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Guide e consigli
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La vita quotidiana nell'antica Roma: cibo, igiene e svaghi, Guide, Progetti e Ricerche di Latino

La vita quotidiana nell'antica Roma, con particolare attenzione al cibo, all'igiene e agli svaghi. Si parla delle tabernae, antenati dei ristoranti, e delle terme, aperte anche agli schiavi, che permisero un miglioramento dell'igiene personale. Viene descritta la cena romana e la scarsità di svaghi, con l'andare a letto come scelta migliore. Inoltre, si riporta un passo di Seneca sulla vita di Apicio, celebre gastronomo romano. Infine, si parla di Lucio Moderato Columella, autore di opere sull'agricoltura.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

In vendita dal 29/04/2022

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annachiara-esposito-2 🇮🇹

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Scarica La vita quotidiana nell'antica Roma: cibo, igiene e svaghi e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Latino solo su Docsity! EDAMUS CUM ANTIQUIS ROMANIS INDEX 1. Cotidiana vita: Tabernae et coquinae 2. Clarissimi coqui antiquae Romae 3. Cibi romanorum 4. De gustibus 5. Bibemus 6. Dulcis in fundo *HORA OCTAVA (13.15-14.31):* E’ arrivata l’ora delle terme, molto economiche, e infatti aperte anche agli schiavi. In un mondo dove l’acqua corrente nelle case era un lusso, permettere a tutti di lavarsi accuratamente divertendosi è stata una grande idea. La vita media nel mondo romano salì a 35 anni, al contrario dei periodi precedenti e successivi dove invece fu più bassa. I romani non lo sapevano, ma la più grande scoperta della medicina moderna fu proprio l’igiene. Si poteva inoltre esercitare il corpo attraverso la pratica di esercizi ginnici. *HORA DECIMA (15.46-17.20):* poco prima del tramonto i romani concludevano la giornata con la cena composta da olive e uova e se la tasca lo permetteva anche pesce, carne e dolciumi. Gli svaghi erano pochi, specie per la maggior parte della popolazione e le strade buie tutt’altro che sicure: andare a letto era la scelta migliore. TABERNAE Nell'antica Roma La Taberna era una sorta di ristorante o trattoria tipicamente dotata di una sola stanza con volta a botte. La Taberna nacque inizialmente come deposito, ed era, in genere la bottega degli artigiani aperta verso le strade; si passò poi alle Tabernae vinarie e a quelle che si specializzarono nella consumazione del vino e del pasto. Le tabernae avevano un bancone in pietra con 5 o 6 contenitori murati, rivolti verso la strada; accanto al banco vi era un fornello con cassa piena di acqua calda; nel retro c'erano la cucina e le sale per la consumazione avevano una finestra in alto che dava luce al soffitto in legno Esistevano due tipologie principali di tabernae: quelle situate in edifici privati e quelle situate in luoghi pubblici. Le tabernae potevano essere situate in blocchi residenziali di appartamenti chiamati insulae, principalmente abitati da liberti. Con il crescere dei centri urbani nelle città romane, crebbe anche lo sviluppo di edifici residenziali Seneca, in Consolatio ad Helviam, X, dixerat : « Scilicet minus beate uiuebat dictator noster qui Samnitium legatos audit cumuilissimum cibum in foco ipse manu sua uersaret -- illa qua iam saepe hostem percusserat laureamque in Capitolini Iouis gremio reposuerat – quam Apicius nostra memoria uixit, qui in ea urbe ex qua aliquando philosophi uelut corruptores iuuentutis abire iussi sunt scientiam popinae professus disciplina sua speculum infecit. Cuius exitum nosse operae pretium est. 9. Cum sestertium milliens in culinam coniecisset, cum tot congiaria principum et in gens Capitolii uectigal singulis comisationibus exsorpsisset, aere alieno oppressus rationes suas tunc primum cactus inspexit: superfuturum sibi sestertium centiens computauit et uelut in ultima fame uicturus si in sestertio centien suixisset, ueneno uitam finiuit. 10. Quanta lux uria erat cui centiens sestertium egestas fuit! i nunc et puta pecuniae modum ad rem pertinere, non animi. Sestertium centiens aliquis extimuit et quod alii uoto petunt ueneno fugit. Illi uero tam prauae mentis homini ultima potio saluberrima fuit: tunc uenenae debat bibebatque cum inmensis epulis non delectaretur tantum sed gloriaretur, cum uitia sua ostentaret, cum ciuitatem in luxuriam suam conuerteret, cum iuuentutem ad imitationem sui sollicitaret etiam sine malis exemplis per se docilem. » LUCIUS MODERATUS COLUMELLA Le sue opere erano andate perdute, ma grazie a Poggio Bracciolini, il quale esplorò monasteri in Francia, Svizzera e Germania, furono riportati in Italia diversi suoi scritti. Anche un piccolo libro sugli alberi (De arboribus) è stato tramandato interamente. Columella si è avvalso di fonti a noi non pervenute, e delle quali è perciò un importante testimone: Cornelio Celso, lo scrittore punicoMagone il Cartaginese, Tremellio Scrofa e molte fonti greche. Suo zio Marco Columella, "un uomo astuto ed uno splendido fattore" (VII 2.30.), aveva condotto esperimenti vari a livello zoologico, tra cui anche incroci di specie, ed influenzò molto gli interessi del nipote. Columella possedeva fattorie in Italia, si riferisce in modo specifico ad alcune sue proprietà ad Ardea, Carseoli e Alba Longa, e parla più volte della propria esperienza pratica in agricoltura. Altri scrittori romani di agricoltura in periodo imperiale sono Rutilio Tauro Emiliano Palladio, Vegezio e Virgilio; nel periodo repubblicano oltre ai già citati Catone il Vecchio e Varrone, abbiamo Igino e Vitruvio, anche se dedicano meno importanza all'argomento. Un editto di Diocleziano ci informa sui prezzi del materiale agricolo nel tardo impero. Una collezione bizantina di venti libri, Geoponica, include molto materiale del periodo romano e di quello greco. CIBI ROMANORUM 3 DE GUSTIBUS 4 PORCELLUM OENOCOCTUM MAIALE IN SALSA DI VINO Porcellum praeduras, orna. Adice in caccabum oleum, liquamen, vinum, aquam; obliga fasciculum porri, coriandri; media coctura colora defruto. Adice in mortarium piper, ligusticum, careum, origanum, apii semen, laseris radicem. Frica, suffunde liquamen, ius de suo sibi; vino et passo tempera; obliga amulo, porcellum compositum in patina perfunde, piper asparge et infer. De re coquinaria,377 Prepara e lascia insaporire il maiale. Aggiungi in una pentola olio, garum, vino, acqua, aggiungi un manciata di porri, di coriandolo; colora a metà cottura con vino. Metti in un mortaio pepe, ligustro, cumino, origano, seme di sedano, radice di silfio. Trita e versa il garum, il grasso colato dal maiale stesso, aggiungi il vino e il passito; amalgama con farina, metti il porcello ben preparato in una padella, cospargi il pepe. ALITER IN GRUEM VEL ANATEM ELIXAM IN ALTRO MODO GRU O ANATRA LESSATA Piper, ligusticum, cuminum, coriandrum siccum, mentam, origanum, nucleos, caryotam, liquamen, oleum, mel, sinape et vinum. Pepe, ligustico, cumino, coriandolo secco, menta, origano, pinoli, caryota, liquame, olio, miele, senape, e vino. INTERPRETAZIONE Anatra lessata con pinoli e datteri: Taglia a porzioni l'anatra eliminando i cuscinetti di grasso e le ossa della schiena, del petto e del collo. Stendi in una brasiera larga e bassa. Polverizza 6 grani di pepe, altrettanto di ligustico, un pizzico di kummel (cumino), 1 cucchiaio di coriandolo, 1 cucchiaio di menta secca, 1 cucchiaio di origano, 25 g di pinoli, 2 grossi (o 4 piccoli) datteri e 1 cucchiaio di senape in grani. Riprendi con 3 cucchiai di salsa di soia, 3 cucchiaini di pasta d'acciughe (liquame), un cucchiaio d'olio, 1 cucchiaio colmo di miele, 1 bicchiere intero di Marsala secco, 1 cucchiaino d'aceto e 1 pizzico di sale. Mescola alla carne, aggiungi acqua quasi a filo. Cuoci a basso fuoco, mescolando di tanto in tanto, fino a che l'acqua è evaporata e la salsa è densa. Il Falerno: "La leggenda nel bicchiere" L'origine del Falerno è avvolto nella leggenda; il suo nome era associato strettamente al dio Bacco: il mito racconta infatti che sulle falde del monte Massico, , comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome Falerno chiedendogli ospitalità il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli tutto quanto aveva, latte, miele e frutta. Bacco, commosso dalla sua generosità, lo premiò trasformando quel latte in vino che Falerno bevve, addormentandosi subito dopo. Fu allora che Bacco, trasformò tutto il declivio del monte Massico in floridi e lussureggianti vigneti , dando inizio alla storia più bella che mai un vino abbia potuto raccontare. Fin qui il mito. Il Falerno per gli antichi romani non era un vino. Infatti, è il vino cantato ed esaltato indistintamente da tutti i poeti della classicità romana. I termini più usati per descrive Il Falerno, sono severum(cioè asciutto), ardens(focoso), fortis (forte). Era di colore giallo e migliorava con un lungo invecchiamento. Il Falerno di oggi non è quello di una volta: quel vigneto attraverso i secoli si è esaurito e i metodi di vinificazione e conservazione sono molto diversi. Sicuramente però è un vino buono come quello antico. DULCIS IN FUNDO 6 DULCIA DOMESTICA DOLCI DOMESTICI palmulas vel dactylos excepto semine, nuce vel nucleis vel pipere trito infercies. Sale foris contingis, frigis in melle cocto, et inferes. Farcisci con una noce o pinoli o pepe tritato, (frutti di) palma o datteri snocciolati. Tocca fuori col sale, friggi in miele cotto, e servi. INTERPRETAZIONE Datteri caramellati: Prepara una delle farce seguenti, descritte nel testo riportato sopra: 1) 1 gheriglio di noce, spezzato in 4, per dattero. 2) 6-8 pinoli interi per dattero. 3) 3 grani di pepe per dattero. Oppure: 4) Rompi grossolanamente grani di pepe nero, mescola con pinoli spezzati in 3 o con gherigli di noce divisi in otto, lega con miele; proporzioni per un dattero: 3 grani di pepe, 6 pinoli o mezza noce; di miele, il minimo per ungere la frutta secca e farla stare insieme. Snocciola piccoli datteri non troppo maturi, riempi con la farcia scelta e richiudi bene. Fai aderire alla superficie esterna qualche granello di sale non troppo fine e appena inumidito. Scalda in un padellino il miele(una cucchiaiata colma per una dozzina di piccoli datteri) fino alla seconda schiuma, caramella i datteri per pochi minuti, rivoltando senza romperli. Consuma subito, caldo o lascia raffreddare su una griglia.
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