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La Storia. Indagare Apprendere Comunicare., Sintesi del corso di Storia Antica

RIASSUNTO DETTAGLIATO - ESAME DI STORICA ANTICA E MEDIEVALE, V ANNO.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 27/12/2019

MartaTH
MartaTH 🇮🇹

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Scarica La Storia. Indagare Apprendere Comunicare. e più Sintesi del corso in PDF di Storia Antica solo su Docsity! La Storia : indagare, apprendere e comunicare – Beatrice Borghi (2016) INTRODUZIONE : Conoscere, comprendere sentire : l’emozione della storia “Il passato può approfondire la nostra comprensione del presente – il presente personale e il presente pubblico e politico- attraverso le sue approssimative somiglianze e differenze. La storia non ci insegna progetti ben definiti di “bonifica” ma ci offre diversi “possibili”, appassionati per il gioco del pensiero, ma anche salutari per lo sguardo che si posa sulla società”. La conoscenza di se stessi e del mondo è una sollecitazione a ripensare alle diversità e alle uguaglianze : è la curiosità inesauribile propria dell’essere umano, senza confini e limiti e stimolo alla creatività e alla libertà di immaginazione. Per osservare il passato con quella visione che lo fa sentire nostro e “contemporaneo” occorre restituirne la dimensione visibile. La narrazione si rivela dunque indispensabili per una ricostruzione della storia che ambisca ad essere considerata pienamente apprezzabili. Del nostro passato non conosciamo che frammenti ben lontani per restituirci i colori accesi del tempo che li ha generati. L’apporto dell’immaginazione è rilevante per colmare le lacune presentate dai resti che ci sono giunti. Le fonti pervenuteci sono una sorgente preziosissima per tentare di avvicinarci alla realtà. Non esistono verità assolute: esiste il nostro tentativo accurato di avvicinarci a quel sentire, a quella realtà lontana da noi che proprio per questo merita di essere fatta nostra, per il bisogno innato dell’uomo di ritrovare e di riscoprire la sua memoria. L’apprendimento della storia nei bambini e nei ragazzi di ogni ordine e grado è efficace quando stimola anche la loro “sfera emotiva”. Non sempre è necessario partire dal contesto storico : il contesto può prendere avvio anche dall’esperienza del bambino. La sua risposta emotiva merita di essere ascoltata. La storia si occupa della comprensione dei processi che hanno dato origine ad un fatto storico, delle motivazione che hanno indotto le persone ad agire in un determinato modo e della valutazione del contesto in cui l’evento si è svolto. Tutto ciò, in ambito educativo viene accompagnato da “immaginazione” e “empatia” adeguatamente disciplinate e accompagnate da conoscenze reali. L’empatia è legata alla creatività e all’immaginazione del bambino perché la storia non è una successione di fatti, di battaglie, di guerre ma di un complesso di vicende umane, di speranza e timori, di esperienze di vita. PARTE I – INDAGARE LA STORIA Premesse terminologiche ed epistemologiche La cultura è basilare per la conquista e la continua rigenerazione di un’effettiva libertà. Benché continuamente insidiata da distorsioni e da strumentalizzazioni, quella storia costituisce una componente fondamentale della cultura, essenziale per orientarsi ed acquisire consapevolezza e responsabilità, per essere liberi e autonomi nelle scelte attuali e future, per favorire la più ampia convivenza nel rispetto della diversità e per sviluppare la capacità critica necessaria ed esercitare il dialogo e il confronto. Le società si modificano e si discutono attraverso l’azione dell’uomo. Finalità della ricerca storica, del suo insegnamento ed apprendimento è conoscere il passato “sapere” e “voler sapere” quanto è accaduto nel tempo da quando esiste l’uomo : il che significa interessarsi al complesso delle vicende e delle trasformazioni- note e ignote- che si sono verificate nell’ultima piccolissima parte del passato che, se corrispondesse a 24h, occuperebbe solo gli ultimi sei decimi di secolo. Storia e storiografia La storia è l’insieme dei fatti accaduti, cioè degli eventi e dei cambiamenti che si sono verificati dalla comparsa dell’uomo sulla terra. il suo ambito di studio è multidisciplinare poiché comprende tutti gli aspetti delle vicende umane; la conoscenza è in continuo divenire perché prodotto delle ricerche e delle ricostruzioni che gli storici conducono interpretando le fonti, cioè le tracce e le testimonianze che sono pervenute e che sono state riconosciute e indagate. Come successione di eventi (rea gestae, cose accadute) che si sono succeduti nel corso della comparsa umana, la storia è oggettiva, dato che i fatti, noti e ignoti, che la compongono, cambiano la realtà precedente e sono irreversibili e irripetibili. Osservando la storia si perviene alla storiografia, cioè a tutte le forme di interpretazione, trasmissione, studio e racconto della storia propriamente detta. La differenza tra storia e storiografia è quindi analoga a quella che esiste tra un fatto e il suo ricordo, tra vivere una vicenda e raccontarla. La ricerca e l’esposizione su ciò che è avvenuto deriva da interpretazioni personali, influenzate e condizionate da un clima culturale e politica in cui opera l’interprete. Dunque, la storiografia è soggettiva e non può produrre verità storiografiche assolute e inamovibili, dovendosi parlare sempre di interpretazione e ricostruzione che rimane sempre provvisoria e parziale. Dalla storiografica deriva la conoscenza storica che può essere individuale , quando deriva dalla didattica, dall’apprendimento e dalla divulgazione ; può essere collettiva quando deriva dalla capacità del sistema scolastico e dei mass media. Dalla conoscenza storica dipendono la sensibilità e l’interesse per il patrimonio materiale e non. I tempi della storia I fatti della storia possono essere divisi in : eventi, avvenimenti di breve durata che il più delle volte hanno un’incidenza limitata; fenomeni, andamenti e tendenze che si svolgono durante periodi lunghi e distesi prevalentemente in campo culturale, politico ed economico; evoluzioni, trasformazioni di grandissima durata e portata ampissima. Si estendono oltre le singole epoche storiche e a volte risalgono anche a tempo precedenti la comparsa dell’uomo. La periodizzazione è la suddivisione della storia in periodi di tempo, ciascuno caratterizzato da una serie di caratteri originali. La stessa idea di dividere la storia in periodi è fonte di discussioni, in particolare per quanto concerne la periodizzazione più diffusa di chiara matrice eurocentrica per la quale esistono e si rinnovano vari punti di vista e si pongono varie date di passaggio tra l’una e l’altra età, a seconda che si voglia porre l’attenzione su trasformazioni di carattere culturale, economico-politico o religioso intercorse tra le epoche. In prevalenza esse sono :  la protostoria(Paleolitico, Mesolitico, Neolitico, Età del Rame, Età del Bronzo, Età del Ferro)  l’età antica;  il medioevo;  l’età moderna;  l’età contemporanea La storia procede per processi di trasformazione o evolutivi attraverso una transizione continua in cui evoluzioni, fenomeni ed eventi, motivazioni e accidentalità, fattori ambientali e umani, contrasti e coincidenze si intrecciano, si urtano, rimbalzano, si deformano, scompaiono e riappaiono, influenzati da rapporti di casualità e si attuano secondo svolgimenti previsti e imprevedibili. LE FONTI DELLA STORA Le fonti della storia, tra ricerca e didattica Alla base della conoscenza del passato ci sono le fonti, cioè le impronte lasciate dai fatti che ,sotto forma di manufatti, testimonianze, tracce, resti, documenti che si sono riprodotti nel tempo. Le azioni umane e i fenomeni naturali producono risultati concreti e ogni essere umano vivente e ogni oggetto è fonte di conoscenza sugli eventi e sulle eventuali volontà che lo hanno generato e modificato, rimarcandone l’origine e le motivazioni. Gli oggetti della ricerca storica si trovano dunque disseminati nell’ambiente circostante, nei luoghi del patrimonio. Possiamo affermare che la fonte più importante e interessante della storia che possiamo indagare è la nostra esistenza, la cui conoscenza non è che l’inizio di un’attività di ricerca volta a scoprire e a far riaffiorare le sedimentazioni di tracce che nei millenni si sono stratificate. Dal passato ci giunge il prodotto di una scelta attuata dalle forze che operano nell’evolversi temporale del mondo e dell’umanità, sia da coloro che sono delegati allo studio e dei tempi passati, gli storici. Il concetto di fonte di Bloch è l’espressione di quella “rivoluzione documentaria del XX secolo”, sia qualitativa sia quantitativa, sviluppatasi negli anni Trenta. Le classificazioni che si presentano partono da ambiti generali e procedono per focalizzarsi in campi particolare : origini, tipologia, forma, finalità. 1. Le origini In base al fenomeno o all’evento che le ha generate, le fonti possono avere origini da fenomeni naturali(lunga durata, come gli effetti di un’eruzione vulcanica) o da fenomeni umani (breve durate, come le battaglie o lunga/breve, come le creazioni artistiche). 2. La tipologia delle fonti Le fonti, in relazione all’evento che le ha generate, si distinguono in fonti dirette (o primarie) e fonti indirette (o secondarie). Le prime sono direttamente prodotte da situazioni e da fatti che attestano e giungono a noi senza alcun filtro interpretativo che le renderebbe quindi indirette (fotografie, filmati, scritti e orali); queste fonti sono fortemente soggettive a differenza dei materiali e dei segni concreti lasciati dagli eventi, fenomeni ed evoluzioni come i manufatti ritrovati in uno scavo o le tracce visibili sul territorio dopo una eruzione vulcanica. Le fonti indirette si hanno quando la conoscenza dell’evento avviene in maniera indiretta perché non riportata dai testimoni diretti del fatto, oppure in quanto desumibile da fonti dirette di altri accadimenti, o infine perché suggerita da studi, interpretazioni, ricerche, ricostruzioni come le opere storiografiche o articoli giornalistici. Tutte le fonti sono contemporaneamente dirette e indirette, in quanto sono ibride e poliedriche, esiti diretti e indiretti di una pluralità di condizioni, fenomeni ed eventi. 3. La forma delle fonti Un’altra importante distinzione si fa tra : scritte e non scritte. Tra quelle fonti che si presentano sotto forma di scritti distinguiamo le fonti documentarie o archivistiche e quelle narrative. Le fonti documentarie comprendono i documenti pubblici e quelli privati ( diplomi / contratti). Le fonti narrative annoverano tutte le opere che riguardano la letteratura e i suoi generi : prosa, poesia, musica. Queste fonti rivestono una loro precisa importanza soprattutto perché riflettono il modo di pensare del tempo in cui sono scritte, la cultura, la mentalità, gli ideali religiosi e politici del popolo che rappresentano. Le fonti non scritte comprendono invece tutte quelle forme di comunicazione e trasmissione che non utilizzano la scrittura e tutti quei materiali ed oggetti dai quali si possono desumere le informazioni. Le fonti non scritte si dividono in : fonti orali (tramandati da generazione in generazione);fonti topografiche (affreschi, icone, cornici); fotografiche e filmiche ( cortometraggi e lungometraggi); audiovisive (nascono dall’incontro tra i diversi codici trasmissivi); le fonti virtuali relative alla definizione di metodologie e strumenti informatici per la catalogazione e la fruizione di fonti documentarie o per l’elaborazione informatica che permette di simulare riproduzione fotografiche e ricostruzioni materiali. Nel gruppo delle fonti non scritte riconosciamo l’insieme dei resti di persone vissute, di manufatti e di comportamenti come strumenti, utensili, fossili. 4. Finalità Un’ulteriore distinzione viene fatta tra fonti volontarie (le fonti narrative e le fonti documentarie) o intenzionali e fonti involontarie o preterintenzionali. Le fasi che lo storico ripercorre per le sue attività di ricerca e analisi sono quelle di selezionare, interrogare, interpretare le fonti alle quali si aggiunge la fase del racconto, cioè la scrittura della sua “storia”. Una volta affrontato il problema delle fonti circa la quantità e la qualità delle stesse, rimane da affrontare il problema dell’autenticità. Stabilita l’evidenza storica grazie al suddetto “esame d’accertamento” del documento è lecito considerare come veritiere le notizie presenti nel testo. Ma è altresì importante sottolineare i documenti falsi esistenti. I fati indagati dagli storici, secondo Pomian, possono essere catalogati in :  gli individui : di cui si ricostruiscono il carattere, le aspirazioni, le motivazioni, le convinzioni, i desideri, la loro vita interiore;  le forme : i gruppi, le organizzazioni, le istituzioni che danno origine a fenomeni gerarchici;  i rapporti : di amicizia, di odio, di razzismo;  le traiettorie : le oscillazioni nel tempo della produzione di un certo bene;  le singolarità, del numero di adepti ad un movimento, corrente, fede. Tuttavia, di fronte a qualsiasi tipologia di fonte presa in esame per il progetto di ricerca l’attività critica preventiva che siamo indotti a svolgere dovrà necessariamente basarsi su : ma rinvenimenti archeologici. La sua importanza nella ricostruzione del passato e nella visione complessiva della storia è oggi ampiamente condivisa. In riferimento alle categorie che principalmente lo studioso utilizza nella ricostruzione : - scientifico/naturali (antropologia); linguistiche (filologia); archeologiche; storiche ( testi storici- letterari offerti da certe culture protostoriche o testi redatti da scrittori di antiche culture in cui si fa menzione di realtà protostoriche) e l’etnologia che studia l’aspetto più remoto della presenza dell’uomo sulla terra. essa si contraddistingue dalle altre scienze perché risulta un valido aiuto per comprendere e interpretare i resti materiali delle culture protostoriche. L’archeologia è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante, attraverso documentazioni e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato : si caratterizza da diverse discipline come “archeologia classica o industriale o paleontologia”; a seconda delle tecniche di indagine “archeologia subacquea o sperimentale”; in relazione a specifiche problematiche “archeologia urbana”; in base al tipo di materiale esaminato “numismatica”. Attualmente, il campo dell’archeologia comprende discipline come l’ecologia storica, la geologia ambientale che esplorano e indagano le attività umane del passato in zone che vanno ben oltre le aree urbane. La principale tecnica di indagine utilizzata dagli archeologi è quella dello scavo stratigrafico, che consente di rimuovere il terreno e di raccogliere i materiali che risultano fondamentali per lo studio, collocandoli secondo in relazione cronologica. Lo studio del territorio per individuare la presenza dei resti archeologici, sia per acquisire dati statistici generali sulla storia del territorio stesso, oltre che della tradizionale ricognizione archeologica di superficie può avvalersi di strumenti come macchine fotografiche, georadar. Lo studio di materiali ha lo scopo di comprendere i modi di utilizzo, la loro origine e di giungere così ad una datazione. Il primo modo per datare un oggetto è il suo inserimento nella sequenza stratigrafica, in periodi in cui questa tecnica non era ancora sviluppata si procedeva a datare gli oggetti in modi differenti. Le fonti iconografiche : la storia per immagini, la voce dell’artista Gli spazi di esposizione, musei, mostre, piazze, strade si traducono in luoghi di conversazione tra gli oggetti artistici e il pubblico. Il processo di interpretazione o di creazione di significati dipende dal lettore; la cultura, come la soggettività, è flessibile e si modifica con l’esperienza che ne fa lo stesso lettore. L’immagine visuale cu racconta una storia, un’esecuzione in cui sono intervenuti piccole parti che si articolano in successivi livelli di significato a seconda di dove il nostro sguardo giunge e dei livelli in cui si articola il dialogo tra l’artista e il silenzio dell’opera. Le immagini sono “fonti mute” e richiedono un’attività di spiegazione orale o di una traduzione nello scritto. La lettura dell’immagine prosegue parzialmente per scoprire nuovi elementi da aggiungere alla proprio analisi. Anche nelle fonti iconografiche, l’interpretazione , l’analisi, l’osservazione è prettamente ancora alla sfera soggettiva dell’osservatore. L’artista crea un’opera, lo spettatore riceve questa informazione direttamente ( in museo, in una galleria) o indirettamente ( video, fotografie); indipendentemente dal modo è fondamentale che lo spettatore riceva un gran numero di informazioni. Il soggetto che apprende è al centro di un’educazione artistica, in tensione verso l’interpretazione dell’opera attraverso di ricezione e di analisi adeguate. Educare all’arte significa promuovere una sensibilità che sia capace di incentivare un nuovo modo di volgere lo sguardo al proprio essere, alla propria identità, alla propria storia personale e a ciò che ci circonda. La riproduzione artistica invita a guardare con un interesse rinnovato il quotidiano e il nostro passato, attivando e stimolando un processo culturale che è sia un piacere estetico, sia un apprendimento cognitivo e interpretazione del reale presente e passato. L’empatia è la capacità di “connettersi” e porsi nel luogo dell’artista inducono apertura, flessibilità e disposizione all’ascolto della voce muta. Riconoscere che ogni elemento creativo è differente da tutti gli altri è il passo fondamentale per orientare il “nostro sguardo” all’analisi specifica di quello che stiamo ricercando e percependo e che lo fa unico e differente. Non esiste un ordine prestabilito nella lettura dell’opera d’arte. Le informazioni trattenute in essa, ci appaiono nel loro insieme, complessivamente visibili ma non tutte poste sullo stesso piano. La sua lettura non potrà essere quella che adottiamo per una fonte scritta od orale, cioè consequenziale e lineare al flusso verbale che esprime, ma piuttosto per i successivi colpi d’occhio. La stoia- geografia e le scienze sociali- ricorrono alle fonti iconografiche per descrivere concetti, luoghi, eventi, dettagli architettonici, abbigliamenti e oggetti di uso comune. Le immagini ci pongono di fronte alla storia, permettendoci di immaginare il passato in maniera intensa. La critica delle fonti è essenziale. La fonte iconografica è sicuramente di grande aiuto per la ricostruzione di un fatto storico a deve essere sottoposta alla critica. Lo studio dell’immagine viene definito “iconografia”, si occupa di valutare quelle immagini che possono rappresentare una fonte documentaria per la ricostruzione di eventi storici specifici; nell’ambito degli studi archeologici, l’iconografia abbraccia la documentazione relativa a particolari. Panofsky distingue tre livelli di interpretazione della fonte iconografica che corrispondono ai tre livello di significato dell’opera stessa: - La descrizione pre-iconografica, il dignificato naturale dell’opera teso a identificare gli oggetti; - L’analisi iconografica, cioè il significato convenzionale; - L’interpretazione iconologica, cioè il significato intrinseco relativo a quei principi che rivelano l’atteggiamento fondamentale di una nazione, un periodo, una classe, una concezione religiosa La fonte iconografica risulta un valido aiuto per la ricostruzione della cultura materiale del passato, la vita quotidiana, le città, i villaggi, il contado, le abitazioni, gli interni, l’arredamento tra spazio pubblico e privato. Si fa riferimento a questo tipo di fonti per valutare i cambiamenti sopravvenuti. Queste fonti sono una via di accesso al passato che integrate ad altre fonti, confermano il più delle volte le prove provenienti dai documenti scritti. Le immagini in movimento. Il cinema : una fonte per la didattica della storia Il film viene utilizzato sempre più frequentemente nelle sciole come supporto didattico. L’educazione audiovisiva è uno degli aspetti qualificanti dei curricula e il continuo sviluppo delle tecnologie permette di utilizzare strumenti diversi per le differenti situazioni. Il film non è un semplice strumento o intrattenimento ma viene utilizzato nelle scuole come comprensione della complessità del suo linguaggio e della molteplicità di approcci che possono stimolare ad una produzione variegata di metodologie e di attività didattiche, tese ad incoraggiare il bambino ad addentrarsi nella molteplicità interpretativa che il mondo del cinema favorisce. Una didattica della storia con il film in cui esso è un tramite e uno strumento utilizzato dall’insegnante per introdurre un argomento di storia. L’immagine proposta nei film offre e sollecita n argomento di storia; la sua interpretazione è aperta, individuale, parziale, spazia in linguaggi diversi e in strutture narrative che attingono all’universo analogico e iconico. Le immagini acquistano un preciso significato nel omento in cui sono viste e il differente modo di osservarle modifica radicalmente lo stato dell’oggetto osservato. L’immagine cinematografica colpisce particolarmente il bambino : attira la sua attenzione e organizza la sua percezione molto meglio di un’immagine fissa. L’immagine in movimento così percepita è capace di interessare contemporaneamente diversi aspetti dei canali percettivi. Una didattica con i film ha tra gli obiettivi quello di sviluppare nel bambino uno spirito critico, di analisi, della fonte, di rendere visibile i fatti comunicativi e per estensione di introdurre ad una riflessione generale dei mezzi di comunicazione. Quali film utilizzare per lo studio della storia remota? Si possono distinguere almeno sei categorie nelle quali possiamo circoscrivere l’evoluzione e i cambianti avvenuti nel cinema epico :  Il film storico intende proporre un racconto veritiero : BEN-HUR;  Nella pellicola viene introdotta una precisa intenzione apologetica : GIOVANNA D’ARCO;  In un clima politico nuovo, il film descrive la volontà e il pensiero politico corrente ;  Durante i periodi di guerra i film storici includono e sviluppano implicazioni morali;  Dopo la guerra, la pellicola storica è il migliore strumento di spiegazione della stessa;  Il racconto filmico ritorna a riappropriarsi della sua centralità, le sue intenzioni politiche dei nuovi governanti o di chi l’ha prodotta : ENRIVO V; il genere e l’epoca storica sogliono basarsi su una trama letteraria tesa a raccontare :  Vita del personaggio (biografia)  Una leggenda reale o di finzione (Ben – Hur);  La storia politica o culturale di una comunità integralmente o parzialmente (La conquista del paradiso). I film di carattere storico possono anche prevede l’adozione di elementi di altri generi come quelli di avventura, di guerra, western. Un film libera un’energia considerevole e , quindi, spetta all’insegnante tradurla in conoscenza attiva e duratura. Le potenzialità didattiche del film sono considerevoli. La fonte filmica implica suggestioni, cattura l’attenzione attiva la curiosità e il desiderio di accrescere la propria conoscenza coinvolge la sfera affettiva e cognitiva. Il film è una fonte che si presenta quanto più vicina alla successione reali dei fatti storica; è un’opera collettiva; il prodotto presentato è condizionamento della strumentazione tecnica del momento in cui è stato realizzato, dall’ideologia e convenzioni di genere e dai limiti del visibile. La scelta della fonte filmica e l’organizzazione del percorso didattico da parte del docente non si limita solo alla visione del film in riferimento agli obiettivi prefissati. L’attività prevede la ricerca di informazioni sul film tratte da altre fonti come quotidiani, riviste, libri, internet. L’insegnante dovrà occuparsi di verificare il buon funzionamento delle strutture, prima della visione del film occorrerà esplicitare i motivi che inducono all’utilizzo della fonte, rendendo partecipi gli alunni delle motivazioni. Subito dopo la visione del film e prima della sua analisi, l’insegnante sollecita, attraverso un brainstorming, la reazione a caldo della classe, comunicata senza arrivare a percorsi troppo razionali e approfonditi. La fonte orale : una storia viva e narrata La storia orale è un’attività storiografica che si caratterizza da due distinti aspetti. Una modalità di accesso alla conoscenza da parte dello storico che prevede un’attività su un preciso tipo di fonte che è il testimone orale e un determinato metodo di lavoro e di indagine per conseguirla, e che non si discosta dalle operazioni che lo studioso mette in atto con qualsiasi altro tipo di fonte. Dall’altro la storia orale è attuabile nell’ambito di una storia recente e in quanto forma di accesso alla conoscenza. La conoscenza del passato recente attraverso le fonti orali è senza dubbio uno strumento di indagine nuovo e di immense potenzialità e possibilità di ricerca. Essa si nutre della parola parlata ed è tanto antica come la storia stessa. La fonte orale è la prima e più antica forma di fare storia. Queste fonti di caratterizzano quindi dai loro aspetti estetici, dalla ricchezza narrativa e dalla tensione drammatica e dalla polisemia del linguaggio utilizzati : tutti gli aspetti convengono al materiale narrativo. La storia del quotidiano La storia del quotidiano si forma nel momento in cui due forme del sapere entrano in contatto : uno storico, studioso attento alla ricostruzione dei fatti che hanno caratterizzato un individuo o un gruppo intrattiene una “conversazione” tra le fonti scritte e quelle orali. La comunicazione e il lavoro sulle fonti orali si appresta ad essere un dialogo dinamico che , a differenza delle fonti scritte, non si basa sull’interpretazione personale del soggetto. Tuttavia, il testimone può cambiare la sua versione dei fatti ogni qualvolta se lo chiedo, per interesse, per aspettative o per i valori che lo legano al fatto. Lo storico, invece, parte da un problema, formula delle ipotesi alle quali cerca di dare una risposta e una risoluzione, utilizzando le fonti che avvalorano o contrastano la sua tesi. La funzione della storia orale è quella di allargare l’orizzonte sociale della storia, attraverso la realizzazione collettiva di settori popolari. In questo senso , si affrontano storie di vita, storie che concorrono alla ricostruzione collettiva della storia con l’obiettivo di conoscere dimensioni specifiche del pensiero e della logica popolare, supportata anche dalla storia biografica del soggetto “popolare”. La mentalità popolare è l’insieme delle immagini, dei simboli, delle credenze, dei miti, delle leggende che rappresentano un universo ampio e complesso nel quale ascrivono le azioni dei soggetti popolari. La storia orale tende ad approfondire l’immaginario quotidiano e sociale della memoria collettiva attraverso il suono delle parole. Le fonti orali sono dinamiche e si modificano in quanto esprimono il sentire e il ricordo dei partecipanti in un determinato avvenimento. Lo studio delle storia orale permette di entrare negli aspetti intimi della storicità della gente, quel pensiero “dal basso” che spesso si tende a dimenticare. La stessa, però, ha i suoi limiti che si possono comprendere alla lice delle sue caratteristiche :  La storia orale è circoscritta alla contemporaneità e quindi il suo ciclo di vita è piuttosto breve ;  La storia orale aiuta a ricostruire atmosfere sociali e culturali ma non è l’unica fonte di ricostruzione degli eventi. Solo con le fonti orali, però, non si possono ricostruire gli eventi. Il testimone è la principale fonte che permette al ricercatore di ricostruire il suo discorso storico, con il quale formula ipotesi e spiegazioni. Le fonti sonore e musicali Le canzoni cosi come i racconti, le fiabe, i miti e le leggende rappresentano l’esempio principale di fonte orale. Rappresentano l’anima del popolo, di una natura. La sua fissazione per iscritto presuppone una scelta che cristallizza in un’unica forma la pluralità di varianti e di contaminazioni tipiche della struttura orale. La potenzialità dell’uso delle fonti sonore e musicali sono ampi anche se ancora non compiutamente esplorate.; queste ispirano sentimenti e atteggiamenti in chi ascolta ben più di decantati capolavori della letteratura. Le stesse possono diventare una fonte utile per portare bambini e ragazzi a riflettere insieme a loro sul significato stesso di storia, sui suoi ritmi, su chi siamo e sul rapporto che lega il nostro passato al nostro futuro. STORIA E PATRIMONIO Per una storia e definizione di patrimonio culturale “Il patrimonio culturale deve essere preservato in tutte le sue forme, valorizzato e trasmesso alle generazioni future in quanto testimonianza dell’esperienza e delle aspirazioni dell’umanità al fine di alimentare la creatività in tutta la sua diversità e di favorire un vero dialogo culturale.” Sebbene nelle epoche antiche non esistessero disposizioni legislative in meriot alla conservazione dei beni culturali, fu la presenza del sacro a segnare di fatto uno spazio di rispetto e di conservazione, garantito, difeso e protetto dalle autorità religiose e dalle popolazioni locali. Il templio, le architetture, le strade nel suo complesso facevano da sfondo al santuario, luogo di esercizio culturale inteso come deposito di storie locali, di memorie orali serbate e rispettate nella religiosità delle popolazioni. Il monumento veniva inteso come “documento” assunto pertanto a testimonianza orale del viaggiatore, cosicché lo sguardo erudito diviene selettivo e gli edifici da visitare sono scelti in base a criteri di antichità e storicità, degni di essere visti. I resti monumentale, quindi, significavano testimonianza dell’esistenza. Nel periodo romano, pur continuando nella totale assenza di disposizioni legislative in merito ,si sviluppò una particolare sensibilità al concetto di monumento inteso come testimonianza della memoria collettiva. I monumenti che ricordavano Roma, dalle sue modeste e rurali origini al mito fondativo e alla grandezza militare erano testimonianze storiche e venivano con devota sacralità conservate, non tanto per il loro valore artistico quanto per l’espressione dell’eredità del passato che però non doveva ledere l’immagine ufficiale e gli interessi stessi della cultura della Roma repubblicana. La crisi dell’Impero romano d’Occidente portò un’inevitabile battuta di arresto nella storia del patrimonio, con l’abbandono e la distruzione di abitazioni, monumenti e strutture insediative. I mille anni di storia che contraddistinsero il periodo “medioevo” furono anni per lo più tenebrosi caratterizzato da importanti episodi di distruzione di interi quartieri. Per ovviare a ciò, gli ultimi imperatori romani e pontefici concessero i beni superstiti ai ricchi signori affidando loro il compito di tutelarli. Di notevole importanze fu il lavoro di Teodorico che conferì cariche , titoli e beni all’élite aristocratica, tentando di ristabilire un ordine in merito alla tutela delle tradizioni. In questo contesto di devastazione e decadimento, il lavoro dei monaci era quello di ricopiare e studiare i testi sacri, le arti liberali, la filosofia, la grammatica, di ricopiare e studiare i testi, di dedicarsi essenzialmente alla custodia della cultura. Vi era infatti la consapevolezza che i libri e il grande patrimonio ereditato dal mondo antico, potevano essere salvati e conservati grazie all’opera di traduzione e all’attività del riuso. Ciò nonostante le distruzioni e le devastazioni continuarono anche dopo le invasioni barbariche e per la maggior parte erano connaturate ai conflitti civili scoppiati in seno alle potenti fazioni che ambivano a detenere il potere sul territorio. Alla fine del 300 si era data vita alla catalogazione dei monumenti attraversi il lavoro di comparazione dei testi che i letterati effettuarono tra le fonti pervenute e le evidenze archeologiche e i materiali presenti sul territorio. Nel 1462 venne emanata la bolla di PIO II che poneva fine alla consuetudine di spogliare gli antichi monumenti del proprio marmo per utilizzarlo con il fine di costruire nuovi edifici, ricavandone così materiale di costruzione. Con Papa SISTO IV si proibì la vendita degli antichi ornamenti, decorazioni e opere d’arte e marmi delle chiese. Nel 1519 “Lettera a LEONE X” venne redatto un documento dal valore straordinario; questa lettera fu scritta per tutelare il recupero e la conservazione dei monumenti e delle vestigia della Roman Antica e le effettive possibilità e disponibilità per attuarli, per tutela re la scomparsa dell’arte classica legata anche all’incuria degli uomini, pontefici compresi. Nel 1534 Papa PAOLO III istituì la carica di “Commissario alle Antichità” ; l’attenzione per la storia del territorio e per la ricerca delle radici storiche e archeologiche della popolazioni si sostanzierà poi nella realizzazione di documenti e di mappe della memoria. Un libro per salvare la memoria antica. Nel 1624 venne vietata l’esportazione illegale di opere d’arte e di oggetti antichi che non avessero ottenuto l’autorizzazione del papa e proibiva soprattutto l’estrazione di statue e antichi oggetti del passato. Nel XVIII i beni estratti durante gli scavi archeologici furono considerati parte integrante del patrimonio del contesto storico artistico e come bene legati al territorio di appartenenza. Il 700 viene ricordato per il Grand Tour, di fondamentale importanza è l’Editto di Spino del 1704 sancì che il patrimonio storico e artistico favoriva chi ne era fruitore di continuo. Nell’era dei Lumi si adottò un atteggiamento positivo nei confronti della conservazione del territorio considerato una ricchezza per tutti la cui finalità era quella di allargare le basi dell’istruzione ed estendere la possibilità a tutti di fruire dell’opera. Nella metà del 700 si porranno le basi per una nuova concezione del termine museo. Museo come luogo di istruzione dei cittadini, attrazione turistica e tutela dello Stato. La prima legge di protezione dei monumenti sarà emanata nel 1887 e stabiliva che tutti i beni mobili e immobili appartenenti a persone pubbliche o private che rivestivano un interesse storico e artistico potevano essere collocate e classificate dal ministro dell’Istruzione pubblica e delle Belle Arti. Si ponevano le basi di una politica del patrimonio volta a definire progetti di recupero e di restauro che facevano capo alla responsabilità di un’istituzione nazionale preposta alla tutela con funzionari ed operatori che sarebbero stati appositamente formati al fine di consultare personale con competenze specifiche. Le azioni volte alla conservazione e  Collezioni di fonti : pubblicazioni di fonti raccolte in collane frutto di iniziative editoriali promosse da enti di ricerca e di studio.  Dizionari : opere specifiche per comprendere i testi delle fonti storiche in ogni contesto.  Manuali di cronologia e di metrologia : volumi che illustrano i sistemi di datazione e di misura in uso nei vari tempi e presso i vari popoli. Motivare, stimolare e attivare Attraverso metodi costruttivi di ricerca che si avvalgono delle fonti è possibile promuovere un apprendimento attivo, che non punti solo all’acquisizione di conoscenze ma anche alla padronanza delle competenze e delle abilità che consentono di accrescerle e rinnovarle.  Stimolare coinvolgimento e partecipazione all’apprendimento della storia attraverso ripetute constatazioni che ognuno ne è soggetto e possibile protagonista e che le vicende personali e collettive di cui si è partecipi non cominciano affatto con l’esistenza vissuta, ma ben prima;  Individuare poli di interesse attraverso l’osservazione delle attualità e la ricerca di nessi con i temi e i periodi storici da affrontare o affrontati;  Ricorrere ad impostazioni e metodi laboratoriali e di cooperative Learning ,un ambiente di laboratorio in cui ogni conquista di conoscenza è frutto di un lavoro sia condiviso che individuale di progettazione e conduzione delle ricerche e di verifica, fruizione ed esposizione dei loro esiti;  Produrre ed esibire alla comunità scritti e materiali tratti dalle ricerche per concretizzare e diffondere i loro esiti a dare ulteriori obiettivi gratificanti;  Indagare sulla realtà circostante e sull’attualità per cogliere caratteri distintivi e identitari e fenomeni in atto per incidervi positivamente. Per raggiungere ogni competenza e ogni obiettivo di apprendimento attraverso la ricerca è indispensabile programmare percorsi metodologici che individuino i prerequisiti necessari anche in funzione inclusiva, i metodi e gli strumenti da adottare nonché le verifiche da svolgere sia in itinere che a bilancio. Attraverso la compartecipazione degli stessi allievi all’autovalutazione tali verifiche possono essere anche adottate in chiave metacognitiva. Le radici, ancora preziose, della storia Le indicazioni nazionali introducono molto chiaramente il tema delle radici e della loro importanza; in questo contesto è indispensabile la piena valorizzazione dei beni culturali sul territorio nazionale, proprio per arricchire l’esperienza quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempo e di altri luoghi. Attraverso il racconto della storia locale si può arrivare a comprendere le mille sfaccettature che fanno parte di noi e ci rendono unici e plurali allo stesso tempo. Da qui si può percepire come non esistano identità fisse, ma anzi, siamo noi stessi il frutto del cambiamento, consapevoli che nelle identità ò civiche ed etniche convivono costanti e varianti, caratteri persistenti e altri mutevoli. Recuperare elementi della propria tradizione non significa creare una barriera ma far riferimento a quei profondi legami che si instaurano tra noi e il territorio in cui siamo nati e cresciuti. Paradossalmente è solo attraverso la conoscenza delle proprie radici che si arriva a comprendere la straordinaria ricchezza culturale dell’altro; la storia diviene dunque in primo luogo scoperta della pura alterità. Lavorare con le fonti : la didattica laboratoriale La storia insegnata e appresa in laboratorio prende vigore dalla consapevolezza che il lavoro conseguito è conquistato collettivamente e individualmente. Lavorare con e sulle fonti induce a porre uno sguardo d’insieme sulle conoscenze che l’allievo possiede, le sue idee, i suoi giudizi; non solo, aiuta il docente a comprendere i percorsi logici seguiti, la capacità di stabile connessioni e di rielaborare informazioni e le competenze messe in atto, l’attività di ricerca e il metodo storiografico. L’apprendimento dovrebbe suscitare sensazioni positive in quanto “ricercare” è una delle qualità relative al genere umano. Il viaggio che si intraprende è affascinante e parte proprio dal ragazzo, dalla sua recondita capacità di provare attrazione verso l’oscurità e l’ambiguità dell’evento. A scuola la costruzione di un percorso di ricerca potrebbe scaturire da discussioni di classe, dal desiderio di approfondire. Partendo, dunque, da una domanda spontanea, l’insegnante dovrebbe guidare i ragazzi nell’acquisizione del rigore metodologico e del codice teorico interpretativo necessario perché gli allievi possano trasformare la semplice curiosità in conoscenza scientifica. Intervento di investigazione : -le finalità, - la metodologia, - gli strumenti. Le fasi del percorso di ricerca storica in classe e le conseguenti azioni prevedono :  La scelta del campo di indagine e la problematizzazione della situazione di ricerca, le cui azioni presumono :  Indagine da parte dell’insegnante  Formulazione scritta del problema  Una prima ipotesi  Fasi del progetto con la ricerca delle informazioni :  Definizione delle fasi che contraddistinguono il percorso di ricerca : finalità, metodo, strumenti;  Ricerca bibliografica e ricerca d’archivio;  La schedatura delle fonti : - documenti cartacei, fonti letterarie, fonti figurative, fonti materiali, creazione di un archivio.   L’approccio metodologico sul lavoro con le fonti che prevede le azioni di:  Codifica delle fasi delle operazioni, secondo ino schema che si potrà adattare a qualunque tipo di ricerca;  Formazione di gruppi di lavoro;  Numerazioni di documenti e di testi;  Selezione motivata di fonti;  Interpretazione dei dati ed elaborazione dei contenuti. - La comunicazione degli esiti di ricerca con azioni di : - Verifica della corrispondenza tra finalità iniziale e informazioni ottenute; - Memorizzazione degli esiti di ricerca; - Comunicazione del risultato della ricerca tra classe e successiva presentazione e diffusione mirata delle informazioni dall’esterno. La differenza che si presenta nella scelta di ultimare una ricerca di tipo storico a scuola risiede nel criterio di selezione delle fonti da parte dell’insegnante che risponde a logiche didattiche più che storiografiche. L’insegnante non è uno storico ma è in grado di selezionare i metodi più elementari per fare “storia” (selezionale, contestualizzare). L’insegnante , dunque, prepara il materiale, gli strumenti necessari, chiarisce le finalità delle attività di ricerca, fornisce le indicazioni e i suggerimenti necessari al suo conseguimento, organizza i gruppi, ne sollecita il coinvolgimento attivo ponendosi come intermediario tra i contribuiti personali e collettivi conseguiti. Realizzare indagini storiche attraverso la costruzione del sapere significa condurre ore di apprendimento della storia in laboratorio, in un luogo, quindi, volto alla scoperta della conoscenza, spazio di sperimentazione in cui sapere e le competenze di costruiscono e non si acquisiscono. Il laboratorio di storia si definisce tale in quanto è intessuto di discussioni, esperimenti, esercizi, lezioni ed è il contesto entro il quale si ottengono prodotti nuovi elaborando materiali vecchi. IL RACCONTO DELLA STORIA E L’AUTOBIOGRAFIA La vita come narrazione Le narrazioni che pretendono di rendere conto delle vicende del passato possono dividersi in due categorie : - Autobiografie e memorie - Biografie di personaggi, monografie delle forme sociali - Sintesi storiografiche - Narrazione storica, costituita dal museo. La narrazione della propria storia svolge un ruolo definitivo ai fini dello sviluppo di sé e dell’identità, introducendo la nozione del Sé narrativo, un Sé che racconta storie. La narrazione è fondamentale per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore sia per attribuire significati all’esperienza umana. In ambito psicologico, il narrare richiama alla mente il racconto di Sé, il quale permette di ricostruire e interpretare episodi di vita, riesaminandoli da angolature diverse. La funzione narrativa è quindi tipica dell’essere umano, è un atto fisiologico connaturato alla natura umana. Narrare non è quindi una scelta, è una necessità a cui l’uomo non può sottrarsi per stabilire il suo ruolo nel mondo, la propria identità; è il nostro modo di utilizzare il linguaggio per far fronte alle immancabili necessità e difficoltà che contraddistinguono la vita e la cultura umana. La narrativa ci offre quindi un mezzo per conoscere, per affrontare le insidie quotidiane e inaspettate che la vita ci riserva. La scuola ha un importante ruolo di educare i bambini all’espressione del racconto e del raccontarsi attraverso le diverse forme narrative approcciandole con un atteggiamento colto a risaltarne l’utilità, perché imparare a narrare significa imparare a crescere. La storia viaggia con me. Storia personale e autobiografia a confronto. “Raccontarsi” è il primo atto formativo, la prima emozione del ricordare è la sorpresa di scoprirsi capaci di ricordare ancora. Il ricordare non accetta fretta e l’impazienza : il passato lo si assapora soltanto poco a poco; presuppone la libertà di giocare con i propri ricordi. La conoscenza storica, cioè la conoscenza dei fatti del passato, delle gesta di uomini e donne implica necessariamente rispetto; la storia dell’evoluzione delle mentalità, significa entrare in punta di piedi nel silenzio della vita di altri e nella propria vita nella consapevolezza che nulla di quello che è stato può essere cambiato o stravolto. Occorre però conoscerlo, per se stessi e per gli altri. Lavorare con le fonti è un’attività che può e deve svolgersi in diverse modalità distinte a partire da un’ottica procedurale e puntuale, al fine di rafforzare e validare un discorso di sintesi all’interno di un preciso progetto di ricerca. La conoscenza di un metodo da utilizzare, fin dalla scuola dell’infanzia, procede con l’esperienza e la pratica. È necessario introdurre gli studenti al concetto di fonte attraverso attività propedeutiche tese a sottolineare la sua funzione all’interno del sapere e della conoscenza storiografica. Per comprendere che cos’è una fonte e attuale il processo di ricostruzione storica possiamo chiedere agli studenti di portare quelle tracce che ci aiutano a ricomporre il puzzle della nostra vita. Sollecitiamo il bambino ai primi passi verso il racconto della storia e la forma che esso può assumere, attraverso il collegamento con le fonti (storiografia). - Albero genealogico; - Albero degli incontri, le persone che hanno avuto importante nella mia vita; Le motivazioni alla base di tale attività si sostanziano nel riflettere gli alunni su come la storia che è in noi è il risultato di incontri con tante persone, di sguardi e parole, di azioni e non legate solo al mondo famigliare. Non esiste IL metodo piuttosto una molteplicità di attività didattiche che l’insegnante può adottare a seconda degli obiettivi prefissati, dei suoi convincimenti didattici e del contesto scolastico e di classe in cui si trova ad operare. Lavorare con le fonti significa favorire nel bambino lo sviluppo di quelle capacità dirette a selezionare, elaborare e costruire le proprie conoscenze, attivando un approccio critico e interpretativo allo studio della storia e ancor più ad una comprensione di noi stessi e di quel quotidiano che affrontiamo con le sue problematiche. Le potenzialità di analisi di un documento non consistono solo nel far ricostruire ai ragazzi la storica ma soprattutto far sperimentare loro quegli aspetti della ricerca storiografica utili per attuare il procedimento di composizione del passato e nell’allenarsi a sviluppare un atteggiamento critico. Significativo è porre i bambini di fronte a due interrogativi : - Quali sono le fonti che io posseggo? - Quali conoscenze posso invece ottenere da un’analisi e dallo studio di una fonte data? Per realizzare un progetto che possa valorizzare la storia di ogni singolo allievo è necessario riconoscere che il “soggetto è formato dal suo mondo della vita”. Si tratta di riconoscere la storia personale, la scuola, la famiglia, il personale di ogni bambino e di ogni bambina. Ascolto e comprensione sono i mezzi attraverso i quali è possibile condurre il bambino alla costruzione di un progetto di sé e ristabilire una connessione tra il mondo della scuola e il mondo di vita di ogni studente. Auto-apprendere e auto-formarsi, lo studente si trova nella scuola primaria in un percorso continuo di crescita, la scuola può assumere la funzione di autoformazione permanente. Il metodo autobiografico indirizza lo studente verso una formazione permanente e continua poiché gli insegna a elaborare ogni informazione o esperienza incontrata o impartita. Da un punto didattico, il bambino attraverso il racconto di sé, la raccolta di dati e di informazioni compie operazioni affini a quel del ricercatore di storia : per la parte della propria storia che non può ricordare, non potendo attingere alla propria memoria, è costretto a ricorrere alle testimonianze, ad analizzarne i contenuti, per poi procedere alla loro interpretazione, tutte fasi essenziali di una ricerca storica. Da un punto di vista educativo, invece, un percorso di storia personale risponde al bisogno del bambino di raccontare e di raccontarsi, di sentirsi parte di un gruppo unito da legami relazionali e emotivi indotti dalla condivisione di esperienze. L’autobiografia si rivela anche un valido elemento di connessione tra il contesto di vita scolastico, famigliare ed extra-scolastico. Il metodo è utile, inoltre, per affrontare il percorso della storia personale in quanto le fonti che vengono utilizzate : foto, giocattoli, disegni, testimonianze, rappresentano gli “evocatori”, cioè quei documenti-reperti che esercitano la memoria un effetto di rievocazione. La didattica autobiografica si avvale di strumenti-occasioni per indurre la narrazione e la scrittura, motivo per cui si può chiedere ai bambini di portare da casa oggetti che, nella loro vita, possiedono questo potere rimembrante. Prima che io nascessi. Sul significato dell’insegnamento della storia nella scuola dell’infanzia. Per i bambini della scuola dell’infanzia avvicinarsi allo studio della storia significa stimolare l’osservazione del loro passato immediato, di quella parte che appare più comprensibile in quanto prossima e vicina cronologicamente al loro vissuto esperienziale. L’insegnamento della storia dovrebbe stimolare : l’interesse per il passato; la comprensione dei valori della nostra società; l’apprendimento della situazione attuale del proprio paese e del mondo; la conoscenza cronologica; la capacità di reperire, selezionare, valutare e interpretare i documenti e gli eventi storici; la ricerca di prove che avvalorino il proprio punto di vista; la valutazione della molteplicità delle cause che sono alla base dell’evento e la comprensione dei processi di cambiamenti e di continuità. Come entrare nel passato : un primo approccio al concetto di tempo. I concetti di storia come quelli di tempo, sequenza, cambiamento, possono essere avvicinati con attività che prevedono la conoscenza della propria vita e della propria famiglia, la sequenza temporale della propria giornata tipo. In particolare il concetto di sequenza è uno dei concetti più difficili da comprendere per i bambini di cinque anni: il cambiamento, la continuità è un minuto lento, graduale, implicito in qualsiasi processo vitale. Strategie didattiche -> concetto di sequenza temporale -> - Incominciare a discutere sull’ordine in cui sis volge una semplice attività quotidiana - Creare una sequenza della giornata quotidiana - Stabilire la sequenza della giornata di un bambino - Organizzare un gioco sulla sequenza - Promuovere uscite didattiche sul territorio - Esibire tre o più immagini di avvenimenti che sono in relazione tra di loro - Costruire un cartellone a partire da queste immagini Nella scuola dell’infanzia, queste attività dovrebbe concentrarsi sugli aspetti immediati della vita quotidiana; per i bambini di maggiore età la cronologia può comprendere un periodo più ampio, con l’indicazione dei fatti storici principali della propria realtà locale e nazionale. Proposte per una ripetizione della conoscenze storiche per i livelli scolastici In sintesi durante la scuola dell’infanzia e la scuola primaria si sarò man mano appreso a: - Riconoscere i rapporti di successione e di contemporaneità, durate, periodi, cicli, mutamenti; - Individuare le componenti significative dell’ambiente di vita, dedurre le relazioni tra gruppi umani e contesti ambientali con particolare attenzione al clima; - Individuare e utilizzare le fonti per trarne conoscenza; - Riconoscere le tracce storiche presenti sul territorio; - Comprendere l’importanza del patrimonio; - Usare la linea del tempo per organizzare le informazioni e conoscenze e comprendere la soggettività delle periodizzazioni; - Riconoscere le costanti e le variabili nei quadri economici, sociali, culturali; - Organizzare le informazioni e le conoscenze, tematizzando e usando le concettualizzazioni pertinenti; - Comprendere i testi storiografici proposti; - Usare carte geo-storiche; - Esporre verbalmente gli esiti di ricerche; - Riconoscere le società e le culture che hanno caratterizzato la storia. La quotidianità diviene l’osservatorio privilegiato da cui partire per dedurre le questioni e gli interrogativi , come i mutamenti climatici e lo sviluppo sostenibile. Gli intrecci disciplinari : la geostoria Lo studio della geografia costituisce un valido supporto per lo studio e l’apprendimento della storia. Anche per il suo apprendimento è opportuno prendere le mosse dalle realtà prossime e rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario, hanno assunto nel tempo un nuovo valore che coinvolge attivamente la comunità nella conservazione del patrimonio culturale. Mentre il museo tradizionale si occupa di acquisizione, della conservazione, dello studio, della valorizzazione e dell’esibizione di testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, l’ecomuseo focalizza l’attenzione sul territorio come elemento intrinsecamente legato ai processi sociali. L’ecomuseo fa della sua popolazione stessa uno degli elementi qualificanti. MUSEO ECOMUSEO Collezione Patrimonio Immobile Territorio Pubblico Popolazione L’ecomuseo è : l’estensione del territorio oltre i confini del museo, ossia non circoscritto entro un luogo fisico; l’interpretazione fragment-site e in situ, ossia la promozione degli oggetti e delle attività di interesse; la cooperazione e il partenario in luogo della proprietà dei reparti, ossia il riconoscimento della popolazione come, allo stesso tempo, detentrice e fruitrice del patrimonio; il coinvolgimento della comunità locale e degli abitanti nelle attività del museo, considerato come luogo di scambio; l’interpretazione di tipo olistico e interdisciplinare, ossia non specialistica, capace al contrario di connettere più livelli. L’ecomuseo viene inserito al centro di tre sfere : museale, ambientale e comunitaria.  Museale : si occupa della conservazione della natura e delle tradizioni;  Ambientale : si cura delle differenti forme che il patrimonio culturale assume in una determinata regione;  Comunitario : la partecipazione della popolazione nella gestione e nell’utilizzo del patrimonio culturale. La partecipazione della comunità Il ruolo assunto dalla popolazione e dalla comunità è condizione imprescindibile alla sua partecipazione. La conoscenza del territorio deve essere una conoscenza condivisa, da tutti, sull’identità comunitaria. La partecipazione va considerata tale solo se generalizzata, ossia se effettivamente esercitabile da tutta la popolazione, in caso contrario, la gestione del patrimonio, rimarrebbe comunque “una partecipazione fittizia”. La partecipazione della comunità deve caratterizzare tutte le fasi della progettualità ecomuseale, da quella iniziale di ricerca a quella di interpretazione e rappresentazione del patrimonio, a quella di trasmissione e restituzione finale. La classificazione della popolazione non è ben definita, ci sono tre ordini di coinvolgimento : l’informazione, attuata soprattutto attraverso i portali web; la comunicazione e il confronto, attuati attraverso la discussione e la condivisione di conoscenza; la partecipazione attiva, ossia l’intervento diretto e concreto all’interno dei processi decisionali. Prendersi cura del territorio significa occuparsi e preoccuparsi del suo stato attuale, dei suoi sviluppi futuri. Ogni comunità cosciente del proprio patrimonio culturale non può trascurare il proprio territorio, ossia l’ambiente in cui si sviluppano i saperi, le tradizioni, le arti, i linguaggi tutto ciò che è “patrimonio immateriale”. La “coscienza di luogo” va costruita educando ai valori territoriali, sia materiali che immateriali, intesi come elementi riconosciuti come punti di forza o risorsa su cui progettare la propria vita e quella della comunità. Significa che la cura del territorio di cui la popolazione dovrebbe assumersi la responsabilità, non si limita al proprio ambiente di vita ma si estende ad aree più ampie, fino a comprendere l’intero pianeta Terra. l’ecomuseo, seppur limitatamente alla propria area, rappresenta un progetto innovativo capace di esaltare il territorio e di promuoverne la cura. Le mappe di comunità per costruire una cittadinanza attiva in Italia Le esperienze degli ecomusei sono giunte in Italia con un notevole ritardo, imputabile alle caratteristiche e alla storia del Paese. Il raggiungimento dell’unità della nazione si rivelò essere un processo non ancora concluso e di difficile realizzazione sul piano pratico : le diversità regionali erano molto accentuate. La tendenza dei Governi fu quella di adottare politiche culturali di svalutazione delle diversità presenti sul territorio; conseguentemente, furono attuati procedimenti di accentramento dei patrimoni locali, nel tentativo di creare un senso di identità nazionale. Gli esiti di questa tendenza furono l’istituzione di musei del Risorgimento e di Stoia della Patria, musei nati alla fine del XIX che miravano al recupero del patrimonio storico. La proposta di iniziative innovative partì proprio dalla conversione delle finalità : dalla creazione di una identità nazionale alla valorizzazione delle identità locali e della differenza come ricchezza. Partendo da :  Museo-collezione : formato da oggetti tradizionali, di uso comune che acquisiscono valore di patrimonio grazie al loro legame con la storia passata del territorio;  Museo di cultura materiale e mestieri, dove vengono valorizzate le attività tradizionali spesso attraverso il recupero di edifici produttivi.  Museo dell’ambiente, focalizza la propria attenzione agli aspetti geografici ed ecologici del territorio;  Museo delle genti, rappresenta la vita rurale delle comunità, interessandosi perciò alle realtà quotidiane, dei comportamenti e degli stili di vita. A partire dagli anni novanta, gli ecomusei si sono diffusi in maggior misura in seguito all’intervento degli enti di governo locale nel Centro-Nord e dei parchi del Centro-sud. Attualmente la maggior parte dei musei si registra nelle zone delle regioni del Nord e del Centro Italia. Uno dei dispositivi emersi ,negli ultimi anni, è quello delle mappe delle comunità, particolari mappe ispirate al fenomeno delle “Parish Maps”, mappe culturali, percettive, recitate o filmate. “Parish” parrocchia che corrisponde in italiano a “mappe del piccolo comune” o “di comunità”. Piccolo non deve essere confuso con semplice, al suo interno sono preseti complessità e disordine che riescono però a trovare un senso di unità in grado di integrare le parti. Il carattere distintivo di un luogo non è dato dalla diversità in sé, in quanto è una dimensione che comprende tutti gli elementi che entrano in gioco in un paesaggio: la gente, i luoghi e i simboli condivisi da tutta la comunità. Il carattere distintivo di un luogo può comprendere diversi aspetti come : i dettagli, le particolarità, la patina del tempo, l’autenticità. La particolarità può essere a sua volta una tipicità e può consistere nell’elemento insolito, speciale, strano. È la comunità a definirne l’identità. Le mappe possono diventare uno strumento di tutela della specificità del patrimonio culturale, possono ricucire quella disgregazione e perdita di senso collettivo che negli ultimi decenni ha travolto le comunità. Costruire una mappa di comunità. I tempi e gli spazi Le mappe di comunità esprimono dunque l’interazione tra natura e cultura attraverso la lettura delle tante storie che il territorio può narrare. Il processo che porta alla realizzazione della mappa risultanza di riflessioni individuali e non si articola in :  Le diversità risultato dei processi che creano e processi che livellano le differenze;  Il territorio che si sostanzia in “cose e persone”;  L’esistenza nella continuità. Le fasi fondamentali :  Definizione degli obiettivi e delle motivazioni;  Incontro preliminare di presentazione;  Formazione del gruppo di lavoro;  Identificazione dell’area;  Ricerca e recupero di informazioni sull’oggetto in questione;  Elaborazione delle o della mappa;  Restituzione collettiva. Il processo di costruzione di una mappa di comunità non comporta solamente una riscoperta del proprio patrimonio locale, ma anche la riscoperta di aspetti ed elementi della quotidianità, che spesso trascuriamo per negligenza e disattenzione. I tempi sono lenti, gli spazi bui. L’incontro con questi luoghi, lo spaesamento, il lento riconoscimento dei loro significati costituiscono azioni di ri-territorializzazione, grazie alle quali il territorio continua a vivere. Conoscenze e competenze interdisciplinari : un dialogo tra le discipline Le finalità delle mappe possono essere molteplici, si intrecciano saperi geografici e storici che si connettono con numerosi altri saperi. Popolazione, esperti, tecnici e amministratori sono chiamati a collaborare e a mettere a disposizione dell’ecomuseo il proprio sapere. Conoscenze urbanistiche, antropologiche, archeologiche, botaniche, letterarie, storiche, geografiche. I tentativi di connessione fra storia e geografia sono forse quelli fra i più antichi e comuni : la storia si realizza sempre entro contesti territoriali. Il destino della mappa di comunità è quello di evolversi continuamente, è infatti patrimonio in movimento che propone la rappresentazione elaborata della comunità come strumento di conoscenza della cultura locale. Ogni mappa dovrebbe trovare ubicazione all’interno dell’ecomuseo o in archivio, in modo tale da divenire testimone dei mutamenti avvenuti nel territorio , nella comunità e nel patrimonio culturale. La mappa svolge la sua principale funzione di orientamento nel confronti della popolazione stessa. Tutte le realizzazioni elaborate nel contesto del lavoro ecomuseale possono diventare patrimonio nel paese di riferimento. In questa prospettiva, la mappa può essere utilizzata per l’analisi del territorio finalizzata alla progettazione urbanistica, alla didattica della geografia, allo sviluppo agricolo, al turismo sostenibile, all’educazione ambientale. In secondo luogo, svolge la funzione di orientamento nei confronti degli estranei, di coloro che visitano il territorio come turisti o vi si stabiliscono per un periodo più o meno lungo. In questa prospettiva, la mappa deve essere chiara, semplice e completa. Pratiche di comunità. Alcuni esempi di mappe Le mappe sono molto più di una rappresentazione cartografica, esprimono l’idea del luogo, ne riassumono la visione del mondo di colori che lo abitano e al contempo individuano simboli nel territorio e i confini naturali entro i quali la comunità si riconosce. Una mappa di comunità che parta dal contesto scolastico, condivisa dalla comunità, può essere un ottimo esempio di esercizio di cittadinanza attiva. Mappa di comunità di Raggiolo : il progetto della comunità di Ortignano Raggiolo (AR) ha coinvolto circa 15 (in inverno) e 30-40 (in estate)persone in un periodo di tempo che va dal 2004 al 2005. Persone anziane che hanno costituito una mappa dell’orientamento al passato, piuttosto che al presente o al futuro. La mappa è stata realizzata sulla base dei riferimenti tratti dalla cartografia ufficiale e arricchita attraverso la collocazione su di essa di luoghi della memoria popolare e di architetture caratteristiche. Mappa di comunità di Campotto : il progetto ecomuseale ha avuto inizio nel 2008 e fine nel 2011. La comunità prevalentemente anziana ha mostrato un’iniziale diffidenza superata grazie alla graduale conoscenza dei coordinatori. L’attenzione si è rivolta alla raccolta delle foto che testimoniano la memoria del paese, alla cucina e alle ricette tipiche, ai toponimi, alla toponomastica e alla cartografia, ai modi di fare, alle canzoni e alle filastrocche. Mappa di comunità di Acquarica di Lecce : il progetto ha visto la partecipazione di una decina di persone particolarmente interessate alla salvaguardia del patrimonio locale, nel 2007. Il percorso, dopo una serie di incontri e attraverso un’intervista individuale a ciascun partecipante, ha fatto emergere quali fossero gli elementi identitari prioritari da salvaguardare. La definizione dei confini territoriali da rappresentare nella mappa ha evidenziato come la percezione dei cittadini andasse molto oltre i confini amministrativi dell’abitato. La mamma ha assunto la forma di una giovane donna vestita di campi coltivati, di paludi, zone costiere e centri abitati cuciti insieme da strade asfaltate rappresentate in rosso e da muretti a secco, in bianco. Sulla mappa sono stati posizionati i contenuti emersi come maggiormente rilevanti, attraverso icone che rimandano ai testi e alle fotografie posti ai lati della donna. La collocazione stessa delle loro raffigurazioni è la seguente : a destra i tesi che chiariscono la percezione del territorio, a sinistra le tematiche relative alla storia agricola e all’economia. Fare storia locale costruendo mappe di comunità. Nuove pratiche di educazione al patrimonio In Italia, l’uso didattico delle mappe di comunità per l’insegnamento e l’apprendimento della storia è stato introdotto dal Centro internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio. Uno dei momenti fondamentali nella progettazione delle mappe di comunità è quello dell’approfondimento delle conoscenze relative al proprio territorio, per poter giungere, infine, alla costruzione di un sapere comunitario condiviso. Esplorazione. La parola esplorazione rimanda al tentativo di scoprire ciò che è nascosto o ancora sconosciuto, attraverso vari mezzi utili. L’intervista L’INTERVISTA Le attività di seguito suggerite si avvalgono del supporto di registrazione delle informazioni a livello audiovisivo. Il lavoro fondamentale dello studente sarà basato sull’intervista, occorre esercitare : Progettare una linea di ricerca Conoscere il tema e analizzare lo stato dell’arte Formulare delle ipotesi di lavoro Dominare la tecnica dell’intervista Redigere e completare la scheda biografica iniziale Elaborare il questionario Conoscere i mezzi sui quali registrare Elaborare la scheda tecnica Realizzare la trascrizione Interpretare le fonti “create” Verificare le ipotesi Svolgere una riflessione e revisione sulle fonti create e sull’esperienza vissuta Tali esperienze possono concretizzarsi in progetti relazionali con testimoni individuali come : - l’autobiografia orale dell’alunno; - la storia di vita;- il libro dei ricordi. Oppure temi che affrontano il rapporto tra il luogo e lo spazio e che sollecitano la conoscenza dell’ambiente :- storia orale del proprio quartiere; - ricerca delle origini dei nomi e dei luoghi; - storia orale del centro cittadino; - storia orale e sociale della scuola; - storia orale delle costruzioni locali ;- storia orale di una industria locale ;- storia orale del proprio ambiente. In merito allo studio della propria famiglia, si può : - la genealogia famigliare; - l’archivio famigliare;- la raccolta delle ricette di cucina famigliare. In merito allo studio della storia locale : - gli effetti locali dei principali fatti nazionali; - la storia delle istituzioni;- la vita dei personaggi politici locali. Dalle interviste l’alunno amplia non solo le sue conoscenze storiche ma sviluppa una riflessione sui valori individuali e comunitari. L’alunno interviene fin dal primo momento nella realizzazione e creazione della fonte orale, alla sua conservazione, scoprendo quindi il concetto di archivio e tutela del patrimonio. I materiali raccolti attraverso strategie diverse vengono poi condivisi all’interno del gruppo di ricerca e discussi. In tutte le fasi è opportuno lavorare per gruppi, in modo tale che le ricerche siano spinte da una reale motivazione alla scoperta. Molto efficace sarebbe l’utilizzo di metodi come il brainstorming e il role play. Le forme che può assumere la rappresentazione del patrimonio locale individuato sono diverse : uno spettacolo teatrale, dove la comunità assiste alla messa in scena; la realizzazione di un video, capace di andare oltre la pura documentazione e di rendere animato il patrimonio descritto; una rappresentazione grafica, come mappa; una festa pubblica; la creazione di siti web. Ogni contesto comunitario può scegliere tra un’infinita di modi per rappresentare. I QUADRI DI CIVILTA’ Un viaggio attraverso il tempo La definizione di “quadro di civiltà” è stata portata all’attenzione generale negli ulti anni. Utilizzare questo termine al fine di evitare di incappare nella interpretazione equivoca di “quadro di società”. Per quadro di “società” si intende la descrizione di una società, nella quale siano presenti i suoi elementi costitutivi e connotativi : l’ambiente nel quale tale società si sviluppa, le tecnologie che adopera, le risorse che produce, i rapporti sociali, gli usi, le credenze, la sua cultura e la sua religione. Invece, parlare di civiltà equivale a parlare della società che le nutrono, le animano, di spazi, di terre, di rilievi, di climi, di vegetazione. Al concetto di “quadro di civiltà” sono corrisposte descrizioni come:  La descrizione dei tratti caratterizzanti la vita collettiva di gruppi umani in un ambiente e periodo determinati;  Un’unità tematica in cui una civiltà è presentata nei suoi aspetti caratterizzanti allo scopo di evidenziare continuità e fratture tra passato e presente;  Il modello con cui si può descrivere un certo numero di società, contemporanee tra loro o successive nel tempo, che hanno caratteristiche simili. Con questa espressione, dunque, si intendono i tratti e le caratteristiche distintive di un gruppo umano o un popolo in un preciso contesto spaziale e temporale e a distinguere i diversi quadri di civiltà sono i caratteri essenziali e peculiari che permangono anche con il passare delle generazioni. Gli elementi fondamentali che connotano i quadri di civiltà sono :  La cornice cronologica;  La cornice spaziale. Gli indicatori tematici per costruire un quadro di civiltà possono essere :  Localizzazione e ambiente  Popolazione  Insediamento  Periodo  Attività per procacciarsi il cibo  Alimentazione accaduto nel passato. In genere, si aveva una concezione circolare del tempo e si riteneva che la stoia si ripetesse. L’attività di chi aveva il compito di trasmettere la conoscenza si collocava ai limiti delle funzioni sacrali e aveva lo scopo di far emergere l’ammaestramento della storia come “Storia testimone dei tempi”, prendendo in considerazione le parole di Cicerone. Particolare attenzione veniva posta ai personaggi seguendo il metodo prosografico che privilegiava le gesta di pochi protagonisti, generalmente eroi, appartenenti a condizioni sociali, economiche che li ponevano al di sopra della vita quotidiana e della mentalità popolare. Analoga scelta si riferiva ai fatti da tramandare : solo le gesta importanti risultavano meritevoli e potevano essere tramandate. L’aspirazione alla veridicità e all’imparzialità divennero man mano condizioni essenziali per la ricostruzione fedele degli eventi la cui impostazione pragmatica si basava sulla concretezza delle gesta e sulla documentazione prodottasi derivante dalla testimonianza diretta, dall’analisi delle fonti e dalla conoscenza delle dinamiche politiche. Tra la fine del VI e l’inizio del V, la storiografica greca aveva già raggiunto un alto senso della dignità del racconto storico e una piena consapevolezza della riflessione delle vicende del popolo greco, dei suoi rapporti interni ed esterni che intratteneva con le culture del Mediterraneo e con il mondo persiano. Quando al volgere del III secolo, a Roma si cominciò a sentire l’esigenza di ricostruire ed esaltare il proprio passato attraverso l’indagine storica e la sua divulgazione, la storiografia greca vantava da oltre tre secoli una consolidata tradizione. Nel proemio delle “Storie”,Erotodo esplicava il metodo utilizzato, un’indagine che poteva riguardare avvenimenti, resoconti di viaggi, notizie geografiche, tradizioni etnografiche. La ricerca era razionale e aveva lo scopo di tramandare una memoria collettiva, di preservare un enorme quantità di preziosi materiali che costituivano la fonte principale per lo studioso delle guerre persiane. La tradizione logografica venne superata alla fine del V secolo con le “Storie” raccontate da Tucidide che si propose di ricostruire, attraverso una ricerca rigorosa, i fatti nella loro effettiva realtà, fatta eccezione per i discorsi fittizi che cerco di riprodurre fedelmente. Tutta la storiografia successiva si mosse nel solco tracciato da Erotodo e Tucidide. La fase più antica della storiografia ellenica, in buona parte perduta, appartiene al filone drammatico e patetico che poneva attenzione sulla gesta di Alessandro Magno e sul suo impero, sulle conseguenti monarchie greco-macedoni e sulla storia dei loro rapporti. Lo stile doveva suscitare nel lettore forti ed intense emozioni. Dall’altra parte, gli annalisti romani cercarono un modello strutturale nella tradizione degli “Annales pontificum” e “Annales maximi” cioè nelle cronache dei pontefici che annualmente venicano compilate e affisse a cura del presidente del collegio sacerdotale al fine di informare la comunità. Gli storici tentarono inoltre di utilizzare la lingua greca per ottenere e confermare il consesso internazionale dagli intellettuali; insomma il desiderio era quello di farsi capire, andando oltre la pura imitazione del modello storiografico antico. È all’intensa attività degli storici romani che dobbiamo la conoscenza del mondo antico. Tra la fine del II secolo e prima metà del I nacque un genere letterario, la narrazione dei “commentari”, un genere che si collocavano a metà strada tra l’autobiografia, la memorialistica e la storiografia e che trovò la sua migliore espressione nella figura di Giulio Cesare e nelle monografie tematiche di Sallustio. Dal Medioevo al Romanticismo La storiografia contemporanea La storiografia del ‘900 LA STORIA, TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE Una storia da manuale La conoscenza storica non può essere considerata fine a se stessa, ma contiene elementi basilari per la comprensione del presente e la scelta di procedere o meno nell’insegnamento della storia fin dai primi cicli diventa addirittura più importante. Precedentemente, l’insegnamento della storia nelle prime classi si giustificava per l’esigenza di fornire quelle conoscenze minime che consentissero, anche alla gran parte degli scolari che sarebbe ben presto rifluita nel mondo del lavoro, di acquisire concetti basilari per l’ideale futuro cittadino del tempo : in particolare, quello dell’appartenenza alla comunità nazionale. Oggi, limitarsi ad insegnare in funzione degli apprendimenti successivi, equivarrebbe infatti ad escludere gli scolari da alcuni elementi di giudizio e da una migliore comprensione del significato della conoscenza del passato e a rinunciare ad uno strumento importante per far fronte ai rischi di disorientamento e di strumentalizzazione a cui una persona è soggetta nell’epoca dei pressanti e continui messaggi di una comunicazione spesso superficiale. Il quadro storiografico attuale offre alla didattica da un lato strumenti divulgativi generalmente obsoleti ed inadeguati rispetto all’apertura di orizzonti imposta dall’attualità, dall’altro lavori specialistici indirizzati ad una cerchia ristretta di addetti ai lavori. Di qui le difficoltà soprattutto per gli insegnanti di rintracciare in maniera coerente ed organica le radici e le promesse storiche di specifiche situazioni attuali. Molti testi rimangono ancora ancorati ad una visione nazionale ed eurocentrica riservando alle evoluzioni estranee a questa loro limitata prospettiva pochi sguardi dal sapore delle curiosità folkloriche. La questione è di notevole rilevanza per ovvi motivi di conoscenza, anche per l’efficacia e il gradimento della storia come materia scolastica. Infatti, sul piano teorico la funzione principale che le si può attribuire è la comprensione del presente ed è su questa che i soggetti dell’apprendimento possono concretamente misurare la sua utilità. Per individuare le possibili soluzioni al problema è necessario metterne a fuoco le cause. Il denunciato distacco tra il mondo della ricerca e gli strumenti divulgativi trae origine da una devianza verificabile all’interno delle sedi deputate oltre che ai lavori di indagine, alla formazione dei docenti. Benché sia la ricerca stessa a comportare una produzione storiografica in gran parte finalizzata alla pubblicazione di libri e a riviste specializzate di limitata e selezionata diffusione, ciò non toglie che appaiano insufficienti e isolati i tentativi di apertura ad ambiti più vasti. Ne deriva che , mentre nel contesto delle ricerche si procede per temi specifici con una specializzazione che spesso sconfina nella parcellizzazione, si continua ad impartire una preparazione che nella ricostruzione dei quadri non va oltre la tradizionale progressione cronologica. Il dibattito pedagogico per l’individuazione di obiettivi, metodologie e strumenti relativi all’insegnamento della storia ha da tempo raggiunto elevati livelli di attendibilità scientifica, tanto che sarebbe quanto mai inopportuno e arbitrario ogni tentativo di ridisegnare individualmente progetti e percorsi metodologici. Sono stati sperimentati l’estrema varietà di situzioni e problemi : una varietà che impone l’adozione continua di adeguate forme di programmazione, di verifica e di aggiornamento. In particolare, in riferimento al primo e al secondo ciclo, la preoccupazione di non imporre apprendimenti completamente estranei alla sfera degli interessi e della sensibilità degli scolari, suggerisce una grande attenzione all’oggetto, alle metodologie e ai contenuti dell’insegnamento, previa un’adeguata valutazione dei fini che si intendono perseguire. Si è diffusa l’idea che i primi ordini di scuola debbano costruire per l’apprendimento della storia una sorta di grande “anticamera”, in cui sperimentare soltanto forme di preparazione all’insegnamento successivo. A parte i dubbi che si possono nutrire sulla validità di questa delega nella situazione scolastica italiana occorre chiedersi cosa ci si attende dalle attività di area storica dei primi anni dell’età scolare. L’utilizzo del sussidiario nella scuola primaria è stato introdotto fin dai primi anni del ‘900. La sua stesura da parte degli editori e la sua commercializzazione si era basata , e si basa tuttora, sulla concezione che il libro di testo è uno strumento importante e fondamentale per l’insegnamento. Dal modello del sussidiario destinato agli insegnanti e che conteneva varie nozioni e norme igienico sanitarie, con testi strutturati secondo il modello “catechistico” della domanda e della risposta, completamente privi di illustrazioni e di elementi grafici, si è passati al suo utilizzo anche da parte di alcuni, e infine a manuali arricchiti dalla presenza di numerose fonti iconografiche e da un soggettivo apparato di fonti documentarie e multimediali a cui spesso si fa rimando per l’approfondimento per l’insegnante e per lo studente. Nonostante l’organizzazione dell’insegnamento disciplinare nelle scuole primaria sia profondamente cambiato da quando l’uso del sussidiario si è diffuso a tutta la popolazione scolastica, il suo utilizzo viene mantenuto ed adottato in modo coerente, volontario e convinto. Dal XX secolo si è consolidata l’idea che i libri di storia non riportano la verità assoluta, ma è frutto di interpretazioni attendibili che hanno ripercussioni nella didattica della storia. Superate le aspettative di inquadramento dei sistemi e dei regimi del passato, l’insegnamento della storia ha potuto, almeno teoricamente, svincolarsi dai contesti politici che l’hanno sottoposto e subordinato, insieme ai sussidiari, ad intenti estranei alla disciplina stessa per ottenere vantaggi da tale dipendenza, quale soprattutto la formazione del cittadino ideale e lo sviluppo del senso di appartenenza alla nazione italiana. Infatti, l’educazione scolastica fin quando è stata assunta a funzione pubblica ha puntato alla formazione del suddito secondo valori e modelli correnti e dominanti. A questo punto ci troviamo di fronte ad una contraddizione, da una parte le consapevolezze pervenute sulla storiografia e sul rapporto che essa intrattiene con la storia che non trovano seguito nei libri di storia che dovrebbero evitare racconti acritici grazie ad una preparazione che vada oltre la tradizionale progressione cronologica ma che si basi su una successione di eventi in cui individuare le linee di continuità e i fenomeni di lunga durata. Al contrario, nei sussidiari così come nei manuali non viene mai affermata l’oggettività degli stessi. Tale problematica persiste nonostante le innovazioni presenti nei sussidiari e nei manuali e nonostante la motivazione di base dell’attuale insegnamento e apprendimento della storia sia il perseguimento di finalità volte a sviluppare la capacità critica e attiva delle conoscenze, da cui trarre consapevolezze per il presente e per il futuro. In ogni caso, non si può negare che alcuni autori dei sussidiari e manuali siano riusciti a superare la concezione della storia intesa come la successione di eventi e di fenomeni legati da rapporti di casualità ed effetto. Il manuale non solo è una sintesi essenziale e parziale del passato. Esso è una interpretazione storiografica di eventi e processi accaduti nel passato, non conosciamo realmente i fatti, ma la loro interpretazione. Il libro di testo condensa in una breve sintesi gli accadimenti del passato, proposte secondo un approccio storiografico. Il ruolo del docente di fronte all’uso del sussidiario è fondamentale per fare in modo che gli alunni non costruiscono visioni distorte del passato, del presente e del futuro. È indispensabile che alla base della progettazione e dell’attuazione del processo di insegnamento/apprendimento vi sia una riflessione sull’uso che va fatto. Gli strumenti della valutazione dei sussidiari e manuali Dall’analisi dei sussidiari di storia si evince che il sapere umanistico e il sapere scientifico sono divisi in due tomi. La prima riguarda discipline come storia e geografia, la seconda riguarda le scienze, la matematica e l’informatica. L’insegnamento della storia si basa sull’impronta fornita dal sussidiario e la sua lettura ha la funzione di agevolare la memorizzazione attraverso un linguaggio appropriato peculiare della comunicazione del sapere storico che è esclusivamente linguistico. Si tratta di saper leggere e saper ascoltare , di saper interpretare il testo scritto e di saperlo riprodurre. Il linguaggio utilizzato, nel sussidiario, non sempre si propone di stimolare nell’allievo il decentramento del punto di vista dello studente e quindi volti a stimolarlo nell’effettiva comprensione dei comportamenti umani. Nella sezione umanistica, la storia tende ad avere uno spazio minore rispetto alla geografia dato che le pagine assegnatole sono in genere in quantità inferiore. Entrambe le discipline sono comunque costituite da una parte di testo scritto e iconografico di cui l’elemento figurativo o di fotoproduzione risulta prevalente sul primo, con l’intento principale di catturare l’attenzione e integrale la parte verbale. Per un’attenta analisi dei libri di testo, si ritiene importante porre l’osservazione e la critica dei libri sui seguenti sei settori tematici : 1. Giustificazione e stimoli alla conoscenza del passato 2. Terminologie, distinzioni ed elementi basilari per lo studio della storia 3. Contenuti e trattazioni 4. Esposizioni 5. Corredo cartografico e iconografico 6. Proposte operative Utilizzando quattro gradi di valutazione dove assente è uguale a 0. I requisiti fondamentali per un confronto fra diversi sussidiari e manuali e rendere possibili una loro valutazione sono : effettiva cura dell’efficacia didattica, competenza metodologica, pertinenza e aggiornamento dei contenuti, chiarezza espositiva, presenza di adeguati riferimenti alle fonti, ai didattici storiografici, agli strumenti di ricerca e di approfondimento, utilità, qualità e adeguatezza dell’apparato cartografico e iconografico, efficacia delle proposte operative. Modalità di verifica : lo strumento seleziona parametri di verifica dei suddetti requisiti, mediante 24 elementi di valutazione, articolati in 6 settori tematici. Alla somma dei voti di verifica e alla loro media va poi aggiunta una valutazione generale sull’efficacia, la pertinenza e la coerenza complessive. 1. Giustificazione e stimoli alla conoscenza del passato. 2. Terminologie, distinzioni ed elementi basilari per lo studio della storia. 3. Contenuti e trattazioni. 4. Esposizione. 5. Corredo cartografico e iconografico. 6. Proposte operative. I criteri sono stati utilizzati da alcuni ricercatori che hanno condotto un’indagine sui sussidiari e i manuali di storia. Il risultato evidenzia che il primo criterio elencato non viene soddisfatto. Tale mancanza denota una scarsa attenzione all’aspetto motivazionale dello studente, considerandolo del tutto spontaneo. In realtà, tale carenza è rilevante soprattutto alla luce dell’evidente senso di demotivazione e noia che si manifesta nella scuola. È stato , inoltre, rilevato che i libri di testo hanno un’impostazione di mera esposizione di una storia-racconto da acquisire come già data e di cui dover ricordare gli aspetti salienti, come le date. Le attività che sono previste nei libri sono di compilazione e di assemblaggio e non si basano sulla stimolazione dell’impegno personale e delle capacità dell’alunno. Dalla ricerca risulta che gli allievi non sono stimolati nelle capacità deduttive, associative ed invettive che gli permettono di procedere per scoperte, intuizioni ed ipotesi, prove ed errori. Il ruolo del bambino e del ragazzo diviene di puro assimilatore. A questo punto , bisogna considerare che le conoscenze da apprendere devono essere funzionali all’acquisizione sia delle capacità di autocritica sia della consapevolezza con cui poter rispondere efficacemente alle attuali esigenze di orientamento e scelta. Nel panorama scolastico è auspicabile che l’apprendimento della storia diventi il perseguimento di competenze che consentono di pervenire all’acquisizione attiva e critica delle conoscenze storiche, da cui trarre gli strumenti per capire il presente e ponderare responsabilmente le proprie scelte. Nuove traiettorie e approcci per il futuro della storia. La “new world history” e la “gendered world history”. La storia generale si insegna con l’aiuto dei manuali scolastici e universitari. Si tratta di una descrizione e sintesi dei percorsi e dei cambiamenti che hanno riguardato l’uomo dalla protostoria ad oggi; in particolare, si analizzano i rapporti istituzionali e politici per tappe fondamentali con peculiare attenzione alla storia nazione e alla sua identità. Storia settoriali o speciali che prescindono dalle cronologie tradizionali della disciplina e si concentrano sulla specificità di alcuni aspetti, come la storia dell’arte, della musica, della tecnologie, della famiglia. La storia locale incrocia la storia nazionale con le storie settoriali, definendosi nella specificità del luogo di indagine. Nel tentativo di superare i confini nazionali e le visioni eurocentriche, si parla di storia globale o world story. La disciplina della “world history” è orientata all’apprendimento delle dinamiche storiche che sottendono la costruzione dell’assetto internazionale e delle interdipendenze tra i fattori economici, politici, sociali e diplomatici. La storia globale si fonda su due approcci, l0integrazione attraverso cui si evidenziano i processi storici che hanno avvicinato culture diverse, e la differenza con cui si sottolinea la varietà e la diversità delle esperienze umane e dei modelli sociali. L’origine di questo genere storiografico è stato stimolato nel corso del XX secolo da due importanti processi storici, la pubblicazione del “Il tramonto dell’occidente” 1916 e quella dello “Study of history” del 1934.
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