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La vita e l'opera di Giovanni Pascoli, Dispense di Italiano

La vita e l'opera di Giovanni Pascoli, poeta italiano contemporaneo di D'Annunzio. Si parla della sua infanzia, dei lutti che hanno segnato la sua vita, della sua carriera universitaria e della sua produzione poetica. Si evidenzia come la sua poesia sia caratterizzata da un simbolismo straordinario e da una capacità di cogliere le voci misteriose della natura.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 22/09/2023

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Scarica La vita e l'opera di Giovanni Pascoli e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI È contemporaneo a D'Annunzio, ci furono degli alti e bassi nel loro rapporto, D'Annunzio ad esempio recensi una sua opera (milice) con parole laudative poi si scontrarono e i due non riuscirono più a tessere rapporti,anche perché erano molto diversi. Si può dire che quando D'Annunzio ha vissuto la sua vita mettendosi al centro della vita stessa, Pascoli è un autore che si è sempre nascosto dalla vita, in tutti i sensi. È nato a San mauro di Romagna nel 1855, da Ruggero, uomo estremamente volitivo, ed era il 4 di 10 figli, il padre era amministratore di terreni dei principi di Torlonia. Viene mandato a studiare nel collegio degli scolopi, dove dimostra una grande capacità riguardo le lingue classiche, dicono rispetto a Pascoli che egli comperò il dizionario di lingue classiche solo quando divenne professore, in quanto non lo utilizzava, conoscendolo perfettamente, non per niente vinse per tre volte i certamina di poesia latina promossi dalla città di Amsterdam. Finita la scuola elementare si iscrisse al liceo, ma a 12 anni, il 10 agosto mentre il padre tornava con un calesse a casa venne ucciso con un colpo di rivoltella sulla nuca e non si seppe mai ne il motivo ne chi fosse l'assassino, anche se pascoli aveva il dubbio che fosse colui il quale prese il posto di amministratore del padre; questo lutto fondamentale per la sua vita venne amplificato quando un anno dopo perse la sorella maggiore, Margherita, e dopo qualche mese la madre. I tre lutti costituiscono un grave colpo economico per la famiglia, la quale subì una disgregazione, Giacomo il fratello più grande, ne prese le redini, tolse tutti i fratelli dal collegio eccetto Giovanni, che venne instradato verso gli studi liceali perché era bravissimo, gli altri vennero mandati ad istituti tecnici, le donne veneto mandate da una zia materna e le piccole in un collegio; la famiglia non esiste più ormai. La rabbia interna la sublima politicamente, si iscrive al partito socialista. Egli per una manifestazione venne arrestato per tre mesi, e verrà liberato per interessamento di Carducci (considerato il più grande poeta italiano, e aveva assunto il ruolo di vate della nazione, era partito dal socialismo, descrivendo la modernità contro la tradizione, poi legatosi alla monarchia si fece cantore dell'Italia monarchica, ed era il più illustre intellettuale a quel tempo. Si interessò da subito a Pascoli, il quale, finita la licenza liceale, si iscrisse all'università, ed ebbe come docente Carducci, lo poté fare solo grazie ad una borsa di studio). In questo periodo viene arrestato, e Carducci interviene per liberarlo. Non si laureerà giovanissimo, questo è determinato dalla sua difficoltà economica, si laureerà sulla metrica greca di un poeta del 7 secolo, Alceo. Appena laureato, gli danno la cattedra di latino e greco a Matera, nel frattempo muore Giacomo, e lui prende le redini della famiglia. La parte centrale della famiglia, alcuni muoiono a 7 anni e una di pochi mesi, e rimangono Ida e Maria insieme a Giovanni. Quando ottiene il trasferimento da Matera a Massa chiama a sé le sorelle, il rapporto Pascoli, Maria e Ida, è un rapporto malato; quando le chiama a se lui vuole ricostituire il nucleo familiare, è felice nel farlo ma nel contempo chiude ad ogni possibilità di fuggire da questo nucleo per tutti e tre. Da una parte la felicità dall'altra la chiusura. Nel 1891 pubblica il primo libro di poesie (Myricae) e si trasferisce con Maria a Castelvecchio di Barga, dove compra una casa, e vanno da soli, in quanto Ida decide di andarsene e si sposa, e lui la vive come un enorme tradimento, nello stesso modo in cui Maria vede come un tradimento il fatto che Pascoli abbia una relazione con la cugina e sposarsi, entrambe vivono come impossibilità l'idea di un'adultità. Viene chiamato come professore di letteratura latina all'università di Messina e pubblica un testo fondamentale-> Il fanciullino, perché è il libro in cui è contenuta la sua poetica, la sua concezione di poesia. Durante la sua opera di docente universitario pubblica studi su Dante e Leopardi. Viene trasferito a Pisa come docente universitario e pubblica il secondo libro di poesie-> Canti di Castelvecchio. Alla fine della sua carriera viene chiamato all'università di Bologna dove prende il posto di Carducci, posto di estremo rilievo culturale, e alla luce di questo egli da vita in concorrenza con D'Annunzio, ad una poesia di tipo civile, scrivendo odi e inni, le canzoni di re Enzio, che sono le cose più caduche della sua produzione e più lontane dalla sua sensibilità, ma in questo periodo scriverà anche i poemetti e più in là i nuovi poemetti. Morirà di cirrosi epatica, complicata da un tumore allo stomaco nel 1912. La vita di Pascoli è semplice, una vita infestata da lutti, nella quale il nostro subisce un dolore che trasforma in un blocco psichico, come se la vita si fosse bloccata all'uccisione del padre, da quel momento pascoli non diventerà più grande, si fermerà, non considera l'amore, per cui la sua vita sarà casta, vivendo un rapporto, patologico con la sorella, verso la quale egli diventa padre, figlio e casto marito. Ma sarà questa condizione a far si che la sua poesia sarà una poesia nella quale a livello conscio e inconscio egli riuscirà in maniera straordinaria a rendere quel simbolismo di origine francese in maniera così straordinaria da farne uno dei poeti decadenti più importanti a livello europeo. Infatti in lui non vi è l'esplicitazione di una realtà fenomenica, quanto piuttosto l'osservazione di una realtà frantumata in singoli elementi nei quali egli cerca di individuare la voce misterica che ognuno di essi possiede; a tale scopo egli lavora sul linguaggio. [Noi abbiamo citato la perizia di Baudelaire come uno dei punti fondamentali e di riferimento per la poesia decadente, e abbiamo detto che una parte di questa poesia riguarda la capacità del poeta di saper cogliere le voci misteriosi della natura, che si parlavano fra di loro attuando delle corrispondenze, facendo si che il poeta diventasse un sacerdote di questa voce profonda della natura. In D'Annunzio si trasforma in un concetto panistico, in grado di sentire e di vivere nella natura, lo fa in quanto superiore agli altri, in quanto superuomo capace secondo lo spirito dionisiaco nella filosofia di Nietzsche di sentirsi al centro del respiro della natura. In Pascoli invece diventa uno sguardo puro, minimo, di chi non conosce, che proprio perché non consice è in grado di cogliere l'essenza. E questo lo dice nel suo libro di poetica: Il fanciullino. Quando parliamo di mistero, il mistero è la capacità del poeta che "leopardianamente" non si è fatto uccidere dall'aridità della conoscenza, è rimasto puro come un fanciullo. Il positivismo viene superato dal fatto che la realtà non viene più vista in maniera oggettiva, in quanto tale realtà nasconde degli elementi che sono inconoscibili per gli uomini, e prendono come spunto i fiori del male di Baudelaire; i fiori del male è un ossimoro e questo va oltre il significato. Ma c'è una poesia fondamentale di Baudelaire "Corrispondenze", dove egli afferma che l'uomo non riesce a cogliere le parole che la natura di scambia, come se ci fosse un linguaggio arcano e nascosto della natura, che l'uomo non sa cogliere, ma che invece il poeta, la persona sensibile, cerca di interpretare, ma non può farlo razionalmente, può farlo solo a livello simbolico. Tutto questo D'Annunzio lo traduce con il concetto di panismo, con l'uomo che si immerge nella natura, e lo fa da superuomo, colui che è in grado, una uanto maggiormente sensibile, di poter attuare questa unione metamorfica che egli esprime nella Pioggia del pineto, la natura di umanizza e l'uomo si naturalizza. Pascoli lo fa da un punto di vista diverso, il fanciullino è il contratto del superuomo dannunziano, il concetto fondamentale è che entrambi vanno oltre il reale, uno elevandosi, uno rimpicciolendosi. Non dimentichiamoci che Pascoli è un classico, tutta la tradizione classica in qualche modo aveva visto nella capacità, come ci dice leopardi nella lettera di un italiano intorno alla poesia romantica , di vedere questa età classica vista come un'età infantile, nell'infanzia la capacità di saper vivere, in leopardi la stessa capacità immaginativa che avevano gli antichi, per pascoli, la capacità di cogliere il vero significato delle cose. Egli afferma che siamo tutti bambini, tutti abbiamo avuto questa capacità, ma tutti diventando grandi abbiamo fatto in modo che questa capacità si allintaslnasse si nascondesse, non apparisse, il poeta è colui che la richiama, richiamandola egli riesce a dare un nuovo significato alle cose, nominandole come fosse un nuovo Adamo, nominandole con una parola completamente nuova. > Il fanciullino "E’ dentro di noi un fanciullino che non solo ha brividi … il suo tinnulo squillo come di campanello." -> noi nell'attimo della nascita siamo dei fanciulli, i quali 'che temono, sperano godono piangono' i quattro verbi usati non hanno qualcosa di razionale ma di sentimentale. Maraviglia : capacità del fanciullo di meravigliarsi, il poeta non deve capire la realtà ma deve sentirla e trovare in essa il concetto di meraviglia, ciò e scoprire qualcosa nella realtà qualcosa che non conosce e desta in lui il suo stupore. "In alcuni non pare che egli sia; … accarezza e consola la bambina che è nella donna." -> vediamo come l'atteggiamento del fanciullo, quindi del poeta, contrariamente alla poetica precedente, positivismo, cerca il mistero delle cose perché cerca nel buglio, le cose le percepisce non le vede. L'ultima frase: Egli rende tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d’amaro e di dolce, e facendone due cose egualmente soavi al ricordo. Egli fa umano l’amore, perché accarezza esso come sorella (oh! il bisbiglio di due fanciulli tra un bramire di belve), accarezza e consola la bambina che è nella donna. -> sta parlando della sua castità psichica. Egli la nasconde ma dicendoci attraverso il braciere di belve che l'atto sessuale è visto da lui come un atto pericoloso, delle belve maniera circolare, richiamando il primo verso con questo aratro senza buoi e con l'aratro in mezzo alla maggese. Bisogna notare come la prima parola all'interno del primo verso a chiudere la poesia venga ripetuta nell'ultimo verso 'mezzo'. Qui si parla di fecondità, la mancanza di quest'ultima e quindi la sua assenza e il dolore di sé che osserva la non fecondazione e la sua non fecondazione. -L'ASSIUOLO La prima cosa da osservare è il climax che si viene a creare nel verso lugubre dellassiulo, che nel primo verso è una voce dei campi, nel secondo è quasi un singulto (quasi di pianto) nel terzo è un pianto di morte: il tema fondamentale di questo brano poetico è la morte. Questa morte che noi notiamo nell'ultimo verso in cui parla di Sisti d'argento, che sono delle piccole lamelle che venivano sbattute durante i riti funebri degli egizi s infatti questo elemento viene richiamato da Pascoli ad indicare la morte del padre. Abbiamo una semplice domanda 'Dovera la luna? ché il cielo…' dove la causale non c'entra niente con la principale, abbiamo l'accostamento di due elementi in cui poi in questa alba dal colore perlaceo … la luna non si sapeva dove fosse, che rappresenta una presenza vive un elemento di difficoltà, di paura e di angoscia, e questa angoscia è determinato da un soffio di lampo. Quindi il pericolo, il lampo lontano e il nero del cielo di contro a questa luna perlacea, sembra il pericolo che giunge da lontano e immaginate come egli possa vedere questo come un uomo che viene da un classe e viene ucciso. La seconda mette in rilievo il sussurro del cuore. Il dolore di un'assenza, delle morti che lo hanno colpito. L'ultima strofa ci dice che sta parlando delle sue morti, dietro quel tintinno ci sono i suoi morti In queste poesie (temporale e lampo) brevissime egli usa il novenario. -TEMPORALE Bubbolio: parola onomatopeica, ci rimanda ad un suono insistito che viene da lontano. Abbiamo un fortissimo elemento analogico, le parole sono accostate, abbiamo solo un verbo 'rosseggia', poi abbiamo dei participi che non hanno un senso verbale ma uno aggettivale. Questa poesia è fatta solo di immagini, ma questo bianco è proprio una sensazione di una liberazione, in mezzo a questa completa negatività vedersi improvvisamente un bianco mi dà una piccola luce di speranza. La definiamo analogica perché abbiamo delle immagini accostate l'una all'altra, a livello analogico improvvisamente appare l'ala di un gabbiano, come se questa ala viene accostata senza niente, è un accostamento che tace, non viene detto, quindi lo leggiamo a livelli simbolico, perché il poeta ci vuole dire la sua sensazione, come lui ha visto quell'immagine. -LAMPO Qui sta parlando della morte del padre. Quest occhio è l'occhio paterno e ci dice che corrispondono a dei pensieri fugaci come lo sbattere delle ciglia sugli occhi, occhi che furono spenti facendoli precipitare in una notte nera; e questa terra così colpita dal male ha inghiottito completamente anche la casa, questa casa che corrispondeva al sogno di pace, cioè al nido. -X AGOSTO È una poesia che possiamo dividere in 4 sequenze. 1.il poeta dichiara di conoscere la funzione delle stelle cadenti. 2.il poeta racconta la vicenda di unanrondisne che vine eucxisa mentre sta tornando al nido dai suoi piccoli. 3.il poeta fa la similitudine tra rondine e uomo, quell'uomo è sui padre. 4.abbiamo l'indifferenza del mondo rispetto alla cattiveria presente in esso. Ci sono alcuni elementi che ci rimandano ad una funzione cristologica, infatti troviamo la parola croce, la croce è determinata dalle ale spalancate mentre uccide, come fossero le due braccia della croce stessa, e poi viene risottolineata dalla figura del padre che rivolto al cielo chiede perdono, questa analogia, questa uccisione ci rimanda al pieno concetto della solitudine di un nido, il nido, elemento centrale nella poesia pascoliana, rappresenta la casa, la sicurezza e la ricreazione di un nido costrizione/libertà. L'ultimo verso è fondamentale, il modo è un atomo opaco del male a cui la natura è indifferente, non lo coglie. Lui si illude di stelle cadenti sia il pianto del cielo, per la morte del padre. CANTI DI CASTELVECCHIO È la seconda raccolta, che la critica giudica inferiore, rispetto alla prima. L'essere inferiore rispetto a Myricae dipende dal fatto che Pascoli, avendo imparato le tecniche poetiche, sottolinei più l'ansia capacità che il suo sentire, come se avessi già detto tutto, si ha una ripetizione, i temi non cambiano, sono identici, quindi sempre il nido, la morte e una serie di concetti già visti. Tuttavia sarà in questa raccolta che abbiamo due capolavori che sono Nebbia e il gelsomino notturno. -GELSOMINO NOTTURNO È una poesia d'occasione, dedicata a Gabriele Briganti che si sposa, suo amico. È una poesia che racconta il primo giorno di questi sposi e che quindi rappresenta l'occhio di Pascoli che osserva la casa neii quali i due sposi si sono ritirati. 1 strofa: Inizia col pieno tramonto, i fiori notturni si aprono. Abbiamo una "e" che ci dice che c'è qualcosa che lo precede ma non lo sappiamo, e è una congiunzione che unisce due proposizioni, come se prima ci fosse qualcosa che tace. Una situazione in cui quello che viene messo in evidenza è la vita, si aprono i fiori e ci sono le farfalle. Con un processo analogico ci porta dentro la casa. 2 strofa: gli uccelli tacciono, e c'è solo una casa in cu ice rumore, quella degli sposi. La stessa identificazione tra casa e nido in cui una casa va a dormire, la natura va a dormire, la natura dorme i due fanno l'amore appena sposati. 3 strofa: il calice femmineo si apre, dando questo odore di fragole rosse. Sta nascendo la vita. 4 strofa: l'ape tardiva è Pascoli, qualcuno è riuscito laddove lui non è riuscito, la sessualità dell'amico ha aperto una cella di cui lui non è stato capace. Sinestesia: pigolio di stelle, lui sente wuestabantira che sta emergendo nella casa, e vede il cielo, queste due sensazioni si uniscono in un tutt'uno. 5 strofa e 6 strofa: la donna è diventata feconda. Parla di fecondità. È considerato un capolavoro per il rapporto vivi e morti. Viene messo in evidenza la nascita attevaerso la nascita di amore di un suo amico e la presenza di morti. Da una parte col tramonto gli fa ricordare l'assenza che egli vive, nel contempo sente, la vita che lascia con i gridi, dove appare evidente che quando parla di urna segrete sta parlando della fecondazione della donna. Il componimento è composto da 6 quartine di novenari. Hello che viene messo in rilievo è il parallelismo tra uomo natura, si aprono i fiori notturni come si apre la donna per l'uomo. I temi sono quelli idella sessualità e della morte, ed è proprio il non detto e il detto che rimane tra di noi, lo sguardo voglieristico di chi non sa fare l'amore e guarda chi sa farlo. È un capolavoro perché la poesia, contrariamente ad altre poesie che ci sono in questi canti, usa la tecnica dell'analogia in maniera sentita, percepiamo come sottolinei il senso dell'escursione in maniera più forte, intima e psicologica rispetto alle altre poesie dove prevale il concetto tecnico. POEMETTI Ciò che abbiamo fatto riguarda la poesia lirica, oggi iniziamo i poemetti, pubblicati nel 1897 e poi un'altra parte nel 1903, se dovessimo osservare il suo lavoro da un punto di vista cronologico capiremo che entrano a far parte della poesia pascoliana mentre continua a lavorare alle poesie precedenti. I poemetti hanno come epigrafe all'inizio dell'opera Paolo Maiore, nel senso che essi raccontano più che lavorare sull'impressione, una vicenda. Per cui sono poemetti articolati che narrano e la narrazione pascoliana viene svolta con la terza rima, recupera la rima dantesca e si avvicina ad un mondo 'bucolico' cioè ad un mondo di contadini, nella cui vita egli vede una 'purezza di cuore' contro alla disgregatrice di valori che è la città, questo implica da parte di Pascoli un avvicinamento verso quello che è sempre stato, verso quelle teorie socialiste, un socialismo più umanitario che filosofico, che poi sfocerà in quella grande discorso di Barga 'la grande proletaria si è mossa', in cui egli approvando la guerra libica parlerà di essa come giusta, in quanto al posto delle integrazioni italiani avranno un territorio dove lavorare. Se parlo di proletario non parlo più di nazione, ma uso un termine di Marx, il fatto che lo usi indica come egli voglia leggere questa azione politica militare come il fondamentale per risolvere il problema dell'emigrazione. I poemetti sono delle costruzioni narrative, tra tutte le narrazioni che leggiamo, due sono fondamentali: 'La digitale purpurea' e 'Italy'. -DIGITALE PURPUREA Lui sta ara contando l'incontro tra due giovani donne, che avevano vissuto la loro adolescenza in convento, ed è come se si rincontrassero dopo tanti anni e qui la critica ha voluto leggere la storia di Ida e Maria (le sorelle). Infatti questo racconto, Pascoli lo raccoglie dalle parole della sorella Maria. Tre strofe in cui vedono sin dalla prima le caratteristiche di queste due donne attraverso gli stereotipi femminili, una chiara e una bruna, una dolce e una che dolce non è, conosce bene la vita, viene messo al centro il concetto di fior di morte, è un topos della poesia decadente, diventa da Baudelaire un qualcosa di malvagio, questa malvagità viene sottolineata alla fine del 2 stanza, e parla di dita spruzzolate di sangue. Lei le ha toccate, sta parlando di due adolescenti, c'è un ospite, una con l'elemento maschile consice l'amore, l'altra no, e l'amore è conosciuto come un elemento di morte. Pascoli sta sottolineando di nuovo il suo tabù sessuale, e alla fine questo concetto in cui l'ha toccato, sta raccontando un qualcosa che non può dire in maniera palese. Potremo leggerlo in maniera biografica, cioè nel senso che colei che ha conosciuto il fior di morte sia Ida che se ne sia andata, la sorella che sposandosi ha abbandonato la casa nativa. Questi elementi biografici sono importanti perché sono elementi talmente psicoanaliticamente interni che proprio per questo riemergono nella pagina scritta e ci danno quello che è il vero decadentismo, cioè la simbologia profonda con cui egli riesce, raccontando a dire il non dicibile, per questo è molto più decadente di D'Annunzio. -ITALY … Con Pascoli si arriva alla democrazia lessicale, in questo testo che noi abbiamo tentato di leggere, inserisce un discorso politico, come quello dell'impossibilità della comunicazione ,che poi giustifica il discorso di Barga, perché altrimenti questi italiani che vanno in america perdono la loro identità, un'identità linguistica. Da una parte abbiamo l'italiano dell'autore, l'inglese della figlia e il dialetto della nonna. È riuscito a costruire una poesia che non era mai stato messo nella poesia, mescolando il lessico. In questo modo allarga il poetabile, per cui noi abbiamo da una parte un D'Annunzio e un Pascoli, i quali uno lavora sulla musicalità del verso, recuperando completamente un linguaggio poetico che va dal 300 fino al suo periodo, inizio 900 e anche facendosi interprete di tutta la poesia contemporanea, allargando la possibilità di rendere moderna la poesia italiana ed europalizzarla. Pascoli invece per quanto riguarda l'allargamento della parola poetica, si tratta di avere inserito tendini tecnici, parole dialettali, linguaggi diversi, tutto diventa lecito per il poetabile. Con i futuristi, rimanendo nella tradizione ma cercando di modernizzarla, la butteranno giù e nascerà il modernismo.
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