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La sindrome di Burnout, Guide, Progetti e Ricerche di Psicologia Generale

Una ricerca frutto di un progetto, ben dettagliata, illustrata con un linguaggio chiaro e semplice. Un percorso alla scoperta delle peculiarità di tale sindrome e la proposta di risposte alternative alla risoluzione del problema. Un tocca sana per la vita.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2019/2020

In vendita dal 18/09/2021

marilu-fortunato
marilu-fortunato 🇮🇹

4.2

(9)

23 documenti

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Scarica La sindrome di Burnout e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! LA SINDROME DI BURNOUT » e Il termine burnout in italiano si può tradurre come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”, è apparso la prima volta nel mondo dello sport, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati, e/o mantenere quelli acquisiti. Il termine è stato poi ripreso da una psichiatra americana, la quale ha utilizzato il termine per definire tale sindrome. Il burnout è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. Essa dipende dalla risposta individuale, ad una situazione professionale, percepita come logorante dal punto di vista psicofisico. In tale contesto, l'individuo non dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate, a fronteggiare questa sensazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il burnout come un "fenomeno occupazionale" derivante da uno stress cronico mal gestito, ma specifica che non si tratta di una malattia o di una condizione medica. Non si tratta di burnout quando lo stress lavorativo è solo temporaneo, prevedibile e limitato nel tempo e le reazioni all'impegno psicofisico regrediscono con brevi pause di recupero. Tuttavia, questo disagio non si limita alla sfera professionale, ma si estende in molti casi anche alla vita privata. Il burnout è un fenomeno complesso che si manifesta diversamente da persona a persona. CARATTERISTICHE Nella fase iniziale, molte delle persone interessate da questa sindrome danno ancora prova di grande impegno a livello professionale, mentre in quella successiva provano spossatezza, irritabilità e irrequietezza, con l'eventuale manifestarsi di una stanchezza cronica. Nella fase finale invece aumenta la rassegnazione, cala la concentrazione e mancano le forze; si prova un forte abbattimento. Le manifestazioni della sindrome da burnout sono numerose e varie, ma tre caratteristiche sono sempre presenti: 1. Senso di esaurimento o depauperamento delle energie: L'esaurimento emotivo è il sintomo centrale del burnout e consiste nel sentimento di essere svuotato e annullato dal proprio lavoro. Le persone colpite si sentono sfinite, sul piano emotivo, fisico e mentale. 2. Aumento della distanza mentale dal proprio lavoro: si manifesta un atteggiamento di distacco mentale dalle proprie mansioni, con aumento dell'isolamento dal proprio lavoro, con ridotta efficacia professionale. Inoltre, sono presenti sentimenti di negativismo, o cinismo relativo al proprio impiego. 3. Ridotta efficacia professionale: La ridotta realizzazione personale, la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell'autostima e il sentimento di insuccesso nel proprio lavoro, si traducono nel calo dell'efficienza personale. Nella maggior parte dei casi il burnout, si sviluppa in modo subdolo: spesso, chi ne soffre non se ne accorge e considera normali i primi campanelli d'allarme. Sintomi Mal di testa Stanchezza Disturbi del sonno Tensioni Disturbi gastrointestinali Tachicardia Sintomi psichici: Calo della fiducia in sé stessi Vuoto interiore Maggiore vulnerabilità in caso di delusioni o perdite Soddisfazione sempre minore sul lavoro Elevata sensibilità allo stress Depressione (malumore, infelicità, mancanza di interesse ecc.) PROCESSO MULTIFATTORIALE I ritmi intensi, le richieste pressanti e la responsabilità lavorativa, determinano spesso un grande investimento di energie e risorse che, nel tempo, può facilitare la comparsa di questa forma di esaurimento. Il burnout va inteso come un processo multifattoriale che riguarda sia i soggetti, che la sfera organizzativa e sociale, nella quale lavorano. Fattori di rischio interni: + Impegno esagerato * Elevate pretese da sé stessi * Alto grado di idealismo e Perfezionismo * Aspettative eccessive * Dubbi sul senso del proprio operato e Difficoltà a dire di «no» Fattori di rischio esterni: * Sovraccarico di lavoro * Mancato riconoscimento *. Mobbing e Ingiustizia * Scarso controllo sulle proprie mansioni FATTORI * Età avanzata costituisce uno dei principali fattori di SOCIODEMOGRAFIC rischio di burnout; altri ritengono, invece, che i sintomi siano più frequenti nei giovani, le cui aspettative sono di lavoro, il burnout può essere affrontato chiedendo sostegno al proprio superiore, o al reparto risorse umane. A] contempo, è possibile accrescere il supporto sociale, non solo di colleghi e amici, ma anche dei familiari, cercando di bilanciare al meglio il rapporto lavoro-vita privata. Ognuno di noi può fare qualcosa per prevenire il burnout, in particolar modo riducendo lo stress, ma l’approccio da seguire varia comunque da persona a persona. * Rispettare le proprie esigenze (sonno, cibo, attività fisica ecc.) e risposare a sufficienza nei momenti di recupero dopo il lavoro: l'importante è ritagliarsi del tempo per fare ciò piace; * Fissare obiettivi ragionevoli, senza pretendere troppo da sé stessi; * Quando la mole di lavoro sembra davvero eccessiva, definire le priorità con il vostro superiore oppure, se è possibile, delegare ad altri alcune delle mansioni da portare a termine; * Evitare i conflitti con i colleghi e adottare un atteggiamento proattivo; * Condurre uno stile di vita sano (sport, dieta ecc.) per una maggiore resilienza nel fronteggiare qualsiasi tipo di esperienza stressante; * interagire con gli altri, i quali rappresentano una risorsa preziosa. Se al lavoro c’è un collega di cui ci si fida molto, si può anche provare a discutere con lui su come affrontare i problemi lavorativi; * coltivare un hobby al di fuori del lavoro, col quale è possibile decomprimere lo stress, dissociarsi temporaneamente dall’attività lavorativa; * lottare per una causa extra-lavorativa, a cui si tiene in modo particolare: “far del bene fa bene”. PROPOSTA PERSONALE DI RISOLUZIONE DEL PROBLEMA La resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili, che fanno pensare a un esito negativo. “Ciò che non lo uccide, lo rende più forte.” Cit-Friedrich Nietzsche La necessità di combattere ha la sua ragion d’essere nell’inevitabilità delle sconfitte, delle delusioni e dei conflitti quotidiani, fino a quegli sconvolgimenti esistenziali, come una violenza o la perdita di una persona cara, che spezzano l’ equilibrio preesistente. Nonostante tutto, è possibile ridefinire la propria sofferenza, la quale può essere vista come un valore aggiunto, e fonte di maggiore sensibilità, verso le bellezze dell’esistenza e le sofferenze altrui. “Se è vero che certe ferite non si rimargineranno mai completamente, qualunque trauma, se non vissuto passivamente come punizione o negazione della felicità, può rappresentare, nel suo accadere repentino e imprevedibile, un’occasione di realizzazione superiore, al pari della condizione del cigno che si è sviluppato a partire dal brutto anatroccolo.” Essere resilienti implica una dinamica positiva, una capacità di andare avanti, nonostante le crisi, e permette la ricostruzione, di un percorso di vita, superando le difficoltà. Ma che non rende invincibili: possono infatti verificarsi momenti, in cui le situazioni sono troppo pesanti da sopportare. Non esistono i Superman, e non si è dei supereroi per il solo fatto di essere stati resilienti in passato. 15 COMPONENTI CHE SVILUPPANO LA RESILIENZA 1. L’Ottimismo. La disposizione a cogliere il lato buono promuove il benessere individuale e preserva dal disagio e dalla sofferenza fisica e psicologica. Chi è ottimista tende a sminuire le difficoltà della vita e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi. 2. L’autostima si accoppia all’ottimismo. Avere una bassa considerazione di sé ed essere molto autocritici, infatti, conduce a una minore tolleranza delle critiche altrui, cui si associa una quota maggiore di dolore e amarezza, aumentando la possibilità di sviluppare sintomi depressivi. 3. La Robustezza psicologica è a sua volta scomponibile in tre sottocomponenti, e ilcontrollo la convinzione di essere in grado di controllare l’ambiente circostante, mobilitando quelle risorse utili per affrontare le situazioni, ® l’impegno con la chiara definizione di obiettivi significativi che facilita una visione positiva di ciò che si affronta, * lasfida, che include la visione dei cambiamenti come incentivi e opportunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicurezze. 4. Le emozioni positive, ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che ci manca. 5. Il supporto sociale, definito come l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati. È importante sottolineare come la presenza di persone disponibili all’ascolto sia efficace, poiché mobilita il racconto delle proprie sventure. Raccontare è liberarsi dal peso della sofferenza, e l'accoglienza gentile e senza rifiuti, o condanne da parte degli altri, segnerà il passaggio da un racconto tutto interiore, penoso e solitario (che può sfociare in forme di comunicazione delirante) alla condivisione partecipata dell’accaduto. IL PROFILO DELLA RESILIENZA: * Sopporta i dolori senza lamentarsi e regge le difficoltà senza disperarsi; * Hail coraggio di intraprendere con consapevolezza una via che sa essere tortuosa o, comunque, non la più semplice; * Amalavita per quello che è nel presente, e coltiva una propria spiritualità e virtù che moderano i timori di morte; * Ricordadi essere esposta al pericolo in quanto mortale, e allo stesso tempo affronta ciò che lo ostacola per cercare di superarlo con saggia audacia.
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