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La variazione linguistica - linguistica italiana, Appunti di Linguistica

Linguistica italiana: la variazione linguistica, l'italiano standard, la variazione diamesica, testualità, sintassi, aspetti morfologici, aspetti lessicali, l'e-taliano

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 05/01/2021

francesca-decataldo
francesca-decataldo 🇮🇹

5

(3)

7 documenti

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Scarica La variazione linguistica - linguistica italiana e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! LA VARIAZIONE LINGUISTICA Variazione linguistica (o registro) = ciascuna realizzazione interna ad una determinata lingua La variazione linguistica riguarda tutte le lingue naturali. Ogni lingua è mutevole e si presenta sotto forme diverse nei comportamenti dei parlanti, a seconda • degli ambiti in cui viene usata • della situazione comunicativa Non esiste nessuna lingua immutabile! (Ciascun parlante dovrebbe essere in grado di variare il proprio registro linguistico al variare di aspetti sociali a livello sintattico, lessicale e morfologico) Due grandi aree: 1) Variazione INTERLINGUISTICA: avviene tra due lingue diverse all’interno di una stessa comunità (bilinguismo) 2) Variazione INTRALINGUISTICA: riguarda una differenziazione interna ad una sola lingua ( variazione a cui ci riferiamo nello studio) Le variazioni linguistiche sono studiate dalla sociolinguistica. Sociolinguistica = sottocategoria della linguistica che nasce nel ‘900 e che si occupa dei rapporti tra lingua e società, partendo dal presupposto che una lingua è un’entità strettamente legata al territorio in cui è parlata ( aspetti sociali del territorio, usi e costumi della comunità che la parla). La lingua è partecipe della costruzione di una realtà sociale  indice e presagio del mutamento sociale ITALIANO CONTEMPORANEO L’italiano è caratterizzato da una gamma assai ampia di diversificazioni. Esistono sempre FATTORI che determinano la variazione (fattori extralinguistici, di tipo sociale): Inoltre differenze tra scritto e parlato; MEZZO FISICO-AMBIENTALE  Variazione DIAMESICA Servono criteri in grado di analizzare e classificare ogni tipo di produzione linguistica. Esempio: “Ahò, rega, s’annamo a fa ‘na bbira?”  diacronia: situazione contemporanea  diatopia: enunciato prodotto da parlante di area romana (romanesco)  diastratia: produzione in varietà non colta, non elaborata (v. giovanile)  diafasia: enunciato marcato da registro informale  diamesia: enunciato di tipo orale SINCRONIA DIACRONIA TEMPO SPAZIO COLLLOCAZIONE SOCIALE DEI PARLANTI SITUAZIONE COMUNICATIVA Variazione DIACRONICA Variazione DIATOPICA Variazione DIASTRATICA Variazione DIAFASICA RAPPRESENTAZIONE DELLA VARIAZIONE La variazione linguistica dell’italiano si può rappresentare graficamente su un piano cartesiano semplificato Ciascun polo di ciascun asse è caratterizzato da una varietà di italiano (i 2 estremi) Assi  rappresentano un continuum = serie di numerose varietà intermedie, ciascuna più o meno vicina a uno dei due poli. Asse DIATOPIA Italiano regionale A = italiano privo di ogni marcatezza regionale (quasi impossibile a liv. orale*) Italiano regionale Z = massimo grado di marcatezza regionale *Le origini emergono per inflessione (fonetica) o a liv. morfosintattico/lessicale Il punto di intersezione dovrebbe corrispondere a un italiano neutro ( italiano “standard”, p. 4) LA VARIAZIONE DIAMESICA Riguarda il mezzo fisico-ambientale con il quale avviene la comunicazione (scritto vs parlato) DIFFERENZE TRA SCRITTO E PARLATO Differenziazione scritto vs parlato per: 1) Diversa natura semiotica del mezzo Semiotica = scienza che studia i segni attraverso i quali avviene la comunicazione 2) Architettura della lingua La lingua assegna diverse funzioni alla scrittura e all’oralità ( diverse norme) Differenze dal punto di vista linguistico: Fattore Scritto Parlato GRADO DI PIANIFICAZIONE DEL DISCORSO Sottoposto a pianificazione (penso a cosa voglio scrivere e a come scriverlo) Non appartiene all’oralità MODO PRAGMATICO DI ORGANIZZARE IL TESTO Deve essere impeccabile tanto nel contenuto quanto nella forma. Forma e sostanza sullo stesso livello Prevale l’esigenza della semantica sulla buona formazione del testo INTERAZIONE CON IL PARTNER Dal punto di vista istituzionale l’interlocutore può non essere specificato o anonimo – rispetto di alcune norme di interazione L’interlocutore può non essere specificato COMUNICAZIONE NON VERBALE Bisogna esplicitare tutto, apparato non verbale assente Si possono emettere elementi comunicativi che possono essere recuperati da fattori extraverbali o PARAVERBALI (espressioni facciali, tonalità, gestualità) Differenze in tre ambiti diversi: 1) Fenomeni che non riguardano lo scritto  PROSODIA = insieme di fatti intonativi, di intensità e durata di un enunciato 2) Fenomeni che non riguardano il parlato  es. tutti i fatti grafici: punteggiatura, scrittura 3) Fenomeni comuni a entrambi i codici, ma che si presentano in forme differenti ( differenza linguistica) Quali tratti dell’oralità la allontanano dalla scrittura? o SCRITTO SCRITTO = testi che rispettano impeccabilmente la norma grammaticale (polo sinistro) o PARLATO-SCRITTO = insieme di quei testi che, pur riflettendo i tratti dell’oralità, vengono espressi attraverso la scrittura (sms, chat, mail… scrittura dei social) o SCRITTO-PARLATO = testi che dal punto di vista linguistico sono assimilabili alla scrittura (forma e sostanza), ma che vengono eseguiti attraverso l’oralità (copioni, testi recitati, lezioni universitarie, etc.) (Inoltre c’è il parlato-parlato => polo di estrema destra, parlato spontaneo; livello minimo o nullo di pianificazione) DIFFERENZE (tra le ultime tre categorie) a livello: - Testuale - morfologico - lessicale - Sintattico - fonetico/articolatorio PARLATO SCRITTO Si sviluppa nell’interazione con gli altri, è possibile un feedback (controllo immediato sulla ricezione e comprensione di quanto viene detto) Il destinatario può essere anche molto lontano nel tempo e nello spazio Legato al “qui e ora”, lineare (non è possibile riascoltare, tornare indietro o andare oltre) Consultabile a partire da qualunque punto del testo Progettazione in tempo reale: esitazioni, cambiamenti improvvisi del soggetto, false partenze, ridondanze, confini tra le frasi spesso evanescenti, sintassi lasca Forte coesione testuale e sintattica: confini tra le frasi ben delimitati, sintassi precisa, lessico senza ripetizioni Stile dominato da semantica e pragmatica Stile dominato da forte coesione testuale e sintattica Con l’aiuto dell’intonazione o della sintassi viene messo in forte risalto il focus d’interesse della frase TESTUALITÀ TESTO = insieme di idee che raccolgo, organizzo e rappresento (a livello scritto o orale) Testualità  organizzazione di un testo sulla base di un processo compositivo organico Nella testualità si può individuare il livello massimo di differenziazione tra parlato e scritto (la trascrizione di un testo parlato non starebbe in piedi, perché la sua costruzione avviene a piccole porzioni, spesso non connesse tra loro – contemporaneamente alla sua composizione). Oralità  tratti che non renderebbero scorrevole il testo trascritto: - FRAMMENTARIETÀ SINTATTICA E SEMANTICA - USO MASSICCIO DI PARTICELLE DISCORSIVE - BASSO (O NULLO) LIVELLO DI PROGETTAZIONE - SEGMENTI DI DISCORSI BREVI e sconnessi Il contesto orale però permette di recuperare tutto ciò che viene lasciato per strada per coesione (=qualità che fa riferimento alle sue connessioni sintattiche e morfologiche, formali) e coerenza (=qualità che riguarda i legami logici e semantici, sostanziali) a questo contribuiscono i SEGNALI DISCORSIVI I SEGNALI DISCORSIVI possono essere singole parole (avverbi, sostantivi, verbi), più parole (sintagmi) o intere frasi  ELEMENTI LINGUISTICI che 1)servono ad articolare e strutturare con mezzi non sintattici il discorso (garantire coesione tra le diverse parti). 2)Funzione di gestire l’interazione con gli interlocutori Sono elementi che hanno perso il loro significato in quel contesto, svolgono una funzione sintattica contestualmente a una produzione orale Si possono classificare in base alle funzioni che svolgono: a) DEMARCATIVI marcano una porzione di discorso e lo isolano dal resto (normalmente l’inizio o la fine) Es. allora, comunque, praticamente, niente, bene/beh, insomma, come va?, che si dice? + ecco –> formula di chiusura, apertura e sottolineatura b) SEGNALI DI ATTENUAZIONE alleggeriscono quanto detto in precedenza (anche con valore di riformulazione o correzione) Es. diciamo, in realtà, in un certo senso c) FATISMI stabilisce un contorno o richiede un feedback, per ottenere un riscontro Es. Capito?, vero?, no? Guarda, senti, ascolta, dai, sai, ehi d) ALTRI CONNETTIVI PRAGMATICI (INTERCALARI) Es. cioè – per riformulare o spiegare, ma anche rempitivo generico (desemantizzato); nel senso, come dire, tipo, vabbè, boh Non hanno una vera e propria funzione, vengono usati qua e là, spesso diventano tic e) PARTICELLE MODALI tipico del parlato siciliano Tratti più marcati nel parlato-parlato e meno marcato nel parlato di situazioni comunicative più elevate ASPETTI LESSICALI Tratti che differenziano l’ORALITÀ dalla scrittura:  Minore ricchezza lessicale (gamma di diversificazione ridotta) Il vocabolario di una persona di cultura media è composto da circa 30.000 – 50.000 parole; a livello orale si utilizza circa 1/10 di queste parole (processo di semplificazione)  molte ripetizioni  Frequenti ripetizioni dello stesso lessema  Presenza di parole con significati generici, non si utilizzano perciò le parole più specifiche per indicare un particolare concetto o referente  parole passe-partout: cosa, roba, affare, coso, tipo, fare, venire, andare, ecc.  Utilizzo di quasi sempre gli stessi aggettivi; in particolare si tende a preferire quelli con significato forte, esagerato: importante, mitico, clamoroso, eccezionale, allucinante, ecc. Questa frequenza con cui vengono usati gli aggettivi esagerati li svuota di significato.  Utilizzo di un aggettivo jolly, cioè per ogni situazione: importante  Il parlato presenta un numero maggiore di aggettivi rispetto allo scritto: si usano spesso aggettivi anche quando non è necessario –> aggettivi iperbolici  Tendenza sempre crescente all’utilizzo di superlativi in -issimo e di diminutivi morfologici in -ino (spesso con funzione pragmatica)  I “tormentoni”: mode linguistiche che in certi periodi vanno più di altri (modismi; alcuni si fossilizzano nel linguaggio, altri invece scompaiono): e quant’altro, quello che è, settimana prossima (anglicismo), barra (anglicismo prima di tipo grafico e poi anche orale), ni, manchi, premetto che, ecc.  “Piuttosto che” con valore di comparazione, mentre in italiano ha valore avversativo, di esclusione In italiano, tutto ciò che allunga il discorso viene interpretato come un’innalzamento del livello del testo  tormentone Rischio: lingua di plastica  impoverimento della lingua (numero limitato di costrutti che possono essere utilizzato senza una riflessione linguistica, che è invece importante). L’E-TALIANO Scrittura con cui si ha a che fare quotidianamente Nuova forma di scrittura digitata che dipende dai nuovi media dovuta alla rivoluzione comunicativa (o digitale) degli ultimi 15 anni.  nascita di un nuovo codice linguistico, nuova varietà linguistica che prima non esisteva. Questa nuova lingua era nata già negli anni ’90 con i primi sms, email e poi con le chat, fino ad imporsi nei social diventando la modalità comunicativa più utilizzata. Tipologia di lingua: scritta  però: nuova forma di scrittura che viene dal basso (proviene dall’oralità)  italiano: storicamente lingua scritta alta! (impieghi letterati o molto elevati) È come se fosse una terza lingua: non appartiene a nessuno dei due poli: né allo scritto né all’orale Si è diffusa con una forza propulsiva impressionante, non sappiamo quali siano gli sviluppi futuri (è in costante rinnovamento) Sono attive sui social: 35 milioni di persone / popolazione di 60 mila (3/5 sono attivi per almeno 2 ore al giorno). NATIVO DIGITALE = chi è cresciuto con strumentazione digitale a disposizione (dagli anni ’80, ’90 in poi)  migrante digitale : non giovane che si avvicina ai giocani Talvolta tecnoleso = migrante digitale che si avvicina in maniera spontanea ai social, si espone politicamente e pubblica qualsiasi cosa; spesso promotore di hate-speech + tardivo digitale = non è nativo digitale, non vuole avvicinarsi inizialmente ai social, ma poi ci arriverà. Dati poste italiane 2000: o Meno del 2% degli italiani scrive lettere ogni giorno o Meno del 5% degli italiani dichiara di usare quotidianamente la mail o Circa il 35% degli italiani dichiara di inviare almeno un sms al giorno Indagine Eurispes Telefono Azzurro 2012 (12-18 anni):  97% ha un telefono  42% invia oltre 10 sms al giorno  25% chatta più di 10 volte al giorno Indagini varie 2016 (ragazzi 12-18 anni):  90% ha un profilo facebook  35% sta più di 2 ore al giorno su facebook (16-18 anni)  25% sta fino a 5 ore al giorno sui social (16-18 anni) Nuovo proliferare dei social che non pongono più al centro l’attività di scrittura. “Quello che non è noto, perché mancano dati precisi in proposito, è la percentuale dei nostri connazionali che sanno tenere la penna in mano in modo decente” – M. Corti, 1984 (storica della lingua italiana).  solo 1 italiano su 3 sa scrivere in maniera decente Una neo-grafia:  Dall’epistola all’e-pistola  Forma di scrittura privata o semi-privata in cui vi è parità di ruoli (reale o presunta)  Efficacia e nettezza comunicativa: veloce e quasi simultanea ed efficace  Una terza lingua “non andante quanto il parlato, non così prudente come lo scritto”  Nuovi utenti della scrittura: nativi digitali più fetta di migranti digitali GRAMMATICA DELL’E-TALIANO Tra norma e (a)normalità Fenomeni più caratteristici dell’italiano digitato (si presentano in quantità e modalità diversa per ciascuno degli utenti): 1. Alternanza di carattere maiuscolo e minuscolo 2. Ricorsi a grafie veloci: abbreviazioni, sigle, troncamenti (es. raga) 3. Struttura frammentaria: testi prodotti quasi come se fossero parlati 4. Brachigrafie = scrittura abbreviata e tachigrafie = scrittura veloce  ricorso a sigle e acronimi (spesso dall’inglese: lol, omg) 5. Grafie non ortodosse: parole scritte male secondo grafie che non rispettano la norma, soprattutto per interpunzione e segni grafici 6. Il fattore ‘x’ e il fattore ‘k’: per abbreviazione e finalità espressive 7. Estremismo interpuntivo: interpunzione usata in maniera estrema (più punti esclamativi, più di tre puntini di sospensione) spesso per finalità espressive Questo uso anomalo ha anche cambiato la sorte di alcuni segni di interpunzione: il punto fermo non si mette più alla fine di un messaggio 8. Iconismi e linguaggio extra-verbale: elementi comunicativi che non sono parole, es. emoji, gif, meme, storie,… arrivano a volte quasi a sostituire il testo tradizionale 9. Giovanilismi, forestierismi (= componente di qualche lingua straniera), turpiloquio (= elemento volgare: parolacce, bestemmie) 10. Riscoperta del dialetto 11. Frammentarietà, paratassi e brevità dei periodi (come nel parlato spontaneo) 12. Trascuratezza ( e inadeguatezza) 13. Linguaggio ricco di neologismi: alcuni nascono e muoiono subito, altri si diffondono anche nel parlato comune 14. Storpiature di parole italiane/ anglicismi maccheronici (storpiature di anglicismi con l’italiano) 15. Scritture continue: tendenza a scrivere unite parole diverse 16. Citazionismo = ricorso a citazioni di varia provenienza È in atto un processo di semplificazione anche nella scrittura tradizionale, forse per effetto della scrittura digitale! Lingua selvaggia, imbarbarita? NO! Questo codice è uno stile comunicativo, una possibilità tra le altre per comunicare. Il problema nasce quando questo tipo di scrittura di estende ad altri tipi di scrittura; i problemi non riguardano la lingua ma chi usa la lingua (chi non usa un sistema comunicativo adeguato alla situazione comunicativa)
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