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Biografia di Alessandro Manzoni: Anni e Opere, Dispense di Italiano

Storia della lingua italianaBiografia di scrittori italianiStoria della letteratura italiana

Una panoramica dettagliata della vita e delle opere di Alessandro Manzoni, uno dei più importanti scrittori italiani del XIX secolo. Dal suo periodo di studio in collegi religiosi a Parigi, al matrimonio con Enrichetta Blondel e alla conversione religiosa, fino alle sue opere principali come 'Il Conte di Carmagnola', 'I Promessi Sposi' e i suoi inni sacri. anche informazioni sulla formazione intellettuale di Manzoni, i suoi interessi filosofici e politici, e la sua influenza sulla lingua italiana.

Cosa imparerai

  • Quando e come si è sposato Manzoni?
  • Come Manzoni ha influenzato la lingua italiana?
  • In che anni Alessandro Manzoni ha studiato in collegi religiosi?
  • Quali sono le opere principali di Alessandro Manzoni?
  • Che idee filosofiche e politiche hanno influenzato la scrittura di Manzoni?

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 30/09/2022

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24 documenti

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Scarica Biografia di Alessandro Manzoni: Anni e Opere e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Intensa fase di lavoro sul romanzo. La prima stesura, nota con il titolo di Fermo e Lucia, venne composta tra il 1821 e il 1823, ma da Manzoni non fu mai pubblicata. Il romanzo viene allora riscritto quasi per intero e sensibilmente modificato. Dopo la stampa del 1827, Manzoni si trasferisce in Toscana e riscrive ancora il romanzo modificandone la lingua sul modello del fiorentino. Cronologia della vita e delle opere 1801-05: Primi componimenti poetici di stile neoclassico 1805-07: Soggiorna a Parigi. Amicizia con gli Idéologues 1811-15: Compone i primi quattro Inni sacri. La Pentecoste (1817-19) 1808: Sposa Enrichetta Blondel 1810: Conversione religiosa 1816-19: Il Conte di Carmagnola 1791-1800: Studia presso i Somaschi e i Barnabiti 1785: Nasce a Milano 1820: Secondo soggiorno a Parigi 1820-21: Adelchi. Nell’aprile 1821 inizia I promessi sposi. Scrive Il cinque maggio. 1868: Interpellato dal Ministro Broglio scrive una Relazione intorno all’unità della lingua e ai mezzi per diffonderla 1840-42: Seconda edizione de I promessi sposi 1827: Prima edizione a stampa de I promessi sposi 22 maggio 1873: Manzoni muore a Milano Le spoglie di Alessandro Manzoni riposano nel Cimitero Monumentale a Milano. Solenne fu il funerale nel Duomo, erano presenti le più alte personalità del tempo. Poi un corteo di popolo dal Corso Vittorio al Cimitero Monumentale sfilò, dicono, per ore. Verdi scrisse un Requiem a lui dedicato suonato in occasione dell’anniversario della morte. Cenni biografici La casa di Manzoni "Aveva il naso lungo, la bocca affilata, il labbro inferiore e il mento un po’ sporgenti, gli occhi chiari, luminosi, scintillanti. Vestito semplicemente di grigio o di nero, camminava con le spalle alte verso il capo e se vedeva qualcuno per la prima volta si rannicchiava ancora di più, mentre faceva il primo inchino. Nessuno riusciva a capire quali pensieri si nascondessero dietro gli occhi mobilissimi di questo padre distratto, di questo dilettante di giardini e di letteratura, di quest’ombra squisita ed elegante”. Pietro Citati, «La collina di Brusuglio. Ritratto di Manzoni» Ritratti “Il capo del Romanticismo italiano” ebbe la meno romantica delle vite. Una vita che cela ogni fervore di sentimento. Pur studiando i suoi scritti, i suoi sentimenti personali, i suoi affetti, le sue passioni restano velati. Manzoni, solo con la sua anima, coi suoi tormenti, con le sue battaglie non lo vediamo mai: lo intravediamo pochissime volte. Ai nostri occhi la sua vita è tutta concentrata in un lavorio segreto, imperscrutabile di meditazioni artistiche, religiose, morali. Quindi per noi essa è nelle sue opere: al di fuori di queste ci rimangono fatti nudi, date, aneddoti non troppo significativi, indizi buoni per l’ ipotesi più che per la certezza”. A. Momigliano Autoritratto Capel bruno, alta fronte, occhio loquace, naso non grande e non soverchio umile, tonda la gota e di color vivace, stretto labbro e vermiglio, e bocca esile; lingua or spedita, or tarda, e non mai vile, che il ver favella apertamente, o tace; giovin d'anni e di senno, non audace; duro di modi, ma di cuor gentile. La gloria amo, e le selve, e il biondo Iddio; spregio, non odio mai; m'attristo spesso; buono al buon, buono al tristo, a me sol rio. A l'ira presto, e più presto al perdono; poco noto ad altrui, poco a me stesso: gli uomini e gli anni mi diran chi sono Alessandro Manzoni, 1801 Anticlassicismo e ricerca del vero Scrive le “Osservazioni sulla morale cattolica”(1819), per controbattere le tesi esposte dallo storico Simonde de Sismondi nella “Storia delle repubbliche italiane del Medio Evo”, e cioè che la morale cattolica è stata la radice della corruzione del costume italiano. Dalle argomentazioni di Manzoni traspare una fiducia assoluta nella religione come fonte di tutto ciò che è buono e vero. Manzoni ha così un atteggiamento risolutamente anticlassico: i Romani non erano un popolo virtuoso, ma violento che disprezzava il resto del genere umano. Nasce così in lui l’interesse per il Medio Evo cristiano. Da questo il ripudio della visione classica, un rifiuto della concezione eroica ed aristocraitca che celebra soli i grandi, i potenti, i vincitori. Diviene centrale il problema del male radicato nella storia, della miseria dell’uomo incline inevitabilmente al peccato. Nasce il bisogno di una letteratura che guardi al “vero”. Vi è così il rifiuto del formalismo retorico, dell’arte come esercizio ornamentale, il bisogno di un’arte che si ponga come fine l’“utile” nel campo morale come in quello civile. Si forma in lui una visione tragica della vita, in opposizione alla calma e alla serenità della letteratura neoclassica, che porta nelle sue opere a guardaer al vero della condizione storica dell'uomo. Ne deriva il rifiuto del formalismo retorico e dell'arte come puro esercizio, cioè fine a se stessaadattamento da Baldi,Giusso, Razzetti, Zaccaria, Il piacere dei testi Se le lettere dovessero soltanto aver fine di divertire quella classe di uomini che non fa quasi altro che divertirsi, sarebbero la più frivola, la più servile, l’ultima delle professioni. Fermo e Lucia L’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo. lettera a Cesare D’Azeglio(1823) IDEALI ROMANTICI Problemi nervosi Mancanza di impegno diretto Temi civili e patriottici Letteratura impegnata Trasmissione di valori Liberalismo cattolico Pensiero politico Indole riservata Realismo Odi: 21 marzo /5 maggio Tragedie favorevole a Roma Capitale Senatore del Regno d’Italia contrario al potere temporale della Chiesa Unità linguistica QUALE LETTERATURA? Storia: avvenimenti Ricerca del vero: vero storico + vero poetico Condanna del romanzo storico Rifiuto di classicismo e mitologia Vero come soggettoUtile come scopo La poetica «Lettera sul Romanticismo» Parlare alle coscienze Impossibilità di conciliare storia e invenzione «Lettre a M. Chauvet» «Del romanzo storico» Interessante come mezzo Poesia: sentimenti Generi e soggetti in rapporto con la storia Tragedia Romanzo storico Rifiuto unità aristoteliche Odi: Marzo 1821 o stranieri, strappate le tende da una terra che madre non v’è 45 Non vedete che tutta si scote, dal Cenisio alla balza di Scilla? Non sentite che infida vacilla sotto il peso de’ barbari piè? O stranieri! sui vostri stendardi 50 sta l’obbrobrio d’un giuro tradito; un giudizio da voi proferito v’accompagna all’iniqua tenzon; voi che a stormo gridaste in quei giorni: Dio rigetta la forza straniera; 55 ogni gente sia libera, e pèra della spada l’iniqua ragion. Se la terra ove oppressi gemeste preme i corpi de’ vostri oppressori, se la faccia d’estranei signori 60 tanto amara vi parve in quei dì; chi v’ha detto che sterile, eterno saria il lutto dell’itale genti? Chi v’ha detto che ai nostri lamenti saria sordo quel Dio che v’udì? 65 Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia chiuse il rio che inseguiva Israele, quel che in pugno alla maschia Giaele pose il maglio, ed il colpo guidò; quel che è Padre di tutte le genti, 70 che non disse al Germano giammai: va, raccogli ove arato non hai; spiega l’ugne; l’Italia ti do. Cara Italia! dovunque il dolente grido uscì del tuo lungo servaggio; 75 dove ancor dell’umano lignaggio, ogni speme deserta non è: dove già libertade è fiorita, dove ancor nel segreto matura, dove ha lacrime un’alta sventura 80 non c’è cor che non batta per te. Quante volte sull’Alpe spïasti l’apparir d’un amico stendardo! Quante volte intendesti lo sguardo ne’ deserti del duplice mar! quante volte hai sperato di vedere affacciarsi dalla parte delle Alpi una bandiera amica (di un popolo straniero), quante volte hai guardato le superfici deserte dei tuoi due mari (Adriatico e Tirreno) la libertà si è già affermata (in Piemonte), dove sono in atto cospirazioni segrete per conquistarla (in Lombardia), dove si piange per una grave (alta) sventura, non c’è cuore che non frema per la tua sorte. Il Cristianesimo, fondato sul rispetto dell’individuo e dei suoi inalienabili diritti umani, civili, politici, è religione di uguaglianza, fraternità, giustizia, libertà; è quindi, per sua natura, antagonista di ogni tirannide . È questo, per il cattolico liberale Manzoni, il fondamento che legittima la lotta dei patrioti italiani: Dio è dalla parte di tutti gli oppressi contro gli oppressori, quindi la liberazione dell’Italia è voluta da Dio stesso. Odi: Marzo 1821 85 Ecco alfin dal tuo seno sboccati, stretti intorno a’ tuoi santi colori, forti, armati de’ propri dolori, i tuoi figli son sorti a pugnar. Oggi, o forti, sui volti baleni 90 il furor delle menti segrete: per l’Italia si pugna, vincete! Il suo fato sui brandi vi sta. O risorta per voi la vedremo al convito de’ popoli assisa, 95 o più serva, più vil, più derisa, sotto l’orrida verga starà. Oh giornate del nostro riscatto! Oh dolente per sempre colui che da lunge, dal labbro d’altrui, 100 come un uomo straniero, le udrà! Che a’ suoi figli narrandole un giorno dovrà dir sospirando: io non c’era; che la santa vittrice bandiera salutata quel dì non avrà. AL SIGNOR CARLO CLAUDIO FAURIEL IN ATTESTATO DI CORDIALE E RIVERENTE AMICIZIA PREFAZIONE L’unità di luogo, e la così detta unità di tempo, non sono regole fondate nella ragione dell’arte, né connaturali all’indole del poema drammatico; ma sono venute da una autorità non bene intesa, e da princìpi arbitrari[…]L’unità di tempo ebbe origine da un passo di Aristotele, il quale […]non contiene un precetto, ma la semplice notizia di un fatto; cioè della pratica più generale del teatro greco […] Quando poi vennero quelli che, non badando all’autorità, domandarono la ragione di queste regole, i fautori di esse non seppero trovarne che una, ed è: che, assistendo lo spettatore realmente alla rappresentazione d’un’azione, diventa per lui inverisimile che le diverse parti di questa avvengano in diversi luoghi, e che essa duri per un lungo tempo […] la platea non entra nel dramma: e questa risposta vale anche per le due unità […]queste regole impediscono molte bellezze, e producono molti inconvenienti. […] Mi rimane a render conto del Coro introdotto una volta in questa tragedia […]Ora m’è parso che, se i Cori dei greci non sono combinabili col sistema tragico moderno, si possa però ottenere in parte il loro fine, e rinnovarne lo spirito […]Se l’essere questi indipendenti dall’azione e non applicati a personaggi li priva d’una gran parte dell’effetto che producevano quelli, può però, a mio credere, renderli suscettibili d’uno slancio più lirico, più variato e più fantastico .Hanno finalmente un altro vantaggio per l’arte, in quanto, riserbando al poeta un cantuccio dove egli possa parlare in persona propria, gli diminuiranno la tentazione d’introdursi nell’azione, e di prestare ai personaggi i suoi propri sentimenti Tragedie: Prefazione al «Conte di Carmagnola» Tragedie: vero storico e vero poetico Così facendo c’è il rischio di commettere falsi storici, inserendo idee del suo tempo fuori contesto Nelle tragedie M. situa le vicende in periodi lontani, li studia ma cerca anche i nessi con situazioni attuali Per risolvere il problema M. crea un nuovo ruolo per i cori, che diventano “il cantuccio privato” del poeta I coriFalsi storiciStorie lontane Lettera di Alessandro Manzoni (1785-1873), indirizzata al marchese Cesare d'Azeglio, padre di Massimo, nel 1823 In Milano, dove se n'è parlato più e più a lungo che altrove, la parola Romanticismo, è stata, se anche qui non m'inganno, adoprata a rappresentare un complesso d'idee più ragionevole, più ordinato, più generale, che in nessun altro luogo[…]Ciò che si presenta alla prima a chi si proponga di formarsi il concetto, che ho accennato di quel sistema, è la necessità di distinguere in esso due parti principali: la negativa e la positiva. La prima tende principalmente a escludere - l'uso della mitologia - l'imitazione servile dei classici– le regole fondate su fatti speciali, e non su princìpi generali, sull’autorità de’ retori, e non sul ragionamento, e specialmente quella delle così dette unità drammatiche, di tempo e di luogo apposte ad Aristotele. […]Quanto alla mitologia, i Romantici hanno detto, che era […] cosa noiosa il ricantare sempre questo freddo e questo falso; cosa ridicola ricantarli con serietà, con un’aria reverenziale, con delle invocazioni I Classicisti hanno opposto che, levando la mitologia, si spogliava la poesia d'immagini […]Le confesso che quelle dei Romantici mi parevano allora, e mi paiono più che mai concludentissime. […] Ma la ragione, per la quale io ritengo detestabile l'uso della mitologia […] per me è, che l'uso della favola è idolatria. […] Mi limiterò ad esporle quello che a me sembra il principio generale a cui si possano ridurre tutti i sentimenti particolari sul positivo romantico. Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso, mi sembra poter esser questo: Che la poesia, e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, e l’interessante per mezzo. Tragedie: dalla «Lettera sul Romanticismo» Nella lettera inviata a Cesare d’Azeglio M. afferma i principi della propria concezione dell’arte: La poesia e la letteratura in genere devono proporsi l’utile per scopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo Tragedie: dalla «Lettera sul Romanticismo» Vero: realtá umana VERO MORALE: l’uomo è creatura capace di bene e male VERO STORICO: realtà dei fatti storici ricostruita con gli strumenti dell’indagine storiografica VERO POETICO: interpretare i sentimenti umani UTILE l’arte ha il compito di educare, formare l’uomo INTERESSANTE l’arte, attraverso la forma narrativa e il linguaggio accessibile, suscita l’interesse del lettore comune, raggiunge un pubblico ampio Eroe moderno, riflessivo e lacerato Storia dei vinti e degli oppressi Volontà di vendetta su Carlo ADELCHI 1822 Personaggi Tragedie: «Adelchi» Argomento storico 772-774: fine del dominio longobardo Conflitto Longobardi-Franchi Adelchi Desiderio Provvida sventura Ermengarda Stile: endecasillabi sciolti rifiuto regole aristoteliche Attenzione per il popolo Shakespeare Fonti storiche Sogno di gloria in nobili imprese Amore per il marito Volontà di distacco dalle passioni Carlo Difesa della religione Ritiro in monastero e morte Sconfitta e morte dell’eroe Attualità patriottica e civile Latini come gli Italiani sottomessi Strumento della Provvidenza Barbarie Personaggi ideali Personaggi politici Adelchi è combattuto fra: ▪ il senso di giustizia (vendicare l'offesa arrecata alla sorella) ▪ le aspirazioni alla pace ▪ le sue convinzioni religiose (essendo cristiano, non vuole combattere contro i Franchi, anch'essi cristiani). ▪ muore perché si rende conto che non c'è spazio per i sentimenti e i valori umani ▪ l'eroe cristiano deve resistere agli attacchi del "male" (ingiustizia, oppressione, ecc.), ma deve sperare nel riconoscimento di Dio Ermengarda ▪ vittima innocente di manovre politiche, non si rassegna al divorzio, essendo ancora innamorata del marito Carlo Magno ▪ muore di consunzione nel monastero di Brescia in cui era stata reclusa ▪ figura cara al M. perché “resa santa dal suo patir” ▪ esempio di Provvida sventura Adelchi e Ermengarda ▪ Figlia di oppressore ma dal carattere docile ▪ Soffre perché assalita dai ricordi felici ▪ Le vicende della Storia la riducono ad un’oppressa ▪ La morte la libera dalla sofferenza e la fa ascendere in paradiso ▪ Oppressore dal carattere ambizioso e combattivo ▪ A S. Elena lo rincorrono i ricordi delle sue imprese ▪ Le sconfitte militari lo riducono alla solitudine in esilio ▪ In punto di morte si avvicina alla Fede e ciò forse gli aprirà le porte del paradiso Ermengarda Napoleone
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