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Le alternative all'assolutismo - l'Inghilterra, Dispense di Storia

Dispensa riguardante l'Inghilterra, ovvero l'alternativa all'assolutismo francese.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 15/03/2021

Daniele-Trutti
Daniele-Trutti 🇮🇹

4

(3)

23 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Le alternative all'assolutismo - l'Inghilterra e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! Nel XVII la società inglese aveva vissuta una rivoluzione innescata dal tentativo di Carlo I di imporre una linea assolutista. Dopo la parentesi repubblicana e la dittatura di Cromwell, il Parlamento aveva ripristinato la monarchia. La Corona era stata offerta a Carlo II a patto che sottoscrivesse alcune condizioni esposte nella “dichiarazione di Breda” -> concessione di un’amnistia generale agli oppositori della monarchia, la tutela della libertà religiosa, la rinuncia ad un esercito permanente, il divieto di imporre nuove tasse senza il consenso del Parlamento. Si trattava quindi di una monarchia limitata nel suo esercizio. Carlo II assunse la Corona nel 1661 e poco dopo il suo insediamento, contravvenendo agli impegni di Breda cominciò a perseguitare gruppi ostili alla restaurata Chiesa anglicana come i puritani e nel 1662 promulgò l’Atto di uniformità in cui vennero penalizzate le minoranze religiose. Sul fronte della politica estera si mostrò attento a tutelare gli interessi dei mercanti, dei banchieri e degli imprenditori confermando l’indirizzo protezionistico già seguito da Cromwell con la sottoscrizione del Navigation Act. Queste nuove iniziative protezionistiche portarono a nuovi conflitti con le Province Unite che contribuirono a provocare un clima di insoddisfazione nel paese. Il consenso per il sovrano si incrinò definitivamente nei primi anni Settanta: all’impegno dalle alterne fortune nelle guerre contro le Province Unite si aggiunse l’avvicinamento alla Francia che portò ad una politica interna di favore verso i cattolici (Carlo II si convertì al cattolicesimo). Nel 1672 emanò una Dichiarazione di indulgenza, che concedeva libertà di culto ai cattolici. Il Parlamento obbligò il re ad abolire la Dichiarazione e a sottoscrivere il Test Act (1673) che escludeva i non anglicani da molti incarichi pubblici. Nel 1679 il sovrano fu indotto a firmare l’Habeas Corpus Act che impediva ogni arresto arbitrario da parte del re, tutelando la libertà individuale contro l’abuso del potere regio. Carlo II non aveva eredi legittimi, alla sua morte la Corona sarebbe dovuta passare al fratello Giacomo che nel 1670 si era convertito al cattolicesimo. Nel 1679 una parte di deputati provò, senza successo, a far approvare un decreto di “esclusione” che avrebbe impedito al duca cattolico di salire al potere. In relazione alla questione di successione, nel Parlamento si erano formati due schieramenti, quello dei tories (conservatori) che erano favorevoli alla linea di successione diretta e quello dei whigs (liberali) che erano contrari all’ascesa di un sovrano cattolico. Tories -> sostenevano il ruolo centrale della Corona e il primato della Chiesa anglicana. Whigs -> sostenevano la supremazia del Parlamento e la tolleranza religiosa. Nel 1685, alla morte di Carlo II, i tories riuscirono a ratificare l’ascesa al trono di Giacomo II che però nel 1687 tentò di sospendere le leggi contrarie ai cattolici e l’Habeas Corpus. Allora i due partiti politici fecero fronte comune a difesa delle prerogative parlamentari. La Corona venne quindi offerta a Guglielmo III d’Orange, calvinista, statolder delle Province Unite e marito di Maria Stuart, figlia di Giacomo II. Nel 1689 il Parlamento proclamò re Guglielmo II e regina Maria Stuart, questo passaggio istituzionale prese il nome di “Gloriosa rivoluzione”. Prima dell’incoronazione i nuovi sovrani dovettero sottoscrivere il “Bill of Rights” (1689), un documento che limitava le prerogative regie e ratificava il potere di controllo del Parlamento sulla monarchia: Vietava al sovrano di sospendere le leggi vigenti o la loro applicazione senza il consenso del Parlamento, gli impediva di imporre arbitrariamente tasse e di reclutare un esercito permanente in tempo di pace e introduceva una limitata tolleranza religiosa per tutti i protestanti, ma non per i cattolici. Questa Dichiarazione inaugurò una monarchia parlamentare, ossia controllata e limitata dal Parlamento. Dopo la morte di Guglielmo III e Maria Stuart, dato che non avevano avuto figli, il Parlamento, per evitare che salisse al potere un sovrano cattolico, approvò nel 1701 l’Act of Settlement, finalizzato a garantire una linea di successione protestante -> escludeva la possibilità che salissero al trono sovrani cattolici. Questa scelta assume due significati: -Veniva ribadito il ruolo fondamentale del Parlamento nella scelta della successione al trono. -L’assegnazione della Corona ad una dinastia non inglese e di minor prestigio faceva supporre che sarebbe stata più facilmente controllabile dal Parlamento. Inoltre, l’Act of Settlement stabiliva che il sovrano poteva essere processato (impeachment) nel caso avesse commesso dei crimini durante il suo governo. Nel 1715 una disposizione sostenne che le elezioni per la Camera dei Comuni si sarebbero dovute tenere ogni 7 anni e che il re non avrebbe potuto scioglierla. Temi cruciali del dibattito culturale: il potere dello Stato, la libertà e la tolleranza. Thomas Hobbes, scosso dai rivolgimenti in atto nel suo paese e dai suoi risvolti tragici, fu un assertore dell’assolutismo regio visto come l’unico strumento contro l’inevitabile disordine a cui la società sarebbe andata incontro senza la guida di un potere forte. A fondamento di questa riflessione si poneva una concezione realistica e negativa dell’uomo, mosso ad agire in vista del proprio interesse personale a scapito di quello degli altri. Secondo il filosofo, lo “stato di natura”, cioè l’ipotetica condizione originaria anteriore alla formazione della società civile e dello Stato, era caratterizzato da una profonda conflittualità. Per ottenere la pace gli uomini dovevano stipulare un patto, rinunciando ai propri diritti illimitati e sottomettendosi ad un unico uomo a cui venivano dati poteri illimitati in cambio della sicurezza personale e della stabilità. Lo Stato aveva quindi un’origine contrattuale al fine di assicurare la sopravvivenza propria e dei propri simili. John Locke, considerato il teorico del liberalismo, uno dei principali difensori delle libertà dei cittadini e della tolleranza religiosa. Anche secondo lui lo Stato aveva un’origine contrattualistica e aveva lo scopo di evitare il caos e l’anarchia; il sovrano era investito del potere non da Dio ma dai cittadini. Nello “stato di natura”, secondo lui, gli uomini non si trovavano in una situazione di sopraffazione reciproca poiché in possesso della ragione che implicava il rispetto di alcuni diritti fondamentali “naturali” -> diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Gli uomini decisero di stipulare un patto sociale, scegliendo di affidare il comando ad un’autorità superiore proprio affinché diventasse garante dei diritti di cui godevano nello stato di natura. Di conseguenza lo Stato aveva una funzione limitata e circoscritta, il sovrano stesso risultava subordinato alla legge e al diritto, tanto che era facoltà dei cittadini destituirlo nel caso non ottemperasse ai suoi doveri. Il filosofo fu uno dei principali sostenitori della libertà di coscienza, sosteneva che la Chiesa e lo Stato dovessero essere distinti per quanto riguardava le finalità, le funzioni e le competenze. Per Locke non doveva esistere una religione di Stato, protetta e favorita sulle altre, dalla tolleranza erano esclusi solo gli atei che, negando Dio, non risultavano affidabili, e i cattolici che si riconoscevano in un’autorità “straniera”, il Papa, al di sopra di quella del sovrano inglese. Baruch Spinoza intervenne nel dibattito sulla tolleranza religiosa con il Trattato teologico-politico (1670) in cui sottolineava la necessità che lo Stato fosse il supremo garante non dell’una o dell’altra confessione religiosa, bensì di una universale tolleranza. La libertà religiosa auspicata da Spinoza derivava da un’idea di religione ricondotta a un nucleo etico fondamentale: l’amore per il prossimo. La religione doveva essere distinta dalla ragione e affrancata da tutte le false credenze, elaborate dalle istituzioni religiose al fine di tenere i fedeli sotto il proprio controllo, e unica causa delle ostilità e delle contrapposizioni tra i credenti.
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