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La seconda metà dell'Ottocento: l'età della borghesia e la grande depressione, Appunti di Storia

La seconda metà dell'Ottocento, periodo in cui si verifica l'ascesa della classe borghese e l'espansione economica dovuta alla meccanizzazione industriale, al liberismo economico e alla presenza del capitale finanziario. Tuttavia, a fronte di una crescita si verifica una crisi, la grande depressione, che colpisce il settore agricolo e industriale. le conseguenze della crisi, come il monopolio del mercato e dell'economia, e la nascita dei grandi imprenditori. Viene inoltre descritta la seconda rivoluzione industriale e l'importanza dei settori petrolifero, siderurgico, chimico e farmaceutico.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/02/2023

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Scarica La seconda metà dell'Ottocento: l'età della borghesia e la grande depressione e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! LA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO Nella seconda metà dell’Ottocento, dal 1848 in poi, c’è quella che viene chiamata età della borghesia in cui si verifica l’ascesa della classe borghese. Le parole dei borghesi sono: merito, libera iniziativa, concorrenza e tecnica (scoperte di gran rilievo per le industrie). Esiste una parte di borghesia che non ostenta le sue ricchezze: c’è unione tra ambizione economica e morigeratezza. Nei paesi anglosassoni e calvinisti, la povertà viene vista come un peccato mentre in Italia questo concetto non è presente.  La filosofia che interpreta al meglio la realtà di questo periodo è il positivismo; questa corrente dimostra una fiducia in quello che viene presentato come esperibile, quindi nel progresso della scienza che diventa il linguaggio più comune.  In questo periodo nasce anche il darwinismo, ovvero il concetto di selezione naturale dovuto all'adattarsi degli individui in una certa situazione, che in ambito economico si traduce nel diritto del più forte (i forti hanno diritto di recare danno ai deboli, è giusto che i forti vincano e i poveri soccombano). Se non si favorisce una selezione ci si ritrova con le industrie in fallimento. Tra il 1840 e il 1870 avvenne una forte espansione economica dovuta a: - meccanizzazione industriale in Francia e in Germania, quindi l'arrivo sul mercato dell'economie francese e tedesca - liberismo economico con l'eliminazione dei dazi e l'annullamento dei vincoli corporativi - presenza del capitale finanziario (=banche); banche di investimento: finanziano le nuove idee - apertura del settore ferroviario in Europa e negli Stati Uniti che favorisce i traffici - scoperta dell'elica nei trasporti marittimi che velocizza il trasporto via mare   Nei cicli economici, a fronte di una crescita si verifica una crisi. Infatti la crescita economica europea occidentale è assimilabile ad una retta in ascesa, ma analizzandola da più vicino ci si accorge che è caratterizzata da alti e bassi. Dopo il 1870 ci fu appunto una fase di riassestamento che verrà chiamata ‘grande depressione’.      In Gran Bretagna nascono le ‘trade unions’, ovvero dei sindacati che rappresentano il movimento operaio. In questo periodo nasce anche il marxismo: un’ideologia che prevede l'abolizione della proprietà privata, avvento di una società dove non è più presente. Nel 1864 si tiene a Londra la prima internazionale, una riunione che raccoglie i rappresentanti delle organizzazioni sindacali europee. Avviene la prima spaccatura tra gli anarchici, capeggiati da Bakunin, e i socialisti, capeggiati da Marx; gli anarchici sostenevano che il problema fosse lo stato e che esso doveva essere abbattuto, poiché assecondava gli interessi borghesi, mentre i socialisti sostenevano che lo stato doveva essere cancellato e sostituito con un momento di dittatura del proletariato per poi diventare una società comunista.    In questi anni di grande innovazione Pio IX pubblica il Sillabo, con cui la chiesa si scaglia contro le idee liberali e socialiste (contro forme di progresso) assumendo una posizione anacronistica Nel 1873 si verifica la ‘grande depressione’, una crisi economica deflattiva che fa credere ai socialisti di trovarsi di fronte al termine del capitalismo e all'avvento del comunismo. La crisi si concentra sul settore agricolo, infatti il costo dei cereali si abbassa notevolmente perché, con le grandi novità nell'ambito dei trasporti in Europa, le enormi distese di terreno coltivabile e le manodopera a basso costo, arrivano cereali da altri paesi (Stati Uniti, America del sud e Nuova Zelanda = i nuovi granai) ad un costo inferiore rispetto a quello precedente. La domanda rimane la stessa ma l’offerta aumenta eccessivamente e quindi i prezzi crollano. Si alternano fasi di stagnazione, nelle quali la crescita è minima o nulla, e fasi di recessione, nelle quale il prodotto interno lordo si riduce. Riducendosi il pil, cresce la disoccupazione perché le imprese non riescono più a vendere. Tutti i segmenti industriali crollano di pari passo facendo crollare l’intera economia, perciò le politiche liberiste vengono attenuate (non proteggono più il mercato) e chiudendo il mercato (protezionismo) si verifica un contraccolpo: torna il concetto di darwinismo. Le imprese più ricche cercano di reinventare il sistema di produzione attraverso delle scoperte scientifiche-tecnologiche. Nell’ambito dell’agricoltura vengono utilizzati concimi chimici che fino a questo momento non erano stati utilizzati e che permettevano una produzione più sicura; inoltre la TDT riuscì a far diminuire notevolmente i casi di malaria. Il nord è produttivo mentre il sud ha difficoltà a reinventarsi e riposizionarsi nel mercato; le prime realtà a morire sono proprio quelle che non hanno la capacità di reinventarsi e che quindi non riescono a competere sul mercato.  Si verifica una crisi anche nel settore industriale, causata da: - eccesso di offerta rispetto alla domanda - presenza nuove potenze industriali come Germania, Stati Uniti e Giappone Anche in ambito industriale si fa largo il ritorno del protezionismo. A livello di conseguenze della crisi i piccoli imprenditori falliscono mentre prendono piede i grandi imprenditori. Avviene quindi un monopolio del mercato e dell’economia; gli spazi del mercato che prima erano occupati dai piccoli vengono occupati dai grandi che continuamente si vogliono espandere (economia americana). I monopoli occupano una grande parte del mercato, assieme ai grandi trust.  Theodore Roosevelt porterà avanti delle politiche antitrust volte a proteggere il mercato da questi grandi monopoli (trust e cartelli).  Si verifica la seconda rivoluzione industriale; infatti la concentrazione di capitali lascia aperta la possibilità a chi li detiene di investire nelle innovazioni. Le imprese erano finanziate dalle banche. I settori con più investimenti sono il petrolifero, il siderurgico, il chimico e l’elettrico. siderurgico: introduzione di alluminio e acciaio che sostituiscono il ferro e la ghisa meccanico: introduzione del motore a scoppio energetico: arrivo della luce elettrica e del petrolio (che però ha costi di estrazione molto alti) I nuovi settori industriali come quello chimico e farmaceutico aiutano lo sviluppo della medicina. La rivoluzione ha avuto luogo perché le capacità economiche lo hanno permesso; lo stato quindi si occupa anche dello sviluppo del paese occupandosi della sua produzione e capacità industriale prevedendo su quali settori bisogna concentrarsi. Perciò grazie al potere pubblico che con finanziamenti e impegno politico ha spinto per l’unione di scienza e tecnica si è verificata la rivoluzione. D’ora in poi scienza, stato e industria vanno sempre di pari passo per lo sviluppo. Il settore medico porta ad un aumento demografico molto importante; ciò avviene nonostante la natalità diminuisca, grazie alla riduzione della mortalità (industria farmaceutica + pratiche igieniche) e alla riduzione delle carestie (industria chimica conserviera + celle frigorifere). Inoltre aumenta anche l’aspettativa di vita grazie al benessere. Vi è un cambiamento tra la fine delle rivoluzioni borghesi e la fine del capitalismo che prende come soggetto quelle forze che di solito vengono considerate in secondo piano (la massa). La società stessa non è più solo composta dagli aristocratici ma racchiude anche gli altri strati sociali. Questo venire alla luce del popolo è un bisogno delle classi produttrici e dominanti, che ritengono fondamentale investire il popolo stesso di quella che è la loro funzione produttrice. Consumare è potere, il consumo non determina solo un bisogno ma permette al popolo di essere ascoltato. Considerare il popolo come massa significa non considerarlo più come parcellizzato, il singolo acquista consapevolezza di non essere solo ma di condividere i suoi interessi con altre persone (coscienza di classe). Inizialmente il discorso è positivo perché le persone sono considerate come soggetti con opinioni, gusti, idee e progetti; il rovescio della medaglia è che il popolo si avvicina alle guerre. In questo periodo sorge a poco a poco una nuova posizione (classe media, ceto medio) a metà tra gli operai e la borghesia imprenditrice.  Alla base della scala sociale vi è l’operaio semplice, sopra di lui si trova l’operaio specializzato (conosce tecniche ed è quindi indispensabile, è una risorsa, stipendio medio-altro) e sopra di lui vi è l’impiegato o colletto bianco (vive una situazione di frustrazione perché a livello di retribuzione è uguale ad un operaio specializzato ma a livello di cultura e ambizione sociale si sente alla pari dei borghesi). Questa frustrazione porterà all’ascesa di nuovi movimenti politici (nazionalismo).   Il popolo non si sentiva parte della nazione e non veniva ascoltato ma il potere politico non può più fare a meno di doversi confrontare con la società civile, perciò si cerca di nazionalizzare le masse (= integrare i ceti medi e popolari nel sistema politico); però la nazione è il risultato di un’idea a cui ci si sente di appartenere, non si può imporre. La scuola, con l’istruzione obbligatoria, è il dispositivo sociale attraverso cui lo stato prende le persone le inserisce all’interno di un circuito nazionale, costruendo una cultura comune. Le masse vengono inserite all’interno della nazione con l’utilizzo di vari dispositivi pubblici: scuole, partiti e eserciti.
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