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Origini e Struttura della Tragedia Greca: Dioniso, Ditirambi e Dramma, Appunti di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Le origini della tragedia greca, collegandola al culto di Dioniso e ai ditirambi corali. Viene inoltre analizzata la struttura classica della tragedia, composta da prologo, parodo, episodi, stasimi e esodo. Le fonti principali sono Aristotele e Erodoto.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 27/06/2018

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melon03 🇮🇹

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Scarica Origini e Struttura della Tragedia Greca: Dioniso, Ditirambi e Dramma e più Appunti in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! La tragedia è una rappresentazione drammatica, scenica, di tono e stile elevato, con uno sviluppo e una conclusione segnati da eventi luttuosi e sofferenze. Costituisce una delle principali forme con cui si manifesta la drammaturgia ateniese. L’origine della tragedia e tuttora, per gli storici della letteratura greca, una questione complicatissima. Dalle poche notizie che si hanno delle fonti antiche si e cercato di ricostruire un’accettabile interpretazione. Le fonti principali sono Aristotele ed Erodoto. - Aristotele nella Poetica (IV, 144 9a) afferma che la tragedia deriva da “coloro che intonavano il ditirambo”, un canto corale in onore di Dioniso in cui avveniva un dialogo fra chi guidava il coro, detto corifeo, e il resto del coro. Il teatro tragico e dunque da lui collegato al culto dionisiaco. - Erodoto nelle Storie (I, 23) racconta che inventore della tragedia e il cantore Arione di Metimna, non poiché creò i ditirambi, ma per il fatto che fu il primo a dare un titolo a ciò che pronunciava il coro recitando in opposizione al canto. Egli insegnò agli uomini truccati da satiri, con orecchie caprine, a cantare tali inni; il momento di transizione verso la rappresentazione drammatica e segnato dal cosiddetto Ditirambo dialogato (Cfr Teseo di Bacchilide). Sempre Erodoto, nelle Storie (V, 67), ci dice che anticamente a Sicione i cori tragici rappresentavano le sventure di Adrasto, un eroe di Argo vissuto ai tempi della guerra dei Sette contro Tebe. Nel VI sec. a. C. poi, Clistene, tiranno della citta, trovandosi in lotta con Argo, elimino il culto di Adrasto e volle trasferire i cori a lui dedicati a Dioniso. Sembra verosimile pertanto, che i cori tragici fossero legati alle cerimonie funebri relative ad un eroe defunto. Le origini peloponnesiache della tragedia sarebbero anche avvalorate dal legame etimologico che c’e tra δραμα?e δραω = fare, verbo usato in questo territorio per esprimere l’azione in genere e, piu precisamente, l’azione teatrale. D’altra parte il dialetto dorico risulta presente nei cori tragici di tutto il V secolo a. C, a conferma appunto di questa impronta iniziale. Le origini della tragedia dunque ci riportano alla creazione del ditirambo proprio del culto dionisiaco e, parallelamente, ai canti funebri in onore degli eroi defunti; da queste forme si evolve la tragedia, fino a raggiungere la struttura in cui noi la conosciamo. Dal ditirambo si origina il dramma satiresco> tragedia che unisce ironia, dramma, cinismo e lieto fine in cui comparivano i satiri che facevano scherzi e cantavano per il pubblico. Il termine "tragedia" pare derivi dalla parola τραγος, capro, un animale presente nelle tradizioni mitologiche greche. Spesso infatti Dioniso era assimilato ad un capro e i componenti del coro che intonavano il ditirambo in onore di Dioniso erano satiri, per meta uomini e per l’altra meta capri. Dal momento però che nella tragedia nulla rimanda al capro, si dovrà pensare che il termine tragedia indichi un "canto sul capro" o "canto per il capro", intendendo tale animale vittima di un sacrificio agreste legato al culto dionisiaco o magari il premio di una gara poetica; oppure lo si dovrà intendere come “canto dei capri”, cioè dei coreuti del ditirambo travestiti da capri. In ogni caso, tutte e tre le ipotesi ci riportano al culto di Dioniso. Aristotele nella Poetica riferisce che la tragedia si sviluppo sempre più fino a raggiungere la sua forma classica. Quando i cori ditirambici dal Peloponneso si trasferirono in Attica, molte cose cambiarono: al corifeo, che dialogava col coro, si aggiunse un attore, υποκριτης (= colui che risponde); questa innovazione fece moltiplicare gli episodi e rendere più complessa l’azione. La tragedia del V secolo svolge i temi appartenenti al patrimonio MITICO, ossia alla storia greca, del popolo greco. Era costruita su vicende di cui erano fissi e universalmente noti i dati fondamentali, gli sviluppi e la conclusione. Gli avvenimenti hanno luogo per lo più nell’anfiteatro o fuori scena. Secondo la poetica aristotelica, la tragedia è imitazione di un’azione seria e compiuta; l’imitazione riguarda persone che agiscono e non avviene per mezzo di narrazione: attraverso pietà e paura compie la purificazione di queste emozioni. Il pubblico, vedendo rappresentate in scena delle problematiche e delle paure che sono anche loro, si rispecchia nel protagonista della tragedia. Attraverso questa identificazione, si può purificare, perché vedere i propri problemi espressi da personaggi costituisce una liberazione interiore. Tragedia: mimesis: l’obbiettivo è la catarsi, ovvero la purificazione. Dalla visione del dramma, si interrogava sul senso della vita, sul mistero della morte, sulla presenza del male, della colpa e del dolore. Dominano negli eroi sentimenti come amore, odio, vendetta, una volta proiettati in scena, venivano razionalizzati e come espulsi, liberati dagli strati più profondi della coscienza. La tragedia mette in scena ciò che narra il mito, ribattendo sui temi morali, politici e religiosi. E’ presente l’eroe che discende da una divinità e da un essere mortale e capisce cosa sia la libris: violenza. Questi personaggi sono eroi semidivini. Elementi fondamentali sono: dolore, scelta, destino. La storia deve essere compiuta e intera. Le tematiche principali sono : soggetto con problemi personali, questione dell’uomo con il governo, contrapposizione tra il patrimonio religioso e il razionalismo dell’uomo. Le sensazioni negative sono mescolate anche con quelle positive. Diventa tragedia un verso campionario di sentimenti e colpe di questo eroe perché non sa distinguere il bene dal male, allora si fa colpevole perché involontariamente e in virtù di questa natura umana piena di contrasti, infrange le leggi divine con il proprio comportamento divino e da adito a maledizioni trasmesse da padre in figlio. STRUTTURA La tragedia consta di piu parti: - Prologo. E’ la parte che precede l’entrata del coro. Informa gli spettatori di cio che e avvenuto in precedenza o del punto in cui e giunto lo svolgimento dell’azione. In Eschilo e in Sofocle il prologo ha carattere drammatico, descrive la scena; in Euripide e narrativo, espone spesso gli antefatti del dramma. - Parodo. E’ l’ingresso del coro nell’orchestra. Da destra, rispetto allo spettatore, il coro entra ordinato in file o per i singoli coreuti. Declama il canto d’ingresso, a ritmo di anapesti. Dispostosi nell’orchestra, il coro non la lascia
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