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La società romana nell'epoca tarda della Repubblica, Slide di Storia Romana

Le trasformazioni politiche, economiche, culturali e religiose della società romana nel II secolo a.C. durante l'epoca tarda della Repubblica. Si parla della formazione dei latifondi, della crisi della piccola proprietà terriera, dell'aumento delle tensioni sociali e della lotta tra le fazioni degli ottimati e dei popolari. In particolare, si approfondiscono le azioni politiche dei fratelli Gracco a favore della piccola proprietà terriera e contro la corruzione. Il documento può essere utile come appunti o sintesi del corso per gli studenti universitari di storia antica.

Tipologia: Slide

2021/2022

In vendita dal 13/12/2022

LucaFer
LucaFer 🇮🇹

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Scarica La società romana nell'epoca tarda della Repubblica e più Slide in PDF di Storia Romana solo su Docsity! STORIA 2 1. L’EPOCA TARDA DELLA REPUBBLICA ROMANA: UNA SOCIETÀ DIVERSA Dopo i successi militari contro Cartagine e in Oriente e aver domato alcune ribellioni in Spagna e in Italia settentrionale, la Repubblica romana iniziava ad entrare nell’ultimo periodo prima delle dominazione di Augusto e quindi della terza fase della storia romana (Impero). Nel II secolo a.C. la società romana cambiò profondamente, le maggiori trasformazioni si ebbero a livello politico, economico, culturale e religioso. - trasformazione politica: chi aveva il potere decisionale in politica estera era il Senato costituito in questo periodo (II-I secolo a.C.) da ex-magistrati e di ex-tribuni della plebe, persone ormai esperti nelle questioni politiche e provenienti da un ristretto numero di famiglie. Il potere dei comizi, il cui compito era eleggere magistrati, cominciava a perdere forza con la minaccia del clientelismo (famiglie più nobili che si dotavano di amicizie a scopo di favori politici). Accanto alle classi nobiliari, stava venendo fuori la nuova classe dei cavalieri (coloro che si potevano permettere di andare in guerra con un cavallo proprio), generalmente composta da uomini d’affari, mercanti, impresari, ecc. i quali aspiravano al potere politico. Altri mutamenti ci furono nel rapporto tra Romani e alleati italici: le disuguaglianze più evidenti emersero nei mai risolti problemi sulla cittadinanza. 5 2. I GRACCHI Alla metà del II secolo a.C. Roma era diventata la capitale di un impero territoriale esteso all’intero Mar Mediterraneo. Le guerre combattute nei decenni precedenti avevano fatto affluire ricchezze enormi, ma le istituzioni romane erano fino a quel momento pensate per amministrare un piccolo Stato, ora non si adattavano a per uno Stato che si estendeva tra Spagna, Nord-Africa, Grecia e Asia Minore. Le continue guerre in patria e all'estero, avevano portato diversi problemi: - una grande quantità di schiavi → di solito impiegati nelle aziende agricole dei patrizi romani; - crisi della piccola proprietà terriera → concentrazione di terre in poche mani; - aumento delle tensioni sociali → povertà diffusa, soprattutto in città; 6 Tra i principali problemi, quello agrario; sappiamo che le terre confiscate al nemico al termine di ogni campagna militare costituivano l’agro pubblico. Le autorità statali potevano gestire questi terreni in molte maniere: - vendita; - fondazione di colonie; - assegnazioni individuali; - appalti e concessioni; Molto spesso invece i terreni venivano assegnati a chi voleva occuparli, purché pagasse una tassa (vectigal), consistente nella decima dei profitti dei campi e nella quinta di quelli dei terreni con alberi da frutto e delle vigne. L’unica limitazione alle occupazioni di terreno erano le leggi Licinie-Sesite del 367 a.C. dove si vietava il possesso di più di 500 iugeri (125 ettari). Purtroppo molto spesso questa legge non veniva rispettata da chi aveva enormi disponibilità economiche, tra corruzione e scambi di favori molte porzioni di agro pubblico veniva ceduto nelle mani di ricchi. 7 In poche righe Plutarco descrive magistralmente le modalità di formazione dei latifondi e la conseguente crisi della piccola proprietà terriera: “ […] Del territorio che i Romani toglievano ai vicini con la guerra, una parte veniva venduta, l’altra era resa di pubblica proprietà e divisa fra i cittadini poveri e privi di altre risorse, dietro pagamento di un modico affitto all’erario. Ma i ricchi cominciarono a offrire per queste terre affitti maggiori, cacciandone via i poveri. Perciò venne stabilito per legge che nessuno potesse possedere più di 500 iugeri di terra, e per un breve periodo questo provvedimento valse a contenere l’avidità dei ricchi, permettendo ai poveri di continuare a occupare i lotti loro assegnati e presi in conduzione fin da principio. Più tardi però i ricchi riuscirono ugualmente, attraverso prestanome, a trasferire a se stessi la conduzione dei lotti, e col tempo finirono per detenere apertamente, in nome proprio, maggior parte del terreno pubblico. I poveri, così espulsi, da una parte persero ogni entusiasmo per il servizio militare e dall’altra trascurarono di allevarsi una prole; cosicché presto l’Italia intera si trovò povera di uomini liberi, e piena invece di schiavi barbari, che i ricchi impiegavano per coltivare le loro terre dopo averne cacciato i cittadini […]”. (Plutarco, Vita di Tiberio Gracco, 8). 10 Durante il periodo tardo-repubblicano le tensioni sociali si vennero ad alimentare per via della lotta tra le fazioni degli “optimates, ottimati” e i “populares, popolari”. La lotta di classe tra questi “partiti politici” sarebbe poi generata in violenze sempre più tragiche che avrebbero portato alla fine della Repubblica. Come erano composti entrambi gli schieramenti? - ottimati → tutta la cerchia della nobiltà e alta borghesia della società romana, dalle idee fortemente conservatori e dall’avversione per la cultura greca, ciascuno dei quali era indipendente dagli altri attraverso una rete di clientele ed alleanze, ma uniti insieme dal comune interesse a mantenere tutti i privilegi nobiliari, dall’amicizia con il Senato e dall’avversione per i “popolari” e i tribuni della plebe. - popolari → la fazione politica che sosteneva le istanze del popolo, il cui vertice era formato dai tribuni della plebe. Tra di loro vi era che aveva un’origine nobiliare ma nonostante ciò era favorevole al miglioramento delle condizioni di vita della plebe. Tra i maggiori provvedimenti ci furono quelli della redistribuzione delle terre e della cittadinanza romana. 11 A causa di questi cambiamenti e del rischio di compromissione della sopravvivenza della stessa Repubblica, si cercò di promuovere leggi contro la corruzione o a favore della piccola proprietà terriera. I più seri tentativi vennero compiuti tra il 133 a.C. e il 121 a.C. dai fratelli Tiberio e Gaio Gracco. Appartenenti al ramo plebeo della gens Sempronia e imparentati con P. C. Scipione l’Africano (la loro madre, Cornelia, era la figlia del grande condottiero), si resero protagonisti di azioni politiche in difesa delle classi popolari. 12 Tiberio Sempronio Gracco (163-133 a.C.), dopo aver prestato servizio nell’esercito ed essere stato questore, nel 133 a.C. iniziò la vera e propria carriera politica venendo eletto tribuno della plebe. Egli individuava la crisi economica e sociale dei ceti popolari per questo motivo propose una “Legge Agraria” che andava a modificare la gestione dell’agro pubblico. Tra i contenuti della legge: - si obbligava ai più ricchi il possedimento di 500 iugeri di terreno, qualora avessero dei figli si poteva concedere 250 iugeri a figlio ma non più di 1000 iugeri; - ogni famiglia contadina doveva possedere almeno 30 iugeri (7,5ha), il minimo richiesto per la sopravvivenza; - i terreni confiscati tolti ai loro illegittimi possessori, dovevano essere distribuiti ai cittadini poveri, che non dovevano cedere ad altri ma dovevano pagare un tributo → (diritto inalienabile volto a proteggere i contadini dall’acquisto di terre da parte dei ricchi); - la redistribuzione di terre doveva essere controllata da una commissione di 3 membri eletti dall’assemblea popolare; - si prevedeva che lo Stato avrebbe versato ad ogni famiglia contadina la somma necessaria all’acquisto di sementi, attrezzi agricoli e il necessario per la coltivazione dei campi; 15 La provincia d’Asia e il volto di Attalo III 16 Con la morte di Tiberio Gracco rimaneva l’ostilità degli oligarchici che non volevano perdere le terre occupate illegalmente e l’agitazione degli alleati italici che premevano per avere la cittadinanza romana. Ricomposta la fazione politica rivolta ai ceti popolari e dove per 8 anni si cercò di limitare i contrasti sociali, una nuova spinta venne data dalla figura di Gaio Gracco, il fratello di Tiberio. Gaio Gracco (154-121 a.C.), appariva intenzionato a ripercorrere la strada del fratello; dopo essere stato nell’esercito e aver intrapreso la carriera politica, con l’elezione a questore, nel 123 a.C., vinse le elezioni per diventare tribuno della plebe. Gaio si è mostrato agli occhi degli storici come uno dei più grandi oratori di Roma, un rivoluzionario che, complessivamente, ha tentato di trasformare lo Stato romano in senso democratico cercando di eliminare l’oligarchia aristocratica. 17 Dopo aver fatto dichiarare illegali le condanne degli alleati di suo fratello, perché avvenute senza deliberazione delle assemblee popolari, Gaio, per calmare la miseria delle classi basse e per ottenere il loro favore, fece decretare che ogni cittadino potesse prelevare una certa quantità di frumento dai granai statali ad un prezzo onesto. Fu questa mossa che gli permise di riottenere, l’anno successivo nel 122 a.C., la rielezione a tribuno della plebe. Fu durante il suo secondo mandato che propose numerose leggi nella stessa strada del fratello, opponendosi al potere del Senato e degli aristocratici e favorendo le classi popolari (proletariato). Il suo programma politico era quello di tenere compatte le forze tendenzialmente ostili all’oligarchia, come Italici, cavalieri e più in generale tutti i plebei. 20 Come conseguenza il Senato aboliva molti provvedimenti approvati in precedenza, i terreni vennero privatizzati, i contadini non avendo altre possibilità di sopravvivenza dovettero per forza entrare nell’esercito ed essere stipendiati, nacque così “l’esercito di mestiere”. L’oligarchia senatoria, reprimendo il moto democratico dei Gracchi e le leggi agrarie che dovevano ricostruire la classe dei piccoli possidenti, preparò la trasformazione della Repubblica in un Impero, dove il potere era però in mano ad una sola persona. | grave difficoltà della società romana i piccoli proprietari terrieri plebei erano impiegati nelle guerre avevano abbandonato e venduto le proprie terre €onseguenzè) x 3 TT | terreni furono comprati dal patrizi (grandi proprietari, latifondi) per i patrizi i contadini-soldato lavoravano gli divennero schiavi disoccupati metà del II° sec. a.C. 10 anni dopo (123 si fece eleggere Tribuno della plebe due fratelli, sì fece eleggere figli di Cornelia, Hritno, la rifotme ‘agraria a sua volta figlia della plebe 9 7 facendola di nuovo approvare e applicare. Inoltre propose di Scipione l'Africano entrami tribuni della plebe coloro che proposero delle leggi per migliorare la condizione i | economica dei contadini Branaieta successiyamente | RIFORMA ì | AGRARIA stabiliva un prezzo basso i per il frumento, la ridistribuzione di una per consentire ai poveri parte delle terre ai contadini | di sfamarsi (prese ingiustamente i dai ricchi latifondisti) nel Î93a.0 la proposta non fu gradita un anno dopo la legge dal popolo, sì trovò isolato; la situazione precipitò di estendere la cittadinanza agli altri popoli italici x | ricchi oppositori nel 121 a.C, NAPPI per SCUOLA provocarono de temi o, e assassinarono Tiberio da un suo schiavo
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