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La Riforma protestante nel Cinquecento, Sintesi del corso di Storia Moderna

Il Cinquecento fu un secolo di importanti eventi che portarono alla fine dell'unità religiosa. La Riforma protestante fu un fenomeno che ebbe alla base molteplici cause. le cause politiche, economiche e teologiche della Riforma. Lutero elaborò la dottrina della sola fide secondo cui l'uomo non ha alcuna libertà di scelta in merito alla sua salvezza, ma la ottiene solamente per i meriti di Gesù Cristo. Il rapporto con Dio diviene più diretto, consentendo ad ogni credente di vivere un'esperienza religiosa molto più intima e individuale.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

In vendita dal 29/03/2022

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Scarica La Riforma protestante nel Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Cristianesimo in frantumi Il Cinquecento fu un secolo denso di importanti eventi destinati a mutare per sempre il volto dell'Europa; tra il fervore culturale sbocciato dal Rinascimento e i numerosi conflitti e massacri che di volta in volta attraversarono l'Europa si colloca un altro importante avvenimento che avrebbe portato alla fine dell'unità religiosa. Da tempo la Chiesa attraversava un periodo critico costellato di episodi che avrebbero potuto scalfirne le sue solide basi e minare l'autorità papale come ad esempio il Grande Scisma1 o il periodo della “cattività avignonese”. Ad alimentare questo clima furono anche le voci di critica verso la Chiesa stessa, da tempo accusata di aver perso la retta via della fede e per il quale si auspicava il ritorno ad una Cristianità più intima ed inerente ai Vangeli, piuttosto di una Chiesa che ne privilegiava invece l'aspetto esteriore (giubilei, pellegrinaggi, processioni). Fin dal quattrocento infatti si covava un esigenza di rinnovamento spirituale e si rimproveravano alla Chiesa peccati quali la simonia, il concubinato e l'accumulo di cariche. Oltre ai problemi riguardanti la sfera morale e religiosa, come furono per esempio lo scandalo dei papi nepotisti e la crescente corruzione del clero, vi erano anche problemi di carattere politico ed economico quali la massiccia ingerenza della curia romana che, detenendo grandissime proprietà e rendite in ogni parte d'Europa grazie alle donazioni, faceva pervenire però tutta questa ricchezza a Roma. Quest'esigenza di rinnovamento era destinata a maturare ancor più nel Cinquecento, portando alla nascita di vari movimenti dichiarati poi eretici e a un punto di rottura definitivo con la Chiesa di Roma, punto di rottura che convenzionalmente si identifica nella Riforma protestante. Oggetto privilegiato di studio sia per le importanti conseguenze che generò non solamente sul versante spirituale, ma anche e soprattutto nei suoi risvolti quotidiani sulla vita economica-politica europea dell'epoca, la Riforma protestante fu un fenomeno che ebbe alla base molteplici cause. Occorre non cadere nell'errore di considerare unicamente le cause politiche ed economiche, o talvolta, esclusivamente quelle sociali, tralasciando così il carattere specificamente teologico della Riforma ed evitando di considerare con la dovuta attenzione la fede come forza storica; solo la lettura complessiva degli elementi sociali, politici e teologici consente una reale comprensione della Riforma2. La data a cui si fa tradizionalmente 1Il Grande Scisma, comunemente definito dai libri di storia come Scisma d'Oriente fu l'evento che, rompendo l'unità cattolica (cioè "universale") fino ad allora patrimonio comune dei cristiani d'Occidente e d'Oriente, divise la Cristianità Calcedoniana fra la Chiesa Cattolica propriamente detta (in seguito definita anche "Romana"), fedele al primato del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore dell'Apostolo Pietro), e la Chiesa Ortodossa orientale. Cfr. http://www.sguardosulmedioevo.org/2011/08/1054-il-grande-scisma.html consultato il 15/09/2018. 2Le due tradizionali interpretazioni storiografiche delle cause della Riforma, quella che porta in primo piano gli abusi della Chiesa e quella marxista di stampo socio-economico, presentano ampi limiti, insistono sulla diffusione della Riforma protestante piuttosto che sulle sue cause, trascurando l'aspetto teologico e l'importanza che le questioni di fede avevano per la collettività: per i cristiani del Cinquecento la religione era una componente essenziale della vita . Cfr. T12– I limiti delle interpretazioni tradizionali sulle cause della Riforma in A. Desideri, G. Codovini, Storia e riferimento è il 31 ottobre 1517, anno in cui iniziano a circolare e diffondersi le 95 tesi di Martin Lutero che, secondo la tradizione, vennero affisse nella cattedrale di Wittenberg come si usava fare tradizionalmente all'epoca. In occasione della disposizione da parte di papa Leone X di un' indulgenza speciale per la realizzazione della cupola di San Pietro, la polemica sulla vendita delle indulgenze da parte della Chiesa, arrivò a un punto di svolta. In Germania la pratica era stata affidata al vescovo di Magonza al quale Lutero spedì le famose 95 tesi nel quale negava la validità delle indulgenze e la prerogativa della Chiesa di concederle. Lutero condannava senza riserve una Chiesa fattasi sempre più superficiale nel dare una risposta al peccato dell'uomo; egli elaborò la dottrina della sola fide (“giustificazione per la sola fede”) secondo cui infatti l'uomo essendo talmente peccatore, pur compiendo buone opere era impotente dinnanzi alla volontà di Dio (dottrina della predestinazione), le buone opere non costituiscono la fede, l'uomo infatti non ha alcuna libertà di scelta in merito alla sua salvezza, non la ottiene per i suoi meriti ma solamente per i meriti di Gesù Cristo. La fede era un esclusivo dono divino, una “grazia” concessa da Dio all'uomo che aveva quindi un solo modo per seguire la fede, seguire e attenersi alla parola di Dio, secondo il principio della sola Scriptura infatti l'unica vera fonte della verità è il Vangelo, tutto il resto, le decisioni dei papi, i concili, non avevano alcun valore ma erano semplicemente invenzioni della Chiesa. In quest'ottica il rapporto con Dio diviene più diretto, consentendo ad ogni credente di vivere un'esperienza religiosa molto più intima e individuale; poiché inoltre, tutti i credenti hanno ricevuto il battesimo, sacerdoti e laici sono considerati uguali cosicché “ogni uomo può essere sacerdote di sé stesso” 3. poteva leggere e interpretare autonomamente le Sacre Scritture (“libero esame delle Sacre Scritture”), abolendo così il tradizionale ruolo intermediario della Chiesa. Lutero inoltre rivoluzionò anche i sacramenti cattolici riconoscendone validi solamente due: il battesimo e l'eucaristia4 . Le 95 tesi non mancarono di suscitare clamore e un ampio dibattito in cui venne a pronunciarsi nel 1524 un eminente personalità dell'Umanesimo Cristiano: Erasmo da Rotterdam. Erasmo da Rotterdam strenuo portavoce di un cristianesimo che si ispirasse realmente al Vangelo, aveva pubblicato nel 1516, l'edizione critica del Nuovo Testamento in greco; sostenitore anch'egli di una renovatio della Chiesa, volle fornire ai credenti una versione esatta delle Sacre Scritture e uno strumento più accessibile per poter incontrare Cristo. Con l'opera De libero arbitrio nel 1524 Erasmo entrò in polemica con Lutero in merito alla sua dottrina della predestinazione; Erasmo infatti sosteneva che attraverso le sue azioni l'uomo potesse se non determinare, almeno contribuire alla sua Storiografia PLUS. Per la storia del terzo millennio. 1B, Cit., p. 262. 3Il battesimo, il Vangelo e la fede, infatti ci fanno tutti religiosi e tutti cristiani. E la potestà ch'è del papa o del vescovo, cioè di ungere, ordinare, consacrare e vestirsi diversamente dai laici, può rendere uno fariseo o prete consacrato, giammai però serve a rendere uno cristiano o sacerdote, tutti quanti siamo consacrati sacerdoti dal battesimo, come dice S. Pietro ( 1 Petr. II, 9). Cfr. T4– Il sacerdozio universale in A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia PLUS. Per la storia del terzo millennio. 1B, Cit., p. 255. 4I sette sacramenti cattolici sono: eucaristia, battesimo, penitenza, matrimonio, confermazione, ordine, unzione degli infermi. e che spinse Carlo V a imporre ancora una volta, in applicazione dell'editto di Worms, la restituzione delle terre e dei beni ecclesiastici confiscati e la restaurazione dell'autorità dei vescovi. Fu così che a Smalcalda venne a costituirsi una Lega di principi protestanti che appoggiata da Francia, Inghilterra e Danimarca rappresentava una minaccia all'autorità imperiale. Ciò costrinse l'imperatore, già impegnato contro l'avanzata Turca in oriente, a ricorrere alla forza e risolvere in modo efficace la questione; fu Carlo V in persona infatti a guidare la campagna militare contro la Lega nello scontro di Muhlberg (1547) in cui ottenne una schiacciante vittoria. Il conflitto tra luterani e cristiani però continuava ad esistere e fu solo con il compromesso raggiunto nel 1555 con la Pacificazione di Augusta, che stabilendo i principi fondamentali per regolare la convivenza di cattolici e luterani nell'impero e quindi riconoscendo ambedue le confessioni si poneva una fine alla guerra. Le principali decisioni di portata storica che la Pace di Augusta sanciva furono innanzitutto la libertà per i principi e le città libere dell'impero di adottare l'una o l'altra forma di culto, il principio del Cuius regio eius religio, secondo cui i sudditi dei vari territori seguivano il culto del Principe dello Stato (chi non si accordava poteva però emigrare) e il principio del Reservatum ecclesiasticum, che convalidava di fatto le secolarizzazioni avvenute fino al 1553, chi invece si fosse convertito successivamente, passava alla confessione evangelica senza però portarsi dietro le rendite ecclesiastiche9. Mentre la riforma luterana si diffondeva altri movimenti presero piede in Europa che condussero nel tempo a forme di verse di protestantesimo. A Zurigo, in Svizzera fu grazie all'opera del cappellano Huldreich Zwingli, che aveva come evidente modello di ispirazione Lutero, che si avviò un processo di riforma, non solo in materia di fede e religiosità, ma che intervenne soprattutto sul piano politico-sociale. Nelle sue predicazioni Zwingli differiva in un punto cruciale da Lutero, egli infatti rifiutava anche il sacramento dell'eucaristia negando ogni validità della reale presenza di Cristo, ciò riduceva quindi l'eucaristia a semplice “commemorazione”. Per quanto riguarda l'aspetto politico-sociale invece si puntò a una revisione dei costumi, vennero costituiti degli appositi tribunali che avevano la funzione di controllare la moralità dei cittadini e che provvedevano a distribuire i beni confiscati alla Chiesa alle persone in stato di necessità. Il modello di Zwingli ben presto si affermo anche in altre città come Basilea, Berna, Strasburgo mentre invece altre città si ribellarono e vi si opposero fermamente, ciò condusse inevitabilmente alla guerra civile in cui, nella battaglia di Kappel (1531), Zwingli che affrontava le forze della Svizzera cattolica, veniva sconfitto e ucciso10. Una delle città in cui il modello di Zwingli che coniugava l'autorità civile e il potere politico alla religiosità fu Ginevra, qui fu il cattolici e protestanti e solo gli ultimi 7 sono relativi ai punti in discussione (comunione sotto le due specie, matrimonio dei preti, messa, confessione, distinzione dei cibi, voti monastici, potere dei vescovi). Cfr. A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. Vol. I Dalla Peste nera alla guerra dei Trent'anni, Enaudi, Torino, 2000, cit. p. 232. 9Cfr. A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. Vol. I Dalla Peste nera alla guerra dei Trent'anni, Enaudi, Torino, 2000, cit. p. 236. 10Cfr. A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. Vol. I Dalla Peste nera alla guerra dei Trent'anni, Enaudi, Torino, 2000, cit. p.218. francese Jean Calvin (Giovanni Calvino) che nel 1536 diede alla luce la sua opera più importante, la Institutio Christianae Religionis (Istituzione della religione cristiana), in cui egli intendeva spiegare i punti fondamentali della dottrina cristiana e che fu considerata la più completa esposizione del luteranesimo dell'epoca. Calvino si distaccava da Lutero in alcuni dei punti più importanti come quello della predestinazione; se nulla l'uomo può fare per raggiungere la salvezza, se nulla può il suo buon operare contro la volontà di Dio che è sola e unica causa di tutto, per Calvino il buon operare diventa il segno stesso della predestinazione divina11 . Per Calvino le buone opere dell'uomo si manifestano nel lavoro, in una vita virtuosa, e anche nel successo economico; concezione questa che implicava una nuova visione del profitto e del denaro che, se utilizzato con senno e per aiutare i bisognosi, non doveva essere più condannato come fu a lungo nell'ascetismo di tradizione medievale. In merito a questa nuova concezione del lavoro che esaltava l'operosità e implicava che ciascun credente dovesse dedicarsi con assoluta dedizione a svolgere il compito e la vocazione predisposta da Dio per ognuno, lo studioso Max Weber elaborò un'originale teoria esposta nell'opera L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1922). Egli, riflettendo sulla Riforma calvinista, vide in essa il movimento culturale che consentì, seppur involontariamente, al capitalismo moderno di prendere piede e affermarsi in Europa: il calvinismo attribuiva a ciascun credente una missione: compiere nel migliore dei modi la vocazione che Dio aveva scelto per lui, per cui operosità, ingegno, sobrietà e impegno divennero virtù ispirate dalla fede e il chiaro segno dell'appartenenza alla schiera degli eletti12. In effetti, come anticipato poc'anzi, il calvinismo ebbe, specie a Ginevra, una vera nuova Chiesa riformata le cui strutture sostituirono in toto l'organizzazione precedente portando, a differenza della Chiesa luterana, alla subordinazione dello Stato alla Chiesa. La Chiesa calvinista aveva una natura decisamente assembleare in cui i membri venivano eletti e in ciò differiva notevolmente dalla struttura gerarchica della Chiesa cattolica, a Ginevra furono infatti create nuove istituzioni quali: il Venerabile Concistoro, l'organo supremo al vertice della società che era formato da membri laici, pastori, a cui era affidato il compito di disciplinare la vita pubblica stroncando e condannando eventuali dissensi; la Venerabile Compagnia dei Pastori che si occupava dell'istruzione e della nomina dei Pastori, ed infine il Consiglio degli anziani che sorvegliava la sobrietà dei costumi e controllava con severità comportamenti pubblici e privati di tutti i cittadini. Nonostante un più ampio coinvolgimento nella vita pubblica e religiosa i cittadini erano sottoposti ad un governo dal pugno di 11. “Poiché non sappiamo quali sono coloro che apparterranno al numero e alla compagnia degli eletti, noi dobbiamo preoccuparci della salvezza di tutti”. Chi era cristiano doveva essere grato a Dio di averlo prescelto. Le opere umane sono necessarie unicamente per glorificare Dio e non per ottenere la salvezza eterna. Cfr. A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. Vol. I Dalla Peste nera alla guerra dei Trent'anni, Enaudi, Torino, 2000, cit. p. 224. 12 Secondo Weber il calvinismo conteneva in sé l'impulso a produrre un enorme cambiamento nella società, una trasformazione sistematica e razionale della vita etica collettiva. Ciò accadeva in ragione di un atteggiamento del tutto nuovo: “il valutare l'adempimento del proprio dovere, nelle professioni mondane, come il più alto contenuto che potesse assumere l'attività etica”. Cfr. Tendenze – L'etica calvinista e lo spirito del capitalismo in A. Desideri, G. Codovini, Storia e Storiografia PLUS. Per la storia del terzo millennio. 1B, Cit., p. 204. ferro che, non ammettendo alcuna forma di dissenso, impose un costume di vita estremamente rigido. Era infatti vietato a chiunque di partecipare ad eventi mondani, come feste e spettacoli teatrali, e di esibire il lusso e la raffinatezza; chiunque contravveniva al rigido ordine morale era bollato come libertino e scomunicato. Una sorte meno fortunata toccò al medico spagnolo Michele Serveto, ricercato per le sue dottrine ereticali sulla Trinità e sfuggito al tribunale dell'Inquisizione, trovò la morte proprio nella città di Ginevra, in cui egli si fermò durante la fuga per vedere coi propri occhi come veniva amministrata quella nuova “città santa”, qui venne arrestato, processato e condannato a morte sul rogo (1553)13. Nonostante il suo estremo rigore morale e il suo autoritarismo, il calvinismo dimostrava la solidità della sua costruzione diffondendosi in tutta Europa, dopo Ginevra infatti, arrivò anche in Francia, nei Paesi Bassi e in Inghilterra. Quest'ultima, l'Inghilterra, fu interessata anch'essa da un processo di rinnovamento della Chiesa che, a differenza delle altre nuove Chiese riformate non sorgeva da un percorso travagliato ma fu piuttosto il frutto di un rafforzamento di potere attuato dal sovrano stesso. In Inghilterra era al trono Enrico VIII Tudor, il quale incontrò l'opposizione del pontefice alla sua richiesta di sciogliere il matrimonio con Caterina d'Aragona (figlia dei sovrani cattolici Ferdinando e Isabella), per potersi assicurare degli eredi convogliando a nuove nozze con una dama di nome Anna Bolena. Ricevuto il rifiuto dal papa Clemente VII si rivolse al vescovo di Canterbury che soddisfò la richiesta di annullamento delle nozze di Enrico. Il papa reagì inviando a Enrico la scomunica (1533), ma egli, che godeva dell'appoggio dei ceti nobiliari e borghesi in vista di un progressivo distaccamento dal potere papale, promulgò nel 1534 l'Atto di supremazia. Con quell'Atto nasceva la Chiesa Anglicana, nella quale il sovrano veniva dichiarato anche supremo capo della Chiesa d'Inghilterra. Ciò permise ad Enrico VIII di assicurarsi la legittima successione dei figli avuti con Anna Bolena e, cancellati gli ordini monastici, di incamerarne tutti i beni e le proprietà che vennero poi vendute generalmente alla piccola nobiltà. Sul piano della riforma confessionale fu sotto suo figlio Edoardo VI che, nel 1549, la Chiesa Anglicana iniziò ad adottare un testo unico di preghiere comuni, il noto The Book Common Prayer ispirato ai principi del luteranesimo. Sotto Maria Tudor (figlia di Caterina d'Aragona) si ebbe però una battuta d'arresto alla riforma dottrinale, riportando il cattolicesimo ella attuò una feroce repressione verso tutti i protestanti che le lasciò infine il macabro appellativo di “sanguinaria”. Sarà solo con il lungo regno di Elisabetta I Tudor, la figlia di Anna Bolena, che l'Inghilterra e la Chiesa anglicana conosceranno finalmente il tempo dell'assestamento definitivo. 13 Cfr. A. Prosperi, Storia moderna e contemporanea. Vol. I Dalla Peste nera alla guerra dei Trent'anni, Enaudi, Torino, 2000, cit. p. 227.
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