Scarica Il ruolo delle donne nella società del Seicento: discriminazioni e limitazioni e più Slide in PDF di Storia solo su Docsity! La società del Seicento Il ruolo delle donne Discriminazioni antiche: il destino delle donne Nascere maschio o femmina non è mai stato, in nessuna civiltà, indifferente. Appena il neonato emette il primo vagito, la mentalità comune classifica la bambina in un gruppo distinto, il “genere” femminile, e le assegna un ruolo radicalmente diverso da quello che attribuisce al “genere” maschile. Ciò è in parte vero ancora oggi e tanto più lo fu nelle società basate sull'agricoltura, che chiamiamo “pre-industriali”. In Cina, fino a pochi anni fa, veniva praticato addirittura l'infanticidio femminile di massa. Fin dalle origini queste società crearono due sfere: una pubblica, riservata al maschio, una domestica, per la femmina, che non poté fare politica, giudicare nei tribunali, insegnare, predicare, combattere. Le donne nelle corporazioni Nel Basso Medioevo, in Germania, gruppi femminili di merciaie erano organizzate in gilde armate che compivano lunghi viaggi per recarsi alle fiere stagionali delle varie città; alcune di esse avevano accumulato un capitale che consentiva loro di restare in sede, mandando in giro le proprie sottoposte, e di investire il denaro anche in altre imprese. Ovunque nacquero corporazioni femminili nel settore tessile, che comprenderà anche sarti, pellicciai, fabbricanti di sacche e cinture. Donne erano le filatrici d’oro e le ricamatrici della seta. Una volta entrate in una corporazione, le donne potevano lavorare, comprare e vendere esattamente come gli uomini e alcune fecero fortuna. L'imprenditoria femminile era particolarmente presente anche nel settore della produzione alimentare, che comprendeva i prodotti da forno con le loro varie specialità, dalla panificazione alla pasticceria, la macellazione della carne, la spremitura dell'olio, la produzione della birra. Non di rado ci si imbatteva in donne impegnate in lavori pesanti e "tipicamente maschili', dalla metallurgia all'edilizia. Scuole femminili Nel Basso Medioevo, “cultura” significava non solo leggere e scrivere, ma anche conoscere il latino, senza il quale non ci si poteva accostare né alle Sacre Scritture o ai trattati di teologia né ai testi di pittura, architettura, economia, medicina. Normalmente le giovani d'alto rango venivano educate in casa, nei rigidi confini delle stanze riservate alle femmine. Però nel Duecento le ragazze delle grandi città delle Fiandre potevano uscire di casa e frequentare le scuole. A Parigi, una delle metropoli europee più aperte alla cultura, si contavano alla fine del XIII secolo ventuno maestre di scuola all'anno e alcune donne dirigenti di scuole elementari femminili. Nell'Italia settentrionale c’erano scuole per ragazzi e ragazze. Donne medico Rilevante fu l'attività delle donne in medicina, nel campo tradizionale dell'ostetricia, ma anche in quelli della medicina generale e di alcune branche specialistiche, tra cui la chirurgia. Le donne giunsero rapidamente a far concorrenza agli uomini, formati nelle università. Questi ultimi, però, difesero gelosamente la loro posizione, relegando tutti i chirurghi, donne comprese, alla più umile condizione di “barbieri” e schiacciando con ogni mezzo la concorrenza femminile, ritenuta pericolosissima. In Italia e in Francia le università chiusero le porte alle studentesse e denunciarono a raffica donne che, senza essere laureate, esercitavano con successo la medicina da venti o trent'anni. In Germania le cose andarono un po' meglio, tanto che nel XV secolo la città di Francoforte assunse ufficialmente sedici donne medico. Si afferma la famiglia patriarcale II lavoro dei predicatori ebbe tanto successo anche perché gli Stati nazionali e regionali avevano deciso anch’essi di chiudere le porte alle donne. Tra Quattrocento e Cinquecento la donna non poté più ereditare la sua stessa dote matrimoniale e divenne proprietà del marito; fu esclusa dalle università e da ogni genere di scuola pubblica, non poté più fondare aziende né iscriversi a un'associazione artigiana o mercantile; le fu vietato persino di testimoniare in tribunale. Insomma tornò a essere ciò che l'uomo desiderava che fosse: “Una donna è figlia, sorella, moglie e madre: una semplice appendice della razza umana”. La porta si chiude “Nessuna donna può esercitare un mestiere anche se ha le stesse capacità di un uomo”, si legge in un trattato sul diritto artigiano del XVI secolo. Questa frase può essere presa a simbolo della fine della presenza femminile nel mondo delle professioni. Già all'inizio del XV secolo si moltiplicarono i conflitti tra garzoni e apprendiste e tra maestri di corporazione e artigiane. Nel secolo successivo, la rimozione della donna dal lavoro organizzato era quasi interamente compiuta. La donna fu relegata nella sua vecchia condizione:l'isolamento. Nel manuale di diritto del lavoro citato sopra si legge anche: “Il destino della fanciulla è il matrimonio, e non si può prevedere chi le toccherà in sorte; un'abile calzolaia non servirà affatto a un fabbro,perciò inutilmente cercherà di imparare un mestiere". Il senso era: le donne devono solo "aiutare", le loro eventuali competenze non interessano.