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Transizione da Elisabetta a Giacomo I: Stato, Potere e Religione in Inghilterra, Sintesi del corso di Storia Moderna

La situazione economica, politica e religiosa in Inghilterra alla fine del regno di Elisabetta e all'inizio del regno di Giacomo I. Aumento del potere della gentry, mancanza di un apparato burocratico efficace, diffusione del calvinismo e mancanza di unità religiosa. Ascesa al trono di Giacomo I, unione dinastica tra Inghilterra e Scozia. Governo proiettato verso l'assolutismo, conflitti con il parlamento, privilegi economici solo per persone legate al re. Guerra tra re e parlamento per invio di forze militari in favore degli ugonotti francesi. Carlo I costretto a chiedere aiuto finanziario al parlamento in cambio della firma della petition of rights, che limita i poteri del re. Carlo instaura un governo assolutistico, applica la ship money e impone il sistema anglicano in Scozia, che dichiara guerra al re.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 10/02/2022

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Scarica Transizione da Elisabetta a Giacomo I: Stato, Potere e Religione in Inghilterra e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LA RIVOLUZIONE INGLESE L’Inghilterra del Seicento fu l’unica eccezione nel sistema europeo dove non si affermò uno stato assoluto. Causa di ciò fu il processo rivoluzionario, che ebbe inizio nel 1640 e si concluse nel 1688 con l’affermazione della monarchia parlamentare costituzionale. Alla fine del regno di Elisabetta lo stato presentava alcune carenze; in particolare, dal punto di vista finanziario la Corona aveva una scarsa autonomia, perché gran parte delle risorse provenivano dai beni della Chiesa che lo stato aveva incamerato dopo la riforma o, soprattutto durante il regno di Elisabetta, i proventi erano provenuti soprattutto dalla guerra da corsa. Inoltre, non c’era il sistema della venalità degli uffici e soprattutto non esistevano monopoli pubblici che garantivano entrate fisse alla Corona. Durante il regno di Elisabetta, inoltre, aveva acquistato molto potere la gentry, che era rappresentata in parlamento dalla Camera dei Comuni, la quale assunse sempre di più un peso maggiore rispetto alla Camera dei Lord. Questa crebbe soprattutto grazie al fenomeno della vendita delle terre e delle recinzioni. Inoltre, in Inghilterra non si era sviluppato un apparato burocratico come negli altri stati; nonostante i nuovi tribunali regi, esistevano ancora quelli del diritto consuetudinario che egemonizzavano l’esercizio della giustizia nel paese, e mancava l’unità religiosa, si stava diffondendo sempre di più il calvinismo e c’erano ancora presenze cattoliche. Elisabetta comunque non aveva eredi, infatti alla sua morte, nel 1603, divenne re Giacomo I, appartenente alla dinastia degli Stuart, che era già re scozzese; in questo modo si ebbe l’unione dinastica tra Inghilterra e Scozia. Il suo fu un regno che vide forti lacerazioni e contrasti e soprattutto un progressivo allontanamento tra la società inglese e la dinastia. Il regno di Giacomo fu un governo proiettato verso l’assolutismo, cosa che portò ad un conflitto con il Parlamento, dovuto anche alla corruzione ed al clientelismo dell’apparato di governo. Il centro di questo governo era infatti costituito dal favorito del re, il duca di Buckingham, che diede vita ad un regime di tipo clientelare: egli si occupava della vendita degli uffici e dei titoli nobiliari, e soprattutto concedeva privilegi economici. Ad un certo punto, infatti, nacque la compagnia delle Indie: la corona iniziò a dare in appalto a privati la gestione delle rotte commerciali; queste compagnie monopolizzavano le rotte commerciali pagando una somma di denaro alla corona. Questi privilegi, però, erano esclusivi di persone legate al re, tutti gli altri ne erano esclusi. Proprio contro questo si diresse l’opposizione della Camera dei comuni. Nacque così la distinzione tra court e country: country era il paese lavoratore e puritano, mentre la court era la parte del paese vicina al re. Egli riuscì comunque a governare in modo tranquillo fino alla sua morte, nel 1625. Gli ultimi anni del suo regno coincisero con la prima fase della guerra dei trent’anni, a cui rimase indifferente e non intervenne a favore dei protestanti. L’elezione del figlio Carlo I avveniva dunque in piena guerra e infatti, proprio a causa dell’invio di forze militari in favore degli ugonotti francesi, scoppia il conflitto tra il re e il Parlamento. Carlo, spinto dai puritani, doveva intervenire, ma la Corona non aveva risorse finanziarie per farlo; dunque, è costretto a convocare il parlamento. Ovviamente Carlo trova un clima di tensione e il parlamento chiede, in cambio del denaro, la firma della Petition of Rights (1628), un riconoscimento dei loro diritti che prevedeva il consenso del Parlamento per tutte le forme di imposizione fiscale, l’emissione dei mandati di cattura affidata solo ai tribunali ordinari (che convivano ancora con quelli più potenti e antichi del diritto consuetudinario), dunque una serie di cose che andavano a limitare il potere del re. Carlo in tutta risposta scioglie il parlamento e da vita ad un governo fortemente assolutistico. Applica addirittura la ship money a tutto il regno, senza approvazione del Parlamento, una tassa che serviva alla costruzione di navi per migliorare la marina inglese, che però era solitamente destinata solo alle città che si trovavano sul mare. Inoltre, da vita ad un regime di repressione contro i calvinisti, che costrinse all’immigrazione di molti al di fuori dell’Inghilterra, coloro che formarono le prime comunità inglesi nordamericane nel Massachusetts. Ciò non fece altro che radicalizzare il conflitto nella società inglese, conflitto che trovò il suo culmine, quando, dieci anni dopo la convocazione del Parlamento, Carlo decise di voler imporre alla Scozia, calvinista, il sistema anglicano. Gli scozzesi ovviamente respinsero l’imposizione del re e dichiararono guerra al re Carlo. Ancora una volta il re, che aveva perso il controllo delle forze armate, fu costretto a convocare il parlamento, nel 1640. Il re chiedeva aiuto finanziario ma il parlamento ormai del tutto agguerrito chiese in cambio l’abolizione di alcune tasse e di nuovo la firma della Petition of Rights. Carlo sciolse nuovamente il parlamento, chiamato appunto Corto Parlamento. Quando fu convocato un altro parlamento, il Lungo Parlamento perché durò fino al 1653, fu evidente l’ostilità parlamentare contro la Corona. Oltre alla Scozia, ci fu anche un’altra rivolta che intaccò il sistema politico inglese, quella irlandese. Qui erano emersi dei contrasti tra cattolici e calvinisti e nel 1641 a Ulster c’era stato un massacro dei protestanti a opera dei cattolici. Il Parlamento si assunse il potere di gestire la rivolta in Irlanda e rivendicò i pieni poteri militari e il comando della repressione; in risposta Carlo I nel gennaio del 1642 cercò di arrestare i capi dell’opposizione parlamentare ma non ci riuscì e lasciò la capitale. Cominciava così la guerra civile. Dalla parte del re c’era l’aristocrazia, tutto l’apparato della Chiesa anglicana e i nobili grandi proprietari terrieri. Lo scontro divenne subito anche militare e nell’estate del 1642 la cavalleria del re si scontrò presto con l’esercito del parlamento, detto Teste rotonde. La New Model Army, l’esercito di Cromwell sconfisse l’esercito del re nel 1645 e nel 1646 il re si arrese anche agli scozzesi, il quale venne consegnato al Parlamento di Londra. Nello schieramento che aveva combattuto il re, rappresentato nella Camera dei Comuni, erano riconoscibili tre forze politiche diverse, anche in base alla religione. Questi tre erano:  la maggioranza nella camera, i presbiteriani, che possono essere considerati i moderati dell’opposizione; erano la forza conservatrice, desideravano che la Chiesa anglicana venisse sostituita dalla Chiesa calvinista, fondata su un sistema di consigli, i presbiteri (ricordiamo che secondo l’ideologia calvinista era dovere ribellarsi all’autorità del sovrano in caso le sue azioni andassero contro l’autorità divina ecc.);  ai presbiteriani si opponevano gli indipendenti, che si differenziavano dai primi soprattutto perché essi si opponevano ad una chiesa di stato, che fosse calvinista o meno; questi volevano che la chiesa fosse indipendente dallo stato e sostenevano anche la tolleranza per tutti i credi religiosi. Sostenevano il libero mercato, l’iniziativa privata e la proprietà e tra di loro iniziarono anche a nascere idee repubblicane. Nello schieramento dell’opposizione erano infatti coloro che volevano un cambiamento politico vero e proprio del paese. La loro provenienza sociale era più composita, si trattava di nobili di campagna, piccoli proprietari e mercanti;  c’erano poi i levellers, i livellatori, che auspicavano non solo a una rivoluzione politica ma anche una rivoluzione sociale; predicavano l’assoluta libertà religiosa e la democratizzazione della società( chiedevano il suffragio universale, la separazione fra Chiesa e stato e una costituzione repubblicana che garantisse ai cittadini l’uguaglianza), nonché il comunismo dei beni; infatti, erano ostili al fenomeno delle recinzioni e aspiravano all’uguaglianza, per questo volevano distribuire le terre ecc. Rispetto agli indipendenti erano però una minoranza. È dagli indipendenti che si fece strada Oliver Cromwell, che divenne il leader dei rivoluzionari, capace di sfruttare le diverse posizioni presenti nel fronte d’opposizione, che non era appunto omogeneo. I levellers, ad esempio, furono importanti perché fornirono gli uomini per la guerra. Cromwell, comunque, seppe dimostrarsi abile quando si diffusero idee estremistiche dei livellatori nella New Model Army, cercando di bloccarle, facendo così in modo che la rivoluzione restasse solo politica e non divenisse anche sociale. Se infatti i levellers si battevano per l’uguaglianza dei cittadini, gli indipendenti collegavano la rappresentanza alla proprietà: secondo loro l’accesso al potere politico doveva essere riservato ai percettori di reddito non inferiore a 40 scellini annui, dunque una categoria di persone che andava dai più ricchi artigiani ai mercanti e ai proprietari terrieri. Alla fine, Cromwell riuscì a depurare il parlamento dai presbiteriani e a lasciare solo gli uomini a lui fedeli. Sconfisse l’esercito del re a
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