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La scuola di Chicago, Appunti di Sociologia

Appunti di sociologia sulla scuola di Chicago

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 26/10/2023

v-m-8
v-m-8 🇮🇹

22 documenti

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Scarica La scuola di Chicago e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! -Scuola di Chicago Il termine Scuola di Chicago fa riferimento a un gruppo di sociologi dell’Università di Chicago che, a partire dagli anni ’20 del secolo scorso, si occupò dell’osservazione degli individui e delle relazioni sociali all’interno dell’ambiente urbano. Il lavoro della Scuola di Chicago è stato fortemente influenzato dal contesto socioculturale dei primi del ‘900, in particolare il periodo di grande crescita e forte inurbamento. Con lo spostamento della popolazione dalle zone rurali alla città, Chicago fu soggetta ad una crescita esplosiva. Sullo sfondo di questo dinamismo urbano nasce una nuova Università, fondata sui principi della ricerca, che ospita fin dagli albori il primo dipartimento di Sociologia degli Stati Uniti. Le ipotesi formulate nell’ambito della Scuola di Chicago sono basate su presupposti ricorrenti. Innanzitutto, lo studio dell’ambiente urbano, e delle interazioni sociali che vi avevano luogo, avveniva attraverso le metodologie qualitative tipiche dell’osservazione partecipante. La città si configurava come un grande laboratorio in cui analizzare i fenomeni sociali: si studiava l’uomo nel suo habitat naturale. La Scuola di Chicago, studia la città attraverso importanti ricerche empiriche su base statistica ma introduce anche un approccio «ecologico» nell’analisi del fenomeno urbano, secondo il quale la nascita, lo sviluppo e l’organizzazione sociale della città possono essere studiati secondo modelli di interazione fra gli individui e l’ambiente fisico, in cui la disposizione dei luoghi si intreccia con quella della popolazione. metodo etnografico: deriva dal termine di origine greca “etnografia”, che indica la pratica dello scrivere (graphéin) a proposito di culture locali (éthnos); ed è un metodo usato non solo in antropologia, ma anche in sociologia, per studiare i costumi e le tradizioni dei popoli. Si basa sull’incontro con l’altro e consiste nell’esperienza diretta e prolungata sul campo, durante la quale l’etnografo raccoglie i suoi “dati” attraverso i colloqui, la partecipazione alla vita quotidiana o la semplice osservazione della realtà socio-culturale che intende descrivere. -Struttural funzionalismo: Lo struttural-funzionalismo è una corrente di pensiero della sociologia, nata negli Stati Uniti negli anni Trenta e sviluppatasi fino quasi agli anni Settanta del Novecento, che concepisce la società come un sistema complesso, al cui interno possiamo riconoscere particolari strutture che assolvono funzioni specifiche per promuovere la stabilità e il mantenimento del sistema stesso. Questa corrente teorica pone la sua maggiore attenzione alle strutture generali della società nel suo insieme più che alle caratteristiche o alle azioni concrete dei singoli individui. Riprendendo alcuni temi affrontati dai pensatori classici della sociologia, come Comte o Durkheim, lo struttural-funzionalismo immagina la società come un organismo vivente, in cui le differenti parti collaborano svolgendo funzioni essenziali per il suo mantenimento ed equilibrio e contribuendo a un unico obiettivo: la salute e il benessere di ogni singolo individuo che di quell’organismo partecipa. Anche lo struttural-funzionalismo parte dunque dall’idea che la salute e il benessere dell’organismo sociale coincidono con una società ordinata, in cui tutti gli individui sono integrati nel sistema. Parsons elabora lo struttural-funzionalismo come una teoria generale dei sistemi sociali; la società può funzionare solo se le azioni dei singoli individui che la compongono sono limitate e tenute sotto controllo da una struttura morale comune, costituita dai valori culturali condivisi da tutti i membri di un gruppo sociale. Il fondatore della teoria struttural-funzionalista è stato il sociologo americano Talcott Parsons. In seguito, uno dei suoi principali allievi, Robert King Merton, prendendo le mosse da alcune critiche al modello originale del maestro, ne ha sviluppato ulteriormente la teoria. Dalle sue analisi sviluppa tre postulati: il primo afferma che esiste un’unità funzionale della società. Si ritiene che all’interno di un sistema sociale, ciascun componente che svolge una certa funzione la eserciti per l'intera collettività. Il secondo è il postulato del funzionalismo universale e che sostiene che ogni forma sociale o culturale strutturata deve necessariamente svolgere una funzione positiva per il sistema. Il terzo, il postulato dell’indispensabilità, assume che in ogni civiltà determinate forme sociali sono indispensabili per lo svolgimento delle funzioni loro deputate. Il principale continuatore della corrente dello struttural-funzionalismo è stato Robert King Merton, studente di Parsons presso la prestigiosa università di Harvard. Se per un verso Merton fa suo l’approccio struttural-funzionalista, d’altro canto avanza alcune critiche al modello originario, introducendovi rilevanti modifiche. In primo luogo, a differenza del suo maestro, Merton si convince che, invece di una grande teoria astratta capace di spiegare il funzionamento complessivo di tutte le società, sia più utile sviluppare delle teorie di medio raggio, che sono più limitate, riferite non a tutte le società, ma a determinati contesti o a fenomeni specifici. A differenza della prospettiva unicamente teorica e astratta di Parsons, le teorie di medio raggio danno nuovo risalto alla raccolta e all’analisi di dati empirici verificabili, frutto del lavoro di ricerca. -Teorie del conflitto: All’ottimismo di Parson si opposero alcuni studiosi che mettevano in risalto gli aspetti più conflittuali che continuavano ad essere presenti. Tali aspetti si manifestavano sia nell’esplicito carattere coercitivo di molte istituzioni sociali (polizia, carcere) che agiscono contro la ricerca personale della felicità, l’integrazione di tutti, il senso di giustizia ecc.; sia in meccanismi più nascosti di manipolazione dell’esistenza personale, come l’imposizione di modelli culturali e di comportamento. Le teorie del conflitto dunque evidenziavano non la stabilità dell'ordine sociale ma i conflitti interni alla società, che nessun ordine è in grado di eliminare e chiedevano alla politica un impegno esplicito per la riduzione delle disuguaglianze e delle cause di conflitto. La figura di spicco delle teorie del conflitto in America fu Charles Wright Mills. Sosteneva che negli USA il potere fosse nelle mani dei politici, degli industriali e dei militari che si spalleggiavano e si influenzavano a vicenda. I militari infatti erano politicizzati e l’economia si reggeva essenzialmente sulla corsa agli armamenti e su cospicui investimenti nelle tecnologie belliche. In tutto ciò l’americano medio appariva come un soggetto condizionato e manipolato dal potere. Si concentrò sullo studio del cambiamento della società: notò che all’inizio del Novecento, più della metà delle persone occupate rientrava nella categoria degli imprenditori indipendenti. Ma già a partire dagli anni Quaranta la percentuale era scesa al 20%. La restante parte dei lavoratori era costituita da “colletti bianchi” (stipendiati che svolgono attività di ufficio, costituiscono il nuovo ceto medio) o “colletti blu” (operai). Interrogandosi sulle motivazioni di tale cambiamento, Mills individua due cause: l’affermazione della grande impresa e l’espansione dell’apparato statale. In Europa si sviluppa la scuola di Francoforte, una teoria critica opposta al funzionalismo, che voleva essere una denuncia e un tentativo di cambiamento delle forme di dominio economico e politico di una parte della società su tutto il resto. Nell’ottica dei francofortesi la sociologia deve impegnarsi a sviluppare conoscenze utili a migliorare concretamente la vita delle persone nella società. Gli studiosi di Francoforte furono testimoni della nascita di un nuovo fenomeno sociale: la società di massa. In tale società non esiste una netta separazione tra l’elite economica, culturale e politica e la massa delle classi subordinate. La società di massa è una forma raffinata di perpetuazione delle tradizionali forme di dominio di una parte minoritaria e potente sulla maggioranza della popolazione. Non si raggiungeva
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