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La Sindrome di Down o trisomia 21, Appunti di Psicologia Generale

malattia genetica che consistente in un cromosoma in più nel soggetto affetto

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 20/08/2017

AlessiaRITA1
AlessiaRITA1 🇮🇹

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Sindrome di Down o trisomia 21 e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Sindrome di Down Perciavalle Insengnare ai bambini ad esprimersi attravaerso i gesti e condurli verso una più possibile indipendenza e autonomia è la finalità di questo progetto. Questo grazie alla coerenza perseveranza l’esempio che sono i fondamenti di qeusto progetto ovviamente perché se non si ha metodo non si può insegnare nessuna cosa e questo è ciò che si fonda il metodo domiciliare, metodo che si può utilizzare non solo con bambini con altre patologie ma anche con bambini normodotati proprio perche basato sull’efficacia e sull’esempio quindi vediamo qual è la terminologia della quale usufruiremo per illustrare questo progetto Comportamento o risposta F 0 E 0 si intende una qualsiasi azione che una persona rivolge sia ad un interlocutore che di un oggetto nell’ambiente circostante. Quindi quest’azione che una persona svolge verso un destinatario che può essere un altro interlocutore o un’oggetto prende il nome di comportamento o risposta. Ambiente F 0 E 0 è ovviamente tutto quello che circonda il soggetto in questione quindi il luogo dove si trova, cioè l’ambiente circostante che può includere anche persone e cose. Obiettivo o la meta F 0 E 0 altro non è il contenuto che ci prefiggiamo di trasmettere al bambino. Quindi l’obiettivo fulcro dell’insegnamento è rappresentato dal conseguimento di ciò che noi ci siamo prefissati di trasmettere al bambino. Gli obiettivi cambieranno di volta in volta in rapporto all’età del bambino che andremo a trattare, chiaramente se il bambino è neonato bisognerà far leva su altre cose che di mero interesse del neonato piuttosto se il bambino invece è nella fascia della scuola primaria si utilizzerà un altro approccio educativo e didattico. Conseguenza F 0 E 0 è tutto ciò che segue immediatamente nel tempo una riposta o un comportamento, ciò vuole dire che le conseguenze di un insegnamento possono essere molto importanti e possono essere conseguenze positive e negative. Ovviamente queste fanno seguito immediatamente ad un azione del bambino, quindi è chiaro che se l’azione del bambino è positiva andrà a rinforzare , se invece è negativa andrà scoraggiata. In generale le conseguenze sono tutto ciò che segue ad un comportamento di un bambino, identificandole le tipologie del comportamento quindi positive o negative , le conseguenze avranno due ramificazioni (positive o negative). Le strategie sono strategie di intervento affinche si possono ottenere i benefici sperati. Possono essere tecniche, o possono essere raggruppate in due categorie che sono : - l’uso dei prompt, che sono i suggerimenti o aiuti, i prompt possono essere verbali e non verbali di cui ci si avvale per avvicinare il bambino al comportamento che noi desideriamo lui metta in atto, quindi i prompt altro non sono che aiuti affinche il bambino possa raggiungere l’obiettivo o la meta cioè la posizione del contenuto che ci siamo prefissati di ottenere Le strategie quindi sono l’adottare questi comportamenti (prompt) al fine di ottenere l’obiettivo o la meta che ci siamo prefissati di ottenere. L’uso delle conseguenze Le conseguenze sono tutto ciò che segue ad un determinato comportamento messo in atto dal bambino, possono o rinforzare qualora il comportamento sia positivo tale comportamento oppure scoraggiare il comportamento del bambino qualora esso è stato negativo e noi vogliamo che non lo ripeta più e riduca il numero di volte, inzialmente per poi non riprodurlo più quindi indebolirlo. Nel caso che sianno positive andranno rinforzate, nel caso che siano negativi i comportamenti del bambino si agirà per indebolire il comportamento. Le conseguenze che rinforzano il comportamento sono detti rinforzi o rinforza tori, quindi l’uso del rinforzamento dopo il comportamento del bambino è la strategia da privilegiare in ogni modo durante e quindi durante l’insegnamento di un nuovo obiettivo o meta perché attraverso il rinforzo si ottiene il maggior numero di risultati , piuttosto che agire con conseguenze negative al fine di indebolire un comportamento. Attenzioneremo in particolare i rinforza tori. Quali sono gli oggetti o le azioni che rinforzano? Ovviamente sono le più varie in base all’età e alla tipologia del bambino che andremo a trattare. Infatti ci sono i rinforza tori sociali che sono le lodi o i complimenti “bravo bambino” “ mi piace quello che stai facendo” “continua così”, sono degli stimoli verbali. Poi ci sono i rinforza tori fisici come ad esempio il contatto fisico o un aiuto fisico può essere inteso come rinforzatore. Il contatto fisico come rinforzatore è ad esempio una carezza, un abbraccio, uno sguardo incoraggiante oppure lo stesso atteggiamento dell’educatore che sorride o annuisce lo incentiva al proseguo dell’azione positiva; persino la vicinanza può costituire un rinforzo sociale può costituire un rinforzo perché laddove il bambino viene incentivato a compire un lavoro che potrebbe già compiere da solo, la presenza dell’educatore è un rinforzo al fine di completare con successo l’azione. C’è poi anche un gruppo di rinforzi che sono i rinforzi tangibili , che sono costituiti dagli oggetti che sono delle gratificazioni materiali che possono essere caramelle, giocattoli, piccoli premi che sortiscono un fatto del tutto gradito. Va detto che vanno utilizzati con molta parsimonia i rinforzi materiali perche tendenzialmente possono costituire un ricatto da parte del bambino, infatti spesso se si leva per esempio nella somministrazione del rinforzo materiali ovvero il rinforzo affinchè sia valido va dato immediatamente dopo il comportamento positivo se passa un lasso di tempo da quando il bambino ha compiuto il comportamento positivo a quando diamo il rinforzo , in quel lasso di tempo il bambino potrebbe invalidare il comportamento precedente, prendere un atteggiamento irrilevante e quindi interpretare il nostro come utile oppure di sbagliato. Quindi se ad esempio noi chiediamo al bambino di mettersi correttamente seduto, in maniera composta , lui lo fa e subito dopo si accascia e noi diamo il rinforzo materiale quando lui si accascia ovviamente lui penserà che è quello il comportamento che va rinforzato . quindi in ogni caso qualsiasi rinforzatore va dato immediatamente al termine del comportamento positivo e in ogni caso quelli materiali vanno gestiti con parsimonia perché altrimenti potrebbero essere usati come ricatto come abitudine del bambino. Come abitudine nel senso che li vuole a prescindere dalla nostra decisione di dargliele e quindi è sbagliato e quindi non deve essere un obbligo assoluto ma una piacevole sorpresa , e in secondo luogo perché potrebbe utilizzarli come ricatto per intraprendere un’attività quindi visto che a breve gli darai la caramella dammela adesso se no non inizio a fare il compito. Quindi questo rinforzo al fine di scoraggiare un comportamento negativo che è scarabocchiare sui muri. Bisogna sempre essere attenti e recettivi a valutare se un bambino ha messo in atto o meno dei comportamenti positivi. Per esempio se, si vuole scoraggiare che il bambino butti parte della merenda per terra si possono rinforzare i momenti in cui mangia da solo; sapendo che lui viene premiato con qualcosa di particolarmente allettante quando mangia in modo educato quindi quando termina la merenda prende la carta e la getta nel cestino, ovviamente sa che se farà correttamente quel comportamento riceverà un premio altrimenti non riceverà niente, verrà ignorato o in time out, quindi non ha motivo potendo scegliere di rinunciare ad una gratificazione positiva per avere invece un aspetto negativo conseguente alla scelta sbagliata, quindi basta agire cercando di agire valutando il meglio in ogni circostanza ed è abbastanza semplice, basta utilizzare il buon senso. Abbiamo anche parlato degli Aiuti o Prompts ( rinforza tori, che possono essere FISICI = possono essere più semplici e più indicati in una fase iniziale di addestramento; possono essere delle carezze, degli incoraggiamenti, degli sguadi incoraggianti o la sola presenza, ma possono essere dei veri e propri aiuti. In che modo? Se io dico al bambino con il quale sto interagendo “laura vieni qua” e lei è in una condizione di difficoltà per poterlo fare autonomamente io la prendo per mano e l’accompagno ad avvicinarsi a me. Questo è un prompt fisico oppure “marco alzati” un prompt fisico potrebbe essere quello di spingere le braccia del bambino affinche si alzi in piedi. I prompt fisici sono più facili di quelli verbali quindi uno step inferiore di addestramento perché l’aiuto fisico deve gradualmente scomparire lasciando il posto solo ed esclusivamente all’aiuto verbale che cmq preferibile, perché anche suggerire cosa deve fare verbalmente al bambino non toglie il dovere di farlo mentre il farlo fisicamente chiaramente è come scontrarsi un’aiuto, quindi inizialmente va bene però è opportuno che gradualmente vengano ridotto i prompt fisici. Un altro esempio di prompt fisico è quello di rotolare il bambino affinche è il suo braccio per aiutarlo a infilare un anello nel suo bastone, quindi questa è un azione già più complessa (infilare l’anello nel bastone che gli abbiamo dato) se ovviamente lui non sa come iniziare l’azione noi guidiamo il braccio nella direzione giusta però è normale che bisogna far vedere come si procede, successivamente si dovrà sostituire con indicazioni verbali del tipo “ avvicina il braccio e cerca di centrare il bastone” e non sostituendoci noi prendendogli il braccio. La maggior parte dei programmi d’insegnamento presentati prevedono i due tipi di prompt prima quelli fisici e poi quelli verbali che alla fine rimarranno gli unici prompt utilizzati quando l’insegnamento è ad un livello più avanzato. Quindi abbiamo fatto l’esempio delle direzioni da seguire, quindi si può guidare la mano del bambino oppure si possono fornire comportamenti in modo verbale in base al livello di insegnamento che abbiamo conseguito fino a quel momento e il bambino una volta che avrà compreso anche le istruzioni verbali, perché c’è da dire che si può agire con bambini così piccoli che non è in grado di comprendere le istruzioni verbali quindi questo è un altro dei motivi per cui tendenzialmente si può prolungare l’utilizzo dei prompt fisici. Il bambino deve essere guidato in base all’età di esordio dell’avviamento a comprendere solo ed esclusivamente i prompt verbali Spesso oggetti nel nostro ambiente possono essere utilizzati come dei “ suggerimenti percettivi” in questo caso si chiameranno CUE sono stimoli in grado di influenzare in modo vario ma non diretto il comportamento atteso. Quindi ad esempio carta e matita possono indurre un soggetto che è seduto e che sta osservando una proiezione a scrivere o a disegnare, quindi in questo caso carta e matita non sono dei prompt ma sono dei cue , suggerimenti percettivi, che possono indurre spontaneamente se vuole il soggetto a scrivere o a disegnare ma deve essere cmq una sua scelta. Quindi non è un imposizione ma un suggerimento a compiere un’azione così come noi forniamo dei cubi colorati è molto probabile che il bambino abbia voglia di assemblarli formando delle figure (come i lego o costruzuioni) è chiaro che cmq è una sua scelta, cioè non è una consegna, non gli vado dire “costruisci una torre”, gli so del materiale e se lui vuole e si sente può sfruttare il fatto di avere i cue per costruire la torre. I Cue o stimoli percettivi sono dei suggerimenti per raggiungere eventualmente a una meta. Infatti è preferibile non alterare il valore dei cue che sia spontaneo che non segua al comando “ cosa potresti fare con questi cubi?” “perché secondo te ti ho dato questi cubi?” perche in questo modo anche se il bambino non fosse interessato o per mancanza di maturità o per disinteresse nei confronti di questa tipologia di attività, in quel modo si sente in dovere di dare una spiegazione e di collaborare. Quindi il valore massimo dei cue è quando possono essere adoperati autonomamente dal bambino. Quindi per esempio è importante che il bambino impari a muoversi spontaneamente per raggiungere l’oggetto che desidera e quindi non solo in risposta all’indizione verbale, quindi ovviamente se il bambino deve essere condotto all’autonomia a mangiare da solo non deve essere tutta la vita una routine prendi il piatto, mettilo a tavola, prendi il bicchiere mettilo davanti al piatto,lui da solo deve riuscire a ripetere mentalmente la routine e a metterla in atto da solo quindi senza ricorrere sempre ai suggerimenti dati da chi gli sta attorno, questo è importante affinche riesca piano piano a essere sempre più autonomo, Due esempi su l’uso degli aiuti fisici e verbali nei programmi d’insegnamento servono a concludere il senso di programma e sono di due differenti tipi. Il primo è indicato per i bambini più esperti e di livello più avanzato e il secondo è indicato per bambini molto piccoli (2-3 anni d’età) Esempio 1: insegnare al bambino ad inserire un pezzo di puzzle nel posto giusto Come si può fare? Si mostrano i pezzi e inizialmente i pezzi devono essere molto grandi e il pezzo da inserire va messo nella stessa posizione ma non incastrato in modo tale che il bambino avrà un’estrema facilità avendo capito già dove si trova il tassello per incastrarlo e se per caso non lo dovesse fare lo aiutiamo noi, prompt fisico, guidando la sua mano. Un altro livello successivo di insegnamento del puzzle è prendere il pezzo mancante e spostarlo dal posto corretto lasciando quel posto vuoto, anche in quel caso se il bambino spontaneamente da solo riesce a capire lo farà, magari guidandolo verbalmente, se al comando verbale “dov’è la tessera che manca? Perché non la inserisci nel posto vuoto” lui non dovesse rispondere guidiamo la sua mano e la portiamo nel posto desiderato. Il terzo livello di difficoltà è aggiungere due tessere mancanti in due posti diversi, cosicché lui può valutare quale è adatto ad una posizione, quale ad un’altra essendo diverse le tessere del puzzle, oppure alla fine mettere le tessere in posti qualunque e non in posti vicini al puzzle e quindi lui se nel paino d’appoggio trova la tessera del puzzle, la prende e la inserisce nel posto mancante. Quindi sono tutti step successivi di difficoltà che vanno utilizzati in base ai progressi ottenuti fino a quel momento dal bambino. Quindi se il bambino ha una difficoltà notevole ovviamente si perderà più tempo negli step iniziali ricorrendo ai prompt fisici e solo successivamente eliminandoli a favore dei prompt verbali. Solo dopo aver eliminato i prompt verbali si passerà al libello successivo di difficoltà nell’ambito dell’esercizio. Ovviamente in questo programma gli aiuti sono stati ridotti gradualmente e questo è fondamentale nell’illustrazione degli esercizi perché il bambino deve essere sempre condotto presso la più auspicabile autonomia. Il secondo esercizio più adatto a bambini piccoli, insegnare al bambino ad alzare lo sguardo per entrare in contatto oculare con l’adulto. Questo è molto importante e questa è una tecnica che deriva dai esperimenti ecologici?? Condotti sugli animali, con i quali si usa il tiggers, aggegino che fa un rumore tipo trip e il cane piano piano viene addestrato a dare attenzione udendo quel suono. Questo sistema serve a distogliere, per esempio gli animali da un comportamento errato nel momento in cui sentono quel suono e vengono addestrati a rispondere alla nostra volontà appena sentono il tiggers. Allo stesso modo Dobbiamo insegnare al bambino ad entrare in contatto oculare con noi quando vogliamo che lui ci presti attenzione. Questo è importantissimo, soprattutto quando dobbiamo interagire con un bambino particolarmente piccolo, quindi cosa si può utilizzare? Un giocattolo, il suo bambolotto preferito, lo si mette vicino al viso, in modo tale che il bambino inizialmente presti attenzione al giocattolo che lui gradisce particolarmente quindi non al viso, ovviamente una volta che il bambino sta guardando il giocattolo noi spostiamo il giocattolo e lo mettiamo davanti agli occhi in modo tale che il bambino ci guardi negli occhi dicendogli “ guarda i miei occhi” in modo tale che lui capisce di associare il giocattolo all’altezza degli occhi, piano piano allontaniamo il giocattolo dal nostro campo visivo scendendo sempre più verso il naso e il mento fino al petto ma richiedendo sempre al bambino di continuare a mantenere il contatto oculare, se il bambino cesserà il contatto oculare non allontaneremo il giocattolo e riprenderemo l’esercizio fino a che lui non solo otterrà di guardare il nostro sguardo ma di rispondere anche al richiamo vocale del suo nome, ad esempio “marco guardami negli occhi” e così lui già istintivamente alla pronuncia del suo nome deve guardarci negli occhi. Tutto questo è fondamentale per velocizzare qualsiasi insegnamento, quindi sono quei pre-requisiti necessari al fine di poter istaurare un rapporto con un bambino soprattutto quando è molto piccolo. Infatti in questo caso è stato assolutamente apprezzato l’aver usato il prompt, cioè il giocattolo preferito dal bambino per far acquisire il comportamento “di guardami negli occhi” e poi alla pronuncia del nome senza dover dire guardami negli occhi lui lo faccia spontaneamente.
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