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La scultura del Seicento, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

Guglielmo della PortaStoria dell'arte rinascimentaleScultura RinascimentaleAndrea Sansovino

Riassunto del libro di Antonia Nava Cellini "La scultura del Seicento".

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 22/11/2021

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Scarica La scultura del Seicento e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! LA STATUA NEL PIENO RINASCIMENTO Nel 500 la coscienza artistica dei fiorentini nuovamente sul Battistero. L'attenzione non era più diretta alle porte, ma il cornicione sovrastante ove si trovavano tre gruppi marmorei scolpiti nella bottega di Tino di camaino: erano scene Narrative, composte, postate su vasta scala. Sopra la porta settentrionale c'era il Battista in atto di predicare a un Levita E un fariseo, sopra la porta meridionale c’era il battesimo di Cristo E sopra la porta Orientale c'era il Battista, con San Michele e figure di virtù. Erano figure blande, prive di movimento. Ma l'arte dei mercanti decise di allogare figure marmoree del Cristo e del Battista in sostituzione di quelle di Tino da camaino. Le figure furono commissionate ad Andrea sansovino, che si era affermato poco tempo prima come il principale sculture classiche, gente del suo tempo. Nel 1505 il Sansovino Interruppe il lavoro perché chiamato a Roma. Nell'inverno dell'anno seguente fu Allogata un secondo gruppo grande quasi due volte il vero, in sostituzione della predica del Battista sulla Porta settentrionale, Questa volta doveva essere in bronzo e fu assegnato a Giovanni Francesco Rustici. Un terzp gruppo raffigurava la decollazione del Battista e fu commissionato per la porta meridionale quasi 60 anni più tardi e Vincenzo Danti. Ma il Battesimo di Cristo di Andrea Sansovino E la predica del Battista di rustici Non hanno nulla in comune, Furchè l'espediente architettonico ornamentale che li collega alla fabbrica del Battistero. Il rivestimento marmoreo a due colori del Battistero presentava sopra le porte un motivo ad arcatelle. Quel rivestimento escludeva inoltre la possibilità di erigere nicchie esterne che lo isolassero i gruppi. Il Rustici adottò lo stesso schema. Il contrasto fra il Battistero di Cristo e la predica del Battista è Il contrasto Fra un'artista con decise predilezioni classiche e un'artista interessata al problema espressivo e perciò, incurante dell'arte antica. Il primo gruppo ha una posizione chiave nella storia della scultura rinascimentale, mentre il secondo è un caso isolato. La predica del Battista consiste di tre statue su piedistalli a tamburo. Al centro è il Santo In atto di predicare, e a destra e a sinistra stanno i suoi ascoltatori, Le tre statue formano un indescrivibile unità drammatica. Nessuna delle tre avrebbe senso senza le altre. Nel l'affresco dell'ultima cena Leonardo ricorre a un espediente narrativo molto simili a questo. Le fonti letterarie, Infatti, legano il nome del rustici a quello di Leonardo proprio negli anni in cui lavorava a questo gruppo. Il Battista alla spalla sinistra Atterrata, la spalla destra Avanzante. La posa Del Levita è ancora più complessa. Il gomito sinistro è spinto in avanti e la spalla destra arretrata. Questa opposizione fra le spalle ai ginocchi e ripetuta all'inverso nelle statue del fariseo. Straordinario e fino a che punto il gruppo riesce a conservare la spontaneità del bozzetto in Creta. Uno degli accorgimenti che vi contribuiscono è l'uso di forare la cavità fra i riccioli scompigliati del Battista e può essere attribuito anch'esso al gruppo. Pittorico di Leonardo. Tutto all'opposto, il battesimo di Andrea Sansovino è un'opera severamente contenuta, in classica misura. Cristo alle spalle, parallele alla parete e le mani incrociate sul petto. Anche il Battista si presenta frontalmente con la testa voltata in profilo verso Gesù e il braccio destro sollevato sopra la sua testa. L'effetto che ho ottenuto non mediante bruschi cambiamenti di piani, bensì con trapassi Entro una profilatura unitaria ininterrotta. Questo suo carattere e la composizione piramidale suggeriscono analogie con Raffaello che arrivo a Firenze nel 1504. Questo gruppo però fu lasciato a mezzo e fu installato sopra la porta del Battistero e soltanto nel 1569. Causa dell'abbandono del lavoro, fu che la fama di Andrea Sansovino era pervenuta alla Corte Pontificia e nel 1505 lo scultore andò a Roma. Li si acclamato rapidamente, alleandosi non con Michelangelo, ma col classicismo ortodosso del Bramante e con Raffaello. Gli furono allegati due monumenti parietali per il coro bramantesco di Santa Maria del popolo. E quando nel 1510 li fu affidata una statua tutto tondo, fu in connessione con un'opera di Raffaello. Questa era dovuta a un mecenate originario del Lussemburgo, Johan Goritz. Il monumento doveva combinare pittura e scultura. In alto, Raffaello Affrescò il profeta Isaia con una dedica in greco a Sant'Anna e sotto c'era un gruppo Marmoreo di Sant Anna con la Vergine, il Bambino Gesù Scolpito dal sansovino. Col suo consenso, Raffaello modifico all'affresco. Alla luce dei profeti sulla volta della Cappella Sistina. Un avvenimento artistico accaduto durante la permanenza del Sansovino a Firenze doveva spiccare nel suo ricordo con chiarezza speciale: l'esposizione del 1501 del cartone col gruppo della Vergine e Sant'Anna approntato da Leonardo per l'altare maggiore del SS Annunziata. Il cartone di Leonardo è perduto, ma un secondo cartone conservato a Londra e il quadro del Louvre contengono elementi di quella composizione nel cartone londinese. La Vergine appare seduta sulla coscia destra della madre. Questo motivo di una figura incastrata all'altra era poco adatto ad una scultura e violava le tradizioni classiche. Perciò sansovino rappresento le due figure a sedere l'una accanto all'altra. Contemporaneamente cambiò l'asse centrale del gruppo e lo fece perché il suo soggetto differiva sia da quello del cartone, quello del dipinto. Andrea Sansovino elabora una composizione appiattita e compatta, sottoponendo lo schema leonardesco alle regole dell' antichita classica. La maestria intellettuale di questo gruppo appare in tutta la sua evidenza. Se lo confrontiamo con un altro gruppo dello stesso soggetto che Francesco da Sangallo Esegui per l'altare di Sant'Anna in Orsanmichele a Firenze 14 anni più tardi nel1526. Anche il sangallo conosceva bene la composizione di Leonardo E a quella tinse il motivo della Vergine seduta sulla coscia destra di Sant'Anna. La posizione anti michelangiolesca che è implicita in quel gruppo, diviene esplicita nell'opera Dellomonimo allievo di Andrea Jacopo Tatti detto il Sansovino. Jacopo lascia Firenze per Roma nel 1505 ed era forse con Michelangelo, Giuliano e Francesco da Sangallo. Quando costoro, nel 1506, identificarono il Laoconte recentemente scoperto. Tornato a Firenze intorno al 1111, inizio al suo primo importante lavoro in marmo che è il Bacco, Oggi visibile tristemente danneggiato nel Museo del Bargello. Quando lo progetto Jacopo doveva avere in mente il Bacco di Michelangelo e li avvertì che Michelangelo aveva imposto al suo Bacco un continuo movimento a spirale, essenzialmente estraneo all'arte classica. Nella sua statua, Jacopo cercò di far rivivere l'antichità, senza forzarne la natura. Sostituì la figura su un piedistallo è concepita secondo un punto di vista principale tra i punti di vista secondari, come una statua del 400. La tensione fra Jacopo Sansovino e Michelangelo fu combattuta più a fondo nel Duomo di Firenze. Michelangelo, nel 1508 si accinge ad affrescare la volta della Cappella Sistina il progetto del Duomo rimase in sospeso per tre anni, finche nella prima metà del 1511 fu deciso di allegare le statue separatamente. La prima allocazione per il San Giacomo fu assegnata nel giugno al sansovino, nella seconda metà del 1512. Si allogò un San Giovanni a Benedetto da Rovezzano E un Sant'Andrea ad Andrea Ferrucci. Nel 1514 il Ferrucci fu invitato a scolpire una seconda statua, un San Pietro. Di fronte al suo rifiuto, questo fu assegnato Fu assegnato. Nel 1515 è un giovane senza altri titoli se non la protezione di Giuliano de medici, ovvero Baccio Bandinelli. Il San Pietro di Baccio Bandinelli Non è di una concezione plastica ma di una meccanicità della fattura. Il San Giacomo è una scultura di tutt'altra classe. Nel suo San Giacomo, l'artista controbatte ciascuna delle affermazioni implicite del San Matteo, con l'affermazione opposta ai contrasti plastici, sostituiva un’ armoniosa articolazione . egli è raffigurato con una mano alzata e l'altra è abbassata. La veste è increspata. | due panneggi sono separati dalle ricche pieghe trasversali del manto, trattenuto intorno ai fianchi. Come punto di partenza per quest'opera, Jacopo prese il Battista di andare sansovino a Genova, ma i semplici contorni di quella statua furono Assoggettati All'influenza di altri due artisti: uno è il Ghiberti, l'altro e Raffaello. Nel 1518. Finito il San Giacomo Jacopo Sansovino, ritorno a Roma. E, tre anni dopo iniziò la Madonna marmorea per cui la stessa chiesa di Sant'Agostino Che già possedeva la statua di Sant'Anna del Maestro Andrea. Queen e superfici sono più mosse, il panneggio acquista una vitalità nuova, mentre il gruppo di Andrea è ripetuto di pieghe che fanno pensare al motivo ondulato. La Madonna del parto e volta in pesanti drappeggi. In verità la Madonna di Jacopo sansovino è più genuinamente Raffaele scade l'unica statua progettata da Raffaello stesso. Ovvero il Giona nella Cappella Chigi di Santa Maria del popolo. Nel 1527, dopo il sacco di Roma Jacopo sansovino si trasferì a Venezia. Due anni dopo Andrea Sansovino moriva a Loreto e d'ora in poi Roma cede come centro di attività scultorea a Firenze, dove l'instaurazione della Signoria Medicea nel 1530 inaugurò un lungo periodo di stabile mecenatismo. Per quattro anni l'ambiente artistico fu dominato da Michelangelo, ma nel 1534 egli lasciò Firenze per non farmi più ritorno e alla direzione delle attività Scultorea Fiorentina Subentrò Il suo rivale Baccio Bandinelli. Installato il David dall'ingresso del palazzo della Signoria, nel 1504 venne chiesto a Michelangelo di scolpire un suo pandant a due figure. Papa Clemente settimo, sfidò i voleri della Signoria e Assegno.il blocco al bandinelli. Proclamando che avrebbe superato il In secondo luogo, la muscolatura dal tempo della Cappella Medicea non se n'era vista di simile ed era unita a una continuità di movimento. Il ratto delle Sabine lo tenne occupato dal 1579 al 1583. L'artista cercò di collegarla una storia per darle un titolo. Il significato della scena raffigurata era ovvio fin dal principio. Da stabilire restava soltanto il il contesto. Per situarla. Il ratto presentava un problema espressivo, quello di tre figure partecipanti in maniera diversa e opposta al medesimo evento. Il proposito del giambologna fu quello di aggiungere un nuovo esemplare ai grandi gruppi narrativi dell'arte ellenistica. Nella versione marmorea, questo riferimento ai prototipi classici ha confessato in modo esplicito. La torsione del corpo della fanciulla e il saldo impianto a gambe Divaricate dal giovane risalgono al Toro, farne nse, mentre la testa del vecchio è un'eco del laocoonte. Il razzo era dunque un'estensione dei criteri della scultura in legno settica. Quest'opera ha una base rettangolare. Ha uno sviluppo serpentino. Esso è in verità il primo gruppo più figure della scultura europea che sia stato concepito senza una veduta preponderante. La mano destra del giovane, nel ratto preme nella morbida coscia femminile con la stessa insistenza fisica che vediamo nel gruppo di Plutone e Proserpina del Bernini. Ma il giambologna non differenze, la qualità epidermica dei due corpi. Egli produsse un'altro gruppo Marmoreo di grande importanza, l'Ercole, che abbatte il centauro nella loggia dei lanzi. Nel 1587 e conia una medaglia che Aveva a tergo, un Ercole e il centauro. 7 anni dopo, nel 1594, Si accinse a scolpire il gruppo, Marmoreo. Il suo punto di partenza, full Ercole e il centauro di Vincenzo De Rossi compiuto nel 1568 nel quale vediamo il centauro con un fianco per terra. L'azione di Ercole è invertita e il corpo del centauro è piegato indietro. Nel 1587 questo progetto appare modificato e sulla medaglia il Centauro non è più per terra, ma poggiato con il peso sulle gambe davanti. L'Ercole. Il centauro è un'opera meno spettacolare del ratto delle Sabine. IL SEPOLCRO NEL PIENO RINASCIMENTO Mentre Michelangelo stava progettando il sepolcro di Papa Giulio Il , moriva a Roma un antico rivale del Pontefice, il Cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro, era stato preso prigioniero da Francesi e Veneziani nel 1500 egli fu concesso di ritornare a Roma soltanto dopo l'elezione di Giuliano della Rovere al soglio pontificio . negli ultimi mesi della sua vita si era riconciliato col nuovo Papa e quando lo Sforza morì nel 1505 il Papa s’interessò a che gli fosse eretto un degno sepolcro. Il Bramante stava ricostruendo proprio allora il coro di Santa Maria del Popolo, al quale la tomba era destinata. Il monumento Sforza veniva a costruire un cardine del progetto decorativo, che comprendeva un affresco di Pinturicchio e finestre con vetrate di Guglielmo di Mcillat. Per la parete destra Giulio Il ordinò un monumento compagno in onore del cardinale Girolamo Baso della Rovere . | due sepolcri appaiono perfettamente armonizzati con l'architettura del coro, tanto da credere che siano stati disegnati dallo stesso architetto. Si pensava al Bramante ma per iscritto c'è il nome dello scultore Andrea Sansovino. L'architettura di questi due sepolcri è molto piu complessa di quella usata in qualsiasi sepolcro 400esco. Al centro vi è un arco trionfale, ai lati, su un piano piu avanzato, due nicchie chiuse da semicolonne scolpite con motivi ornamentali. Il defunto è rappresentato in atto di dormire con la testa sorretta sulla mano. Le nicchie contengono statuette di Virtù e sopra le nicchie sono poste a sedere fra candelabri la Fede e la Speranza, mentre in cima all'arco è posto Dio Padre benedicente. Affiancato a due accoliti Raccolti : sono l'unico elemento che si ricollega all' opera giovanile di Andrea Sansovino a Firenze. Li troviamo già sull'altare Corbinelli in santo spirito. | sepolcri offrono la prova irrefutabile della velocità e felicità con cui Andrea Sansovino adottava i criteri prevalenti nel suo nuovo ambiente di lavoro. A Roma, le figure destinate alle nicchie dei monumenti sepolcrali assumevano abitualmente un aspetto fortemente classicheggiante. Lo stesso stile è adottato da Sansovino per la sua Temperanza sulla tomba del Cardinale Girolamo Basso. A Napoli il primo importante sepolcro del 500 deriva il suo fascino dalla statuaria che l'adorna. È la tomba de poeta Sannazzaro in Santa Maria del Parto scolpita da un fiorentino, il Montorsoli, con la collaborazione dell’Ammanati. Come vi chiamo alla tomba di Virgilio, lascia prevedere anche la decorazione plastica, si riallaccia la mitologia classica. Sotto il sarcofago è posto un rilievo con Marzia Euterpe, Nettuno e anfitrite fra le figure sedute di Apollo e di Minerva. Solo il Sansovino, che aveva scolpito il Bacco. Bartolini avrebbe saputo svolgere questo programma ICONOGRAFICO con liricità. Il montorsoli con tutto il suo vigore, era un'artista piuttosto prosaico e la manati, pur destinato a divenire uno dei più notevoli scultori del suo tempo, era ancora esitante, immaturo. Ambedue si dimostrarono soggiogati dal fascino di Michelangelo: la manati prese a modello il duca Giuliano per il suo pollo seduto e anche i genietti del Montorsoli risalgono un'idea di Michelangelo. Nel 1524, in una famosa lettera indirizzata a Marcantonio Michiel a Venezia, l'Umanista Summonte nomina gli artisti che lavoravano allora a Napoli e fra essi un giovane Scultore, Giovanni da nola. l'influenza esercitata dall'ambiente _ambiente napoletano su Giovanni da no la affiora nell Effigie classicheggiante di Antonia Gaudino in Santa Chiara. Ma la sua opera, come quella del suo contemporaneo e seguace Girolamo Santacroce, si salva fino all'ultimo della faciloneria, grazie a una vena di classicismo tuttora evidente. Durante il primo quarto del sedicesimo secolo, scultori spagnoli lavoravano a Napoli e il frutto principale della loro attività, ossia l'altare eseguito dall Ordonez nella Cappella Caracciolo di Vico e San Giovanni a Carbonara è una variazione spagnola di forma tradizionale italiana. La tomba di Don Pedro da Toledo. E, all'opposto, un modello convenzionale spagnola filtrato attraverso la mente di un colto artista locale. Il Cardinale Giuliano de medici aveva espresso il desiderio di esservi sepolto e dopo la sua elezione al pontificato, fu studiato in modo di erigere la sua tomba e quello dell'altro Papa Mediceo Leone. Nel settembre del 1526 si faceva pressione su Michelangelo perché affrettasse il compimento della Cappella, così da essere libero di eseguire le tombe papali. Papa Clemente, settimo, si preoccupò anzitutto che la Cappella Medicea fosse condotta a termine e per i monumenti papali fu costretto a cercare un'altro artista. Un candidato per questa allocazione fu Andrea Sansovino e anche il bandinelli Fece dei progetti per i due monumenti prima della morte del Papa nel 1534. Esistevano per quelle tombe di seni dello stesso Michelangelo e quando il Papa morì, il cardinale Ippolito de Medici decise che fossero realizzati in Santa Maria sopra Minerva, a Roma. Da uno Scultore, Emiliano Alfonso Lombardi. In Lombardi prepara un modello in cera e lo avrebbe seguite se il cardinale non fosse morto e la locazione non gli fosse stata tolta per assegnarla al bandinelli. Concepite secondo la forma tradizionale di un arco trionfale, le due tombe contengono al centro una statua seduta del Pontefice e nelle nicchie laterali due statue di santi in piedi. La fascia del lattico è spartita in tre rilievi, quello centrale, raffigurante una scena della vita del Papa e due laterali con storie dei santi raffigurati nelle nicchie sottostanti il Vasari Censurò questa iconografia come profana e sicofantica, perché le statue dei pontefici facevano apparire meschine le statue dei santi e perché rilievi Con “i fatti dei pontefici” erano larghi il doppio delle storie religiose ai lati. _ambiente bandinelli fu coinvolto di nuovo in un monumento sepolcrale, ma questa volta si tratta della sua propria tomba, eretta nel 1559 in una Cappella della Santissima Annunziata a Firenze. | moventi del Bandinelli non erano quasi mai puri e l'impulso iniziale a volere questo sepolcro era stata la gelosia. Nel 1554 gli era giunta voce che Michelangelo a Roma aveva cominciato a scolpire una pietra marmorea da porsi sulla tomba. Il figlio del Bandinelli Clemente, prima di morire nel 1555, aveva cominciato a scolpire un gruppo del Cristo Morto sorretto da Nicodemo in cui la testa di di nicodemo era un ritratto ideale di baccio. E Baccio decise di condurre a termine per adornare la propria tomba. Malgrado le sue discutibili origini il gruppo, grazie al modo in cui si presenta sull'altare della Cappella Bandinelli è un'opera che commuove. _ ambiente gruppo del bandinelli viene ad urtarsi a sua volta con i progetti tombali di benvenuto Cellini. La tomba doveva adornarsi di un crocefisso marmoreo e di un rilievo marmoreo raffigurante la Madonna in trono con un Cristo in croce. Il rilievo marmoreo doveva essere circondato da raggi d'oro, il solo elemento eseguito fu il crocefisso. In origine il Cellini pensava di farlo scolpire dal proprio modello a un esperto marmista e in un testamento del 1555 lasciò disposizioni a tal fine, ma con la clausola prudente che fossero esclusi, Da tale compito i figli, parenti, allievi del bandinelli. Alla fine decise di scolpire il crocefisso da sé. Inizialmente la tomba doveva essere in Santa Maria Novella e il crocefisso doveva essere posto nel transetto destro. In seguito il progetto del sepolcro fu spostato alla Santissima Annunziata. Infine la tomba, il crocifisso spararono misteriosamente i loro destini e nel 1559 il crocifisso va offerto in dono dal Cellini Eleonora da Toledo. Sfortunatamente, questa offerta si risorse in nulla. Il crocefisso finirò per trovarle stabile Dimora All’Escorial. _ ambiente testa del Cristo, il Cellini riuscì a trasferire felicemente per la prima volta nel marmo, la compattezza di modellato, il ritmo degli occhi e la bocca aperta, sensuale della testa di Medusa nella loggia dei lanzi. Ciò rappresenta il prodotto supremo __ambiente scultura manieristica Fiorentina. Nel 1550 il Cardinale Giovan Maria del Monte fu eletto Papa col nome di Giulio terzo, precedentemente era stato cardinale, legato a Bologna, dove fu visitato del pittore Giorgio Vasari. Bisognava erigere una cappella commemorativa in San Pietro in Montorio per collocarvi le tombe dello zio del Pontefice, il Cardinale Antonio del Monte. E del suo prozio Fabiano del Monte. Nel progettare la Cappella, il Vasari si trovò le mani legate perché il consigliere artistico del Papa era Michelangelo. Il pacco e sottopose il progetto A Michelangelo, il quale osservò che gli intagli ornamentali, pur arricchendo la Cappella, avrebbero distratto l'attenzione alle statue. Il Vasari propose inoltre di affidare le statue Raffaello da Montelupo, ma anche questa proposta suscitò il vetro di Michelangelo, il quale preferivo il lavoro di un'artista molto piu giovane, Bartolomeo ammanati. Quest'ultima scelta significa una revisione fondamentale del modo di concepire la statuaria. Infine Michelangelo deve essere intervenuto anche nell'architettura della Cappella, Imponendole quell armonia di proporzioni che vediamo ancora oggi. La presenza del Vasari si avverte soprattutto nelle statue della giustizia e della religione, che fanno da coronamento alle tombe. L'ombra di Michelangelo si allunga nuovamente sulla composizione di un monumento sepolcrale. Fu nel 1560 quando Papa Pio quarto decise di erigere un monumento a suo fratello, Gian Giacomo dei medici, Marchese di Marignano, nel Duomo di Milano. Con l'approvazione di Michelangelo, l'opera fu affidata al suo amico e ammiratore leone leoni. Michelangelo stesso fece un disegno per la sepoltura. Architettonicamente e così composta: quattro colonne di marmo screziato che spartiscono il registro inferiore in tre spazi dove si dispongono al centro la statua di Gian Giacomo de medici in piedi e ai lati figure Sedute della pace e della vittoria militare. La disposizione piramidale delle statue, L'edicola rettangolare per il defunto commemorato, sono tutti elementi che riportano nel mondo della Cappella Medicea San Lorenzo. Ma i leoni? Era specializzato nella scultura in bronzo e in questo Monumento, il contrasto fra la statua di bronzo, sfondo di Marmo bianco e colonne di marmo colorato, sarebbe stato condannato da Michelangelo come intollerabilmente Pittorico. Nel 1563 il Granduca Cosimo primo aveva accettato la proposta promossa dal Vasari, di creare un'accademia Fiorentina del disegno. E alla morte di Michelangelo, nel 1564 l'Accademia organizzò come una delle sue prime attività un servizio funebre in San Lorenzo. L'Accademia era un sodalizio restrittivo, perciò la sua venerazione ufficiale per Michelangelo Celava un latente antagonismo verso i valori estetici che egli esemplificava. _ambiente studio fiorentino di Michelangelo si trovavano varie statue scolpite per la tomba di Papa Giulio e poi scartate, fra cui il genio della vittoria e quattro prigioni incompiuti. La prima proposta avanzata dal nipote di Michelangelo, Lionardo Buonarroti e dal suo allievo Daniele da Volterra. Fu di erigere un monumento che usufruisse di quelle sculture. Cosimo | suggerisce che dall'altra parte sarebbe stato bene se la Deposizione scolpita da Michelangelo stesso per la propria tomba, fosse usata anche se danneggiata, per lo scopo al quale era stata destinata. Il sarcofago, disegnato dal Vasari e una misera parodia dei sarcofagi michelangioleschi nella Cappella Medicea. E quando contempliamo le statue raffiguranti la pittura, la scultura e l'architettura sedute sotto di esso, dobbiamo ricordare che per le clause dell'allocazione mani più abili ed esperte erano automaticamente escluse. Nel 1578 il Giambologna stava lavorando alla sua prima grande opera sacra, l'altare della libertà nel Duomo di Lucca. Tre anni dopo iniziava la Cappella di Sant'Antonio in San Marco a Firenze. Nel registro inferiore dell altare della libertà vediamo le statue del Cristo risorto affiancato alle statue di San Pietro e di San Paolino. Queste iconografia un prodotto della controriforma, nel 1565 uno scultore toscano Attivo a Venezia Danese, Cattaneo aveva eseguito un altare di questo genere per sant'Anastasia a Verona e due opere simili erano note al Giambologna: una si trovava nel camposanto di pisa , | ‘altra era l'altar maggiore dei servi a Bologna. Nella cappella di sant'Antonio sulle pareti si aprono 6 nicchie contenenti statue marmoree, tutte scolpite dal Francavilla; sopra le nicchie sono 6 rilievi bronzei con Fatti del santo e sopra l’altare vi sono due putti e un angelo. Nel 1580 il Giambologna aveva gettato in bronzo il mercurio di casa medici ora nel Museo del Bargello. e i criteri ispiratori del piedistallo del Perseo. La sua esperienza era limitata quasi interamente alla fattura di sigilli. Il sigillo più complesso era stato quello eseguito a Roma nel 1540 per Ippolito d'Este. Siccome il cardinale aveva un doppio titolo, Il sigillo è diviso nel mezzo da un pilastro con Sant'Ambrogio che castiga gli oriani da un lato e la predica del Battista dall'altro. In cima si vede l'arrivo di Perseo nel palazzo di cefeo, al centro si vede Perseo che, rampogne ai genitori di andromeda e a sinistra Perseo che uccide il mostro Marino. Questo sistema di narrazione multipla, un fenomeno sorprendente alla metà del 500. Anche Cellini, come il Ghiberti, era un orafo e la sua Professione Lascia la propria impronta nella bellezza del Perseo volante dell' andromeda, legata allo scoglio. I tre rilievi bronzi che ci rimangono di Vincenzo Danti sono una deposizione nella National Gallery di Washington, Una porta da cassaforte fatta per Cosimo prima e ora al bargello e un gran rilievo con la storia del serpente di bronzo nello stesso museo. La modellatura ovunque diversificata e piena di sicurezza. Le figure in primo piano sono quasi a tutto tondo, mentre quello nello sfondo sono appena sgraffite. Come in Pierino da Vinci. Così in Vincenzo Danti la concezione del corpo umano a derivata da Michelangelo. In un ambiente in cui risultati artistici venivano ottenuti razionalmente, il modo con cui Vincenzo Danti forza lo stile del rilievo, uno rivelazione della propria visione interiore, retta sul filo del sentimento e non solo su quello della logica. Il giambologna era un'artista di mente chiara e la soluzione favorita da Vincenzo Danti di una composizione movimentata rigurgitante di figure con tutte la larghezza. La profondità del rilievo doveva sembrargli destinata al fallimento. Così Le evitò con due espedienti originali, accentuando la profondità prospettica e raggruppando le figure in lucide unità indipendenti, ciascuna con un proprio dramma. Le figure in primo piano sono perciò modellate quasi a tutto tondo. Il giambologna non produsse molti rilievi, ma in due sue opere sacre affidò a rilievo una funzione importante. La prima, la Cappella Grimaldi in San Francesco di Castelletto a Genova, conteneva ben sei rilievi con scene della passione. La Cappella Grimaldi è stata distrutta, ma sappiamo che il suo schema era fondamentalmente fiammingo, poiché si riallacciava l'intaglio d'alabastro nei divisori. Il Giambologna aveva assorbito il repertorio delle immagini sacre nella bottega del Dubroeucq a Mons. Il suo atteggiamento a riguardo ha molti riscontri nell'opera dei suoi contemporanei nelle Fiandre. Le sculture per la Cappella Grimaldi erano terminate nel 1585, ma prima che fossero compiute il giambologna si trovò impegnato in una seconda impresa dello stesso genere. Si trattava della decorazione della Cappella. Salviati in San Marco a Firenze, che comprendeva sei rilievi bronzei con i fatti di Sant Antonio. | rilievi salviati sono tre volte più grandi dei rilievi Grimaldi e sono a sviluppo verticale invece che orizzontali. Il giambologna ripiego sulla vecchia tradizione Fiorentina che distribuiva le figure in un'approfondita. Creata con la prospettiva, l'oggetto delle figure dovete essere ridotte in proporzione. Questa tendenza da appiattire le figure tocca l'apice in un rilievo convesso sulla base del monumento equestre di Cosimo I in piazza della Signoria: Signoria: raffigura Kosi mo invitate dalla Signoria al governo di Firenze e figure e ambiente vi sono armonizzati con una sagacia. In piedi, ammirazione? Nel 400 la sola porta del. Paradiso aveva richiesto 27 anni e il compimento di due grandi porte ai 9 anni fu un primato di velocità. La porta del paradiso è il punto di partenza per le porte pisane. Tuttavia, la porta centrale ha in ogni battente quattro rilievi COn storie. | rilievi con storie sono incorniciati con testoni ispirati dagli stipiti delle porte del Battistero Fiorentini. L'anarchia dei rilievi Pisani significa la fine di una tradizione, non la creazione di un sistema nuovo e il loro principale interesse è quello di documentare che nel rilievo i toscani rifiutarono lo stile meditato del giambologna. LA FONTANA FIORENTINA Nella scultura gotica e del rinascimento si trovano spesso fontane monumentali come : la Fontana maggiore di Nicola Pisano a Perugia e la Fonte Gaia di Jacopo della Quercia a Siena sono le più importanti, ma solo nel 500 si considerò la fontana come una forma d'arte valida per se stessa . sulla piu famosa nel Giardino di Palazzo Medici si ergeva la Giuditta di Donatello; nel secondo cortile del palazzo sorgeva una fondata di Antonio Rossellino con putti e delfini; nella villa di Lorenzo De’ Medici a Careggi era stata eretta un'altra fontana famosa. La cacciata dei Medici nel 1494 pose un fermo all’erezione di fontane ma si ricominciò dopo il loro ritorno nel 1512 . si parla in questi anni di un “Mercurio di bronzo” alto circa un braccio. Quest'ornamento fu commesso dal cardinale Giulio de’ Medici, il futuro Papa Clemente VII e fu eseguito da un allievo del Verrocchio , Giovanni Francesco Rustici. AI principio del 1537 Alessandro de Medici fu assassinato e la signoria passò in mano a suo cugino Cosimo I. con lui comincia la storia della fontana fiorentina nel pieno rinascimento; egli si concentrò sul giardino all'italiana posto dietro la villa. | principali ornamenti del giardino sono situati sull'asse della Villa, prossima a questa c'è una fontana a doppia vasca e una fontana più piccola. Sia la configurazione del giardino sia le fontane uscirono dal cervello di uno stesso artista: il Tribolo. Nel 1556 Vasari ritrasse Cosimo | circondato dagli artisti che patrocinava e alla sinistra vi è il Tribolo che tiene in mano un modello delle fontane per il giardino inferiore della Villa di Castello. A firenze tra il 600 e 700 venne di moda spostare le fontane qui e la. La più antica e più piccola fontana di villa castello detta Fontana del Labirinto fu trasferita nel piazzale della vicina Villa Medici della Petraia che gioca molto sui contrasti. Il contrasto nell’ornamentazione plastica è dato da una scultura figurata in marmo e la scultura all'apice è in bronzo a tutto tondo. Il Tribolo era allievo di Jacopo Sansovno e nel giardino di villa di castello aveva applicato molte predilezioni classicheggianti. aveva anche collaborato alla decorazione marmorea della santa casa di Loreto disegnata dal Bramante. Fontane simili esistono anche nel 400. La seconda (e più grande) fontana del Tribolo , quella di ercole e Anteo sorge ancora nel giardino di Castello, anche in questo caso egli aveva preparato un modello del gruppo che fu eseguito dall’Ammanati nel 1559. La fontana dell’ercole segna un passo in avanti, qui il marmo è usato per figure a tutto tondo mentre nell'altra fontana del labirinto il marmo è usato per i rilievi. La cosa interessante dal punto di vista scultoreo, sono i putti (4 con le oche) essi sono un compromesso fra i bambini reali e un'idea di essi formale. (nel 400 a firenze non c'erano fontane pubbliche monumentali) nel 500 invece, soprattutto Messina, elevavano fontane pubbliche che qui servirono di stimolo all’erezione della fontana pubblica di Firenze. Lo stimolo venne dato principalmente al Montorsoli. La sua fontana piu antica venne costruita nel 1550 e rappresentò la fontana più alta d’Italia. A messina la scultura masconde le forme architettoniche , il Montorsoli aveva seguito l'insegnamento di Michelangelo ovvero la statuaria delle sue fontane vive una sorta di vita indipendente cosi come le statue delle tombe medicee. Vi sono inoltre delle connessioni tra la fontana di Montorsoli e quella di Piazza della signoria, documentata da una lettera che Bandinelli scriveva nel 1550 al segretario di Cosimo I. Il Montorsoli nel 1557 ultimava a Messina la seconda fontana dedicata al Nettuno > anche a firenze venne costruita. In questi anni moriva Bandinelli cosi nel 1560 il concorso per la fontata del nettuno venne aperto a tutti. Il Giambologna iniziò a preparare un modello ma vinse l’Ammanati. Il concorso riguardava soltanto l'esecuzione della statua centrale. Il nettuno sorge sull'angolo settentrionale di Palazzo Vecchio ed obbedisce a criteri artistici diversi. L'Ammanati si formò a Venezia nella bottega di Jacopo Sansovino e le massime analogie si ritrovano nelle statue colossali per la scala dei giganti nel palazzo ducale di venezia. L'evoluzione della fontana del nettuno è in netto contrasto con la creazione di getto della fontana del nettuno a Bologna, la decisione di erigere questa fontana ci fu nel 1563. Il disegno fu preparato dall'architetto Tommaso Lauretti. Lo schema fu però trasformato dal Giambologna. Egli portò a Bologna tutte le idee salvat dal naufragio del suo progetto per la fontana fiorentima. Nel bozzetto del Giambologna il gesto delle braccia è invertito ma il peso poggia sulla gamba destra come il nettuno messinese. In questo modello la testa è basata sul Mosè di Michelangelo. Nella versione finale la testa fu cambiata di nuovo. Nella fontana bolognese ogni figura è giustificata dalla sua funzione idraulica . Venne terminata nel 1566 e resultò il modello più progredito d'Italia. Nel 1569 Giambologna era a Firenze dove ultimò una piccola fontana per il Casinò Mediceo nella quale fu posto il suo Sansone che atterra il Filisteo. Gli fu allogata un'altra fontana per Palazzo pitti chiama la fontana dell'oceano. Il principio del 600 però portò ad un mutarsi dei giardini e a Bobolo fu costruito il cosiddetto Isolotto, una piattafora circolare in mezzo a un laghetto circondato da una balaustra con sculture ornamentali. In un ambiente naturale, la scultura ha una funzione diversa che in una strada : circondata da organismi delle piante e dagli alberi, riceve una vita riflessa come se fossero un'unica cosa. Ad accorgersi di questo fu il Tribolo; ma anche Giambologna sfruttò questo pensiero e lo si può vedere nella fontana dell'oceano, dove gli dei fluviali spaziano tra le piante. LA SCULTURA DEL PIENO RINASCIMENTO A VENEZIA Una delle conseguenze del Sacco di Roma fu che gli operanti presso la corte pontificia si dispersero in tutta Italia. La maggior pare di loro arrivò a Venezia . Prima che il sacco lo obbligasse a fuggire, Jacopo Sansovino a Roma aveva gia il potere. Ma fu chiamato per dare il suo parere sulla fabbrica di San Marco. Egli era un abile architetto e nel 1529 fu nominato PROTOMAGISTER della basilica di san marco. Forse a influenzarlo nella decisione di restare a Venezia fu il poeta PIETRO ARETINO per il quale fece una copia del Laocoonte. Divento qui amico di Tiziano. Come architetto mutò l'aspetto della sua città adottiva. Nel 1525 la scultura veneziana era rimasta in penne. Portò a venezia quell’ideale classico dell'integrazione fra forme architettoniche e forme plastiche che Raffaello aveva illustrato nelle sculture ipinte della scuola d’atene . l’opera in cui si manifesta questo è la Loggetta ai piedi del campanile di san marco. Cominciata nel 1537 fu ultimata in tre anni. Le statue rappresentavano Pallade Apollo, Merurio e la Pace e dovevano simboleggiare il governo veneziano. Pallade era armata e in atto pronto e vivente perché la sapienza dei senatori veneziani è “singolsre e senza pari alcuno”. Mercurio stava a indicare l’eloquenza. Apollo, in quanto Sole, rappresentava l’incorrotta libertà della costituzione veneziana, e in quanto Musica, l'armonia con la quale le leggi venivano amministrate. Infine la Pace ricordava la causa per cui venezia era diventata “metropoli di tutta Italia”. L'opposizione di Sansovino per Michelangelo era ferma come quando si era accinto ascolpire il San Jacopo per il Duomo e la sua ammirazione per raffaello era molto fervida. Per Apollo ricorse a un prototipo classico ma lo tradusse in termini lineari. Queste statue determinarono piu di qualsiasi altra opera di scultura, la forma dei bronzetti prodotti a Venezia nel tardo 500. Nella tomba Venier a San Salvatore i principi della Loggetta sono applicati dal Sansovino al momento sepolcrale. Nella Speranza , Sansovino comunica alla scultura un’interiorità e un'armonia spirituale che fanno pensare a Tiziano. La sintesi classica che informa la Loggetta di San Marco e il sepolcro Vernier fu una qualità propria al solo Sansovino. Il suo stile era l’espressione del suo temperamento e nel tardo 500 la scultura veneziana tende a reagire contro i suoi principi e contro la sua personalità. Ciò si avvertì inizialmente nel suo allievo, Danese Cattaneo, e nel suo altare Fregoso in sant'anastasia a verona, ultimato nel 1565. Questi mutamenti nella forma del sepolcro e dell’altare si riflettono nello stile della statuaria. L'accentuato verticalismo dell’altare Fregoso determina le proporzioni del Cristo Pietoso di Cattaneo. Anche il sant'antonio abate di Alessandro Vittoria in san francesco della Vigna è allungato, rispetto al canone di Sansovino. Fu proprio Alessandro Vittoria a salvare la scultura veneziana dal manierismo di queste opere. Nato a Trento, Alessandro Vittoria arrivò a Venezia nel 1543 mettendosi nella bottega di Jacopo Sansovino. Dopo 9 anni i due scultori si separarono e pur collaborando al monumento venier nel 1561, continuarono a diffidare l'uno dall’altro. Causa del disaccordo fu la disapprovazione del Sansovino per lo stile del Vittoria, e quest’ultimo era negato all’autocritica di sansovino. L’apparenza lo preoccupava piu della qualità intrinseca di una scultura. Lo attiravano le sculture di Michelangelo. Egli rappresentava dunque proprio quelle tendenze contro le quali Jacopo Sansovino aveva protestato al principio del secolo. La prima statua in cui Alessandro Vittoria sfruttò un motivo michelangiolesco è il San Sebastiano sull'altare di san francesco della Vigna. Il modello al quale si attinge è il prigioniero morente. La sua conoscenza su Michelangelo era superficiale e ciò lo indusse a modificare l'altezza del gomito e la posizione della testa. Riprese il motivo di questa statua nel san sebastiano in san salvatore . Sansovino dovè dedicare una gran parte delle sue meditazioni plastiche al rilievo. Intimi furono i suoi legami con la pittura, a Roma era amico di Raffaello, a considerazioni: iconografica, perché si poteva così intensificare il carattere commemorativo del momento, l'altra strutturale, perché l'uso di un sistema uniforme di plastica rilievo valorizzava la superficie parietale della Cappella. | rilievi sono Pio quinto tra eventi storici, mentre quelli sulla tomba di Sisto quinto sono perlopiù allegorici. la Cappella, detta Paolina, che fa riscontro a quella del presepio (o Sistina), sul lato opposto della Chiesa, Fu fondata da Paolo V, tre mesi dopo la sua elezione, nel 1605. l'architetto scelto dal Papa era un milanese, Flaminio Ponzio. Rispetto a quella di domenica nella Cappella il Ponzio produceva un effetto più opulento e sensuoso. Anche nella Cappella Paolina, le pareti laterali contengono sepolcri: a destra, quello di Papa Clemente, ottavo, e A Sinistra quello di Papa Paolo quinto. Dal punto di vista architettonico, le tombe del Ponzio sono fedeli riproduzioni di quelle del Fontana. L'entità del cambiamento è analizzabile con chiarezza, se mettiamo a confronto la sola scena comune, entrambe le cappelle, ossia il rilievo con l'incoronazione papale che occupa il centro dell Attico, in tutti e quattro i sepolcri. Mentre nella tomba di Sisto quinto, il Papa è rappresentato come una piccola figura seduta in cima a una lunga scalinata nella tomba di Paolo quinto la figura del Pontefice è ingrandita e centrata. Nella tomba di Clemente ottavo la figura del Papa è nuovamente situata al centro. La funzione della Cappella Sistina era quella di custodire il presepio che ne occupava il centro. Ma la Cappella Paolina doveva albergare la Madonna dipinta da San Luca. Nella Cappella Paolina sono rappresentati tutti i principali scultori attivi a Roma nel primo decennio del 600. Quattro sono di particolare importanza, il primo Camillo Mariani da Vicenza, allievo di Alessandro Vittoria a Venezia, portò nelle sue statue del Battista e dell'Evangelista presso l'altare il ricordo delle figure a stucco del vittoria. Il secondo, Stefano Maderno, un lombardo modellò un rilievo Bronzo sopra l'altare e scolpì per la tomba di Paolo quinto la scena del cardinale serra che conduce Le truppe papali contro i turchi. Il moderno commerciava in statuette di terracotta su modelli antichi. Pochi anni prima, però, aveva prodotto una delle più celebri statue del suo tempo, la Santa Cecilia, nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, che commemorava la scoperta del corpo della Santa. Incaricato di rappresentare la Santa Nell'atto che fu trovata, Maderno aveva chiesto aiuto all'arteantica. E ha basato la posa su una statua ellenistica di un persiano ucciso Che mostrava il corpo giacente a terra. Posta sotto l'altar maggiore in una cavità rivestita dimarmo nero che fa l'effetto di un sarcofago o di una Camera funeraria, la sua statua conteneva i germi dell'arte futura. Il terzo Scultore fu Niccolò cordieri, Le sue prime opere di successo erano state le effigi dei genitori di Clemente, ottavo nella Cappella Aldobrandini In Santa Maria sopra Minerva. Il corrieri era un restauratore di antichità, ma la vena di naturalismo nordico che serpeggiava nella sua indole lo salvò dal l'artificiosità del Maderno. Il quarto Scultore è Pietro Bernini. Autore delle Cariatidi e del rilievo con l'incoronazione papale sul sepolcro di Clemente, Ottavo. Pietro Bernini è un'artista enigmatico, la sua importanza per l'arte della scultura è affatto sproporzionata ai meriti delle opere da lui prodotte. Agli occhi dei contemporanei, era da ammirare soprattutto per la sua padronanza tecnica. Fiorentino di nascita e di educazione, nella speranza di far carriera, Bernini si era trasferito prima a Roma e poi a Napoli, dove aveva scolpito molte statue di un classicismo assai esitante. Rientrato nel 1594 a Firenze, aveva collaborato sulla facciata di Santa Trinita. Quando ritornò a Napoli esegui Le statue della Cappella Ruffo nei Gerolomini e la sicurezza e la carità sulla facciata della Cappella del Monte di pietà. Il suo senso dei valori tattili era più limitato che nel Caccini e invariabilmente progettava le sue figure come se fossero rilievi. Ispirata da Ludovico Carracci e seri, tra una varietà di emozioni che fino allora nessuna scultura aveva tentato di fissare nel marmo. Il gusto per la resa delle emozioni l'empirismo stilistico e l'eccezionale padronanza del mestiere furono dati che gli trasmise a suo figlio GianLorenzo Bernini. IL RITRATTO NEL PIENO RINASCIMENTO Il Rinascimento maturo fu un periodo aureo per il ritratto. In pittura vide fiorire una schiera di ritrattisti di primo ordine per i quali il problema del ritratto non fu più quello di documentare una fisionomia individuale, bensì quello di proiettare sulla tela i pensieri, l'espirazione i timori nascosti nella mente della persona effigiata. Durante tutto il 400 il busto dipinto. Segui a rilento il busto scolpito. Nel 500, invece, il loro rapporto è invertito. A Firenze soltanto benvenuto Cellini era capace di quello sforzo di intuizione fantastica che il primo requisito per una ritrattistica viva. Nel primo Rinascimento ritratto a mezzo busto, che sia l'antonio Chiellini del Rossellino o Il Pietro Mellini di Benedetto da Maiano è la documentazione confidenziale delle fattezze di un individuo privato. Nel Rinascimento avanzato, il ritratto scolpito è Più spesso che no, una proclamazione pubblica, l'immagine di un personaggio che ricopre una carica. Ma come desiderava apparire. Questa concezione del ritratto come fosse un'icona era coltivata con speciale rigore nella Firenze Medicea ed era profondamente incompatibile con un'autentica arte del ritratto. Andrea sansovino si azzardò a due volte a scolpire dei ritratti, Jacopo sansovino, che poi risultò un grande ritrattista, pare non eseguisse alcun ritratto prima di trasferirsi a Venezia. Invece a Firenze il suo coetaneo Francesco da Sangallo si occupa di ritrattistica in modo intermittente dal 1522 fino alla sua morte nel 1576. Coniava medaglie era un'artista ponderoso, privo di finezza. Fra i suoi ritratti quello che più colpisce è l'effigie del sepolcro Marzi, costruita con una somma di particolare indicativi e trattata con il pathos violento di certe figure dipinte dal pontormo. Ai ritratti del pontormo si collega anche il busto di Giovanni delle bande nere, ora al Bargello. Il busto di Francesco da Sangallo offre un criterio per giudicare il ritratto medicei del bandinelli. Bacio non era un ritrattista fedele alla realtà: per lui? Il ritratto era un'immagine ideale che preservava soltanto l'aspetto generale della persona rappresentata. Il ritratto ideale risale a Michelangelo quando Cosimo, primo nel 1540, andò ad abitare nel Palazzo Vecchio, il bandinelli lo esortò perpetuare le memorie di se stesso e dei suoi avi. | ritratti marmorei, come era stato l'uso dei romani antichi. Il busto di Cosimo primo gettato in bronzo da benvenuto Cellini, illustra non solo un diverso stile ma una diversa nozione della funzione del ritratto. Benvenuto Cellini era un'artista di Corte ed erano le allocazioni dei potenti che gli permettevano di realizzare il proprio genio. Quando lasciò la Francia stava progettando una colossale apoteosi di Francesco, primo in figura di Marte per una Fontana a Fontainbleau e una volta giunto a Firenze, il suo primo lavoro fu un busto del suo nuovo patrono, non altrettanto grande, ma sempre su scala, opportunatamente maggiore del vero. Un elemento caratteristico del gusto di benvenuto Cellini E il modo come è trattata alla parte bassa. Ha forma vagamente semicircolare e non è finita simmetricamente. Questo effetto è dovuto in parte al mantello che ricade dalla spalla sinistra del Duca ed è raccolto su un solo braccio destro. La nota fondamentale nella fattura della testa e il movimento: la Capigliatura non è pettinata in avanti in giù come nel bandinelli ma sollevata all'indietro come dalla spinta dell'adozione. E le sopracciglia aggrottate? L'unico altro busto prodotto da benvenuto Cellini e ritratto di Bindo Altroviti a Boston. La parte bassa e asimmetrica e di nuovo un mantello, serve ad indicare il volume del corpo. Il busto colpisce soprattutto per la vitalità del dettaglio. Questa ricerca di animazione danneggia la posizione del Cellini come Ritrattista di Corte: per geniale che fosse il suo busto di Cosimo primo non era così che il duca, ma va a vedersi. Il Poggini, Anche gli orafo e medaglista, si sentì forse chiamato a seguire le orme del Cellini, quando scolpì il ritratto di Francesco de medici nel 1564. L'uso di ricorrere alla moda del tempo per imporre un motivo lineare su questo busto e sul bel ritratto di Virginia Pucci rudolfi rispecchia l'influenza del bronzino, anche se le teste sono rispetto al bronzino relativamente in articolate. Il giambologna Nutri scarso interesse per questo busto nell'ultimo quarto del secolo, la massa delle allocazioni di ritratti andò un allievo del Bandinelli, Giovanni Bandini. E a Giovanni Caccini. Entrambi rimasero fondamentalmente vede lì, alle convenzioni ritrattisti che di bandinelli, nel pieno Rinascimento, ritrattista toscano di gran lunga più Prolifico e più esperto su un Leone leoni. Alla ritrattistica si avvicina tramite la medaglia e nel 1537 a Padova con un ritratto del Bembo, Con Pietro Aretino. Jacopo Sansovino e Tiziana Giudicarono molto superiore alla medaglia del bimbo, seguita da benvenuto Cellini. A Milano il sogno del leoni di ritrarre la famiglia imperiale divenne realtà e nel 1549, durante una breve visita a Bruxells, Preparò Busti grandi al vero dell'imperatore e delle sue sorelle, Eleonora di Francia e Maria di Ungheria e li gettò poi in bronzo in Italia. La statua Che più colpisce è quella di Maria di Ungheria. Che è trattata con maggior naturalismo. Si può qui vedere il profondo e costante interesse del leoni per l'arte antica. Egli sviluppò ritratti a mezza figura di Carlo Quinto e di Filippo secondo a Madrid, anch'essi affusolati alla vita e terminanti in piedistalli figurati. La poderosa personalità di Tiziano si fece sentire nella scultura di ritratti e in altre due occasioni, nel primo caso l'artista fu Guglielmo della porta e il personaggio fu Papa Paolo, terzo. Il primo bus del Papa risale al 1546 e quando lo scolpì Guglielmo conosceva quasi certamente il ritratto del Papa che Tiziana avevo dipinto a Bologna nel 1543. È uno dei più nobili ritratti scolpiti del 500, la famiglia del Papa. Non volevano ammettere le fragilità del suo aspetto negli ultimi anni della sua vita e ritratto del Papa con il cardinale Alessandro e Ottavio Farnese che Tiziano dipinse nel 1546. Fu interrotto per quel motivo e quando lo scultore dovette modellare un ritratto del Papa, gli infuse un'animazione artificiale che diminuisce il suo valore come ritratto. A Roma Guglielmo della porta fosse succeduto da bastiano torrigiani. L'allievo di Jacopo danese Cattaneo, pur essendo un ritrattista competente, difettava di forza interpretativa. I BRONZETTI DEL PIENO RINASCIMENTO Michelangelo lavorò appresso bertoldo, che era sculture in bronzo. Egli non esercitò un influsso diretto sullo sviluppo del bronzetto nel 500. La divinità che ne protesse. Il fiorire fu invece Leonardo da Vinci. Il cui stile è riflesso in un certo numero di bronzetti raffiguranti i cavalli e uomini a cavallo. Spesso riferite ai due monumenti equestri ai quali Leonardo lavora a Milano, il loro vero legame e invece con gli studi per l'affresco della battaglia di Cascina in Palazzo Vecchio. La posa barcollante appare spesso nei disegni preparatori per l'affresco e mai negli schizzi per i monumenti equestri. Siamo nel 1508 e questa era l'epoca in cui Leonardo collaborava con Gian Francesco rustici al gruppo Bronzeo della predica del Battista, sopra la porta nord del Battistero. Ed è possibile che bronzetti fossero un sottoprodotto di quel lavoro? Il bozzetto fu modellato intorno al 1530. Tribolo subì fortemente il magnetismo di Michelangelo, il Bandinelli riesce meglio nel formato piccolo che in quello grande. La nostra conoscenza del Cellini come autore di bronzetti si fonda sulle statuette che adornano il piedistallo del Perseo: qui entro quattro nicchie, vediamo Danae e col piccolo Perseo al suo fianco giove e gli dei che lo proteggevano, mercurio e Minerva. Queste figure costituiscono il primo esperimento di benvenuto Cellini nel campo del progetto. Tutte e quattro le statuette sono modellate con finezza, squisita. E contengono un messaggio che fu raccolto dal Vasari quando dovette progettare la decorazione dello studio di Francesco Primo in Palazzo Vecchio, la decorazione dello Studiolo fu iniziata nel 1571, anno prima della morte di benvenuto Cellini. Per i temi da svolgere nelle decorazioni di questo piccolo ambiente, Giorgio Vasari chiese Consiglio al Priore degli innocenti, Vincenzo Borghini, il quale rispose. Di aver già stabilito che ogni parete contenesse due nicchie, perciò ogni elemento doveva essere rappresentato da una coppia di statue. | suggerimenti di Vincenzo Borghini ebbero il beneplacido di Francesco de medici e si procedette a buttar giù il disegno degli 8 figure. Ogni scultore fu lasciato libero di consultare le proprie presenze, la Giunone di Giovanni Bandini deriva da Abbronzarci del Bandinelli. La più bella delle 8 statue e l'apollo vi è un positivo canone compositivo. Autore dell'Apollo El Giambologna, l'esponente supremo del Bronzetto nel Rinascimento maturo. | bronzetti del Giambologna non hanno un tema da svolgere. Il suo motivo prediletto è la donna che si asciuga e privo di indicazione contenutistiche e di sottintesi emotivi quanto una ballerina di degas. La sua fede si basava su un fondamenta così salde e fu espressa con tanta coerenza che le statuette non hanno mai cessato di esercitare il loro fascino, dal giorno in cui furono eseguite. Il Riccio, Papa Adriano, sesto nel 1523, ritroviamo di nuovo a Roma a scolpire con l'aiuto di Raffaello da Montelupo L'elia per la Cappella Chigi è una Madonna in piedi per la tomba di Raffaello nel Pantheon. In seguito scolpi una grande statua di San Pietro per il Ponte Sant'Angelo su commissione di Papa Clemente settimo e collaborò l'esecuzione di rilievi parlamentare per i monumenti papali del bandinelli. In Santa Maria sopra Minerva. Amore, allora insetto, interessa unicamente in quanto è legato al Raffaello. Il basati descrive l'attività di Lorenzetto Roma come decoratore, architetto e restauratore di quasi antiche. Ebbene, influsso formativo sul gusto a Roma. - La Cappella Chigi. Roma Santa Maria del popolo. La Cappella funebre Disegnata del Raffaello per Agostino Chigi in Santa Maria del popolo è descritta dal Vasari nella vita di Raffaello. Il primo accenno alla Cappella risale al 28 agosto 1519 e dell'ingiunzione espressa da Agostino Chigi nel suo testamento, che dopo la sua morte, la Cappella venisse terminata secondo il progetto NATO a Raffaello e al l'Orefice Antonio da San Marino. Dopo la morte di Raffaello e di Agostino Chigi. Sigismondo Chigi stipula un contratto con lorenzetto per la costruzione della tomba di suo fratello Agostino. Nel 1521, Lorenzetto si impegna a costruire questa tomba. Le sculture progettate per la Cappella comprendevano, oltre alle due tombe, quattro statue delle quali solo due furono eseguite, il Giona e Lélia. Nel 1652 Fabio Chigi divenne cardinale ed affidò al completamento della Cappella Santa Maria del popolo al Bernini, il quale, fra l'altro, trasferire la statua di Giona nella nicchia a sinistra dell'altare e fornì per le due nicchie vuote due statue di Daniele e abacuc. Andrea Sansovino 1467 1529. Secondo il Vasari, Andrea Sansovino nacque verso il 1460 ed era figlio di un operaio, il famoso sotto Antonio Pollaiuolo. Il Vasari da come data di nascita, il 1471. La sua prima opera importante, documentata il battesimo di Cristo sul Battistero di Firenze e la ricostruzione del suo stile. Prima di allora si basa sulle notizie vasariane che li modello le teste di galba e Nerone, e da due e ancora in terracotta per Monte San Savino. Gli fu poi affidato in esecuzione dell'altare corbinelli in Santo Spirito e dopo questo lavoro per 9 anni in Portogallo. Il battesimo di Cristo nel Battistero di Firenze e le statue del Battista e la Madonna col bambino nel Duomo di Genova segnano l'emergere del sansovino come scultore su larga scala. Andrea Sansovino si sposa il 26 maggio 1504 e quello stesso annuali follow gato l'altare del sacramento per il Duomo di Firenze. Durante il 1505 si trasferì da Firenze a Roma, qui scolpì per la facciata di Giuliano da Sangallo a Santa Maria dell'anima il gruppo sul Frontone e per la Chiesa di Sant Agostino, La Madonna col bambino e Sant'Anna. Nel 1512 gli furono altre due statue di apostoli per la serie del Duomo di Firenze. La sua attività si concentra nella decorazione della Santa Casa. La sua morte avvenne fra il 30 Marzo e l'undici Aprile 1529. - Madonna col bambino, San Giovanni Battista, Genova Duomo. L'età due di Andrea Sansovino nel bella di San Giovanni, due Stelle al Duomo di Genova, sono ricordate dal Vasari. Le due figure occupano due nicchie sulla parete di fondo, e a sinistra dell altare della Cappella e sono scritte sui piedistalli “SANSOVINUS FLORENTINUS FACIEBAT” . La commissione per la Cappella di San Giovanni fosse una del 4 maggio 1448 a Domenico Gagini. Nel 1494 Giovanni d'aria da Como fu incaricato di rivestire di marmo le pareti laterali e di preparare nicchie per le statue. Furono commissionati a Matteo civitali sei figure rappresentanti isaìa, Elisabetta Eva e a destra a Book e Zaccaria Adamo. I rilievi corrispondenti sulla parete di fondo sono opera di pace, gaggini alla morte del Civitali nel 1501. Il contratto per le figure mancanti fu presumibilmente ceduto al sansovino. - Il Battesimo di Cristo Il gruppo del battesimo di Cristo sulla porta centrale del Battistero di Firenze, è descritta dal Vasari. Le figure del Cristo e di San Giovanni sono le sole, ricordate? Nei documenti il 28 Aprile 1502 il Consiglio dell'arte dei mercanti dei libero di assegnare ad Andrea Sansovino la figura di nostro signore, quella di San Giovanni Battista e il 29 Aprile del 1502 fu firmato il contratto il 27 gennaio 1511. Fu dato ordine che le due statue di marmo fossero trasferite dall'opera di Santa Maria del Fiore all'opera di San Giovanni. Si suppone che il tabernacolo, le colonne dietro il gruppo fossero progettate da Andrea San Zeno. La forma del tabernacolo si adatta male a un gruppo di due figure sembra presupporre la presenza di una terza figura che non è menzionata nei documenti. La sospensione del lavoro su questo gruppo pare dovuta dalla partenza distanza Milano per Roma. - sepolcri del Cardinale Ascanio sforza, Girolamo Basso della rovere. Il monumento di Ascanio sforza situato sulla parete sinistra del coro di Santa Maria del popolo. La sezione centrale, costruita a forma di Arco trionfale con al centro una effige del Cardinal adagiato su un sarcofago. In mezzo alla base rettangolare, sotto Sotto al sarcofago c'è un medaglione scritto “NDREAS SANSOVINUS FACIEBAT” È una lunetta con la Madonna, il bambino. Le nicchie laterali contengono statuette della giustizia e della prudenza e sono coronate dal figure sedute dalla fede, dalla speranza. Il basamento è decorato ai lati con lo stemma, l'impresa del cardinale. Nella posizione corrispondente si trova il monumento del cardinale Girolamo Basso della rovere. Lo schema ripete quello del sepolcro di Ascanio sforza. Le nicchie laterali contengono figure della fortezza e della temperanza, sono coronate dalle figure sedute della fede e della speranza che differiscono per l'atteggiamento dalle figure corrispondenti della tomba di Ascanio sforza. Il progetto della tomba è menzionato per la prima volta in un breve del 12 giugno 1505 e nel quale Papa Giulio, secondo in forma Guidi in salvo Fernandes | della sua intenzione di erigere una tomba alla memoria del suo antico avversario, Ascanio sforza. Antonio sforza era stato fatto prigioniero dai veneziani e dai francesi nel 1500 ed era tornato a Roma dopo le elezioni di Giulio secondo. - La Santa Casa. La Santa Casa è una struttura rettangolare scandita da Colonne corinzie e decorata da rilievi raffiguranti la vita della vergine e da nicchie contenenti statue. Statuette si trova nel Duomo di Loreto. | rilievi sono i seguenti.: nel lato nord troviamo la nascita della vergine Iniziato da baccio bandinelli e terminato da Raffaello da Montelupo. A destra Troviamo lo sposalizio della vergine iniziato ad Andrea sansovino e completato dal tribolo. Nella tua vesti troviamo l'annunciazione scolpita da Andrea Sansovino. In basso a sinistra troviamo la visitazione scolpito del Raffaello da Montelupo. In basso a destra troviamo la Vergine e San Giuseppe, scolpita da Francesco da Sangallo. Nel lato sud a sinistra troviamo l'annuncio ai pastori ed era e adorazione dei pastori scolpito da Andrea Sansovino. A destra, L'adorazione dei Magi, scolpito da Raffaello da Montelupo, nel lato est, in alto troviamo la determinazione della vergine, scolpite da Domenico Aimo. E infine dal tribolo Edda Francesco da Sangallo. In basso troviamo la traslazione della Santa Casa, un quadro scolpito dal Tribolo e l'altro da Francesco da Sangallo. Il disegno della Santa Casa è dovuto dal Bramante e sembra contemporanea al consolidamento della cupola della cattedrale. Il 22 giugno 1513 Papa Leone, decimo, emise un breve. Che impegnava Andrea Sansovino non soltanto per le sculture della Santa Casa, ma come vero e proprio successore dell Amoroso. | documenti attestano la sua permanenza al Loreto a partire dal 1514. Il 18 gennaio 1517 Antonio da San Gallo fu incaricato da Papa Leone, decimo di ispezionare, riferire ai suoi lavori al Loreto e in seguito a questa visita, Andrea Sansovino. Viene. Deposto. Dalla carica di capo maestro e sostituito da Cristoforo Resse, conservando il solo controllo sulle sculture. Il lavoro ebbe inizio solo nel 1517, Baccio Bandinelli andò al Loreto, più o meno allo stesso tempo, Loreto non piaceva troppo agli artisti, obbligati a lavorarvi e dopo un certo tempo sia Domenico ai Mussi abbraccio bandinelli si trasferirono ad Ancona con le sculture alle quali erano impegnati. Dopo la morte di Papa Leone, decimo elezione di Papa Adriano, sesto i fondi per il santuario furono richiesti a Roma. Ci ha significato la sospensione dei lavori della della Santa Casa. Con l'elezione di Clemente settimo, Giuliano Ridolfi venne nominato protettore del santuario e Andrea Sansovino venne riconfermato capo maestro delle sculture. Nel 1523 sansovino, inizio a trattative poi fallite con Michelangelo, Offrendosi di lavorare come suo aiuto a Firenze al tempo del sacco di Roma, tutti provenienti del Tesoro Pontificio furono messe a disposizione del Papa e l'attività Loreto fu temporaneamente sospesa. Fu ripresa non appena fu di stabilità la sovranità papale. Ma Andrea Sansovino era già morto? Il rivestimento marmoreo della Santa Casa venne messo a posto nel 1523 e la balaustra venne aggiunta nel 1537. A quell'epoca, alle 20 nicchie, sui quattro lati erano ancora vuote, furono riempite più tardi, con 10 sibille sedute e 10 profeti di Giovanni Battista e Tommaso della Porta. E Di Girolamo e Aurelio lombardo. La metà sinistra delle scuse, inizio della vergine venne terminata da Andrea Sansovino, ad eccezione della figura del San Giuseppe che è del tribolo e la metà a destra di questa scena fu scolpita dal tribolo sul disegno del senso vino. = Madonna col bambino e Sant'Anna. La Madonna con un bambino e Sant'Anna si trova ora nella seconda Cappella a sinistra della Chiesa di Sant Agostino ed è firmata da dall'artista. Goritz aveva commissionato questa scultura El Isaia di Raffaello ed era nativo di Lussemburgo. Egli era molto devoto a Sant'Anna. L'affresco porta una dedica in greco, a Sant'Anna alla Vergine, e a, Gesù e il Profeta tiene in mano un rotolo sul quale, scritto in ebraico, aprite le porte affinché il popolo eletto che conosce la verità. Posso entrare. Jacopo sansovino 1486 1570. Jacopo Tatti nacque a Firenze nel 1486. Nel 1502 entra nella bottega di Andrea Contucci detto il senso vino del quale assunse il Nomignolo e nel 1505 segui Andrea Roma, dove fu principalmente occupato nel Restauro di di statue antiche, esegui una statua, una copia del laooconte. A Roma attira l'attenzione di Bramante e Raffaello ed eseguì un modello in cera di una deposizione per uso del perugino nel 1511 torno a Firenze dove gli venne commesso il San Giacomo del Duomo e il Bacco nel Museo del Bargello. Contribuì alle decorazioni per l'ingresso di Papa Leone decimo. Tornato a Roma nel 1518, mise in opera diverse sculture delle quali le più importanti sono la Madonna del parto in Sant'Agostino, il San Giacomo per San Giacomo degli spagnoli, ora in Santa Maria di Monserrato e la tomba del cardinale di Sant Angelo. L'anno del sacco di Roma si trasferì da Roma A Venezia. Poco dopo gli fu affidato il monumento di Gelasio Nichesola nel Duomo di Verona. Nel 1528 fu incaricato di completare un rilievo iniziare ad Antonio Minelli per la Cappella di Sant Antonio nella Basilica del Santo a Padova. Sembra che il Sansovino Visitaste Mantova nel 1528, in quest'ultimo anno divenne Proto Magistero di San Marco, una statua della Madonna col bambino all'ingresso dell'arsenale, firmata e datata 1534. Sono di questo periodo e bassorilievi della tribuna di San Marco la Loggetta e l'inizio dei lavori per la porta della sacrestia di San Marco al decennio 1550 - 60 Appartengono diverse sculture, incluso l'Ercole di brescello, molto danneggiato in Nettuno, e il Marte e il monumento Venier in San Salvatore. Durante tutta la sua permanenza a Venezia, Jacopo Sansovino, lavoro anche come architetto, morì il 27 novembre 1570. - La Madonna del parto. La Vergine col bambino detta Madonna del parto e ricordata dal Vasari. Sansovino è menzionato per l'ultima volta a Firenze nel 1518 e giunse a Roma nello stesso anno. È probabile che il lavoro a questo addobbi trionfali per l'ingresso dell'imperatore Carlo V . In quell'anno si impegnò anche a scolpire il rilievo dell'assunzione, ora in San Petronio a Bologna. Morì nell'agosto del 1550. - La Fontana d'Ercole. Nel dipinto di Palazzo Vecchio in cui il Vasari tra ste cose imho, primo fra gli artisti della sua Corte, il tribolo è rappresentato con in mano i modelli delle sue opere più importanti. Le due fontane seguite per il giardino della Villa Ducale di castello. La Fontana del labirinto e la più piccola fu trasferita nel giardino della vicina Villa della Petraia, la Fontana dell'Ercole più grande, più tarda e ancora in situ. La Fontana del labirinto si innalza su una piccola base ottagonale che ragiona vasca pure ottagonale. Le figure marine sorreggono una grande tazza proveniente dalla Villa dell'Antella con Putti e ghirlande scolpiti sotto all'urlo. La Fontana dell'Ercole è un'opera più grande e più ambiziosa, con maggiore dovizia di sculture e abbondanza di acqua. Qui la base, la vasca sono di nuovo ottagonali sull'orlo della tazza. Giocano quattro punti in bronzo. Quattro punti marmorei, in piedi, spremono acqua dal collo, Dio che intorno all'elemento centrale che sostiene una seconda tazza più piccola. Pierino da Vinci morto nel 1554. La data di nascita di Pierino da Vinci è variamente situata, nel 1520 e nel 1531 egli morì nel 1554, all'età di 23 anni. All'età di 12 venne emesso nella bottega del Bandinelli, ma fu presto trasferito in quella del tribolo che aiutò nella decorazione plastica delle fontane della villa di castello. Nel 1548 fu a Roma, dove si familiarizza con le opere con la tecnica Scultorea di Michelangelo. Tornato a Pisa, scolpì il gruppo del Sansone che uccide un filisteo, ora nel cortile di Palazzo Vecchio a Firenze, scolpì, il bassorilievo di Cosimo, primo patrono di Pisa. Baccio bandinelli 1493, 1560. NATO a Firenze nel 1493, Baccio Bandinelli fu avviato all'arte dal. Padre Michelangelo di Viviani de Bandini, un orefice protetto dai medici e più tardi entrò nella bottega del rustici. Nel 1515 per mezzo di Giuliano de Medici, duca di Nemours, gli viene allegata alla sua maggiore opera in marmo, un San Pietro per il Duomo. Nello stesso anno collaborò alla decorazione per l'ingresso di Leone decimo a Firenze. Nel 1520 fu incaricato di eseguire per il cardinale Giulio de Medici una copia di leconte a grandezza naturale. Avvenuta la cacciata dei medici, il Bandinelli si trasferì prima a Lucca e poi a Genova, dove mi sembrano una statua commemorativa di Andrea Doria e offrire al l'imperatore Carlo Quinto rilievo bronzeo con una crocifissione. Nel 1531 lavora Loreto, tre anni più tardi terminò in gara con Michelangelo, la sua opera maggiore, ossia il controverso gruppo di Ercole e Caco. Ora davanti a Palazzo Vecchio. Nel 1536, il Bandinelli ricevette l'allocazione delle tombe di Papa Leone, decimo e di Papa Clemente, settimo in Santa Maria sopra Minerva. 540 si impegna a seguire il monumento di Giovanni delle bande nere in San Lorenzo a Firenze. Nel 1547 Esegui il progetto per un nuovo coro e un altare maggiore per la cattedrale. Lo scultore morì il 7 Febbraio 1560. La sua opera meglio riuscita, e il Cristo Morto sorretto da Nicodemo che adorna la sua cappella funebre nella Santissima Annunziata, che fu iniziato dal figlio Clemente. - Hercolee caco. La storia dell Ercole e caco del Bandinelli risale al 1508, Quando Pietro Soderini ordinò per Michelangelo un blocco di marmo alto 9 braccia e mezzo e largo 5. Il blocco era destinato fin dall'inizio a piazza della Signoria, per la quale Michelangelo doveva scolpire un gruppo di Ercole e Caco come Panda del David. Il marmo fu pronto soltanto nel 1525 quando per ordine di Papa Clemente settimo va assegnato al bandinelli. Secondo il Vasari, causa prima del trasferimento del marmo da uno scultore all'altro fu Domenico Buoninsegni, che era stato offeso da Michelangelo e aveva persuaso il Papa a stimolare la rivalità fra i due scultori. Se voleva essere meglio e con più diligenza servito. Il Vasari dice che Michelangelo tentò senza successo di dissuadere il Papa dalla decisione presa mentre il bandinelli si vantava di voler superare il David. Il blocco di marmo viene trasportato a Firenze, allora le sue dimensioni risultarono inadatte al modello del bandinelli. Perciò bandinelli fece qualche altro modello. Nel 1527 egli cominciò a lavorare al blocco di marmo. Nel 1528 il blocco appena sbozzato fu mostrato a Michelangelo per sapere se la sgocciolatura ne precludeva l'uso per un nuovo gruppo di 2 3 figure. Sembra che la risposta fosse negativa e Michelangelo comincia a preparare modelli per un gruppo di Sansone con due filistei. Dopo il ritorno dei medici, Michelangelo dovette riprendere il lavoro nella Cappella medici e al Bandinelli si ingiunge di finire per il suo hercole e caco. Il gruppo fu terminato nel 1534 ed è firmato dall'artista. - Cosimo De medici. Il busto non è datato, ma certamente da identificare con un busto menzionato dal Vasari in una stanza del piano superiore di Palazzo Vecchio. Dal racconto del Vasari si deduce che questo busto fu scolpito prima della sfortunata statua di cosimo | per l'udienza di Palazzo Vecchio. Giovanni Bandini 1540 1599. Allievo di Baccio Bandinelli, il Bandini è noto come Giovanni dell'Opera per aver completato dopo la morte del maestro, il recinto marmoreo del coro del Duomo di Firenze. Gli venne allegato una delle tre figure allegoriche per la tomba di Michelangelo in Santa Croce, nel 1573 gli furono affidati due degli apostoli del Duomo e modello la Giunone di bronzo per lo studio di Francesco de medici in Palazzo Vecchio. Nel 1576 Esegui rilievi della Cappella Gaddis in Santa Maria Novella. Su operoso ad Urbino al servizio di Francesco Maria della rovere, per il quale scolpì la sua opera più bella, un gruppo della Vergine col Cristo Morto. Nel 1595 fu incaricato di scolpire l'effigie marmorea di Ferdinando, primo dei medici per il monumento di Livorno e nel 1598 firmò una statua di Meleagro. Morì a Firenze nel 1599. Benvenuto Cellini, 1500 1571. Sul carattere, sulla vita di benvenuto Cellini, siamo informati meglio che su qualsiasi altro scultore italiano del 500. Nacque a Firenze il 3 novembre 1500, fece il suo apprendistato come orafo e nel 1519 si trasferì a Roma, dove rimase il centro principale della sua attività fino al 1540. Il soggiorno a Roma fu interrotto da visita a Firenze. E a Venezia in Francia. Ad un certo numero di medaglie, fra le quali spicca la medaglia di Clemente settimo. Nel 1543 segui la sua prima scultura su vasta scala la Lunetta Abbronza con la ninfa di Fontainbleu oggi al Louvre. Progettate per l'ingresso del palazzo, era stata poi installata Ada netto. Fra due pennacchi con rilievi di vittorie noti da riproduzioni. Perché gli originali sono scomparsi. Morì a Firenze il 13 Febbraio 1571. La sua famosa auto autobiografia fu scritta tra il 1558 e il 1562, ma rimase in eredità fino al 700. | suoi trattati sull orificeria e sulla scultura risalgono al 1565. - COSIMO DE MEDICI Nella sua Vita il Cellini cita questo busto come un'opera fatta per acquistare esperienza di fusione prima di gettare in bronzo il Perseo. - PERSEO L'allogazione del Perseo, nel 1545 è descritta dal Cellini nella sua Vita e nel suo Trattato della scultura. Lo scultore appena tornato dalla Francia andò a visitare Cosimo | a Poggio da Caiano, che subito lo invitò a lavorare per lui. Questo modello fu eseguito come uno studio anatomico e ridotto all'incirca dello spessore di mezzo dito rispetto a come doveva risultare in bronzo, fu coperto di cera e finito. Dopo la fusione sperimentale del busto di Cosimo I fu felicemente gettata in bronzo la figura acefala di Medusa. Il duca fu scettico sulla riuscita della fusione e specialmente dubitò che potesse venir bene la testa mozza, in alto, della Medusa. Nel 1554 il gruppo era pronto e il 28 aprile fu scoperto nella Loggia dei Lanzi. - CROCIFISSO, EL ESCORIAL La croce porta di lato l'iscrizione (firma). La figura fu scolpita tra il 1556 e il 1562 ed è menzionata nella vita a proposito di un colloquio con Eleonora da Toledo. Il cellini racconta una visita del Duca e della Duchessa alla sua bottega per vedere il Crocifisso. Esso è menzionato anche nel trattato della scultura, dove il cellini accenna alla difficoltà di lavorare il marmo nero di carrara di cui è la fatta la croce e dichiara di averlo scolpito per la propria tomba. Il crocifisso era destinato a Santa maria novella, e vi doveva essere appeso davanti alla cappella gondi. Il Cellini fece un nuovo testamento dicendo che voleva essere sepolto nella chiesa, qualsiasi fosse in cui trovava il suo crocifisso. In un secondo testamento del 1562 non ci sono cenni del crocifisso; nel 1565 il crocifisso fu venduto a Cosimo | e installato in Palazzo Pitti. Nel 1576 Francesco I de medici inviò il crocifisso in dono a Filippo Il re di spagna, il quale lo appese nel retro-coro dell’escorial e non sull'altare maggiore. Le braccia furono tagliate durante la guerra per l'indipendenza spagnola; in origine la figura era tutta di un pezzo. BARTOLOMEO AMMANATI 1511 - 1592 Nato a Settignano nel 1511 l’Ammanati pare studiasse nella bottega pisana di Stagio Stagi e nel Duomo di Pisa si trova la sua prima opera nota, una lunetta d'altare, eseguita nel 1536. Poco dopo scolpì le tre statue di apollo, minerva e san nazzaro per il monumento a Jacopo Sannazaro in santa maria del parto a Napoi eseguito per la maggior parte dal Montorsoli. L’Ammanati ricevette l'allogazione della tomba di Francesco Maria della Rovere duca di urbino. Intorno al 1540 fece ritorno a Firenze per eseguire il monumento Nari alla Santissima Annunziata. Deluso per il cattivo esito di quell’allogazione se ne andò a venezia dove lavorò con Jacopo Sansovino il quale ebbe un forte influsso sul suo stile. A Venezia scolpi in pietra istriana un nettuno per piazza san marco, centro della sua attività fu padova e non venezia. A padova scolp un ercole colossale e le statue di Giove e di Apollo per il palazzo mantova benavides. Alla morte di Giulio III si stabili a NATO a Carrara, danese, Cattaneo divenne allievo di Jacopo Sansovino a Roma. E prima del 1527 e dopo il sacco lo seguì a Venezia, dove lavorò alla decorazione plastica di due edifici senso dignani, la libreria e la loggetta. Collabora con Tiziano minio, alle decorazioni a stucco nella Cappella di Sant'Antonio della Basilica del Santo a Padova. Il suo ritratto bronzeo più bello, al gusto di Lazzaro, buon amico a Verona insegui una statua di Girolamo Fracastoro per la piazza delle erbe, il monumento fregoso in Sant'Anastasia. Alla fine di dicembre del 1572 firmò il contratto per il rilievo con la guarigione del giovane di Lisbona nella Cappella di Sant'Antonio a Padova e alla sua morte nel 1573. Quel rilievo fu scolpito dal suo allievo Girolamo campagna. Danese, Cattaneo fu poeta, oltre Che scultore. GIROLAMO CAMPAGNA 1550 1626? NATO a Verona, Girolamo campagna fece il suo apprendistato presso danese Cattaneo e l'aiuto dopo il 1575 nel monumento fregoso di Sant'Anastasia, Verona, e lo seguì a Venezia. Nel 1572, scolpì sul modello del Cattaneo la la statua seduta del Doge per il monumento di Leonardo Loredano in SS Giovanni e Paolo. nel 1578 scolpì la statua di Santa Giustina sopra l'ingresso dell'arsenale. Artista eccezionalmente prolifico, Girolamo campagna Fu attivo a Venezia nell'ultimo ventennio del 500. Sue sono alcune sculture decorative per il Palazzo Ducale, statue per la scuola grande di San Rocco, uno dei due giganti all'ingresso della zecca. Forse le sue opere più notevole originali a Venezia sono l'altare maggiore di San Giorgio Maggiore e l'altare del sacramento a San Giuliano. Le opere eseguite dal campagne nel primo quarto del 600 comprendono le sculture del monumento scamozzi del Doge Marino Grimani. ALESSANDRO VITTORIA 1525 1608 NATO a Trento nel 1525, Alessandro Vittoria e si trasferì nel 1543 a Venezia, dove entrò nella bottega di Jacopo Sansovino a Trento. Pare che fece il suo apprendistato presso Vincenzo Giovanni Gerolamo Grandi, Il loro stile Esercita una certa influenza sulle sue opere giovanili. Nel 1547 Lasciò Venezia per Vicenza. Nel 1553 era già attivo come me dal lista e nello stesso anno a Mantova lavorava A due colossali Cariatidi per l'ingresso della libreria di San Marco. Fra il 1555 e il 1558 Lavoroa Padova al monumento del San Michele in onore di Alessandro Contarini. Del 1557 1558 eseguì inoltre la Lunetta per il monumento venier del Sansovino. Fra il 1561 Il 1562 Esegui un altare in San Francesco della Vigna Che comprendeva un San Sebastiano riutilizzato come bronzetto. Eresse Inoltre l'altare Zane ai frari. Avendo lasciato Venezia con la sua famiglia nel 1576 a causa della peste, il vittoria lavoro a Brescia, e a Vicenza e al suo ritorno a Venezia dopo l'incendio del Palazzo Ducale, Scolpì per la facciata le statue di giustizia e Venezia. Morì nel 1608. TIZIANO ASPETTI 1565 1607 Probabilmente avviato all'arte da Girolamo campagna, ma influenzato da Alessandro Vittoria, Tiziano aspetti, che sembrerebbe NATO a Padova, in menzionato a Venezia per la prima volta nel 1582 Quando eseguì una delle sue statue colossali all'ingresso della zecca. L'aspetti intrapresE a, Venezia parecchie opere di impegno: Le statue della giustizia e dell'abbondanza Sul primo altare a sinistra in San Francesco della vigna e statue di Mosè di San Paolo sulla facciata di quella stessa chiesa. ANTONIA NAVA CELLINI LA SCULTURA DEL SEICENTO Capitolo | La scultura a Roma all'inizio del 600, il Mochi- Pietro Bernini L'attività di molti artisti di varie altre provenienze oltre Roma caratterizza la scultura della fine del 500 a Roma. Essi seguono in generale indirizzi soprattutto toscani o Lombardi, dando preferenza un classicismo a volte elegante e a volte pesante e freddo. Uno specchio fedele di tale Momento rimane nelle fabbriche dovute all'iniziativa di Sisto V di Clemente VIII, dove la scultura si esplica in vasti lavori di gruppo. A Santa Maria Maggiore, due cappelle enormi di un fatto imponente, assai notevoli nella loro decorazione Policroma Offrono il panorama del gusto ufficiale dell'epoca. La Cappella più antica, la Sistina fu costruita per Sisto, quinto da Domenico Fontana, al centro il ciborio a tempietto è sostenuto da quattro angeli, bronzi di Sebastiano torrigiani. Nelle pareti le tombe papali. Simili ad archi di trionfo, sono fittamente ornate di rilievi e di statue, opera dei Lombardi Giovanni Antonio paracca da vasolda e Prospero bresciano, Del ligure Leonardo da Sarzana o sormani dei romani via favori, Flaminio, del francese Nicolò Pippi, da arras e del fiammingo Egidio della Riviera. AI principio del 600 le fu aggiunta di fronte in corrispondenza alla Cappella Paolina, eretta per Paolo V da Flaminio Ponzio e decorata via via fino al 1616. Lavorarono per questa Cappella una schiera di artisti Lombardi, tra cui Ambrogio boNVICINO, Stefano Maderno E Pietro Bernini. Molti di di questi artisti sono poco conosciuti. Va ricordato, inoltre, l'antiquario e scultore Flaminio vacca per il suo classicismo ammorbidito dal chiaroscuro sfumato. Il fiorentino Pompeo Ferrucci troviamo spesso presente nelle ornamentazioni dell'epoca. Tre bronzisti dell'inizio del secolo, si rammentano Orazio Censore, Censore, Giacomo Laurenziano e il Veneto Cesare Targone E tra i membri ancora operosi nel 600 della importante famiglia artistica e dei della porta, si citano Teodoro e Tommaso. Di Tommaso della porta, NATO a porlezza, che fu anche antiquario, il restauratore resta un capolavoro nel suo genere. Un esempio Rappresentativo, anche se tardo del manierismo nel campo della scultura. censore, Tommaso fu anche autore di Bronzi e, oltre che in altre opere, le troviamo da circo al 1600 in poi in Santa Cecilia in Trastevere. Con Stefano Maderno come un collaboratore negli angeli centrali e nei sei santi a rilievo della confessione. In questa chiesa, la confessione assai elaborata, innalza sotto il ciborio di arnolfo di cambio da Giacomo della porta, Pompeo Targone e Gasparre , Guerra per volontà del cardinale Sfondrato, porta al centro un'apertura rettangolare che vuole Censore, imitare un loculo catacombale, dove si inquadra la purissima piccola statua di Santa Cecilia. Opera famosa del Maderno. Censore, sei l'architettura della confessione con i suoi marmi policromi, le sue figure bronzee e le melograne simboliche che accomunano e sia la martire che splende nel marmo bianco costituiscono un complesso coerente all'interno restauro al loro operato nella chiesa e tipico di una certa corrente della controriforma. La corrente legata alle indagini, storie su cristianesimo primitivo e alle ricerche nelle catacombe. Si tratta di un fenomeno che Va parallelo alla cosiddetta erudizione sacra, E contribuire alla formazione, ordine della fortuna dei primitivi anche nella storia artista. Nell'arte e nella scultura contemporanea il fenomeno, avessi rari, e fra questi si pone la statua del Maderno, La cui ispirazione supera il generico classicismo dell'epoca e sembra aprire nuovi orizzonti La figura giacente, che era già Terminata nel 1600, E raccolta in sè con estetica e dolcezza, accompagnata dalle grandi pieghe Curve del panneggio. Il Maderno, conosciuto principalmente per questa sua opera, ha dato però altri importanti esempi pregevoli: bronzetti e terracotte come l’Ercole e Cao, l'ercole e il leone nemeo, che si apprezzano per il forte senso della spazialità. Lo stile della controriforma. Nel suo aspetto più noto e diffuso, contraddistingue la fase iniziale del 600 e se ne colgono i segni specialmente nella ritrattistica. In uno degli artisti più importanti del momento, il lorenese Nicola Cordier. La severità controriformista si allea con la versatilità, con un forte nerbo e con un'eleganza derivata dalla formazione cinquecentesca conseguita in patria. Egli fu nel suo campo professionale tra i maestri di qualità, migliore di produzione più ampia. Vanno ricordati alcuni ritratti, le sue statue che gli spettano nella Cappella Aldobrandini in Santa Maria sopra Minerva, | lavori nella Cappella Paolina a Santa Maria Maggiore. Due bellissimi suoi bronzi sono le Enrico quarto nel portico laterale di San Giovanni in Laterano. Era stato onoraria di Paolo quinto a Rimini. A Cristoforo Stati, Si deve principalmente lamaddalena nella Cappella Barberini in Sant'Andrea della Valle. Essa si ispira alla Maddalena del pulzone al Laterano. Un curioso artista imitatore manieristico dei Carracci fu il pittore guidotti. A Roma è molto importante la presenza di un'artista di primo piano, ovvero Camillo Mariani, Vicentino in cui si sente appunto l'influenza veneta. Gli elementi generali che portava con sé dovevano essere formativi per l'arte nuova, ma solo la genialità personale dette un valore propulsivo per eccellenza, il suo contributo. Negli 8 nicchioni del vano circolare di San Bernardo alle Terme. Nel 1600 lo Scultore sistemò 8 santi e Sante di stucco, forse con la collaborazione del Mochi, giovanissimo. Sono figure eccezionali, oltre che per la posa plastica, per la loro misura grande. Nel caso del Mariani, siamo ancora nell'ambito della Stilizzazione veneta e sono richiamati direttamente i prototipi del veronese e del tintoretto, con l'aggiunta di un nuovo tono di eloquenza comunicativa. L'esperienza del Mariani costituirà un fattore determinante. Per Francesco Mochi da Montevarchi. Questi non ebbe in vita una piena soddisfazione, né a lungo gli fu del tutto riconosciuta l'importanza storica che gli spetta. Solo la critica più moderna ne ha già da vario tempo iniziato la rivalutazione. Le sue opere mostrano un'espressione soprattutto drammatica e dal punto di vista figurativo hanno un senso, una loro ragione che si è creduto di spiegare da vari parti con interpretazioni distanti fra di loro, è certo lo scultore del 600 più discusso e lo fu forse anche ai suoi tempi. Suggerire azioni tanto contrastanti da accendere polemiche tra gli studiosi. La luminosità, il Pittoricismo, il movimento, furono cercati tante volte nell'arte, in modi diversi: può con nulla a comune risultati del Mochi in tale direzione, con quelli che sono i risultati del Rubens, del Bernini e dei loro seguaci. Contrario a tale criterio è il criterio di chi vede lo scultore non come un anticipatore, ma come l'epigono di un'arte passata, considerandolo un ultimo continuatore della tradizione dell' organicismo toscano, Disegnativo il volumetrico lo vede, cioè allontanò dal barocco e ancora manieristico e michelangiolesco. Tale parere, d'altronde, contiene qualche lato di verità, ma è inesatto. 1/3 partito lo Lega a quel manierismo che fu proprio del suo primo maestro, il pittore Santi di Tito, del quale ricordo qualche schema, traendone indicazioni per il suo comporre. Maggior rilievo ai suoi insegnamenti e fu per lui il maestro. Mariani, a cui dovette davvero molto. Recentemente si è trovata un'affinità con Caravaggio e quindi si è offerta un sistema di interpretazione caravaggesco. E forse era questa una buona strada da seguire soprattutto per le opere del primo momento. Nel primo capolavoro, l'Annunciazione di Orvieto, si impongono subito la forza comunicativa e la fantasia dell'artista. È facile scoprire in quest'opera incompiuta nel 1608 il ricordo di Michelangelo è uno schema classico, con il suo volto severo, oltre che elementi cinquecenteschi e manieristici. Precisi nella torsione a contrapposto. Prevale però un dato che unisce e accorda tutti questi motivi e dell'interesse all'espressione psicologica che si trasmette attraverso realismo profondo e semplificatore. La torsione del corpo non ci appare fine a se stessa, usata come espressione formalistica, ma il risultato di impulsi contrastanti: da una parte il timore, dall'altra l'abnegazione espressi con con una forte intensità. È una statua eroica e non devota, cioè senza un'ombra di quella modesta devozione che era ripresa allora dal filone più rigoroso della controriforma. Il richiamo alla realtà dell'ambiente ha simboleggiato e riassunto della rappresentazione della sedia dalla quale la figura si è appena alzata e che sia spostata in parte per opera dell'urto: una soglia che ha un programma di indicazione spaziale. La composizione Dell Angelo firmato ed hai dato del 1605. Anch essa scaturisce da due spinte d'azione di emozione divergenti.: è sospeso nel volo a poca distanza dalla terra, diviso tra l'intento di indicare con la sinistra il cielo e di porgere nello stesso tempo con la destra il Giglio che chiudeva con raffinatezza la composizione stessa. La novità non consiste in tale gestire che ha spesso presente nell iconografia, ma nel modo in cui viene realizzato spazialmente dinamicamente. Nelle bizzarre pieghe si sarcofago, quella degli apostoli, con capelli e barbe Ricciuti, uno dei quali ha gli occhiali, Hanno un che di ricercato e di raro che da un originalità assai spiccata. Pietro presenta una sua personalità nell'elaborare i dati molteplici che l'ambiente artistico li fornisce, che li piega le proprie preferenze e che qui sono dati manieristici e soprattutto pittorici. L'abilità tecnica fu certo, una qualità che trasmise già Lorenzo, insieme forse alla curiosità per la cultura artistica dei generi più vari. Nel 1611 fu chiamato a collaborare al monumento di Clemente VIII nella Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. Sappiamo che il suo primo rilievo rappresenta l'incoronazione del Pontefice, che fu rifiutato, per cui dovette ripeterlo dato il gusto classicheggiante allora prevalente, a Roma. C'è da meravigliarsi che fossero sopportate le quattro cariatidi che vi scolpi? Nel 1612 riceve pagamenti per il busto di Antonio Coppola a San Giovanni dei Fiorentini. L'unico suo ritratto che ci sia noto? Si può tranquillamente credere che sia opera sua e non del figlio che avevo allora 14 anni, la cui vigoria di ideazione di condotta è totalmente diversa. Non c'è infatti alcuna energia, ma solo una specie di raffinatezza consumata nell'immagine Che riprende lo schema di certi ritratti romani. Lo scultore intanto si dedicava anche ad opere decorative alla direzione produzione di gruppi. Per i due termini marmorei, la flora e il priapo. Ora in America Dove c'è la notizia antica che già Lorenzo scolpì i frutti e i fiori comincia con questo lavoro, seguito da una serie nutrita la collaborazione Di Pietro col figlio, collaborazione non soltanto presumibile, ma documentata da un testo assai vicino nel tempo. E quindi degno di fede. La flora è un volto assai simile a quella dell'angelo per Contemporaneamente Pietro eseguiva per la porta della Cappella del Quirinale. La fattura dei fiori che noi coronano la testa e di quelli che ne emergono, dal cesto che porta tra le braccia. è invece una fattura precisa. Dopo il 1622 anche il finelli entra a far parte della bottega dei Bernini al servizio di ambedue. Ormai sarà il padre ad aiutare in sottordine il figlio più valido ed apprezzato di lui stesso. CAPITOLO Il GIANLORENZO BERNINI, L’ALGARDI, IL DUQUESNOY Gian Lorenzo Bernini, 1590 8680, Napoletano. Inizio avendo come punti di partenza la ricerca realistica e lo studio del classico, la sua capacità innovativa è subito evidente. Tuttavia il suo primo momento si innesta l'ultima parte della carriera del padre, dando adito a quesiti che si possano sembrare inestricabile, esistono ragioni che generano delle oscurità: da una parte la collaborazione in cui ad un certo punto è gianlorenzo ad avere la prevalenza, come se ha detto che si potrae molto nel tempo e dall'altra parte sta il fatto che. Il giovane artista permetteva che Fosse Pietro a stipulare contratti e ricevere pagamenti anche quando era lui a intraprendere il lavoro. Un'altra confusione è dovuta al AI fatto che alcune opere di questo periodo sia per sentito dire o per giudizio personale rappresentavano un errore di assegnazione. Tre, aprire primitivi del Bernini Figlio Hanno una datazione certa: La capra amalthea Era terminata nel 1615, anno nel quale veniva pagata la base e nel 1616 erano pagati la flora e il Priapo. | Fiori e la frutta in questi ultimi si spiegano con gli esperimenti sul vero e con la conoscenza del Caravaggio, elementi che risultano appena smorzati da una certa compiacenza verso il padre, dimostrata dall insistere sull'uso del trapano. Ritrovamenti recenti hanno imposto l'attenzione con maggiore forza, i legami che uniscono il suo stile allo stile del padre. Si tratta di un'insieme di opere che sarebbe egualmente erroneo assegnare in blocco a Gian Lorenzo, come in blocco, conservare A Pietro opere che hanno invece steso in tracciato e misteriosamente limiti del lavoro comune. Con tutta probabilità, nel periodo corrispondente al 1616, 1618 in cui nella bottega Bernini ci si adoperava intorno a varie decorazioni da giardino. Alla flora e al priapo Giochi dati nei quali l'intervento del figlio è evidente, si aggiungono altri pezzi: il putto con il dragone in collezione privata nel quale sembrano dovuti stilisticamente A Pietro oltre il volto sorridente del bambino. Anche l'accentuazione della tomania. Mistico, scherzoso e non funzionale dell'azione, la Fontana con il Satiro e la pantera nel museo Bargellino est. E infine il complesso gruppo ora nel museo Metropolitan di New York. Qui un fauno rappresentato nell'atto di arrampicarsi su di un Fico Sicomoro Ne spezza un ramo per cogliere la frutta che sembra siano simbolo della volontà e viene preso di mira da due putti abbracciati che cercano di respingerlo, mentre una pantera fa cadere dalla sua groppa un'altro punto, Sporgendosi golosamente a mangiare grappoli di una vite che sale sul tronco. Nel gruppo del metropolita nella composizione, Si nota il senso più forte della profondità e del movimento, la nettezza dei piani, La freschezza e il vigore di certi particolari provano davvero l'intervento di Gian Lorenzo ed hanno nerbo a quel certo che di strano, ancora una volta di floreale, che la scultura rivela come. Ultimo lascito paterno. Vengono a integrare il numero di questi lavori. Le prodigiosi quattro stagioni Della Villa Aldobrandini che apportano 1 ° di conoscenza e di chiarificazione successiva all'argomento e nelle quali le parti dei due autori appaiono separate con chiarezza maggiore. L'estate ai cui piedi e il segno del Leone carica di falce e cornucopia con spighe e frutta e genericamente la più vicina. Pietro la primavera col segno del Toro è coronata di fiori e appoggiata a un cespuglio fitto di rose. L'autunno con lo scorpione alla base sostiene un fardello rigoglioso di uva e pomi. L'inverno con l'acquario è tutto intabarrato e sporge la sinistra per riscaldarsi ad un fuoco fiammeggiante. In queste tre ultime stagioni sono ancora del padre scultore, sempre manieristico le invenzioni estrose, anche se appoggiate all'antico, e li accostamenti bizzarri degli attributi, mentre invece le splendide Nature morte e la calda vitalità di alcune parti del modellato sono il frutto di un nuovo senso spaziale. Proprio di Gian Lorenzo. A un certo momento però, c'è una sfera che lo attira e che entrerà come parte integrante nella sua ricerca artistica: quella delle espressioni, dei riflessi emotivi, con l'indagine conseguente soprattutto sulle reazioni corporee alla sofferenza, la paura o all'estasi. È il momento che corrisponde al San Lorenzo, sulla graticola. Della collezione Contini Bonacossi di Firenze, seguito forse con lo scarto di un anno dal Sen. Sebastiano della collezione Thyssen di Lugano. Ad essi si accompagna il putto morso dal pesce dei musei di Stato di Berlino Dahlem Chi ha in comune con il San Sebastiano, il contrapposto e il movimento usati con intento drammatico, sebbene qui si tratti solo di un piccolo dramma. Il bambino si ritrae per liberarsi dalla presa del mostro Marino che l'ho afferrato a una gamba con una violenza e dentro una profondità di spazio che superano di gran lunga i dati di quel probabile modello compositivo classico che servì di ispirazione all'artista. La statua ellenistica in copia romana del giovane sul delfino. Della galleria borghese, un paragone tra il viso del monello, perfino sgradevole nella sua Mimica calata, e quello del putto con il dragone, assai simile agli Angioletti Dell'ASSUNTA., contribuisce a dimostrare il valore di questa serietà Di Gian Lorenzo. L'interesse, per così dire fisionomico, che sembra di prendere il ravvivare il repertorio tradizionale dei caratteri, culmina nelle teste dell'anima beata e dell'anima d'annata, raggiungendo due espressioni ugualmente forti. La prima è una fanciulla dagli occhi rivolti al cielo. Dall'incarnato delicato incoronata di Fiori sulle chiome ondulate. L'anima d'annata e una giovane urlante che richiama la Mimica della Medusa Caravaggesca ed è forse l'autoritratto dello scultore studiato allo specchio La curiosità umana di giallorenzo il senso vitale e drammatico continueranno a essere elementi fondamentali anche quando il tono diverrà sempre più estroverso. Oratorio e in seguito perfino scenico, lo spazio in cui le forme si immergono trasversalmente, che a un certo limite nelle opere giovanili acquisterà allora ha un valore diverso, Sconfinando in illusione, esprimendo così quella concezione dell'infinita che appropria del 600. Lo spazio è visto ora come infinito e sfuggente, opposto e perfino modificatore della forma. Ciò è chiaro in tutte le espressioni artistiche del secolo e nella scultura saranno soprattutto significativi raggiungimenti del Bernini. Conquistate con tappe graduali. La prima opera che unisce nel 1618 1619 finezza di realizzazione e di contenuto a una manualità notevole, E L'enea e Anchise che apre la serie delle sculture importanti della galleria borghese. L'artista segue ancora la Falsariga paterna nell'intreccio dei gesti. E va detto che il Manierismo aveva più volte spezzato i contorni di un gruppo in modo analogo, ma qui mancano le compiacenze di contrapposto e le esibizioni virtuosistiche del manierismo. Il passo di Enea e lento e guardigno nell'equilibrare, trasportare il carico prezioso di anchise e dei Penati che ha sulle spalle. Ogni gesto e funzionale e al Modellato Si adatta bene la qualifica di preciso. La bellezza del gruppo è data tanto da questi valori quanto dalla verità umana dei personaggi, ognuno dei quali e tutto compreso nel compito, che è anche quello di guardare intorno in direzioni diverse. Il piccolo Ascanio è assai posteriore al putto morso dal pesce di Berlino e riva alla quanto poco tempo lo separi da opere precedenti come i genietti sul Timpano nella Cappella Barberini a Sant'Andrea della Valle. Del 1619 1620 e il Nettuno col Tritone per una Fontana di Villa Montalto, Ispirato a un brano di Ovidio, ora nel museo Viktoria and Albert di Londra. L'attrattiva di Enea e anchise e sottile e il lirismo del Nettuno col Tritone e impetuoso, ma nulla di così sottile e impetuoso si può provare dinanzi al ratto di proserpina, al museo borghese, datato 1621 1622. suo il punto di partenza del David per quel che riguarda le impostarsi compositivo e certo da identificare nel cosiddetto gladiatore borghese. Ora nel Museo del Louvre. questa è una figura che si colloca nella trafila delle immagini appartenenti alla tradizione di Donatello di Leonardo e di Michelangelo. Piena di un'energia che si sprigiona con libertà e con effetto di torsione, vi si aggiunge però una carica maggiore di movimento. L'eroe rappresentato nell'atto stesso di lanciare il sasso contro Golia, rivelando il suo sforzo anche nell'espressione del volto, che è un autoritratto e la cui forzatura fisionomica è presa dal vero. Inizia qui la tendenza ad immettere la figura Sbordante alla base nello spazio spesso del riguardante coinvolgendolo. E inizia qui lo studio di equilibri difficili. Per i quali è stato osservato come l'artista, in progresso di tempo, utilizzerà suggerimenti desunti dai testi di galielo. Nell Apollo e Dafne e gruppo lavorato dal 1622 al 1625, si realizza nel modo più chiaro la nuova sensualità del secolo. Appena imbrigliata e corretta Di moralismo, dal distico di urbano VIII scritto nella base. Le due figure sembrano spostarsi con leggerezza incredibile, radendo al suolo, in uno spazio luminoso concepito come senza termine. In realtà, se si considera la vera e propria rappresentazione iconografica, il movimento è già fermo con L'ABBARBICARSI a terra delle radici del Lauro, nel quale la ninfa si cambia e con l'ultimo pasto di Apollo che provoca sulla base una piccola frana di sassi. Ma è tipico che il Bernini smorzi il contrasto tra la fuga e questa fermata Per cui l'impressione rimane quella di immagini investite dal vento e animate da uno slancio continuo. Dafne comunica inoltre i rami e alle foglie che la salgono le scaturiscono dalle mani e dai capelli. L'altro movimento parallelo della sua crescita vegetale, per cui fogli capelli paiono crepitare come una fiammata. Seppure ispiratori principali siano stati Ovidio e il Marino, si può scoprire nel gruppo in più. Un dato della cultura del tempo che affiora, per questa volta solo nel Bernini. Si tratta di questo, il compimento quasi preromantico di quella sensibilità sottile che deriva dal tasso. Elementi che circolano largamente quella nel 600, nella poesia nell'arte che non mancano nella scultura. A parte, il problema delle alterazioni parziali di alcuni appoggi, importante ma di interesse particolare, vi è un problema che rientra nella questione stilistica generale, alla collocazione. Ora il visitatore può girare intorno ad essa ed è portato ad ammirarne ogni lato, soddisfacendo anche il gusto per il singolo punto di vista. Tale godimento è lecito, anzi opportuno, dato che l'opera d'arte, specialmente plastica, offre molti lati a chi la guarda. Ma il Bernini non aveva collocato a caso le sue sculture: li aveva sistemati in luoghi determinati e contro determinate pareti, imponendo una visione obbligata. Erano esigenze che vedremo saranno ancora più sviluppate in seguito, quando il rapporto tra scultura e architettura si farà più stretto. E infine la luce sarà guidata direttamente sulle scene, con accorgimenti artificiali. Paralleli alle opere borghese ora esaminate sono da considerare alcuni ritratti da scegliere come esempi salutari: il busto di Camilla barbadori nel museo di Copenaghen, le immagini pontificali varie di Paolo quinto e di Gregorio quindicesimo. La mezza figura del bellarmino di Gesù. un ritratto di questo periodo domina sugli altri per l'altissima qualità, il De Foix Montoya Databile di circa il 1621. Il personaggio non aveva fascino personale di aspetto e non gliene fu aggiunto. Non c'è traccia della minima idealizzazione è impressionante. Proprio per questa sua faccia simmetrica e di machata ed è avvincente solo per la sua presenza che si potrebbe dire esistenziale. maffeo, Barberini definì il vero Montoya come il riflesso di questo straordinario marmo. Nel 1623 il cardinale Maffeo come Annotò, inizia il suo pontificato che dura fino al 1644 con il nome di urbano VIII. E quest'epoca coincide con l'ascesa del Bernini che era apprezzato sopra ogni altro scultore, dal Papa ed era anche suo amico personale. Cominciano le grandi commissioni di architettura e di statuaria sacra che pongono in primo piano e precisano i termini di un problema. Già contenuto in potenza nelle concezioni precedenti: quello della funzione architettonica della scultura, della sua ambientazione in spazi complessi. La Santa Bibiana del 1624 la prima figura drappeggiata sottoposto un'illuminazione speciale in un'edicola che opera dell'artista come sua opera. L'architettura della facciata della Chiesa omonima. Una Commissione ancora più impegnativa e le norme ciborio, il cosiddetto investono le immagini provengono nella loro realtà figurativa dall'affresco della Batini. Che finge l'immensità celeste. L'eccellenza del risultato ci permette di apprezzare alcune particolari soluzioni scenografiche: le logge o Cori laterali presentano finte Prospettiva interne quasi da navata o sale porticato a colonne. Per quanto l'Unione degli spazi, la mescolanza del vero con rappresentato e degli spettatori vivi con quelli scolpiti siano interessanti e anche tipiche della ricerca berniniana del teatro nel teatro, l'idea in se ci lascia abbastanza freddi, anche se mentalmente si può giustificare, spiegare con l'intento spettacolare. Scusi, il Bernini è in grado di trasmettere un dramma emotivo dell'uomo nel del 600, di fronte all'idea di uno spazio sconfinato ed estraneo dalla necessità di verifica delle sue certezze tradizionali e comunque desideroso di animare e riempire quello spazio di presenze e significati spirituali espressi dall'artista in forme verosimili? E col cuore. Il lato e rivoluzionario del secolo a rivelare dal caravaggismo che però escluso qualche aspetto del mochi e dello stesso Gian Lorenzo non ha riflessi nella scultura. Da ora in poi sempre più i panneggi. Bernini, anni nei loro piani e avvolgimenti saranno dettati da una necessità espressiva e quasi da un'accelerazione di pathos: un pathos acuto che la figura sempre connessa a un certo Costrato classico non potrebbe raggiungere del tutto da sola. Due opere sono legate in qualche modo al gruppo di Santa Maria della Vittoria. Il monumento di Suor Maria raggi ne offre un parallelo, benché sia distante come soggetto. In rilievo di bronzo è rappresentata la mezza figura della defunta dal volto appassionato, dalla bocca semi aperta, assai simile a quella della Santa Teresa. Il rilievo è posto in una cornice ovale sollevato da angioletti, bronzi che volano radendo il drappo funebre addossato al pilastro. L'altra opera era stato della verità, che ora si trova nella galleria borghese in controparte. E un aspetto estremamente contrario e profano. La verità ha lo stesso atteggiamento della Santa Teresa. È seduta su di una roccia col piede sul globo, innalza | emblema Barberino del sole, ha il volto non estatico, ma ridente ed e del tutto scoperta. L'artista non si ferma sulle posizioni acquisite, ma è sempre pronto ad affrontare nuovi problemi. Soluzioni ancora non tentate nella ritrattistica, ci si mostra insieme, conseguente e diverso nei due, in parte simili busti di Innocenzo decimo nella Galleria Doria panphili, è presente una penetrazione del personaggio che risulta tutt'altra da quella che vedremo proprio dei ritratti al guardiani idealizzati dal Pontefice. C'è comunque in atto anche qui un certo tipo di idealizzazione, nel senso che i tratti fisionomici non belli appaiono affinati, trasfigurati da un'espressione intelligente ed energetica. Un'altra ricerca ancora caratterizza il Francesco Primo d'Este nel museo Estense a Modena. L'intento ora è rivolto verso un certo tipo di amplificazione celebrativa, forse superficiale, ma di grandissimo effetto, la baldanza, l'eleganza del personaggio, eroicizzato la sua perfezione Aristocratica, vanno certo al di là e al di sopra delle realtà effettive. Durante il pontificato di Alessandro Settimo Chigi dal 1655 al 1667, vediamo estendersi il ruolo che l'artista assume nel convogliare verso la pienezza del risultato le varie tecniche e il lavoro dei molti esecutori. Nell'interno di Sant'Andrea al Quirinale costruito per Camillo panfili. La Cappella maggiore contiene nel suo vano addentrato e Emiciclo l'altare illuminato dall'alto e sormontato da angeli che sollevano in una raggiera il quadro con il martirio dell'apostolo. Nel timpano spezzato all'esterno della Cappella stessa, il Sant'Andrea eseguito dal raggi sale al cielo e l'accolgono gli angelic amanti delle finestre. Domina però su tutto come il risultato piu straordinario l'intervento e nell abside di San Pietro, iniziata nel 1657 e compiuta solo nel 1666, dopo l'intervallo della permanenza a Parigi. L'opera è il risultato del lavoro di gruppo di molti artisti. E artigiani. Tra le paraste enormi si finge un'apertura, uno spiraglio che fa prorompere lo spazio esterno come in un soffio potente. Attraverso una gloria di raggi, NUVOLI e angeli di stucco. Ma è un'invasione controllata senza retorica che in realtà non turba l'unità architettonica. Provenendo dalla Vetrata, dove è dipinta al centro la colomba dello Spirito Santo, La luce si trasmette in 1000 gradazioni e anche le forme modellate sembrano prive di peso, emanazione, trasformazioni della luce stessa. Sul davanti la cattedra di bronzo Racchiudente, il trono più antico appare grandiosa anche per l'effetto calcolato di illusione ottica ed è sostenuta senza fatica apparente dai quattro padri della Chiesa. Fu SIM bronzo in parte dorato, ognuno dei quali è un capolavoro. Anche in questo caso collaborarono con Gian Lorenzo in gruppo omogeneo squadre di aiuti. L'esecuzione e perfette procede dai modelli di varie rifiniture, siano ad arrivare alle decorazioni e rilievi che ornano la cattedra realizzati dal tedesco Giovan Paolo Schor. Uno scolaro di valore particolare che spesso in altre occasioni dimostra liberamente la sua personalità e preannuncia il rococò. Il lavoro di squadra così diffusa in quest'opera, nasconde comunque i meriti dei singoli membri. Nel 1665 il proseguimento era stato lasciato del tutto in mano al agli assistenti per il viaggio in Francia.: viaggio e soggiorno durante i quali, come unico opera di scultura importante, esegui il busto di Luigi, quattordicesimo, ora Versailles. Chi è lo svolgimento di quella idealizzazione regale che aveva sperimentato nel Francesco | d Este. Appena tornato, finita la cattedra, realizzo con l'esecuzione del ferrata il piccolo spirito su un monumento. Che è pieno di significato nascosto, L'obelisco in piazza della Minerva. E sempre da Alessandro Settimo ebe, l'incarico della decorazione della Cappella del perdono nel Duomo di Siena. Il ferrata e il raggi sono gli autori delle figure di Santa Teresa e di San Bernardino da Siena. Le due nicchie, invece, ai lati della porta d'ingresso presentano due statue autografe tipiche della scultura Berniniana tarda. La più spirituale soggettiva che mai facesse il San Girolamo La maddalena che sono stato oggetto di osservazione di studi anche recenti. Il San Girolamo è pieno di fervore la maddalena allungata di proporzione, apparentemente priva di equilibrio e anche più espressionistica. Costituisce una delle composizioni più anomale del Bernini. Infatti, risponde all'iconografia usuale della Maddalena penitente, se si considera che essa si appoggia, quasi siede, come se la nicchia contenesse lo sfondo roccioso e diseguale nel quale è ambientata comunemente n elle sue rappresentazioni figurative. Ad Alessandro Settimo succedette dal 1667 al 1669 Clemente nono rospigliosi che li commissione al restauro dell'antico Ponte romano davanti a Castel Sant'Angelo. Lui stesso ne scolpì due, l'angelo con la corona di spine e l'angelo con il titolo della Croce che non vennero mai collocati sul ponte. Perché il Pontefice non li volle esposti alle intemperie. Gestore Clemente decimo Altieri, che nel pontificato del 1670 al 1676, forse nel 1670 o forse anche oltre nel tempo, ma messo un gusto pieno di energia, di finezza quello del cardinale ed è CEO Azzolino, ora nel museo nazionale di Stoccolma. È un busto poco compreso, declassato, ma che può essere inserito nella sfera berniniana con l'esecuzione parziale degli aiuti e comunque presenta un problema attributivo importante. All'inizio di questo pontificato fu collocata inaugurata ai piedi della scala regia la statua di Costantino che era stata progettata molto tempo prima per ordine di Innocenzo, decimo e destinata all'interno della Basilica. Essa riscosse subito con molte critiche per ragioni contrastanti, come l'accesso di fantasia ed insieme di realismo. È concepita come un altorilievo: L'imperatore è rappresentato con un'espressione di stupore, di adorazione per la visione della Croce, della quale è evidente l'effetto nel suo turbamento e nel drizzarsi del cavallo Agitato che scuote la coda e la Criniera assai abbondanti. Più che alla composizione, bloccata sulle gambe posteriori del cavallo di Filippo quarto ed alcuni bronzetti del tacca, sembra che l'ispirazione del Bernini. Si addirittura di salita agli studi di movimento di Leonardo. Lo schema del Costantino appare ripreso nel monumento equestre di Luigi, quattordicesimo. Nel Costantino e nel Luigi quattordicesimo, sembra toccato il Vertice della resa nel movimento e nella celebrazione della grandezza eroica. Anche un'altro Vertice ha raggiunto quello dell'espressione dell'interiorità e della passione: lo provano, il ritratto del Fonseca, La beata Ludovica albertoni. E anche in forma meno acuta, i due angeli bronzi ai lati del ciborio nella Cappella del sacramento in San Pietro. Già dal 1663 al 1664 aveva costruito in San Lorenzo in Lucina una Cappella per Gabriele Fonseca, il medico portoghese di Innocenzo decimo, che si era segnalato anche nell'insegnamento scientifico. La sua immagine si sporge a metà da un'apertura e si rivolge verso l'altare stringendo il Rosario con la destra. E portandosi la sinistra al petto esprimendo il senso di un'invocazione struggente. La beata Ludovica in una Cappella in San Francesco a Ripa, la cui sistemazione, adattata dal 1671 al 1674, è rappresentata sul letto di morte, nell attimo di ispirare. Con una specie di convulsione che si unisce al rapimento dell'estasi, mentre Cherubini leggerissimi sembrano avvicinarsi e sorriderle. A mediare il passaggio tra la scultura all'altare e. Costo non un elemento architettonico, ma un drappo di diaspro modellato in piani grandiosi. Con questo, come con le basi rocciose di certe architetture, con l'uso dello stucco e delle raggere Il Bernini non solo tendevo, affonderà re architettura e scultura, ma voleva dare dignità architettonica e stilizzazione ad ogni materia e alle forme stesse della natura. Nello stesso modo, con lo stesso intendo un paio di diametro enorme, interrompe in parte il basamento e fa da padiglione alzato Dalla morte con la play sidra nel monumento funebre di Alessandro Settimo in San Pietro compiuto nel 1678. La statua del Pontefice Inginocchiata e le quattro virtù sono di scuola, a destra la figura più bella, la verità. Longilinea e quasi estenuata, anche se seguita secondo i documenti dal Morelli e dal Cartari Denuncialo impronta del maestro, non solo nella concezione, ma anche nel modellato che è. Benissimo, ad esempio, nel viso, nella mano sinistra e nei capelli, con le ondulazioni Terminanti In anelli morbidi ed allargati. L'attività definitiva dell'artista si svolse sotto il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi. E stato identificato in quest'ultimo decennio gli studi il Salvatore, che aveva lasciato in eredità a Cristina di Svezia e che era andato disperso. L'ultima scultura berniniana in assoluto in un marmo del museo Chrysler. Vi ritroviamo la mano affilata della verità, i capelli dalle curve inverosimili, quella tarda attenzione Tonale che fa diventare l'immagine quasi un fantasma. Le mezza figura va vista d'altronde dal basso. In televisione si corregge quello che più che un rapporto difettoso è un accorgimento di scorcio. Per cui la testa dal lungo collo, da slancio all'ampiezza delle pieghe del busto. Si è vista la carriera del Bernini, svolgersi dall'oggettività precisa della giovinezza via via attraverso aspetti molteplici, fino a che movimento in luce sembrano aver portato a termine la loro trasformazione, deformazione, corrosione della forma. Lo stile non appare mai ripetitivo ed è quanto di più lontano si possa pensare da quel linguaggio internazionale di generico. Berninismo ridotto spesso a formula Che si diffonderà dopo di lui, dappertutto in Europa e in America del Sud. L'artista in un si identifica con tale tipo di barocco, è stato soltanto di sprone a quelli ingegni migliori che se ne sono voluti distinguere partendo le tradizioni diverse. Il fatto che la forma berniniana è sempre significante e parlante, la sua varietà, la forza del si manifesta anche in quelle macchine, apparati e feste effimere che curava in gran quantità, Giustificano pienamente di interpretazione che se n'è andata come di portatore di una prima civiltà dell' immaginare di maestro, soprattutto nell'immediatezza, spettacolare, abile a rendere il Gran Teatro del barocco. Il Bernini e ha riconquistato la capacità di sublimare in una grande maniera che forse è stata l'ultima nella storia dell'arte figurativa, quello che le appariva come il senso della realtà e della storia e la varietà e passionalità della vita, rappresentando in modo comprensibile universalmente popolarmente, credenze, speranze comuni. Condizioni e stati d'animo come il dolore, la sensualità, l'estasi che non erano mai stati oggetto della scultura in tante gradazioni e con tanta evidenza. Seguace del cosiddetto classicismo seicentesco, assai vicino a reni e al sacchi educato da Ludovico Carracci, fu Alessandro Algardi 1598 1654 bolognese si pone come il secondo scultore del 600 dopo il Bernini in linea di prestigio. Specialmente a partire dal 1630, il campo era diviso tra barocchi e classicisti. Per indicarne la tendenza in generale, senza fare questioni di merito e qualità. Anche la corrente classicheggiante era ricca di attualità e significato, attenta alle questioni essenziali e il rapporto importantissimo con la tradizione, il cui problema si sentiva ora per la prima volta con grande urgenza. L'agar di manteneva insieme al Bernini, Rapporti continui, sia pure in forma di contraddizione ed emulazione, un elemento che rimarrà sempre distintivo dell' algardi e la sua appartenenza Al carraccismo, un'appartenenza di si rivela senza equivoco nella interessantissima grafica, oltre che nella scultura. Ogni sua rappresentazione condotta con gesti ritenuti e personaggi relativamente scarsi, secondo il dettame del proprio indirizzo, raggiunge comunque cadenze ben diverse dalla passionalità. Berniniana. A Bologna lascia le figure di stucco dell'oratorio di Santa Maria della vita, il San Procolo e il San Petronio, figure comprese come quella del maestro conventi nell'ambito della tradizione locale. Dal 1620 al 1624 circa a Mantova, mentre era al servizio di Vincenzo secondo, si aggiunsero altri elementi alla sua esperienza, in un momento ancora formativo: la conoscenza dell'antico studiato nella raccolta Gonzaga e allo stesso tempo, l'acquisizione della tecnica del restauro. Quella della lavorazione all'avorio e dei modelli per fusioni in metallo. Questo lato dell'attività algardiana sarà molto coltivato anche in seguito. Dopo una sosta a Venezia, dove potè ammirare la scultura del Vittoria del quale dovete colpirlo soprattutto la ritrattistica, arrivò a Roma nel 1625, sotto il pontificato di urbano VIII. Aiutato in principio del cardinale Bolognese Ludovisi ed all'amico pittore domenichino, si fece conoscere come autore dei restauri su statue classiche Portati avanti dal 1626 al 1631. Si tratta di restauri di integrazione, come si usavano prima della nascita della ricerca archeologica vera e propria, orientate a restituire complete le opere senza troppe preoccupazioni per la giustezza dell'interpretazione. Lo scultore era elegante nel ripristino e nella sua fattura e assai nobile, entrava in un soffio di modernità dal Colore neo veneziano. Ben presto ha ottenuto la prima commissione importante attraverso il domenichino: e le piccolo Bacco di marmo nella galleria Doria pamphili, un mercurio con un punto e un Apollo con amore. Che restano incompleti al Louvre e a Vienna. Il procedere dello Scultore, comunque sempre di più, col procedere della carriera, E comprende anche la ritrattistica. Gli attribuito il Regno Cesarini nel palazzo dei conservatori e sono citati da fonti e documenti. Il Guglielmi a San Lorenzo fuori le mura e il posteriore Maurizio di Savoia nella galleria Sabauda di Torino. Due monumenti funebri di misura media in Santa Maria dell'anima sono scuri capolavori il prospetto marmoreo di quello di Adriano Uryburch del 1829 è in parte coperto da una materia fluida che scendendo dalla sommità fa da sfondo e da sostegno alle due figurette degli angeli infanti si alzano sull’urna il Drappo con l'iscrizione. Così l'artista ha interpretato i geni funerari classici, Trasformandone, e ricreando Il motivo In un'insieme inconsueto che riporta Alla mente. Qualcosa del manierismo nordico. Nel 1033 l'artista aveva finito un'opera assai maggiore, la Santa Susanna, e contemporaneamente avanti il Sant Andrea uno dei colossi per i piloni sotto la cupola di San Pietro che terminò nel 1640. sul Sant'Andrea. Non si può negare una certa influenza del Bernini, di cui vuole imitare il pathos e la grandiosità, sebbene in fondo si appoggi sul tono etico più che sul sublime, cioè piuttosto sulla gravità che sul dinamismo. Un busto di marmo di misura normale va citato nella Chiesa degli italiani. Cioè Santa Maria di Loreto a Lisbona. Rappresenta una bellissima vergine che ha tutti i caratteri dell Autografia, molti riferimenti con i tagli ed i busti e i tipi di panneggio del fiammingo. Fu forse questionato il Marchese di Castel rigo, amici fino al 1636 1641, che ordinò all'artista varie cose per Lisbona. CAPITOLO III ALLIEVI E SEGUACI - LA SCULTURA A ROMA NELLA SECONDA META’ DEL 600 Molti allievi si formarono negli studi dei maggiori che si avevano avuto come aiuto, come esecutori e di cui svilupparono lo stile in vario modo e con varie qualità. | più rimasero scuri e solo relativamente pochi acquistarono rinomanza e fondarono a loro volta botteghe più o meno fiorenti. Il Duquesnoy Esercita una vasta azione fino al 700 e specialmente i temi mitologici ebbero fortuna e si richiamò su di essi all'infinito, anche nell 800, in senso immediato non si può citare come uno suo scolaro diretto e conosciuto, che Orfeo Boselli 1600 1667, romano. Questi lasciò molte notizie sul suo lavoro e sul suo ambiente in uno scritto curioso, un po' teorico, un po' tecnico, intitolato osservazioni della scultura Antica che è stato oggetto di studio e poi di pubblicazione completa. Gli allievi dell' algardi erano parecchi e alla sua morte confluire nello studio Berniniano. | principali furono il ferrata e il Guidi, dei quali si tratterà in seguito come i maestri indipendenti. Il primo in linea di tempo tra i seguaci veri e propri del Bernini fu Giuliano Finelli, 1601, 1653 Carrarese. Era stato educato a Napoli dal Naccherino e dallo zio vitale, arrivato a Roma nel 1622, era. Presto passato dalla bottega dello scalpellino santi ghetti a quella berniniana. L'attività del finelli nello studio e continua impiegato come fu nel monumento bellarmino, nell Apollo e Dafne e nel Baldacchino nei due angeli sull'altare di Sant Agostino. In quest'ultimo lavoro fu forse più libero interpretò originalmente lo stile del maestro, con incisioni profonde e minuziose, specialmente nei capelli e nelle vesti, gianlorenzo gli affidò a con fiducia anche vari ritratti, come quello assai bello del Klesl nella cattedrale di Wiener Neustadt. A un certo momento vediamo l'allievo staccarsi, disgustato per essere stato scavalcato da un'altro scolaro, il bolgi, che fu preferito per l'esecuzione della Santa Elena in San Pietro. E lo vediamo. Da allora entra a prendere una sua strada indipendente. Dal 1629 al 1633 realizza la Santa Cecilia in Santa Maria di Loreto, una figura strana, notevole, ancora berniniana negli impianto in quanto ispirata. Innegabilmente alla Santa Bibiana, ma più classicheggiante. Questa figura stabilisce un rapporto con il pittore Architetto Pietro da Cortona, un'artista che esercitava molta influenza sugli scultori e che sarà spesso nominato, da ora in poi. Tale rapporto fu subito notato anche al suo tempo prende un preciso carattere anche la serie importante dei ritratti, la cui affinità e insieme indipendenza rispetto al Bernini sono evidenti. È quasi una sfida a Gian Lorenzo, lo straordinario Michelangelo Buonarroti, il giovane in casa Buonarroti a Firenze. Il Buonarroti è uno dei busti più belli dell'epoca, anche se l'artista ha insistito minuziosamente sui particolari, sui capelli, sulla barba e sui baffi. Colpiscono l' intensa vitalità del personaggio, la varietà dei rapporti pittorici e la fantasia dell'insieme. Nel 1634 si trasferì a Napoli, dove rimase fino al 1650 e dove si realizzò il trionfo vero e proprio del suo talento. Quando torno a Roma con più ancora tanti ritratti. L'egidio Orsini in Santa Maria dell'anima e i due bonanni in Santa Caterina da Siena a magnanapoli. Anche rivale, Andrea Bolgi di Carrara era destinato a concludere la carriera nell'ambiente napoletano. Nel primo periodo romano e le dimostra ancor più chiara che non in finelli, Educato a Napoli , un'impronta Toscana. La nettezza del modellato e la tendenza alle volumetrie semplice sono forse vorrei derivati dall'essere stato allievo dentro di Pietro tacca. Adoperato variamente nello studio del Bernini, Collaborò al baldacchino, alle logge delle reliquie realizzò il busto Di Pietro Valier nel seminario di Venezia. La collaborazione al monumento della contessa Matilde è da porre circa il 1637 e contemporaneamente abbiamo un'opera indipendente di ritrattistica, il busto di Laura Frangipani in San Francesco a Ripa. L'immagine della giovane donna. Fresca ed elegante, curate in ogni particolare, dal vestito ai merletti, al gioiello in rivela, nella leggerezza plastica di insegnamento del Bernini. Egli ammorbidisce i volumi nel semplificargli, arricchisce di ombre sfumate. L'espressione dei personaggi e calma prima delle caratterizzazioni Calcate dal collega. Era suo conterraneo, Francesco Baratta di massa 1590, 1666, la cui opera principale e rilievo sull'altare maggiore della Cappella Raimondi rappresentante l'estasi di San Francesco. Per quanto la scena si scopra come in uno spazio Allontanato rispetto all' edicola che la racchiude, l'illusione scenografica desiderata dal Bernini è certo smorzata da un fattura di Liscezza quasi neoclassica. Il fedelissimo e quasi alter ego del Bernini nella seconda metà del secolo e nella decorazione e Antonio Raggi, 1600 20/04/1686 di Vico Morcote presso Como. Egli seppe comprendere e seguire dal maestro, specialmente lo stile maturo e tardo, insieme fantastico e spirituale. E steppe dilatarlo nei grandi complessi ornamentali imprimendo vi però elementi propri e chiaramente distinguibili e spiccando a volte degli arditi a solo. Ricorderemo a Santa Maria del popolo i due bellissimi organi e nel transetto uno degli angeli reggenti il dipinto sull'altare di sinistra. Esempi di espressività, dolci, ta e idealizzante in ogni modo persistono anche in seguito, quando il panneggio tende a diventare un'amplificazione bizzarra del panneggio berniniano e assume un carattere soprattutto decorativo. E predominante sulla figura stessa. Stai nutrito il catalogo di questo artista Espertissimo sia nello stucco sia nel marmo: si arricchisce, ad esempio col battesimo di Cristo in San Giovanni dei Fiorentini, con i rilievi della morte di Santa Cecilia e Sant'Agnese in Agone e della Sacra Famiglia nella Cappella Ginetti a Sant'Andrea della valle. Subito dopo il raggi, il Bernini Apprezzava l'abilità di Paolo Naldini. 1619 1691 Romano, tanto che lo pre scelse per gli stucchi Con angeli e putti su grandi festoni all'interno dell' assunta di Ariccia nel 1664. Il naldini sarà formato in un ambiente del tutto diverso: era stato allievo. Come pittore del sacchi ed era stato stimato dal maratta. Le sue prime opere di stucco, la metà del secolo, sono i medaglioni e le figure di santi nella navata di San Martino ai Monti. Per il Pantheon aveva scolpito i busti di marmo dei due i Numi tutelari dei suoi amici, cioè di Raffaello e di Annibale Carracci, ora conservati nella Promoteca Capitolina. L'artista entrò nell'orbita del Bernini con varie collaborazioni in Santa Maria del popolo e alla cattedra e a. Lui furono affidati, tra l'altro, per il ponte sia la copia dell' Angelo Berniniano con la corona di spine, sia quello che porta i dadi e le veste nel quale del Bernini smo si compone in un'armonia posata. Anche le naldini è presente negli stucchi del Gesù, con due figure sotto la cupola, la temperanza e la giustizia. Così come presente un attivo collaboratore del raggi nella stessa Chiesa, un lombardo, ovvero Leonardo Quest'ultimo risulta a Roma dal 1671 AI 1709. Un'altro artista molto importante e melchiorre maltese, 1630, 8667. Il cui nome venne italianizzato in caffa. Ma il vero nome è Melchior Gafà. In gran parte il suo carattere è contraddistinto dalla qualità unita alla rarità ed ha un che di ambiguo Della figura artistica che invoglia alla ricerca ed esige un'interpretazione tutt'altro che affrettata, fu ultimato completamente da lui, forse in rilievo di Santa Caterina da Siena a magnanapoli. Era il fratello minore dell architetto Lorenzo, assai noto a Malta e con ogni probabilità fu Alessandro settimo, il quale era stato vescovo di Malta, che lo introdusse a Roma. Un'altra opera che fece per i panfili e la carità di San Tommaso di Villanova. Poco dopo il contratto steso nel 1661 con l'architetto e Giovanni Maria Baratta, Il caffà Dovette approntare il modello di Creta? Che hai portato alla misura grande e dorato fu esposto nel 1663. Tale modello risultati prodotto del suo amico, il Pittore Pietro del Po, come se già fosse collocato al suo posto e finito nel marmo. La soluzione era condizionata dall'architettura del Baratta, la cui esedra centrale imponeva appunto un gruppo addossato e non un rilievo. Si può dire che il Caffa abbia ricordato, per quanto riguarda il complesso compositivo, il prototipo al guardiano dell altare di San Nicolò da Tolentino? Comunque le esigenze iconografiche indicate nel contratto erano tali da imbarazzare qualsiasi artista: non era facile mettere un bimbo rivolto al Santo senza farli dare la schiena al fedeli, anche adattandolo nei tre quarti. Ciò che era usuale in un dipinto Non sarebbe stato possibile in un gruppo statuario con pochi personaggi e di tono solenne. Il San Tommaso è l'unica statua fedele al bozzetto. Eh già, forse prima del ferrata il caffè aveva dovuto mutare la posizione delle altre figure, aggiungendo dignità, ma privandole della loro scioltezza. L'incarico per la Santa Caterina in gloria in Santa Caterina da Siena a A magnanapoli il suo capolavoro dovette rientrare nel periodo stesso degli incarichi di cui si è detto. Questa volta l'artista curo anche l'ultima finitura, mostrando a quale altezza qualitativa sapesse arrivare. Lo sfondo variegato di marmo in una gradazione mirabile di colori e con un sistema ispirato agli sfondi delle logge delle reliquie. La Santa Sottile, altissima, si piega d'arco e l'intera composizione di nuvole e angeli sembra girare intorno con un ritmo arioso. Un'altra scultura divenuta famosissima al suo tempo, fu la Santa Rosa da Lima. Il suo stile, anche se forse fu rifinita e lucidata quando fu aggiunta alla firma. Tre minori Bernini, che sono assai numerosi, come il fratello del Bernini, Luigi, il figlio Paolo, Valentino e alcuni già nominati come il cartari, il mare e altri. Il bronzisti hanno un ruolo a parte, per citare i principali nella fusione in bronzo, dopo Gregorio De Rossi. Girolamo Lucenti 1627 1698 , romano si distinse e fu anche medaglista. Un su spicco, una sua funzione ha ha pure Lazzaro Morelli, 1600 8690, marchigiano notevole per aver portato in Ascoli, sua patria, il Bernini smo che si diffuse anche attraverso i parenti Giuseppe Lazzaro. Già spatti fino nel 700. Vari artisti si innestano poi tra i poli del Bernini e dell ALGARDI, presi a volte in prevalenza anche dall attrazione che il Cortona esercitava sugli scultori. Dei francesi li romani più che Jacopo Antonio Di cui l'opera migliore è nella Cappella nobili a San Bernardo e delle Terme, ebbe importanza il fratello cosimo, che fu tra gli esecutori nel ponte con l'angelo che porta il sudario. Sono stati di recente oggetto di studio con nuove scoperte e distinzioni. | lavori di altri due fratelli, Antonio e Giuseppe Giorgetti. Antonio, Morto nel 1669, è l'autore dei due angeli inginocchiati reggenti, un drappo sull'entrata della Cappella spada in San Girolamo della carità, delle sculture sull'altare nella chiesa dell'abbazia di Grottaferrata e dell'Angelo con la spugna sul ponte. Capolavoro di Giuseppe, forse su disegno di Ciro Ferri e il suggestivo San Sebastiano giacente in San Sebastiano fuori le mura. In lombardo hercole ferrata 1610 1686 ha una sua fisionomia notevole, oltre che il merito di aver fondato una bottega operosa dove si educarono generazioni di scultori, alcuni dei quali attivi fino nel 700. All'origine lo troviamo a Napoli, fra il Fanzago e il Finelli, autore anche di ritratti a Roma fu tra i collaboratori del Bernini e anche dell' ALGARDI. Merita il complimento di venire definito “l’Algardi della seconda metà del secolo”. Nello studio ferratesco venne elaborato quel contemperamento di Berninismo e algardismo che contraddistingue l'orientamento prevalente della seconda metà del secolo nella città. Il tutto era portato avanti sotto l'insegna di una certa caduta di significato e di nerbo, in una forma cioè esteriore e accademizzante, che si solleva a volte solo quando presenta i segni iniziali degli sviluppi settecenteschi. Del Ferrata vengono citate le opere maggiori e sempre interessanti quali la Sant'Agnese sul rogo in Sant'Agnese in agone del 1660. L'aprile e il maglia furono allievi nell'affollato studio del ferrata. Ambedue sono al lavoro nella chiesa del Gesù e Maria, costruita e decorata da Carlo Rainaldi. Chiesa, che è uno dei monumenti più rappresentativi. Ogni Tari della fine del secolo. Francesco della Famiglia degli Aprile di Carona, modello anche uno dei geni di stucco nel coro dei fiorentini e la Sant'Anastasia sotto l'altare di Santa Anastasia, che fu ultimato in modo mediocre nella bottega del ferrata. La sua fama, però, è affidata unicamente alle due prime mezze figure che si incontrano sulla parete di destra del Gesù e Maria di Pietro, il Francesco Bolognetti. Essi si sporgono come da un palchetto di teatro, riprendendo il criterio berniniano di abolire ogni separazione tra le immagini figurate e i frequentatori viventi nello spazio architettonico. dichiarato e autorevole. Ai motivi del cimitero nel Chiostro, precisamente EP, Teschi e. Soluzioni decorative dei play, conosciute da nastri di l'Aston nette azione della Chiesa del parco. Di questo li rilievi interni con trofei di teschi e ossa tenute congiunte da panni e bande. Gran parte del fascino delle serie dei cittadini di partiti deve alla loro collocazione e all'effetto generale imponente e luminoso dell'architettura. Le sculture del fanzago sono sempre viste in funzione di un'insieme composito: quelle che sono in più da gustare anche per se stesse autografe, nel modo più completo, si restringono. Una lista molto limitata. Probabilmente il lato più originale dell'artista è dato proprio dai complessi compositi dichiarati da quelle opere che il Wittkower chiama semi decorative, fatte di architettura, plastica e tarsie, come i pulpiti, gli altari, le fontane e le guglie. Le tarsie e i rosoni, ad esempio, in San Martino passano dalla base naturalistica azioni di pura fantasia, punto di notifica bili, certi andamenti manieristici legati alle origini lombarde e toscane di darsi ma ne aggiungono di nuovi e barocchi anche in forma non berniniana. Con il loro senso rigoglioso di crescita e di energia grandiosa, con lo stacco tridimensionale, la trasparenza luministica, alcuni parti si impongono a volte come vere e proprie sculture illusorie. Nelle opere di suppellettile interna o nelle decorazioni che sono da considerare importanti per l'origine di alcune forme di roccocò Gioca anche l'elemento cromatico. rientra nell'orbita della scultura il cancello di Ottone, famoso e veramente superbo della Cappella del Tesoro di San Gennaro in Duomo. Esso è composto da. Chi ha sto su alte paraste altronde intorno allo stabile alla quale sovrasta, all'interno e all'esterno il doppio busto del Santo. Tre paste fisse e la cianosi, amati più piccole ma ugualmente bellissime figure di putti, le ampolle del sangue e la testa mozzata del martire. Il criterio generale è quello della porta del chiostro di San Marino, elemento anche al cronico e decorativo è sentito di per sé come un rilievo collegato agli altri, dalle trame sempre diverse delle solide griglie. Nella carriera dello scultore va segnato un problema che rimarrà ancora insoluto e non si potrà risolvere che con l'esame completo del monumento sul posto. Riguardo un altare nella chiesa de las Agustina descalzos di salamanca, Che il Conte di Monterey Commise al fanzago nel 1633. Con Sculture che lo ornano come il crocifisso, la Vergine, la Maddalena, il San Giovanni evangelista, Santo Giacomo minore. Si aggiungono anche come fondamentali le due statue del Gesù nuovo, ordinate nel 1637 e lavorate fino alle 1646 e oltre. Il cappellone di Sant'Ignazio, altare enorme ed elaborato occupante il transetto sinistro della Chiesa, ospita nelle nicchie laterali il Geremia e il David, eseguiti dal Maestro per obbligo contrattuale. Nel Geremia con maggiore severità ancora che nel beato albergati, rivive il motivo michelangiolesco del Lorenzo dei medici, Il motivo, così dire del pensiero. AI Geremia. Risponde Il David, dal volto lungo e dalla chioma A Riccioli rialzati. Entrambe le statue hanno Una composizione Instabile e contrastata. Entrambi incombono, potenti sullo spettatore come fossero bloccate. Nel 1647 scoppiò la rivolta di masaniello, il cui esito è ben noto: L'artista vi fu coinvolto in qualche maniera, E sembra che lo fosse ancora di più un suo figlio di nome senzio. Con questo e con la figlia Vittoria dal 1650 al 1651 Cosmo via del Babuino. Qui consegna l'arcangelo Raffaele. È una figura gentile con un panneggio decorativo luminoso e ha riscontro della conchiglia di marmo nero che sorregge una figura ben distinguibile da quella corrispondente e molto inferiore d'autore ignota, addossata ad un'altro pilastro. L'artista si mostra nella sua espressione non più inquieta e fiera, ma ma rasserenata perché ricca di una vibrazione interiore poderosa. Egli si colloca tra coloro che non hanno imitato il Bernini, ma per i quali Il Bernini è stato di incitamento a risolvere problemi di stile distinti, nell'ambito di una tradizione artistica non romana. Nel 1634 ritornava a Napoli, dove aveva avuto la sua prima educazione. Giuliano Finelli, per un certo periodo allievo preferito del Bernini a Roma. La ricerca di una nuova fortuna fu da lui raggiunta pienamente, lo attendeva la Commissione importante di San Pietro e di San Paolo. Grandi statue di marmo collocata ai lati dell'ingresso della Cappella del Tesoro, che terminò luna nel 1639 e l'altra nel 1640. Sono figure possenti, con panneggi ampi e chiaro scurati? In questo secondo periodo del dell'artista Napoletano si può dire che lo scultore sviluppa la sua personalità e dà il meglio di sé. Il suo senso dei contrasti di luce e l'incisione pronunciata delle masse plastiche si incrementano per suggestione del Ribera. Quale ritrattista, genere in cui aveva dato proprio ottime nel periodo precedente, Il finelli assume a Napoli un rilievo sempre maggiore. | due ritratti a tutta figura inginocchiati del Conte e della contessa di Monterey sono una prova ambiziosa e uno sviluppo ardito degli schemi cinquecenteschi di tale tipo. Le due figure furono inviate a Salamanca e sappiamo che mentre l'altare era stato affidato al fanzago. | ritratti erano preferiti per il finelli. Nello stesso tempo, intraprendeva un lavoro di entità non indifferente, il cappellone di San Francesco Saverio, che sta di fronte a quello del Fanzago nel Transetto destro del Gesù nuovo. Per il quale si servì degli esecutori Antonio Solaro e Donato Vannelli. Nelle nicchie non furono mai poste le statue che vi aveva progettato e che non fece mai per vinto irruzione dei lavori dovuto al moto di Masaniello. Si dedicava intanto anche al genere che gli era singolarmente congeniale, il ritratto. Del 1637 e il Francesco Mariconda nella Chiesa dell'Annunziata, dove aveva lavorato col Fanzago e col ferrata, nella sistemazione Dell altare maggiore, andato distrutto. A Napoli, nella Cappella Firrao in San Paolo Maggiore, nello stesso anno riprese con varianti lo schema del Conte di Monterey nell'immagine inginocchiata e Pomposa di Cesare Firrao. Ma un'opera di qualità stai superiore a questa è certo il busto di Carlo. Andrea Caracciolo, Marchese di Torrecuso, a San Giovanni a Carbonara. Fra i suoi ritratti è il più paradossale per l'aspetto fiero, per i grandi baffi e le sopracciglia a cespuglio. Ed è anche il più stilizzato, malgrado l'apparenza realistica. Esso risponde pienamente a quella tendenza più di studio approfondito di costume che superficialmente burlesca, Tendenza inaugurata dal Paolo Giordano Orsini del Bernini. A Napoli resta il problema aperto delle notevoli influenze che esercitò sugli scultori che ebbe vicino sul Mencaglia, sul Ferrata e su artisti locali anche meno studiati. Uno scultore toscano, compare a Napoli nel 1637. Il Carrarese Giulio Mencaglia. La sua carriera precedente è ignota, quella locale è breve e c'è da dispiacersene perché la produzione scarsa dimostra buona qualità. Nel 1640. Lo stesso Cesare ordinava al mencaglia alla statua di suo padre Antonio, che doveva essere lì posta di fronte e che egli desiderava fosse rappresentata egualmente con la Corazza, ma senza il mantello. Lo scultore segui l'immagine semplice e aristocratica del nobil uomo più vecchio: un'immagine che sembra riprendere gli schemi cinquecenteschi del naccherino, ma che pure nella sua fattura calma e accurata ha una nuova nota di vita vibrante. Anche il mencaglia, senza abbandonare una certa fermezza. Toscana si dimostra aperto all'influenza della pittura di Napoli e al suo sentimentalismo. Questo abbinamento stilistico fa propensi all'attribuzione a lui del Paolo di Sangro una delle sculture più affascinanti del 600, Non solo per la descrizione particolareggiata del costume e per la posa straordinariamente baldanzosa, ma anche per il fatto che la figura tipicamente barocca non cade però nell'enfasi e elegantissima e luminosa. Il ferrata stenta ad affermarsi e anche in seguito dimostra uno stile incerto. Tributario del finelli e del fanzago, tanto che si può pensare che per il Carlo Maria Caracciolo si aiutasse con un modello del finelli. | suoi lavori principali sono nella Cappella della Famiglia d'Aquino, annessa Santa Maria la Nova. Ai lati dell'altare sono collocate le statue di Sant Andrea apostolo e San Tommaso d'Aquino. Statue di misura ridotta. Partito il finelli, giunge ancora un allievo del Bernini, Andrea Bolgi. Già prima da Roma, aveva inviato per l'altare filomarino. | rilievi decorativi marmorei con girali da incanto, animali, splendidi festoni di frutta e fiori, compresa la Lastra bellissima con i Cherubini sovrastante alla mensa. Tutto un repertorio che si potrebbe definire di natura morta in scultura. Il bolgi, proprio come il Finelli, si faceva una specialità dei ritratti virgola e come lui appare disgustato dall'ambiente romano e si mette in cerca di rivalsa nel meridione. La scultura più suggestiva Per il senso di una vita di comunità, è l'immagine Giovanni Camillo (busto). Sono firmati anche due candelabri di bronzo nel Presbiterio, ammirevoli nell'invenzione, nella fattura. Dal sostegno triangolari, costituito da foglie di acanto, spuntano a metà i simboli degli Evangelisti, il Toro, il Leone e L'Aquila, mentre al di sopra di ciascuno un Angelo simboleggia l'evangelista Matteo. Questi candelabri hanno aspettato di questo artista che non mancò di risentire delle influenze del Fanzago. Nella seconda metà del secolo, la scultura, rappresentata ormai del tutto da artisti non più stranieri ma napoletani, procede per una strada conseguente sulla linea che deriva dalla tradizione anteriore, ma con un aggiornamento attento. Gli insegnamenti, specialmente del fanzago, del finale continuano ad operare e fruttificare E di scultori possono contare, come nel passato, sulla ispirazione fornita loro da una grande pittura a cui essi guardano sempre. | segni di un certo ritardo e ristagno sono limitati a pochi casi. Uno di questi è visibile nella Fontana, monumento commissionata nel 1668 all' architetto Donato Antonio Cafaro ed elevata in Piazza Monte Oliveto. Sormontata dalla statua Bronzea di Carlo secondo nuovo re di Spagna la Fontana, Di impianto triangolare, però curvilinea. e a due bacini ha una funzione chiara di raccordo urbanistico. La scuola del fanzago per quello che riguarda la decorazione, ha commessi marmorei volute ed inserzioni plastiche, si vede ripresa e variata. Sfocerà da ultimo nelle soluzioni rococò di un Sammartino e di altri 700 isti. L'esempio del finelli appare decisivo nella right razzistica, che mantiene doti di caratterizzazione di precisione e descrittive di senso del costume. E contemporaneamente l'insieme grandioso dei bronzi della Cappella del Tesoro in Duomo, affetto sulla scultura celebrativa e monumentale posteriore fino al tardo 600 e all'inizio del 700. A Napoli nella seconda parte del secolo, il cosiddetto tardo barocco romano, non sembra avere riflessi consistenti nella città. Fra i pittori, specialmente il Giordano, il solimena, virgola e il dematteis esercitarono una suggestione profonda sugli scultori e dettero disegni e modelli anche agli argentieri. Lorenzo Vaccaro di Napoli 1655 1706, fu allievo anch'esso del Fanzago, oltre che scultore, fu pittore e argentiere. Fu tanto vicino al solimena da venire chiamato il Solimena della scultura. Così continuo parve lo scambio di con il grande pittore come esempio della sua ritrattistica si può ricordare il forte busto di Giacomo Galeota in Duomo e quello di Vincenzo Petra e in San Pietro a Majella. Tra le opere numerose di vario tipo ne figurano di assai importanti, come il modello che gli fu richiesto e che fece dal 1702 al 1703 del monumento equestre di BRONZO per Filippo quinto, elevato nella piazza del Gesù nel 1705 e poco dopo distrutto. Lavorerò per la Cappella del Tesoro, dove gli sfuggì, peraltro la commissione del paliotto d'argento per l'altare centrale, assegnato invece al Vinaccia. CAPITOLO V LA SCULTURA IN EMILIA Un carattere bolognese si rivela bene nell’ algardi, Che però svolse la sua attività a Roma e che nella sua città di origine quattro Angioletti Reggi lampada nella Cappella Dell Arca in San Domenico, Le due figure, pure di stucco dell'oratorio di Santa Maria della Vita e l'altare. Maggiore di San Paolo. Fu quest'ultima opera che, soprattutto diventate le. Brasile trovata della. Per lei invece dei droni niana. Se per il gruppo Mario, bellissimo dell'attesa polo che ne occupa e ci. Nessun altro lavoro nella stessa regione d'epoca, cioè nella prima metà del 600, raggiunse naturalmente tale bellezza. Furono sempre l'orientamento carraccesco, che era poi quello algardiano, la propensione per gli effetti posati e, in certo modo classicheggianti, uniti in compromesso con l'influenza barocca che prevalsero nella Statuaria e negli Stucchi. La prima domina e guida sempre la plastica, Gli scultori studiano presso i pittori e i pittori, spesso si dedicano modellare. Tanto da dare luogo a una simbiosi con più frequenza e rilevanza che in altre regioni dove tali tangenze dal gusto e dalla tecnica erano presenti ma meno marcate. E significativo il fatto che occorre cominciare la storia della plastica emiliana del 600 da un pittore, Guido reni 1575, 1642. Sappiamo che il fautore delle statue di stucco di San Pietro a. San Paolo in Santa Cristina a Bologna, che corrispondono del tutto al suo stile Pittorico: E se sono collocate da alcuni studiosi nel periodo giovanile avanzato, circa il 1604 1605, quando di Ritorno da Roma. Collaborava la decorazione di San Michele in bosco. Oppure da altri più tardi, circa il 1616. Il malvasia, nella sua festa una pittrice ci dà notizia, fra l'altro anche di un Salvatore Salvatore e di un puttino di Creta virgola e ci segnala particolarmente un'opera che ebbe un'origine e una storia assai singolari. L'opera voleva essere un modello fisionomico fatta per lo studio e l'esercitazione degli artisti, ma risulta in verità molto più di questo. È conosciuto attraverso repliche, calchi, disegni e ne resta un bronzo, conservato nel museo archeologico di Madrid. Era celebre nel 600 ed allora fu studiata ed imitata molte volte da vari artisti. Si tratta di una testa di vecchio estremamente Rugosa, rivolta in alto su di un collo gonfio: È tipico che il pittore in questa immagine di un ignoto slavo né scaricatore del porto fluviale romano, abbia adottato un realismo potente, avvicinandosi anche al Caravaggio. Il realismo risulta però accompagnato estremamente all'ispirazione classica, desunta dal Laooconte e dall'ellenismo. La testa acquista un significato emblematico. In tale scia, con tono però sei modesto, stanno il Fiorini, il Conventi e il La tradizione cinquecentesca è ancora attiva in Toscana, nel di scultori del primo 600 ed è una tradizione gloriosa: il carattere manieristi quella discendenza dal giambologna sono fattori distintivi come anche distintivo, la loro abilità raffinata, oltre che nel marmo, nella tecnica della fusione in bronzo. In ogni formato. Va notato che nel campo dei bronzi la regione conferma la sua specializzazione fino al 700 in tutta Europa, dove i suoi prodotti saranno ricercati come copie dell'antico e come statuette o gruppi dei soggetti più vari. Gli artisti dell'inizio del secolo sono assai numerosi: vanno ricordati almeno Pietro Francavilla 1553 1615, Giovanni Caccini 1556 1612, Antonio Susini morto nel 1624. E tra gli altri, quel Felice Palma, 1583 1625 che deriva qualche elemento Veneto del Maestro Tiziano aspetti. Per qualità, importanza, domina Soprattutto Pietro tacca 1577, 1640 Carrarese. Era allievo e collaboratore del giambologna, di cui terminò alcune opere, e alla morte del Maestro fu nominato statuario di Corte. Nel monumento di Ferdinando primo dei medici a Livorno, le sue quattro figure di Mori incatenati che circondano la statua del Granduca. Sono da ammirare per la composizione, per un realismo sorprendente. Iconograficamente hanno infatti dei precedenti e derivano dal classico e Esempi cinquecenteschi E leonardeschi virgola e le loro pose appaiono tanto naturali, in quanto imitano quelle che di solito si facevano assumere ai modelli usati per le esecuzioni artistiche di disegno dal vero. Le due fontane con i mostri marini in piazza Dell Annunziata a Firenze, fantasiosi e preziose fatte nel 1629 per Livorno e poi trasportate nella piazza Fiorentina, le statue di Ferdinando | e Cosimo Il nella Cappella dei principi, presso San Lorenzo, sono giustamente celebri. Il tacca realizza o in bronzo per Madrid del monumento equestre di Filippo III e un'altro è più originale di Filippo quarto, in quest'ultimo il cavallo si drizza sulle gambe posteriori secondo il criterio compositivo che gli era stato imposto e secondo lo schema di un dipinto inviata appositamente dalla Spagna. L'impianto è ardito, ma l'artista sembra bloccarne lo slancio dando prevalenza assoluta alle qualità specialmente volumetriche, che sono sempre le sue principali. E che il maghi aveva sperimentato già da tempo con le sue statue EQUESTRI di Piacenza. Va ricordato che fu capo di un vasto studio che tra i suoi aiutanti nella fusione dei quattro Mori di Livorno erano presenti. Il bolgi e anche quel Bartolomeo Cennini che si segnalò come esperto fonditore nella bottega del Bernini, prima di tornare a Firenze. Il figlio del tacca, Ferdinando 1619 1686 termino le opere lasciate incomplete dal padre, Il Ferdinando primo nella Cappella dei principi e il monumento di Filippo quarto a Madrid. Come il nipote di Antonio susini, Gian Francesco, Morto nel 1646, Ferdinando, si dedico spesso alla produzione di bronzetti, repliche dal classico o da opere del giambologna. Ambedue, come è stato osservato quando crearono invenzioni Proprie, piccoli gruppi originali introdussero variazioni, subito riconoscibili negli schemi compositivi consueti, spezzando il concatenamento plastico delle figure, tipico del gusto cinquecentesco, accostandolo distanziando i personaggi con scioltezza uno dall'altro. Malgrado l'Apparire del barocco a Firenze, soprattutto a metà del secolo Con Pietro da Cortona, autore di Affreschi Uniti a magnifici stucchi, più che la pittura, che aveva acquistato un suo carattere originale, la scultura seguiva una vita senza prospettive, apparendo, pur nella sua raffinatezza arretrata rispetto alle novità romane.Cosimo III fu. L'animatore di un vero Ammodernamento artistico. Fondo quasi emulazione dell'Accademia di Francia, un'accademia fiorentino nell'urbe in Palazzo Madama, in cui vari stipendiati erano istruiti sotto la direzione di Ciro Ferri e di Ercole ferrata. L'Accademia ebbe vita dal 1673 fino a quando il ferrata Mori 1686 e contemporaneamente il sospirato servi come residenza. Il Cardinale, fratello del Granduca, e alla sua Corte. Intanto 8 scultori si erano formati, tra i quali il foggini, il soldani, il marcellini, la andreozzi, il più Montini e il cateni. Il foggini e il soldani sono senza dubbio rappresentanti maggiori del barocco fiorentino, un barocco che ha una certa complessità di aspetti ed è molto tardo, dato che essi saranno attivi con caratteri in parti seicenteschi ancora nella prima metà del 700. Giovanni Battista Foggini. Dopo aver frequentato l'Accademia di Roma nel triennio 1673 76, ebbe ben presto la nomina di primo scultore, ottenendo la sedia della fonderia di borgo pinti, che era stata del giambologna. Verso la fine del secolo fu eletto primo architetto, il che comportava la Sovrintendenza alle botteghe granducali delle pietre dure, in cui infatti si produssero per vario tempo oggetti sul suo disegno. L'impronta dell'istruzione ricevuta a Roma in un ambiente non più animato dalla presenza dei primi grandi creatori, la cui opera era il riflesso di ideali sentiti con profondità di convinzione, di polemica, Rimane con un marchio negativo nel lavoro del Foggini in marmo e di grande misura. Insieme con l'influenza del ferrata e di Ciro Ferri. Soprattutto l'esempio del Guidi e sensibile nella sovrabbondanza decorativa. Nella Cappella Corsini al Carmine eseguita dal 1677 al 1691 con l'architettura del silvani, la parete centrale occupata dal rilievo Marmoreo con Sant'Andrea Corsini in gloria, che risulta il migliore chiaro e poderoso e nel quale è stata vista la collaborazione del permoser. il Foggini ha poi esito ottimo nella piccola misura. Questo non solo a causa della malattia che lo rese storpio e quindi in parte inadatto a portare avanti da solo le grandi esecuzioni in marmo, ma anche principalmente per una scelta stilistica. La sua produzione più valida è costituita, oltre che da qualche particolare delle opere maggiori, soprattutto dalle terracotte, dai disegni, dalle oreficerie ed e rilievi. E dei gruppi di bronzo, essenzialmente i bronzetti rimangono il genere, la gloria massima di Firenze della Toscana nel campo della plastica del tempo. La vivacità del Leone stata con varie più la composizione raccordata da drappeggi volanti. Fanno sì che i gruppi non abbiano un unico centro, ma si debbano guardare come scene pittoresche. Il foggini produsse dei bronzetti a coppia, ciascuno di due figure rispondenti a queste qualità, come ad esempio l'Apollo e Marzia e il mercurio e prometeo. Ora nel museo Victoria e Albert di Londra. | bronzetti toscani anche di altri autori, hanno un legame e, gareggiando con quelli francesi contemporanei. La raffinatezza di fattura e di patina, l'originalità della forma ne causavano la richiesta da ogni parte d'Europa e avevano una fama internazionale. Quando invece la scultura marmorea rimaneva del tutto soggiogata dall indirizzi romani e di interesse locale. Un'altro genere è pure importante per il foggini, ovvero quello dei ritratti. | busti del foggini non coprono il difetto, ma sono la dimostrazione impietosa di questa decadenza, la modellazione vigorosa e Greve. La posa di parata e l'aggiunta dei ricchi particolari dell'abbigliamento Rendono ancora più terribili alcuni di questi ritratti, dove non ha luogo. Idealizzazione ma presentano dal vivo carattere, un'immediatezza è una forza indiscutibile. Ferdinando Il e la moglie vittoria della Rovere, Che, eccezionalmente da giovane, appariva di aspetto normale ed anche piacente, ambedue conservati nella Galleria Nazionale di Washington, il fratello di Ferdinando, secondo. Cardinale Giovanni Carlo nel Museo Victorian Albert di Londra, Sono di qualità particolarmente alta. Massimiliano Soldani Benzi di Montevarchi 1656 174, allo studio generico della scultura nell'Accademia Unì a Roma quello dell'arte del conio col Travani e fu subito quotato in questa attività lavorando per Cristina, gli Svezia. Nel 1682, Cosimo III lo mando a Parigi a continuare il perfezionamento di medaglista e la sua medaglia di Luigi XIV fu molto lodata dal Colbert. nel 1688 fu nominato dal Granduca maestro dei Coni e custode della zecca, oltre a riuscire medalist a finissimo divise col foggini. La fama di Bronzista ed ebbe la versatilità di disimpegnarsi egualmente nell'architettura. Sono ricordati i suoi bronzi nella Cappella feroni, rilievi di bronzo di sua mano ornano la Cappella del Foggini dedicata al beato Ambrogio in palazzo sansedoni a Siena, e fra gli altari e da citare almeno quello di Santa Maria di Carignano a Genova. La formazione, lo stile del soldani sono assai differenti da quelle del foggini. E li mostra di avere attinto a sei di più a quella corrente algardiana che era propria del ferrata. Si trovano indizi del caffa, come ad esempio i motivi barocchi. Un esempio è nel rilievo delle stimmate di Santa Caterina da Siena e nella morte di San Francesco Saverio al bargello. Del caffa sembra rievocare le fini definizioni formali, l'allungamento delle figure e i panneggi che le accompagnano ugualmente allungati. Ma soprattutto ritorna a forme e perfino a motivi iconografici dell' algardi. Il legame tra la prima e la tarda produzione. Anche per questo e scultore è effettivamente stretto. Dalla fine del 600 sono due grandi barocche di bronzo, ora nel Museo Victoria e Albert di Londra con rilievi, figuranti, Nettuno e anfitrite, la cui sagoma può parere una versione già settecentesca di antichi prototipi, ma il cui stile nella modellazione corrisponde alla qualità di base già qui elencate. Artisti pregevoli furono Gioacchino fortini e Antonio Montauti che si trasferirà a Roma e che nell'attività romana come Agostino Cornacchini. Andrà visto, per quanto riguarda la scultura, settecentesca. Giovanni Baratta 1670 1747 risulter attivo a Genova e a Torino, ma anche a Firenze, in Santo Spirito via un rilievo assegnato in marmo e stucco, insieme classicheggiante e pittoresco con l'arcangelo Raffaele e Tobia. Va ricordato, il primo scultore di pietre dure, Giuseppe Antonio Torricelli, della stessa famiglia del grande Matematico Evangelista, Autore del busto di vittoria della rovere. Gaetano e Giulio Zumbo o Zummo di Siracusa 1656 1701 a fino alla tecnica antica delle figure di cera colorate e si dedicò a rendere in piccola misura e con accuratezza corpi in stadi diversi di decomposizione in teche protette dal vetro su sfondi iconografici. Si ricordano tre figurazioni, ora nel museo della Specola a Firenze, una delle quali acquistata da Cosimo terzo. Lo Zumbo fece anche scene sacre come una Natività e una deposizione ed ebbe seguaci e imitatori. Dei quali va distinto. Da Firenze si trasferì in seguito a Bologna, Genova e infine Parigi, dove fu ricercato per i suoi pezzi anatomici e dove sono conservate nel Museo di Storia naturale alcune sue teste famose. CAPITOLO VII LA SCULTURAA GENOVA Dall'inizio del 600 fino alla sua metà predominano a Genova gli artisti e spesso le famiglie di artisti di origine lombarda come i gaggini, i carlone e gli orsolino. Vi persistono insieme l'indirizzo classicheggiante e quello manieristico. Una vera novità si presenta con la conoscenza del Rubens, con il ritorno a Roma del Parodi e con l'arrivo del puget, nella seconda metà del secolo. Entrano allora nell'ambiente artistico fermenti Barocchi, berniniani e cortoneschi, sviluppati in modo autonomo dal genio dello Scultore Marsigliese e assimilati, pure originalmente dal Parodi che vi unisce l'esperienza della pittura. Genova, era nel 600 e fin dal secolo precedente, fedele politicamente alla Spagna, pure intrattenendo rapporti economici e culturali con la Francia con le Fiandre. Nel campo dell'arte per quel che riguarda la scultura, fu un indirizzo francese promosso con grande autorità dal puget e dai suoi allievi. Vicino a quella in marmo o comunque di carattere monumentale o decorativo, fiori sul luogo una scultura lignea pietistica, realistica e popolare che era di antica origine e che prese grande rigoglio nel 600. Si tratta di statue virgola, di crocefissi e perlopiù di interi scene sacre con figure a tutto tondo, policrome, in cui i protagonisti si uniscono spesso gli spettatori, nobili o popolani, nelle vesti del tempo. Il rapporto con le immagini dei pasos Processionales spagnoli è evidente. Di questo tipo rimangono opere ancora vive e impressionanti, recentemente tornate ad essere oggetto di attenzioni. Un primo maestro del violino, Domenico Bissone, 1597 1639. Del quale si cita il Crocefisso Moro nell'oratorio di San Giacomo, il maggiore delle fucine. Fu un caposcuola, seguito soprattutto dal figlio Giambattista. Egli si distingue per la grande decollazione del Battista nell'oratorio della morte e orazione a Sestri Ponente. Nell'altra linea per così dire, aulica e ufficiale, è superiore a ogni altro. Filippo Parodi 1630 1702 che il Wittokwer defini primo e il più grande scultore barocco genovese. Sin da fanciullo ti dedicò all'intaglio del legno nel cui genere, anche in seguito e per tutta la sua carriera con PIL lavori che vanno definiti di scultura vera e propria. Tra il 1661 e 1667 si dispone una buon numero di opere, tra queste vanno segnalate le per le particolarità del soggetto mitologico, si rifà soprattutto ad Ovidio e al Marino, Narciso, Giacinto, clizia e flora. Il tono fantasioso e leggero con cui ha rivissuto il Classicismo, richiama però soprattutto i modi di un grande pittore genovese. Il Castiglione, La cui influenza fu tra le più decisive per il Parodi. L'affinità con questo artista guida anche l'invenzione della specchiera, grande e famosa della Villa Durazzo ad albisola, un'altro capolavoro. Sulla roccia stilizzata più piani secondo l'esempio berniniano della Fontana dei fiumi, ma in modo che appare più frastagliato e inoltre sfavillante per la doratura sono profuse in quantità, piante e fiori. Nel 1661 era comparso a Genova Pietro Puget, 1620 1694, per rimanervi fino al 1667. A Genova, a questo artista Marsigliese con loco opere fino al 1670. Per Parodi Altre suggestioni importanti si aggiunsero così a quelle ricevute dalla scultura romana e ai rapporti con la pittura del Castiglione. Alcuni elementi che sono caratterizzanti del puget, Vanno molto più in là e al di sopra del puro. Il problema formale, plastico, coloristico e compositivo, particolarmente. Sito. Sono elementi di espressività intensa di drammatismo che restano estranei al Parodi, la cui visione è diversa. Il suo interesse, infatti, rivolto soprattutto a ricerche e preziose di materia e agli aspetti di una bellezza naturale, varia e felice. Nell Ercole che atterra l'idra nel palazzo già de Mari, E nel portale di palazzo Brignole lo schema è chiaramente ottico. C'è una serie di facciate di chiese veneziane, costituiscono uno caratteri costoso, sai, economy? Questi turisti in suo senso, anche senza raggiungere qualità. Gli scalzi, opera del sardi, si orna ad esempio all'esterno di Stato del molli e del falconi. Nella stessa sfera un poco depressa gravità anche il Bassanese Bernardo tabacco, che si troverà poi in alcuni lavori vicino al Torretto. Volendo considerare la scultura nei suoi valori figurativi e non soltanto nella sua funzione di complemento dell'architettura, va affermata che Veneto Non 600 ha un solo grandissimo scultore, Orazio marinali, 1643 1720, bassanese. Ora sei in parte il fratello Angelo e sono in verità ai primi a concludere le ricerche precedenti e ad accordare i vari apporti stranieri alla tradizione locale e imporre una svolta importante, parallela certi sviluppi che in modo pi Complesso, si venivano verificando nel campo della pittura. Il Marina li sostituisce progressivamente una nuova larghezza e ariosità, senza rinunciare al movimento e espressione anche drammatiche, e schiarisce via via la luminosità. Quasi ad accompagnare nella scultura. L'indirizzo neoveronesiano che Luca Giordano suggeriva ai pittori. Alcune delle immagini più significative in questo procedere verso il 700 per la loro Unione nell'atmosfera. Che sembra leggerne la massa, preludono al tiepolo, fanno già pensare con sorpresa certe figure del pittore settecentesco, trasparenti nella luce piena o divise tra queste e la mezza luce interrotta solo a tratti da segni d'ombra decisa che non turbano la chiarità dell'insieme. Hai ricercato un contatto che precedentemente era stato di tono differente con il paesaggio, il verde e lo spazio dei parchi virgola. In tale rapporto si insediano le statue da giardino autografe o uscite dalla bottega di Vicenza, la bottega comune dei marinali. La sua base è profondamente veneta. La lista delle sue opere è lunga, dal rilievo con Cristo e la Veronica nei musei di Stato a Berlino, proveniente dalla chiesa della Vergine in castello a Venezia, fino al termine del secolo si collocano vasti complessi. Oltre i quattro santi della recensione del seminario presso la salute e la Madonna di Sant'Alvise a Venezia, si possono citare almeno l'altare del Rosario in San Nicolò di Treviso, gli angeli con gli strumenti della passione nel Presbite del Duomo di Vicenza, sensi zero e sempre a Vicenza, la pietà nella chiesa di San. Vincenzo. Tra il 1690 e il 1703 spicca per importanza e vastità la decorazione del santuario di Monte Berico presso Vicenza, consistente all'esterno. Il rilievi e numerose statue in pietra gli all'interno, negli stucchi con i quattro profeti sotto la cupola e nelle acquasantiere in bronzo, sostenute da angioletti marmorei. Più della funzione decorativa e la qualità della scultura che vale. A Venezia, nella Galliera Querini Stampalia, Il busto del Querini è circondato da 7 busti marmorei di bravi, di varietà e di varia fisionomia. Sono sculture bellissime, trattate con sintesi e con luminosità, sculture che non hanno tono decorativo, ma sono serie e profonde. Francesco pianta di Venezia 1600 30/02/1692. Per quanto si può giudicare dall'opera nella scuola di San Rocco e per il fatto che lasciò in eredità ai parenti una raccolta di libri, fu forse fornito di una cultura pure disordinata, ma quel che è certo è che più ci interessa e che fu soprattutto un grande artista. A parte alcuni pezzi minori al seminario di Padova, a Venezia, ai Frari in San Francesco della vigna, il suo capolavoro è costituito da dos sali che ricoprono un settore della parete sinistra della sala superiore della scuola di San Rocco. Vi si alternano vizi e virtù e altre personificazioni, ha più che mezza figura a spiegazione delle quali l'immagine di mercurio presso la porta d'ingresso presenta al visitatore una lunga e minuta scritta su di un rotolo ligneo che. Imita la Carta pecora. In ogni epoca, specialmente nel 600, sono per così dire, geroglifiche, cioè allegoriche, simboliche, sia le decorazioni, sia le statue, con i loro attributi. Alla prima impressione le figurazioni del pianta sembrano su sfuggire, invece ha questo carattere ed essere ottenute accostando pezzi staccati ed estranei quasi per assemblaggio, Si scopre poi che c'è comunque una coerenza di visione compositiva unita alla chiarezza di una stilizzazione che mostra, a volte basi ancora in manieristiche. E a volte nordiche e quasi gotiche. La più ampia e formidabile delle Nature morte è quella che occupa lo spazio fra il furore e la spia. E una specie di inganno realizzato con estrema minuzia e forzavittoria.ca: una libreria colma di volumi di cui si vede la costa irregolare, il ripostiglio con gli occhiali, il calamaio e la penna d'oca, il furore e la spia sono tre più spregiudicati fra questi telefoni anomali, giacche in essi addirittura gli attributi. Sommergono quasi del tutto La forma. Un'altra mezza figura, il ritratto del tintoretto, rappresentato con umile realismo come un vecchio artigiano che con rotolo in una mano e il volume sotto il braccio da dietro il suo banchetto, colmo di vasi e pennelli, mostra con l'altra il libro in cui è stato scritto che il disegno è il padre delle arti. Nel secolo delle accademie. Un dettame esibito in modo tanto popolare e antiaccademico risulta raro e testimonia validamente a favore di questo artista fantastico, crudo, raffinato nello stesso tempo. Il giudizio su Giacomo Piazzetta, 1006 140.705, NATO a pederobba, presso Treviso, è più semplice dato che la sua opera si svolge nella base della tradizione veneta. Mentre il pianeta sta a sé il piazzetta nell'architettura e negli ornati s'accorda del tutto ai modelli di un barocco ampio e ricco. Il piazzetta a scolpì anche nel marmo. Nel 1699 compiva il San Romualdo tra gli angeli a San Michele in isola è sempre alla fine del secolo il Battista. Nell acquasantiera dei santi apostoli, ma le statue lignee, le terracotte rimangono tuttavia le sue cose più significative e la sua fama è affidata esclusivamente ad esse. CAPITOLO IX LA SCULTURA IN LOMBARDIA All'inizio del 600 gli scultori Lombardi rimasti in patria sono impegnati nel completamento arricchimento di edifici importanti presso la Certosa di Pavia e il Duomo di Milano in quantità, artisti, artigiani, plastici provetti o decoratori e tagliapietre erano già quell'epoca, migrati a Roma e in altre parti d'Italia. La migrazione continua a lungo, per cui di molti fra i migliori e più tardi come il ferrata, i raggi e il fanzago, si è già trattato per Roma e Napoli. Ha un indirizzo ritardatario, appartiene pure Giovanni Andrea Biffi, allievo del Brambilla, che opera in Duomo alla recinzione del coro ed educa all'arte il figlio Carlo, 1007 5100 70.510. Il panorama si presenta monotono per la sopravvivenza, persistenze di modi cinquecenteschi vicino a influenze barocche saltuarie: un panorama che non è però quello totale della Lombardia e che ha fatto credere a torto, che nella scultura del 600 lombardo non esiste originalità di forme. Appare tuttavia un certo momento, uno scultore di levatura notevolissima. Dionigi bussola 1612, 1687. Nella Certosa di Pavia le aggiunte del 600 hanno in genere una certa qualità e mostrano l'intento dichiarato di non disgiungersi dall'accento complessivo del monumento e quella minuzia di osservazione che sembrano le caratteristiche principali di questo momento e di questo tipo di scultura lombarda. Che artista sia davvero il bussola si comprende soltanto dalle figure che gli spettano nella scena dei sacri Monti. E in quei luoghi che, anche attraverso altre personalità, la Lombardia è in grado di portare un suo contributo veramente nuovo alla varietà di espressioni del 600 italiano. Va rilevato che perfino il colosso di San Carlo Borromeo, che si distacca nella sua caratterizzazione, nella sua enormità spettacolare dalla routine usuale, è in qualche modo legato a un sacro Monte. Infatti la statua, modellata e fusa all'Astrea pezzi su disegno del c'erano, fu collocata stai più tardi alla fine del 600. Dopo essere stata completata da Siro zanelli e. E falconi sopra un basamento di granito sul Colle di Arona. | primi sacri Monti sorsero nel 500, diffondendosi alla sua fine nelle Valli delle Prealpi, come un baluardo controriformistico. Successione di cappello e chiesette nel cui interno gruppi di grandi figure policroma, te di legno e di terracotta, innestandosi negli scenari delle degli affreschi, compongono varie rappresentazioni di evidenza realistiche d'ispirazione teatrale. Accompagni il Pellegrino per gradi verso il Santuario finale. Francesco Silva 1560, 1641 Fu il maggiore dei molti Silva di Morbio, Scultore Stuccatori. | seguire la prima metà del 600. Le scene che precedono e seguono la crocefissione del bussola, compi 8 dottori della Chiesa nelle nicchie della prima Cappella, e a mano a mano in quasi tutte le scene del ciclo, manifestò la sua personalità con grande energia della modellazione. Spesso le sue figure sono protese in avanti o comunque colte in equilibri difficili. Nella visitazione le due Sante donne si sporgono l'una verso l'altra, mentre altri personaggi intorno si disperdono. Il in molte azioni. Divergenti. La scena di Gesù tra i dottori nella quale disputanti sono ora chiusi in se stessi, ora agitati nella discussione Presenta una vasta Composizione circolare. Nella coronazione di spine lo schema invece di allargarsi in cerchio s'accentra al contrario, intorno alla figura di Gesù, con complessità spezzata di hattie, con un espressività insistita. Poi Il Silva, con i suoi aiuti riprende il racconto e lo conclude fino all'assunzione. A Varese per un periodo che si protrae fino al 1670 Intervenne con la sua bottega nella crocefissione già citata, dove sono 42 le figure di legno policromo. È già famoso il gruppo delle Marie e dolenti di San Giovanni. Ma ci sono da scoprire ammirare altre zone che vanno dal patetico al grottesco. In un'altro campo, la plastica lombarda occupa un posto speciale per qualità e diffusione ed è contraddistinta da una fisionomia che la differenza dei prodotti di altre regioni: ill campo degli stucchi. Sovente gli scultori stuccatori sono membri di famiglie che gestiscono tra parenti e da padre in figlio, le loro imprese e la cui opera è richiesta in vari paesi d'Italia e dell'Europa. Spesso si tratta di artisti autentici che risultano alla loro maniera i più barocchi della Lombardia. E più sensibili Augusto romano. La loro attività per se stessa risponde d'altronde a imperativi barocchi per eccellenza. Al compito, cioè di animare dinamicamente illuministicamente l'impianto murarie, la spazialità degli edifici di svolgerli in continue vibrazioni, di collaborare all'effetto di apertura e di comunicazione verso l'esterno, a cui soprattutto tende l'architettura del tempo, come sempre, forme vegetali e geometriche di repertorio molteplice. Fanno da sostegno e da sfondo alle immagini antropomorfiche. Nella famiglia dei Silva si distinguono Francesco, di cui si è già trattato a proposito dei sacri Monti, il figlio Agostino e il nipote, già. Francesco. Che furono plasticatori e stuccatori. CAPITOLO X LA SCULTURA IN PIEMONTE Per quanto riguarda il settore della decorazione, fiorisce in Piemonte soprattutto l'arte dello stucco, ne va rilevata l'abbondanza Torino in altri centri minori, gli stuccatori che sono per la maggior parte di origine luganese, lavorano sotto la direzione di architetti. In un primo tempo con un repertorio ancora cinquecentesco e manieristico. Poi con modi baroccheggianti, preparando in parte il fiorire settecentesco di questo genere. Gli artisti sono molti: si distinguono tra di loro. Carlo Solaro, Isidoro bianchi con i figli Pompeo e Francesco, Alessandro Casella e Bernardino quadri che fu anche sculture in marmo e architetto. Sebbene non finissimo, il casello è notevole per le molte decorazioni di stucco. Nel castello del Valentino e per l'intervento nel presbiterio di San Lorenzo. In quanto è la produzione di figure in marmo e in bronzo, almeno stando alle conclusioni finora accertate. C'è da notare che la migliore è soprattutto dovuta ad artisti chiamati da altre regioni. Era forse milanese, quella Andrea Rivalta che ebbe una parte predominante nell'esecuzione del monumento equestre della storia, assai travagliata, che doveva essere dedicato ad Emanuele Filiberto, ma che venne rappresentare Vittorio Amedeo, primo in Palazzo Reale. Il Rivalta era lo scultore di Carlo Emanuele primo e per lui scolpì il cavallo marmoreo assai rigido. Scolpì le figure degli schiavi e modello alla statua di Emanuele Filiberto, poi fusa in bronzo, a cui circa il 1663 furono sostituite le mani e la testa. Genovese fu Tommaso della grande famiglia dei carlone, originaria di Lugano, o però in stucco in marmo. Al lavoro, tra l'altro all'altare maggiore di San Francesco di Paola, su disegno dell architetto Amedeo di Castellamonte. Di Lugano fu forse Bernardo falconi, oltre che sculture in marmo, esperto bronzista che soggiorna in Piemonte dal 1644 al 1671. Divenne scultore di Carlo Emanuele secondo e ai suoi ordini OPERÒ, specialmente per Venaria reale e per il castello di rivoli. Nel castello di rivoli sono esposti busti marmorei del sovrano in aspetto di Apollo e di Giovanni Battista, di sa Voia Nemours in aspetto di Diana. Estranea ai centri di Corte, lontana dalla decorazione di chiese e palazzi. Resta nella regione una certa corrente dell' Intaglio Ligneo. Gli altari affollati di statue, statuette con i fregi affastellati dove vengono ripetuti i motivi della tradizione cinquecentesca locale, variata appena da qualche innovazione, sono opera di artigiani che non mancano, a volte di ingenuità gustosa. Questi assumono importanza. Nel 600 piemontese scenderanno invece di frequenze valore nel 700. Ma ora anche più che in Lombardia è netta la superiorità d'Italia, manifestazione plastica su quella che ruota intorno ai grandi
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