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Lavandare di Pascoli, Appunti di Italiano

Analisi e commento della poesia di Pascoli, Lavandare.

Tipologia: Appunti

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Caricato il 18/06/2020

vittoria-giacobbe
vittoria-giacobbe 🇮🇹

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Scarica Lavandare di Pascoli e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LAVANDARE di PASCOLI Il componimento “Lavandare”, scritto tra il 1892 e il 1894, è inserito da Giovanni Pascoli nella terza edizione di Myricae (1894) intitolata “L’ultima passeggiata”. Testo della poesia 1. Nel campo mezzo grigio e mezzo nero 2. resta un aratro senza buoi, che pare 3. dimenticato, tra il vapor leggiero. 4. E cadenzato dalla gora viene 5. lo sciabordare delle lavandare 6. con tonfi spessi e lunghe cantilene. 7. Il vento soffia e nevica la frasca, 8. e tu non torni ancora al tuo paese! 9. Quando partisti, come son rimasta! 10. Come l’aratro in mezzo alla maggese. Parafrasi 1. Nel campo arato a metà (la parte grigia sono le zolle secche, non lavorate; quella nera le zolle rivoltate dall’aratro), 2. rimane un aratro senza buoi che sembra 3. sia stato dimenticato tra la lieve nebbia (impressione del vapore che vale dal terreno) 4. E dal canale giunge 5. lo sciabordare (onomatopea: Pascoli riproduce suggestivamente il rumore dei panni sbattuti delle lavandaie inserendo all’interno delle parole suoni che richiamano il suo significato) 6. con frequenti colpi e lunghe cantilene (lunghe cantilene – spessi-tonfi/lunghe-cantilene: chiasmo, sostantivo-aggettivo/aggettivo-sostantivo): 7. “Soffia il vento e cadono le foglie come fiocchi di neve 8. e tu ancora non torni al tuo paese. 9. Quando sei partito, come sono rimasta abbandonata 10. Come l’aratro in mezzo al campo non seminato”. (similitudine) Commento Nella poesia Lavandare troviamo alcuni dei temi principali della poetica pascoliana:  Tema della quotidianità, vita nei campi, paesaggio autunnale.  Tema poesia evocativa.  Fonosimbolismo e utilizzo delle figure retoriche (onomatopee, similitudini…).  Tema dell’abbandono. In Lavandare, i temi principali sono quelli dell’abbandono e della solitudine, rappresentati dall’immagine dell’aratro dimenticato in mezzo al campo deserto, che torna all’inizio e alla fine, conferendo alla poesia una struttura circolare. Già il titolo evoca un mondo quotidiano e semplice, quale è quello delle donne che lavano i panni al fiume; il lessico e la sintassi sono elementari e quotidiani, a differenza della struttura fonica, che è molto elaborata e ben studiata. Le pause marcate (dopo “buoi”, “dimenticato”, “spessi” e “partisti”), insieme all’enjambement dei versi 4-5, creano un ritmo spezzato, quasi a voler riprodurre le “lunghe cantilene” delle donne. Nella prima strofa prevalgono le sensazioni visive: vengono infatti descritti i colori (grigio, nero, il biancore del vapore) e descrive un aratro fermo e abbandonato in un campo arato solo a metà e avvolto dalla nebbia. Mentre nella seconda strofa prevalgono quelle uditive (i tonfi, lo sciabordare, le cantilene), la congiunzione coordinante “e” che apre la seconda strofa indica che le due scene descritte nelle prime due strofe sono accostate, ma nettamente distinte l’una dall’altra. Nella strofa finale viene fatto un paragone tra la donna protagonista del canto, quella abbandonata dal marito, e l’aratro lasciato dai contadini in mezzo al campo. Gli ultimi versi sono inoltre tratti da canti popolari marchigiani. La lirica descrive quindi le sensazioni del poeta che, mentre i campi sono avvolti dalla nebbia, sente in lontananza i suoni provenienti dal lavatoio e i lunghi canti delle lavandaie. E’ un canto triste, che racconta la storia di un amore tradito e della vana attesa della donna abbandonata e della sua solitudine. È presente una delle figure retoriche più usate da Pascoli: onomatopea con un fonosimbolismo (Evocazione simbolica, in una o più voci, di oggetti o significati.) con lo “sciabordare” emesso dalle lavandaie che smuovono l’acqua. Nella raccolta Myricae, Pascoli canta i motivi del mondo della natura, caricandoli di significati simbolici. Infatti, la sua poetica, detta “del fanciullino” (dal titolo di un saggio di poetica, da lui pubblicato nel 1897), consiste nel sapere trovare la poesia negli oggetti quotidiani, nella campagna e nella natura che ci circonda, osservandoli con lo stupore e la meraviglia di un bambino, che consentono di riscoprirne i lati segreti e la purezza originaria. Si tratta di componimenti generalmente brevi e lineari, che rappresentano quadretti di vita campestre che si caricano di significati misteriosi e spesso evocano l’idea della morte.
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