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La vita e le opere di Aristotele, Appunti di Filosofia

La vita e le opere di Aristotele, filosofo greco vissuto nel IV secolo a.C. Viene descritta la sua formazione presso la scuola platonica, il suo distacco dalla filosofia di Platone e la fondazione della sua scuola, il Liceo. Vengono inoltre elencate le sue opere, suddivise in logica, metafisica, scienze naturali e dottrine pratiche. Il documento si sofferma anche sulle differenze tra la filosofia di Aristotele e quella di Platone, in particolare riguardo alla concezione dello scopo e della struttura del sapere.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 23/01/2023

federicagalloo
federicagalloo 🇮🇹

6 documenti

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Scarica La vita e le opere di Aristotele e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Aristotele La vita Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C. e fu allievo di Platone fin da soli 17 anni, restando nella scuola platonica per 20 anni (fino alla morte di Platone nel 347 a.C.). Egli si distaccherà molto da Platone, e questo farà credere a diversi studiosi che fosse ingrato nei suoi confronti. Morto il maestro, Aristotele si recò ad Asso, dove mise insieme una comunità platonica. Nel 344 si trasferì nuovamente a Mitilene. Fu poi chiamato del re Filippo ll per educare suo figlio, il futuro Alessandro Magno. Tornò ad Atene e fondò una scuola propria, detta liceo (da Apollo licio) che comprendeva una "passeggiata" (perípato), da cui il nome "peripatetici". Alla morte di Alessandro Aristotele fu costretto a fuggire nella patria materna, Calcide. Morí nel 322 a.C. per una malattia di stomaco. Lo storico Strabone racconta che furono ritrovati nella cantina di un discendente di un discepolo di Platone, Neleo: fu una scoperta molto importante, tale de oscurare i frammenti essoterici e i dialoghi. Gli studiosi si posero quindi il problema della relazione fra dialoghi e scritti scolastici: mentre infatti nei secondi Aristotele presenta un pensiero schematico e ordinato, nei dialoghi è evidente un continuo evolversi caratterizzante della filosofia aristotelica. Inizialmente Aristotele aderí molto alla filosofia platonica, par poi distaccarsene man mano. Nei dialoghi essoterici Aristotele si attiene agli insegnamenti di Platone, talvolta copiandogli anche i nomi (simposio, Politico, sofista...) talvolta solo gli argomenti (Grillo = gorgia, dell'anima = fedone...) più un trattatello "le idee". Protettico --> (discorso esortatorio) è un'esortazione a filosofare (in senso platonico) Sulla filosofia --> primo distacco dal platonismo e critica delle idee platoniche. A seconda dell'argomento trattato, gli scritti esoterici possono suddividersi in: - òrganon (logica), organizzati in: categorie(1), sull'interpretazione (1), analitici primi(2), analitici secondi(2), topici(8), elemeli sofisti. - Metafisica, suddivisa in 14 libri eterogenei fra loro e relativi alla concezione di scienza e filosofia, all'essere e alla dottrina teologica, - le opere scientifiche, inerenti a fisica, storia naturale, matematica e psicologia. Si suddividono in: lezioni di fisica (8), sul cielo (4), sulla generazione e corruzione (2), sulle meteore(4) storia degli animali, sulle parti degli animali e sui movimenti degli animali. La dottrina dell'anima è esposta in 3 libri "sull'anima". - Dottrine pratiche: si dividono in etica (nicomachea, endemia, grande etica), politica (politica(4) , costituzione degli ateniesi), economia (economia(1+1)), retorica retorica (3)). Gli scritti aristotelici sono divisibili in due gruppi: acroamatici (destinatai a chi frequentava la scuola) e esoterici (si credeva riguardassero una dottrina segreta, ma erano i semplici appunti di un allievo) più una serie di opere in forma di dialogo (essoterici) destinate al pubblico. Gli scritti acroamatici iniziarono ad essere noti dal l sec. a.C., pubblicati da Andronico di Rodi. Gli Scrittii D M Nonostante Platone e Aristotele siano quasi contemporanei, i pochi anni che li separano sono caratterizzati da eventi tanto importanti da rendere molto differenti le visioni che i due hanno del mondo e, conseguentemente, la loro filosofia. Aristotele visse la crisi della pólis e il predominio macedone - fattori che portarono i cittadini ad allontanarsi dalla politica (su cui non ha più alcuna influenza) e la filosofia si sposta sullo studio scientifico, gnoseologico ed etico: questo sancisce il passaggio dell'epoca classica a quella Ellenistica delle quali Platone e Aristotele si ergono a rappresentanti. Le prime differenze fra Aristotele e il suo maestro riguardano anche solo la concezione dello scopo e della struttura del sapere: Platone vede una finalità politica nella conoscenza, mentre il filosofo è un legislatore e reggitore della città; Aristotele vede nella filosofia il sapere fine a se stesso, e nel filosofo un sapiente, dedito ad insegnare e ricercare. Platone ha una concezione gerarchica e verticale, Aristotele (nonostante un primo moneto avesse seguito le idee del maestro), con la maturità acquistò una visone propria , orizzontale e unitaria per la quale ogni realtà ha pari dignità a livello ontologico e ogni scienza ha pari dignità a livello gnoseologico. Per Aristotele infatti la realtà si divide in varie regioni, ognuna oggetto di studio di una disciplina, caratterizzata da uno dei multiformi aspetti dell'essere. E la filosofia (intesa come metafisica o filosofia prima) spicca sulle altre scienze perché non studia un aspetto dell'essere, ma l'essere in se in quanto tale, e la realtà in quanto tale. La filosofia studia il comune fondamento di tutte le altre scienze, e per questo è presente in ogni scienza. Platone ha un sistema aperto per filosofare, che comporta l'interrofersi incessantemente su tutto, mentre Aristotele organizza il discorso filosofico in un sistema chiuso, con verità connesse e indiscutibili. Plotone usa i miti per narrare la propria filosofia, mento per Aristotele deve essere pura speculazione filosofica. Il progetto filosofico tar ! i ! X È impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e secondo il medesimo rispetto. È impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia. La prima massima esprime l'impossibilità logica di affermare e allo stesso tempo negare un medesimo predicato relativamente al medesimo soggetto. (es. "l'uomo è un animale ragionevole", "l'uomo non è un animale ragionevole"; se una delle due affermazioni è necessariamente vera, l'altra è necessariamente falsa). La seconda massima esprime l'impossibilità ontologica che un essere sia e insieme non sia quello che è'. (es. se l'uomo è un animale ragionevole, a ogni uomo si deve riconoscere tale natura; se ad un uomo viene negato l'essere ragionevole, allora gli si nega anche l'essere uomo). Ontologicamente, ogni essere ha una natura determinata, che non può essergli negata; la natura necessaria di un qualsivoglia essere è la sostanza, che è l'equivalente ontologico del principio logico di non contraddizione. La sostanza è l'essere dell'essere, ovvero, la sostanza è il significato fondamentale dell'essere. La sostanza è l'individuo concreto, che funge da soggetto reale di proprietà e da soggetto logico di predicati; la sostanza è "questo qui'", τοδε τι, questo uomo, questo sasso, questa entità autonoma di cui posso identificarne la concretezza. L'essere (inteso come realtà) è l'insieme di sostanza e qualità di tale sostanza. Ogni sostanza forma un sìnolo, ovvero l'unione indissolubile di forma e materia. La forma è la natura propria di una cosa, ossia la struttura che la rende ciò che è. (negli esseri viventi, è la specie cui appartengono). È l'elemento più importante nel sinolo; La materia è ciò di cui una cosa è fatta, o il materiale che la compone (il bronzo in una sfera di bronzo). La forma è l'elemento attivo e determinante del sinolo, che struttura la materia, mentre la materia è l'elemento passivo e determinato che viene strutturato da una forma. Talvolta la sostanza è anche intesa come forma, e quando ciò accade si definisce come l'essenza necessaria di una cosa, la struttura immutabile che la definisce. Della sostanza in quanto forma (o essenza) è importante l'accidente, ovvero una qualità, che una cosa può o non può avere, senza che questo determini nulla; sostanzialmente, l'accidente è una caratteristica casuale o fortuita della sostanza. Aristotele parla anche di un tipo di accidente non casuale ("eterno" o "per sé"), che definisce una qualità non appartenente ad una sostanza di un ente a cuì però è legato. Sostanza Accidente è Sinolo (individuo concreto) Sola forma (essenza dell'individuo) Materia = ciò di cui una cosa é fatta; elemento passivo o determinato Forma = natura propria di una cosa; elemento attivo e determinante Caratteristica non sostanziale La sua assenza o presenza non muta la natura di una sostanza - 7 Per Aristotele la conoscenza e la scienza nascono dalla "meraviglia" di fronte all'essere e consistono nel ricercare la causa delle cose. Tale causa può essere di quattro tipi: 1. Materiale = la materia di cui una cosa è fattä; (il bronzo per una statua) 2. Formale = forma o modello, l'essenza necessaria di una cosa (la razionalità per l'uomo) 3. Efficiente = ciò che dà inizio a un mutamento (il padre per il figlio) 4. Finale = scopo a cui tende (l'uomo adulto per il bambino) Nei processi naturali, causa formale, efficiente e finale coincidono (es. la pianta è insieme forma, causa efficiente e finale del seme), metre nei processi artificiali le cose non coincidono (es. blocco di marmo: la causa efficiente è l'artista, la causa formale è la statua e la causa finale è la gloria). Aristotele riporta come alcuni filosofi passati avessero effettivamente scoperto una di queste cause (i pitagorici, per esempio, quella formale), senza tuttavia ricercare anche le altre cause. Principale bersaglio delle critiche di Aristotele è pero' Platone: egli aveva riportato sí l'attenzione sulla causa formale (idea = essenza necessaria = forma) - tuttavia non comprende come, se le idee sono esterne a una cosa, possano essere di suddetta cosa la causa. Da qui, i concetti di partecipazione o imitazione gli appaiono come meri giri di parole. Il principio delle cose quindi è nelle cose stesse, ossia è in forma intrinseca, ed è il sinolo. Proprio le forme sono il modo in cui Aristotele rimpiazza le idee platoniche. La dottrina delle 4 cause è collegata al problema del divenire; l'esistenza del divenire era un fatto, il problema da porsi era come dovesse essere pensato il divenire. Per Parmenide, il divenire e' impensabile perché implica il passaggio dall'essere al non essere. Per Aristotele, il divenire sarebbe irrazionale se e sole se esso consistesse nel passaggio dall'essere al non essere e viceversa; tuttavia Aristotele ritiene che il divenire non implichi il passaggio dall'essere al non essere e viceversa, ma il passaggio da un tipo di essere a un altro tipo di essere. Il divenire implica quindi il movimento. Aristotele distingue 4 tipi di movimento: 1. Locale = spostamento di un corpo da un posto a un altro; 2. Qualitativo = quando in una sostanza cambia una caratteristica accidentale; 3. Quantitativo = accrescimento o diminuzione che cambiano la quantità di una sostanza; 4. Sostanziale = Aristotele lo specifica come "generazione" e "corruzione", ovvero " ovvero nascita e morte. I primi tre tipi di movimento avvengono in una sostanza che resta immutata, mentre il quarto tipo appartiene strettamente alla sostanza (nasce o muore il soggetto). Questo non implica il passaggio al non essere (a patto che si concepisca nascita e morte come passaggio a un altro tipo di essere). Allo scopo di chiarire il divenire, Aristotele elaborò i concetti di potenza e atto: Potenza = possibilità, da parte della materia, di assumere una determinata forma Atto = realizzazione di tale possibilità. Per definizione,la materia è la possibilità di assumere forme diverse, mentre la forma è la realtà in atto di tali possibilità. Quindi la potenza sta alla meteria come l'atto sta alla forma. Il divenire è il passaggio della potenza all'atto; per questo Aristotele chiama l'atto ἐντελέχεια, ovvero "realizzazione" Per Aristotele l'atto ha proprietà gnoseologica, ontologica e cronologica rispetto alla potenza: la conoscenza della potenza presuppone la conoscenza dell'atto di cui è potenza; l'atto avviene cronologicamente prima della potenza. L'atto è ontologicamente superiore alla potenza perchè ne costituisce la causa, il senso e la fine. Tutti i movimenti in natura vanno da una materia a una forma. Avviene però che una stessa cosa, in base al punto di vista, sia sia atto che potenza (il pulcino è potenza rispetto alla gallina e atto rispetto all'uovo). Per Aristotele esistono due termini estremi a questo fenomeno; una è la materia prima, ovvero pura potenza priva di determinazioni, indeterminata ma che può diventare qualunque cosa, ed è fuori dal nostro mondo (poiché ogni cosa che esiste nel mondo è materia formata, cioè materia seconda). All'altro estremo Aristotele pone l'atto puro, una perfezione completamente realizzata, immobile, divina, la più alta sostanza dell'universo. Nella metafisica e nella fisica Aristotele diede prova dell'esistenza di dio basandosi sulla teoria del movimento. Aristotele afferma che tutto ciò che è in moto è mosso da altro; questo altro, immobile e primo, e eterno come il suo effetto, è la causa iniziale del movimento. Da qui, l'appellativo "primo motore immobile", con cui Aristotele identifica Dio. A Dio lui dà diversi attributi: Atto puro = senza potenza, perché la potenza è soggetta a mutazione e quindi a movimento, ma Dio è immobile; Forma pura = in quanto atto puro, non può contenere alcuna materia, perché la potenza sta alla materia come l'atto sta alla forma. Pensiero di pensiero = dio è la piú eccellente e felice realtá possibile, intelligenza pura, Dio è perfetto, e in quanto tale non può pensare ad altro che alla perfezione, ovvero a se stesso. Per Aristotele Dio non porta movimento come causa efficiente, con un impulso, ma come causa finale, ovvero come oggetto d'amore. Non è Dio a ordinare le cose, ma le cose che per loro natura tendone verso Dio e, così facendo si auto-ordinano. y
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