorme potere in grado di mettere sotto osservazione, e non di rado sotto processo, le stesse gerarchie ecclesiastiche e di condizionare perfino il papa. La repressione dell'eresia e in genere del dissenso si attuava, in particolare in Italia, con l'ausilio del braccio armato laico in un regime processuale che non escludeva l'uso della tortura e la finale condanna al rogo. Sia verso i ceti popolari che contro quelli più elevati e colti, il Tribunale dell'Inquisizione svolse il suo ruolo di deterrenza colpendo ogni libera espressione di pensiero. Basti ricordare le vicende di Giordano Bruno, Galileo Galilei e Tommaso Campanella.
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