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La scuola di Chicago, Sintesi del corso di Sociologia della devianza

riassunto terzo capitolo Sociologia della devianza Luigi Berzano, Franco Prina

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 21/02/2019

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Scarica La scuola di Chicago e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia della devianza solo su Docsity! CAP3 STATI UNITI PRIMA META’ 900 Possiamo indicare tre approcci principali nella ricerca sociologica sul comportamento deviante: l’approccio della scuola di Chicago quello Funzionalista (4 capitolo) quello ispirato all’Interazionismo Simbolico (5 capitolo) LA SCUOLA DI CHICAGO L’Università di Chicago è uno dei principali centri di elaborazione concettuale degli Stati Uniti nel periodo che va dalla fine dell’800 ai primi 30 anni del 900. Era forte la necessità di trovare una legittimazione e una spiegazione alla società moderna, di risolvere i vaei “social problems”, di recuperare le tradizioni e i costumi, ma era presente anche una rilevante fiducia nel progresso, nella conoscenza e nelle capacità umane. I padri fondatori della sociologia americana ( Sumner, Ward, Small, Ross) sono fermamente convinti che lo sviluppo della convivenza umana sia la risultante dell’adattamento degli uomini al contesto ambientale, cosi come avviene in Natura con la selezione naturale. Risentono quindi dell’influenza del Darwinismo evoluzionista. La testimonianza di ciò è ritrovata nei “mores” e nei “folkwais” nei quali si è cristallizzata l’esperienza umana. (SUMNER) Secondo Ward lo sviluppo sociale sarebbe determinato dal meccanismo di sopravvivenza selettiva di quelle strutture sociali che si dimostrano più adatte a risolvere i bisogni e i conflitti umani; ancora secondo Small, la società nasce dalla combinazione di individui diversi, portatori di interessi naturali che spingono ogni membro alla cooperazione in vista del raggiungimento della soddisfazione dei bisogni. Per i sociologi statunitensi LA SOCIETà NON E’ LA SEMPLICE SOMMA DEGLI INDIVIDUI CHE LA COMPONGONO, bensì è un’entità a sé stante frutto della lotta per la sopravvivenza. Questa lotta alla sopravvivenza ha lo scopo di trovare soddisfazione ai bisogni,la sua formazione avviene per mezzo della presa di coscienza collettiva dei suoi membri e si autorigenera con la socializzazione e un controllo sociale efficiente. (GIDDINS). Queste idee rimandano immediatamente al pensiero Durkhemiano, cosi come le idee sulla cultura che ha la funzione di integrazione e adattamento dell’attore sociale (ROSS) Di notevole importanza è L’INFLUENZA DEL PRAGMATISMO: principalmente rivolto alle problematiche empiriche. Questo quadro storico e culturale, l’impatto che le novità nel tessuto sociale americano portano a galla, fanno della sociologia lo strumento concettuale per risolvere i “social problems” che ostacolano lo sviluppo sociale. Per far ciò però i sociologi americani devono dotarsi di maggiori metodi di indagine e allargare i propri campi di indagine . Si comprenderà presto che i comportamenti, specie quello deviante, sono pluricausali, cause le quali nel tempo vanno ad articolarsi in modo da influenzare l’individuo verso scelte sempre più ristrette e vincolate. Da qui gli studiosi avranno modo di capire che le ricerche devono essere indirizzate alla realizzazione di interventi sociali, per andare a risolvere quelle situazioni che sono la causa della disorganizzazione sociale. L’idea guida della scuola di Chicago sarà quella dell’approccio ecologico alla realtà urbana, mediante un’ analisi della realtà sociale e dei problemi della società in toto, ponendo il focus sulle relazioni sociali concrete. La metodologia utilizzata è quella dell’indagine sul campo e la necessità di proporre soluzioni agli aspetti della “disorganizzazione sociale” identificati.( La disorganizzazione sociale è definita come il deterioramento,l’allentarsi, e la cessazione totale e parziale delle relazioni e dei rapporti sociali che costituivano una determinata forma di organizzazione. Si palesa con una riduzione del controllo sull’ambiente esterno, l’incapacità totale o parziale di far fronte agli scopi per i quali l’organizzazione era stata costuita o che tradizionalmente le erano stati attribuiti.) WILLIAM I THOMAS E FLORIAN ZNANIECKI Nella loro ricerca “Il contadino Polacco in Europa e in America” si occuparono dell’immigrazione polacca e della loro difficoltà di integrazione poiché costituiva un nascente problema nella società americana del tempo. L’indagine è principalmente di tipo qualitativo, quindi non solo fonti statistiche ma ricerca sul campo, utilizzo di materiale autobiografico e documenti personali. Secondo i due autori lo studio di ogni realtà sociale deve tenere presente in primis i mutamenti sociali avvenuti o in corso al suo interno, quindi le resistenze messe in atto dal gruppo sociale in questione all’innovazione, o al contrario, l’apertura al cambiamento. Di conseguenza la necessità ma anche la difficoltà di determinare quali siano le modalità messe in atto per operare un controllo sociale, ma anche le modalità stesse di definizione di comportamento conformistico e deviante. Soprattutto quando esiste una situazione di disorganizzazione sociale è normale secondo i due autori la coesistenza di norme contrastanti (differentemente da Durkheim ma in maniera simile a Simmel e Park), poiché I mutamenti sociali non sono altro che la sostituzione del vecchio sistema normativo con uno nuov, basato sulla costruzione di un nuovo ordine sociale e ogni fenomeno, sia individuale che sociale, è frutto della combinazione di elementi sia sociali che individuali. CIO’ CHE PERMETTE ORDINE E CONTROLLO ALL’INTERNO DELLA SOCIETA’ MA ANCHE IL MUTAMENTO, è LA DINAMICA TRA GLI ATTEGGIAMENTI PERSONALI ( o tendenze di personalità) E L’AMBIENTE SOCIALE (o condizioni di realtà), CHE DERIVANO TRA LA RELAZIONECHE INTERCORRE TRA INDIVIDUI, CULTURA E ORGANIZZAZIONE SOCIALE. La sociologia è lo strumento cognitivo mediante il quale avviene il monitoraggio della situazione sociale controllando: 1. Le condizioni oggettive in cui l’attore sociale e la società devono agire (I VALORI SOCIOCULTURALI) 2. Gli atteggiamenti individuali esistenti che possono influenzare i comportamenti 3. La situazione e le condizioni concrete in cui è utile agire L’ATTEGGIAMENTO E’ UN PROCESSO DELLA COSCIENZA INDIVIDUALE CHE DETERMINA L’ATTIVITA’ REALE O POSSIBILE DELL’INDIVIDUO NEL MONDO REALE. I VALORI SOCIALI invece sono REGOLE DI COMPORTAMENTO, PIU’ O MENO ESPLICITE O FORMALI, MEDIANTE LE QUALI IL GRUPPO TENDE A MANTENERE E A GENERALIZZARE IL TIPO CORRISPONDENTE DI AZIONI TRA I SUOI MEMBRI. Queste regole possono essere costumi e rituali, norme giuridiche ed educative, credenze e fini vincolanti E’ l’interazione tra atteggiamenti individuali e valori culturali a spiegare correttamente la condotta umana. Di conseguenza l’analisi del cambiamento sociale (che nasce sempre dall’interazione tra atteggiamento e valori) e della disorganizzazione sociale e individuale. DISORGANIZZAZIONE INDIVIDUALE: ogni individuo nasce con “atteggiamenti di temperamento” i quali vengono rimodellati, rafforzati o modificati da fattori esterni. Essi diventeranno poi “ atteggiamenti di carattere e personalità” che permettono all’individuo di definire le situazioni in cui si trova ad agire. I fattori sociali possono influenzare l’individuo nel momento in cui diventano per lui un esperienza rilevante: organizzano l’esperienza degli individui pur essendo di origine culturale, di fatto la struttura di personalità è la risultante di un processo di acculturazione. Gli atteggiamenti degli individui sono comprensibili in quanto normalmente orientati alle norme vigenti del gruppo. Nel momento in cui le regole sociali si impongono in La competizione è un fenomeno fondamentale e universale che mira, per mezzo della lotta, ad attribuire una data posizione nella comunità ecologica o economica. Il conflitto invece è personale e non continuo, che stabilisce lo status (subordinato o meno) di un soggetto o di un gruppo sociale. L’accordo ( cosi come l’ordine sociale) è un accordo temporaneo che porta alla cessazione del conflitto, l’assimilazione invece è un processo di fusione nel quale gli individui fanno propri ricordi, sentimenti e atteggiamenti di altri individui e gruppi, che con la condivisione delle proprie esperienza, entrano con essi a far parte di una cultura comune. Pe Park invece la “distanza sociale “ si riferisce al grado di intimità esistente tra i gruppi e gli individui e determina l’influenza che ognuno ha sull’altro. Questo rapporto è inversamente proporzionale,vale a dire che maggiore è la distanza sociale tra gli individui o i gruppi, tanto più si riduce l’influenza che ognuno esercita sugli altri. Nel caso in cui questa distanza sociale non venga rispettata si arriva al conflitto. Ciò che viene definito pregiudizio in quest’ottica sembra essere la disposizione più o meno istintiva e spontanea utile a mantenere la distanza sociale. Secondo Park pregiudizio razziale e distanza sociale sono delle attribuzioni di status attribuite secondo determinate categorie culturali. Diventano antagonismo e conflitto razziale nel momento in cui i subordinati non accettano più di occupare il posto loro assegnato. Park vede qui il conflitto come elemento positivo in quanto è in grado di accelerare il cambiamento sociale e stabilire nuove basi di accordo tra gruppi. Le fasi che portano a questo processo sono 3: la fase del malcontento, dei disordini e dell’agitazione sociale di tipo irrazionale; la seconda fase è quella dei movimenti di massa, l’emergere di leader che si fanno portatori delle istanze del gruppo;la terza fase è quella della formazione di nuove organizzazioni sociali stabili e rappresentative che in caso di condizioni favorevoli possono avanzare proposte di cambiamento e dare origine ad un nuovo ordine sociale. Secondo Park la parola persona a livello etimologico rimanda all’idea di maschera, riferita al ruolo sociale che ognuno svolge. Da qui la spiegazione dell’uomo marginale, ovvero la considerazione di sé come il riflesso dello status che una persona possiede all’interno del gruppo. Park e Burgess svolgono un analisi del contesto urbano con particolare attenzione alla comunità e ai rapporti sociali che si formano all’interno delle città. Colgono le relazioni esistenti tra lo sviluppo urbano, l’andamento demografico e i problemi sociali. Burgess elabora un diagramma a cerchi concentrici che descrive Chicago come suddivisa in 4 aree: 1. La zona degli affari del cento 2. L’area degli slums (zona di transizione) situata attorno all’area residenziale 3. L’area dei bungalows ed infine quella di coloro che per andare in città si servono del treno. Tra queste aree esiste un continuo ricambio di popolazione, con l’invasione progressiva delle classi meno abbienti che subentrano alle famiglie ricche che si spostano man mano che quella zona si deteriora [TEORIA DELLA SUCCESSIONE] . Con l’espansione urbana si formano all’esterno dei nuovi nuclei, con le zone prestigiose al centro e le aree depresse intorno [TEORIA DEL DECENTRAMENTO CENTRALIZZATO]. Zorbaugh sposa l’ipotesi di Park e Burgess compiendo un’analisi dei quartieri urbani. Considera inizialmente le caratteristiche sociali delle zone abitate dalle classi agiate ( GOLD COAST), consapevoli delle proprie tradizioni, dei propri privilegi; passa poi all’area delle camere ammobiliate, composta da edifici rispettabili ma ormai senza manutenzione, popolata da persone sole,spesso immigrati provenienti dall’interno degli stati uniti, con legami familiari inesistenti , senza possibilità di instaurare rapporti sociali significativi, luogo nel quale il tasso di suicidi è molto alto (suicidio anomico di Durkheim) . Poco distante troviamo il quartiere degli artisti, composto da individui anticonformisti, che tentano di sfuggire al controllo sociale e alla morale tradizionale, poi arriva il quartiere dei vagabondi, con tavole calde e bagni pubblici e musica popolare. Qui troviamo persone senza fissa dimora, ovvero lavoratori stagionali, vagabondi, ambulanti, l’hobo che svolge lavori dequalificati e i barboni. Gli hobo sono definiti cosi per il loro saluto : Ho bean! Anche tra gli hobo sono in vigore delle regole, senza il rispetto delle quali si perde la stima della collettività. Si crea quindi una solidarietà tra i membri di questo gruppo che costituisce un mutuo soccorso. Gli slums sono invece i quartieri abitati dagli immigrati di varia nazionalità o persone particolarmente povere, luoghi nei quali le persone vivono la loro completa sconfitta sociale. Però gli slums sono composti da due gruppi ben distinti a seconda della loro provenienza geografica: gli immigrati sono comunque animati da un senso di unità derivante dalla comune appartenenza etnica, quindi con una certa rilevanza di tradizione e legami familiari; e poi ci sono i poveri senza fissa dimora e senza legami, abbandonati a se stessi . Ritorna in questo contesto l’importanza della definiizone della situazione di Thomas e della concezione di sé di Park: nessun individuo e nessun gruppo accetterà di essere denominato deviante a meno che egli stesso non si riconosca tale in base alla propria cultura di appartenenza. L’uomo marginale è tale solo se definirà tale la sua situazione in rapporto ai criteri della propria cultura. Se un individuo , magari anche non essendo tale, si definirà deviante o marginale, saranno le condizioni di vita che egli andràa costruirsi su questa definizione, i rapporti che intratterrà, che lo renderanno deviante e marginale. Quindi ne deriva che la definizione di marginalità è relativa e dipende direttamente dalla definizione di marginalità e devianza che il soggetto possiede nel suo bagaglio culturale. Park rileva che nelle città sono presenti 4 aree naturali nelle quali vivono individui omogenei per appartenenza etnica e caratteristiche sociali,e molte aree subcultuali ( dove l’omogeneità è data dalla cultura): da qui la probabilità del contagio sociale, dove i comportamenti devianti vengono appresi e riprodotti. Per questo è importante riconoscere e conoscere i vari comportamenti devianti, definire le subculture presenti nelle varie zone, che se da una parte condividono stili di vita e regole della società americana, ma dall’altra sono caratterizzati da regole e costumi che si discostano e spesso si oppongono alla cultura dominante. Questo problema si ha maggiormente con le seconde generazioni di immigrati, che da un lato sono nati e cresciuti nella società americana, ma dall’altro sono stati socializzati con usi e costumi della terra natale dei genitori, quindi vivono in bilico tra due culture. La subcultura nasce spontaneamente dalla presenza di immigrati nella nuova cultura, che per ritrovare caratteristiche e valori tradizionali tendono ad unirsi tra loro. Sutherland sviluppa il concetto di contagio sociale elaborando la teoria dell’associazione differenziale , utilizzato per studiare la delinquenza giovanile con maggiore attenzione per le bande di minorenni. CONCLUSIONI DELLA SCUOLA DI CHICAGO SULLA DEVIANZA Sono: 1)la convinzione dell’importanza della cultura e dei valori di riferimento per determinare le scelte individuali 2)la consapevolezza di dover considerare sia i fattori ambientali che qulli individuali per comprendere atteggiamenti e comportamenti sia normali che di tipo deviante. 3) studiare le subculture non come patologie sociali, ma come fenomeni legati alle diversità culturale e come organizzazioni sociali alternative, da studiare e comprendere nelle loro motivazioni, valori e conseguenze sociali che vanno a produrre: devono essere affrontati non solo con interventi repressivi ma soprattutto assistenziali ed educativi 4)il comportamento deviante è causato dai problemi socioeconomici nelle aree di disorganizzazione sociale. Questo stimola l’emergere di subculture nelle aree di marginalità e reazioni di indivuidui che possono scegliere comportamenti devianti. I sociologici si soffermeranno sempre di più sulla qualità della vita nelle aree marginali e sulle condizioni di disagio individuali, motivazioni per le quali si opta per un comportamento deviante. 5)il concetto di controllo sociale viene connesso a quello di diosrganizazione sociale, con la finalità di integrazione di tutti i membri del gruppo sociale in un sistema di norme condivise , ma purtroppo non sempre ciò in società in corso di mutamento non è completamente efficiente 6) il concetto di marginalità è visto come una situazione di non accettazione dello status attribuito e dipende dalla mancata identificazione con la cultura e le norme della società di arrivo ma anche la difficoltà a rimanere legati alla cultura di appartenenza (immigrati seconda generazione) 7) in condizioni di marginalità sociale avviene facilmente il fenomeno di contagio sociale per il quale i comportamenti devianti vengono appresi da un numero sempre crescente di individui appartenenti ad uno specifico tipo di subculura. GLI SVILUPPI DELLA SCUOLA DI CHIACAGO DOPO GLI ANNI 30 SHAW E MCKAY : TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE Individuano il punto cruciale della disgregazione sociale nelle incapacità di autoregolazione delle varie comunità. Parteciparono ad un grande progetto di ristrutturazione sociale (il chicago area project) con il coinvolgimento degli stessi abitanti delle zone, in un’ottica di prevenzione del crimine in maniera particolare per quello giovanile. Shaw E McKay svolgono un’approfondita ricerca sulla delinquenza giovanile utilizzando lo stesso approccio utilizzato da Burgess nelle aree urbane, ovvero dividendo Chicago in zone concentriche e analizzando in ognuna di esse il tasso di criminalità sulla base dei dati forniti dal tribunale dei minorenni con l’ipotesi, confermata poi, che il tasso di criminalità aumenta nelle aree con maggiore disorganizzazione sociale. La loro conclusione è che la criminalità, nelle aree dove vi è maggiore disorganizzazione sociale, è una scelta dell’individuo, un mezzo mediante il quale si tenta di acquisire quei valori economici e sociali che la nuova cultura dominante idealizza e ai quali altri individui in altre circostanze accedono mediante mezzi leciti. Inoltre il fatto che il tasso della delinquenza resti stabile in zone urbane nonostante i cambiamenti demografici porta i due studiosi ad ipotizzare che vi sia un fattore di trasmissione culturale da un gruppo e da una generazione ad un’altra sotto forma di valori e orientamento alla scelta deviante. Questa è la TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE, ovvero in determinate zone esiste un’aggregazione stabile di soggetti che vivendo una situazione di disorganizzazione sociale tende a trasmettere alle generazioni successsive la propria subculura. L’intervento da eseguire è quello della rottura del circuito mediante la realizzazione di riforme sociali SUTHERLAND E CRESSEY: TEORIA DELL’ASSOCIAZIONE DIFFERENZIALE S. considera il comportamento deviante come appreso all’interno di quei gruppi sociali o subculturali che lo praticano. Delinea 4 linee teoriche che erano emerse in quegli anni, cioè la teoria ecologica, la teoria della trasmissione culturale, la teoria del conflitto e il pensiero dell’interazionismo simbolico. Cosi facendo tenta di spiegare sia la devianza individuale che sia la diversità dei tassi criminali presenti nei gruppi sociali. Per S. il comportamento deviante è la conseguenza di un conflitto di valori tra il soggetto e il suo gruppo di riferimento e la società in generale. “IL COMPORTAMENTO DEVIANTE SISTEMATICO E’ DOVUTO ALL’ASSOCIAZIONE DIFFERENZIALE IN UNA SITUAZIONE IN CUI ESISTE UN CONFLITTO CULTURALE NONCHE’ ALLA DISGREGAZIONE SOCIALE PRESENTE IN QUELLA SITUAZIONE”
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