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La storiografia romana dalle origini alla fine della Repubblica, Tesine universitarie di Letteratura latina

Saggio breve di Letteratura Latina

Tipologia: Tesine universitarie

2018/2019

Caricato il 04/08/2019

leonora_cappellini
leonora_cappellini 🇮🇹

4.5

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Scarica La storiografia romana dalle origini alla fine della Repubblica e più Tesine universitarie in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! LA STORIOGRAFIA ROMANA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA di Leonora Cappellini I primi libri di storia romana appaiono intorno al III sec. a.C., mentre, nel mondo greco, scrivere e riflettere sulla storia era consuetudine già da secoli. l ruolo dei pontefici nella nascita del genere storiografico basato sull’esposizione dei fatti per ordine di anni è fondamentale. Ogni attività pubblica era strettamente legata alla religione, si interrogavano gli Dei in qualsiasi circostanza, la sfera del sacro era dappertutto. A Roma c’erano diversi collegi sacerdotali che tenevano atti e registri; tra questi, il collegio dei Pontefici era il più importante, presieduto dal Pontifex Maximus (carica che, da Augusto in poi, sarà assunta dall'Imperatore stesso) che controllava il calendario (dies fasti e nefasti, quelli cioè in cui era permessa o meno l’attività pubblica) e poteva modificare le festività nell'Urbe. Secondo la tradizione, i Pontefici hanno iniziato dal V sec. a.C., all’incirca a partire dalla Repubblica, a redigere elenchi (fasti) di molte cose: dei consoli anno per anno, dei calendari, dei trionfatori (cioè dei generali che tornavano a Roma in trionfo). Gli annali (annales, raccolta di notizie anno per anno) dei Pontefici erano, di fatto, una redazione scritta di ciò che accadeva a Roma. Questa redazione veniva esposta pubblicamente su una tavola imbiancata di calcio (tabula dealbata) che il Pontefice esponeva nella sua casa perché il popolo potesse prenderne visione. La tavola riportava i nomi dei magistrati per l’anno in corso, i fatti prodigiosi o degni di nota giorno per giorno, le guerre. Una volta terminata l’esposizione, la tavola veniva ritirata ed archiviata. Intorno al 130 a.C. Publio Muzio Scevola produsse gli Annales Maximi, raccolta di tutti annali archiviati in 80 libri, di cui ci parla Cicerone nel II libro del De oratore e dai quali attinsero tutti gli storici successivi. Contestualmente, Muzio Scevola stabilì di smettere di esporre le tabulæ dealbatæ. La prima produzione storiografica, a partire dal III sec. a.C., è detta “annalistica” ed era in greco per vari motivi: fino a quel momento l'oratoria (il 'saper parlare') era considerata più importante del saper scrivere, la cultura latina, di conseguenza, non aveva ancora sviluppato una prosa letteraria adeguata; si scelse quindi la lingua ellenica, rompendo con la tradizione delle cronache pontificali, poiché la grande storiografia era in greco e con lo scopo di raggiungere i popoli stranieri (i Greci stessi, i Cartaginesi...) ed offrire loro un'interpretazione romana delle origini di Roma. Nacquero così i primi veri storici di Roma, che mescolavano realtà e mito, inventando anche molto nello speculare sulle origini leggendarie della città. La nascita così tardiva della storiografia romana è il motivo per cui sappiamo così poco della nascita di Roma, ne abbiamo solo testimonianze posteriori, a differenza dei Greci che scrivevano tutto fin dal principio. Quinto Fabio Pittore (254 – 201 a.C.) scrive gli Annales, o Rerum Gestarum Libri (“Libri delle imprese (del popolo romano)”), una storia di Roma dalla fondazione fino alla II Guerra Punica che si concentra molto sull’origine di istituzioni e cerimonie. L’opera di Fabio Pittore, che usa gli annali dei Pontefici come fonte principale, è scritta in greco per i Greci e contiene la storia romana narrata con il sorgere di un pericolo di entità fino a quel momento ignota alla res publica. Il Bellum Iugurthinum, invece, si concentra sull'incapacità della nobilitas corrotta di difendere lo Stato e sulla resistenza vittoriosa dei populares attraverso la narrazione di una vicenda paradigmatica. Probabilmente è proprio grazie a questi proemi che i due testi ci sono giunti integralmente: i copisti medievali, infatti, interpretarono le opere sallustiane come trattati morali, apprezzandone finalità e contenuti etici. Altra caratteristica peculiare della scrittura di Sallustio è la capacità di dipingere ritratti psicologici dei personaggi, con la funzione di trasporre il discorso nel campo politico ed esporre le proprie opinioni ed idee: ogni descrizione è sempre seguita da un ampio discorso in cui Sallustio critica la società romana e la lotta all'interno della nobilitas. Catilina e Giugurta sono entrambi dotati tanto di capacità eccezionali quanto di un'indole perversa e maligna, ognuno dei due incarna in modo differente la corruzione della società del tempo: se Catilina, romano di nascita, fin da giovane era stato di animo spietato e crudele, il re barbaro Giugurta è un personaggio in evoluzione, inizialmente virtuoso, si corrompe a contatto con la nobilitas romana, diventando un antieroe. I protagonisti delle due monografie sono personaggi “tragici” ed i loro ritratti psicologici affascinano il lettore al punto da avvicinare la narrazione storiografica al romanzo d'autore. Nonostante il successo di Sallustio presso i contemporanei, comunque, la tradizione annalistica rimase ancora a lungo viva e vegeta, nutrita in primis da Tito Livio, storico della rinascita augustea. Bibliografia: G.B. Conte, Letteratura Latina. Manuale storico dalle origini alla fine dell'impero romano, 2002, Le Monnier, Firenze. G. Gerace, A. Marcone, Storia Romana. Editio Maior, 2017, Mondadori, Milano Sallustio, La congiura di Catilina, a cura di A. Roncoroni, 1996, Signorelli, Milano Sallustio, La guerra contro Giugurta, a cura di L. Piazzi, 2006, Barbera Editore, Siena
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