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LA SPAGNA DI FILIPPO Il E IL SECOLO D'ORO SPAGNOLO
cl 1556, il figlio di Carlo V eredita la metà occidentale
dell'immenso impero paterno. Quest'uomo schivo, lavoratore
tore accanito e attento ai dettagli. burocrate casalingo e catto-
lico fervente, signore dei domini spagnoli nel mezzo secolo
dell'apice della potenza castigliana, nutre grandi ambizioni ed ha — a
quanto pare — anche i mezzi per realizzarle: il suo impero è centraliz-
zato ma la rete burocratica lo rende flessibile; le sommosse religiose
hanno risparmiato la Spagna e dopo la rivolta subito repressa dei camu-
neros, il regno si è pacificato; le sue truppe — i temibili tercios —
sono ritenute le migliori del mondo: infine, il flusso di argento che
proviene dall'America sembra ancora inesauribile.
Nella prima metà del suo regno, Filippo si batte nel Mediterraneo
contro l'Islam. Una volta stornata a Lepanto la minaccia turca, inter
viene nell'Atlantico contro i protestanti. L'annessione del Portogallo
Occidente dalla minaccla del Turchi
Un castelto interiore di Teresa d'Avila.
1577
1556: Filippo Il re di Spagna.
1556-1559: guerra contro la Francia.
1557: Inizi della costruzione
dell'Escurial; bancarotta.
1559: trattato di Cateau-Cambrésis.
1568: san Giovanni della Croce fonda
l'ordine dei Carmelitani scalzi; morte
misteriosa di don Carlos, figlio di Filippo.
1568-1571: vittoria di Lepanto sulla
flotta ottomana.
1575: bancarotta.
1577: santa Teresa d'Avila, Castello
interiore.
1579: EI Greco, Yrinità.
1560: annessione del Portogallo. El
Greco, Adorazione dei Magi.
1581: gii siati gererali dell'Aia
proclamano decaduto Filippo.
1584: alianza con i Guisa e la Lega
santa. Alessandro Farnese conquista
Gand. Completamento dell'Escurial
Cervantes. Numanzia.
1586: Entierro del conde d'Orghaz.
1587: Sir Francis Drake saccheggia
Cadice.
fino a! tramonto della navigazione a vela.
con il suo impero coloniale, nel 1580, segna l'apogeo della sua potenza.
È! l'epoca del «grande progetto» di Filippo, che sogna di dominare un
Occidente cattolico, da cui verrebbe bandita per sempre l'eresia.
potenza della Spagna è imponente e la sua civiltà raggiunge vertici ele-
vatissimi — pensiamo all'umanesimo cristiano di un l'rancisco de Vito-
ria, al neotomismo di Sudrez e di Molina, alla spiritualità mistica di
Teresa di Avila e di Giovanni della Croce, ma anche al Don Chisciotte e
all'Amadigi di Gaule; ben pochi rendono conto che è invece un
colosse dai piedi d'argilla (salvo forse quell'ambasciatore veneziano che
tralleggia la miseria del popolo spagnolo, o un Jean Bodin che descrive
la dipendenza del regno dai prodotti finiti francesi). La Spagna di
Filippo II, in effetti, è un paese non del tutta unificato, povero, che
produce ben poco e deve importare quasi tutto, compreso il suo grano
— e il cui commercio è nelle mani cli mercanti stranieri. La sua potenza
politica e militare è artificiosa perché è mantenuta dall'afflusso di
lingotti dall'America. La Reconquista ha lasciato agli spagnoli una
mentalità da Ridalgos sprezzanti del commercio e del lavoro manuale,
una serie di strutture sociali arcaiche e immobili, una fede ardente e tota-
litaria. Il fallimento finale del «grande progetto» di Filippo era iscritto
nell'economia e nella demografia del suo paese; il bilancio della sua
guerra europea è disastroso: non solo non riesce ad impadronirsi della
Francia e dell'Inghilterra, ma perde anche i ricchi «paesi bassi» — il
controllo politico di quelli settentrionali, economico, di tutti.
Dopo la pace di Vervins e la morte del re, la situazione precipita.
L'espulsione dei nroriscos (musulmani formalmente convertiti al cattoli-
cesimo), le grandi epidemie doi primi ammi c della metà del secolo, l'emi-
grazione decimano la popolazione e completano la rovina economica.
Ne risente il ruolo internazionale della Spagna. Sotto sovrani mediocri e
ministri ambiziosi (Lerma, poi Olivares) la Spagna conduce guerre stor
tunate contro l'Olanda e la Irancia, deve riconoscere l'indipendenza de
jure della prima e cedere parti del proprio territorio alla seconda (il Rossi-
glione, l'Artois, la Franca Contea). Incapace di rivedere la sua politica,
Ta Spagna resta ai margini dello sviluppo curopeo c la sua potenza impe-
riale non riesco a trovare sbocco nel capitalismo. Se Braudel, dopo
Civiltà e imperi all'epoca di Filippo II, avesse scritto una storia del
Mediterraneo nel secolo XVII, non avrebbe certo pensato di citare nel
titolo il nome di Filippo III, di Filippo IV e ancor meno di Carlo Il
Della decadenza non soffrono comunque l'arte e la letteratura; il teatro di
Lope de Vega e di Calderén de la Barca, la pittura di FI Greco, di Muril-
lo e di Velazquez ne rappresentano altrettante illustri testimonianze.
Entlerro del conde d'Orghaz di El Greco.
1588
1588; naufragio dell'invincibile Armata.
Moiina, Concordia liberi arbitri cum
gratiae doni.
1598: Molina, De iustilia et iuro.
1595: guerra contro la Francia.
1596: una flotta inglese distrugge
Cadice. Bancarota.
1597: Francisco Sudrez, Disputationes
metaphysicae.
1598: pace di Vervins. Morte di Filippo I
Filippo Ill lascia la direzione degli affari al
conte di Lerma. Lope ce Vaga, L'Arcadia,
La Dragontea.
1605-1616: Cervantes, Don Chisciotte.
1608: apogeo cei traffici ra Siviglia e
l'America.
1609-1614: espulsione dei moriscos.
1612; Francisco Suarez, De fegibus.
1613: Cervantes, Novelle esemplari.
1618: Velazquez, Vecchia figgitrive.
1621: Filippo IV re ci Spagna. Olivares
inaugura un'ambiziosa politica estera.
1628: riprende la guerra con le Province
Unite. Zurbarn, San Serapione.
1631; Calderén, La vita è sogno.