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La Rivoluzione Industriale: Origine, Caratteristiche e Impatto in Europa, Sintesi del corso di Storia Moderna

La rivoluzione industriale, un processo che interessò una parte dell'europa occidentale tra il 1750 e la prima metà dell'ottocento, con epicentro in inghilterra. L'origine, delle innovazioni tecnologiche e dei lati positivi e negativi di questo fenomeno. Vengono inoltre analizzate le differenze tra aree rurali e urbane, e le forme di produzione preindustriali.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 04/02/2022

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mary_3000 🇮🇹

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Scarica La Rivoluzione Industriale: Origine, Caratteristiche e Impatto in Europa e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! La rivoluzione industriale La rivoluzione industriale fu un processo che interessò una parte dell’Europa occidentale tra il 1750 e la prima metà dell’Ottocento, di cui fu epicentro l’Inghilterra. Il processo ebbe origine dalla trasformazione della vecchia manifattura del cotone in sistema di fabbrica e a partire da ciò ci furono poi progressi notevoli in molti altri rami dell’industria. Ciò avvenne grazie ad innovazione tecnologiche che portarono alla sostituzione delle macchine al posto della fatica umana, l’utilizzo di fonti di energia artificiali al posto di quelle animali o naturali, come la macchina a vapore, e l’uso di più abbondanti materie prime, in particolare le sostanze minerali. Come abbiamo detto il processo ebbe origine in Inghilterra, investì poi altre parti dell’Europa centrale ma in tempi e spazi diversi. Ebbe dei lati positivi, come l’aumento della produttività, il miglioramento delle condizioni di vita e nuovi poli di aggregazione sociale intorno alla fabbrica, ma anche i suoi lati negativi, poiché comportò, soprattutto all’inizio, un’intensificazione dello sfruttamento coloniale per le materie prime e lo sfruttamento di donne e bambini, poiché mancavano regole e norme di tutela per i lavoratori, non contando il fatto che andò ad accentuare il divario tra Paesi più ricchi e Paesi che lo erano meno. L’Europa preindustriale era prevalentemente agraria, anche se con delle differenze da zona a zona; infatti, queste differenze tra i diversi tipi di proprietà e di utilizzazione del suolo ebbero un peso notevole anche nel legame tra l’agricoltura e lo sviluppo industriale. Le aree dell’Europa che si trovarono meglio preparate in questo furono infatti l’Olanda, dove ci fu una rivoluzione agricola favorita anche dall’abolizione degli obblighi feudali in molte zone del paese e che vide una più marcata specializzazione del numero degli addetti sui terreni agricoli, in modo da rendere il lavoro più efficiente, cosa che consentì agli altri settori della popolazione di dedicarsi maggiormente e con profitto al commercio e alle manifatture; la Germania, la parte occidentale, dove l’agricoltura era a proprietà contadina, stimolata dai mercati cittadini, che fu la più aperta alle trasformazioni industriali, a discapito della parte orientale dove c’era arretratezza industriale; l’Inghilterra, che vide importantissime trasformazioni agricole, tra cui il sistema delle recinzioni, dunque la privatizzazione delle terre, miglioramento della rotazione delle colture, l’introduzione di macchine e l’investimento dell’agricoltura nel commercio. Le forme di produzione preindustriali erano: - manifattura rurale a domicilio, cioè il processo produttivo veniva svolto al domicilio del lavoratore; questa era la forma più diffusa per il basso costo della vita in campagna e per la possibilità di usare il lavoro di donne e bambini e pagare salari più bassi; - manifattura centralizzata, caratterizzata da aziende di grandi dimensioni ad alta intensità di capitale e con molti addetti; - resistevano ancora le industrie tradizionali controllate dall’artigianato urbano e dalle corporazioni. Perché fu l’Inghilterra che arrivò per prima alla rivoluzione? Per la presenza diffusa della manifattura rurale a domicilio, per i bassi costi di distribuzione e produzione, per il mercato omogeneo dove erano assenti barriere doganali o dazi di tipo feudale, ma anche per gli investimenti di pubblico e di privati nelle infrastrutture. Importante, inoltre, furono la disponibilità di materie prime e la libertà di iniziativa, assieme alla diffusione del pensiero scientifico e della ricerca. Inoltre, il tenore di vita era molto alto perché si mangiava bene e si spendeva la parte minore del reddito per il cibo. La società inglese era inoltre diventata una società aperta, caratterizzata da gruppi professionali legati ad attività lavorative e non a titoli e ranghi come principi di classificazione sociale. Si era espanso anche il mercanto interno delle manifatture e anche quello delle esportazioni; dunque, la società era proiettata al mercato e non alla bottega. Intorno alla metà del Settecento, poi, la pressione della domanda del mercato internazionale, la disponibilità di capitali e il bisogno di aumentare dunque la produttività
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