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La Rivoluzione Russa e l'Impero Russo nel XIX secolo, Appunti di Storia

L'Impero Russo nel XIX secolo, un impero conservatore e multinazionale, caratterizzato da un potere autocratico esercitato dagli zar e dalla servitù della gleba. Il malcontento si manifestava attraverso frequenti rivolte represse nel sangue. anche gli inizi dello sviluppo industriale e l'opposizione politica allo zarismo, composta da intellettuali, studenti e dalla piccola borghesia istruita, divisa in occidentalisti e slavofili. Infine, il documento descrive le tre rivoluzioni russe: la rivoluzione del 1905, la rivoluzione di febbraio del 1917 e la rivoluzione d'ottobre del 1917.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 23/03/2023

cate.fara04
cate.fara04 🇮🇹

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Scarica La Rivoluzione Russa e l'Impero Russo nel XIX secolo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! RIVOLUZIONE RUSSA L’IMPERO RUSSO NEL XIX SECOLO UN IMPERO CONSERVATORE E MULTINAZIONALE Per tutto l’800 la Russia fu la roccaforte del CONSERVATORISMO POLITICO E SOCIALE. Gli zar esercitavano un potere autocratico (potere personale assoluto). L’aristocrazia, l’esercito, la chiesa ortodossa e la burocrazia imperiale appoggiavano il regime zarista. La borghesia mercantile e imprenditoriale non deteneva invece alcun potere. Questo sistema venne difeso in modo intransigente dagli zar. L’impero russo continuò ad espandersi per tutto l’800. Al suo interno vivevano DECINE DI POPOLI conquistati che chiedevano autonomia e indipendenza. L’ARRETRATEZZA DELLE CAMPAGNE Uno dei problemi più gravi della russia era l’arretratezza delle sue campagne. Chiese, monasteri e grandi famiglie possedevano circa il 90% della terra coltivabile. I contadini, sottoposti alla servitù della gleba, disponevano a stento del necessario per vivere, in quanto gran parte di ciò che producevano era incamerato dai ricchi proprietari terrieri. Il malcontento si manifestava attraverso frequenti RIVOLTE regolarmente represse nel sangue. Lo zar ALESSANDRO II tentò di affrontare i problemi attraverso una cauta politica di riforme. Il provvedimento più importante fu la legge del febbraio 1861 che ABOLÌ LA SERVITÙ DELLA GLEBA. Il contadino liberato riceveva in uso permanente la terra che prima lavorava come servo. In cambio, però, doveva pagare un riscatto al proprietario. La legge, in realtà, concorse a peggiorare le condizioni di vita della massa di contadini. Furono favoriti soprattutto i KULAKI, cioè i medi proprietari, che acquistarono parte delle terre dai contadini schiacciati dai debiti. La riforma dunque finì per inasprire le tensioni esistenti nelle campagne. GLI INIZI DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE L’arretratezza dell’economia russa era particolarmente evidente nelle relazioni commerciali con l'estero: esportava cereali e materie prime, importava macchinari e prodotti industriali. Il paese dipendeva economicamente dall’occidente, pertanto vennero compiuti grandi sforzi per sviluppare un’industria nazionale. Determinante fu l’appoggio dei CAPITALI STRANIERI. Personale qualificato occidentale giunse in Russia per formare dirigenti e lavoratori dei nuovi complessi industriali. Anche lo stato intervenne con finanziamenti. Fra il 1885 e il 1898 la produzione industriale crebbe del 400%. I principali stabilimenti industriali sorsero intorno a Mosca, San Pietroburgo, Baku. L’industrializzazione non fu l’espressione della crescita all’interno della società: FU UN'INIZIATIVA IMPOSTA DALLO STATO. OCCIDENTALISTI E SLAVOFILI: IL POPULISMO L’opposizione politica allo zarismo si chiedeva se fosse veramente conveniente assumere l’occidente come modello. Era composta da intellettuali, studenti e dalla piccola borghesia istruita (INTELLIGHENZIA), una classe colta che si divideva in OCCIDENTALISTI e SLAVOFILI. Gli OCCIDENTALISTI prospettavano una “via europea”: intendevano quindi introdurre in Russia sia l’economia capitalistica, sia la democrazia. Gli SLAVOFILI sostenevano una “via nazionale” allo sviluppo, evitando così le miserie della rivoluzione industriale e del capitalismo. Anche il liberalismo andava rifiutato. Lo sviluppo sociale e politico della Russia sarebbe partito dai contadini. Gli slavofili idealizzavano il popolo contadino, perciò il loro movimento prese il nome di POPULISMO. Alcuni esponenti del populismo prevedevano tra i metodi di lotta anche il terrorismo. Fu un populista infatti ad assassinare lo zar ALESSANDRO II nel 1881. I populisti russi assunsero il nome di SOCIALRIVOLUZIONARI. L’OPPOSIZIONE MARXISTA Lo sviluppo industriale e le sue conseguenze sociali spinsero alcuni intellettuali ad avvicinarsi al marxismo. I marxisti si opponevano al populismo per quattro ragioni fondamentali: - valutavano positivamente lo sviluppo tecnico - miravano a una rivoluzione borghese democratico-liberale - sostenevano che la rivoluzione dovesse partire dal proletariato - si impegnavano a diffondere nel proletariato la coscienza rivoluzionaria Nel 1898 i socialisti/marxisti fondarono il PARTITO OPERAIO SOCIALDEMOCRATICO RUSSO che si divise in due correnti contrapposte: - i BOLSCEVICHI capeggiati da LENIN che volevano un partito formato da professionisti della politica - i MENSCEVICHI guidati da MARTOV che volevano delle riforme sociali e politiche accettando l’alleanza con la borghesia. Secondo loro le elezioni politiche dovevano essere lo strumento democratico per salire al potere. Lenin propose di cambiare il nome del PARTITO OPERAIO SOCIAL DEMOCRATICO RUSSO in PARTITO COMUNISTA. TRE RIVOLUZIONI LA RIVOLUZIONE DEL 1905 Nel 1905 la Russia visse una grave crisi. La guerra peggiorò le già misere condizioni di vita del proletariato e dei contadini. Il 9 GENNAIO 1905, circa 140.000 persone sfilarono per SAN PIETROBURGO e raggiunsero il palazzo d’inverno, residenza dello zar. Si trattava di una processione pacifica ma l’esercito aprì il fuoco sui manifestanti. Questa giornata passò alla storia come DOMENICA DI SANGUE. La sanguinosa repressione causò scioperi e rivolte nelle fabbriche e nelle campagne di tutto il paese. Anche nelle file della borghesia prese corpo l’opposizione nei confronti dello zarismo. Si formò un partito di ispirazione liberale che prese il nome di COSTITUZIONALE DEMOCRATICO: i suoi appartenenti assunsero il nome di CADETTI. Essi auspicavano la creazione in Russia di un sistema costituzionale moderato, lo sviluppo dell’economia e una certa liberalizzazione della vita politica e sociale. Intimorito dagli avvenimenti, lo zar NICOLA II promise libertà politiche e concesse l’elezione di un parlamento, la DUMA. Intanto la protesta si allargò fino a coinvolgere l’esercito: in giugno gli equipaggi delle navi si rifiutarono di aprire il fuoco sui rivoltosi. Il movimento di rivolta raggiunse il culmine in OTTOBRE. A San Pietroburgo si ebbe uno sciopero generale e venne creato il primo SOVIET (consiglio) dei lavoratori, a capo dei quali venne eletto il menscevico TROCKIJ. Il soviet si proponeva come organo di governo. LA PRIMA GUERRA MONDIALE Le Dume non ebbero mai un ruolo effettivo, vennero sciolte ogni volta che assumevano posizioni critiche nei confronti dello zarismo. Le tensioni crebbero e i menscevichi divennero sempre più forti. La situazione precipitò con la prima guerra mondiale. Le condizioni della popolazione si fecero drammatiche. La produzione di grano diminuiva rapidamente e i prezzi salivano. Nel 1915 la Russia subì un crollo militare e perse alcuni territori occupati nella prima fase del conflitto. Si scatenò una nuova ondata di scioperi. LA RIVOLUZIONE DEL FEBBRAIO 1917 Il 23 FEBBRAIO 1917 gli operai di San Pietroburgo insorsero in massa. Lo zar ordinò alle truppe di disperdere i manifestanti, ma l’esercito si rifiutò di obbedire e si schierò dalla loro parte. Iniziava la RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO. Ormai si chiedevano apertamente la distribuzione della terra e l’instaurazione della democrazia. Era evidente che il regime zarista non riusciva più a controllare la situazione. Perciò lo zar Nicola II il 2 MARZO 1917 fu costretto ad abdicare. Finì così la monarchia zarista e nacque la repubblica. LA DIFFICILE VITA DELLA REPUBBLICA Dopo la rivoluzione di febbraio, si formarono due centri di potere: - un GOVERNO PROVVISORIO presieduto dal principe L’VOV, un aristocratico aperto alle riforme - il SOVIET DI PIETROGRADO, cioè il “consiglio dei deputati operai e soldati”, formato da populisti e menscevichi. Formalmente il potere legittimo era nelle mani del governo provvisorio, ma il soviet svolgeva sempre più funzioni di direzione politica. Sia il governo provvisorio sia il soviet intendevano CONTINUARE LA GUERRA per motivi diversi. Secondo il governo provvisorio, la vittoria militare avrebbe rafforzato lo stato e la borghesia. Secondo il soviet, occorreva sconfiggere la Germania e l'Austria per difendere la rivoluzione. La soluzione dei gravi problemi sociali ed economici della russia veniva rimandata alla fine della guerra. I rappresentanti del governo provvisorio prospettavano una vaga politica di riforme, mentre i social rivoluzionari e i menscevichi puntavano più decisamente sulla riforma agraria, che avrebbe distribuito terre ai contadini. IL RITORNO DI LENIN: LA SVOLTA La repubblica russa appariva incapace di far fronte agli immensi problemi del paese. Questa era la situazione quando Lenin arrivò a San Pietroburgo. Lenin presentò ai bolscevichi un documento che riassumeva in dieci punti, le cosiddette TESI DI APRILE, le sue idee sui compiti immediati del partito. 1. TUTTO IL POTERE AI SOVIET 2. LA PACE: far uscire immediatamente la russia dalla guerra 3. LA TERRA AI CONTADINI: confiscare le terre e metterle a disposizione dei soviet locali LO SCONTRO TRA STALIN E TROCKIJ STALIN, L’UOMO D’ACCIAIO Nell’estate del 1922 Lenin fu colpito dal primo attacco della grave malattia cerebrale che lo avrebbe condotto alla morte. Stalin era nato il 21 dicembre 1879 a Gori, un piccolo paese tra le montagne del Caucaso, in GEORGIA. Il padre era un modesto calzolaio e anche la madre era di umili origini. Il giovane Stalin fu mandato a studiare teologia. Ben presto, però, abbandonò gli studi religiosi per dedicarsi alle teorie di MARX e LENIN. Leggeva pubblicazioni clandestine e partecipava a riunioni segrete di organizzazioni politiche antizariste: fu per questo che venne espulso dalla scuola. Aderì poi al PARTITO BOLSCEVICO e si distinse per le sue CAPACITÀ ORGANIZZATIVE. Anche lui subì le persecuzioni della polizia zarista. LE REGOLE DI STALIN PER IL SUCCESSO Trockij disprezzava Stalin per la sua mancanza di educazione e di cultura: lo definiva “UN’EMERITA MEDIOCRITÀ". Quanto a Lenin, nel suo testamento politico chiese al partito di togliere a Stalin la carica di segretario generale. Secondo lo storico Fischer, quattro erano le regole che stalin applicava per arrivare al successo: 1. ogni METODO è giustificabile se aiuta a raggiungere il risultato desiderato 2. gli UOMINI devono essere messi da parte quando non servono più 3. le ALLEANZE sono fatte per essere rotte 4. le IDEE non hanno consistenza, se non sono legate al carro del potere. Stalin, una volta giunto al potere, si sforzò di ampliare la propria cultura, cercò anche di superare la difficoltà a parlare in pubblico. Era ben difficile per lui competere con Trockij che era un grande oratore. Stalin con il tempo imparò a controllare questa difficoltà, ma non diventò mai un grande oratore. Stalin parlava lentamente, quasi con fatica, aveva un forte accento georigiano e un tono monocorde. I suoi discorsi erano schematici, caratterizzati da una struttura a domanda e risposta e frequenti ripetizioni. Tutto ciò, però, suscitava grande impressione negli uditori e veniva giudicato come un segno di grande SAGGEZZA. TROCKIJ, IL TRIBUNI DELLA RIVOLUZIONE Trockij nacque nell’attuale ucraina. Sin dalla prima giovinezza si avvicinò agli ambienti marxisti e per le sue attività politiche e di propaganda venne arrestato, riuscì a scappare e si rifugiò in Europa, entrando così a far parte della cerchia degli INTELLETTUALI ANTIZARISTI in esilio. Quando scoppiò la prima rivoluzione, trockij rientrò in russia. Per le sue abilità oratorie venne definito il “tribuno della rivoluzione”. Durante la guerra civile, con il suo treno blindato percorse tutta la russia per stroncare le armate bianche. Era straordinariamente dotato di talenti e godeva di un’ENORME POPOLARITÀ. I PUNTI DI CONTRASTO I punti sui quali si contrapponevano maggiormente i due schieramenti che facevano capo a Stalin e Trockij erano i seguenti: - LA GESTIONE DEL PARTITO: Trockij denunciava la CENTRALIZZAZIONE e avrebbe voluto dare spazio alla democrazia - IL GIUDIZIO SULLA NEP: Trockij accusava la NEP di favorire i contadini e i commercianti a spese della CLASSE OPERAIA. Proponeva invece di accelerare il processo di industrializzazione e riteneva necessario il completo controllo statale dell’economia. Stalin invece sosteneva una certa libertà di commercio e incentivava la produzione agricola - LA DIVERSA VALUTAZIONE DELLA POLITICA INTERNAZIONALE: secondo Trockij un paese arretrato come l’Unione Sovietica non poteva svilupparsi rimanendo l’unico paese socialista nella scena internazionale. Stalin invece voleva puntare tutto su questo per rendere l’URSS una potenza industriale stabile e competitiva. L’AFFERMAZIONE DI STALIN Il peso politico di Stalin era cresciuto, era stato nominato SEGRETARIO GENERALE del partito comunista dell’unione sovietica. Questo gli permise di controllare la burocrazia del partito (NOMENKLATURA), e di conseguenza lo STATO. Lo scontro tra Stalin e Trockij venne vinto da Stalin, l’altro invece venne espulso dal partito. Trockij iniziò un lungo esilio che terminò con la sua morte avvenuta per mano di un sicario di Stalin. LE RAGIONI DELLA SCONFITTA DI TROCKIJ Trockij aveva una diversa concezione del PROCESSO RIVOLUZIONARIO; era convinto che le lotte di massa avessero un ruolo fondamentale ma il suo punto debole fu di non aver compreso la capacità della BUROCRAZIA di costituirsi come forza politica autonoma. L’URSS DI STALIN L’INDUSTRIALIZZAZIONE FORZATA Sconfitto Trockij, Stalin dovette affrontare la peggiore crisi economica dagli anni del comunismo di guerra. Di questa difficile situazione venne accusata la NEP. Stalin decise quindi di industrializzare il paese nel più breve tempo possibile e di realizzare il completo controllo dell’economia da parte dello stato. Il periodo che va DAL 1928 AL 1939 fu segnato di conseguenza da una serie di sviluppi politici, economici e sociali strettamente collegati tra loro. Nel 1928 venne lanciato il primo PIANO QUINQUENNALE PER L’INDUSTRIA. Si doveva aumentare soprattutto la produzione di quelle materie prime necessarie per la produzione di macchinari e beni di consumo. LA MOBILITAZIONE IDEOLOGICA Gli ingenti investimenti necessari all’industrializzazione furono reperiti comprimendo enormemente i consumi interni e introducendo il razionamento di molti beni di consumo. Per far fronte alla domanda di forza lavoro nelle fabbriche, vennero immessi tantissimi contadini, reclutati forzatamente. Per sostenere un tale sforzo produttivo venne organizzata anche un’abile OPERAZIONE PROPAGANDISTICA. Il regime cercava in ogni modo di motivare gli operai che venivano premiati con onorificenze. Stalin aveva anche promosso lo STACHANOVISMO (tecnica organizzativa del lavoro individuale), che aveva come fine il raggiungimento dei migliori risultati in termini di produttività. La produzione della grande industria crebbe del 40%. Nel 1932 fu lanciato il SECONDO PIANO QUINQUENNALE. I risultati ottenuti superarono le previsioni: la produzione ebbe un incremento del 121%. Il terzo piano quinquennale fu interrotto dalla seconda guerra mondiale. Il settore che si sviluppò maggiormente fu quello degli armamenti. LA COLLETTIVIZZAZIONE FORZATA Negli anni dell’industrializzazione forzata lo stato assunse il controllo delle campagne confiscando le terre dei KULAKI. Poiché i kulaki reagirono con violenza Stalin proclamò la necessità di eliminarli come classe. I sostenitori della NEP si opposero, affermando che non si doveva spezzare l’alleanza tra il regime e i contadini, ma Stalin poteva contare sull’appoggio della maggioranza del partito. La collettivizzazione continuò adottando una spietata repressione; tutti coloro che si opponevano vennero arrestati e fucilati o deportati in Siberia. Alla fine degli anni 30 lo stato controllava totalmente le campagne e ogni attività indipendente era proibita. IL TOTALITARISMO E IL CULTO DEL CAPO Il governo imponeva in ogni settore della vita civile e militare una rigida disciplina facendo leva sul patriottismo. L’URSS presentava tutte le caratteristiche dello STATO TOTALITARIO. Un fattore decisivo all’edificazione dello stato totalitario fu il CULTO DEL CAPO (STALIN). L’intera storia del bolscevismo venne riscritta ponendo al centro la figura di stalin. Bisogna comunque riconoscere che stalin poteva contare sul consenso di milioni di Sovietici per i miglioramenti che aveva portato. Ma accanto al miglioramento delle condizioni generali delle masse c’era il terrore e il monopolio del potere. L’ELIMINAZIONE DI OGNI OPPOSIZIONE Tutti coloro che opponevano resistenza al potere di stalin furono accusati, condannati e giustiziati. Spesso le prove della colpevolezza erano le confessioni degli imputati estorte con la tortura. Chi non veniva giustiziato era deportato nei campi di lavoro detti GULAG. L’ARCIPELAGO DEI GULAG CAMPI DI LAVORO E DI CONCENTRAMENTO All’interno dei gulag venivano rinchiusi soprattutto PRIGIONIERI POLITICI. Questi campi si moltiplicarono e si diffusero in tutta la russia, si creò così l’”ARCIPELAGO GULAG”. I GULAG DELL'EPOCA DI STALIN I deportati lavoravano in condizioni disumane, afflitti dal freddo, dalla fame e dalle malattie. La loro manodopera era sfruttata per disboscare intere regioni, per estrarre minerali, per costruire canali, strade e ferrovie. L’ARTICOLO 58 Un solo articolo del codice penale sovietico permise al regime di condannare milioni di persone. Era l’articolo 58 che elencava i “DELITTI CONTRO LO STATO”. Il primo punto condannava qualsiasi azione diretta a indebolire il potere; quindi tutti i deportati dei gulag che sfiniti si rifiutavano di andare a lavorare, venivano fucilati come CRIMINALI POLITICI. Un altro punto si riferiva allo SPIONAGGIO, era ritenuto particolarmente grave il reato di “propaganda a danneggiamento del potere sovietico”, e si intendeva anche una CONVERSAZIONE tra amici o coniugi.
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