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La seconda rivoluzione industriale, Dispense di Storia

Le dinamiche che hanno portato alla seconda rivoluzione industriale, a partire dalla fine dell'Ottocento, dopo il periodo della grande depressione economica che investì il mercato ed il settore industriale europeo.

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 27/09/2023

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luigi-picone-1 🇮🇹

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Scarica La seconda rivoluzione industriale e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! La seconda rivoluzione industriale La crisi ebbe termine verso gli anni novanta del XIX secolo e lo sviluppo industriale riprese con caratteristiche nuove, tanto che gli storici hanno chiamato questo processo seconda rivoluzione industriale. La prima novità fu che le industrie crebbero notevolmente di dimensione. Si formarono grandi concentrazioni industriali che controllavano tutta o gran parte della produzione di un certo bene: si parlava di monopolio o di oligopolio. L'assenza di concorrenza era molto vantaggiosa per l'industria che aveva il monopolio, dal momento che poteva decidere quanto produrre ed a quale prezzo, ed evitava ipotetiche nuove crisi di sovrapproduzione. Un'altra novità di questo periodo fu il ruolo dello Stato nell'economia. Con la seconda rivoluzione industriale la proprietà delle imprese rimase nelle mani dei privati, ma lo Stato cominciò ad aiutare indirettamente le industrie con diversi interventi: copriva le spese di istruzione dei cittadini, era il principale cliente delle industrie pesanti, che producevano per settori come i trasporti o gli armamenti, si preoccupava di difendere la produzione delle industrie nazionali con politiche protezionistiche; sui prodotti infatti che giungevano dall'estero, lo stato imponeva delle imposte e di prodotti importati venivano così a costare più di quelli nazionali e si vendevano meno facilmente punto e, favoriva le industrie nazionali mediante una politica estera indirizzata all'espansione coloniale. Il cambiamento forse più decisivo è però legato alle innovazioni tecnologiche. Una prima novità importante riguarda le fonti di energia: si passò dal carbone all'acqua ed al petrolio. Ciò fu il risultato dell'introduzione del motore elettrico e del motore a scoppio: con il primo era possibile trasformare il movimento in energia elettrica e viceversa. La capacità di controllare e produrre elettricità stimolò altri progressi tecnici come la creazione, nel 1869, dell'impianto idroelettrico che, sfruttando la caduta dell'acqua dall'alto (come ad esempio le cascate), metteva in moto un generatore di elettricità. Successivamente poi furono costruite in alcune nazioni come l'Italia, delle centrali idroelettriche che sfruttavano l'acqua prodotta dai ghiacciai. La scoperta, avvenuta nel 1881, della possibilità di far viaggiare l'elettricità attraverso cavi consentì di portare l'energia elettrica anche in luoghi lontani da dove era generata. La seconda nuova fonte di energia fu il petrolio. La diffusione di difese dall'invenzione di un nuovo motore, il motore a scoppio, che poteva essere alimentato da gas o da liquidi derivati dal petrolio. Fu inventato nel 1866 e fu utilizzato per la prima volta come motore di un'automobile da un ingegnere tedesco, Karl Benz, nel 1886. La produzione di derivati del petrolio favorì anche il settore dell'industria chimica, poiché furono compiuti anche passi avanti nella produzione di nuovi materiali (quali l'alluminio o anche i coloranti artificiali). Nel campo dell'Industria meccanica, un ruolo decisivo fu quello delle nuove macchine di produzione  (come trapani, torni o cilindri), che rafforzarono ancor di più il legame tra la scienza e la tecnica. Lo sviluppo dell'Industria meccanica era legato anche al nuovo metodo di organizzazione del lavoro in fabbrica, attraverso il modello del taylorismo. Con il termine taylorismo si indica il sistema di produzione teorizzato dall'ingegnere americano Taylor agli inizi del Novecento. Costui capì che un sistema di produzione industriale organizzato con criteri scientifici, cioè con una divisione del lavoro dettagliata, avrebbe aumentato la produttività del lavoro con maggior profitto delle aziende. Si trattava di una rigorosa progettazione delle linee di produzione ed un rigido controllo delle fasi di lavorazione. Il lavoro di ciascun operaio era ridotto ad operazioni semplici, spesso elementari, inserite in un processo precostituito. La fabbrica disponeva anche di ingegneri e di uomini tecnici, che avrebbero dovuto controllare tutte le varie fasi di programmazione. L'uomo che mise in pratica le dottrine di Taylor fu Henry Ford, l'industriale statunitense della nota casa di automobili. A lui si deve la realizzazione della catena di montaggio e il lancio di un programma industriale e commerciale volto a fare degli americani un popolo di consumatori. Ford era convinto che il progresso sociale e civile fosse frutto del progresso tecnologico. Mettendo infatti a disposizione del maggior numero possibile di persone beni di consumo a basso costo, si sarebbero create le condizioni di un benessere generalizzato. Bisognava standardizzare i prodotti e semplificare la composizione, abbassando i costi di produzione. In secondo luogo, con una politica di salari medi o medio alti, bisognava far sì
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