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Nerone: Biografia e Contesto Storico, Slide di Latino

Biografia di nerone, imperatore romano, dalla sua infanzia e formazione fino alla sua ascesa al trono e alla fine tragica. In questo documento vengono descritte le motivazioni dietro la congiura contro di lui, le sue riforme monetarie e l'incendio di roma. Inoltre, vengono trattati i conflitti con i parti e i giudei, la sua attività culturale e la sua morte.

Tipologia: Slide

2023/2024

Caricato il 09/02/2024

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benedetto-maria-fenoaltea 🇮🇹

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Scarica Nerone: Biografia e Contesto Storico e più Slide in PDF di Latino solo su Docsity! NERONE 37 D.C-68 D.C LA FAMIGLIA Nato ad Anzio il 15 dicembre 37 d.C., da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo, Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone, era discendente diretto di Augusto e della Gens Giulia e della famiglia di Tiberio, la Gens Claudia. Il padre apparteneva alla famiglia dei Domizi Enobarbi, una stirpe considerata di nobiltà plebea, mentre la madre era figlia dell'acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto. Nel 39 d.C. sua madre, amante del potere e descritta da molti come spietatamente ambiziosa, fu scoperta coinvolta in una congiura contro il fratello Caligola e venne quindi mandata in esilio nell'isola di Pandataria nel mar Tirreno, nell'arcipelago pontino. In quegli anni il piccolo Lucio visse con la zia Domizia Lepida, che egli amò più della madre e dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza. L'anno seguente Gneo, il marito della zia, morì e il suo patrimonio venne confiscato da Caligola stesso. Nerone si trovava nella stazione balneare di Baia per celebrare le feste di Minerva e da lì chiamò la madre presso di sé, facendole credere che voleva riconciliarsi con lei. La madre arrivò dopo due giorni. La sera stessa la invitò a un banchetto in suo onore. Nerone volle che la madre gli si sdraiasse accanto e le rivolgeva mille attenzioni. La nave per il ritorno era stata preparata da Aniceto e nascondeva un congegno mortale. A poppa, dov’era il letto su cui Agrippina avrebbe riposato, era stato ammassato sul tetto un enorme carico di piombo. Agrippina salì sulla nave e ad un segnale dato, il tetto della cabina dove riposava, appesantito dal piombo, crollò. Uno dei familiari di Agrippina, Creperio, morì sul colpo. Agrippina e la sua governante, Acerronia, furono invece salvate dalle alte spalliere del letto che furono tanto robuste da resistere al peso. La nave sbandò, Agrippina e Acerronia finirono in acqua, ma solo agrippina riuscì a sgusciare in silenzio nel buio e ad arrivare alla riva; da lì, imbattutasi in alcune barche da pesca, raggiunse il lago Lucrino e si fece accompagnare alla sua villa. Nerone, terrorizzato che si scoprisse in lui l’autore dell’attentato e temendo la vendetta di Agrippina, si consultò con Seneca e Burro, suoi precettori, e diede l’ordine ad Aniceto di uccidere la madre. Questa fu quindi uccisa nel 23 marzo del 59 d.C. IL CONTESTO STORICO • Durante il principato di Nerone arriva all’esasperazione lo spirito della riforma della res publica voluti da Augusto: non solo si assiste al pressoché completo annientamento dell’aristocrazia patrizia vicina alla domus imperiale, vittima del proprio prestigio e dell’eccessiva esposizione nei meccanismi di successione, ma si accentua anche la natura inevitabilmente assolutista della carica, nonostante premesse ispirate alla più sincera volontà di cooperazione con il Senato, in particolare grazie all’influenza di Seneca durante il cosiddetto quinquennium Neronis. • La drammatica crisi istituzionale dell’impero, causata dalla scarsa abilità diplomatica e da alcuni decisivi errori strategici del giovane sovrano, travolge prima Nerone stesso, dichiarato hostis publicus (nemico pubblico) e costretto al suicidio, quindi tutti i territori dell’ecumene romana, culminando in una guerra civile che vedrà il succedersi, nel giro di un anno (aprile 68 – luglio 69 d.C.) di quattro imperatori: Galba, Ottone, Vitellio e Vespasiano. Tutti costoro dovranno la loro nomina all’esercito: tre ai legionari di stanza in provincia, uno ai pretoriani. • Emerge per la prima volta in maniera eclatante l’incapacità della classe politica romana di stare al passo con gli eventi: occorrerà dunque da qui in poi affidarsi sempre più per la gestione del potere all’apparato militare, ai centurioni e ai quadri intermedi dell’ufficialità. La fase finale della reggenza neroniana, caratterizzata dal ricorso sistematico ai processi per alto tradimento, da congiure e feroci repressioni, nonché il suo esito catastrofico, hanno pesantemente condizionato l’immagine postuma dell’ultimo esponente della dinastia giulio–claudia, soprattutto nel giudizio della storiografia di parte senatoria, contemporanea o di poco successiva agli eventi. È toccato ai moderni farsi carico di una rivalutazione dell’operato di Nerone, contestualizzandone la deriva assolutista all’interno delle ambigue dinamiche politiche che caratterizzavano i rapporti fra princeps e Senato, e mettendo senz’altro in luce i suoi meriti, in particolare per quanto attiene alla politica monetaria e fiscale, e, almeno in parte, alla politica estera. CONFLITTI Nerone non fu noto per le campagne militari, sia poiché non ebbe molti successi sia poiché non fu coinvolto in maniera diretta. Infatti, la sua politica era concentrata su problemi interni.Comunque, i conflitti durante il suo Impero furono: • la guerra in Britannia: l'invasione romana della Britannia iniziò sotto l'imperatore Claudio nel 43 d.C., prima del regno di Nerone. Anche se l'occupazione dell'isola si è estesa durante il suo regno, Nerone non partecipò attivamente a questa campagna. • La rivolta di Boudicca: durante il regno di Nerone, la regina britannica Boudicca guidò una rivolta contro l'occupazione romana. La ribellione fu repressa dai generali romani. • Campagne in Oriente: i Romani erano coinvolti in conflitti con i Parti nell'attuale Medio Oriente durante il regno di Nerone. Tra i generali coinvolti c'era Vespasiano, che in seguito divenne imperatore. • Conflitti in Giudea: durante il regno di Nerone, scoppiò la Prima guerra giudaica, un conflitto tra i Giudei e l'Impero romano. Il futuro imperatore Tito, figlio di Vespasiano, giocò un ruolo chiave nella soppressione di questa ribellione. LA CONGIURA DI PISONE Le motivazioni che portarono alla congiura furono per lo più rancori personali dei singoli membri verso Nerone, dovuti principalmente ai suoi eccessi o ai suoi atti crudeli, mentre molti personaggi avevano visioni politiche diverse riguardo alle sorti dell'impero, ma alla fine si accordarono per far eleggere imperatore Pisone stesso. I congiurati, almeno 41 persone, tra cui senatori, cavalieri, militari e letterati, miravano a uccidere l'imperatore Nerone. Nel 65 d.C. il gruppo si riunì a Baia, nella villa di Pisone, e lì stabilirono che, durante i giochi dedicati a Nerone al Circo Massimo, il console designato Plauzio Laterano si sarebbe dovuto gettare ai piedi dell'imperatore da supplice, accoltellandolo durante l'azione; gli altri complici sarebbero intervenuti in seguito, in modo che avvenisse un'esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era solito organizzare. Morto l'Imperatore, Gaio Calpurnio Pisone sarebbe stato proclamato nuovo princeps dalla Guardia Pretoriana, grazie all'appoggio di Fenio Rufo, allora Prefetto del Pretorio congiuntamente a Tigellino, del tribuno militare Subrio Flavio e del centurione Sulpicio Aspro. Un giorno la liberta Epicari, per tentare di attirare alla causa l'ufficiale della marina Volusio Proculo, deluso dal non aver ricevuto da Nerone le gratificazioni che si aspettava, gli fece capire che si stava preparando un complotto contro l'imperatore. Proculo, tuttavia, denunciò Epicari, che venne arrestata, ma la congiura non fu scoperta perché la liberta non aveva rivelato a nessuno i nomi dei congiurati e perché mancavano altri testimoni; Nerone, diffidente, la lasciò comunque in prigione. La congiura venne scoperta e intuito che vi era una complicità tra Scevino e Natale, ed essendo entrambi amici di Pisone, i due vennero interrogati separatamente: Natale confessò subito, indicando tra i congiurati Pisone e Seneca. CONSEGUENZE Fu l'inizio della scoperta della congiura, che diede adito, per ordine di Nerone, ad una serie di processi sommari, esecuzioni e suicidi. I congiurati, fra il 65 e il 66 d.C., furono uccisi o costretti al suicidio. La congiura interessò anche ambienti militari: un esempio è la morte del più grande generale del tempo, Gneo Domizio Corbulone. Egli, sospettato di essere un oppositore di Nerone, morì suicida nel 68 d.C.. • Molte parti degli edifici, come i solai, i ballatoi e le sporgenze erano fatte di legno, il riscaldamento nelle case case era garantito solamente dalle fiamme libere e così anche la cottura del cibo. Anche le vie, molto strette, favorivano la propagazione degli incendi, che a quel tempo erano molto frequenti. A occuparsi degli incendi vi erano 7 corpi di vigiles, che però trovavano spesso difficoltà a portare l’acqua in quelle strette vie. Sull’origine vera e propria dell’incendio però non abbiamo una reale testimonianza, anche se, come detto prima, su testimonianza di Tacito, la causa principale potrebbero essere le botteghe combustibili e il vento, e inoltre, la mancanza di soccorsi dovuta non solo alla difficoltà relativa alle strade strette, ma anche alla presenza della grande folla che complicava il tutto. Un’altra ipotesi però, dice che sia stato addirittura proibito da qualcuno di spegnere le fiamme. Racconta sempre Tacito che Nerone, durante la catastrofe, salì sul palcoscenico del suo edificio a cantare la caduta di Troia, paragonando l’incendio di Roma a quello di Troia. Nella ricostruzione della città di cui si occupò Nerone, si dice che egli avesse ordinato di costruire gli edifici in pietra gabina o albana(considerati resistenti al fuoco), che gli edifici avessero i muri separati, che gli acquedotti portassero più acqua, che le vie fossero più ampie. Infine, poiché Nerone era considerato il colpevole dell’incendio, scaricò la colpa sui cristiani, molti dei quali furono condannati dopo aver confessato; alcuni morivano dilaniati dai cani, altri crocifissi, altri bruciati vivi di notte per fare da torce dopo il tramonto, sotto il nome di “Torce di Nerone”. NERONE E I NERONIA Con l’intento di imitare i giochi Olimpionici della Grecia, furono istituiti da Nerone dei giochi celebrativi che seguivano a loro volta una precedente tradizione impostata da Giulio Cesare e Augusto. I giochi nacquero nel 60 a.C è si tenevano ogni 5 anni, anche se i romani lo consideravano ogni 4, poiché dal primo al quinto anno passavano 4 anni. Si dividevano in tre parti; la prima si dedicava a concorso artistici, come la musica e alla poesia, la seconda alla ginnastica e la terza all’equitazione. Le regole prevedevano che i partecipanti dovessero indossare abiti greci o addirittura gareggiare nudi(proprio come si faceva ad Olimpia).Non tutti i Romani però erano a favore di questa influenza greca, infatti alcuni anti-ellenistici consideravano i giochi una perdita di tempo, uno spreco di fatiche, dunque una distrazione dall’attività militare(considerata utilitas). Nel 64 d.C, in occasione della duecentesima edizione delle olimpiadi greche, Nerone decise di fare un viaggio in Grecia, ma per ragioni ancora sconosciute si fermò a Benevento e tornò a Roma, ma lo fece poi nel 67 d.C, decidendo anche di restituire la libertà alle polis. Ciò non fece felici i cittadini Romani, anche a causa di un conseguente aumento delle tasse. Mentre a Roma continuava il malcontento popolare, Nerone soggiornava in varie città della Grecia dove furono anticipate • di due anni proprio per lui le Olimpiadi, in cui vinse molte discipline come le quadrighe, le quadrighe dei puledri, il concorso degli araldi, il tiro a dieci puledri e alcune gare di abilità poetica. Si pensa però che queste gare siano state fatte apposta per far vincere proprio l’inventore dei Neronia; una volta che cadde dal cavallo, i suoi rivali, in gara, lo aspettarono, sapendo delle conseguenze anche esterne ai giochi. Il prefetto di nome Burro e Seneca però, si opponevano all’idea che Nerone partecipasse ai concorsi di arte, di teatro e circo, poiché ritenevano che non fosse giusto che si esibisse come poeta, artista o cantante. Dall’altra parte Nerone, ci teneva molto, come detto prima, a vincere, perciò si esercitava molto a migliorare la propria voce servendosi anche di strane medicine. Nel 59 d.C, però, Seneca e Burro concessero a Nerone di partecipare a una gara poetica nel palazzo imperiale, dove non solo mostrò grande impegno e serietà, ma anche rispetto dei giudici, degli avversari e delle regole
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