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La variazione dell'identità, Sintesi del corso di Architettura

riassunto completo del libro "La variazione dell'identità".

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 03/02/2022

stewie31
stewie31 🇮🇹

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Scarica La variazione dell'identità e più Sintesi del corso in PDF di Architettura solo su Docsity! C. Martis Aris La variazione dell’identità IL TIPO IN ARCHITETTURA 1 INTRODUZIONE Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito al formarsi di una nuova corrente del pensiero architettonico che ha assunto la nozione di tipo come una delle pietre miliari della propria costruzione teorica. Il tipo deve essere concepito come una struttura della forma capace di molteplici sviluppi. Nell’idea di tipo ci sono le speranze di una ricomposizione della disciplina. Nella prospettiva tipologica acquista nuova forza il valore della forma come fondamento dell'architettura. La forma è vista come portatrice di senso. Il tipo pone il problema della forma a un livello di astrazione non concepibile senza tener conto del pensiero moderno. Il tipo architettonico si definisce per la presenza di una invariante formale che si manifesta in esempi diversi e si situa a livello della struttura profonda della forma. Ma siccome tipo è un’analogia strutturale tra i diversi elementi, si comprende la difficoltà di stabilire un quadro tipologico. L'idea di tipo si presenta come un procedimento conoscitivo attraverso il quale la realtà dell'architettura rivela il suo contenuto essenziale e come metodo operativo che costituisce la base dello stesso atto progettuale. Uno dei pregiudizi che più frequentemente si incontra è quello di pensare al tipo come all’espressione di formule di preconcetti e soluzioni codificate che condizionano la libertà creatrice dell’artista. L’architettura si assimila a tutte la forma dell’attività umana basata sulla possibilità di comunicare la conoscenza e di esercitare una riflessione sulla precedente esperienza La chiave di molte architetture sta nel ricorso ai principi generali e alle forme archetipe. Il sapere architettonico si inscrive e si deposita nelle opere e nei progetti architettonici. CAPITOLO 1: L’IDEA DI TIPO COME FONDAMENTO EPISTEMOLOGICO DELL’ARCHITETTURA PARAGRAFO 1: UN ENUNCIATO LOGICO SULLA FORMA In generale ci atteniamo al significato che il termine tipo possiede nel linguaggio non specializzato, vediamo che esso equivale a una forma generale o a un insieme di proprietà che sono comuni a un certo numero di individui o di oggetti. Tipo è sinonimo di classe, famiglia, genere. È cioè una categoria che risulta dalla classificazione su un insieme di oggetti. Questa accezione generale è la stessa che applichiamo parlando di tipo architettonico riconoscendo caratteristiche comuni che ci permettono di identificare classi di edifici. La creazione dei tipi dipende dal criterio con cui si effettua la classificazione. Un tipo architettonico è un enunciato che descrive una struttura formale. Tre importanti corollari: 1-il tipo è di natura concettuale, non oggettuale: esso riunisce una famiglia di oggetti che posseggono tutti le stesse condizioni essenziali. 2-il tipo comporta una descrizione attraverso la quale è possibile riconoscere gli oggetti che lo costituiscono. 3-il tipo si riferisce alla struttura formale, parliamo di tipi dal momento in cui riconosciamo l'esistenza di similitudini strutturali tra oggetti architettonici. Pensiamo all’impianto claustrale, il chiostro costituiste un’idea di architettura basata sulla costruzione di un sistema a porticato che ingloba uno spazio libero di forma regolare. Il porticato relaziona una serie di corpi o vani diversi tra loro così che il suo organismo tende all’introversione. 4 PARAGRAFO 4: UN’APPLICAZIONE DELL’EPISTEMOLOGIA DI KARL R. POPPER Popper ha stabilito quello che egli definisce un "epistemologia senza soggetto conoscente" basata sull'esistenza di problemi, teorie, argomenti intesi come contenuti oggettivi del pensiero, indipendenti dagli stati mentali del soggetto. Dimostra che un enunciato può derivare deduttivamente da un altro o si possono dare enunciati incompatibili tra di loro, gli stati soggettivi del pensiero di un uomo non possono collaborare o contraddire quelli di un altro uomo. Tra gli enunciati in sé stessi possono stabilirsi relazioni logiche, mentre tra gli stati soggettivi del pensiero possono stabilirsi relazioni psicologiche. Questa distinzione tra soggettività ed oggettività del pensiero conduce Popper a formulare la sua "teoria dei 3 mondi": la realtà si compone di tre mondi o universi ontologicamente distinti tra di loro: il mondo 1 degli oggetti fisici, delle cose materiali; il mondo 2 delle esperienze soggettive, degli stati mentali o di conoscenza; e il mondo 3 degli enunciati e delle teorie in sé stesse, dei contenuti oggettivi del pensiero. È poco frequente l'accettazione del mondo 3. L'atto del pensiero può essere criticato oggettivamente solo se si formula tramite un linguaggio umano, trasformandosi così in un oggetto del mondo 3, è secondo Popper reale quanto il mondo1 formato dagli oggetti fisici: sono reali sia le cose come le teorie. Gli abitanti di questo terzo mondo popperiano esistono realmente in quanto sono capaci di incidere sulla trasformazione del mondo materiale. Questa esistenza è autonoma perché gli enunciati e le teorie una volta costruiti esistono indipendentemente dai processi mentali del soggetto. Popper attribuisce al mondo 2 un ruolo fondamentale in quanto intermediario tra il mondo 1 e il mondo 3. Non vi è relazione possibile tra il mondo 1 e il mondo 3 se non attraverso l'azione mediatrice condotta dal mondo 2. Come il mondo 2 è indispensabile per spiegare l'universo lo è anche il mondo 3 in quanto depositario di tutti quegli strumenti attraverso i quali la mente può esercitare la sua azione trasformatrice. Popper sostituisce la tradizionale concezione dualista con una concezione tripartita nella quale l'universo viene concepito come il risultato della mutua interazione tra il mondo degli oggetti fisici e il mondo degli oggetti intelligibili attraverso la mediazione del mondo dei processi del pensiero. Popper sostiene la possibilità di accettare la realtà e l'autonomia del mondo intelligibile ammettendo al tempo stesso che questo sorge come prodotto dell'attività umano elementi, relazioni e tipi formano il nucleo più profondo e specifico di questo mondo 3 architettonico. -Appartengono al mondo 1 architettonico tutte le opere di architettura siano esse costruite o progettate. -Formano il mondo 2 architettonico tutti gli stati mentali, i processi di elaborazione e gli atti del pensiero in senso soggettivo, che l'architetto sviluppa durante la concezione, la definizione e l'analisi dell'oggetto architettonico. -Il mondo 3 architettonico sarebbe costituito da tutti quei concetti ed enunciati che si riferiscono all'architettura, unitamente ai problemi che può creare il loro sviluppo logico e alle proposizioni e teorie alle quali possono dar luogo. MONDO 1 - MONDO 2 - MONDO 3 Il senso del percorso da 1 a 3 equivale all'analisi, il senso inverso al progetto. L'architetto a partire dall'osservazione e dallo studio dell'architettura esistente astrae certi concetti o enunciati, definisce certi problemi generali, elabora un discorso logico riferito alla forma architettonica che costituisce il suo corpus teorica, il suo specifico mondo 3. Non è possibile progettare un'opera di architettura senza sviluppare un'attività mentale che comporti il rapporto con gli oggetti del mondo 3 architettonico. Due corollari importanti: 1- La stretta connessione che esiste tra progetto e analisi, entrambi intesi come procedimenti che l'architetto impiega nella sua duplice attività di ampliare i limiti del mondo 1 e del mondo 3 architettonici; sebbene corrispondano a processi mentali in senso inverso, entrambi rispecchiano una finalità conoscitiva comune. 2- L'errore radicale nel quale si incorre quando si pretende di separare la teoria dalla pratica senza rendersi conto che entrambe sono incapaci di sopravvivere in queste condizioni di isolamento; la nostra ipotesi distrugge questa falsa dicotomia e fa suo il celebre aforisma secondo il quale non c'è nulla di più pratico che una buona teoria. 5 Popper identifica le opere d'arte di sé per sé come oggetti del mondo 3 considerando il loro supporto fisico come un materiale che è trasceso dal suo contenuto dove appare quindi come l'essenza delle opere stesse. Popper aggiunge una sfumatura secondo la quale le opere d'arte apparterrebbero simultaneamente al mondo 1 per la loro condizione di fenomeni fisici e al mondo 3 per la loro condizione intellettuale. L'argomentazione di Popper si basa principalmente sulla considerazione che tutto il reale finisce col manifestarsi attraverso un supporto fisico. In effetti tutti gli oggetti del mondo 3 richiedono un supporto fisico per essere formulate e trasmesse. Lo stesso vale per il mondo 3, Popper segnala l'esistenza del, mondo 1 come necessaria condizione dell'esistenza degli altri 2. Nel lavoro scientifico in generale tutto lo sforzo si concentra sul riconoscimento di enunciati astratti, di leggi universali che sono gli abitanti più caratteristici del mondo 3. Il supporto fisico assume qui un ruolo strumentale. L'attività artistica ha come finalità principale l'elaborazione di oggetti specifici e singolari, oggetti nei quali il supporto fisico non è qualcosa di strumentale ma ciò che conferisce all'opera il suo pieno significato. Risulta più adeguato considerare le opere d'arte come facenti parte del mondo 1 in quanto costituiscono degli oggetti fisici. Tanto lo scienziato quanto l'artista si riferiscono simultaneamente al mondo 2 per quanto riguarda le loro esperienze e al mondo 3 per il problema degli enunciati e dei concetti astratti. La principale finalità della scienza è quella di formulare teorie e spiegazioni che alimentino il mondo 3 incorporando nuovi oggetti astratti e intellegibili. L'azione della scienza genera attraverso il cammino inverso delle previsioni e delle applicazioni tecniche una serie di processi che influiscono in modo determinante sul mondo 1 degli oggetti fisici. La finalità principale dell'arte è quella di produrre oggetti fisici singolari e specifici. La scienza produce oggetti del mondo 3 caratterizzati dalla capacità di apertura e di azione sul mondo 1, mentre l'arte produce oggetti del mondo 1 la cui caratteristica distintiva è la sua capacità di apertura e di azione sul mondo 3. SCIENZA Mondo 1 Mondo 3 ARTE Mondo 1 Mondo CAPITOLO 2: PERMANENZA E TRASFORMAZIONE DEI TIPI PARAGRAFO 1: CLASSIFICAZIONE E TIPOLOGIA Classificazione e tipologia non possono considerarsi metodi equivalenti in senso stretto perché differiscono nelle strategie e obbiettivi. L'obbiettivo principale di una classificazione è quello di stabilire le differenze tra i fenomeni analizzati, per poter formare dei comparti contenente le diverse specie e classi, la tipologia per contro è impiegata soprattutto nella ricerca di similitudini o nessi strutturali tra le cose, nel tentativo di invidiare le radici etimologiche comuni che sottostanno a fenomeni diversi. Studi recenti hanno evidenziato che le principali classificazione in architettura derivano dal mondo organico. Nell'Illuminismo gli scienziati si prefiggevano un ordinamento esaustivo di tutto l'universo biologico in classi, ordini, generi, specie, in modo che tutti gli esseri viventi trovassero posto nella tavola classificatoria e che fosse addirittura possibile determinare una qualsiasi specie a partire da valori che assegnava la sua posizione nella tabella. Queste prime classificazioni degli esseri viventi si basavano sull'aspetto esteriore. Molte classificazioni in architettura si basano sull’aspetto esteriore Parallelismo tra scienza naturale e architettura lo si può in parte ascrivere al fatto che, nel momento in cui nel campo biologico aumentava enormemente il numero di specie conosciute, anche nel campo architettonico la rivoluzione industriale, imponeva un considerevole ampliamento delle classi di edifici necessarie per accogliere le nuove attività. 6 Il modello biologico condiziona in modo decisivo le classificazioni dell'architettura. L'universo dell'architettura sfugge a una catalogazione fissa e definitiva, richiesta invece dalle scienze naturali. E qui ha origine quella distinzione tra classificazione e tipologia. Mentre il fine della catalogazione è descrivere i lineamenti differenziali e stabilire una catalogazione del diverso, la conoscenza tipologica tende a stabilire nessi all'interno di quanto apparentemente è dissimile, creando risonanze tra oggetti e specie diversi. Filogenesi del mondo biologico presenta una forma ad albero ramificata analoga a quella di qualsiasi classificazione, ogni specie naturale diversificandosi in due o più specie diverse sancisce un processo irreversibile per cui i rami separati non possono tornare a riunirsi per ricreare la specie originaria. Filogenesi culturale: l'evoluzione della cultura mostra abbondantemente che la combinazione di fattori diversi nonché la confluenza e la fusione di stimoli provenienti da una variata geografia intellettuale è di solito condizione indispensabile per la fecondità del pensiero creativo. Conviene contrapporre all'albero della filogenesi biologica l'albero delle filogenesi culturale nel quale i rami si fondono e si incrociano, divergono per poi convergere nuovamente restituendo la figura labirintica che simbolizza i meccanismi della creazione umana. Possiamo stabilire una doppia corrispondenza tra filogenesi biologica e classificazione, e filogenesi culturale e tipologia. La prima coppia presenta una forma statica e discontinua, mentre la seconda si distingue per la sua forma dinamica e intrecciata. Il tipo è un’idea nitida e precisa, raramente un edificio riproduce solo quell'idea, essendo il prodotto della fusione e dell'intreccio di idee diverse. Il metodo tipologico si riferisce all'esistenza di processi generativi che ne ampliano progressivamente il campo di analisi. PARAGRAFO 2: INCROCI TIPOLOGICI I tipi non si chiudono in compartimenti stagni ma si intrecciano tra di loro favorendo la proliferazione degli oggetti. Direzionalità e centralità, percorso e luogo cono due principi basilari nell'organizzazione dello spazio fisico che si ripropongono in modo ricorrente in ogni epoca e cultura. A Roma si possono incontrare le prime manifestazioni complessive e depurate dell'idea di spazio centrale e direzionale. ES. Il Pantheon (paradigma dello spazio centrale) e San Giovanni Laterano (paradigma dello spazio direzionale) Si tratta di due forme opposte di configurazione spaziale ma questa opposizione è interattiva. È infatti frequente nell'apparizione di tensioni direzionali negli spazi centrali; è facile riscontrare negli spazi direzionali la presenza di forme embrionali di centralizzazione. Il tempio che appare già nelle remote civiltà mesopotamiche è concepito come un ambiente allungato e profondo e deriva probabilmente dall'architettura della casa stessa. Quando l'uomo cominciò ad insediarsi stabilmente si verificò un graduale mutamento nei suoi rapporti con le forze invisibili. Alla concezione del tempio come casa del dio sorge l'idea del tempio come pura rappresentazione del sacro, la cui forma deve simbolizzare la natura del dio che si venera. La presenza del dio si traduce nell'individuazione di un centro. Da questa idea deriva l'identificazione del tempio con la pianta centrale. Le potenzialità del centro sono di ordine cosmologico: esso non si limita a ordinare la configurazione dell'edificio ma struttura virtualmente la globalità dello spazio fisico. Ogni tempio definisce sempre un centro quanto meno in senso topologico. Già in alcuni esempi dell'antichità si verifica un accostamento fisico dei due archetipi nella forma del contatto o della giustapposizione. È il caso del complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme troviamo una basilica a 5 navate e una basilica rotonda come funzione commemorativa collegate lungo lo stesso asse e inquadrate in un unico recinto longitudinale. In questo caso il tipo direzionale e quello centralizzato sono ancora forme indipendenti e incontaminate, oggetti legati da una relazione di reciproca attenzione. 9 PARAGRAFO 4: TIPO E LUOGO Si concepisce il tipo architettonico con un’invariante, una forma che si replica in molti oggetti e si riproduce in diversi aspetti. L’architettura è assimilabile alla maggior parte dei prodotti della cultura materiale. Ogni volta che lo stesso problema si ripropone si risponde con una soluzione già sperimentata, senza ripetizione difficilmente si può parlare di tipo. La ricerca del nuovo e dell'insolito è qualcosa di estraneo alle istanze artistiche. Il tipo non può generare una ripetizione senza differenza. Il generale non è ciò che si ripete, ma comprende fatti e cose dotate di una loro specificità, cosa che la ripetizione non ammette. La somiglianza esclude un rapporto di pura ripetizione. Essendo la somiglianza la natura stessa del tipo non si può sperare che l'idea di ripetizione ci fornisca la chiave per comprendere gli oggetti che ad esso appartengono. L'architettura radicandosi in uno spazio preciso resta avviluppata nelle caratteristiche del luogo e perciò e irripetibile. L’architettura a volte obbedisce a delle regole in modo preciso così che i requisiti appaiono iscritti in uno schema formale che prefigura l’edificio. Ad esempio, i monasteri la relazione con il luogo impone delle variazioni. Il monastero dell’ordine certosino. La regola vuole che si concili l’isolamento individuale del monaco con la celebrazione dei riti e delle attività comunitarie. Si definisce un tipo conventuale strutturato intorno a tre nuclei che seguono un ordine prestabilito: il cortile d’ingresso, il chiostro minore e il chiostro maggiore. Però ciascuna certosa spicca di una propria individualità. La certosa ci offre dunque un esempio perfetto di conciliazione tra individualità dell’edificio e identità del tipo. Tipicità e unicità, tipo e luogo, appaiono così termini di un processo attraverso il quale l'architettura prende forma. Il tipo rappresenta la dimensione generica, universale e astratta, il luogo si identifica con gli aspetti particolari, singolari e concreti. Il fenomeno della contiguità o compresenza del tipo ha una dimensione universale. Questa ripetizione nello spazio è soltanto un caso particolare e un correlato logico della ripetizione nel tempo. È possibile che l'anima della città non sia altro che il riflesso di questa straordinaria armonia che si stabilisce tra tipo e luogo. CAPITOLO 3: TIPO E STRUTTURA PARAGRAFO 1: CRITICA ALL’APPROCCIO SEMIONTICO La nostra concezione tipologica gravita attorno alla nozione di struttura. Strutturalismo: metodo di analisi dei fenomeni volto a determinare la struttura nell'ipotesi che in essa risieda il loro principio di formazione e di intelligibilità. Il metodo strutturale consiste nell'indagare la struttura comune a sistemi diversi che, in linea di principio, si presentano come eterogenei. L’idea di tipo implica un processo di astrazione a partire dal quale risulti comune una serie di diversi oggetti. Mettere in rapporto una serie di fenomeni fino ad allora considerati differenti, tramite un numero ristretto di regole è l'obbiettivo dell'analisi tipologica in architettura. Il metodo strutturale non esaurisce il suo campo di azione nello studio della lingua, né deduce in modo esclusivo da questo i suoi strumenti di lavoro. Lo strutturalismo è in prima istanza uno strumento di analisi formale e relazionale. L'aspetto comunicativo non è pertinente alla natura dell'architettura. La semiotica può essere definita come la scienza di tutti i sistemi di comunicazione, per parlare di ciò servono due condizioni: 10 1- Intenzione di comunicare. 2- L’esistenza di un codice prestabilito che assicuri il carattere non equivoco del messaggio. Categorie epistemologiche come la nozione di struttura, data la loro astrazione e generalità, possono essere trasferite e applicate senza distorsioni a campi molto diversi della conoscenza, tra i quali l'architettura. Il ruolo fondamentale dell'architettura è quello di riflettere l'uso cui è destinata il che equivale a dire che l'uso di per sé è in grado di determinare la forma. Esistono realtà che presentano una struttura sintattica, ma manca di componente semantica. Nelle forme artistiche è predominante il carattere di costruzioni sintattiche create a partire da elementi dati e che non rimandano al piano della significazione. Identificare forma e segno equivale ad ammettere implicitamente la distinzione convenzionale tra la forma e il contenuto. L'obbiettivo prioritario dell'artista è la perfezione dell'opera. La pura costruzione dell'arte riflette i significati come mera virtualità, senza che questi siano contenuti in essa, allo stesso modo in cui uno specchio riflette il mondo delle cose. La forma artistica non si spiega in base a ciò che riflette. È un artefatto a un tempo perfetto ed enigmatico compiuto e aperto. PARAGRAFO 2: IL CONCETTO DI TRASFORMAZIONE IN ARCHITETTURA L'analisi strutturale sarebbe necessariamente limitata gli aspetti concernenti la comunicazione e il significato. La struttura è una totalità non riducibile alla somma delle sue componenti. Parliamo di struttura in riferimento a un insieme di elementi relazionati secondo forme diverse di articolazione grazie alle quali l'insieme cessa di essere una mera somma disgregata di parti e acquisisce una specifica coesione interna. L'analisi strutturale non si incentra sugli elementi presi isolatamente, ogni elemento assume un valore suo proprio solo attraverso le relazioni che stabilisce con gli altri. La stessa parola struttura esprime il desiderio di rendere intelligibile mediante un processo di astrazione progressiva una realtà eterogenea e complessa che si manifesta all'insegna della frammentarietà. La ricerca strutturale è la risposta al sentimento di dissoluzione e di perdita di coesione e omogeneità delle come Al di sotto delle innumerevoli variazioni superficiali che i fenomeni presentano esiste un numero limitato di strutture profonde alle quali essi possono essere ricondotti. Un processo sottostà all'applicazione delle idee tipologiche nella conoscenza architettonica che induce a sopprimere le barriere fittizie imposte agli ordinamenti cronologici, dalle divisioni in stili e dalle classificazioni in generale. La struttura manifesta in modo di essere generale degli insiemi a cui si può applicare, che consente di stabilire corrispondenza tra insiemi costituiti da elementi eterogenei sul piano della costruzione materiale. La struttura tende a spostare l'analisi dagli elementi alle loro relazioni, l'elemento acquista un senso pieno solo in rapporto alla posizione relativa che la struttura gli assegna. Il metodo strutturale aggira la materia per concentrarsi sulla forma. L'analisi tipologica si propone di penetrare all'interno dei fenomeni al di là delle loro manifestazioni apparenti per individuare le costanti formali riconducendoli a una radice comune. Il concetto di trasformazione viene inteso come principio costruttivo della struttura. Parlando di sistema di trasformazioni si cita Jean Piget per la sua definizione di struttura “un sistema di trasformazioni, che comporta delle leggi in quanto sistema e che si conserva o si arricchisce grazie al gioco stesso delle sue trasformazioni, senza che queste conducano fuori dalle sue frontiere o facciano appello a elementi esterni”. Si sottolinea il fatto che la 1) struttura non è qualcosa di statico, inerte, chiuso in sé stesso, a una realtà in perpetua formazione interessata da processi generativi capaci di incorporare nella 11 struttura nuove componenti che la arricchiscono e la ampliano. 2) nella struttura è in atto un meccanismo di autoregolazione che assicurano il mantenimento delle leggi e delle proprietà come flusso costante di trasformazioni senza trasgredire la propria identità. I tipi architettonici come struttura costantemente in formazione sono sottoposte a una serie di trasformazioni interne attraverso le quali si dispiegano progressivamente le proprietà potenzialmente contenute nella struttura. Ogni architettura può essere intesa come risultato di una serie di trasformazioni operate su altre architetture. Tre esempi di trasformazione: 1- MOSCHEA DEL VENERDÌ in Iran: originaria formula classica della sala ipostila aperta su un cortile. La struttura si mantiene nel corso del processo di trasformazione come base riconoscibile. 2- CONVENTO DI CRISTO TOMAR in Portogallo: prima era occupato dai templari. È evidente una sequenza dell’intero processo di trasformazione che si realizza tramite concatenazione delle componenti distinte. L’impianto centralizzato si compone di altre strutture con navata allungata, chiostri e corpi cruciformi. 3- CATTEDRALE DI SIRACUSA: tempio dorico periptero colpiscono subito le due trasformazioni: 1) la muratura degli intercolumni (stop comunicazione con l’esterno), 2) foratura modulare delle pareti che servono a stabilire permeabilità tra le navate. L'architettura non inventa in ogni occasione una forma diversa. Ogni cosa deriva da qualcosa; ed è esattamente questa concatenazione e continuità delle esperienze che assicura la loro mobilità e apertura. La trasformazione di un edificio esistente risulta essere un caso particolare di un’accezione più generale del concetto di trasformazione secondo la quale ogni progetto è il risultato di una serie d trasformazioni operate su altre architetture pensate o costruite che gli servono da fondamento. PARAGRAFO 3: IL TIPO COME STRUTTURA ELEMENTARE Il concetto di trasformazione assume pertanto un'importanza centrale per il nostro approccio. Strettamente correlata è la nozione di struttura elementare. Per Claude Levi-Strauss la struttura elementare costituisce il livello irriducibile di ogni analisi strutturale, lo stadio finale nel lavoro di progressiva scomposizione analitica dei fenomeni studiati. I tipi architettonici non sono altro che strutture architettoniche elementari, nuclei irriducibili che costituiscono il livello ultimo dell'analisi strutturale, al di là del tipo possiamo individuare separatamente elementi e relazioni, ma non possiamo più parlare di un complesso di elementi connessi che formano una struttura architettonica. Numerose opere architettoniche possono essere analizzate con il risultato di un’applicazione di trasformazioni. Solo partendo da componenti elementari si arriva a descrivere la complessità del progetto. Variazione, concatenazione, sovrapposizione: questi tre tipi di processi che ci consentono di caratterizzare le trasformazioni di alcuni monumenti, sono nello stesso tempo procedimenti fondamentali in cui può articolarsi il progetto architettonico. Lavorando con i tipi architettonici l'architetto resta imprigionato in essi. Si tende ad assumere il tipo come il motore di una costruzione formale illimitata e a considerare il progetto come l'ambito in cui ha luogo l'interazione tra tipi, lo scenario della loro costante reinvenzione. -La sovrapposizione tipologica si riscontra di frequente nelle architetture che mirano alla integrazione di componenti o aspetti diversi. ES. Casa del Fascio a Como, cattedrale di Siracusa -La concatenazione tipologica è un procedimento abituale in quelle architetture che esibiscono apertamente la complessità e la frammentazione delle loro componenti eludendo qualsiasi tentativo di sottometterle a una legge unica e globale ES. Villa Adriana a Tivoli, Convento di Tomar
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