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La societa di antico regime xvi xviii secolo di gian paolo romagnani, Sintesi del corso di Storia

Riassunti del saggio di Romagnani

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

Caricato il 06/03/2015

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cacca123 🇮🇹

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Scarica La societa di antico regime xvi xviii secolo di gian paolo romagnani e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani Capitolo 1: il lavoro dello storico “Storia” in italiano significa: - divenire degli eventi nel corso del tempo - Un racconto - La storia narrata e interpretata dagli uomini In inglese invece si distingue “story” (la storia raccontata) da “history” (la storia degli storici). In italiano in breve distinguiamo tra “storia” e “storiografia”: noi non conosciamo nulla della storia che non sia passato attraverso il filtro di interpretazione di uno storico. Quindi la storia è storiografia, disciplina sociale che ha come coordinate lo spazio e il tempo. Lo storico è il testimone che fornisce una lettura del passato, soggettiva e smentibile. Nel medioevo era il testimone che aveva visto di persona i fatti, dal Rinascimento questo non è più garanzia di veridicità, anzi spesso è considerato un inquinamento di prove. Nessun testimone è consapevole della portata storica degli eventi che vive. Nel 1975 FURET in un articolo parla di come lo storico deve avvicinarsi all’approccio scientifico, lavorando più sui singoli avvenimenti che sul lungo periodo, ma per fare questo sarebbe stato necessario eliminare gli avvenimenti singoli. STONE in un altro articolo parla di un ritorno alla narrativa, consapevole che narrazione e eleganza stilistica sono elementi fondamentali del discorso storico. Fare storia significa sempre “raccontare” una storia, l’unica cosa che dà senso ad avvenimenti e vite umane non collegabili fra loro. Il discorso storico è formato da: - descrizione dove lo storico espone i fatti e i documenti relativi - Interpretazione dove lo storico espone le proprie considerazioni. Nella narrazione si ricorre allo stile e alle tecniche della letteratura che possono anche giocare sulle emozioni del lettore, ma nell’analisi si ricorre allo stile della saggistica, astratto e concettuale. Lo storico aspira alla veridicità, per cui non solo fa sapere a verità su avvenimenti passati, ma porta delle prove che mostrano che si tratta della verità. Deve far credere che ciò che dice è la verità, sapendo che non è mai verità assoluta e indiscutibile. Conoscere le società di antico regime significa conoscere - le fonti che gli storici hanno usato per darcene un’interpretazione - La storiografia: opere che le riguardano - Concetti, schemi e parole chiave che ha elaborato la storiografia - I grandi dibattiti degli storici Il documento si definisce rispetto al passato (il mondo di cui è testimonianza), la fonte si definisce rispetto al futuro (la conoscenza che lo storico vuole ricavare dal documento). Fonti: tutto ciò che si riferisce al problema che interessa lo storico. - dirette o indirette - Manoscritte o a stampa - Oggetti (opere d’arte, manufatti..) - Tracce (in lingua, tradizioni, leggende, territorio, musica..) - Norme o istituzioni Bibliografia: tutto ciò che è stato scritto sul problema che interessa allo storico. - Primaria: libri frutto di una ricerca diretta sui documenti - Secondaria: libri scritti lavorando su altri libri. Uno storico per riuscire bene nel suo lavoro dovrebbe anche conoscere: - filologia - Paleografia (studio delle antiche scritture) - Diplomatica (studio di antichi diplomi o documenti) - Codicologia (studio di codici antichi) 1 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani - Grafologia (studio delle forme di scrittura antiche o moderne) - Epigrafia (studio di antiche epigrafi su pietra o marmo) - Sfragistica (studio dei sigilli delle lettere) - Numismatica (studio delle antiche monete) - Araldica (studio degli antichi emblemi e stemmi) Archivio: luogo di conservazione dei documenti e memoria organizzata di un’istituzione. BURCKHARDT definiva il “rinascimento” il rinnovamento di civiltà: nell’Umanesimo vedeva la rottura degli intellettuali italiani con il passato medievale oscurantista e la loro volontà di formare una nuova civiltà su valori laici e individualistici. BURDACH per contro sottolineava il carattere romantico, mistico-religioso e antimoderno che sarebbe nato in Germania da cui sarebbe nata la Riforma luterana. BARON, di fronte al fascismo, al nazismo e al comunismo di Stalin, ha parlato di “umanesimo civile” come antidoto alle barbarie e ai totalitarismi. Il dilemma se il Rinascimento sia stato la fine o l’inizio di qualcosa è irrisolto. Uno stereotipo diffuso è quello per cui il ‘700 è identificato con l’Illuminismo, senza pensare che questo fenomeno è stato di minoranza, che la maggior parte del popolo credeva alle streghe e al diavolo, c’erano processi di stregoneria e che il culto dei santi era diffusissimo. Capitolo 2: Le molte dimensioni della modernità Le periodizzazioni servono a rendere pensabili i fatti. Per costruirne una è necessario: - definire dei punti di partenza - Usare unità di misura comparabili - Individuare epoche con un segno comune - Creare categorie storiografiche su cui basare delle interpretazioni L’età moderna è una ci queste categorie. “Moderna” significa “più recente”: da qui l’equivoco tra moderno e contemporaneo, nell’indicare epoche storiche a noi vicine. Fino a pochi anni fa molti manuali facevano iniziare l’età moderna con il 1453 (caduta di Costantinopoli e fine dell’Impero romano d’Oriente), data eurocentrica e occidentocentrica (antropologica). Se invece si sceglie il 1492 ci si richiama alla scoperta del Nuovo Mondo. In Germania la data d’inizio è il 1517, data dell’affissione delle 95 tesi di Wittenberg da parte di Lutero. In Francia l’età moderna finisce nel 1789 con la Rivoluzione francese, ma in Italia si preferisce il 1815 come fine con la Restaurazione. Altri indicano il 1861 (proclamazione del Regno d’Italia) come vera fine dell’antico regime. La categoria di antico regime è statica perchè descrive le caratteristiche di un sistema sociale e politico che si è affermato in Europa fra ‘500 e ‘700. 4 fattori fondamentali nello studio di una società: - economico: regime a base agricola, commercio e scambio di prodotti. Prevale la proprietà feudale o ecclesiastica, anche se esistono manifatture tessili significative. - Sociale: la società si riconosce per ceti, corpi, ordini e non per individui. Ognuno di essi ha privilegi giuridici indiscutibili se non dal potere politico dominante. - Politico: prevale l’assolutismo monarchico (Francia, Spagna), la monarchia inglese fa eccezione perchè aveva organi di rappresentanza forti che non perdono mai le loro funzioni, anche in periodo di crisi. - Culturale: rispetto della tradizione, l’autorità degli Antichi domina sui Moderni. Cultura elaborata e fruita solo da élite, gli intellettuali dipendono da un potere politico o ecclesiastico e non possono vivere del loro lavoro. Cambiamenti che segnarono il mondo tra metà del ‘400 e fine del ‘700: 2 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani Nell’urbanistica e nella toponomastica si possono ancora vedere l’importanza di varie caratteristiche: il palazzo del podestà, la casa dei mercanti, il Duomo e il palazzo vescovile dovevano essere immediatamente riconoscibili. Una città in antico regime poteva chiamarsi così solo se aveva - mura difensive - Guarnigione - Uffici giudiziari o magistrature - Mercato Ciò che caratterizza una città è la presenza di privilegi, concessi e riconosciuti dal sovrano, menzionati negli statuti che rappresentano il documento con cui la città è riconosciuta come potere amministrativo. Il privilegio più importante è l’autoamministrazione, il poter eleggere i propri organi di governo. Gli abitanti della città di antico regime sono, in ordine d’importanza: nobili, ecclesiastici, professionisti, artigiani, servi, poveri. Ma chi abita in città non è per forza un cittadino: la cittadinanza è un privilegio per pochi, solo di chi è in possesso di un documento. L’organo amministrativo principale è il Consiglio comunale d cui fanno parte solo le famiglie più eminenti. Sotto al patriziato urbano esiste un ceto borghese formato da mercanti che si riconoscono nelle Corporazioni di mestiere o dei professionisti che si riconoscono nei Collegi delle arti. Il lavoro artigiano era una caratteristica della città: vita rumorosa e disordinata delle botteghe, aperte sulle strade cittadine. La grande finanza, il commercio internazionale, aveva più incidenza sull’economia cittadina, ma influenzava meno il clima e la fisionomia urbana. Corporazione: associazione di persone con fini comuni (mestiere o professione), dotata di diritti, poteri e obblighi. Imponeva regole comuni ai suoi membri, e nei confronti delle altre Corporazioni definiva i propri ambiti giurisdizionali. Si tutelavano gli interessi dei soci presso le autorità pubbliche, la disponibilità di botteghe o impianti e l’accesso facilitato alle materie prime. Presto le associazioni di mestiere si trasformarono in corpi privilegiati. Fra ‘400 e ‘500 si fece più netta la distinzione tra lavori manuali e attività professionali. Gli artigiani erano i cittadini per eccellenza: Arte è il mestiere, insieme accumulato di saperi e pratiche, tecniche e segreti che si trasmettono di generazione in generazione e che spesso fanno la forza di una Corporazione. Ogni Arte ha degli specialisti diversi per ogni città (a Venezia erano più importanti i fabbri, mentre a Brescia c’erano gli spadai, ecc.). Dentro la bottega: alla base della gerarchia stanno i garzoni, adolescenti non salariati; poi i lavoranti salariati e con casa propria; poi i maestri, titolari delle botteghe artigiane. Di solito nelle botteghe stavano non più di 4 o 5 persone, maestro compreso. Non sempre c’erano relazioni amichevoli: l’abbandono di una bottega per un’altra era spesso un trafugamento di segreti del mestiere, veri e propri furti punibili con pene severe. I contratti di apprendistato erano a carico della famiglia dell’apprendista: il lavoro non era retribuibile perchè svolto in periodo di formazione. Periodicamente si creava una commissione di maestri che giudicava i prodotti del lavoro per consegnare o meno il titolo di maestro: era la nostra tesi di laurea. La collocazione dei lavoranti nelle botteghe era regolata dalla Corporazione: il maestro richiedeva subito il giuramento di obbedienza e fedeltà. In Germania per esempio la protesta contro i maestri si realizzava con l’abbandono collettivo delle città da parte dei lavoranti di un’Arte, a volte provvisoria a volte definitiva. Le Corporazioni potevano bloccare un intero settore con forme organizzate di astensione dal lavoro. Nascere donna era nascere in una categoria inferiore: nessuna attività economica poteva essere svolta da una donna, in alcune Corporazioni poteva subentrare al marito o al padre defunto, ma non ricopriva cariche sociali, in rari casi, come le tessitrici parigine di berretti di seta o delle filatrici d’oro di Colonia erano autorizzate Corporazioni femminili o miste, ma sempre sotto tutela degli uomini. Capitolo 5: I ceti borghesi e le origini del capitalismo 5 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani “Borghesi” fra ‘400 e ‘500 erano gli abitanti di una città dotata di privilegi, di diritti di cittadinanza, titolari di un’attività, proprietari di una casa e di altri beni e iscritti nei ruoli del fisco. Le borghesie di antico regime sono formate da 2 gruppi di riferimento: - i proprietari e gli uomini d’affari - I professionisti e i funzionari L’economia era naturale di sussistenza o monetaria di mercato? C’era chi proponeva il baratto come forma prevalente e chi contrapponeva un’economia di autoconsumo. Oggi si è dimostrato che, mentre la moneta si affermava, lo scambio di beni resisteva e si consolidava, non rappresentando per forza un segno di arretratezza economica. In certi ambiti la moneta circolava ampiamente, mentre in altri dominava il baratto: la moneta era usata per certi impieghi e non per altri (il pagamento di tributi, ma non l’acquisto di beni). Ogni territorio aveva la propria moneta e tutte avevano libero corso ovunque. Nessuna aveva valore facciale, il suo valore ufficiale era stabilito dall’autorità, ma il valore reale corrispondeva al peso del metallo che la componeva e che variava a seconda delle diverse fusioni o a seconda delle operazioni fraudolente di commercianti: l’erosione e la limatura delle monete d’oro diminuiva il valore reale, mentre la doratura o l’argentatura camuffava monete di metallo. Si pensa che la nascita del capitalismo coincida con la nascita del credito a breve termine basato sulle lettere di cambio: il credito era gestito dai grandi mercanti che prestavano e anticipavano il denaro ad alti tassi di interesse. Con le lettere di cambio si trasferiva denaro a distanza. I negozianti erano mercanti con sedi nelle principali città commerciali europee: Genova, Lione, Siviglia, Amsterdam, Londra.. Il Banco di San Giorgio di Genova, fondato nel 1408, fu la prima grande banca di Stato. Case di lavoro: create da fine ‘500 in Inghilterra, in Olanda e in altri paesi del nord Europa, sono le più grandi concentrazioni di lavoratori in stabilimenti. Fino al ‘700 la tipologia più diffusa in Europa è la bottega artigiana o la manifattura diffusa, senza una precisa struttura fisica dove concentrare il lavoro. “Rivoluzione industriale”: termine coniato nel 1880 da TONYBEE e rielaborato da MANTOUX nel 1905, indica la trasformazione epocale dalla metà del ‘700 in Europa con l’affermarsi dell’economia di mercato, del macchinismo e del sistema di fabbrica. La macchina a vapore inventata nel 1691 da Papin, realizzata nel 1712 e brevettata solo nel 1769 è il simbolo più evidente di questa trasformazione. Protoindustrializzazione: categoria creata da MENDELS che nel 1972 vi raggruppò tutte le manifatture che ci sono sviluppate prima della piena affermazione del sistema di fabbrica nell’Inghilterra del ‘700. Sono produzioni manifatturiere basate sui contadini, dispersi sul territorio e con massiccio impiego del lavoro a domicilio: in Italia nel ‘600 la manifattura si era spostata fuori dalle città per aggirare i vincoli corporativi e trovare manodopera a basso costo costante. La concentrazione dei lavoratori in uno stabilimento apparve la scelta più giusta per consentire sia un miglior controllo e disciplinamento della manodopera che un miglioramento di qualità della produzione e una rapida meccanizzazione delle varie fasi di produzione. ROCHE sostiene che non si può consumare altro che quello che si è prodotto, ma la trasformazione dei beni precede la domanda. Un bene prodotto, come un paio di scarpe, può non essere richiesto finchè il contesto sociale non lo rende fruibile a gruppi che prima non lo utilizzavano. Se per esempio i contadini polacchi usano gli zoccoli, la presenza sul mercato di scarpe a prezzo moderato non ne fa quindi un oggetto di desiderio. Ecco perchè Roche dice che è la produzione e il consumo degli uomini che creano i beni attraverso il lavoro e con il valore che danno agli oggetti, tenendo conto dell’utilità e del valore simbolico. Nel ‘700 si afferma un consumo di massa, rendendo le differenze sociali meno evidenziate: abbigliamento, riscaldamento, illuminazione, arredo, cibo, trasporti, cultura diventano per tutti, anche se con notevoli differenze di qualità. È la società dei consumatori che accetta di accogliere e consumare prodotti di minor qualità ma a miglior prezzo. Si impone la “necessità del superfluo”. La “rivoluzione dell’igiene” ha rappresentato un miglioramento delle qualità di vita dell’Europa, favorendo una minor diffusione delle malattie e un aumento della vita media. 6 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani Si introducono vetri trasparenti di grandi dimensioni nelle case, l’illuminazione delle strade determina sia maggior sicurezza che la possibilità di allungare l’orario di lavoro, le stufe di ceramica e ghisa sostituiscono focolari e caminetti: sono trasformazioni che rendono le case più simili alle nostre di oggi. Compaiono i corridoi che collegano le stanze e consentono una differenziazione funzionale, i primi servizi igienici interni, armadi e comò in verticale sostituiscono cassapanche e bauli orizzontali, ci sono poltrone e divani e i letti ormai hanno tutti materasso e lenzuola. Le cucine e le sale da pranzo hanno credenze dove sono riposte stoviglie e vasellami, nelle case di uomini di cultura non possono mancare una biblioteca e una scrivania. Ci sono trasformazioni decisive anche nell’abbigliamento: i prodotti in cotone soppiantano quelli in panno e lana, consegnando la seta a un mercato di nicchia e di lusso. Tutti indossano la biancheria e la camicia è cambiata quasi ogni giorno. Gli abiti più leggeri vanno sostituiti più spesso, incrementando il mercato. La moda diventa un’industria e il gusto si raffina e si estende ai ceti medi: il polsino di pizzo non è più solo dei nobili, il bottone soppianta spilla e lacci, il corpetto femminile si diffonde anche tra il popolo, così come le scarpe con i tacchi alti. La parrucca si riduce di dimensione e si estende anche alla borghesia e ai ceti medi. Capitolo 6: Le nobiltà europee L’ “aristocratico” nell’antica Grecia era chi si distingueva fra tutti per valore, non era nobiltà di sangue. Nell’antica Roma era chi apparteneva a una delle famiglie originarie della città e aveva il diritto di sedere in Senato. Nel medioevo “nobile” era chi per nascita o per titolo concesso dal sovrano godeva di privilegi. I 3 elementi della nobiltà antica erano natali illustri, virtù e coraggio militare, possesso di una casa e una terra. La nobiltà è un ceto, un ordine o uno stato. “Ceto” è un gruppo sociale distinto per la sua posizione all’interno della gerarchia sociale. “ordine o stato” è un gruppo sociale distinto per la sua posizione giuridica all’interno di una gerarchia prestabilita. DUMèZIL, storico, ha mostrato come la tripartizione sociale sia una delle caratteristiche di ogni società: oratores (impegnati nel governo della cosa pubblica e nella preghiera) bellatores (impegnati nella difesa) laboratores (impegnati nel quotidiano mantenimento e alla riproduzione della comunità). Nobiltà: ceto privilegiato che costituisce l’élite dell’antico regime, ha il controllo politico e sociale. Si distingue per nascita, ruolo sociale e possesso, è propensa alla conservazione e alla difesa della tradizione. I principali titoli della nobiltà sono: - duchi: prima sono i comandanti militari e poi i governatori dei territori conquistati, in età carolingia sono i grandi feudatari cui spetta il governo ereditario delle varie province (ducati) per conto del sovrano - Marchesi: governatori delle marche, province di confine o di importanza strategica - Conti: fedeli collaboratori del sovrano - Visconti: sostituti dei conti, feudatari con titolo ereditario inferiore a quello dei conti - Baroni: nobiltà feudale di natura inferiore, senza nessuna specificazione particolare Privilegio: qualsiasi esenzione o distinzione rispetto a un insieme di norme o leggi valide per altri individui o gruppi sociali. La conseguenza è la disuguaglianza. Si diventa nobili per nascita, per diritto ereditario, per servizio (ottenendo dal sovrano un titolo di ricompensa per i servizi prestati) per venalità (acquistando un titolo). Tipi di nobiltà europea: - nobiltà terriera: “di sangue” (ereditaria) e “di spada” (di origine militare) - Patriziati urbani: le famiglie del Consiglio - Nobiltà di toga: acquisita per diritto dopo aver esercitato cariche di giustizia - Nobiltà di servizio: acquisita dopo servizi resi al sovrano - Nobiltà di fatto: riconosciuta per “consuetudine” I ceti nobiliari di antico regime sono in cerca costante di legittimazione: - nei confronti dei poteri superiori - Nei confronti degli altri ceti privilegiati - Nei confronti dei ceti inferiori Elementi di legittimazione possono essere: - purezza del sangue 7 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani “Stato territoriale”: categoria usata per indicare gli Stati con confini definiti in cui si riesce a battere moneta, imporre tributi e reclutare truppe. 6 condizioni per mantenere e sviluppare uno Stato territoriale: - buona disponibilità di risorse economiche e naturali sfruttabili - Posizione geografica protetta e garantita da confini naturali - Successione di abili statisti - Successo in guerra - Omogeneità della popolazione e assenza di conflitti interni etnici o religiosi - Alleanza del potere centrale con le élite locali tale da non provocare resistenze, rivolte e conflitti Fattori che hanno ostacolato la formazione di un unico Stato territoriale italiano: - immobilità sociale, strutture statali arcaiche - Debolezza di apparato burocratico - Indebolimento di attività commerciali - Egemonia straniera sulla penisola in assenza si un forte potere locale - Patriziati cittadini forti e gelosi dei propri privilegi - Esistenza di Stati repubblicani (Genova, Venezia, Lucca) -> immobilismo sociale e politico - Presenza di uno Stato della Chiesa autonomo ma condizionato da poteri feudali e famigliari Un luogo comune è quello per cui l’assolutismo monarchico sarebbe stato il modello dominante delle monarchie europee fra ‘500 e ‘700, ma in realtà l’assolutismo fu solo una tendenza e in nessun paese si realizzò mai, la forma di governo più diffusa è lo Stato cetuale, basato su una molteplicità di poteri e sulla condivisione della sovranità tra principe, ceti e i loro organi rappresentativi. Burocrazia: termine coniato da DE GOURNAY a metà ‘700, indica sia un sistema di potere gestito da funzionari e dalle loro regole, sia l’insieme degli impiegati pubblici. WEBER, sociologo: la concessione agli ufficiali del possesso patrimoniale della carica, vista come beneficio feudale, è lo strumento principale con cui i sovrani esercitavano il loro potere. Fino a metà ‘500 il più degli uffici ha carattere patrimoniale, mentre tra ‘600 e ‘700 i pubblici ufficiali diventano funzionari stipendiati, più dipendenti dal sovrano. Il servizio alle dipendenze dello Stato diventa una “carriera” che consente il passaggio dagli uffici inferiori a quelli superiori, con incarichi di maggior prestigio e meglio remunerati. Inizia così la costruzione di un corpo autonomo di “professionisti” al servizio dello Stato, con precise competenze economiche e giuridiche e non per forza reclutati fra la nobiltà. Questi ufficiali erano scelti: - reclutando esponenti di piccola nobiltà che volevano farsi notare dal sovrano - Scegliendoli in base alle loro competenze - Concedendo l’ufficio in beneficio, o vendendolo al miglior offerente: metodo prevalente. Il titolare di un ufficio si distingueva per la dignità che ricopriva, più che per la funzione esercitata: l’ufficio era una titolarità irrevocabile, come la proprietà, garantiva l’ascesa sociale ed erano un organo di governo. Una parte della nobiltà si trasforma da ceto autonomo, che contrattava con il sovrano, in corpo dello Stato, subordinato al sovrano e al sistema. Capitolo 8: Giustizia e fiscalità in antico regime Esercitare la giurisdizione sul territorio era uno dei poteri principali del sovrano, ma anche una delle prerogative da sempre rivendicate dai poteri locali. Giurisdizione significava sia esercitare il diritto di punire che la capacità di imporre tributi. In antico regime la giustizia era un privilegio cetuale: c’erano tribunali feudali, ecclesiastici, militari, mercantili, ecc., in cui si esercitava una giustizia diversa a seconda del ceto di appartenenza. Diffusa era la pratica di arbitraggi emessi fuori dai tribunali, ma ritenuti validi dalle comunità locali: era una giustizia privata, che risolveva le cose tramite negoziati, accordi, mediazioni, patti.. A volte finivano per legittimare la faida, la rivincita di sangue che poteva sfociare nella mutilazione o nell’uccisione di qualcuno. 10 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani In Francia la giurisdizione era piramidale: - Prevosture: giurisdizioni antiche feudali e municipali - Balivati - siniscalcati: per le città senza un Parlamento - Tribunali di presidio - Parlamenti provinciali - Parlamento di Parigi: con autorità su tutti gli altri Parlamenti francesi. Caso francese: i Parlamenti erano costituiti da 2 presidenti nominati dal re e da un numero variabile di consiglieri. Servivano per: - sentenze regolamentari: pareri su leggi vigenti - Giudizi in equità: arbitrati - Diritto di registrazione: ogni editto regio doveva prima essere approvato dal Parlamento Caso inglese: la giustizia rimase per molto tempo a giudici locali non dipendenti dal sovrano ed eletti localmente: sceriffi di contea, funzionari con compiti di vigilanza, polizia e bassa giustizia; giudici di pace. Il ricorso alla giustizia era difficile e scoraggiato dal fatto che era possibile solo in 4 occasioni l’anno. Metodo inquisitorio: - accusatore: doveva portare un reo in giudizio, estorcerne la confessione usando anche la tortura e esibire le prove - Accusato: aveva il diritto di difendersi - Giudice: gli spettava il giudizio finale I processi non erano pubblici e la sentenza era pronunciata dopo l’interrogazione separata di imputati e testimoni, senza avvocati difensori. Fisco: sistema di prelievo dai sudditi su un territorio. In antico regime i soggetti del prelievo erano il sovrano, i signori territoriali, i feudatari, la Chiesa, gli enti ecclesiastici, le città, le Corporazioni, ecc. Spesso un suddito doveva versare tributi a diversi enti. La più sgradita forma di prelievo, ma anche meno diffusa, era l’imposizione diretta con tasse e tributi ordinari e straordinari da parte del sovrano; le più diffuse erano la tassa sui consumi (grano, pane, vino, sale..), dazi, pedaggi e gabelle, tributi su beni importati, esportati o trasportati su un territorio. Dovendo raccogliere denaro con urgenza, soprattutto in caso di guerra, i sovrano stipulavano contratti con finanzieri che anticipavano la somma necessaria, ottenendo in cambio concessioni come una rendita fissa in denaro sui beni demaniali, il diritto di esigere denaro in nome del sovrano su un territorio, il diritto di sfruttare beni del sovrano. Sapendo che difficilmente la cifra sarebbe stata restituita i sovrani facevano concessioni sempre maggiori, così il prelievo fiscale era appaltato a privati che potevano esigere i tributi direttamente sul territorio e senza controlli, incassando cifre ben maggiori di quelle prestate. Se nobiltà e clero erano esenti dalle tasse e i contadini più poveri non potevano essere spremuti più di tanto, erano i ceti abbienti a esser gravati dalla maggior parte del peso fiscale. Un tratto comune delle rivolte del ‘600 era l’opposizione alla crescente pressione fiscale causata dall’aumento delle spese per il mantenimento delle corti e i costi di una lunga e devastante guerra continentale. Superata la crisi del ‘600 in molti Stati ci furono progetti di rielaborazione del fisco: in Francia ci si pose il problema fra imposizioni dirette (penalizzavano i ceti produttivi) e imposizioni indirette (scoraggiavano il consumo ai ceti deboli). In Prussia si introdusse l’accisa, tassa su beni di largo consumo (birra ad esempio). Catasto: principale riforma fiscale del ‘700. Sistema di schedatura il più completo possibile di immobili posseduti e finalizzato alla ripartizione del carico fiscale sulla base della quota di proprietà dell’immobile. Di solito è costituito da: - mappe il più possibile precise del territorio dello Stato con indicati i confini e l’estensione delle singole proprietà - Registri con indicazione del nome dei proprietari e successivi passaggi di proprietà dei terreni Gli scopi del catasto erano: - conoscenza precisa dei redditi - Estensione del peso delle imposte dirette sui ceti privilegiati - Tassazione di patrimoni di ceti privilegiati - Tassazione più equa di beni di ceti non privilegiati 11 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani Per realizzare e mantenere un catasto erano necessarie 4 condizioni: - forte volontà politica del sovrano e degli uomini al suo servizio - Mezzi finanziari necessari - Competenze tecniche - Collaborazione dei soggetti tassabili, disponibili ad aiutare i misuratori e subire accurate ispezioni sui propri terreni, esibendo i libri contabili e dichiarando il proprio reddito, cosa che nella maggior parte dei casi era ostacolata. Capitolo 9: La guerra e gli eserciti PARKER individuò 7 trasformazioni fra ‘500 e ‘600 nel modo di fare la guerra: - passaggio da eserciti temporanei a permanenti e di grandi dimensioni: corpo disciplinato con competenze professionali precise. - Fanteria al posto della cavalleria dopo l’invenzione delle armi da fuoco - Strategia mutata per necessità di retribuire, alimentare e spostare sul territorio masse crescenti di uomini in armi, ma con più garanzie che la guerra sarà effettivamente portata a termine e non interrotta per la stagione del raccolto o fatta solo per difesa dei territori vicini a una città. - Più importanza del militare nella società - Tecnologia applicata alla guerra - Architettura militare (città fortificate,ecc.) - Marina militare decisiva nell’espansione coloniale Esercito interarmi: composto cioè da diversi corpi specializzati (fanteria, cavalleria, picchieri, bombardieri, ecc.) è la soluzione più efficace anche se la più costosa. Machiavelli era testimone di queste trasformazioni, nel suo trattato del 1521 “Arte della guerra” parlava di come solo compagnie ben addestrate, tecnicamente preparate e ben retribuite potessero rispondere alle esigenze delle guerre europee di lunga durata. Le guerre d’Italia, tra il 1494 e il 1530, si svolgono tutte durante la fase di trasformazione e questo spiega l’esito incerto di molte campagne. Alcune battaglie erano ancora ”medievali”, con il ruolo fondamentale della cavalleria; altre erano decise dalla fanteria e dai picchieri; altre ancora dalle nuove armi da fuoco. Da metà ‘500 la guerra comprendeva anche navi di flotte ben equipaggiate. Nel 1453, la presa di Costantinopoli da parte dei turchi capeggiati dal sultano Mehmet II il Conquistatore fu possibile anche grazie alla terribile “bocca da fuoco”, il primo grande cannone della storia moderna realizzato da un armaiolo della Transilvania: lungo 10 metri, con una canna spessa 20 cm, sparava proiettili pesanti 600kg che dovevano essere sollevati da 7 uomini, e poteva sparare solo 7 volte al giorno. Artiglieria: diventa sempre più importante, sia quella pesante (di cui erano responsabili fabbri e artificieri) che quella leggera (affidata a fucilieri, archibugieri e moschettieri addestrati). Tra ‘400 e ‘500 gli Stati preferiscono differenziare il peso fiscale tra la città capoluogo (carico minore) e i territori e le città suddite (carico maggiore) piuttosto che aumentare a tutti le tasse. Nel ‘500 il costo di eserciti e guerre si fa proibitivo, riducendo il numero di principi in grado di sostenerne il peso. La difficoltà di retribuire i soldati provoca spesso diserzioni o ammutinamenti, o costringe i sovrani a delegare poteri militari, politici e finanziari ai “signori della guerra”, veri imprenditori militari. Ci sono questi soldati e come vengono arruolati? Oltre al reclutamento volontario e all’acquisto di mercenari stranieri: - arruolamento forzato di poveri, delinquenti e sbandati - Arruolamento obbligatorio di prigionieri di guerra, rischioso ma almeno erano soldati esperti I grandi eserciti non erano composti solo da soldati, ma da cuochi, cucinieri, vivandieri, infermieri, sarti e prostitute. Spesso c’erano le mogli dei soldati o le donne con cui avevano una relazione. Era una massa senza un’uniforme, con solo la distinzione delle armi usate. I primi ad adottare un’uniforme furono gli inglesi e nel ‘700 ogni esercito nazionale aveva la propria. 12 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani - Sistema giuridico basato su difesa della proprietà privata più che sulla difesa dei diritti dei cittadini; lotta contro l’illegalismo diffuso. Dopo il 1726, con la pubblicazione del trattato di Beccaria “dei delitti e delle pene”, non si parla più di punizione, ma di correzione. Non si punisce quindi il delitto, ma si corregge il delinquente. Capitolo 11: La dimensione religiosa La vita quotidiana in antico regime è permeata di religiosità. Il senso di precarietà dell’esistenza e quindi la paura della morte e delle pene dell’inferno domina la vita dei credenti, consci della loro natura peccaminosa. Credere nel soprannaturale è un modo per spiegare l’inspiegabile, dalla meteorologia alle malattie, alle guerre, all’andamento dei raccolti. In una società molto gerarchizzata pochi osavano rivolgersi direttamente a Dio, si preferiva farlo tramite figure di mediazione come la Vergine Maria e i santi. Il culto mariano era diffuso in Europa soprattutto fra le donne per cui era più facile rivolgersi a una figura femminile, materna e amorevole. La percezione del tempo era segnata dalla religiosità oltre che dia ritmi di stagioni e lavoro: i contadini non conoscevano il calendario, ma conoscevano quello liturgico e quello dei lavori agricoli, in base a cui riuscivano a organizzare il loro tempo. Pasqua era la festa più importante, ogni credente doveva confessarsi almeno 1 volta all’anno e chi non lo faceva era subito tacciato di miscredenza e peccato. Battesimo: atto che consentiva di iscrivere alla comunità un nuovo componente, attribuendolo a una famiglia. Era un atto civile oltre che religioso, la scelta dei padrini era fondamentale per alleanze famigliari o rapporti di protezione. Prima comunione: è l’ingresso nella comunità di fedeli per il cristiano; la confessione rappresenta la pacificazione con i propri nemici e la richiesta di perdono a Dio tramite la Chiesa. Dal Concilio di Trento il matrimonio diventa il sacramento fondamentale che rappresenta l’atto di costituzione di una nuova famiglia e in genere l’unione di 2 patrimoni; fino a metà ‘500 però il matrimonio era un atto civile, fatto di fronte a un giudice o un notaio, o semplicemente con i rappresentanti delle 2 famiglie (in assenza dei coniugi), perchè era un patto tra famiglie: maggiori erano i patrimoni scambiati minore era il consenso richiesto ai coniugi. L’estrema unzione è il sacramento che si riceve quando si moriva nel proprio letto con i conforti della religione, mentre chi muore lontano da casa non la riceve e solo in alcuni casi può avere degna sepoltura. Parroco: mediatore tra società contadina e sistema dei poteri di cui fa parte la Chiesa. Amministratore dei sacramenti e della liturgia, ma anche confessore e quindi al corrente di tutti i segreti dei parrocchiani; mediatore di conflitti famigliari e sociali del villaggio, notaio, maestro di scuola, musicista o maestro di canto, agente di prestito, comunque organizzatore della vita sociale della comunità. Il Concilio di Trento definisce i doveri del parroco, colpisce così gli abusi ma spezza anche i legami che univano i parroci alle loro comunità. Chiesa come carriera: nel ‘400 la figura del Papa si rafforzò, facendone il sovrano assoluto di uno Stato e di un territorio i cui interessi contavano più di quelli della Chiesa universale. Nepotismo: procedura per cui si facevano entrare membri della propria famiglia nelle alte cariche. Nella Chiesa dominava il clero italiano. Carriera ecclesiastica: carriera come un’altra, riservata agli esponenti delle principali famiglie nobili romane, ma anche ai figli delle dinastie signorili italiane e alcuni intelligenti e abili figli di famiglie di provincia che in questo modo raggiungevano traguardi impensabili per il proprio ceto. Chi proveniva da una potente famiglia o aveva legami con una di esse spesso raggiungeva vertici molto alti e in giovane età, ma altrettanto rapidamente poteva cadere in disgrazia con una successione papale; mentre chi aveva raggiunto il suo posto dopo una lunga carriera rimaneva in auge più facilmente. In periferia la carriera ecclesiastica consentiva di controllare grandi patrimoni e determinare la successione di enti, abbazie, conventi, oltre a numerosi benefici ecclesiastici. Tribunali ecclesiastici: si occupavano, oltre che di questioni religiose, di cause ereditarie e matrimoniali, che oggi sono di pertinenza dei tribunali civili. 15 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani L’Europa cristiana non si identifica con l’Europa cattolica. Nel 1492 la cacciata degli ebrei e dei musulmani dalla Spagna segna la frattura con le minoranze religiose che fino al ‘400 avevano convissuto con i cristiani senza problemi. Solo in Francia la monarchia accetta 2 religioni e con l’Editto di Nantes stabilisce il principio di tolleranza religiosa, garantendo il privilegio di “religione di Stato” alla Chiesa cattolica, ma dando il diritto di culto alla minoranza protestante. Gli ebrei, espulsi da Spagna e Portogallo, sono rinchiusi in ghetti con regole rigide e controllati dalla polizia in Italia, Germania e Polonia. I musulmani sono costretti alla conversione o all’espulsione e perseguitati incessantemente. Protestantesimo: si pensa che abbia favorito o meglio interpretato la modernità rispetto al cattolicesimo che per secoli si è opposto ai grandi mutamenti intellettuali, sociali e strutturali avviati in età moderna. Non ci sono conventi, nè Ordini religiosi e il clero è formato da ministri del culto (pastori) con le loro famiglie, inserite laicamente nella società. La presenza di un pastore con moglie e figli in ogni villaggio dà un’immagine completamente diversa della Chiesa, più integrata con il mondo. Il senso del peccato è presente, ma è un problema soggettivo del credente, risolubile nell’ambito del suo rapporto intimo con Dio, non con la Chiesa e i sacerdoti. La confessione non esiste e i peccati sono confessati direttamente a Dio, senza la mediazione del sacerdote o della Chiesa. Non ci sono culto dei santi nè culto mariano, la giustificazione mediante la fede fa in modo che i credenti si dedichino a opere di beneficenza nell’amministrazione pubblica e non in opere pie o enti ecclesiastici, titolari di ingenti patrimoni. Le Chiese protestanti sono povere e non sono strutture di potere, esiste la separazione del potere politico e di quello ecclesiastico. C’è idea di “laicità”, intesa come neutralità delle istituzioni politiche e civili nei confronti della dimensione ecclesiastica e religiosa. Con la cacciata degli ebrei dalla penisola iberica nel 1492 ha inizio la stagione di intolleranza nei confronti degli ebrei che arriverà al culmine nel ‘900 con l’Olocausto. In Spagna i “nuovi cristiani”, accolti prima con favore dai cattolici, vengono presto emarginati e perseguitati per ragioni razziali più che religiose. Fra ‘400 e ‘500 l’Italia accoglie molti ebrei provenienti da Spagna e Germania e si crea un’élite economica di mercanti e banchieri. Si formano comunità ebraiche concentrate in città commerciali come Amsterdam, Amburgo, Praga. Cristiani di Allah: rinnegati, in origine marinai cristiani calabresi, siciliani, sardi, pugliesi, toscani o genovesi, catturati da corsari e convertiti poi all’Islam. Uomini di mare coraggiosi e spietati, ma di origini umili, avevano trovato nella società ottomana la possibilità di riscatto che nell’Occidente cristiano non avrebbero mai trovato. Per molti l’Islam si rivela un veicolo di ascesa sociale: se catturati, venivano condannati dall’inquisizione per aver abbandonato la fede cristiana, e spesso morivano in carcere, ma in altre occasioni, sfuggiti o liberati dopo essersi pubblicamente convertiti al cristianesimo, riprendevano la via del mare per tornare nel mondo islamico che aveva dato loro delle possibilità. I prigionieri musulmani catturati in Europa erano invece destinati o al carcere a vita o al lavoro massacrante di rematori sulle navi cristiane, o a essere schiavi presso nobili europei. Non c’era possibilità di riscatto per loro, sono rarissimi i casi di musulmani integrati nella società cristiana. Capitolo 12: Figure e spazi della cultura Repubblica delle lettere: idea di una comunità intellettuale che supera frontiere geografiche, politiche e religiose che nasce nel ‘500, ma si afferma nel ‘700 con lo scambio di idee aiutato da lettere, libri, viaggi in Europa. I luoghi di elaborazione della cultura di antico regime erano: la chiesa e le corti, le accademie e le biblioteche (il libro diventa da prodotto per pochi a prodotto per tanti). Ecclesiastico: intellettuale per eccellenza di ‘500 e ‘600, l’unico ad aver avuto un’istruzione superiore, a conoscere latino e greco, ad avere accesso ai libri delle biblioteche monastiche e diocesane, fino all’invenzione della stampa. - Clero regolare: frati e monaci sottoposti a una regola e legati a un Ordine religioso - Clero secolare: preti attivi nelle parrocchie e abati Gesuiti: da metà ‘500 monopolizzarono la formazione dei ceti dirigenti in Europa con i loro collegi. Abate secolare: figura del ‘700, impegnato come precettore o segretario presso i nobili, o in grado di vivere di rendita grazie a benefici ecclesiastici, frequentatore di salotti e al centro di intrecci amorosi, lettore vorace e poeta o scrittore dilettante, viaggiatore e vicino alle idee dei Lumi. 16 Riassunto “La società di antico regime (XVI - XVIII secolo) - Gian Paolo Romagnani Cortigiano: intellettuale condizionato dalla volontà del signore, la sua libertà espressiva cozzava con la necessità di obbedire a una committenza. Corte rinascimentale: luogo di rappresentazione del potere e strumento di organizzazione del consenso, luogo di scambio per eccellenza. Accademie: nate tra ‘400 e ‘500 come luogo di ricerca, per iniziativa di gruppi di letterati, filosofi e scienziati sotto la protezione di nobili mecenati, e affermatesi nel ‘600 come luogo privilegiato di sperimentazione scientifica. Si sarebbero poi differenziate a seconda degli interessi coltivati. Furono però le accademie scientifiche a segnare la nuova stagione: la più celebre e antica accademia è quella dei Lincei, fondata a Roma nel 1603: il suo nome esprime l’acutezza che deve avere la vista di chi si dedica alle scienze, proprietà fisiologica che caratterizza la lince; fra i suoi primi soci ci fu Galileo Galilei. Tra ‘600 e ‘700, vicino alle accademie nacquero anche laboratori, giardini botanici, osservatori astronomici, oltre a grandi biblioteche aperte agli studiosi e destinate a raccogliere i testi più importanti d’Europa. Fino a quel momento non esistevano biblioteche pubbliche. Biblioteche universitarie: diffuse nel ‘700, affidate alle cure di professori o bibliotecari eruditi. La professione di bibliotecario emerse come figura di cultura, e non solo come custode di libri. Invenzione della stampa: porta a una rivoluzione culturale. Possibilità di ricorrere alla pagina scritta, di diffondere il sapere, minor costi di produzione di un libro, più facile riproducibilità, circolazione di dee con i libri a stampa, rapida affermazione di un’industria editoriali che dà da vivere a molte persone. La capitale culturale del ‘500 fu Venezia, con Aldo Manuzio, con cui il libro passò dal pesante in folio (libro di grandi dimensioni a difficili caratteri gotici) a tascabile ottavo (piccole dimensioni, con caratteri nitidi per più lettori). Implicò anche la nascita di nuovi mestieri: compositori, impaginatori, correttori di bozze, copisti, illustratori, rilegatori, librai. Tipografi: élite alfabetizzata e acculturata, chi lavorava in tipografia doveva conoscere l’alfabeto, solo ai manovali era consentito essere analfabeti. Nei primi tempi i libri prodotti erano testi in latino di autori antichi o testi religiosi, poi arrivarono i libri in volgare e infine libri popolari e di larga circolazione: erano libri per scuole o romanzi cavallereschi, almanacchi, calendari, libri di ricette e di agricoltura. Due caratteristiche che colpiscono osservano il frontespizio di un libro antico: - grande rilievo dato alla dedica, lettera con cui l’autore o lo stampatore si poneva sotto la protezione di un uomo potente - Assenza del nome dell’autore, mentre domina il titolo. Senza i diritti d’autore chiunque poteva stampare le opere di chiunque. Con la privativa si comincia a pensare alla proprietà letteraria d’autore e al suo diritto di essere pagato in base alle copie vendute, diritto istituzionalizzato in Inghilterra nel 1710 con il copyright, diritto d’autore, secondo cui gli autori dei libri potevano bloccare la diffusione delle proprie opere se non autorizzate. A questa norma la Corporazione degli editori astutamente rispose chiedendo agli autori di cedere i loro diritti sulle opere in cambio di un compenso immediato: così le opere di maggior successo fecero la fortuna di editori e stampatori. Lettura: fatto collettivo, si leggeva in chiesa, osteria, mercato, piazza, casa attorno al fuoco, con la presenza di una persona alfabetizzata. Chi possedeva un libro era distinto socialmente. Censura: con l’introduzione della stampa le autorità si resero subito conto dei potenziali pericoli del libro. Si intervenne presto imponendo che ogni testo dovesse avere l’autorizzazione dell’autorità ecclesiastica. La censura prevedeva il divieto di stampa e di diffusione e possesso di libri non autorizzati. Nel 1559 si arrivò al primo Indice dei libri proibiti, catalogo delle opere che la Chiesa cattolica vietava: c’erano scritti di Calvino, Lutero, Machiavelli, Ariosto, Boccaccio.. Stampa periodica: a fine del ‘600 e inizio del ‘700 in Europa comparvero periodici eruditi o scientifici, primi veicoli di comunicazione e internazionalizzazione di saperi e conoscenze scientifiche. Una comunità scientifica e intellettuale nacque grazie alle reti degli abbonati. Gazzette: vicino ai giornali eruditi comparvero le gazzette di notizie, inizialmente politiche e commerciali, attraverso cui un pubblico più vasto cominciò ad essere informato sugli avvenimenti. Capitolo 13: Educazione e istruzione 17
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