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Le canzoni dell'anno sessantotto, Guide, Progetti e Ricerche di Storia

Le canzoni più famose del sessantotto.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2017/2018

Caricato il 26/06/2018

CARMELA51
CARMELA51 🇮🇹

4

(1)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Le canzoni dell'anno sessantotto e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia solo su Docsity! IMAGINE – JOHN LENNON Interpretare il capolavoro del maestro John Lennon non è molto difficile. Coglierne il senso più profondo forse lo è un poco di più. Cominciamo col dire che il testo, come la musica, di questo lavoro sono di una semplicità estrema. Non che il cantante inglese non avesse gli strumenti letterari o musicali per creare un genere più complesso, ma, a volte, il genio sta proprio qua: passare uno messaggio forte e complesso utilizzando metodi semplici e alla portata di tutti. Riporto qui le prime 4 righe del testo: Imagine there's no heaven It's easy if you try No hell below us Above us only sky che si potrebbero tradurre come: immagina che non ci sia il paradiso è facile se ci provi nessun inferno sotto di noi solo cielo sopra di noi Sono tre i messaggi di questo brano, e già da qui ne emerge il primo. L'invito a pensare ad un mondo senza divisioni, tra paradiso e inferno, ricchi e poveri, tra religioni. Si, perchè le divisioni sono sempre alla base di odio, violenza e razzismo. Pensiamoci bene, nello scorso secolo si è ucciso per la politica, per la fede religiosa, per la ricchezza e, per quanto possa sembrare assurdo, anche per appartenenza calcistica. In altre parole, l'ex Beatles arriva ad immaginare un mondo senza religioni non perchè la religione sia di per se stesso un male, ma perché la religione è già motivo di divisione. Il secondo messaggio lo si evince molto bene dalla frase: "imagina che ci sia solo cielo sopra di noi". Sembra un paradosso, visto che di fatto sopra di noi c'è solo il cielo (magari con i relativi astri). La forza della frase sta proprio qui: tutte queste cose, paradiso e inferno, Gesù e Maometto, Inter e Milan, non esistono. Ce le siamo inventate noi. Immaginate che bello il mondo se rinunciassimo a tutte queste invenzioni e imparassimo a goderne della sua semplicità. Per ultimo la speranza: You may say I'm a dreamer But I'm not the only one I hope someday you'll join us And the world will be as one che significa letteralmente: puoi pensare che io sia un sognatore ma non sono il solo io spero che un giorno tu ti unirai a noi e che il mondo diventi un tutt'uno Non pensate alla prima cosa che vi viene in mente. Non è lo slogan di un partito che ti invita a credere in un ideale a cui appartengono già molte persone... C'è una sfumatura! Ci dice semplicemente: credi in queste cose, anche se sembrano ingenuità! Non aver paura di essere solo, perché, anche se non lo vedi, altri la pensano come te... Ma attenzione, ripeto, non è un: "siamo in tantissimi..." e un "continua a sognare e non pensare di essere solo. La solitudine è solo un fatto mentale.". (Significatotestocanzone.blogpost.com) WE SHALL OVERCOME Noi trionferemo, noi trionferemo, noi trionferemo un giorno. Oh, in fondo al cuore ci credo, noi trionferemo un giorno. Noi vivremo in pace, noi vivremo in pace, noi vivremo in pace un giorno. Oh, in fondo al cuore ci credo, noi trionferemo un giorno. Noi cammineremo mano nella mano, noi cammineremo mano nella mano, noi cammineremo mano nella mano un giorno. Oh, in fondo al cuore ci credo, noi trionferemo un giorno. Neri e bianchi insieme, neri e bianchi insieme, neri e bianchi insieme un giorno. Oh, in fondo al cuore ci credo, noi trionferemo un giorno. We shall overcome someday, noi trionferemo un giorno. Il 28 Agosto 1963, Joan Baez canta davanti a un milione di persone sul piccolo podio davanti al Lincoln memorial. La marcia su Washington D.C., con il discorso sul “sogno” di Martin Luther King: è l’inizio di una nuova stagione democratica, l’inizio di un lungo cammino verso l’uguaglianza. Quel giorno a Washington i neri si sentirono meno soli. E proprio quel movimento per i diritti civili del reverendo King fu il motore della protesta sociale, la partenza di una grande stagione di lotta per i diritti civili e sociali ,fu l’inizio del sogno del cambiamento democratico. Quel cambiamento che fu interrotto, pochi mesi dopo quella marcia pacifica nella capitale degli Stati Uniti, dall’assassinio del Presidente Kennedy a Dallas, Texas. We shall overcome è l’inno di quel movimento guidato da Martin Luther King, ma ben presto diventa l’inno di ogni protesta. Dovunque ci sono persone che lottano per i propri diritti si canta We Shall Overcome. È stato l’inno della rivoluzione di velluto a Praga, l’inno degli studenti spagnoli contro la dittatura franchista. In ogni marcia, in ogni manifestazione c’era We Shall Overcome. Si tratta di un gospel nero scritto nei primi anni del ’900, scoperto più tardi da Pete Seeger, il padre della musica popolare americana. Viene inciso per la prima volta da Joan Baez nel 1963 e cantato in tutto il mondo. In ogni marcia del movimento di King, alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, al concerto di Woodstck nel ’69, per i dissidenti iraniani contro il regime di Ahmadinejad. Fino alla Casa Bianca, nel 2009, con la Baez che canta We Shall Overcome davanti al Presidente Barack Obama e al vicepresidente Joe Biden. Un filo rosso lega questa canzone e tutte le proteste del mondo, tutti i sogni di cambiamento, da quella marcia su Washington in poi, dal sogno di Martin Luther King fino ad oggi. (iltempodelleciliege.wordpress.com) LA GUERRA DI PIERO DI FABRIZIO DE ANDRE' Dormi sepolto in un campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi. «Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati, Non più i cadaveri dei soldati Portati in braccio dalla corrente». X, XI, XII, XIV) ma con eccezioni: a rima incrociata è la strofa II; alla strofa IV (vv. 1-2) vi è una rima imperfetta, alla strofa VIII (vv. 3-4) vi è un'assonanza atona, e alla strofa XIII (vv. 1-2) un'assonanza tonica. (giuseppecirigliano.it) Proposta (Mettete dei fiori nei vostri cannoni) I Giganti Mettete dei fiori nei nostri cannoni era scritto in un cartello sulla schiena di ragazzi che senza conoscersi, di città diverse, socialmente differenti in giro per le strade della loro città cantavano la loro proposta, ora pare ci sarà un'inchiesta Tu come ti chiami? Sei molto giovane Me ciami Brambilla e fu l'uperari lavori la ghisa per pochi denari e non ho in tasca mai la lira per poter fare un ballo con lei mi piace il lavoro, ma non son contento non è per i soldi che io mi lamento, ma questa gioventù c'avrei giurato che mi avrebbe dato di più. Mettete dei fiori nei vostri cannoni perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace, di pace, di pace. Anche tu sei molto giovane, quanti anni hai? E di che cosa non sei soddisfatto? Ho quasi vent'anni e vendo giornali girando quartieri fra povera gente che vive come me, che sogna come me sono un pittore che non vende quadri dipingo soltanto l'amore che vedo e alla società non chiedo che la mia libertà. Mettete dei fiori nei vostri cannoni perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace, di pace, di pace E tu chi sei? Non mi pare che abbia di che lamentarti... La mia famiglia è di gente bene con mamma non parlo, col vecchio nemmeno lui mette le mie camicie poi critica se vesto così guadagno la vita lontano da casa perché ho rinunciato ad un posto tranquillo ora mi dite che ho degli impegni che gli altri han preso per me Mettete dei fiori nei vostri cannoni perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali che formano gli accordi per una ballata di pace, di pace, di pace (Lyrics powered by musixmatch.com) C'ERA UN RAGAZZO... di Gianni Morandi. C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones girava il mondo veniva da gli Stati Uniti d'America. Non era bello ma accanto a sé aveva mille donne se cantava Help, Ticket to Ride, o Lady Jane, o Yesterday, cantava viva la Libertà ma ricevette una lettera. La sua chitarra mi regalò fu richiamato in America Stop ! Coi Rolling Stones ! Stop ! Coi Beatles stop ! 0 0 9 3M'han detto va nel Viet-nam 0 0 9 4E spara ai Viet-cong 0 0 8 50 0 8 50 0 8 50 0 8 5tatatatatatatatata C'era un ragazzo Che come me amava i Beatles e i Rolling Stones Girava il mondo e poi finì a far la guerra nel Viet-Nam Capelli lunghi non porta giù non suona la chitarra ma uno strumento che sempre dà 0 0 9 3 0 0 9 4la stessa nota ta.ra.ta.ta Non ha più amici, non ha più fans, vede la gente cadere giù, nel suo paese non tornerà, adesso è morto nel Viet-Nam. Stop ! Coi Rolling Stones ! Stop ! Coi Beatles, stop ! Nel petto un cuore più non ha. ma due medaglie o tre tatatatatatatatatatata "C'era un Ragazzo" è un brano storico di Gianni Morandi pubblicato nel 1966. In quegli anni era in corso la guerra del Vietnam, che infatti si combatté tra il 1960 e il 1975. Questo terribile conflitto era ostacolato dalla maggior parte del popolo americano che non era d'accordo sul fatto di andare a combattere in quella terra lontana. Nella canzone infatti si fa (nonostante i tentativi di censura) esplicito riferimento proprio ai tanti giovani soldati americani che morivano in guerra. L'intenzione di Morandi fu portata a termine con il contributo di Mauro Lusini e Franco Migliacci che scrissero sia il testo che la melodia Questa canzone segnò un piccolo cambiamento nella carriera di Morandi, essendo il primo brano impegnato del suo repertorio. Riportiamo di seguito il testo di un'intervista rilasciata da G. Morandi: «Eravamo in piena guerra del Vietnam e Franco Migliacci la scrisse così come gli venne, non cambiò, credo,
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