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La Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda, Appunti di Storia

L'avvicinamento tra Germania nazista e Italia fascista, suggellata dall'Asse Roma-Berlino, e l'annessione dell'Austria. Inoltre, viene descritta la politica dell'appeasement adottata dalla Gran Bretagna e dalla Francia, che non intervennero di fronte all'espansione tedesca. Viene anche descritto il dramma della Cecoslovacchia e la firma del Patto d'acciaio tra Italia e Germania. Infine, viene descritto il progetto nazista per un nuovo ordine europeo.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 27/06/2022

alessiasanfilippo
alessiasanfilippo 🇮🇹

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Scarica La Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’aggressività nazista e l’appeasement europeo L’Asse Roma-Berlino e l’annessione dell’Austria: • La principale conseguenza della guerra civile spagnola fu l’avvicinamento tra Germania nazista e Italia fascista, suggellata nel 1936 dall’Asse Roma-Berlino, firmato dal governo nazista e dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano. • Uno degli obiettivi di Hitler era l’espansione verso est, per garantire al popolo tedesco il suo <<spazio vitale>> e per sconfiggere l’Unione Sovietica. Con questo obiettivo fu realizzato nel 1936 il Patto Anticomintern con il Giappone, concepito come un’alleanza verso l’Internazionale comunista. Un anno dopo vi aderirà anche l’Italia. • Nel 1938 Hitler potè procedere all’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania. Le truppe tedesche entrarono a Vienna senza problemi, poiché era da poco salito al governo Arthur Seyss-Inquart, dal Partito nazista austriaco. L’appeasement: • La Gran Bretagna e la Francia restarono in silenzio davanti all’espansione tedesca, facendo prevalere la linea dell’appeasement. Questa “pacificazione” aveva come maggiore sostenitore il premier Neville Chamberlain, convinto che l’aggressività nazista potesse essere contenuta senza interventi armati, ma tramite canali diplomatici. • Furono numerose le voci di opposizione a questo orientamento, tra le quali spiccò quella di Wiston Churchill, che sosteneva la necessità di una politica di attiva resistenza all’aggressività nazista. • Anche in Francia l’atteggiamento era passivo, poiché l’idea di un nuovo conflitto era inaccettabile. • La maggioranza dei francesi confidava nella realizzazione di un sistema di difesa avviata negli anni Venti: la linea Maginot. Il dramma della Cecoslovacchia: • Dopo l’Austria il nuovo obiettivo di Hitler era la Cecoslovacchia, al cui interno viveva una minoranza di tedeschi, i Sudeti, che avevano fondato un partito politico per chiedere l’autonomia alla Cecoslovacchia e sostenendo il piano di Hitler. • Il governo di Praga concesse l’autonomia, ma non era disposta a mettere in discussione la propria integrità territoriale. Per questo fu mobilitato l’esercito cecoslovacco nel maggio 1938. • Gran Bretagna e Francia proseguirono sulla via dell’appeasement. • Nello stesso anno fu convocata la conferenza di Monaco, nella quale Mussolini fu incaricato di fare da mediatore tra le potenze liberal-democratiche e la Germania. In questo contesto, in cambio dell’acquisizione nazista della regione dei Sudeti, Chamberlain ottenne l’impegno tedesco di risolvere diplomaticamente le controversie tra Germania e Gran Bretagna. • Nel 1939 l’esercito tedesco si diresse su Praga, invadendo il paese. • Furono istituiti il Protettorato di Boemia e Moravia e la Slovacchia, formalmente indipendenti, fu sottomessa alla Germania. Il Patto d’acciaio: • Nel 1939 i tedeschi chiesero al governo di Varsavia di consentire l’annessione al Reich della città libera di Danzica e al diritto di transito attraverso il corridoio, che fu affidato alla Polonia con gli accorti di Versailles. • Al rifiuto della Polonia Hitler rispose annunciando i preparativi militari per l’invasione. Tale iniziativa segnò la fine ufficiale dell’appeasement, in favore della Polonia. • Contemporaneamente anche il governo italiano iniziò a mostrare la sua aggressività in termini di espansione. Nello stesso anno Mussolini occupò l’Albania, per un maggiore controllo sul Mediterraneo, e proclamò la nascita del Protettorato italiano di Albania. • Questo evento segnò il deterioramento dei rapporti con la Francia e la Gran Bretagna e il progressivo avvicinamento alla Germania. • In tale occasione, nel 1939 fu firmato il Patto d’acciaio, con il quale l’Asse Roma-Berlino divenne una vera e propria alleanza militare e le due potenze avrebbero dovuto assicurare il reciproco appoggio in caso di guerra. Il patto Ribbentrop-Molotov: • L’unica potenza ad essere rimasta isolata fu l’Unione Sovietica, alla quale Francia e Gran Bretagna tentarono di rivolgersi quando si resero conto del pericolo rappresentato dall’espansione nazista. • Tuttavia le trattative lasciarono spazio alla diplomazia tedesca, che propose e ottenne dal governo bolscevico nel 1939 la sottoscrizione del patto Ribbentrop-Molotov, un accordo di non aggressione reciproca. • L’Urss accettò per due motivi: per allontanare la minaccia di guerra e per sfruttare l’aggressività nazista contro i paesi capitalisti suoi avversari. • Nello stesso mese, un trattato firmato tra Gran Bretagna e Polonia rese evidente che le potenze europee non avrebbero tollerato nuove iniziative militari.
 l’altra parte tra Serbia e Croazia, dove si instaurò il regime collaborazionista degli ustaša. • Mussolini dovette accettare la subalternità dell’Italia nei confronti dell’alleato tedesco. ➡L’operazione Barbarossa I PIANI NAZISTI PER UN “NUOVO ORDINE EUROPEO”: • Nei piani nazisti la guerra avrebbe dovuto instaurare un nuovo ordine europeo, che prevedeva la sottomissione dell’Europa alla Grande Germania, ovvero l’unificazione di tutte le popolazioni di origine tedesca. • Per gli altri popoli erano previsti statuti di versi, secondo una gerarchia razziale basata sul loro carattere più o meno ariano: 1. Stati alleati, ovvero volontariamente schierati dalla parte tedesca. 2. Stati vassalli, divisi in stati sottoposti ad occupazione diretta e stati che godevano di una certa autonomia amministrativa. 3. Colonie di slavi; considerate un’immensa riserva di materie prime e manodopera. • Un caso a sé era l’Italia, in linea di principio equiparata alla Germania, ma di fatto ridimensionata a causa della sua debolezza dimostrata dall’ingresso nel conflitto. • Il progetto nazista fu attuato secondo tre piani: oppressione politica (con la Gestapo), sfruttamento economico e persecuzione razziale. • La Germania affidò ai territori conquistati il compito di fornirle risorse finanziare e materiali e forza lavoro, così da poter mantenere inalterate le condizioni di vita dei tedeschi e ottenere sempre maggiore consenso. L’ATTACCO ALL’URSS E LA RESISTENZA SOVIETICA: • Per completare il progetto del “nuovo ordine europeo” bisognava invadere l’Unione Sovietica. Alla base di questo obiettivo vi erano due ragioni: 1. Quei territori avrebbero messo a disposizione del Reich risorse materiali immense e la possibilità di sfruttare il lavoro forzato. 2. Avrebbe estirpato il “giudaismo bolscevico”, che dilagava in quel paese. • Nel giugno 1941 scattò l’operazione Barbarossa, concepita secondo le modalità della guerra lampo e implicò un imponente dispiego di forze: alla Wehrmacht si affiancarono contingenti dei paesi alleati, incluso un corpo di spedizione italiano. • Stalin fu colto di sorpresa, pensando che Hitler non avrebbe infranto il patto Ribbentrop- Molotov fino alla sconfitta della Gran Bretagna. • La Wehrmacht avanzò velocemente e occupò Mosca, Leningrado e fino al mar Nero. • I soviet organizzarono una forte resistenza sotto la guida di Stalin e misero in atto la tattica della “terra bruciata”: distruggere tutto ciò che avrebbe potuto costituire una risorsa per i tedeschi. • Il piano della guerra lampo di Hitler risultò illusorio e l’armata tedesca fu arrestata a causa del rigido clima russo. ➡La Shoah LA RADICALIZZAZIONE DELLA POLITICA ANTISEMITA TEDESCA: • I progetti antisemiti nazisti avevano ancora come obiettivo l’espulsione degli ebrei dalla Germania e conseguentemente dai territori ad essa annessi. • A partire dal 1939 furono articolati piani di trasferimento degli ebrei nella parte orientale del Governatorato generale (ex Polonia), con a capo Heinrich Himmler. • Nelle città furono costruiti dei ghetti, nei quali rinchiudere la popolazione ebraica. Il più grande fu quello di Varsavia, dove nel 1943 scoppiò un’insurrezione che terminò con l’uccisione e la deportazione della quasi totalità dei suoi abitanti. • La vita nei ghetti era intollerabile per sovraffollamento e carenza di cibo. • L’operazione Barbarossa accelerò definitivamente questo progetto, configurandosi come una guerra di sterminio. • Le SS e la polizia furono incaricate di uccidere sul posto la popolazione ebraica locale, portando a delle vere e proprie fucilazioni di massa. • Questo fu il primo passo verso l’attuazione del sistematico sterminio degli ebrei. LA “SOLUZIONE FINALE” ALLA QUESTIONE EBRAICA: • A partire dal 1941/1942 i vertici nazisti approdarono a una “soluzione finale” per lo sterminio in massa del popolo ebraico. • Il progetto du elaborato da Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann e presentato a Berlino. In quell’occasione, nel 1942 fu stilato il protocollo di Wannsee, per il quale gli ebrei sarebbero stati impiegati per il lavoro forzato, fino alla morte. A tale scopo furono utilizzati i capi di concentramento (Lager). • Sempre sulla base del protocollo fu messa anche in atto l’organizzazione dello sterminio sistematico: costruzione e funzionamento di campi di sterminio, per l’eliminazione in massa degli ebrei tramite camere a gas e forni crematori. ➡Attacco giapponese a Pearl Harbor GLI STATI UNITI ROOSVELTIANI E LA GUERRA EUROPEA: • Gli Stati Uniti rimasero estranei alla guerra fino al 1941, non volendo rinunciare all’isolazionismo e secondo la convinzione che il governo statunitense non dovesse intromettersi nelle pericolose questioni europee. • Nel 1940 era addirittura sorto un comitato, America First, che si opponeva alla partecipazione degli Stati Uniti alla guerra. • Il presidente Franklin Delano Roosevelt aveva rassicurato i connazionali che il paese non sarebbe entrato in guerra. • Tuttavia, davanti al pericolo di una Gran Bretagna rimasta isolata nel contrastare il nazismo, Roosevelt, proclamando gli Stati Uniti il <<grande arsenale della democrazia>> decise di fornire aiuto concreto in Europa. • Nel 1941 fu approvata dal Congresso la Legge affitti e prestiti, che consentiva la fornitura di materiale bellico e di altro genere alla Gran Bretagna. • Nello stesso anno Churchill e Roosevelt si incontrarono e firmarono la Carta atlantica, con cui si dichiarava la determinazione a sconfiggere il nazifascismo e sin prospettava la costituzione di un nuovo ordine mondiale democratico, che si sarebbe dovuto basare sull’autodeterminazione dei popoli, sulla cooperazione economica e sulla rinuncia all’uso della forza nei rapporti tra stati. L’ESPANSIONISMO DEL GIAPPONE E L’ATTACCO A PEARL HARBOR: • Il governo statunitense decise di entrare nel conflitto a seguito di un atto ostile subito: il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò a sorpresa la base navale degli Stati Uniti a Pearl Harbor. • Già dal 1940 il Giappone aveva sottoscritto con Germania e Italia il Patto tripartito, ma si era mantenuto estraneo al conflitto per perseguire la sua campagna di espansione in Cina e nel Sud-Est asiatico. • L’espansionismo giapponese provocò la reazione degli Stati Uniti, che nel luglio 1941 sospesero la fornitura di acciaio e petrolio e congelarono i crediti del Giappone nei loro confronti. Così i vertici politici giapponesi decisero di attaccare gli Stati Uniti. • Entro il 1942 il Giappone riuscì a completare il suo piano di espansione, conquistando le isole e le penisole dell’Asia orientale. ➡La svolta nel conflitto (1942-1943) IL NUOVO FRONTE ALLEATO ANTINAZISTA: • L8 dicembre 1942 gli Stati Uniti dichiarano guerra al Giappone. La guerra aveva assunto dimensione globale. Nasce un nuovo fronte alleato antinazista. • Tra fine 1941 e inizio 1942 si tenne la conferenza di Washington, con Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, che sottoscrissero il Patto delle Nazioni Unite. Questo patto si basava sui principi della Carta atlantica e impegnava le potenze a combattere unite contro il nazifascismo fino alla vittoria finale, escludendo armistizi e paci separate. • Le risorse belliche degli Stati Uniti si rivelarono vantaggiose per gli alleati europei e per gli Stati Uniti stessi, che uscirono definitivamente dalla Grande depressione del 1929. L’ULTIMA OFFENSIVA TEDESCA E LA CONTROFFENSIVA SOVIETICA: • La svolta nel conflitto non fu segnata solo dall’ingresso degli Stati Uniti in guerra, ma anche dal fallimento tedesco dell’operazione Barbarossa. • Nel 1942 la Wehrmacht tentò un’altra offensiva, che culminò nella battaglia di Stalingrado, protratta fino al 1943. • La VI armata tedesca, sotto il generale Friedrich von Paulus, subì la controffensiva sovietica. • Questa rappresentò la prima grande sconfitta nazista. LA SCONFITTA NAZIFASCISTA IN AFRICA SETTENTRIONALE: • Il rovesciamento del conflitto avvenne contemporaneamente anche nell’Africa settentrionale. • Nell’estate 1942 la truppe dell’Asse guidate da Rommel erano giunte fino a El Alameni, in Egitto, ma furono famate dalle truppe del generale britannico Bernard Low Montogomery, che riuscì a sfondare le linee nemiche. • Altre truppe angloamericane con Dwight Eisenhower sbarcarono sulle coste del Marocco e dell’Algeria. Nel 1943 la Libia fu presa. LA CONTROFFENSIVA STATUNITENSE NEL PACIFICO: • Dopo l’attacco a Pearl Harbor, gli Stati Uniti si dotarono di una flotta di portaerei adeguata alla tattica della guerra aeronavale contro il Giappone. • Nel 1942 gli Stati Uniti vinsero alle isole Midway e conquistarono l’isola di Guadalcanal, impedendo definitivamente ai giapponesi di conquistare l’Australia. • L’avanzata americana verso il Giappone proseguì sotto il comando del generale Douglas MacArthur, che nel 1944 portò l’attacco alle Filippine. Il questa occasione l’armata del Sol Levante fece ricorso ai kamikaze verso le navi nemiche. ➡Le resistenze nell’Europa occupata I MOVIMENTI DI RESISTENZA: • Erano sorti movimenti popolari di Resistenza da parte dei nuclei di oppositori, i partigiani, che volevano combattere per la liberazione del proprio paese. • Offrirono un grande contributo alla guerra: propaganda antinazista, scioperi, spionaggio, sabotaggio e guerriglia. Le repressioni si configurarono come rappresaglie verso i civili inermi. • I movimenti presentavano anche connotazioni politiche di orientamento socialista e comunista, che aspirava a una trasformazione rivoluzionaria del paese, e di orientamento liberale e moderato, per ripristinare le istituzioni democratiche. • Anche in Germania ci furono gruppi di opposizione, che tuttavia non poterono mai organizzarsi in movimenti di lotta armata. CARATTERI FONDAMENTALI DELLA RESISTENZA ITALIANA: • Si sviluppa nella nazione che aveva “inventato” il fascismo e che si ritrovò a combattere contro un nemico esterno, ma anche contro se stessa. • Intermedia tra due modelli: 1. Francese: colpire con un sabotaggio e ritornare alla vita quotidiana. 2. Iugoslavo: esercito permanete. • Commistione di forme diverse di antifascismo: storico a partire dagli anni Venti, dei giovani, degli operai e braccianti, che era più connotato ideologicamente per via dell’influenza comunista. LA “SVOLTA DI SALERNO” E RAFFORZAMENTO DELLA RESISTENZA: • L’opposizione tra CLN e il governo Badoglio fu superata grazie all’intervento di Palmiro Togliatti, leader del Partito comunista che era tornato nel 1944 dall’esilio in Unione Sovietica. • Egli propose un programma di collaborazione tra tutte le forze antifasciste, rinunciando per il momento a porre fine alla monarchia, che prese il nome di “svolta di Salerno”. • Il programma fu accettatone si proseguì con la formazione di un governo di unita nazionale, composto dal tutti il partiti del CLN e con capo Badoglio. • Nel mentre gli Alleati avevano superato la linea Gustav e il 4 giugno 1944 liberarono Roma. • Il giorno seguente Vittorio Emanuele III affidò la luogotenenza del regno al figlio Umberto e la guida del governo passava da Badoglio a Ivanoe Bonomi, presidente del CLN. • Le formazioni partigiane dell’Italia settentrionale si dotavano di una guida politica, il Comitato di liberazione dell’Alta Italia, e venivano unificate nel Corpo volontari della libertà, sotto il comando del generale Raffaele Cadorna. • In autunno l’avanzata anglo-americana fu nuovamente interrotta dalla linea Gotica, che si estendeva lungo l’Appennino tosco-emiliano, tra Massa Carrara e Rimini. Questa fase di stallo durò per tutto l’inverno 1944-1945. ➡La vittoria alleata (1944-1945) LO SBARCO IN NORMANDIA: • Nell’autunno del 1944 gli Alleati avevano deciso di allentare le operazioni in Italia, per concentrarsi su un’altra operazione decisiva: lo sbarco in Normandia. • Questa operazione era stata decisa nella conferenza di Tehran nel 1943, dove si riunirono Roosevelt, Churchill e Stalin, con la priorità assoluta di attaccare la Germania. • Si erano già cominciate a porre le basi del futuro assetto dell’Europa, stabilendo che l’Urss avrebbe mantenuto il possesso dei territori polacchi conquistati dopo il patto Ribbentrop-Molotov e che la Germania sarebbe stata smembrata in più stati. • Il 6 giugno 1944 potè avere inizio l’operazione Overlord e le truppe alleate sbarcarono sulle coste della Normandia. • Il comando unificato era affidato al generale statunitense Eisenhower, quello delle forze armate al generale britannico Montgomery. • Le truppe avrebbero dovuto aprirsi un varco nella linea difensiva tedesca per avanzare verso l’interno. • Il 25 agosto le truppe guidate da de Gaulle entrarono a Parigi, già insorta sotto la guida dei partigiani francesi. LA GERMANIA SULL’ORLO DEL BARATRO: • Lo sbarco in Normandia portò al crollo del prestigio di Hitler in Germania. • Il 20 luglio fu oggetto di un attentato organizzato da un gruppo di altri ufficiali, ma fallì e Hitler scatenò una repressione. Ordinò di procedere con la guerra totale. • Hitler sperava nelle divergenze ideologiche e politiche tra America e Gran Bretagna e Unione Sovietica e nello sfruttamento di alcune armi segrete. • Le città tedesca furono sottoposte a pesanti bombardamenti, tanto che città come Amburgo e Dresda furono rase al suolo. LA CONFERENZA DI JALTA E LE BASI DEL DOPOGUERRA: • Nel febbraio 1945 si tenne la conferenza di Jalta, dove Roosevelt, Churchill e Stalin discussero del futuro assetto geopolitico dell’Europa. • Il principio adottato fu la presa d’atto della situazione della situazione degli eserciti sul campo alla fine della guerra. • L’Urss si assicurò l’espansione sul continente, impegnandosi a rispettare le volontà politiche dei popoli delle nazioni liberate. La Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione alle tre grandi potenze e alla Francia. • Furono poste la basi per la nascita di un’Organizzazione delle Nazioni Unite, per garantire la pace e la sicurezza tra le nazioni, retta da un Consiglio di sicurezza, formato da Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Francia e Cina. L’applicazione delle decisioni sarebbe stata sottoposta al diritto di veto da parte di ogni membro permanente. • Stalin si impegnò a entrare in guerra contro il Giappone. LA FINE DI HITLER E MUSSOLINI: • Hitler impose l’arruolamento di tutti gli uomini rimasti in Germania e ordinò alle Wehrmacht di fare terra bruciata dietro di sé. L’ultima controffensiva nazista alle Ardenne fu respinta. • Nel marzo 1945 le truppe alleate oltrepassarono il Reno ed entrarono a Berlino. Nel mentre anche in Italia gli Alleati superarono la linea Gotica. • Il 25 aprile 1945 Cadorna diede l’ordine dell’insurrezione generale delle forze partigiane, che liberarono Torino, Milano, Genova e Bologna, mentre il CLNAI assumeva temporaneamente poteri civili e militari. • Il 25 aprile Mussolini fuggì verso la Svizzera, ma fu fermato dai partigiani e fucilato il 28 aprile 1945. Il 30 aprile 1945 Hitler si suicidò. • Il 7 maggio 1945 il successore Karl Dönitz firmò la resa incondizionata. Terminò così la guerra. LA BOMBA ATOMICA: • Nel frattempo nel Pacifico si tenne un’ultima colossale battaglia presso l’isola di Okinawa. Le forse statunitensi riuscirono a prevalere ma l’armata del Sol Levante era intenzionata a resistere. • Tra il 17 luglio e il 2 agosto 1945 si tenne la conferenza di Potsdam tra i “tre grandi”. Roosevelt, deceduto, fu sostituito dal vicepresidente Harry Truman. • Fu approvata l’intenzione di usare la bomba atomica per fermare il Giappone. Era stata realizzata negli Stati Uniti dai membri del progetto Manhattan, tra cui l’italiano Enrico Fermi. • Il Giappone respinse l’ultimatum il 26 luglio. La prima bomba fu sganciata il 6 agosto 1945 sulla città di Hiroshima. Tre giorni dopo su Nagasaki. • Il 15 agosto l’imperatore Hirohito annunciò la sconfitta. Il 2 settembre firmarono la resa incondizionata. IL BILANCIO FINALE: • 55 milioni di vittime • L’Unione Sovietica ne perse certa 20 milioni. • Orrore della Shoah.
 La Guerra fredda ➡La pace e il nuovo ordine mondiale IL NUOVO ASSETTO GEOPOLITICO MONDIALE: • Alla fine della Seconda guerra mondiale si delineò un nuovo assetto geopolitico: l’Europa era uscita distrutta e fu proclamata l’egemonia globale degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. • Gli Stati Uniti avevano acquisito prestigio sul piano ideologico grazie al ruolo svolto nella sconfitta del nazifascismo. Da quel momento in poi non si sarebbero più ritirati nell’isolazionismo dell’Ottocento e avrebbero esercitato una forte influenza internazionale. Fu evidente il peso dell’enorme potenza economica, non avendo subito distruzioni sul proprio territorio e avendo mantenuto la neutralità nei primi due anni di guerra, in cui la produzione industriale era notevolmente aumentata. Ottennero il primato militare mondiale. • L’Unione Sovietica uscì dal conflitto consolidando il proprio ascendente ideologico, grazie allo sforzo compiuto per sconfiggere la Germania di Hitler. Era dotata del maggiore esercito rimasto nel continente europeo. Sul pian economico si trovava in posizione nettamente arretrata, a causa della difficoltà in cui versava il settore agricolo. Aveva subito le più grandi distruzioni e il maggior numero di perdite umane. • Esse rappresentavano due modelli globali contrapposti, con la finalità di estendere la loro idea di benessere e di progresso ai popoli di tutto il mondo. • Ideologia americana: sistema politico democratico e liberale, i cui cardini erano il pluralismo, il primato dell’individuo rispetto allo Stato, la difesa della proprietà privata, la libera iniziativa e il libero mercato. • Ideologia sovietica: origine dalla dottrina marxista del superamento del sistema capitalistico, fondata su un sistema politico a partito unico, su un’etica anti- individualistica in nome della disciplina e del sacrificio personale a favore dell’interesse comune, sul collettivismo e su un’economia rigidamente pianificata e controllato dallo Stato. • Si delineò un nuovo ordine mondiale bipolare, nel quale le politiche dell’USA e dell’URSS esercitavano un’influenza determinante su buona parte del pianeta. LA NASCITA DELL’ONU: • Nell’immediato dopoguerra prevalse la cooperazione tra le due superpotenze. • A partire dal 1939 Roosevelt aveva elaborato un progetto politico che si poneva l’obiettivo di creare uno stabile e pacifico ordine internazionale, fondato anche sulla collaborazione con l’URSS. • Roosevelt morì nel 1945, ma la sua idea si realizzò nel corso della conferenza di San Francisco, in cui fu creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), con l’obiettivo di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. • Nasceva così un organismo che intendeva riproporre gli ideali e le finalità della Società delle Nazioni. Le risoluzioni sarebbero state prese dall’Assemblea generale degli Stati membri, riunita una volta all’anno, attraverso votazioni a maggioranza semplice. • Ad attenuare il potere dell’Assemblea vi era il Consiglio di sicurezza, che doveva adottare risoluzioni vincolanti per gli Stati e autorizzare il ricorso all’intervento armato. Era sottoposto al forte condizionamento del potere di veto. LA NASCITA DELLA GIUSTIZIA INTERNAZIONALE: • Profondo rinnovamento del diritto internazionale, istituendo il diritto penale. Fu istituito il Tribunale militare internazionale, che avrebbe dovuto giudicare i maggiori responsabili di causa dell’opinione pubblica occidentale, attratta dalla speranza di un rapido ritorno al benessere. • La risposta sovietica al piano Marshall fu la creazione nel 1947 del Cominform (Ufficio di informazione dei partiti comunisti), con l’obiettivo di coordinare i partiti comunisti europei con le direttive provenienti dall’URSS. Era di fatto una ricostituzione della terza Internazionale comunista, subordinata a Mosca. • In risposta all’OECE fu costruito il Comecon (Consiglio per la mutata assistenza economica), tra Unione Sovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, per creare stretti legami commerciali tra l’URSS e i pianeti satelliti e per coordinare la pianificazione delle economie dei singoli Stati. • Il rublo fu imposto come moneta di riferimento. LA CRISI DI BERLINO: • La Germania era rimasta divisa in quattro zone di occupazione. Anche Berlino fu ripartita in quattro settori: la zona ovest sotto le tre potenze occidentali e la zona est ai sovietici. • Dopo una prima fase di denazificazione del paese, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia ritennero che fosse giunto il momento di ricostituire uno Stato tedesco democratico ed economicamente forte. • Nel 1948 decisero di unificare le tre zone loro assegnate, inclusero la Germania nel piano Marshall, la inserirono tra gli Stati membri dell’OECE e fu imposto un nuovo marco come moneta nazionale. • Questo apparve all’URSS una violazione degli accordi di Potsdam e nel 1948 misero in atto il blocco di Berlino, cioè resero inaccessibile tutti i collegamenti stradali, ferroviari e fluviali con la parte ovest della città. • Stalin credeva che la presa in ostaggio della città avrebbe portato la popolazione alla fame e che le truppe di occupazione si sarebbe ritirate. Tuttavia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia organizzarono un ponte aereo per rifornire Berlino Ovest. • Nel 1949 i soviet cedettero e tolsero il blocco. Il regime moscovita aveva subito un grande sconfitta anche sul piano propagandistico. GERMANIA OVEST E GERMANIA EST: • Fu accelerato il processo di creazione di un nuovo Stato. • Il 23 maggio 1949 USA, GRan Bretagna e Francia annunciarlo la costituzione della Repubblica federale tedesca (BDR), con capitale Bonn. Nello stesso anno i sovietici proclamarono la nascita della Repubblica democratica tedesca (DDR), avente capitale nel settore orientale di Berlino. • Berlino fu divisa in due zone: 1. OVEST: tornò a libere elezioni nel 1949 con l’affermazione del partito cristiano-democratico, il cui leader Konrad Adenauer divenne primo cancelliere della BDR. Si aprì una fase di stabilità politica, l’“era Adenauer”, e la straordinaria ripresa economica. 2. EST: la DDR era retta da un regime a partito unico, il Partito socialista unificato tedesco con segretario Walter Ulbricht. Ostacolata dalla mancanza di aiuti paragonabili a quelli del piano Marshall, dalle pesanti riparazioni di guerra pretese dall’Unione Sovietica, dalla rigida pianificazione e dalla politica di “costruzione del socialismo”… • Ebbe inizio l’esodo dei tedeschi dell’Est verso la Germania dell’Ovest. LA NASCITA DELLA NATO E IL PATTO DI VARSAVIA: • Il 4 aprile 1949 venne stipulato il Patto Atlantico, sottoscritto da 12 Stati + 2 successivi (USA, Canada, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo + Grecia e Turchia), che impegnava i paesi firmatari a un’alleanza militare a scopo difensivo, soprattutto nei confronti dell’URSS. • Il patto si concretizzò nell’istituzione, tra il 1950 e il 1952, della NATO, dotata di forze armate comuni dislocate in numerose basi sul territorio europeo. • L’adesione della Repubblica federale tedesca alla NATO nel 1955 fu vista dall’URSS come una pericolosa rimilitarizzazione della Germania occidentale. Questo spinse il blocco sovietico a creare un contrappeso al Patto atlantico. • Nasceva il Patto di Varsavia, ovvero un sistema di difesa militare integrato tra i paesi dell’Europa orientale sotto il comando di un generale sovietico. ➡L’URSS e il blocco sovietico LA RICOSTRUZIONE ECONOMICA DELL’UNIONE SOVIETICA: • L’Unione Sovietica uscì dalla Seconda guerra mondiale svantaggiata rispetto agli Stati Uniti. Doveva affrontare il problema della ricostruzione e del rafforzamento del sistema economico. • La preoccupazione di diminuire il divario che la separava dagli Stati Uniti, portò i dirigenti sovietici a premere di nuovo in direzione di un’industrializzazione forzata e dell’intensificazione della produttività dei lavoratori. • La priorità andò all’industria pesante e allo sviluppo tecnologico per il potenziamento bellico: nel 1949 l’Unione Sovietica si dotò dell’arma atomica. • Al culto popolar e di Stalin si affiancò l’attività della polizia segreta guidata da Lavrentij Beria, volta a smascherare i e neutralizzare ogni forma di “deviazionismo”. A Beerai fu affidata anche la supervisione del sistema dei campi di lavoro (Gulag), che permettevano di fruttare la manodopera forzata. LA FORMAZIONE DELLE DEMOCRAZIE POPOLARI NELL’EUROPA ORIENTALE: • L’Unione Sovietica puntò al consolidamento del regime repressivo e lo estese a tutto il blocco di paesi sottoposti al suo dominio, trasformandoli in “Stati satelliti”. • Potè contare sull’appoggio delle proprie truppe di occupazione e sulla debolezza delle forze politiche non comuniste all’interno dei singoli paesi. • Come procedette: 1. Smantellamento di ogni i forma di pluralismo politico e abolendo tutti i partiti, eccetto quello comunista. 2. Epurazione negli stessi partiti comunisti locali, per fare posto ad apparati di assoluta fedeltà e conformità alle direttive sovietiche: le purghe staliniane tra il 1949 e il 1952. 3. Regime di terrore e violenza. 4. Creazione delle “democrazie popolari”, formula dietro la quale vi erano di fatto sistemi di governo ispirati al modello totalitario dell’URSS. 5. Cancellate le libertà sindacali e impedita l’espressione del dissenso nei confronti del regime. 6. Nazionalizzazione di impianti industriali e banche e collettivizzazione delle terre. LA CRISI CECOSLOVACCA: • La Cecoslovacchia era il paese più industrializzato del blocco orientale e manteneva una tradizione democratica e forti legami con l’Occidente. Era retta da un governo di coalizione tra Partito comunista e altre quattro forze politiche. • Da un lato si mostrava attenta alle indicazioni provenienti dall’URSS, dall’altro intendeva impegnarsi in un autonomo programma di riforme volte a promuovere il benessere all’interno della società, ponendosi come “cerniera” tra i due blocchi contrapposti in Europa. • Nel 1948 i rapporti tra comunisti e alleati di governo si deteriorarono, quando l’intenzione delle forze socialdemocratiche di accettare gli aiuti del piano Marshall non furono approvate dal governo di Mosca. • Il Partito comunista organizzò una violenta campagna contro i membri del governo e i dirigenti politici, che portò alle dimissioni di 12 ministri non comunisti. • Il Presidente del Consiglio Klement Gottwald mise in atto un colpo di Stato, il colpo di Praga, sostituendo i ministri dimissionari con altrettanti comunisti e instaurando nel paese un regime a partito unico, filosovietico. • Le successive elezioni portarono all’imposizione di una nuova Costituzione, che insulse il presidente della repubblica Edvard Beneš alle dimissioni e trasformò il paese in una democrazia popolare. L’ALBANIA E LA IUGOSLAVIA DI TITO: • Alla “sovietizzazione” non mancarono eccezioni: l’Albania e la Iugoslavia, dove i governi comunisti si basarono su un forte consenso popolare e mantennero una certa autonomia da Mosca. • La Iugoslavia di Tito, il leader del movimento di resistenza nazionale, per il suo forte spirito di indipendenza respinse il progetto di Mosca di fare della Iugoslavia uno dei suoi tanto Stati satelliti. • Fu espulsa dal Cominform e accusata di “deviazionismo nazionalista” e tradimento a favore dell’imperialismo occidentale. • Il paese si trovò in una difficile situazione economica, dalla quale tentò di uscire cercando l’appoggio dei paesi “non allineati”. • Tito cercò di sperimentare un proprio originale modello di sviluppo nell’ambito del socialismo: ridimensionò il paradigma sovietico della pianificazione centralizzata e della statalizzazione, lasciando spazio a forme cooperative e di proprietà collettiva delle imprese da parte dei lavoratori (sistema di “autogestione”).
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