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Stratificazione Sociale: Teorie e Classi Sociali, Dispense di Scienze Umane

Una introduzione alla stratificazione sociale, una forma di divisione della società basata su livelli distinti di accesso alle risorse sociali. Del concetto di stratificazione sociale attraverso le teorie di marx e weber, e analizza le classi sociali e le loro posizioni all'interno della società. Viene inoltre discusso il concetto di mobilità sociale e la povertà relativa.

Tipologia: Dispense

2023/2024

In vendita dal 03/04/2024

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Scarica Stratificazione Sociale: Teorie e Classi Sociali e più Dispense in PDF di Scienze Umane solo su Docsity! STRATIFICAZIONE E DISUGUAGLIANZA NELLA SOCIETA’ 1. UNA DEFINIZIONE DI STRATIFICAZIONE SOCIALE Secondo i sociologi Peter e Brigitte Berger la nostra esperienza sociale si configura fin dai suoi inizi come un'esperienza di differenze. Difatti, ogni essere umano si rende conto precocemente di come a queste differenze corrisponda una collocazione su una scala sociale ideale. Questo fenomeno viene chiamato stratificazione sociale, ed è la presenza, all'interno della società, molteplicità di livelli, che si distinguono tra loro perché comportano diverse possibilità di accesso alle risorse sociali. La stratificazione sociale ha assunto forme molto diverse a seconda dei periodi storici. Nel mondo antico, ad esempio, esisteva la schiavitù. Gli schiavi erano persone private della libertà, appartenevano cioè ad altri individui che li utilizzavano per le mansioni lavorative più faticose o meno gratificanti. La schiavitù era largamente diffusa e veniva percepita come "naturale", ma nonostante questo si sentiva la necessità di giustificarne l’esistenza. Ad esempio, il filosofo greco Aristotele (IV secolo a.C.) sosteneva che gli schiavi avessero un'anima razionale incompleta, e perciò difettosa. Il fenomeno non è però circoscritto al mondo antico poichè ne esistono esempi appartenenti anche all’età medievale e moderna (es: commercio degli schiavi neri dall’america dopo la conquista degli europei). Sebbene a partire dall'Ottocento gradualmente la schiavitù fu abolita ufficialmente in tutto il mondo, ancora oggi esistono situazioni di sfruttamento e di lavoro forzato. Un'altra forma di stratificazione è quella per caste, tipica della società indiana. Si tratta di una stratificazione molto rigida, legittimata su base religiosa: a una casta si appartiene per nascita e non se ne può uscire in alcun modo. Esistono quattro caste principali e le persone al di fuori di queste sono i reietti del sistema sociale. Spesso le caste si suddividono ulteriormente in sottocaste inferiori, e queste in gruppi minori. Alla pratica della separazione delle caste si associa la convinzione che ci si contamini entrando in contatto, anche indiretto, con caste inferiori. Per questo motivo sono proibiti non soltanto i matrimoni tra persone di caste diverse, ma anche forme apparentemente più innocue di contatto sociale. Il sistema delle caste è ormai ufficialmente abolito ma è ancora diffuso nella pratica sociale quotidiana. Nelle moderne società occidentali, la stratificazione sociale ha assunto forme differenti. 2. LE TEORIE SULLA STRATIFICAZIONE SOCIALE l’ANALISI DEI CLASSICI prospettiva di Marx: Karl Marx introduce nella sociologia l'analisi delle classi sociali e dei loro reciproci rapporti. Per Marx, il criterio che determina la stratificazione sociale è economico, quindi il rapporto intrattenuto con la proprietà dei mezzi di produzione decreta la classe di appartenenza, e non altre caratteristiche (come il potere o il prestigio), che ne sono la conseguenza. La nozione di stratificazione si lega a quella di conflittualità. Secondo Marx, tra le classi sociali c’è un conflitto perenne, e non può essere altrimenti, poiché tra di loro vi è una lotta per l’appropriazione delle risorse, che poi genera la loro posizione nella scala gerarchica. Questa conflittualità è una costante nella storia dell'essere umano, ma nella società industriale assume una nuova forma a causa della riduzione delle classi sociali (capitalisti e proletari) e per la nascita del comunismo. La classe di appartenenza determina la posizione che un individuo occupa all'interno della società, anche se spesso l’individuo non percepisce di ricoprire tale posizione. Questo fenomeno viene chiamato da Marx "falsa coscienza" ovvero il fenomeno per cui chi detiene il potere manipola le classi inferiori (subalterne) di modo da non fargli percepire lo sfruttamento a cui sono soggetti. prospettiva di Weber: Tra i classici del pensiero sociologico anche Weber affronta il tema della stratificazione sociale. La teoria weberiana nasce dall’analisi di Marx, ma cerca di integrarla. In primo luogo, oltre al fattore economico di Marx, Weber ne individua altri due che determinano le differenze di livello tra i diversi gruppi sociali: lo status e il potere. Lo status secondo Weber è il livello di prestigio sociale detenuto da un gruppo o da un individuo, ed è indipendente dal reddito. La stratificazione in base allo status dà luogo ai ceti, insiemi di persone che hanno uno stile di vita simile, derivante dalla nascita in un determinato contesto e dall'educazione ricevuta. Inoltre, nella società le posizioni sono diseguali anche in rapporto al potere. Secondo Weber, la lotta per il potere dà origine ai partiti, ossia gruppi di individui uniti da interessi o obiettivi comuni, che competono tra loro per assicurarsi le leve della direzione politica o amministrativa, in modo da portare a compimento i propri progetti. Quindi, sia Marx sia Weber legano il tema della stratificazione a quello del conflitto. Credono che nella società esista una tensione tra i diversi soggetti e i rispettivi interessi, e chi riesce a godere di determinate risorse sociali tende a difendere il proprio vantaggio, escludendone gli altri e provocando così la loro reazione. L’ANALISI DEL FUNZIONALISMO La teoria funzionalista (900) ritiene che il sistema sociale sia caratterizzato dall"integrazione sociale". Descrive infatti ogni sistema come un'unità organica, formata da parti interdipendenti che ne determinano l'equilibrio. Anche la stratificazione, quindi, svolge una specifica funzione. I funzionalisti Davis e Moore sostengono che la stratificazione sia una condizione necessaria per garantire produttività ed efficienza al sistema sociale. Lo scopo della stratificazione è quello di collocare adeguatamente le persone nella struttura sociale e nel motivarle in direzione del suo rafforzamento. Secondo questo punto di vista, in ogni società esistono status e mansioni più rilevanti di altre, che richiedono capacità speciali e un difficile percorso per chi le vuole raggiungere. Per spingere le persone ad affrontare i sacrifici, economici e psicologici, per raggiungere tali status, occorre incentivarli con la prospettiva di ricompense materiali (un reddito elevato) e morali (un alto prestigio sociale). Nell'ottica funzionalista quindi la stratificazione è un meccanismo positivo, che aiuta la società a sopravvivere. A questa teoria sono state mosse diverse obiezioni: Tumin sostiene che l'esistenza di posizioni sociali più rilevanti di altre non sia una causa della stratificazione, ma una sua conseguenza. Infatti, se in una società ci sono alcune classi tradizionalmente considerate superiori ad altre per prestigio e valore, i ruoli che gli individui ricoprono in esse saranno quelli più ambiti e importanti, indipendentemente dalla loro reale utilità sociale. In questo senso il sistema delle disuguaglianze consolidato tenderebbe a conservarsi. Secondariamente, egli ritiene che la selezione delle persone incaricate di occupare le posizioni sociali prestigiose non sia sempre adeguata: non è detto cioè che gli individui che andranno a ricoprire mansioni socialmente importanti siano effettivamente le più idonee a farlo. In terzo luogo, secondo Tumin le gratificazioni materiali e morali concesse a determinati status sociali non sono un "risarcimento" dei sacrifici compiuti per ottenerli. Infatti, chi affronta lunghi anni di studio generalmente gode già di vantaggi non concessi a coloro che non lo fanno. La stratificazione è quindi un fenomeno autoreferenziale, ovvero si giustifica sulla base della sua stessa esistenza. 3. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE IN EPOCA CONTEMPORANEA IL SUPERAMENTO DELLE TEORIE CLASSICHE La stratificazione che ha caratterizzato le società del Novecento, su cui si sono concentrati i funzionalisti e altre correnti sociologiche successive, risulta diversa da quella ottocentesca (analizzata da Marx e Weber) per natura ed entità. Le sue caratteristiche sono: • principio dell'uguaglianza delle persone di fronte alla legge e della loro pari dignità morale; • potere, ricchezza e prestigio sono legati a status acquisiti ; • fenomeno della mobilità sociale: ammette la possibilità per gli individui di mutare la propria posizione all'interno della scala sociale (teoricamente) LE CLASSI MEDIE COME NUOVO SOGGETTO SOCIALE L'espressione classe media indica la collocazione nella società di una certa fascia di popolazione, intermedia tra l'alta borghesia e la classe operaia. Le classi medie statunitensi degli anni 50 vengono chiamate da Wright Mills “colletti bianchi”, ovvero quelle categorie professionali che l'espansione della burocrazia pubblica e privata pone tra la borghesia imprenditoriale e gli operai salariati (blue collars). Secondo Wright Mills i colletti bianchi tendono ad accettare passivamente i modelli culturali della società di massa, che li manipola per scopi a loro estranei.
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