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La rivoluzione scientifica in filosofia (Sintesi), Sintesi del corso di Filosofia

Sintesi del libro "L'ideale ed il reale [Abbagnano, Fornero, Burghi]". Appunti e rielaborazione personale del libro.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 24/03/2020

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matteo-loi-1 🇮🇹

4.2

(16)

49 documenti

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Scarica La rivoluzione scientifica in filosofia (Sintesi) e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! La rivoluzione scientifica nella filosofia, Copernico & Galilei Un evento cruciale della storia fu la Rivoluzione scientifica, questo evento ebbe dei risvolti importantissimi nel modo di vivere la vita, nella mentalità, nella cultura e di conseguenza anche nella filosofia. Si definisce Rivoluzione scientifica quel lasso di tempo, (estremamente proficuo in tema di scoperte fisiche, astronomiche e scientifiche), che si estende dalla pubblicazione dell’opera di Nicolò Copernico nel 1543, De revolutionibus orbium coelestium, alla pubblicazione dell’opera di Isac Newton 1687, Philosophiae naturalis Principia Mathematica. La rivoluzione astronomica La rivoluzione astronomica, con cui prende avvio la rivoluzione scientifica, si colloca nella storia dell’occidente come uno degli avvenimenti culturali che maggiormente hanno contribuito al passaggio dall’età antico-medievale a quella moderna. Generalmente si crede che essa sia dovuta solo a Copernico, tuttavia ciò è vero solo in parte, infatti egli iniziò il processo, ma questo venne poi sviluppato e portato avanti da Keplero, Galilei e in parte da Giordano Bruno. Per comprendere quanto rivoluzionario fu il pensiero di Copernico, è necessario fare un passo indietro e parlare della concezione medievale dell’universo e del paradigma geocentrico. Nel periodo medievale vigeva la concezione Aristotelico-tolemaica che vedeva l’universo come: unico, finito, costituito da sfere concentriche, geocentrico e diviso in due parti distinte (sub-lunare: 4 elementi naturali; sopra-lunare: etere). Copernico e la concezione eliocentrica Nicolò Copernico, (1473-1543), fu uno studioso di fisica celeste, teorico, matematico e filosofo, nonché scrittore dell’opera De revolutionibus orbium coelestium. Egli riteneva la dottrina tolemaica troppo complessa, per questo ricercando nei libri degli antichi delle soluzioni alternative al geocentrismo, si imbatté nell’idea eliocentrica. Postosi su questa strada, Copernico scoprì che altri filosofi prima di lui come Aristarco di Samo, I Pittagorici, Eraclite Pontico, erano già arrivati a formulare la dottrina eliocentrica, senza però mai riuscire a dimostrarla in maniera pratica. Copernico dunque si limitò a riprendere tale convinzione e, con fine di semplificare il calcolo matematico del moto degli astri, mise in crisi il paradigma geocentrico che aveva caratterizzato i secoli precedenti. La descrizione del sistema copernicano e riassunta nel decimo capitolo della prima delle sei parti di cui si compone il De Revolutionibus; secondo l’astronomo polacco al centro dell’universo sta, immobile, il sole; attorno ad esso girano poi tutti i pianeti, terra inclusa, la quale contemporaneamente gira su se stesa, originando così il modo apparente degli astri. La luna ruota poi attorno alla terra, mentre lontane dal sole e dai pianeti stanno fisse le stelle. Benché per alcuni aspetti l’universo copernicano si distacchi da quello tolemaico, per altri invece rimane radicato a quest’ultimo, infatti l’astronomo concepiva ancora l’universo come: Sferico, unico e chiuso dal cielo delle stelle fisse; inoltre egli accettava il principio della perfezione dei moti circolari ed uniformi delle sfere cristalline. A ridurre l’effetto travolgente dell’opera di Copernico contribuirono alcuni fattori, in primo luogo il teologo luterano Andreas Oisiander ed in secondo luogo alcuni dilemmi in materia di fisica che apparivano alquanto improbabili.  Andreas Oisiander : questo teologo al fine di limitare lo choc che l’opera avrebbe potuto creare tra le genti, che nel dare fede a tale dottrina si sarebbero allontanati dalla chiesa, premise all’opera di Copernico una prefazione anonima dal titolo Al lettore sulle ipotesi di quest’opera. In questa prefazione Oisiander propugnava la natura puramente ipotetica e matematica della nuova dottrina, affermando però che questa fosse da considerarsi come un ipotesi basata su una serie di calcoli.  Problematiche date da alcune spiegazioni vaghe in materia di Fisica: La teoria dell’astronomo polacco stentò ad affermarsi anche perché, benché il suo autore volesse rendere la dottrina astronomica di più facile comprensione, questa invece risultò a molti ancor più complicata. Inoltre essa presentava alcuni dilemmi senza risposta in materia di fisica, a tal proposito gli aristotelici portarono avanti alcuni quesiti. Che come vedremo, questi ed altri problemi verranno risolti e largamente trattati sul piano scientifico da Galileo Galilei. Quesiti posti:  Se la terra si muove, perché non provoca il lancio di tutti i suoi oggetti mobili lontano dalla sua superficie?  Se la terra si muove, perché non solleva un vento così forte da scuotere cose e persone?  Se la terra si muove da Ovest verso Est, un sasso lanciato dall’alto di una torre dovrebbe cadere a ovest di essa, poiché questa durante la caduta del sasso si sarebbe spostata ad est. Tuttavia ciò non si verifica, infatti il sasso cade ai piedi della perpendicolare della torre. Altro astronomo importante fu Tycho Brahe, questi negò l’esistenza delle sfere solide e reali dell’astronomia antica, sostituendo così il concetto di “Orbe” con quello di “orbita”. Egli fu l’ideatore del sistema ticonico, ossia un sistema cosmologico a metà strada tra Tolomeo e Copernico. Tale sistema era già stato in precedenza formulato da Eraclite Pontico, il quale sosteneva che la attorno al sole ruotassero i pianeti, il sole a sua volta ruota poi attorno alla terra. Questo sistema fu maggiormente apprezzato perché, da una parte era innovatore ed introduceva alcuni vantaggi matematici, dall’altro però era “conservatore”, precludendo così ogni conflitto con le sacre scritture. Altro astronomo, matematico e filosofo di grande importanza, le cui opere vengono studiate ancora oggi è Giovanni Keplero. Inizialmente Keplero scrisse in una sua prima opera che il sole fosse al centro dell’universo. Inoltre egli fu sempre fedele al principio secondo il quale l’oggettività del mondo risiede nella proporzione matematica implicita in tutte le cose. La sua figura però viene ricordata come quella di un’autorità nel campo dell’astronomia poiché sviluppò le tre leggi che descrivono il moto dei pianeti. Le prime due leggi:  L'orbita descritta da un pianeta è un'ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi;  Il segmento (raggio vettore) che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali. Vennero scritte e spiegate nell’opera Astronomia Nova 1609. Al contrario la terza legge:  I quadrati dei tempi che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite sono proporzionali al cubo delle loro distanze medie dal sole. Scritta e presentata nell’opera Harmonices mundi 1619. Ciò che permise a Keplero di scoprire le sue leggi e correggere la dottrina di Copernico, furono le osservazioni di Tycho Brahe. Keplero riconosce nella matematica la vera oggettività naturale. Galileo Galilei Galileo Galilei fu un importante matematico, fisico, astronomo e filosofo, egli nacque a Pisa nel 1564 e morì ad Arcetri nel 1642. Nello sviluppare le sue argomentazioni egli riprese gli studi portati avanti da Brahe e da Keplero, riuscendo poi attraverso la dimostrazione empirica a provare la veridicità delle tesi copernicane. Nel 1585 si dedicò allo studio della matematica e della fisica arrivando a formulare nel 1589 la legge della caduta dei gravi. Nel 1589 ottenne la cattedra di matematica nell’università di Pisa dove insegnò fino al 1592; in questo stesso anno ottenne la cattedra a Padova dove insegnò fino al 1610. Durante questo periodo, spinto dalla volontà di dimostrare empiricamente le idee copernicane da lui propugnate con forza, costruì il cannocchiale (1609) e di seguito parlò delle sue scoperte nell’opera del 1610 Sidereus Nuncius (Ragguaglio astronomico). Quest’opera fu estremamente rivoluzionaria, in essa Galileo descriveva la natura dei pianeti, questi a differenza della concezione Aristotelica, non erano costituiti da etere bensì dallo stesso materiale della terra. In essa inoltre egli parlò dei rilievi lunari, della natura stellare della Via Lattea, dei satelliti di Giove (Deimos e Phobos), delle fasi lunari, delle fasi del pianeta venere e dei satelliti di Giove, nonché delle macchie solari. Dopo tutte queste scoperte Galileo si staccò definitivamente, criticandole, dalle dottrina astronomica tolemaica e sposò quella Copernicana. È però necessario ricordare che Galileo visse in un periodo in cui l’istituzione ecclesiastica era ancora estremamente potente e, dacché le sue scoperte andavano contro la concezione dell’universo che la chiesa professava, il cardinale Bellarmino nel 1616 lo ammonì. Nonostante ciò egli continuò i suoi studi arrivando a scrivere il Saggiatore nel 1623, in quest’opera continuò affermando che la natura è caratterizzata da rapporti matematici; affrontò alcuni problemi relativi ad alcuni corpi celesti tra cui le comete, e si scagliò violentemente sul principio di autorità. Importantissima fu poi l’opera pubblicata nel 1632 titolata Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico ed il copernicano, opera che gli causò un richiamo da parte del tribunale del Santo Uffizio di Roma. Ivi si svolse un lungo processo che durò fino al 22 giugno 1633 e che si concluse con l’abiura di Galilei. Fu condannato al confino nella villa di Arcetri, luogo dove egli compose la sua ultima opera, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (la teoria della resistenza dei materiali e la dinamica), pubblicato in Olanda nel 1638. L’8 gennaio 1642 morì. Galilei oltre per le sue opere estremamente rivoluzionarie nel campo della fisica, della matematica e dell’astronomia, viene ricordato come il primo intellettuale che operò in maniera decisiva nell’opera di difesa circa l’autonomia della scienza da ogni altra autorità. Nella sua lotta egli dovette combattere su due fronti, da una parte l’autorità religiosa, dall’altra quella culturale degli aristotelici. Nel primo caso egli si pose la domanda se i credenti dovessero dare fede solo alla bibbia o a tutte le opere scritte, siano queste di matrice religiosa o scientifica. Nel rispondere a tale quesito egli parti dal presupposto che la seconda dichiarazione fosse la più corretta, tuttavia Galilei postula che la Bibbia fosse la massima autorità in campo etico- religioso ma che questa in campo scientifico e naturale dovesse farsi da parte per far spazio alla scienza. Importante è poi la riflessione fatta nelle “lettere copernicane” dove egli afferma che sia la Bibbia (base della religione) che la Natura (oggetto della scienza) fossero derivate da Dio; dunque in base a ciò detto in precedenza se dovessero sorgere delle discrepanze tra il pensiero della chiesa e quello della scienza questi andavano risolti rivendendo l’interpretazione delle sacre scritture. Galileo infatti nelle sue opere non criticò mai i dogmi della chiesa bensì il modo di interpretare le sacre scritture, visto da lui troppo letterale. Nel caso degli aristotelici Galilei asserì che questi fossero dei discepoli infedeli di Aristotele, infatti loro non osservavano la natura e la realtà nel portare avanti le loro dottrine, bensì si basavo solo sugli scritti delle biblioteche. Secondo l’astronomo erano caratterizzati da un dogmatismo antiscientifico che ostacolava l’avanzamento del sapere.
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