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Lavorare per bene. Buone pratiche nel servizio sociale, Sintesi del corso di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale

testo esame di Servizio sociale

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 18/01/2020

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Scarica Lavorare per bene. Buone pratiche nel servizio sociale e più Sintesi del corso in PDF di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale solo su Docsity! LAVORARE PER BENE L’obiettivo di questo volume consiste nel presentare esempi di buone prassi. L’approccio alle buone prassi è critico per due sensi 1) È una critica al profondo negativismo che investe la professione a causa del quale il buono del servizio sociale resta nascosto 2) È un approccio che fa riferimento alla sociologia critica e utilizza i suoi concetti per analizzare la pratica professionale ben fatta Il lavoro sociale si trova a operare in un clima di negatività in cui ben pochi si esprimono a suo favore. È un clima caratterizzato da una cultura del deficit in cui i social worker è facile bersaglio di critica anche da parte delle stesse organizzazioni professionali e di alcuni studiosi del settore. Sono stati elaborati contributi rilevanti sulle nozioni di riflessione critica e di pratica professionale riflessiva che fanno luce su come gli operatori pensano, parlano del lavoro sociale, attribuiscono ad esso un significato e lo costruiscono nella loro attività quotidiana. L’idea di lavoro sociale costruttivo di Parton e O’Byrne ha la duplice finalità proporre un modo per analizzare come gli operatori compiono il loro lavoro e un modo di svolgerlo positivamente. Rimane ancora una forte lacuna rispetto al concetto di buona prassi: c’è bisogno di un lavoro dedicato a teorizzare questa nozione. La tradizione del social worker critico o radicale ha prodotto conseguenze rispetto all’impatto del potere e delle strutture sociali sugli utenti. La nozione di pratica professionale antioppressiva e volta alla promozione dell’eguaglianza è diventata centrale nei programmi di formazione degli operatori. Mancano pubblicazioni che descrivano interventi reali ben fatti; è molto difficile reperire buone prassi di stampo critico-riflessivo. Il testo parte dall’idea che per i social worker sia tempo di eliminare la cultura del deficit e di focalizzarsi non su quello che non va ma utilizzare un approccio che delinei i punti di forza e le caratteristiche dei tanti interventi professionali ben fatti che vengono realizzare nella pratica professionale. L’intento è quello di creare una prospettiva in cui si impari dalle buone prassi come modello per sviluppare conoscenze e capacità pratiche. Una potenziale buona prassi dovrebbe essere analizzata dal punto di vista del singolo operatore, dell’utente, del dirigente oltrechè riferirsi alle indicazioni della teoria. Le buone prassi di stampo critico riflessivo si riferiscono a un lavoro sociale che sia -supportivo -terapeutico -che metta in discussione le strutture di potere -che sappia essere autorevole -che mostri di meritare l’attributo di buona prassi Caratteristiche del concetto buona prassi  Tratta casi reali  Il focus sui dettagli della pratica del lavoro sociale porta ed evidenziarne la profonda complessità. E sulla base di questa complessità che si evidenziano i limiti del lavoro sociale. Il principio secondo cui bisogna sempre evitare di essere irrispettosi, di fare danni è un dovere da seguire in tutti i casi. Le testimonianze reali raccolte suggeriscono che è opportuna una maggiore attenzione ai dilemmi etici: il social worker antioppressivo tende a ridurre i problemi della pratica professionale a una serie di scelte in cui sarebbero identificabili opzioni e modalità di intervento buone e cattive.  Non c’è un modo semplice per proteggere o promuovere il benessere di qualcuno senza causare un potenziale disagio a qualcun altro o senza far soffrire profondamente o senza limitare i diritti o la libertà. Le scelte in gioco non riguardano soltanto il come fare del bene ma anche come fare meno male possibile lavorando con competenza e sensibilità e facendo buon uso della propria autorità.  Gli esempi menzionati portano in luce ciò che gli autori credono fosse il meglio che si poteva ottenere in quel momento, con quelle persone in quelle circostanze  Al centro dell’approccio incentrato sulle buone prassi c’è la voce del professionista assieme a quella dell’utente e degli altri interessati che contribuiscono all intervento e lo co costruiscono: gli interventi vengono costruiti tramite processi negoziali. La necessità di questa prospettiva è legata alle evidenze empiriche sempre più numerose. Gli interventi dovrebbero basarsi meno sulle opinioni e più su dati scientificamente verificati rispetto a ciò che funziona Realizzare una buona prassi di impronta critico riflessiva comporta un efficace intreccio di diverse dimensioni della professione -amministrativa -etica -emotiva -comunicativa -spirituale Le buone prassi di lavoro sociale possono costruire profondi cambiamenti nella vita delle persone fragili. Buone prassi: non esiste una definizione immutabile ma va contestualizzata nel tempo e nello spazio. La buona prassi è una costruzione sociale e questo significa che le buone prassi di un certo tempo e di un certo contesto vanno messe in discussione. Lo scenario attuale vede uno sviluppo significativo del filone della pratica basata sulle evidenze empiriche: il fatto che certe prassi vadano bene devono essere dimostrate scientificamente attraverso i gruppi di controllo. L’utilizzo di un approccio scientifico nel lavoro sociale ha diversi limiti 1. È esclusa la voce degli utenti 2. La nozione di evidenza implica un pdv molto limitato rispetto alla pratica e alla sua dimensione processuale Una buona prassi non è soltanto buone perché alla fine funziona ma è buona in rapporto all’azione sociale che si sviluppa. In casi in cui gli operatori raggiungano risultati confusi non significa che non abbiano utilizzato competenza e agito nel rispetto dei valori di base del servizio sociale. L’obiettivo fondamentale è identificare un lavoro fatto bene in modo da riconoscerlo apprezzarlo apprenderlo e attuarlo ancora meglio. Con un effetto cumulativo, l’approccio alle buone prassi potrebbe persino portare alla trasformazione dell’immagine comune che ha la gene rispetto al sistema dei servizi alla persona. Conclusioni Il lavoro sociale si crea tramite interazioni tra operatori, utenti, dirigenti del servizio, le norme di legge, le regole e procedure organizzative.
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