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La Vita Nova di Dante Alighieri., Appunti di Letteratura

Analisi dettagliata dell'opera di Dante Alighieri, la Vita Nova.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 10/10/2020

giuliader
giuliader 🇮🇹

4.3

(118)

34 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica La Vita Nova di Dante Alighieri. e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Vita Nova  La Vita Nova può essere considerata il "romanzo" autobiografico di Dante, in cui si celebra l'amore per Beatrice , presentata con tutte le caratteristiche proprie dello stilnovismo dantesco. Dante aveva tante prose e decide di unirle in un unico libro, i paragrafi più rilevanti:  Paragrafo 1: Visione di Beatrice all’età di nove anni (1271) che poi incontrerà dopo nove anni nel (1283)  Paragrafo 19: Connotazioni astronomiche e morte di Beatrice nel 1290  Paragrafo 23: Un anno dalla morte di Beatrice (1291)  Paragrafo 24: Episodio delle donne gentile posto in ricorrenza della morte di Beatrice (1292) ciò è notabile anche nel secondo trattato del Convivio in quanto decide di riprendere questa idea di donna per farne il simbolo della sapienza Questo libro fu composto tra il 1292 e il 1293 e ciò è confermato nel primo trattato del Convivio. La composizione delle rime si può far risalire, secondo la cronologia che Dante fornisce, tra il 1283 come risulta dal sonetto “A ciascun alma presa” e dopo il 1291, ricorrenza della morte di Beatrice. Racconto della vita spirituale e della evoluzione poetica del Poeta, resa come exemplum, la Vita nova è un prosimetro (genere letterario caratterizzato dall'alternanza tra prosa e versi) e risulta strutturata in o 31 liriche (25 sonetti, una ballata, 5 canzoni) in prosa collegati in una storia omogenea che spiega una serie di testi poetici composti in tempi differenti, tra cui hanno particolare rilevanza la canzone-manifesto “Donne ch'avete intelletto d'amore” e il celebre sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”. Secondo buona parte degli studiosi, per la forma del prosimetro, Dante si sarebbe ispirato alle razos provenzali ovvero le "ragioni" che servivano a spiegare le ragioni da cui scaturivano le liriche; e alla De consolatione philosophiae di Severino Boezio. L'opera è consacrata all'amore per Beatrice. Infatti, l’amore per Beatrice conosce un’evoluzione costituita non solo da una successione di fatti ma soprattutto da uno sviluppo spirituale ossia una progressiva purificazione ma da a questo amore anche una dimensione storica in quanto la sua vicenda personale si ricompone nella alla vicenda universale. Questa idea dell’amore nella storia è notabile nel cristianesimo  la storia di ognuno si integra nella storia di tutti, infatti ognuno partecipa rivivendo la parabola nella propria storia personale alla storia universale di caduta, redenzione e salvezza che ha culmine nella morte e resurrezione di Gesù. Dante include in questo quadro l’amore per Beatrice infatti quest’evoluzione traspare anche nelle rime dove in quelle più antiche viene espressa la fase in cui l’amore ha una forma più passionale (rime vicine a Cavalcanti) mentre nelle nuove rime a partire da “Donne ch’avete intelletto d’amore” viene espressa la fase in cui l’amore ha una forma più spirituale (rime vicine a Guinizzelli). Il significato del titolo Vita Nova: - Vita giovanile si ricava dal canto 30° del Purgatorio - Vita rinnovata ossia rigenerata dall’amore come nelle lettere di San Paolo ossia uomo che rinasce - Vita Nova intesa come vita straordinaria ed eccezionale Il destinatario dell’opera: - Cavalcanti - Un pubblico ridottissimo selezionato su una base etica e intellettuale Beatrice e il numero nove: Beatrice è legata a questo numero e Dante propone due spiegazioni: 1) Spiegazione di tipo astronomico-astrologico i cieli sono nove, la ricorrenza del nove nella vita di Beatrice sta a significare che tutti i cieli hanno operato insieme per formare il temperamento divino della donna. 2) Spiegazione di tipo teologico Dio produce i miracoli senza l’intervento della Natura, Dio è simboleggiato dal Tre dunque si può notare che i miracoli siano simboleggiati dalla potenza di tre quindi il nove: Beatrice è un miracolo. cuore che bruciava a lei, che era umile e timorosa: dopo lo vedevo andarsene piangendo  Metro: conforme alla tradizione stilnovistica  Il sogno da lui descritto più avanti mostra Amore che tiene fra le braccia Beatrice addormentata, avvolta in un mantello rosso come nel primo incontro, e alla quale il dio farà mangiare il cuore in fiamme di Dante, a significare il legame amoroso che ormai unisce lui e la donna (il motivo del cuore mangiato, di probabile origine celtica, aveva grande diffusione nella letteratura franco-provenzale e come tale ricorre ampiamente anche nel Decameron) il sogno si conclude col pianto di Amore che si allontana verso il cielo, fatto che verrà poi interpretato da Dante come la futura morte e beatitudine di Beatrice.  L'autore scrive il sonetto per indirizzarlo ad altri "trovatori", poeti a lui coevi al fine di averne una spiegazione, secondo un costume assai diffuso nella poesia volgare del XIII secolo e collegato alle "tenzoni" in uso tra i poeti provenzali.  CAPITOLO IIDante dichiara di aver ricevuto varie risposte, tra cui il sonetto “Vedeste, al mio parere, onne valore” di Cavalcanti tale corrispondenza in versi sarebbe stata l'inizio del sodalizio tra i due. Dante precisa che né lui né gli altri che risposero avevano indovinato il "verace giudicio" del sogno, ovvero la morte di Beatrice. Un giorno, mentre il poeta e Beatrice di trovano in chiesa, Dante guarda la sua amata ma tutti credono che rivolga la sua attenzione a un' altra donna che si trova tra i due, per cui si crea un equivoco: Dante non fa nulla per chiarirlo e lascia che tutti pensino che i suoi versi siano dedicati a questa donna-schermo (La donna-schermo è un tema presente nella lirica provenzale e deriva dagli stessi principi dell'amor cortese) per non danneggiare la reputazione di Beatrice che è infatti sposata. Dante che, anzi, si compiace di alimentarlo e finge che la donna oggetto del suo desiderio sia proprio quella che tutti credono, arrivando al punto di dedicarle delle poesie d'amore come il sonetto rinterzato “O voi che per la via”. Parafrasi: Oh voi che transitate attraverso la via di Amore, fermatevi e guardate se esiste un dolore gravoso quanto il mio, e vi prego unicamente di sopportare di ascoltarmi e che poi immaginiate se io non sono forse la dimora (ostallo) e il custode(chiave) di ogni tormento Amore, non certo per il mio scarso valore, ma per via della sua generosità, mi ha posto in uno stato di tale dolcezza e beatitudine che io mi sentivo spesse volte dir dietro: “Deh, per quale merito costui ha il cuore così lieto?” Ora ho perduto tutta la mia sicurezza, che scaturiva dalla mia ricchezza d’amore (amoroso tesoro), per cui rimango povero al punto che ho timore anche solo di dirlo Cosicché, volendo fare come coloro che per la vergogna nascondono i loro difetti, fuori esibisco allegria e dentro al cuore mi struggo e piango In questo sonetto è notabile la partenza della donna-schermo che si allontana dalla città e non di Beatrice. Questo sonetto è un sonetto rinforzato che ha 21 versi e non solo endecasillabi ma anche settenari che lo rafforzano. Questo sonetto rinforzato lo inventa Guittone D’Arezzo.  CAPITOLO III Muore una giovane compagna di Beatrice Sono notabili 2 sonetti: - Piangete, amanti, poi che piange Amore - Morte villana, di pietà nemica (sonetto rinforzato)  CAPITOLO IV Dante è in partenza della città e compie un viaggio che lo avvicina alla residenza della 1°donna-schermo che essendo partita gli impedisce di proseguire la finzione, per cui Amore in abiti da pellegrino gli suggerisce a Dante di usare una 2°donna-schermo per continuare l'equivoco. È notabile un sonetto “Cavalcando”.  CAPITOLO V Dante ritornato alla sua città cominciò a cercare la 2°donna-schermo come gli aveva ordinato Amore . Dante si impegna a far credere di essere innamorato della donna-schermo e ci riesce infatti Beatrice viene a conoscenza di tutto questo e toglie il saluto al poeta, che decide di descrivere gli effetti che il saluto dell'amata aveva su di lui. Dante parla di ciò che provava prima e dopo un saluto di Beatrice ci presenta una tipica situazione stil-novistica: - Il primo effetto è un'improvvisa "fiamma di caritade" cioè l'autore si sente così buono da perdonare ogni nemico - Torna poi lo "spirito": qui è l'Amore che, distruggendo gli altri sensi, porta gli occhi ad ammirare l'amata; chi avesse voluto conoscere Amore, avrebbe potuto farlo guardando gli occhi del poeta tremare - Dopo il saluto di Beatrice il corpo dell'innamorato diveniva "cosa grave inanimata": e questo stato d'animo è preso da Guinizzelli ("Lo vostro bel saluto") e significa che il corpo ha ancora sembianze umane ma si trova privo di vita - Viene affermato che "ne le sue salute abitava la mia beatitudine" Privato di tale beatitudine il Narratore si rifugia e si addormenta come un “pargoletto battuto” poi gli appare Amore che gli spiega il motivo per cui Beatrice gli nega il saluto ossia il comportamento di Dante reca noia alla donna-schermo e Beatrice è contraria a tutte le noie. Effetti del saluto sono tutti diretti sul soggetto ama per avere qualcosa (beatitudine) è un amore interessato. La novità sta nel cambiamento del verso: da un amore interessato a uno disinteressato il verso è rivolto verso la donna amata e poi verso tutti la lode della donna deve moltiplicare i benefici del saluto per tutti la cultura del tempo non considerava il disinteresse. Modelli: - Matrice cristiana all’epoca di Dante non erano tutti tradizionalisti - Influenze epicuree Cavalcanti è esponente del pensiero laico  CAPITOLO VI È notabile cosi nel Narratore un contrasto fra quattro pensieri sull’amore: - La prima tesi Amore distoglie la mente del suo fedele da ogni bassezza - La seconda tesi si contrappone alla prima sostenendo che quanto più l’innamorato si affida all’amore è costretto a superare difficoltà - La terza tesi Amore è dolcezza È notabile anche questo sonetto: “Tutti li miei pensier parlan d'Amore”. Parafrasi: Tutti i miei pensieri disquisiscono dell’amore e mostrano una tale discordanza l’uno dall’altro, che (mentre) uno mi spinge a desiderarne il dominio (il dominio dell’amore), un altro argomenta che l’essergli sottomesso è una follia (ragiona folle il suo valore) Uno mi fa sperare, dandomi gioia, un altro mi fa piangere numerose volte, ed essi sono d’accordo unicamente sul fatto di chiedere pietà, poiché tremano a causa della paura che si trova nel (mio) cuore Per cui, io non so da quale (pensiero) trarre materia poetica (matera: materia per la una donna quando è guidato dall’Irrazionalità che porta quindi alla distruzione. Quindi in questo sonetto sono rintracciabili delle idee dell’amore Cavalcantiano: - Amore doloroso  i cui sintomi sono: tremore, morte spirituale - Ricerca della Pietà  la quale è inibita dallo schermo della donna che neutralizza anche la compassione di altre donne  CAPITOLO IX L’amore per Beatrice lo ha condotto ad uno stato di prostrazione dal quale non riesce ad uscire cosi elabora quattro pensieri riguardo il suo stato d’animo: 1) Il poeta prova dolore ad immaginare la condizione in cui lo riduce Amore 2) Amore lo tormenta con insistenza proponendogli solo pensieri che parlavano di questa donna 3) Nel momento in cui questa battaglia d’amore lo addolorava di più credeva che la visione di questa donna potesse dargli sollievo dimenticando però quello che gli succedeva a causa dell’alto grado di nobiltà di Beatrice 4) Nel momento in cui la vedeva quel poco di vita che aveva si annienta È notabile poi questo sonettoSpesse fiate vegnonmi a la mente Parafrasi: Mi tornano spesso in mente gli sconvolgimenti terribili (l’oscure qualità) che mi causa l’Amore e me ne viene compassione, tanto che sovente mi domando: “Povero me! Ciò capiterà anche ad altri?” Il fatto è che Amore mi assale all’improvviso, e in maniera tale che per poco la vita non mi abbandona; sopravvive in me soltanto uno spirito, il quale resta unicamente perché parla di voi (Dante si sta rivolgendo a Beatrice) Allora mi faccio forza, per darmi aiuto; e così, pallido, svuotato di qualsiasi vigore, torno a contemplarvi, nella convinzione di stare meglio (guerire) Ma se sollevo gli occhi per guardare, nel cuore mi comincia un terremoto, che mi fa uscire l’anima dalle vene (i polsi per metonimia) Questo l’oscure è un termine cavalcantiano che si può notare in Donne me prega (è un trattato sull’amore di Cavalcanti secondo il quale nell’amore svolge un ruolo fondamentale):  La memoria  Percepisce l’amore come un’oscurità che proviene da Marte; quindi mentre l’Amore è associato  all’oscurità, i pensieri e i concetti quindi il pensiero razionale  alla luce. L’uomo è quindi un essere razionale che viene affetto dall’amore che va ad opporsi al sommo bene in quanto negazione del pensiero e quindi della luce/bene. Per Cavalcanti Marte è il pianeta dell’ira il cui colore rosso è sintomo di un’attività maligna abbondante influisce sugli umani comportando una produzione d’ira. L’ira è conseguenza dell’uomo malinconico e la malattia dell’amore è assimilata alla malinconia la quale è un’eccessiva combustione di umori. L’ira è associata all’amore perché consapevole di non poter raggiungere il desiderio amoroso si genera malinconia (umore nero). Marte è quindi causa dell’amore malinconico. In conclusione, per Cavalcanti l’amore è  un eccesso di malinconia .  CAPITOLO X In questo paragrafo la tonalità cambia. Dopo questi sonetti che hanno detto tutto sullo stato d’animo dell’autore quindi decide di cambiare tono scegliendo una materia più nobile e spiega la ragione del cambiamento. Dante passando davanti un gruppo di donne (costituito da 3 gruppi interni: uno di dame ridenti nel quale persiste l’eco del gabbo, uno di silenziose e intente, uno di donne che parlano tra loro) le quali, sapendo lo stato del cuore del poeta, chiamarono il poeta; una in particolare. Il poeta dopo essersi assicurato che Beatrice non fosse con loro, decise di dialogare con questa donna. Questa donna gli chiese per quale motivo amasse quella donna se poi non riusciva a sostenere la sua presenza senza tremare e sentirsi svenire. Dante rispose dicendo che il suo obiettivo era ricevere il saluto di Beatrice in quanto in esso risiedeva la beatitudine ma essa negandolo ha riposto questa beatitudine in ciò che non può essere tolto ponendolo in un bene stabile. Le donne si consultarono tra di loro e poi chiesero al poeta di dirgli dove fu collocata questa beatitudine. Dante rispose “in quelle parole che lodano la donna mia” qui è notabile quindi la SVOLTA POETICA  la beatitudine quindi non è più nella presenza fisica o in un azione materiale della donna come il saluto ma nella poesia che ha come obiettivo la LODE DELLA DONNA. Una poesia che non chiede ma ringrazia e loda e quindi una forma d’amore più alta che si distacca dalla superficialità e si concentra sulla lode dell’amata in quanto l’amore è premio a sé stesso in questo è la felicità (ciò ancora non si concretizza poeticamente). La donna alla quale il poeta aveva risposto allora obietta dicendo che se davvero crede in questa forma d’amore alta i precedenti sonetti composti con al centro lo stato d’animo del poeta e non la lode della donna amata avevano un altro obiettivo. Così Dante se ne va e fa propria questa obiezione. Il poeta si sforzava di cominciare questo nuovo tipo di poetica ma aveva paura di cominciare. Questo tipo di lode affermò che fosse rivolta soltanto a donne di animo nobile. Il poeta riuscì cosi a iniziare questo nuovo tipo di poetica come preso da un’ispirazione divina che sciolse la sua poetica; compose infatti questo sonetto Donne ch'avete intelletto d'amore Parafrasi: O donne che sapete che cos'è l'amore, io voglio parlare con voi della mia donna, non perché creda di esaurire la sua lode, ma [perché voglio] parlare per sfogare la mia mente Io dico che, pensando alla sua virtù, l'amore mi si fa sentire in modo così dolce che, se io allora non perdessi coraggio, farei innamorare la gente parlando E non voglio parlare in modo così profondo da diventare per timore insicuro; ma tratterò della sua nobiltà in modo superficiale a paragone di lei, con voi, donne e fanciulle innamorate, poiché non è argomento di cui si possa parlare con altri Un angelo si lamenta nella mente di Dio e dice: «O Signore, nel mondo si vede un miracolo incarnato che si manifesta in un'anima [Beatrice] e che risplende fin quassù». Il cielo, che non ha altro difetto se non che manca di lei, la chiede al suo Signore, e ogni santo ne chiede a gran voce la grazia Solo la Pietà prende le nostre parti, in quanto Dio, riferendosi a madonna [Beatrice] parla così: «O miei amati, ora sopportate con pazienza che la vostra speranza [Beatrice] resti per il tempo che mi piace là [sulla Terra] dove c'è qualcuno che teme di perderla, e che dirà all'inferno: O dannati, io vidi la speranza dei beati» (Morte di Beatrice) Madonna [Beatrice] è desiderata nel cielo più alto [l'Empireo, sede dei beati]: ora voglio farvi sapere della sua virtù Dico che qualunque donna voglia sembrare nobile, deve andare con lei, che quando cammina per strada getta nei cuori non nobili un gelo, per cui ogni loro pensiero diventa di ghiaccio e muore; e chi sopportasse di starla a guardare diventerebbe nobile, oppure morirebbe (Il suo sguardo nobilita) E quando lei trova qualcuno che sia degno di sostenere la sua vista, quello sperimenta la sua virtù, poiché tutto ciò che gli dona si trasforma in beatitudine, e lo rende umile a tal punto che dimentica ogni offesa Dio le ha fornito anche una grazia superiore, poiché chi le ha parlato non può perdersi cosicché egli, abbassando lo sguardo, diventa pallido, e si rammarica di ogni suo difetto: davanti a lei svaniscono la superbia e l'ira Aiutatemi, voi altre donne, ad onorarla Nel cuore di chi la sente parlare nasce ogni dolcezza, ogni pensiero umile, per cui ottiene pregio chi l'ha vista per primo L'aspetto che lei assume quando sorride un poco non si può dire né tenere a mente, a tal punto è una cosa prodigiosa, nuova e nobile La lirica riprende alcuni dei motivi classici dello Stilnovo: - Lo sguardo di Beatrice che è portatore di amore e la descrizione degli effetti che esso suscita negli uomini quando cammina per strada; per cui tutti tremano quando gli porge il saluto e rimpiangono i propri difetti, mentre superbia e ira svaniscono al suo apparire. - La sua capacità di suscitare reazioni amorose anche nei cuori non nobili, inducendo all'umiltà e a pensieri virtuosi secondo lo schema stilnovista della donna "salutifera" In questo sonetto è notabile un approfondimento del tema della donna salvifica e della poesia come lode della donna amata. Questo sonetto riprende un sonetto cavalcantiano (“Chi è questa che ven”); riprende infatti molte parole e la serie ritmica. Ciò è significativo perché in questi capitoli Dante è nella concezione dell’Amore adottata da Guinizzelli la quale è una concezione opposta a quella che adotta Cavalcanti. Cavalcanti ha 2 idee dell’Amore: - Amore che distrugge le facoltà del poeta (“Donna me prega”) - Per evadere dall’Amore devastatore inserisce delle soste in cui è notabile un Amore più rilassato (“Chi è questa che ven”  documento sulla positività dell’Amore ed è collocabile nella visione dell’Amore di Guinizzelli al quale si ispira in questo sonetto) È notabile anche il tema tipicamente cavalcantiano dell'impossibilità per il poeta di descrivere la bellezza della donna. Dante si rivolge alle donne come il suo pubblico privilegiato, pregandole di aiutarlo ad onorare Beatrice.  CAPITOLO XIII La narrazione avanza. È utile ripercorrere le apparizioni della morte in quanto in questo capitolo i sarà la morte del padre di Beatrice: - La morte della donna-schermo con la sua partenza - La morte di una compagna di Beatrice - La morte del padre di Beatrice È quindi notabile come la morte si avvicina alla donna e quindi come la donna comincia ad essere assorbita dalla morte. Il dolore di Beatrice per questa morte fu grande per la consanguineità ed anche e soprattutto per la loro comune virtù di spirito. Come in uso nella città si radunarono insieme a essa altre persone dove ella piangeva suo padre, ella era cosi triste che molte persone dissero che guardandola si potesse morire di pietà cosi Dante arrivando presso essa si commosse (Tema elegiaco nel quale le lacrime qualificano questo tema). Dante così ipotizza un dialogo con le donne cosi compose 2 sonetti: 1) “Voi che portate la sembianza umile” nel quale ipotizza la domanda che egli voleva porgergli. Parafrasi: Oh voi (apostrofe alle donne gentili, interlocutore consueto delle nove rime) che mostrate un aspetto dimesso, con gli occhi bassi, dimostrando dolore, da dove venite, che il vostro colorito è divenuto l’immagine riflessa della pietà? Avete forse visto la nostra nobile donna (Beatrice) bagnare di pianto Amore nei suoi occhi (l’immagine si spiega col fatto che Amore dimora negli occhi di Beatrice)? Ditemelo, oh donne, perché me lo dice il cuore, dal momento che vi vedo avanzare nobilmente (queste donne sono state purificate dall’effetto benefico di Beatrice) E se venite da un cordoglio tanto profondo, vogliate fermarvi per un po’ qui con me, e non mi tenete nascosto ciò che le accade (ciò che accade a Beatrice), qualunque cosa sia Io vedo che i vostri occhi hanno pianto e vi vedo tornare così afflitte (sfigurate dal pianto), che il mio cuore trema anche solo a vedere questo 2) “Sé tu colui che trattato ài sovente”  nel quale ipotizza la risposta di loro Parafrasi: Sei forse tu colui che ha spesso celebrato la nostra donna (Beatrice), rivolgendoti esclusivamente a noi (parlano le donne gentili, interlocutore abituale ed esclusivo delle nove rime)? Dalla voce sembreresti proprio lui, ma l’aspetto appare quello di un’altra persona E perché piangi in maniera così accorata, da suscitare compassione negli altri? Hai forse visto piangere lei (Beatrice), per cui non riesci in alcun modo a nascondere lo straziante ricordo (la dolorosa mente)? Lasciaci piangere e avanzare addolorate (e sbaglia chi provi a confortarci), perché noi abbiamo sentito le sue parole rotte dal pianto (le parole di Beatrice in lutto per la morte del padre) Ella porta nello sguardo un dolore così evidente, che quella di noi che avesse provato a guardarla, le sarebbe morta davanti, tra le lacrime  CAPITOLO XIV Dante è colpito da una malattia che lo alletta per 9 giorni nei quali per il dolore delira e pensa alla sua donna per trarne sollievo. Riflette sulla precarietà della vita riflettendo anche sulla sua morte infatti ha un’allucinazione nella quale vede delle donne che gli annunciano la sua morte e in cui la Morte è presente ovunque anche negli uccelli che volano e cadono morti. Ha poi un'altra allucinazione in cui un suo amico gli annuncia la morte di Beatrice; Dante prova un grande dolore e pianse. Nell’allucinazione è notabile anche l’anima di essa che sale nei cieli in forma di nuvola bianca (simbolo dell’Ascensione di Cristo) con gli angeli che l’accolgono in cielo come fu accolto Gesù a Gerusalemme. Dante poi vede il corpo morto di Beatrice il cui volto trasmetteva l’idea di essere in pace così il poeta invocò la Morte per farsi portare anche lui in cielo. vidi venire verso il luogo in cui io mi trovavo madonna Vanna e madonna Bice (Vanna è il diminutivo di Giovanna, la donna amata dal poeta Guido Cavalcanti, Bice è invece Beatrice), una cosa meravigliosa dietro l’altra E, stando a quanto la mia memoria mi riferisce, Amore mi disse: “Quella è Primavera (Primavera è il senhal utilizzato dallo stesso Cavalcanti nelle proprie liriche per riferirsi a Giovanna) e l’altra si chiama Amore, a tal punto mi assomiglia!  CAPITOLO XVI Approfondimento del Canto X dell’Inferno. [Cerchio VI  Città di Dite  Epicurei. Qui è notabile una distesa di sepolcri, alcuni di questi dati alle fiamme e dai quali escono orribili lamenti Dante ha già intuito che qui vengono puniti coloro "che l'anima col corpo morta hanno", cioè chi non crede nell'immortalità dell'anima. Anche il contrappasso è calibrato su di essi: poiché non credettero nella vita ultraterrena, essi sono ora morti tra i morti; inoltre loro non possono vedere nel presente e nel passato ma vedono soltanto il futuro; questo lo si può capire più avanti quando Cavalcante dei Cavalcanti chiederà a Dante di suo figlio: Guido Cavalcanti Virgilio spiega come questi sepolcri verranno sigillati solo dopo il Giudizio Universale dopo che i corpi saranno ricongiunti con le anime Dante desidera vedere un'anima in particolare quella di Farinata degli Uberti così si leva una voce improvvisa e Dante si gira verso la tomba dalla quale è uscito il suono. Appare quindi questo spirito che si erge da una tomba con fierezza come se avesse un gran disprezzo dell'Inferno (Farinata non soffra per la pena infernale cui è sottoposto ma piuttosto per il fatto che i Fiorentini non l'abbiano riconosciuto come unica persona che salvò Firenze dalla distruzione). Virgilio raccomanda a Dante di usare parole "nobili" con esso. Farinata degli Uberti fu il più importante capo ghibellino a Firenze nel XIII secolo, esso è per Dante è invece un magnanimo, uno spirito grande infatti fu grazie alla sua elegia di Farinata che la sua memoria tornò grande. Dante apprezza Farinata perché nel suo lato virtuoso è un suo modello. Quello che Dante non condivide è tutto sul piano religioso e in parte su quello militare. Compare sulla scena una figura nuova quella di Cavalcante dei Cavalcanti padre di Guido Cavalcanti, uno dei rappresentanti di maggior spicco del Dolce stil novo e amico di Dante. Cavalcante emerge dall'avello unicamente con la testa e si guarda intorno come per cercare qualcuno. Cavalcante chiede perché Dante ha avuto il privilegio del viaggio ultraterreno per meriti dell'ingegno e suo figlio Guido no. Dante allora dimostra di essere accompagnato da Virgilio (mezzo attraverso il quale può raggiungere la salvezza e quindi Dio) e che la destinazione del viaggio sarebbe una figura che Guido disdegnò; esso può essere: - Virgilio  Guido non amò la ragione, simboleggiata da Virgilio. - Beatrice quindi la teologia in quanto in gioventù sia il poeta che il suo amico Guido erano per l’amore che pregnava il dolce stilnovo, ma la morte aveva consacrato Beatrice ad un severo progetto di salvezza per Dante, e l'inattingibile oggetto del desiderio era divenuto strumento operativo della grazia. In questo modo gli itinerari intellettuali dei due amici si erano divaricati irreparabilmente. - Dio il quale non è mai nominato nell'Inferno, ma vi viene alluso solo con pronomi. Cavalcante pensa che il figlio sia morto e visto che Dante esita nella risposta, ricade supino nel sepolcro e sparisce dalla scena per la disperazione. Farinata continua a parlare come se l'apparizione di Cavalcanti non fosse avvenuta dimostrando la sua superiorità. Fu così esposta la seconda profezia che anticipa l'evento dell'esilio a Dante personaggio con i suoi poteri divinatori comuni ad ogni anima dell'eterna prigione. Il colloquio politico tra Dante e Farinata si conclude, ma Dante non è riuscito a farsi un'idea completa e precisa di Farinata perché non ha chiaro se egli veda nel presente come vede nel futuro. In questo canto quindi è notabile come Dante capisce che i dannati vedono il futuro ma non il presente. È interessante notare che questa capacità di preveggenza, valida per tutti i dannati derivi dal contrappasso di un peccato comune a tutti i dannati: l'aver pensato solo al presente, e mai alla vita nell'oltretomba, futura] In questo capito Dante afferma che lui descrive Amore come una entità autonoma e non come una sostanza intelligente ma bensì come una sostanza dotata di un corpo ossia non esiste di per sé ma si attua nel momento in cui qualcuno si innamora (accidente in sostanza). Dante afferma ciò per delle caratteristiche che lui afferma di Amore: - Afferma di vederlo venire e quindi un moto di luogo il quale è tipico come afferma anche Aristotele solo delle cose aventi un corpo e quindi Dante afferma Amore come avente un corpo - Afferma che esso ride e parla e queste due caratteristiche sono esclusive dell’uomo soprattutto ridere quindi riconducendole ad Amore pone esso come un uomo Dante poi ricorda che anticamente non esistevano dicitori d’amore in lingua volgare ma solo poeti in lingua latina (poeta era un appellativo nobile e riservato ai poeti classici) infatti dopo furono notabili dei poeti volgari in provenzale e in italiano. La ragione per cui alcuni poeti rozzi ebbero fama fu questa ossia  quella di essere l’iniziatore di una poetica amorosa in lingua volgare . Questi poeti iniziarono a comporre in lingua volgare per fare comprendere le loro poesie alle donne che avevano difficoltà a comprendere il latino. Dante poi afferma che essendo data una maggiore licenza ai poeti rispetto ai prosatori ed essendo questi rimatori anch’essi poeti in volgare è corretto dare anche a loro una maggiore licenza nel comporre rispetto ai compositori che si cimentano in altri generi in volgare. I poeti classici usano rivolgersi alle cose inanimate come se fossero animate o costituite dalla ragione (ciò è notabile in Virgilio, Lucano, Orazio, Ovidio il quale si rivolge ad Amore come una persona infatti per questo Dante usa la personificazione dell’amore come infatti si usava fare nella poesia classica) allora anche i rimatori in volgare possono avere questa licenza purché abbia una ragione la quale deve essere spiegata nella prosa della poesia. Ciò però non deve portare alla composizione di una poesia troppo ricca di figure e colori della retorica che quindi il suo significato non risulta spiegabile e comprensibile (con ciò si riferisce alla poesia artificiosa e capziosa di Guittone che non è in grado di gestire con trasparenza il discorso poetico).  CAPITOLO XVII  dante prosegue affermando che la gentilissima donna di cui aveva precedentemente parlato, ossia Beatrice, era così benvoluta dalla gente che quando passava per la via accorrevano per poterla vedere e quando incontrava qualcuno salutandolo entrava nel su cuore con talmente tanta dolcezza e onesta che esso non riusciva, per pudore, ad alzare lo sguardo. Essa procedeva come se avesse una corona fatta di umiltà e come se fosse rivestita del medesimo sentimento, senza nessun tipo di vanto. Molti vedendola passare, appunto, affermavano che essa non era una donna comune ma bensì un angelo e ringraziavano Dio per fare cosi tanti miracoli. Così quello che la guardavano concepivano dentro di loro una dolcezza cosi nobile e umile tanto che nessuno poteva non sospirare dopo averla guardata. Proprio per ciò, Dante decise di riprendere lo stile della lode per poter far capire quali effetti miracolosi promanavano da lei. Ciò portò all’elaborazione del sonetto: “Tanto gentile e onesta pare” Parafrasi: La mia donna, quando saluta qualcuno [per strada], sembra così nobile e dignitosa che ogni lingua, tremando, ammutolisce e gli occhi non hanno il coraggio di guardarla. Lei prosegue, sentendosi lodare, benevolmente rivestita di umiltà; e sembra che sia una creatura venuta dal cielo alla terra, per mostrare un miracolo [qualcosa di straordinario]. Si mostra così piacevole a chi la ammira, che infonde attraverso gli occhi al cuore una dolcezza che chi non la prova non la può comprendere (concetto di ascensione mistica): - L’usanza araba sarebbe morta la sera dell’ottavo giorno del mese nella prima ora della notte (gli arabi contano le ore a partire dal tramonto) - L’usanza siriaca morì nel primo mese dell’anno che corrisponde ad ottobre - L’usanza occidentale essa morì un’ora dopo il tramonto dell’8 giugno 1290 Un motivo per il quale questo numero gli fu vicino: - Motivo astronomico-astrologico al momento della sua nascita tutte e nove i cieli, che si muovono ed esercitano il loro influsso sulla terra, erano in perfetta armonia tra loro e generarono il temperamento perfetto di essa. - Motivazione teologica  il 3 produce il 9 senza l’intervento di nessun altro numero. Quindi, Dio produce i miracoli direttamente, senza l’intervento della natura. Dio è simboleggiato dal 3 e quindi che i miracoli siano simboleggiati dalla potenza del tre ossia il 9. Quindi se il numero di Beatrice è il 9 essa un miracolo.  CAPITOLO XX il poeta dopo aver pianto per un’po' di tempo per la sua morte, decise di sfogare la sua tristezza componendo una canzone nella quale parlare di lei e di come il tanto dolore aveva annichilito la sua anima. La canzone è: “Li occhi dolenti per pietà del core” Dante afferma che affinché questa canzone risulti ancora più sola e unica, decide di dividerla prima che la trascrivesse su tale libro; affermando che seguirà tale disposizione d’ora in avanti. Tale canzone infelice era divisa in 3 parti: 1) Proemio si divide in 3: 1° spiega il motivo che l’ha indotto a scrivere; 2° a chi è rivolto il testo; 3° di cosa intende trattare. 2) Qui tratta di lei 3) Prosegue la canzone in tono pietoso Parafrasi: Gli occhi addolorati a causa dell’afflizione che ho nel cuore hanno sopportato la pena al punto che stravinti hanno cessato di piangere: ora, voglio sfogare il dolore che dalla morte mi attanaglia sono costretto a parlar piangendo. E perché mi ricorda che io fui più ardito a parlare della mia donna mentre viveva, non voglio parlarne ad altri se non a donne che abbiano il cuore nobile; e dirò di lei piangendo, poi che se n’è andata in cielo d’improvviso e ha lasciato qui con me Amore a piangerla. Beatrice se n’è salita nell’alto dei cieli nel regno dove gli angeli hanno e sta con loro e voi donne. Non ce la tolsero gli effetti del freddo e del caldo come accade per le altre, ma solo per la sua grande bontà. il riverbero della sua umiltà attraverso le sfere celesti con tale potenza che desta la meraviglia di Dio, così gli venne un dolce desiderio di chiamare a sé un tale esempio di perfezione, la fece venire a sé da qua giù perché vedeva che questa vita amara non era adatta a una creatura tanto nobile. L’anima nobile se ne andò dal suo bel corpo infusa della grazia divina E se ne sta piena di gloria in un luogo adeguato: chi non piange quando la pensa ha un cuore duro cosi malvagio e vile che gli spiriti nobili non riescono ad entrare. Non si dà a una persona ignobile un intelletto così alto Che possa contemplarla anche un poco E che perciò non gli venga da piangere; ma se qualcuno ripensa qualche volta a come ella era e come ci è stata rapita gli viene tristezza e desiderio di singhiozzare e di morire nel piangere e abbandonare nell’animo ogni speranza. Mi danno molta angoscia i sospiri quando il pensiero nella mia mente appesantita dal dolore mi riporta colei che ha separato il mio cuore da me stesso e spesso, pensando alla morte, mi prende un desiderio tanto dolce di morire che mi cambia il colore del viso; e, la contemplazione di Beatrice mi viene alla mente in maniera fissa; mi viene tanta pena da ogni parte che io mi scuoto assorto come ero, per il dolore che sento, e mi trasformo al punto che la vergogna di me mi fa allontanare dagli altri. Possa piangendo, da solo nel mio dolore chiamo Beatrice e dico: “Ora tu sei morta?” e nell’invocarla prendo conforto. Piangere e sospirare d’angoscia Mi distruggono il cuore ovunque mi trovo, tanto che chi mi ascoltasse ne verrebbe pietà; e com’è la mia vita, dopo che la mia donna andò nell’altra vita, non esiste una lingua che sarebbe capace di esprimerlo. E però, donne mie, quand’anche lo volessi, non saprei dire bene io chi sono, cosi la dura vita mi fa tribolare la quale così prostrata che ognuno pare che mi dica: “io ti abbandono” vedendo il mio viso che sembra quello di un morto; ma quale sia la mia condizione la mia donna lo vede ed io spero ancora da lei pietà per questo. Mia canzone che muovi a compassione, ora vai piangendo e raggiungi le donne e le ragazze a cui le tue sorelle erano solite arrecare gioia, e tu, che sei stata partorita dalla tristezza, stai lontana da esse.  CAPITOLO XXI dopo aver composto tale canzone, si accostò al poeta un amico il quale è secondo solo a Cavalcanti. Esso era parente molto stretto a Beatrice  fratello. Esso pregò Dante di comporre per una donna morta improvvisamente dei versi e quando il poeta capì che si riferiva a Beatrice decide di prendersi questo incarico. Pensò di elaborare quindi un sonetto che trattasse il dolore dovuto a questa morte e di darlo al fratello facendolo sembrare scritto in vece sua. Il sonetto è  “Venite a ‘ntender li sospiri miei” ed è diviso in due parte: la prima si rivolge ai fedeli d’amore che possono capirlo mentre nella seconda espone la sua condizione. Parafrasi: Venite a comprendere i miei sospiri, o cuori gentili, perché la Pietà lo richiede, i quali sconsolati vanno via e, se non ci fossero loro i sospiri, perché gli occhi mi sarebbero in debito più spesso di quel che io vorrei, di piangere in modo da sfogare, col pianto per lei, di dolore morirei. [senza il conforto dei sospiri gli occhi sarebbero in dovere di piangere molto di più, cosi da provocare a loro volta in dolore mortale] Voi sentirete chiamare dolcemente La mia donna gentile, che s’è andata Al secolo immortale, Decise quindi di comporre un sonetto nel quale parlasse a lei; senza divisioni. Il sonetto è  “Videro li occhi miei” Parafrasi: I miei occhi videro quanta compassione era apparsa sul vostro volto quando vi accorgeste del mio atteggiamento e dell'espressione che faccio (che assumo) molte volte per il dolore. Allora mi accorsi che voi pensavate a quanto fosse dolorosa la mia vita, tanto che nel cuore mi venne paura di mostrarvi col pianto la mia debolezza Mi sono allontanato dal vostro sguardo, sentendo uscire le lacrime che avevo nel cuore, agitato dalla vostra presenza. Io dissi poi dentro di me "Certamente con quella donna si trova quell'Amore che mi rende così triste".  CAPITOLO XXV successivamente ovunque questa donna vedeva Dante assumeva un aspetto di pietà e un colore pallido tipico di quello dell’amore, infatti molto spesso mi ricordava la sua nobile donna che si mostrava continuamente dello stesso colore. Il poeta infatti quando non riusciva a sfogare il suo dolore andava in cerca di questa donna la quale riusciva a stimolare le lacrime ad uscire, attraverso il suo aspetto di pietà. Al poeta venne così voglia di comporre un sonetto nel quale parlava di lei, senza apportare divisioni. Il sonetto è  “Color d’amore” Parafrasi: Il colorito che rivela l’amore e l’espressione della pietà non occupano mai il viso di una donna in maniere altrettanto sorprendente, per effetto del ripetuto guardare degli occhi nobili e dei penosi pianti, come occupano il vostro allorché scorgete di fronte il mio viso addolorato, cosi a causa vostra mi viene una cosa alla mente che io temo fortemente si schianti nel mio cuore. Io non riesco a tenere a freno gli occhi consumati dal pianto infatti, non vi guardo molto spesso a causa del desiderio che essi hanno di piangere; e voi accrescente la loro volontà di piangere che per il desiderio (di guardare) si consumano completamente ma piangere davanti a voi non sanno. [Forse perché l’Amore che è con la donna gentile non è quello che si credeva ossia l’Amore nobile]  CAPITOLO XXVI Il poeta per effetto dell’aspetto di questa donna giunse al punto in cui i suoi occhi cominciarono oltre a godere oltre il lecito di guardarla; tanto che molte volte se ne rammaricava di ciò e aveva disprezzo per sé stesso. Arrivava a maledire la frivolezza e rimproverava ai suoi occhi la formazione di questa voglia di dimenticare il dolore, per cui aveva tanto pianto, a causa di questa donna che in realtà lo guarda solo per la morte di Beatrice. Dicendogli che ricorderà ad essi sempre la nobile donna per la quale potranno smettere di piangere solo quando Dante stesso morirà. Visto la battaglia interiore tra la nuova passione e il rimorso che animava il poeta decise di far conoscere questa condizione a tutti gli infelici che l’avevano provata decidendo di comporre un sonetto, diviso in 2 parti: nella prima parla il cuore in prima persona, mentre nella seconda specifica chi parla nella prima parte. Questo sonetto è  “L’amaro lacrimar” Parafrasi: Voi che faceste lacrimare amaramente O occhi miei, cosi a lungo fece lacrimare le altre persone per il senso di pietà, come voi vedeste. Ora mi sembra che voi dimentichereste, se io, da parte mia, fossi così infedele da non contrastare i motivi (che vi inducono a farlo) col ricordarvi colei che avete compianto. La vostra leggerezza mi provoca angoscia e mi spaventa così tanto che temo gli effetti seduttivi fortemente del viso della donna che vi guarda. Voi non dovreste mai, se non a causa della morte, dimenticare la vostra donna, che è morta; cosi dice il mio cuore e sospira.  CAPITOLO XXVII rivide tale donna con una nuova condizione ossia condizione dell’animo innamorato infatti è lusingato dello sguardo di lei. Di lei pensava che tale donna gentile appariva cosi per volontà d’Amore affinché la sua vita trovi ristoro. Il poeta pensava a lei così amorosamente che anche il cuore consenti a tale pensiero; ma venne scosso dalla sua ragione che gli fece notare la viltà di tale nuova passione. Però iniziò a riflettere sul perché dopo tanta sofferenza non voleva sottrarsi a tale afflizione. Afferma infatti che ciò è un suggerimento d’Amore che gli propone dei desideri amorosi che sono originati da un punto cosi nobile. Dante appunto si sente diviso da questa battaglia interiore dove sembrano vincere i pensieri che parlano di lei; cosi decise di comporre un sonetto “Gentil pensiero” il quale parla di lei e proprio perché il soggetto è essa tale argomento è classificato dal poeta come vile in quanto comporta la vittoria della vista sulla memoria di Beatrice. In questo sonetto sono notabili 2 parti che si contrappongono, appunto i suoi pensieri. Denominando una parte: - Cuore  ossia il desiderio - Anima  ossia la ragione La scelta di tali nomi, sottolinea il poeta, è ovvia per coloro che sanno di ciò che parla ossia i fedeli d’amore (ai quali Dante mira ad essere compreso). Successivamente specifica che nel sonetto precedente aveva contrapposto il cuore agli occhi, mentre qui per cuore intende il desiderio e per questo motivo i sonetti non si contraddicono. Quindi tale sonetto è diviso 3 parti: 1) Afferma che il suo desiderio si rivolge tutto a lei 2) L’anima, ossia la ragione, si volge al cuore ossia il desiderio 3) Cosa il cuore risponde Parafrasi: Il gentile pensiero che parla di voi sta spesso dentro di me e parla d’amore così che induce il cuore a essere consenziente con il pensiero. L’anima dice al cuore: “chi è costui Che viene a consolare la nostra mente Con una forza tanto possente Che non permette ad altro pensiero di stare con noi?” Ed esso risponde: “Oh anima afflitta questo è uno spiritello d’amore nuovo (che si presenta per la prima volta) che propone i suoi desideri davanti a me e la sua vita e tutto il suo potere è derivato dagli occhi di quella donna pietosa che provava compassione dei nostri dolori.”  CAPITOLO XXVIII contro questo avversario della Ragione, ossia il nuovo spirito d’amore, insorse un giorno alla nona ora una potente visione: in cui vide Beatrice vestita di rosso, come la prima volta che la vide in una visione, e gli apparve giovane come la prima volta che la vide. sul suo conto hanno il potere si far piangere le persone.  CAPITOLO XXX delle nobili donne chiesero a Dante delle sue poesie; esso, considerando le loro nobiltà, decise di spedire dei componimenti già scritti ossia Venite a ‘intender, Deh peregrini e uno nuovo che decide si comporre per l’occasione ossia Oltre la spera. Questo nuovo sonetto è diviso in 5 parti: 1) Afferma dove vanno i suoi pensieri indicando un suo prodotto ossia il sospiro 2) Dice perché esso va dal cuore attraverso le sfere celesti e chi ce lo fa andare 3) Quello che vede il sospiro salito in cielo ossia la donna onorata. Esso chiama tale sospiro: spirito pellegrino visto che in spirito va in cielo e quindi lascia la sua patria 4) Tale spirito vede Beatrice nella sua condizione di beatitudine che il poeta non può comprendere tanto che si sa delle loro condizioni come l’occhio riesce a percepire offuscato dalla luce del sole 5) Espone la sua impossibilità nel comprendere l’altezza a cui arriva tale pensiero ovvero alla contemplazione dell’anima di Beatrice Poi specifica che parla alle donne. Parafrasi: Il pensiero che esce dal mio cuore passa oltre il cielo che ruota più largamente [il Primo Mobile]: una nuova capacità di comprendere, che l'amore mette in lui tra le lacrime, lo tira su. Quando è arrivato là dove desidera [nell'Empireo], vede una donna che viene onorata e riluce a tal punto che lo spirito pellegrino la ammira per il suo splendore. La vede in tal modo, che quando me lo riferisce io non lo capisco, a tal punto parla in modo complesso al cuore dolente che lo spinge a raccontare. Io so che parla di quella nobildonna dal momento che ricorda spesso Beatrice, cosicché io lo capisco bene, mie care donne.  CAPITOLO XXXI successivamente alla composizione di tale sonetto, ebbe una visione nella quale vide delle cose che lo indussero a non scrivere più nient’altro riguardo la donna beata fino a quando il poeta non avrebbe potuto più degnamente trattare tale argomento. Per conseguire un tale obiettivo si impegnerà nello studio molto e afferma che se Dio vorrà che lui viva per altri anni, spera di poter scrivere quello che non è mai stato scritto su un'altra donna (voleva scrivere un’opera su Beatrice in esametri latini che poi non realizzo). Infine, si augura che Dio possa perdonarlo e accoglierlo anche lui tra i beati; così da poter vedere la gloria della sua donna la quale guarda dritto in viso Dio.
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