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La Strada di McCarthy: recensione approfondita, Appunti di Italiano

Estratti della recensione: Un uomo e un bambino, un padre e un figlio, due figure sospese in un presente indefinito. Rocce e cenere ovunque, nessun animale, nessuna vegetazione, un grigiore che avviluppa ogni cosa. Ogni traccia di civiltà è scomparsa, a partire dai nomi dei protagonisti. Nello scenario post apocalittico, spettrale, non v’è altro che una strada infinita, simbolo del destino incerto dei due protagonisti.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 11/09/2022

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fab__dm 🇮🇹

4.6

(13)

46 documenti

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Scarica La Strada di McCarthy: recensione approfondita e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! RECENSIONE DE “LA STRADA” Titolo alternativo: Noi portiamo il fuoco “Freddo e silenzio. Le ceneri del mondo defunto trasportate qua e là nel nulla da lugubri venti terreni. Trascinate, sparpagliate e trascinate di nuovo. Ogni cosa sganciata dal proprio ancoraggio. Sospesa nell'aria cinerea. Sostenuta da un respiro, breve e tremante.”  Un uomo e un bambino, un padre e un figlio, due figure sospese in un presente indefinito. Rocce e cenere ovunque, nessun animale, nessuna vegetazione, un grigiore che avviluppa ogni cosa. Ogni traccia di civiltà è scomparsa, a partire dai nomi dei protagonisti. Nello scenario post apocalittico, spettrale, non v’è altro che una strada infinita, simbolo del destino incerto dei due protagonisti. Un mondo ormai lasciato a sé stesso, governato dalla violenza di quei pochi uomini rimasti tornati brutali, mossi da istinti ferini e primitivi. In un mondo del genere questi due esseri umani si ritrovano a combattere per la loro sopravvivenza. Non hanno più nulla, se non il loro rapporto e il loro amore, ma hanno un compito: portare il fuoco. “-Ce la caveremo, vero, papà? -Sì. Ce la caveremo. -E non ci succederà niente di male. -Esatto. -Perché noi portiamo il fuoco. -Sì. Perché noi portiamo il fuoco.” (p.64) Armati unicamente di un carrello della spesa, un telo di plastica e poche provviste, le due figure intraprendono un viaggio verso una meta ideale. Rappresentano ciò che di umano è ancora rimasto nel mondo: i così detti “buoni”, coloro che non hanno ceduto alla barbarie e continuano a combattere per non darla vinta a quella morte che sta inghiottendo ogni cosa. Non c’è nessun Dio, nessuna religione, nessuna garanzia dei valori, ma tuttavia questi vanno salvati e testimoniati. In questo senso padre e figlio sono “portatori del fuoco”: portatori di una missione di civiltà e di vita, di un patrimonio di umanità che - nonostante la spietata lotta per la sopravvivenza - alberga ancora in loro, soprattutto nel bambino. Questi, infatti, rappresenta la speranza, un residuo di luce di questo mondo in estinzione, nonché l’unica ragione di vita rimasta per il padre. Nato quando la catastrofe è già avvenuta, esprime dunque valori che vanno al di là del tempo - che egli non ha conosciuto - valori che dunque esprimono una prospettiva più alta rispetto a quelli barcollanti del padre. È forse proprio per questo che il bambino deve essere salvato ad ogni costo, in quanto portatore di quella bontà ed altruismo incondizionato che sembrano essere l’unica forma di salvezza per un’umanità che appare comunque condannata alla sparizione. “Sapeva solo che il bambino era la sua garanzia. Disse: Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato.” (p.4) Un romanzo suggestivo, emozionante, angosciante. L’autore si esprime con una prosa essenziale, incisiva, in forte sintonia con un linguaggio altrettanto secco e spoglio, fatto di poche parole e molti silenzi, poche domande sintetiche seguite da icastiche risposte. Ciò nonostante, i dialoghi fra i due protagonisti sono pregni di un’intensità che va oltre le singole parole, esprimendo chiaramente la forza di quel legame fra padre e figlio per cui “l’uno è il mondo intero dell’altro”. “Di uccelli non ce ne sono più. Vero? No. Solo nei libri. Sì. Solo nei libri. L'avevo immaginato. [...] Ti posso chiedere una cosa? Certo. Se fossi un uccello, potrei volare abbastanza in alto da vedere il sole? Sì. Lo sapevo. Sarebbe uno sballo.” (p.119) McCarthy, con questo stile ipnotico e minimale, è riuscito a mettere in scena un’attenta riflessione sulla natura del male e e del bene, nonché una potentissima metafora della vita. La lettura suscita numerosissimi interrogativi esistenziali nel lettore: fino a che punto si spinge la brutalità dell’uomo mossa dall’istinto di sopravvivenza? cos’è che dà senso alla vita? in una situazione così disperata, che valore hanno i ricordi? È un libro che fa riflettere, su cui è necessario meditare per poter formulare le proprie interpretazioni e risposte a tali interrogativi. Tuttavia, nonostante lo stile talvolta monotono e l’assenza di un vero e proprio ritmo narrativo romanzesco, è in grado facilmente di far immedesimare il lettore in un mondo che, nonostante tutto, non è molto lontano dal nostro. Ci mostra nel modo più brutale quanto fragile sia la civiltà, e a che cosa si possa ridurre il mondo
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