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La Rivoluzione Russa e l'Impero Russo nel XIX secolo, Appunti di Storia

L'Impero Russo nel XIX secolo, caratterizzato dal conservatorismo politico e sociale, l'arretratezza delle campagne, la riforma agraria, lo sviluppo industriale, il pensiero antizarista, l'opposizione marxista e la Rivoluzione del 1905. Si parla anche del Partito Operaio Socialdemocratico Russo e della divisione tra Bolscevichi e Menscevichi.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 12/09/2022

saveyourgrades
saveyourgrades 🇮🇹

4.6

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83 documenti

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Scarica La Rivoluzione Russa e l'Impero Russo nel XIX secolo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! LA RIVOLUZIONE RUSSA L’Impero Russo nel XIX secolo Per tutto il XIX secolo la Russia è caratterizzata dal Conservatorismo (Politico e Sociale). Il governo era nelle mani degli Zar che praticavano un potere Autocratico, senza alcun tipo di opposizione o controllo. Il regime era supportato dall’Esercito, il Clero e i Proprietari terrieri tutti possessori di grandi privilegi. Il ceto borghese, presente solo a Mosca e sul Baltico, non aveva alcun tipo di potere nè economico nè politico. Altro elemento problematico dell’impero era l’enorme territorio da amministrare, che si estendeva dal baltico all’Oceano Pacifico e il gran numero di popoli estremamente diversi tra loro (Russi, Polacchi, Mongoli, Finlandesi) di cui la maggior parte chiedeva a gran voce l'indipendenza L’arretratezza nelle campagne Uno dei problemi principali dell’Impero russo era sicuramente l’arretratezza delle campagne, dove viveva la maggior parte dei sudditi. I contadini vivono nella miseria più totale, erano ancora soggetti alla schiavitù della gleba, per cui la maggior parte dei raccolti finiva nelle mani dei proprietari terrieri, che assieme al clero possedevano oltre il 90% delle terre coltivabili. Queste condizioni aumentano di molto il malcontento della popolazione che molto spesso sfocia in violente rivolte, molto spesso represse nel sangue. Il primo tentativo da parte degli Zar di migliorare le condizioni arrivò con lo Zar Alessandro II, che a partire dal 1855 iniziò un processo di riforme che culminò nel 1861 con l’Abolizione della servitù della gleba. La riforma, tuttavia, ottenere risultati opposti a quelli sperati. Infatti, concorse a peggiorare le condizioni dei contadini che non ricevettero in proprietà gli appezzamenti su cui lavoravano, ma in uso permanente, e dovranno comunque pagare una somma al fine di riscattarli. Molti di questi contadini, si ritrovarono sommersi dai debiti e si videro costretti a vendere a basso prezzo le terre ai Kulaki (medi proprietari). Lo sviluppo industriale A partire dal 1870 lo stato iniziò ad investire, specialmente nei settori siderurgico e ferroviario, al fine di creare un'industria nazionale, al fine di cessare la dipendenza nei confronti dell’Occidente per i prodotti industriali. La creazione dell’industria nazionale ricevette una grande spinta grazie all’afflusso di capitali stranieri (DE, FR, UK), e all’arrivo in Russia di un gran numero di personale qualificato per formare i dirigenti e gli operai. Tra i 1885 e il 1898 la produzione industriale cresce del 400%.I grandi poli industriali sorsero attorno alle grandi città: • San Pietroburgo: industria metallurgica • Mosca: industria Tessile • Baku: industria petrolifera. L'industrializzazione fu tuttavia un fenomeno superficiale, che non fu accompagnato dalla crescita di un ceto borghese imprenditoriale, ma un processo quasi “forzato” imposto dallo Stato e in gran parte affidato a stranieri. Occidentalisti e Slavofili: il Populismo Il pensiero antizarista, che veniva coltivato soprattutto da quegli intellettuali, studenti e dalla piccola borghesia istruita (in russo Intellighentzia), si divideva in due correnti Occidentalisti e Slavofili. Il pensiero Occidentalista: Vedevano come esempio del Progresso il progresso Europeo, basato su un’economia capitalistica e un sistema “democratico”. Valutavano positivamente il ruolo di Pietro il Grande (Primo Zar a recarsi in Europa, e iniziatore del processo di occidentalizzazione della Russia), criticavano la Chiesa Ortodossa e ritenevano come per far avanzare la Russia fosse necessario seguire il modello Europeo. Il pensiero Slavofilo: Sostenevano come tanto il Capitalismo e il Liberismo andassero rigettati e come il vero potenziale della Russia stesse nei contadini piuttosto che nella borghesia. Idealizzano il popolo contadino e le sue tradizioni (per questo verranno anche chiamato Populismo). Intendevano alfabetizzare le masse contadine al fine di renderle coscienti delle loro condizioni e ribaltare lo Stato per creare delle comunità agricole. Tra i metodi per lottare contro lo stato alcuni prevedevano anche il terrorismo, fu infatti un populista ad assassinare lo Zar Alessandro II nel 1881. A partire dal XX secolo presero il nome di Socialrivoluzionari. L’opposizione Marxista Alcuni intellettuali si avvicinarono al Marxismo, che si opponeva la Populismo seguendo 4 punti fondamentali: • Valutazione positiva dello sviluppo indotto dal Capitalismo, • Necessità di una rivoluzione Borghese democratico-liberale come base per la rivoluzione socialista, • Rivoluzione a partire dal proletariato • Diffusione della coscienza di classe tra i proletari piuttosto che il terrorismo come mezzo di lotta. Nel 1898 viene fondato il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR), fin da subito diviso in due correnti, che si dividevano tanto per la linea politica che intendevano attuare, quanto per l'organizzazione del partito • I Bolscevichi, guidati da Lenin; Prevedevano la creazione di un partito formato da professionisti della politica. Sostenevano la necessità di guidare gli operai e i lavoratori all'abolizione della proprietà privata e alla collettivizzazione dei mezzi di produzione. • I Menscevichi, guidati da Martov; puntavano alla creazione di un partito di massa (sulla base dello SPD tedesco). Sostenevano la necessità di un'alleanza con la borghesia per attuare riforme sociali e politiche e vedevano nelle elezioni politiche lo strumento per raggiungere il potere (Linea simile ai riformisti italiani). La Rivoluzione del 1905 A seguito della Guerra Russo-Giapponese del 1905, persa dall’Impero Russo, le condizioni di vita di operai e contadini peggiorarono ancora, aumentò così ancora di più il malcontento. Il 9 Gennaio 1905 un corteo pacifico di 140.000 persone sfilò per San Pietroburgo alla volta del Palazzo d'Inverno per presentare una supplica allo Zar. L’esercito represse col sangue la processione, uccidendo quasi 1000 persone e ferendone il doppio. Questo evento, chiamato Domenica di Sangue, causò una serie di scioperi e rivolte in tutto il paese. La Domenica di Sangue causò risentimento anche nella borghesia, che da lì iniziò a prendere posizioni sempre più anti-zariste, ad esempio la creazione del partito Costituzionale Democratico dalle cui iniziali (K, D, lette ka de) pese anche il nome di Partito dei Cadetti. Il partito auspicava un sistema costituzionale moderato, uno sviluppo economico assieme a una liberalizzazione della vita sociale e politica. Allo stesso tempo anche alcuni reparti dell’esercito si rivoltarono contro lo Zar, nel Giugno dello stesso anno, la corazzata potëmkin ammutina, il movimento raggiunse l’apice in Ottobre. In risposta agli eventi e intimorito per il rischio posto al suo regime, lo zar Nicola II promise libertà politiche a concesse la creazione di un parlamento, la Duma. A San Pietroburgo si ebbe un grande sciopero generale durante il cui venne eletto il primo soviet dei lavoratori, al cui capo venne eletto il Menscevico Lev Trockij. La rivoluzione del 1917 Le Dume elette tra il 1905-17, non ebbero mai un ruolo vero e proprio, venivano sciolte ogni qualvolta che assunsero posizioni critiche rispetto al regime e lavoravano sotto uno stretto controllo del regime. Tra il 1906- 11 l’uomo forte al governo fu Pëtr Stolypin, che realizzò alcune riforme economiche, le quali non riuscirono a risolvere i problemi dei contadini, si inasprirono dunque le tensioni e a trarne guadagno furono i Socialisti, in particolare i Menscevichi. Con l’ingresso della Russia nel primo conflitto mondiali le condizioni dei ceti più bassi peggiorarono, fin da subito fu chiaro che l’economia non avrebbe potuto reggere gli sforzi richiesti per portare avanti un tale conflitto. Nel 1915 si assistette a una prima grande ondata di scioperi a seguito della perdita di una serie di territori conquistati all’inizio della guerra. Il 23 Febbraio 1917 ci fu un’insurrezione degli operai a San Pietroburgo, lo Zar ordinò all’esercito di disperdere i manifestanti, ma si rifiutò di agire, iniziava così la Rivoluzione di Febbraio, che si estese fino a Mosca. Il 2 Marzo lo Zar Nicola II abdicò, mettendo fine all’impero russo, e venne subito instaurata una repubblica. La difficile vita della Repubblica A seguito della rivoluzione si formarono due centri di potere, entrambe miravano a continuare la guerra ma per motivazioni differenti: • Il Governo Provvisorio, presieduto dal principe L’vov, aperto alle riforme e con l’appoggio dei borghesi, credeva che una vittoria avrebbe rafforzato lo stato e la borghesia rendendo possibile l’instaurazione di un sistema moderato. • Il Soviet di Pietrogrado, formato da rappresentanti eletti nelle fabbriche e nell’esercito, guidato dai Socialrivoluzionari e con una grande componente Menscevica, sosteneva che bisognasse sconfiggere i regimi Conservatori e Imperialisti di Austria e Germania per proteggere la rivoluzione. Formalmente il potere legittimo era nelle mani del Governo Provvisorio, ma il Soviet di SP, iniziò ad avere sempre più funzioni politiche, indebolendo così la già fragile Repubblica. La questione delle riforme economiche e sociali venne posticipata al termine del conflitto, anche qui le due fazioni avevano obiettivi diversi: • Il Governo Provvisorio mirava a una vaga politica di riforme • Il Soviet di Pietrogrado puntava alla riforma agraria e alla redistribuzione delle terre. Il 4 aprile 1917, Lenin fece ritorno a Pietrogrado dall’esilio in Svizzera (ritorno che appoggiano dall’alto comando tedesco), Lenin si riunì con il partito bolscevico a cui presentò un documento con i compiti che il • Il piccolo commercio venne legalizzato, aumentando di molto il potere di acquisto di piccoli commercianti, funzionari, industriali. • Lo stato manteneva il controllo delle fabbriche con più di 20 operai, • Veniva creato un sistema di produzione misto (statale e privato). La NEP portò grossi benefici allo stato Russo. Le condizioni dei contadini migliorarono, come la produzione agricola e scomparvero i beni di consumo. L’Unione Sovietica uscì quindi dalla carestia, nel 1926 produzione agricola e industriale tornarono ai livelli del 1914. La manovra oltre che per migliorare le condizioni dell’economia venne voluta anche per stabilizzare l’Unione Sovietica, poiché dopo il 1921 divenne chiaro che nessuna rivoluzione socialista sarebbe stata possibile in Europa, era dunque di vitale importanze stabilizzare l’unico stato socialista. Il centralismo democratico Durante il X Congresso, vennero adottate una serie di misure volte a impedire la creazione di correnti nel PCUS, all’interno del partito non doveva esserci né frazionismo, né contrasti. Venne approvata la regola del Centralismo Democratico secondo cui una volta che il partito assumeva una posizione, o una decisione, tale decisione diventa vincolante era dunque vietato contrastarla. Veniva così accentuato ancora una volta il Carattere autoritario del partito. In circa 3 anni, si era dunque passati dalla “Dittatura del proletariato” a una “Dittatura di Partito” in cui tutte le decisioni erano ormai nelle mani di Lenin e di un piccolo numero di collaboratori (Stalin e Trockij i più importanti). La successione di Lenin e l’affermazione di Stalin Nell’estate ‘22 Lenin venne colpito dal primo attacco di una malattia che lo porterà alla morte nel 1924, si aprì così la questione della successione. Il PCUS aveva al suo interno due “anime” guidate dai due più vicini collaboratori di Lenin Stalin e Trockij, i due gruppi si contrapponevano su una serie di punti: Gestione del Partito: • I Trockisti denunciano la centralizzazione e la gestione autoritaria, e chiedevano maggiore democrazia interna Giudizio sulla NEP: • I Trockisti accusavano la NEP di favorire contadini e commercianti danneggiando la classe operaia. Proponevano di: accelerare l’Industrializzazione, di accelerare la Collettivizzazione della Terra e il completo controllo statale dell’economia. • Stalin, soltanto per opposizione, sosteneva le tesi di Bucharin che sosteneva la necessità di libertà di commercio per i contadini e di aumentare la produzione agricola per rafforzare l’alleanza contadini-stato Diversa valutazione della politica internazionale: • I Trockisti credevano che fosse necessario diffondere la rivoluzione in Occidente, poiché l’URSS era troppo arretrata per svilupparsi e rimanere l’unico paese socialista in Europa. Questa tesi veniva detta “Rivoluzione Permanente”. • Gli Stalinisti ritenevano che fosse prim necessario diffondere il socialismo solo nell’URSS, che doveva diventare una potenza industriale e competitiva per fronteggiare il mondo capitalista, seguendo la tesi del “socialismo in un solo paese” Trockij era una figura molto prestigiosa negli ambiti del partito e di fronte al popolo, anche grazie alle sue grandi doti di oratore, era stato il fondatore dell’Armata Rossa e il merito della vittoria bolscevica nella Guerra Civile era in buona parte riconducibile a lui, tuttavia Trockij non aveva una stabile struttura di potere, il che lo relegò a una posizione di opposizione Stalin era una figura decisamente meno nota, ma il suo prestigio politico cresce col passare degli anni e nel 1922 venne eletto Segretario Generale del PCUS, che gli permise di prendere il controllo della macchina burocratica del paese e del partito, che significava controllare lo Stato. Il prestigio di Stalin venne rafforzato anche dal fatto che tra il 1924-25 l’URSS venne riconosciuta da molti stati europei che iniziarono ad intrattenere relazioni diplomatiche con essa. SI ebbe quindi l’impressione che il ciclo rivoluzionario si fosse concluso e che fosse ormai necessario passare alla fase di consolidamento dello stato sovietico. L’URSS doveva dunque diventare una potenza militare ed industriale. Lo scontro con Trockij si risolse con una netta vittoria di Stalin, tanto che nel 1927 Trockij e i suoi sostenitori vennero espulsi dal Partito. Stalin diventava dunque il capo incontrastato del partito e della nazione. L’industrializzazione forzata Nel 1927 l’Unione Sovietica soffrì una crisi durissima, peggiore di quella dei tempi del comunismo di guerra, la cui causa venne identificata con la NEP che avrebbe favorito le campagne e i commerci a discapito della grande industria e del proletariato urbano. Stalin decise quindi che era necessario industrializzare lo stato nel minor tempo possibile e arrivare al controllo totale dell’economia da parte dello Stato. L’industrializzazione forzata prevedeva cambiamenti radicali in tutti i settori economici e sociali, cambiamenti strettamente connessi a cui si assisterà tra il 1928-39. Nel 1928 venne lanciato il primo Piano quinquennale per l’industria, che fissava gli obiettivi della crescita industriale, primo tra tutti lo sviluppo dell’Industria pesante (ferro, petrolio,carbone,acciaio,gomma). Per realizzare il piano fu necessaria una grandissima quantità di investimenti, reperiti comprimendo i consumi interni e razionando molti beni di consumo. Per sopperire alla mancanza di personale qualificato venne, da un lato sviluppata l’Istruzione Tecnica, dall'altro si fece ricorso a personale specializzato straniero (americani e tedeschi). Per rispondere alla crescente domanda di manodopera vennero inviati nelle industrie moltissimi contadini, i quali venivano reclutati forzatamente nelle campagne. Allo stesso tempo venne messa in moto una grandiosa operazione propagandistica al fine di mobilitare e incoraggiare gli operai a dare il massimo, che venivano ripagati con promozioni e onorificenze. Gli effetti del primo 5yP furono enormi, la produzione crebbe del 40%. Il secondo 5yP (1933-37) ebbe risultati superiori alle aspettative (+121%) contro il +114% previsto. Il terzo 5yP, che doveva porre le basi materiali per l’instaurazione del socialismo, venne interrotto dalla WW2. La collettivizzazione forzata Negli anni dell’ I.F, l’agricoltura venne piegata alle necessità dell’industria. Per ottenerne il controllo vennero confiscate tutte le terre nelle mani dei Kulaki (medi proprietari), e di quei contadini che avevano un minimo di proprietà, I Kulaki risposero in modo violento e nel 1929 venne decisa la necessità di eliminarli come classe. Bucharin e i suoi sostenitori si opposero, vennero definiti “deviazionisti di dx” e sconfitti, Stalin colse così l’occasione per reprime gli ultimi gruppi di opposizione interni al partito. Sempre a partire dal 1929 tutti i contadini vennero costretti a lavorare in grandi unità di produzione collettive: • I Kolchozy: aziende in cui si usava collettivamente la terra, a ciascun membro veniva affidato un appezzamento e alcuni animali • I Sovchozy: aziende in cui i contadini erano dipendenti dello stato, che prelevava una quota fissa del raccolto e la rimanente veniva distribuita. Tutti coloro che si opponevano alla C.F venivano bollati come “nemici del popolo”, fucilati oppure mandati nei Gulag, eliminando dunque come classe ma anche fisicamente i kulaki. A peggiorare il bilancio delle vittime della C.F ci fu anche la Grande Carestia del 1932-33, che causò secondo alcune stime attorno ai 6 milioni di morti ( 5 solo in Ucraina),. La carestia fu il punto culminante della C.F, provocata più da fattori politici che ambientali. La Carestia venne negata e le sue prove eliminate o nascoste fino alla dissoluzione dell’URSS. Il totalitarismo e il culto del capo Il periodo tra il 1935 e il 1938 fu caratterizzato dalle purghe, ovvero un enorme processo di eliminazione (fisica e non) di qualsiasi tipo di opposizione al potere di Stalin. Nel 1939 110 su 139 membri del Comitato Centrale in carica nel ‘34 erano stati eliminati, assieme a 1108 su 1966 delegati, anche Bucharin venne fucilato nel 1938. Altra purga altrettanto importante fu quella che colpì l’esercito, tra il ‘37 e il ‘38 la maggior parte degli ufficiali del comando generale dell’esercito e della marina vennero fucilati Le purghe non si limitarono all’apparato statale, ma colpirono tutti gli strati della popolazione, chi non veniva fucilato veniva internato nei campi di lavoro (gulag). Con Stalin venne consolidato l’assetto Totalitaristico dello stato. Era una dittatura con un unico partito, l’economia era completamente statalizzata, il partito aveva il monopolio dell’attività politica e sindacale, della cultura, dei mezzi di comunicazione e di informazione. Altro aspetto che fu essenziale per la costituzione di uno Stato Totalitario fu il culto del capo: Stalin veniva visto come l’infallibile successore di Lenin, colui che aveva portato a termine quello che L. aveva solo iniziato. L’intera storia della Rivoluzione venne riscritta ingigantendo la figura e l’importanza di Stalin, cancellando gli oppositori e cancellando o attribuendo ai “nemici del popolo” gli errori e le disfatte di Stalin.
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