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La scuola di chicago e durkheim, Slide di Sociologia della Devianza e della Criminalità

La scuola di chicago e durkheim sono due tradizioni teoriche del paradigma sociale che spiegano la devianza intesa come "fatto sociale", cioè: essa è causata dalla presenza di alcune condizioni caratterizzanti la società e che non sono riconducibili a spiegazioni psicologiche. Per Durk. è l'anomia a causare la devianza e la criminalità mentre per la scuola di C. esse ( devianza e criminalità) sono caratteristiche dei contesti nei quali gli individui vivono.

Tipologia: Slide

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Caricato il 19/09/2015

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Scarica La scuola di chicago e durkheim e più Slide in PDF di Sociologia della Devianza e della Criminalità solo su Docsity! Il paradigma sociale I - Durkheim e la Scuola di Chicago Il paradigma sociale/1 Nel corso del XIX secolo emerge una visione che considera la devianza - come ogni altro comportamento - un prodotto sociale, un “fatto sociale”. Il “paradigma sociale” che raccoglie numerosi contributi che si rifanno ad una stessa concezione di fondo rispetto a quali sono le motivazioni alla base del comportamento deviante. Il paradigma sociale, rifiutando la spiegazione utilitarista, individua le radici del comportamento deviante in quelle condizioni (sociali, materiali ed ambientali) che gli individui non possono controllare e che li predispongono a certi comportamenti. Durkheim/1 Secondo Durkheim: il crimine è “un atto che offende gli stati forti e definiti della coscienza collettiva. In altri termini, non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo biasimiamo” (Durkheim, 1893). Si propone una concezione relativistica della criminalità in base alla quale un atto può essere considerato deviante solo facendo riferimento al contesto storico, sociale e culturale in cui si manifesta. Durkheim/2 La devianza è un concetto relativo ma è anche universalmente presente in tutte le società. La devianza è un “fatto sociale normale”, presente in tutte le società “il reato non si riscontra soltanto nella maggior parte delle società di questa o quella specie bensì in tutte le società di tutti i tipi”. Crimine e devianza assolvono ad alcune funzioni sociali La criminalità e la devianza, nella misura in cui non sorpassino “un certo livello”, svolgono funzioni sociali specifiche: – Contribuiscono al mantenimento della coesione sociale  attraverso il riconoscimento e la punizione dei criminali si rinsalda la forza della coscienza collettiva e l’identificazione dei membri della società con i valori di riferimento – Sono fattore di mutamento sociale  la trasgressione diffusa dell’ordine morale condiviso può portare in diversi casi ad un cambiamento degli orientamenti normativi. “Quante volte, infatti, il reato non è altro che un’anticipazione della morale futura, il primo passo verso ciò che sarà!” (Durkheim, 1963) Il controllo sociale La prospettiva teorica di Durkheim è la prima spiegazione della devianza che focalizza l’attenzione sui meccanismi sociali che inibiscono il comportamento deviante. Secondo questa prospettiva teorica (teoria del controllo sociale) non ci si deve interrogare sulle ragioni per cui le persone diventano criminali, ma spiegare come i membri di una società vengano inibiti dall’adottare comportamenti devianti. Secondo Durkheim gli uomini sono esseri viventi i cui desideri non sono limitati né dalla costituzione organica (come gli animali), né da quella psicologica: la società è l’unica forza che può porre limiti alle inclinazioni egoistiche degli individui. Alcuni studiosi del secondo dopoguerra hanno ripreso ed elaborato la teoria del controllo sociale durkhemiana. •La teoria del controllo sociale di Travis Hirshi •La teoria del controllo sociale informale di Sampson e Laub La teoria del controllo sociale di Hirshi Parte dall’assunto che l’uomo è un essere egoista, il cui comportamento sarebbe orientato al perseguimento dei propri interessi se non vi fosse la società a contenerlo. Quando il legame con la società è debole o assente, si ha il comportamento deviante. Secondo Hirschi i legami sociali sono caratterizzati da quattro elementi: – Attaccamento  rappresenta l’essenza dell’interiorizzazione delle norme. Quanto più un individuo è legato ad amici parenti etc.. Tanto più è improbabile che metta in atto comportamenti che potrebbero essere stigmatizzati; – Coinvolgimento  riferimento alla dimensione temporale: quanto più tempo un individuo trascorrerà nello svolgimento di attività convenzionali tanto meno ne avrà per attività illecite; – Impegno  investimento in termini di tempo ed energia nello svolgimento di attività convenzionali; – Convinzione  riconoscimento del fatto che le norme sociali siano valide e vadano per questo rispettate. La teoria del controllo sociale informale di Sampson e Laub Sampson e Laub hanno elaborato una teoria del controllo sociale informale per spiegare lo sviluppo delle carriere criminali. Questi autori sostengono che in ogni fase del corso di vita gli individui sono potenzialmente soggetti a differenti forme di controllo sociale informale a seconda dei diversi legami sociali ritenuti importanti. Le discontinuità nelle carriere criminali (come la desistenza dal crimine o la ripresa di una condotta criminale) sono dovute a eventi salienti del corso di vita (“punti di svolta”) che, determinando cambiamenti di status (trovare un lavoro, perdere un lavoro, sposarsi, separarsi, diventare genitore, ecc.), favoriscono il formarsi di nuovi legami sociali o la rottura di quelli precedenti che a loro volta possono inibire o favorire il comportamento deviante. [Moio (SIEM) < rato otrutai st pròvilegi atri Lo studio della città/2 Il modello a cerchi concentrici dalla zona centrale rivela anche la caratteristica dell’espansione, la tendenza di ogni zona interna a estendere la propria superficie invadendo la zona esterna immediatamente successiva. All’interno di ogni “area naturale” si sviluppano relazioni simbiotiche e organiche che uniscono gli individui tra di loro e li rendono simili (setacciamento della popolazione). Lo studio della città/3 Un importante concetto elaborato a partire dagli studi sulla città è quello di “contagio sociale” che serve a spiegare il processo attraverso cui i devianti tendono a concentrarsi in alcune aree della città. Secondo Park la città “è un mosaico di piccoli mondi” che offre agli individui l’opportunità di trovare il proprio “mondo”. In alcune particolari regioni morali della città i devianti si associano ad altri individui devianti rafforzando così disposizioni innate e offrendo razionalizzazioni e modelli normativi differenti da quello dominante (si ritrovano questi concetti in Sutherland). Devianza e conflitto culturale/1 La posizione relativista sui valori e sul comportamento che assumono i sociologi della Scuola di Chicago, li porta a riconoscere che il conflitto è diffuso in tutta la società e ad analizzare il legame tra i conflitti interculturali e la devianza. Va ricordato il contesto storico cui fanno riferimento gli studiosi della Scuola di Chicago, caratterizzato da una forte immigrazione che mette per la prima volta a contatto culture fra di loro profondamente differenti. L’osservanza delle norme di condotta della propria cultura può indurre i soggetti ad adottare comportamenti che violano le norme di condotta della cultura dominante all’interno della quale quel comportamento sarà definito come atto deviante. Devianza e conflitto culturale/2 La teoria del conflitto culturale è successivamente elaborata da Sellin (1938): le definizioni legali, di ciò che è criminale e di ciò che non lo è, sono “relative” poiché cambiano nel tempo come risultato dei cambiamenti nelle norme di condotta. Il contenuto di tali norme varia da cultura a cultura. All’interno di un una cultura sono i gruppi sociali che detengono il potere politico impongono le proprie norme di condotta ai gruppi subordinati. Secondo la teoria del conflitto culturale, quindi, il deviante non è un soggetto “patologico”, ma è un individuo che si è conformato alle norme di condotta della propria cultura. Devianza e conflitto culturale/3 Sellin distingue due tipi di conflitto culturale: – primario  si verifica quando le norme di una determinata cultura sono considerate devianti nell’ambito di un’altra cultura – secondario.  si verifica nell’ambito di una stessa società quando alcuni membri di essa considerano normale un comportamento che altri membri definiscono come deviante Il teorema di Thomas e la “rivalutazione” del deviante/3 Attraverso la conoscenza dei significati che i soggetti attribuiscono al loro mondo, la devianza cessa di essere considerata una patologia individuale. Il concetto di patologia, che è stato mutuato dalla biologia e dalla medicina, indica “una variante o un mutamento insostenibile” (Matza). Si contrappone il concetto di diversità, intesa come “variante o cambiamento sostenibile”. . Le politiche/1 Premessa teorica La società produce devianza: • Quando diminuisce l’influenza delle norme sociali che dovrebbero regolare il comportamento dei suoi membri; • Nei contesti sociali e culturali caratterizzati dalla disorganizzazione sociale in cui si sviluppa una tradizione delinquenziale che viene trasmessa ai più giovani; • La disorganizzazione sociale oltre che per l’indebolimento delle relazioni sociali primarie può dipendere anche dalla presenza di conflitti culturali. Quindi  la devianza si previene e si controlla intervenendo sulla società o su parti di essa non sui singoli individui Le politiche/2 Le politiche, ispirate alle prospettive teoriche descritte in questo capitolo, hanno le seguenti finalità: – promuovere lo sviluppo di programmi che abbiano lo scopo di riorganizzare le condizioni di vita in particolari contesti territoriali per rafforzare i legami sociali e rendere più efficace il controllo sociale informale; – promuovere lo sviluppo di programmi che rimuovano o riducano il conflitto culturale, favorendo l’integrazione degli immigrati nella società in cui vivono.
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