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Le città del mondo - De Matteis, Lanza, Sintesi del corso di Geografia

riassunto del libro Le città del mondo

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 05/12/2023

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4.3

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Scarica Le città del mondo - De Matteis, Lanza e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! Cap 1 La geografia urbana:  è lo studio geografico delle città in quanto agglomerati fisici di edifici, di popolazione e di attività, delle relazioni che esse hanno con il luogo/sito in cui sorgono e con altri luoghi vicini o lontani.  è una branca della geografia umana che studia il fenomeno città nelle sue differenti forme. diversi sono gli approcci possibili: interesse prevalentemente morfologico (la forma fisica della città e il rapporto con l’ambiente naturale), storico o focalizzato sulla funzione/il ruolo che la città svolge in campo economico/politico/sociale/culturale. Tutte le città hanno in comune questo soltanto: che ciascuna è sempre un insediamento circoscritto, non una o più abitazioni isolate ma una borgata” (Max Weber). Descrivendo la città, la geografia urbana chiama in causa una quantità di fatti culturali, sociali, economici, politici, che vanno ben oltre la semplice realtà fisica dell’agglomerazione di edifici e di abitanti. Certe città infatti sono segnate dal loro rapporto con le acque o con il clima, altre con la religione, altre ancora con il potere, con la ricchezza e la povertà ecc. i caratteri fisici, culturali, sociali, economici ed estetici delle città sono il risultato di una stratificazione storica, durante la quale ogni epoca ha lasciato i suoi depositi. La nascita della città risale a 10mila anni fa nel Vicino/Medio Oriente: nascono i primi insediamenti stabili, di dimensioni assai maggiori di quelle di un semplice villaggio, che ospitano diverse attività (non solo agricole ma anche amministrative, militari, religiose). Le prime città occupano una posizione nodale nel sistema delle grandi vie di comunicazione terrestri/marittime oppure occupano una posizione centrale nelle regioni amministrative dei grandi imperi dell’antichità. Di regola sorgono intorno a un territorio fertile, capace di produrre un sovrappiù di derrate alimentari da destinare a una popolazione urbana non dedita all’agricoltura ma ad altre attività (commercianti/amministratori/militari etc). Oppure sorgono nelle vicinanze di giacimenti minerari. Spesso luogo privilegiato sono anche le alture, per la difesa del territorio. Diverse tipologie di città a seconda di:  caratteristiche naturali: il sito/luogo su cui sorge la città, che può essere pianeggiante, costiero, fluviale, lacustre, lagunare etc. La posizione e la natura del sito (caratteristiche) influenzano lo sviluppo e le funzioni della città.  funzione - In molti casi, soprattutto per le città più grandi, funzioni diverse si sovrappongono. Per questo il sociologo americano Louis Wirth (1938) a proposito della definizione del concetto di città, individua tre fattori > dimensioni/size – densità/density – varietà/heterogeneity (varietà di funzioni e attività svolte, di composizione sociale, etnica, culturale). LA CITTA’ DEL COMMERCIO La funzione originaria e principale di tutte le più antiche città è quella commerciale. Scambio commerciale e attività economica/finanziaria continuano ad esercitare un importante ruolo, determinando lo sviluppo della città, la sua evoluzione, i flussi di persone. Nell’antichità lo spazio pubblico destinato al mercato costituiva, insieme agli edifici religiosi, civili e commerciali che di solito lo contornano, l’elemento centrale e strutturale dell’intero agglomerato urbano. La piazza era il centro della vita collettiva della città e in molti casi lo è tuttora. Agorà nella città greca - Souk nella città islamica - Bazar nella città persiana - Forum nella città romana La città islamica L’Islam nasce nel VII sec dC nella penisola arabica in seguito alla predicazione di Maometto, i cui seguaci (califfi) unificarono sotto il segno dell’islam una vasta area che andava dalla penisola arabica a ovest fino a Marocco/Spagna, a est fino a Persia/Iran. Nelle aree desertiche l’islam organizzò i territori intorno a una vasta rete di città collegate tra loro da strade carovaniere. La società islamica prevedeva la coesistenza di popolazioni nomadi (beduini, dediti ad allevamento e trasporto merci), rurali (nelle oasi, dedite all’agricoltura), e urbane (dedite a commercio, amministrazione civile, militare, religiosa). Componenti principali della città islamica, con spazio interno cinto da mura: 1) la grande moschea con minareti più edifici annessi. Non ci sono spazi aperti come le piazze delle città occidentali, ma grandi cortili interni alle moschee. La moschea non è solo luogo di culto ma anche di socializzazione/incontri d’affari. Lo stesso vale per l’hammam o bagno pubblico. 2) mercato coperto o souk – strade strette e labirintiche coperte – luogo di scambi commerciali e incontri 3) caravanserraglio: sorgevano presso le mura, luoghi di sosta per le carovane di beduini e per gli animali 4) giardini 5) palazzo del potere Ben separate dai luoghi della vita pubblica sono le abitazioni private, che secondo i dettami del Corano non devono esibire lusso e suscitare invidie Oggi nei paesi islamici più ricchi (Emirati) ai mercati coperti si sono aggiunti i grandi centri commerciali. In molti casi i centri storici (medine) con i loro edifici di culto e i mercati coperti si sono trasformati in attrazioni turistiche. In Occidente dopo il crollo dell’impero romano e nell’alto medioevo: le città persero la loro importanza commerciale e subirono un forte spopolamento. Solo dopo l’anno 1000 ci fu la rinascita delle città, con due tipologie differenti: - pochi grandi centri di commercio continentale come Bruges o Colonia. Eredi di questi grandi centri sono le grandi città europee (Milano, Francoforte, Amburgo, Amsterdam) dove hanno sede banche/multinazionali e dove si tengono grandi fiere internazionali. - numerose piccole città-mercato con l’affermazione degli stati nazionali > città di confine, capaci di offrire merci non reperibili o più costose al di là della frontiera. Ciò le trasforma in grandi centri commerciali, che ospitano negozi e centri commerciali in quantità decisamente superiore al necessario per soddisfare le esigenze dei suoi abitanti. Questo vale soprattutto per città che si trovano al confine tra paesi con grande divario di ricchezza (Usa-Mex) o città che godono di particolari vantaggi dovuti all’assenza di tassazione (Singapore). Fin dall’antichità città commerciali per eccellenza erano le città portuali, che costituiscono i nodi di reti commerciali più o meno estese. All’epoca dei greci/fenici tale rete corrispondeva allo spazio del Mediterraneo, al tempo dell’impero romano comprendeva anche l’Africa settentrionale e il Vicino Oriente. La rete dei commerci andò poi ad assumere dimensioni globali dopo la scoperta dell’America. Città portuali del Mediterraneo hanno avuto per secoli una crescita economica e demografica grazie ai commerci con l’oriente e l’estremo oriente > in alcuni casi indipendenza politica (repubbliche marinare). Nell’età moderna, con la scoperta dell’America e l’apertura delle rotte atlantiche, i grandi flussi del commercio marittimo si spostarono dal Mediterraneo verso i porti dell’Atlantico, prima spagnoli/portoghesi, poi olandesi (Amsterdam), francesi (Le Havre) e inglesi (Londra, Liverpool), senza dimenticare i grandi porti fluviali come Francoforte e Basilea. In parallelo si andavano sviluppando i porti dei paesi coloniali in America del Nord, America Latina, Africa e Asia. all’acquisto di beni di prima necessità in spacci gestiti dall’azienda stessa. Un esempio italiano: la città- fabbrica di Rosignano (Livorno), dove ai primi del 900 Solvay ha costruito un intero quartiere per i dipendenti del proprio stabilimento. Molti esempi di città-fabbrica di fine 800/inizio 900 sono legate all’industria automobilistica (Detroit, Toyota, Stoccarda). In Italia Torino, prima della recente diversificazione economica (sviluppo di vari settori di produzione, non solo secondario ma anche terziario) è stato un caso tipico di città-fabbrica. Negli anni 50/60 gli occupati nell’industria automobilistica erano circa il 60% della popolazione attiva della città. Con l’automazione dei processi produttivi, la deindustrializzazione e la delocalizzazione verso paesi in via di sviluppo (manodopera a basso costo) che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del 900, le città industriali europee/americane come Pittsburgh, Torino, città della Ruhr etc, hanno dovuto affrontare una grave crisi economica e demografica. Il ridimensionamento delle attività industriali ha lasciato in eredità enormi spazi dismessi, che nelle città più dinamiche e intraprendenti sono stati riutilizzati per nuove attività economiche (in particolare commercio e servizi). Alcuni esempi sono l’area Lingotto a Torino e l’area di Sesto San Giovanni/Milano Bicocca. Detroit: situata nella regione dei grandi laghi. Nel 1896 Henry Ford vi fondò la prima industria automobilistica che presto divenne la principale della città. A inizio 900 con la nascita di General Motors e Chrysler la produzione crebbe enormemente e le fabbriche arrivarono a coprire gran parte dello spazio urbano, al punto che Detroit fu definita capitale mondiale dell’automobile. Ciò provocò una crescita demografica. Dagli anni 60 si ebbero i primi segnali di crisi: i lavoratori più ricchi abbandonavano la città per trasferirsi nei centri circostanti, dove sorgevano sempre più servizi commerciali e uffici. Nella vecchia Detroit rimaneva la popolazione più povera, minacciata dalla disoccupazione provocata dal calo dell’attività industriale. All’inizio del XXI sec la popolazione era calata del 50% rispetto a 50 anni prima, disoccupazione e povertà continuavano a crescere. Con la chiusura delle industrie, interi quartieri semideserti versavano in uno stato di abbandono (la città conservò però un ruolo di primo piano nello sport, avendo squadre che militano ai massimi livelli in varie discipline: basket, football americano, hockey, baseball). Negli ultimi anni c’è stata una ripresa del settore automobilistico, e l’amministrazione è intervenuta per frenare il decadimento urbano, per la demolizione degli edifici in rovina e il recupero di terreno da destinare a spazi pubblici, giardini e orti. CITTÀ DELLA CONOSCENZA E DELLA CULTURA Esempi nell’antichità: Atene (sede dell’Accademia Platonica), Alessandria (Biblioteca), i Monasteri e le cattedrali del Medioevo Oggi le città universitarie e le Tecnopoli (Silicon Valley): centri di elaborazione e diffusione della cultura e anche generatrici di ricerca applicata e di industrie innovative Città della cultura sono le città d’arte (l’Italia è il paese che offre esempi più numerosi): il turismo tende ad essere l’attività dominante, con conseguenze positive per l’economia locale ma spesso negative per la vita urbana e per la conservazione dei patrimoni storici. Crescono i costi degli immobili e della vita in genere, per cui i normali abitanti finiscono per trasferirsi nei dintorni, mentre l’afflusso massiccio di visitatori arriva a minacciare la conservazione dei monumenti e delle opere d’arte (Venezia). Città del turismo Il turismo è definito come l’attività di chi si sposta dalla sua abituale residenza verso un’altra località per almeno una notte e per non più di un anno, per soddisfare esigenze di divertimento, cultura, svago, evasione dalla quotidianità, salute (turismo termale già praticato dagli antichi romani). Nel secolo scorso il turismo balneare e montano con gli sport associati hanno trasformato molti piccoli centri in vere e proprie città delle vacanze di dimensioni sempre crescenti: tra gli esempi più noti località balneari come Rimini, Viareggio, Cannes, Sharm in Egitto. La loro attrattiva non è rappresentata tanto dal mare, quanto dall’intrattenimento offerto (shopping, spettacoli, concerti, locali). Caratteristica delle città balneari è la loro estensione sul fronte costiero, su cui si affacciano le strutture ricettive e i locali. Alle spalle di queste vie centrali si sviluppano zone residenziali più o meno estese che spesso sono costituite in gran parte da seconde case, che restano vuote per gran parte dell’anno. Le città del turismo montano sono molto meno numerose e hanno dimensioni ridotte, e loro crescita è legata al paesaggio e alla pratica di sport invernali. Cap 2 Urbanizzazione > crescita della popolazione urbana. È il risultato del movimento migratorio dalle campagne verso la città (inurbamento), che si è manifestato con caratteristiche diverse nel tempo (pre e post industrializzazione) e nello spazio, e che colpisce diversamente i paesi ricchi e quelli poveri. Ha accompagnato la storia dell’umanità a partire dal neolitico. Fino al 1850: in tutti i paesi del mondo prevaleva la popolazione rurale, sparsa in insediamenti minori distribuiti su ampi territori, e le grandi città erano un'eccezione. Questo valeva sia per i grandi imperi dell’antichità (Roma, Babilonia, Costantinopoli) sia per le città commerciali del medioevo (Firenze, Genova, Venezia, Bruges, Colonia) sia per le capitali degli stati moderni (Londra, Parigi). Dal 1850 a oggi: negli ultimi due sec si è registrato un rapido aumento della popolazione grazie allo sviluppo dell'industria. È andato intensificandosi il fenomeno dell'inurbamento (migrazione della popolazione dalle campagne verso le città, dove si concentra la maggior parte dei posti di lavoro). Questo fenomeno, prima limitato ai paesi economicamente avanzati, oggi riguarda anche quelli del sud del mondo. Nel 2009 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale. Fino alla metà del secolo scorso l’urbanizzazione, cioè la crescita della popolazione che vive in città, aveva caratterizzato per lo più i paesi del Nord del mondo, mentre in quelli del Sud la popolazione era ancora prevalentemente rurale. Oggi invece nei paesi di antica industrializzazione (Europa e Nordamerica) l’urbanizzazione rallenta, mentre è in forte crescita nei paesi del sud del mondo (paesi in cui l’industrializzazione è un fenomeno recente o ancora in corso). Allo stato attuale la popolazione rurale rimane stazionaria nei paesi più sviluppati e continua a diminuire in quelli meno sviluppati. Cosa spinge la popolazione del sud del mondo a trasferirsi in città? - In un’economia moderna i redditi da lavoro agricolo crescono molto meno rapidamente di quello delle altre attività tipiche delle città. Questo significa che la popolazione delle campagne è costretta a dividersi risorse sempre più scarse. Il sovraffollamento delle campagne in molte regioni dei paesi meno sviluppati è la causa principale della fuga verso la città. Questo esodo è accelerato dal passaggio da un'agricoltura di sussistenza praticata su terreni di piccoli proprietari ad un'agricoltura industrializzata gestita da grandi imprese, che richiede sempre meno manodopera. Questo aumenta la disoccupazione dei contadini che senza terra e senza lavoro sono costretti a emigrare. - La città si presenta agli abitanti delle campagne come la sede della modernità e del progresso. Le città offrono maggiori opportunità di formazione e ascesa sociale, livelli più elevati di servizi e di consumi, maggiori comodità e divertimenti, una vita sociale più intensa e un minor controllo sociale della comunità sugli individui. - Nei paesi più sviluppati dove l'industrializzazione è ormai un fatto compiuto da secoli i modi di vita e i servizi della città sono ormai diffusi anche nelle campagne quindi l’inurbamento di massa è un fenomeno compiuto, che al contrario è ancora in corso nei paesi in via di sviluppo. Pro e contro dell’urbanizzazione Pro Maggiore libertà e meno costrizioni sociali rispetto a piccoli centri/campagna Lo stato di salute di chi vive in città è migliore perché si hanno a disposizione più servizi e strutture sanitarie Le città sono i motori dello sviluppo economico di un paese Contro La città corrompe i costumi e favorisce il dilagare di immoralità e comportamenti devianti. L’ambiente urbano è inquinato e insalubre Sono fonti di conflittualità sociale e disordini Sono costose La crescita della popolazione mondiale e la transizione demografica Prima dell'industrializzazione il ritmo di crescita della popolazione mondiale era lento e irregolare a causa di epidemie, carestie, guerre. Nel secolo XVII gli abitanti della terra erano mezzo miliardo e ci vollero quasi due secoli per raddoppiare il numero. Le cose cambiarono a partire da metà 800 quando grazie alle migliorate condizioni di vita di gran parte della popolazione mondiale e ai progressi della medicina il numero di abitanti crebbe più velocemente, fino a superare i 7 miliardi nel 2013. Secondo la teoria della transizione demografica, la dinamica demografica presenta tre diversi stadi. 1 stadio antico: alto tasso di natalità + alto tasso di mortalità. Incremento naturale vicino allo zero: la crescita della popolazione è irregolare a causa di epidemie, guerre, carestie. 2 stadio di transizione, ulteriormente suddivisa in due fasi: fase 1 > si mantiene alta natalità + riduzione della mortalità (migliori condizioni igieniche e cure mediche) > saldo positivo e ritmo di crescita della popolazione molto alto. fase 2 > calo del tasso di natalità e bassa mortalità > il ritmo di crescita rallenta 3 stadio finale: calo ulteriore della natalità che eguaglia la mortalità > crescita zero o addirittura incremento naturale leggermente negativo. La crescita della popolazione non è uniforme su tutta la terra. Attualmente i paesi del nord del mondo hanno completato la transizione e si trovano allo stadio finale (EU, USA, AUS). Nei paesi economicamente meno sviluppati (Africa, Asia meridionale, America Lat) la transizione è ancora in corso, e si registra una crescita demografica. La dimensione di una città si misura normalmente in base al numero di abitanti. Sono considerate grandi città quelle con più di 1mln di abitanti. Quando si superano i 10mln si parla di megacittà. Dibattito sulle megacittà > hanno effetti positivi sull’economia di un paese, concentrazione di innovazione tecnologica e scientifica ma anche criticità ambientali e sociali derivanti dall’enorme concentrazione di popolazione. Crescita troppo rapida per controllare l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, per gestire lo smaltimento dei rifiuti e le disuguaglianze sociali. In particolare nelle megacittà del sud del mondo c’è un Se in passato la città era un insieme di edifici, spazi pubblici e popolazione ben distinto dal resto del territorio, spesso cinto da mura che stabilivano una distinzione netta tra spazio urbano e rurale, oggi la distinzione non è più così netta > si parla di agglomerati urbani e di città estese. Non essendoci un criterio univoco per distinguere la città dalla campagna, ogni paese segue criteri propri, e questo determina una difficoltà nel misurare lo spazio urbano e la popolazione. Città estesa > entità territoriale che comprende più municipalità contigue e connesse tra loro. La formazione di una città estesa può avvenire in modi diversi: per agglomerazione > la città si estende a macchia d’olio dal centro fino al territorio rurale circostante. Tipico delle città europee post industrializzazione e ancora oggi dei paesi poveri. per conurbazione > più centri municipali vicini si dilatano fino a fondersi tra loro in una grande area urbana. Tipico delle regioni industriali europee del XIX secolo, dove più agglomerazioni vicine sono cresciute contemporaneamente fino a fondersi tra loro in un'unica area urbana pressoché continua. Es. Cokewtown La rivoluzione industriale con le sue innovazioni tecniche (macchina a vapore, ferrovia) portò cambiamenti economico-sociali e nell’assetto del territorio. popolazione e lavoro tendevano a concentrarsi dove c’era grande disponibilità di carbone e facilità di trasporti (corsi d’acqua, porti, canali, ferrovie). Le fabbriche sorgevano nelle vicinanze delle miniere, in località raggiungibili via acqua o tramite la ferrovia. Nel romanzo Hard times di Dickens viene descritta una città industriale del primo 800, dal nome fittizio di Coketown=città del carbone. Romanzo a sfondo sociale, denuncia le condizioni di vita dei lavoratori: ciminiere, fumo etc. Es. Manchester: industria tessile. Dal 1820 i telai/filati (fino ad allora azionati a mano o ad acqua) iniziarono a usare come fonte di energia la macchina a vapore alimentata a carbone. Questo portò alla concentrazione di fabbriche attorno alle miniere e a grande richiesta di manodopera. Ciò favorì la crescita demografica del centro urbano, che gradualmente si estese alla campagna circostante inglobando i vecchi villaggi. Dove un tempo c’erano campi/pascoli si costruivano case per gli operai, annerite dalla polvere di carbone e dal fumo delle ciminiere. La crescita di Manchester fu favorita dalla vicinanza dei giacimenti carboniferi e del porto di Liverpool, dove arrivava la materia prima (cotone dalle colonie). A poco a poco i villaggi della zona si ingrandirono fino a fondersi tra loro e Manchester, che nel 1850 contava 1mln di abitanti, superò i 2mln all’inizio del 900. Oggi l’estrazione di carbone è terminata da decenni, a causa dell’esaurimento dei giacimenti e della scoperta di nuove fonti di energia. L’area urbana conta circa 5ml di abitanti. I terreni un tempo occupati dagli scavi e dalle fabbriche sono stati destinati a altre attività industriali, commerciali e finanziarie, ma anche da spazi edificabili, parchi e giardini. Es. La Ruhr: la regione prende il nome dal fiume Ruhr, affluente del Reno. La regione urbana che è la più grande area industriale d’Europa, comprende decine di città, tra cui le più importanti sono Dortmund, Essen, Duisburg. La Ruhr conobbe uno sviluppo industriale e demografico tardivo rispetto all’Inghilterra. Nel 1837 fu aperta la prima miniera di carbone e nel 1847 la prima ferrovia. L’industrializzazione fu rapida, provocò una crescita demografica ma anche effetti negativi sull’ambiente. Boschi e aree verdi lasciarono il posto a stabilimenti industriali e case per gli operai. Questi insediamenti andarono a occupare gli spazi vuoti tra gli antichi piccoli centri (conurbazione). A partire dagli anni 1970 iniziò una fase di deindustrializzazione, molti stabilimenti siderurgici avevano smesso di funzionare e furono avviati progetti di bonifica, recupero ambientale e storico-culturale, per rendere la Ruhr una regione più vivibile per gli abitanti e più attrattiva per i turisti. I vecchi stabilimenti sono stati destinati ad altri usi (servizi, ricerca scientifica, monumenti dell’epoca industriale, addirittura parco divertimenti). Modalità più recenti per dilatazione multicentrica > porta alla formazione di una città discontinua, molto estesa e fondata sulla mobilità automobilistica che permette di espandersi verso i territori poco popolati circostanti. Es. città dilatate come Los Angeles e Las Vegas, con quartieri distanti tra loro anche decine di chilometri. per periurbanizzazione > tipica dei paesi europei più densamente abitati dove l'espansione della città nel territorio circostante si ha a lungo gli assi viari e attorno ai centri minori preesistenti. Caratterizzata da bassa densità e discontinuità. La diffusione massiccia dell’automobile e il progresso delle comunicazioni e dei trasporti permettono di vivere in città pur abitando in luoghi che mantengono una parvenza di ruralità (villette con giardini, zone residenziali con spazi verdi etc). La periurbanizzazione dà origine alla meta-città o città diffusa > fenomeno tipico dell’Europa occidentale del XX secolo. le aree urbane hanno iniziato a espandersi in modo sparso e discontinuo in spazi fino ad allora destinati all’agricoltura o al bosco. Tale espansione è dovuta a decentramento di abitazioni, industrie e servizi (centri commerciali, impianti sportivi, locali). Sorgono così agglomerati urbani sparsi per decine di km nelle campagne, che si sviluppano lungo la rete stradale, uniti tra loro da intensi flussi di traffico. Caratteristiche: -uso generalizzato dell’automobile - le tecnologie di comunicazione hanno permesso a tante attività produttive di spostarsi dove i costi sono minori - rete stradale efficiente e articolata - costi delle case convenienti all’inizio ma in continua crescita Vantaggi: minor costo delle abitazioni, possibilità per gli abitanti di vivere in case con giardino/orto, di avere più spazio a un minor costo, e spostarsi verso la città per motivi lavorativi/di svago. Svantaggi: congestione del traffico stradale che fa aumentare notevolmente il tempo necessario agli spostamenti di persone e merci, danno ambientale e paesaggistico dovuto alla cementificazione della campagna, al consumo di suolo fertile, all'inquinamento dell'aria e dei corsi d'acqua. Esempi di città diffusa: Venezia-Padova-Treviso o l’area a Nord di Milano (servita da aeroporti Linate- Malpensa-Orio) città monocentrica > caratterizzata dal fenomeno della suburbanizzazione: formazione di periferie dense e compatte. Le periferie si presentavano come spazi suburbani edificati (fabbriche, magazzini, abitazioni- dormitori) senza servizi specializzati, e dunque dipendenti dal centro storico. Col tempo al loro interno si sono però formati dei sub-centri che le hanno rese autonome rispetto al centro originario > passaggio da città monocentrica a policentrica/multicentrica – periurbanizzazione città rete > spazio urbano e spazio edificato sono discontinui. È una rete i cui nodi sono sistemi urbani distanti anche km tra loro, separati da zone rurali. Le città della rete formano un unico sistema urbano policentrico interconnesso, tenuto insieme da flussi di persone, merci, servizi, informazioni. Le dimensioni delle reti possono variare da poche centinaia di km a migliaia nel caso della megalopoli. area metropolitana > una città-rete di dimensione regionale o sub-regionale. Termine ambiguo perché può essere usato semplicemente per indicare fisicamente una determinata area oppure può essere impiegato con valenza giuridica, intendendo un ente di governo. Secondo criteri stabiliti dall’Ufficio federale di statistica USA, l’area metropolitana deve: Comprendere più unità amministrative (comuni), di cui almeno una deve avere una popolazione superiore a un minimo di 50-100 mila abitanti Avere una densità di popolazione superiore a quella dello stato in cui si trova Avere una popolazione perlopiù composta da lavoratori occupati in lavori non agricoli Avere strette relazioni tra le entità amministrative che la compongono – movimenti di pendolari per motivi di lavoro-studio-accesso ai servizi L'area metropolitana come ente istituzionale è presente negli ordinamenti giuridici di molti paesi. Questo ha a che fare con la necessità di governare unitariamente grandi sistemi territoriali urbani con servizi comuni (trasporti acqua energia ospedali scuole), di pianificare l'assetto urbanistico (infrastrutture) e l’uso del suolo, di prendere decisioni di tipo economico. Ci sono paesi in cui il governo dell'area metropolitana è affidato ha un'autorità amministrativa elettiva sovracomunale con confini e competenze definiti dalla legge. In altri casi non c'è un'autorità metropolitana al di sopra delle municipalità che ne fanno parte ma semplicemente quest'ultime cooperano per la soluzione di problemi comuni. La più grande area metropolitana d’Italia è quella di Milano MA difficoltà nel delimitarne i confini: la sua popolazione oscilla a seconda dell’istituto di ricerca cui viene affidata la misurazione (3 – 7 mln di abitanti). Anche il numero di aree metropolitane presenti sul territorio italiano è variabile. Alcuni studi considerano le 14 che hanno avuto un riconoscimento istituzionale, altri applicando criteri simili a quelli delle SSMA americane arrivano a contarne almeno il doppio.  Il dibattito sulla definizione legislativa delle AM inizia negli anni 70  Legge 142/1990 individua 9 aree metropolitane italiane, lasciando alle regioni autonome la facoltà di istituirne altri  Legge 135/2012 le aree metropolitane delle regioni a statuto ordinario sostituiscono le relative province  2001 riforma del titolo V della Costituzione - Articolo 114 > la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Cap 4 Funzioni e crescita delle città Funzioni urbane > l’insieme delle attività svolte da cittadini/imprese/istituzioni. Tali funzioni non sono rivolte solo a soddisfare i bisogni degli abitanti ma anche a soddisfare i bisogni di un gran numero di persone che vivono altrove. La città intrattiene relazioni con altri insediamenti urbani e rurali su diversa scala: regionale, nazionale e internazionale. Alcune funzioni della città possono essere paragonate a quelle che regolano il funzionamento di un organismo vivente (trasporti = circolazione, governo= cervello). Questa applicazione della metafora non è però esaustiva > la città è un aggregato di soggetti pubblici e privati che coesistono e cooperano in uno spazio delimitato ma non necessariamente cooperano tra loro come le componenti di un organismo. I soggetti cooperano ma sono anche in conflitto, agiscono in concorrenza tra loro (questo non avviene in un organismo vivente) Città = sistemi aperti, che intrattengono tra loro e con altri territori scambi di materia, energia, popolazione, beni, servizi, denaro, informazioni. Questi flussi formano la trama connettiva o armatura urbana del territorio. Le città si svolgono due funzioni essenziali: studiosi, esistono infatti delle soglie al di là delle quali i vantaggi della concentrazione diventano svantaggi (costi eccessivi, sovraffollamento e congestione delle infrastrutture, inquinamento). È normale che col crescere dell'agglomerazione crescano i costi e si allontanino progressivamente dal centro città quelle attività per le quali i costi sono diventati superiori ai vantaggi dell'operare nell'area urbana. Ad esempio le produzioni industriali standardizzate che impiegano manodopera poco qualificata hanno interesse a rilocalizzarsi altrove, dove i costi sono minori. Nel frattempo in città si insediano sempre di più le attività la tecnologia avanzata, terziarie e quaternarie, che sono disposti a sostenere costi elevati pur di stare nei contesti metropolitani necessari al loro funzionamento. I soggetti che operano nella città cooperando tra loro, possono trasformare la città in un attore collettivo che agisce per raggiungere certi obiettivi condivisi in quanto ritenuti vantaggiosi per tutti. Questo impegno cooperativo è stimolato sia dal desiderio di migliorare le condizioni di vita della città, sia dal desiderio di competere con le altre città. Infatti uno degli effetti della globalizzazione è quello di mettere in comunicazione e in competizione tra loro vari sistemi urbani. La città creativa e l’industria culturale La città è da sempre il luogo dove si sviluppano i grandi movimenti culturali, si elaborano saperi e si producono innovazioni. Sono tipicamente urbane le funzioni culturali di più alto livello, che hanno un ruolo di orientamento e di controllo sull'intera società e appartengono quindi al settore quaternario. Università e centri di ricerca Imprese di settori tecnologicamente avanzati Milieu urbano creativo Condizioni necessarie alla produzione di conoscenza e innovazione > apertura, relazioni con il resto del mondo, capacità di accogliere persone di culture diverse, equilibrio tra libertà e sicurezza/controllo sull’individuo, uno spazio urbano fisicamente adeguato a mobilità interna ed esterna, disponibilità di spazi pubblici, sedi adeguate per università/centri di ricerca/imprese/istituzioni, rete di trasporti e comunicazioni con l’esterno (aeroporti, nodi autostradali, alta velocità ferroviaria, rete internet). Questo riguarda sia i paesi di antica industrializzazione sia i paesi emergenti:  Boston, qui si trovano la più antica università degli Usa (Harvard) e il MIT (il più prestigioso centro di ricerca tecnologico del mondo). Attrae studenti e ricercatori da tutto il mondo.  Bangalore > centro tecnologico e scientifico (qui lavorano ingegneri, informatici, scienziati provenienti da tutto il mondo) d’eccellenza dell’India, anche se nella sua periferia, come in tutte le città indiane, vi sono enormi baraccopoli e aree disagiate. Produzione di conoscenza/innovazione/cultura > non è solo un bene pubblico ma anche un bene economico capace di generare profitto. In questo caso parliamo di industria culturale, un settore tipicamente urbano in rapida espansione: editoria, spettacolo, musica, radio e tv, mostre, manifestazioni anche sportive, congressi, musei > tutto ciò che consente di fare soldi con la cultura. sono fonti di reddito e alimentano il turismo urbano, che ha effetti positivi anche su altri settori dell’economia urbana (strutture ricettive, ristoranti, esercizi commerciali, trasporti). Cap 5 Le città sono costruzioni umane che trasformano l’ambiente in cui si sviluppano, cioè il loro sito, modificandone le caratteristiche naturali (geomorfologiche, idrologiche, climatiche, biogeografiche=flora e fauna). Tuttavia la loro artificialità non le sottrae alle leggi naturali che regolano il sistema terra: ciò è molto evidente quando eventi estremi (terremoti, alluvioni, frane, cicloni) le danneggiano gravemente. Ma anche nella vita di tutti i giorni le città interagiscono con l'ambiente sia su scala locale (es. occorre combattere l’inquinamento, mantenere norme igieniche etc) che globale (le città sono responsabili della gran parte delle emissioni di co2 e contribuiscono al riscaldamento globale). Il sito e le sue caratteristiche determinano la nascita/sviluppo della città e il successivo sviluppo. Anche se le moderne tecnologie consentono di intervenire notevolmente sull’ambiente naturale e adattarlo alle esigenze dell’uomo molto più che in passato. Ma non è comunque possibile aggirare totalmente determinate caratteristiche del sito (es. acqua alta a Venezia). Caratteristiche del sito Caratteristiche geomorfologiche > la conformazione fisica del suolo su cui sorgono le città ne determina l’aspetto. L’ambiente naturale in cui sorgono condiziona il paesaggio, la forma e la disposizione della città. Rari sono i casi di città che sorgono su siti completamente pianeggianti (Milano). Più frequenti sono le città sviluppatesi su sommità e versanti di rilievi. La posizione elevata di molte città storiche ha dato luogo allo sdoppiamento tra la vecchia città alta e la moderna città bassa sviluppatasi negli spazi pianeggianti adiacenti. In alcuni casi i piccoli rilievi (colli, alture) vanno a introdurre un elemento di variazione nello spazio cittadino pianeggiante > i 7 colli di Roma, l’acropoli di Atene, Montmartre a Parigi, Beverly Hills a LA, Cremlino a Mosca.. Genova, Istanbul – casi di città costiere che dalla costa pianeggiante si sono sviluppate sui rilievi circostanti. Hong Kong è uno dei maggiori esempi in cui le caratteristiche fisiche dello spazio urbano dipendono dalla morfologia del sito. Ex colonia britannica, passata alla Cina nel 1997, sorge su un’isola del Mar Cinese meridionale. Tre quarti della sua superficie è occupato da rilievi (ciò ha impedito lo sviluppo dell’agricoltura e ha reso l’isola sempre dipendente dall’esterno per soddisfare i bisogni alimentari). lo spazio edificabile è ristretto alla fascia costiera. La scarsità di spazio edificabile ha determinato > alta densità (1000 km2 e 7mln di abitanti, è una delle aree più densamente popolate del mondo) e sviluppo verticale delle costruzioni (la città più verticale della terra). L’idrografia Città lagunari > Venezia Città che si sono sviluppate in un ambiente anfibio formato da isolotti e insenature > Stoccolma In presenza di linea di costa regolare > città litoranee che hanno nel fronte mare (waterfront) la loro maggiore attrattiva. Molte città sono sorte lungo un fiume che oltre ad essere una risorsa fondamentale, è diventato uno dei simboli identitari della città stessa (Tamigi, Senna, Tevere, Arno). Molte città nel mondo hanno una forte identità fluviale, come Montreal, St Louis etc. Città di estuario (Londra, Rotterdam, New York) e di delta (Alessandria d’Egitto) Città che si sono sviluppate attorno a una fitta rete di canali come Venezia e Amsterdam, dove le vie d’acqua sono navigabili e i mezzi di trasporto pubblico sono acquatici. Il sito fluviale è importante sotto diversi punti di vista: fonte di energia prima dell’invenzione della macchina a vapore, via di comunicazione e trasporto, confine fisico con funzioni difensive, nei territori extra UE via privilegiata per la penetrazione nel continente e la conquista coloniale (San Lorenzo in Canada, Congo in Africa). Attività industriale – inquinamento – fiumi come discariche – solo negli ultimi decenni > presa di coscienza del problema dell’inquinamento delle acque – impianti di depurazione delle acque di scarico, istituzione di parchi naturali per salvaguardia di flora e fauna. Condizioni climatiche Clima è un fattore attrattivo per località turistiche – favorisce o sfavorisce insediamenti Attività umane condizionano la qualità dell’aria – inquinamento causa malattie respiratorie (più alto nei paesi emergenti rispetto ai paesi del nord del mondo, che hanno norme più restrittive). Clima urbano > le città modificano le condizioni atmosferiche locali. Nelle città la temperatura è di norma 2- 5° superiore alla campagna circostante. Questo fenomeno, detto isola di calore urbano dipende dal fatto che l’energia prodotta per combustione da industrie, auto, riscaldamenti genera calore che riscalda gli strati bassi dell’atmosfera. Il cemento degli edifici e dell’asfalto immagazzinano calore che rilasciano durante la notte, mantenendo più elevata la temperatura rispetto alle aree meno edificate. La temperatura più alta e altri fattori modificano le condizioni di pressione e le precipitazioni. Rispetto alla campagna la città è meno umida, per la vegetazione ridotta e l’impermeabilità del suolo assicura un rapido deflusso dell’acqua. Calamità naturali Fra le caratteristiche naturali di un sito sono compresi i rischi derivanti da calamità naturali come terremoti e maremoti. Le città per la loro alta densità di popolazione concentrazione di capitale sono un ambiente ad alta vulnerabilità (terremoti e maremoti). Si trovano in zone ad alto rischio sismico alcune delle agglomerazioni più grandi del mondo, come le città della California o del Giappone. Tra i rischi rientra anche il rischio idrogeologico, cui sono particolarmente posti i paesi meno sviluppati, per carenza di prevenzione (dighe, argini) e a causa dell'urbanizzazione illegale che avviene sovente in aree a forte rischio di inondazione e su versanti instabili. Particolarmente esposte a questo rischio sono anche città di paesi sviluppati come quelle italiane. Il rischio di alluvioni è maggiore dove l’edificazione è avvenuta a ridosso di corsi d’acqua o addirittura togliendo spazio ai corsi d’acqua. La città come ecosistema Ogni essere vivente assorbe dall’esterno gas, acqua e sostanze solide che vengono metabolizzateper produrre energia e poi emesse come rifiuti. Allo stesso modo si può considerare la città come un essere Inquinanti solidi > rientrano anche particelle con diametro inferiore a 10 micron (PM10) dette polveri sottili, che a causa della loro dimensione possono raggiungere gli alveoli polmonari. Secondo l’OMS i paesi con il maggior numero di città con alti valori di PM10 si trovano in Asia e Medio Oriente (India, Cina) Tra gli inquinanti gassosi che possono essere nocivi per la salute se presenti in alta concentrazione > biossido di azoto No2 Tra le sostanze gassose l’anidride carbonica non è dannosa per la salute ma è il principale responsabile dell’effetto serra, che provoca il riscaldamento terrestre e i cambiamenti climatici connessi (desertificazione, scioglimento ghiacci, aumento del livello del mare) Città con i maggiori livelli di inquinamento si trovano nei paesi emergenti, che stanno attraversando una forte crescita demografica e industriale (Cina, India, Brasile, dove si registra un alto tasso di malattie respiratorie). Città del Messico ha il primato dell’inquinamento atmosferico anche per le caratteristiche del sito in cui sorge, al centro di una depressione circondata da montagne. Protocollo di Kyoto accordo internazionale ratificato da 184 stati che si impegnano per una limitazione delle emissioni responsabili dell’effetto serra e per incentivare l’uso di fonti rinnovabili, il risparmio energetico, ridurre l’uso dell’automobile e incentivare il trasporto pubblico). Il consumo di acqua Fra la popolazione mondiale che non ha accesso all’acqua potabile una minima parte risiede in città, la maggior parte vive nelle aree rurali. Questo vale soprattutto nel sud del mondo. Consumo di acqua potabile > può variare a seconda di abitudini, efficienza della distribuzione, sprechi durante il trasporto Risorsa non illimitata, bene prezioso e costoso, complice la crescita demografica > sensibilizzazione dei cittadini e delle amministrazioni locali a ridurre i consumi ed evitare sprechi. Lo smaltimento dei rifiuti Rifiuti solidi prodotti dalle utenze domestiche, commerciali e industriali Ridurre la quantità – incentivare la raccolta differenziata e il riciclo Primato di produzione rifiuti è detenuto dagli Usa. Ma Cina e India hanno avuto una crescita spaventosa in parallelo con l’industrializzazione. Problemi – soprattutto i paesi del sud del mondo non dispongono di servizi per il corretto smaltimento > questo provoca inquinamento falde acquifere – peggioramento di condizioni igieniche Africa – smaltimento illegale di rifiuti industriali sulle coste Consumo di suolo Problema meno sentito in paesi come Usa/Canada che dispongono di vasti spazi disabitati da destinare all’agricoltura intensiva. Più problematica è la situazione di paesi come il Giappone o l’Europa occ, dove l'espansione urbana sottrae spazio prezioso all'agricoltura o va a intaccare spazi naturali già molto ridotti a causa di un processo millenario di antropizzazione. In particolare la crescita della città a bassa densità a spese della campagna (periurbanizzazione che dà origine alla città diffusa) comporta un maggiore consumo di suolo, inquinamento, degrado paesaggistico. Periurbanizzazione: vantaggi per il singolo, svantaggi ricadono sulla collettività. Vantaggi > Case più spaziose, con giardino – vivere in campagna - minore costo dei terreni, perché allontanandosi dal centro città i prezzi al metro quadro di terreno edificabile calano sensibilmente Svantaggi > perdita di biodiversità, riduzione di spazi naturali, aumento della mobilità privata con spostamenti più lunghi per raggiungere il posto di lavoro e i servizi con ricaduta sul tempo libero, spesa maggiore per gli spostamenti, traffico, maggior consumo energetico, emissioni e inquinamento, aumento di incidenti stradali. La natura nelle città La città è visto normalmente come un insieme di edifici, vie di comunicazione e abitanti intesi come esseri umani. In realtà gli umani sono solo una parte della simbiosfera urbana, cioè di quell'insieme di specie differenti che vivono a contatto l'una con l'altra nell'ecosistema città. Una prima componente della simbiosfera urbana è la vegetazione, chiamata nel suo insieme verde urbano, che contribuisce attivamente a rendere la città più vivibile. Come è noto, i vegetali con la fotosintesi clorofilliana sottraggono CO2 all'aria ed emettono ossigeno. Inoltre l'ombra delle piante contribuisce a abbassare la temperatura e a rendere più gradevole il paesaggio urbano. Infatti la quantità di verde pubblico è uno degli indicatori usati per misurare la qualità della vita di una città. Il verde urbano comprende le erbacce che riescono a sopravvivere al cemento, i tappeti erbosi dei giardini, le piante ad alto fusto dei viali e delle piazze, i giardini e i parchi pubblici, i giardini privati. La presenza di giardini è testimoniata fin dall'antichità nelle città del Medio Oriente, dell’Egitto, della Roma imperiale così come in Cina-Giappone. Abitudine di costruire giardini e spazi verdi fu mantenuta durante il medioevo nella cultura persiana e islamica, l’arte dei giardini ebbe un grande impulso in Europa durante il Rinascimento e l’età barocca. A partire dall'800 parchi/giardini pubblici iniziarono ad essere considerati come un elemento indispensabile nella città anglosassoni EU/USA. L'idea di vivere nel verde e di portare la campagna nella città trovò la sua espressione nella costruzione di quartieri residenziali (case con giardino a schiera ordinate lungo viali alberati) e nel modello della città-giardino (primo 900 – ideato da Howard, trovò una prima realizzazione in due città satelliti di Londra). In ambiente mediterraneo invece si continuò a lungo a costruire in modo denso e compatto lasciando poco spazio per il verde pubblico. Solo recentemente si registra l'apertura al pubblico di grandi giardini prima facenti parti di ville o palazzi signorili. Oggi parchi urbani esistono in quasi tutte le città del mondo > sono oasi verdi e attrattive turistiche. Una particolare categoria di verde urbano sono gli orti botanici > giardini urbani in cui sono catalogati diverse varietà vegetali a scopi di ricerca, istruzione, conservazione di specie rare. nascono in Italia nel Rinascimento. Alcuni casi il verde inteso come spazio aperto non edificabile è anche servito a limitare l'espansione a macchia d'olio delle grandi città. Esemplare il caso di Londra dove la cintura verde introdotta nel piano urbanistico del 1944 segna il limite dell'agglomerato centrale la cui espansione riprende al di là dell'area verde. Oltre ai parchi, il verde urbano assume anche altre forme: strade alberate, giardini, orti e tetti verdi, cioè tetti progettati in modo da ospitare piante di vario tipo, che sono però sono in molti paesi ancora molto poco diffusi, al di fuori di esperimenti architettonici d’avanguardia. Gli animali Nelle città oltre agli esseri umani vivono anche altre specie animali.  Animali domestici che per la loro sopravvivenza dipendono dagli umani: cani, gatti, uccelli, pesci da acquario, molto comuni nelle città dei paesi economicamente più avanzati. Ma anche animali da cortile che vivono nelle abitazioni o nelle loro immediate vicinanze come galline, conigli, bovini, ovini, suini, asini, cammelli, soprattutto nelle città dei paesi più poveri.  Parassiti degli animali domestici - Insetti poco graditi (mosche, zanzare, tarme)  L'ambiente cittadino è particolarmente attrattivo per specie selvatiche che in molti casi possono raggiungere i centri abitati alla ricerca di cibo (volpi, cinghiali e altri mammiferi). Alcuni sono innocui come i pipistrelli, altri sono considerati dannosi come i topi, enormemente presenti in tutte le città del mondo. Animali selvatici come roditori e scoiattoli nei parchi cittadini, scimmie nelle città dell’India e sud-est asiatico, volpi e cinghiali possono raggiungere i centri abitati nelle ore notturne alla ricerca di cibo.  Avifauna: uccelli di piccola-media taglia che non temono l’uomo: passeri, merli, colombi, gabbiani, piccioni.  Animali ospitati nei giardini zoologici/acquari, che ospitano specie autoctone e non. La percezione dello spazio urbano Nell'immaginario comune l'immagine della città è ancora fortemente influenzata dalla forma che essa aveva nel passato, limitata da una cinta muraria. Così tendiamo a pensarla come un oggetto ben distinto dalla campagna e caratterizzato da edifici monumentali che ne disegnano il profilo. Spesso singoli edifici o complessi architettonici diventano tratti distintivi e simboli della città come la Tour Eiffel, i grattacieli di Manhattan o quelli di Dubai. Ciò che influenza l'immagine esterna della città e la rende attrattiva o repulsiva per abitanti e investitori non sono solo i suoi simboli ma un complesso insieme di elementi che vanno dalla composizione sociale alla vivacità culturale, dalle caratteristiche ambientali e climatiche alla qualità dei servizi e allo sviluppo economico. Es. Milano è attrattiva per i servizi, i trasporti, l’economia e finanza, ma meno attrattiva di altre città italiane per il clima/paesaggio/patrimonio artistico. Esiste poi un'immagine interna della città che è prodotta e al tempo stesso fruita dai suoi abitanti. Quella di crearsi un'immagine fatta di simboli e punti di riferimento è un'esigenza del vivere quotidiano che specie nella grande città si rivela essenziale per orientarsi. Esistono alcuni elementi ricorrenti comuni alle mappe mentali di ogni abitante di una città. Il primo è costituito dalle vie di comunicazione (strade, ferrovie, canali) che sono le linee di riferimento attorno alle quali localizziamo gli altri elementi. In secondo luogo i margini (linee costiere, linee ferroviarie, ma anche barriere e limiti di un’area di segregazione etnica), e i nodi, che sono i punti di traffico intenso (incroci stradali importanti, piazze). Esistono poi i distretti, ovvero settori della città di cui abbiamo una conoscenza non dettagliata ma che presentano comuni identificatori ad esempio il centro degli affari, i quartieri che riconosciamo come più ricchi o più poveri, le zone della vita notturna etc. Infine vi sono i punti di riferimento: edifici storici, monumenti, fontane, teatri, grandi magazzini/centri commerciali, che facilitano le nostre capacità di orientamento nello spazio urbano, che spesso restano impressi per le loro caratteristiche estetiche. La città nel suo insieme ma anche le sue singole parti hanno un valore simbolico. La pianta quadrata della capitale cinese simboleggia il centro del mondo e l'incontro tra il cielo e la terra. Le strade rinascimentali e barocche simboleggiano il potere e la grandezza. Il più delle volte però i significati simbolici non sono voluti da chi ha costruito la città ma attribuiti dagli abitanti che tendono a identificarsi con certi luoghi: luoghi frequentati in occasioni solenni o luoghi di Nel caso dei privati/famiglie, il soggetto che abita persegue due obiettivi che tendono a limitarsi vicendevolmente: 1) vicinanza al centro 2) dimensione dell'abitazione. Egli deve scegliere se acquistare una casa grande in periferia, dove il costo per mq è minore, e pagare questa comodità con la scomodità e i costi di viaggio per raggiungere il centro, oppure stabilirsi nel centro ma avere a disposizione uno spazio abitativo più piccolo (per via del costo dello spazio). Con l’uso di massa dell’automobile è aumentata la tendenza da parte delle classi più agiate a preferire abitazioni suburbane – periurbanizzazione. se consideriamo uno spazio urbano non isotropo – l’accessibilità è maggiore lungo gli assi radiali che si irradiano dal centro, lungo tali assi si formano settori radiali con specializzazioni funzionali (certi tipi di commercio…) > modello per settori se consideriamo uno spazio urbano non omogeneo – fattori naturali hanno prodotto differenze significative ed effetti sul valore del suolo determinando: - aree morfologicamente favorite (colline panoramiche) - zone privilegiate dal punto di vista storico architettonico - aree di degrado e segregazione etnica nelle zone più soggette a frane, inondazioni, smog Le funzioni direzionali sedi di grandi imprese, banche, compagnie assicurative, istituzioni finanziarie (borsa), uffici delle istituzioni e organi di governo, sedi di giornali e reti televisive, funzioni culturali e ricreative (musei, biblioteche, teatri, sedi centrali di università, esercizi commerciali, negozi, alberghi, locali, sono concentrate nel centro città e formano quello che nel mondo anglosassone è chiamato CBD, Central Business District. Nel CBD troviamo le attività che traggono i massimi vantaggi economici/di immagine dalla centralità della posizione (dove l’accessibilità è massima). Non tutte le attività quaternarie/commerciali/di servizi si localizzano nel CBD. Hanno solitamente localizzazioni periferiche le funzioni consumatrici di spazio (campus universitari, complessi ospedalieri, grandi impianti sportivi, stadi, sedi di mostre e fiere, aeroporti) > questo porta alla formazione di nuclei periferici. Negli ultimi decenni si è assistito a un decentramento di attività proprie del CBD verso localizzazioni periferiche o suburbane > le città diventano policentriche Uffici e centri direzionali vanno a occupare i grattacieli delle hedge cities > città nuove che sorgono ai margini delle metropoli > ospitano complessi commerciali, servizi e divertimenti, grandi parchi tematici, shopping mall (nuovi luoghi di aggregazione sociale e mete turistiche) Il decentramento di attività terziarie e quaternarie nelle zone periferiche determina la dilatazione delle aree urbane. Questo fenomeno caratterizza le grandi aree metropolitane dei paesi sviluppati ma anche quelle dei paesi emergenti. Tra i nodi della città policentrica hanno sempre più importanza gli aeroporti, attorno ai quali tendono a concentrarsi attività commerciali, turistiche-alberghiere, di servizi e logistica. Los Angeles > La più popolosa città della California sorge sulla costa del Pacifico, in mezzo al deserto. È detta città dell’automobile perché il suo traffico si basa essenzialmente sull'uso di mezzi di trasporto privati e rispetto alle altre città USA ha una rete ferroviaria metropolitana modesta. L'agglomerato urbano possiede una rete viaria unica al mondo, formata da centinaia di chilometri di autostrade urbane, che si incrociano tra loro lungo le quali corrono milioni di automobili di grossa cilindrata, con un traffico convulso a tutte le ore del giorno e della notte. Fondata nel 700, quando la California era ancora un possedimento coloniale della Spagna crebbe lentamente fino all'800, quando la scoperta di giacimenti di petrolio nelle vicinanze determinò un’espansione della città. Furono costruiti acquedotti, indispensabili in una zona desertica. All'epoca le vie di comunicazioni erano limitate. Per il decollo della città fu decisiva la costruzione, terminata fine a 800, nel suo sbocco al mare, il porto di San Pedro e la costruzione della prima linea ferroviaria per collegare il centro alla costa. Boom demografico nella seconda metà del secolo scorso, quando milioni di americani si trasferirono dalle fredde città del nord alle città della Sun Belt (da San Diego sul Pacifico, a Phoenix in Arizona, fino a Miami in Florida), clima migliore > crescita dell’economia e dell’occupazione. LA si può definire una regione-città > regione per l’estensione territoriale, città èerchè l’intero territorio funziona come una sola città Città policentrica > un aggregato di città. Le più note sono Hollywood, Berverly Hills fino ai centri costieri (Santa Monica) 3,8 mln abitanti – 2 città degli USA dopo NY Presenta tutte le caratteristiche della città globale > ospita quartieri generali di imprese multinazionali, banche, società finanziarie, è uno dei massimi centri dell'industria culturale (cinema tv editoria), è sede di grandi università e industrie all'avanguardia. Meta di milioni di latinos, immigrati provenienti soprattutto dal Messico, che hanno sviluppato una propria enclave con insediamenti e attività commerciali. L’industria nella città: con la rivoluzione industriale le fabbriche divennero una componente importante nelle città dei paesi più economicamente sviluppati. Nell’Inghilterra di primo 800 la concentrazione di lavoratori impegnati nei grandi stabilimenti manufatturieri segnò una svolta nella storia urbana, creando la città industriale moderna con le sue periferie (es. Manchester poi Detroit, Torino). L’associazione tra città e grande industria manifatturiera negli ultimi decenni ha registrato un’inversione di tendenza. Nei paesi di vecchia industrializzazione le grandi industrie, in particolare quelle di settori meno innovativi si sono spostati verso le periferie (maggiori spazi, costi minori). A ciò ha contribuito anche la delocalizzazione della produzione verso paesi in via di sviluppo. Questo decentramento dell’industria ha come conseguenza la riduzione di occupati e l’abbandono degli spazi urbani occupati dalle fabbriche > i vuoti urbani, vecchi spazi industriali dismessi che possono trasformarsi in zone di degrado e abbandono ma anche essere oggetto di riqualificazione e ospitare nuove funzioni (servizi, commercio, cultura, spazi abitativi, verde pubblico). Non tutte le industrie lasciano la città. Rimangono nelle aree urbane le attività legate alle funzioni culturali (editoria, industria cinematografica, moda, design) o settori tecnologicamente avanzati (informatica, telecomunicazioni) che richiedono uno stretto contatto con la clientela metropolitana. La città, i trasporti e le telecomunicazioni Le infrastrutture dei trasporti e delle telecomunicazioni formano il tessuto connettivo che assicura il funzionamento del sistema urbano. La rete infrastrutturale dei trasporti dipende dalle risorse finanziarie e dalle politiche degli enti pubblici che possono essere ricondotte a due modelli: • Rete radiocentrica: schema tipico della città preindustriale europea come centro di coordinamento territoriale verso cui convergono a raggiera le vie di comunicazione. La maglia radiocentrica diventa dunque la rete principale della sua mobilità interna e viene rafforzata dalle prime linee di trasporto pubblico. In seguito, la raggiera è corredata da anelli periferici che consentono di muoversi tra i quartieri senza passare per il centro. Questi raccordi tangenziali si trasformano in autostrade tangenziali e si moltiplicano con il dilatarsi del sistema urbano. Le reti radiocentriche hanno dei limiti dovuti al fatto che il traffico tende a essere congestionato ed inquinante avvicinandosi al centro. Soluzioni: chiusura del centro alla circolazione privata, mezzi pubblici. Le reti di trasporto radiocentriche sono la regola nei centri urbani europei e nelle città di antica fondazione di molti paesi del sud del mondo, dove la rete di trasporti si trova ancora a uno stadio inferiore, con il solo sviluppo radiale, senza anelli periferici e con pochi collegamenti tangenziali. • Rete a griglia multipolare: tipico delle città fondate in territori vergini dai coloni europei (Melbourne, Buenos Aires, Chicago, LA). Qui il precoce sviluppo del traffico automobilistico privato ha stimolato la formazione di centri alternativi, specializzati e complementari tra loro, e di un sistema di autostrade urbane (centinaia di km) che li connette. Questo modello assicura una migliore distribuzione del traffico ma moltiplica i tempi e i consumi di energia degli spostamenti, le emissioni e inoltre consuma molto suolo (non adatto a paesi con alta densità abitativa e con poca estensione, come Italia e Giappone). Comunicazioni e trasporti Oggi sulle reti di trasporto delle città circolano mezzi pubblici (su rotaia o su gomma) e privati (auto, motocicli, biciclette). A questi, in alcune città attraversate da fiumi o canali si aggiunge il trasporto via acqua. Dallo sviluppo delle reti di trasporto pubblico dipende il tipo di traffico urbano, che può essere più o meno congestionato, in particolare nelle ore di punta. Qualità e fluidità del traffico sono fondamentali per la qualità della vita di abitanti e lavoratori e per le attività economiche (assicurare accessibilità). La qualità del traffico è condizionata da numero e tipo di veicoli circolanti. Il mezzo più costoso è quello automobilistico privato, sia per l’ambiente, sia per i cittadini che per la città. Quindi lo sviluppo di mezzi pubblici è uno degli indicatori per valutare la qualità e l’efficienza di una città. Un altro indicatore che incide sulla valutazione della qualità della vita in città è la presenza di strade e piazze chiuse al traffico, di spazi pedonali, che oltre a limitare le emissioni permettono una fruizione sociale delle aree centrali. Un’alternativa all’uso di veicoli a motore è la bicicletta. L’uso della bicicletta, incentivato dall’alto numero di piste ciclabili, è tipico del Nord Europa (primato di piste ciclabili) ma si sta diffondendo anche in Italia. Il traffico delle città non dipende solo dalla circolazione delle persone, ma anche delle merci, che richiede l’uso di mezzi ingombranti. La situazione peggiora con la crescita dell’e-commerce e delle consegne a domicilio. Smart mobility > è una componente importante della smart city. con questa espressione si intende un sistema di mobilità efficace ed efficiente ottenuto tramite l’impiego di tecnologie ICT. Si basa su - strade tecnologiche con sensori per rilevare e trasmettere dati sui flussi di traffico, far scattare allarmi in caso di emergenza, rilevare e sanzionare le violazioni del codice della strada, informare gli utenti delle condizioni della viabilità - trasporto pubblico locale efficiente e affidabile, con informazioni alle fermate, biglietti acquistabili con smartphone, monitoraggio dell’efficienza del servizio - incremento della sicurezza stradale con semafori intelligenti, tutor - per limitare il problema dei costi indiretti dell’uso dell’auto che ricadono sulla collettività (emissioni, congestione) > road pricing o congestion charging > far pagare l’ingresso nelle aree più centrali e congestionate – ZTL nelle ore di punta nelle grandi città del nord del mondo la concentrazione di attività terziarie non ha avuto come conseguenza solo la crescita delle classi sociali più ricche/istruite ma anche un incremento della domanda di servizi e ha avuto un effetto moltiplicatore sull'occupazione meno qualificata (dove ci sono servizi/attività commerciali c’è bisogno anche di personale addetto a pulizie, sorveglianza, manutenzione, ristorazione, servizi alla persona). La possibilità di trovare impieghi di questo tipo ha richiamato nelle grandi città europee/nordamericane un flusso sempre più numeroso di lavoratori poco qualificati provenienti dai paesi meno sviluppati. Il paesaggio umano delle grandi città (aspetti materiali ma anche immateriali, legati alle caratteristiche della popolazione) è soggetto a rapidi cambiamenti. Città come Londra e New York  Anni 70: fase di deindustrializzazione > calo della popolazione (disurbanizzazione) > abbandono di alcune zone del centro  anni 80 ripresa e nuova fase di sviluppo (globalizzazione – le zone abbandonate furono occupate da sedi di banche, compagnie assicurative e finanziarie  oggi Docklands – quartiere di lusso (abitazioni, servizi, uffici) Per quanto riguarda la geografia sociale urbana si riscontrano notevoli differenze tra paesi del nord e del Sud del mondo Nella città del nord del mondo in passato > in centro risiedevano le classi sociali più alte (quartieri residenziali). In periferia operai e quartieri popolari. Nell’ultimo secolo, a partire dalle città americane, si è riscontrata una parziale inversione di tendenza. Trasferimento delle classi più agiate verso quartieri residenziali suburbani (migliori condizioni ambientali, possibilità di avere case più grandi con giardino, allo stesso tempo vicinanza alla città). Con la suburbanizzazione delle classi ricche molti dei vecchi quartieri residenziali centrali sono entrati in una fase di declino e degrado questo ha fatto crollare i prezzi e attratto le famiglie più povere, per le quali la posizione centrale significava più opportunità di lavoro e minore spesa per i trasporti. Negli ultimi quarant'anni nei paesi di vecchia industrializzazione la situazione è nuovamente cambiata: interventi di ricostruzione/risanamento dei centri urbani hanno determinato un nuovo aumento dei prezzi e la ricolonizzazione da parte delle classi più ricche, fenomeno che ha preso il nome di gentrification (deriva dal termine inglese che indica tradizionalmente le classi possidenti di elevata condizione sociale) = ricolonizzazione dei centri storici da parte delle classi più ricche, spesso single o coppie senza figli. Nei paesi meno sviluppati o in via di sviluppo i centri storici continuano ad essere occupati dalle classi popolari mentre le classi più ricche occupano i quartieri residenziali semicentrali o suburbani. In generale si riscontra una tendenza alla separazione tra la minoranza privilegiata e le grandi masse di poveri. Gated communities > zone residenziali di lusso, situate in zone suburbane, recintate e con ingressi rigidamente controllati (vigilanza armata, telecamere, sensori). All'interno vi sono abitazioni di lusso, parchi, piscine e palestre, in quelle più grandi ristoranti, bar e anche scuole. Una sorta di città nella città, con tutti i servizi necessari per i bisogni dei suoi abitanti. Dove pochi privilegiati tendono a creare per se un ambiente fisico e sociale nettamente separato da quello delle grandi masse di poveri da cui si sentono circondati e minacciati. Le Gated Communities sono diffuse nei paesi ricchi ma anche e soprattutto nei paesi con forti disuguaglianze sociali (Argentina, Brasile, Cina, India, Sudafrica), dove nel raggio di pochi chilometri convivono quartieri di lusso e zone degradate, caratterizzate da abitazioni fatiscenti, scarse condizioni igieniche, bambini per strada, delinquenza e miseria). Baraccopoli > ammassi di abitazioni precarie che occupano normalmente le aree più svantaggiate (soggetta a frane, rischio di idrogeologico, inondazione) con condizioni igieniche precarie, assenza di fognature e acqua potabile, mancanza di infrastrutture e servizi essenziali. Le baraccopoli sono legate all’emigrazione dalle aree rurali (masse di persone che a causa della crisi dell’agricoltura tradizionale sostituita da quella meccanizzata che richiede meno manodopera, si spostano verso i centri urbani in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita). nelle periferie delle grandi città dei paesi in via di sviluppo si vengono quindi a formare baraccopoli, favelas, barrios, slums. Questi insediamenti funzionano come una piccola città autonoma - lavoro sommerso – criminalità organizzata Anche in Europa c’è chi vive in baracche – Rom e Sinti. La Varietà etnica è un carattere che normalmente distingue le grandi città/metropoli da altri insediamenti, ma nell’età contemporanea e per effetto della globalizzazione questo fenomeno si è esteso a centri minori. Ciò è dovuto al fatto che le città sono state dal secolo scorso ad oggi, le principali destinatarie dei grandi flussi migratori internazionali. Ciò si è verificato a partire dall’800 nelle città delle Americhe. Nel 1900 metà della popolazione di NY era nata all’estero ed era già divisa in varie comunità etniche che avevano ciascuna un proprio quartiere. All’inizio del secolo non c’era in Italia nessuna città che superasse NY per numero di abitanti. Nel continente americano, oltre agli immigrati europei, la varietà etnica era dovuta alla presenza di popolazione d’origine africana discendente dagli schiavi impiegati nelle piantagioni. Un altro fenomeno tra 800-900 > cospicui insediamenti di popolazione europea nelle città coloniali (India, Algeria). Qui le comunità europee vivevano nettamente separate dalle popolazioni indigene e la segregazione è un fenomeno ancora presente. Secondo dopoguerra > industrializzazione > città dei paesi più sviluppati furono oggetto di flussi di immigrati dalle campagne, dall’Europa meridionale e orientale, dai paesi ex coloniali. XX secolo – globalizzazione ha prodotto un incremento dei fenomeni migratori dai paesi più poveri (Africa, America latina, Asia meridionale) verso le città dei paesi più ricchi (Europa, Nordamerica, paesi petroliferi del Golfo). Secondo stime Onu il 20% della popolazione mondiale è costituito da persone che hanno lasciato per scelta o per forza il proprio paese d’origine. Anche se gli immigrati (soprattutto nella fase iniziale) tendono alla segregazione, la loro presenza nelle città è un fattore importante di diffusione e mescolanza di culture diverse. L’arrivo degli immigrati ha determinato tuttavia in alcuni paesi preoccupazioni sulle conseguenze economiche e sulla sicurezza, ma anche insofferenza dal punto di vista culturale per l’incontro con abitudini e modi di vita diversi. Tali preoccupazioni sono particolarmente acute nelle città, dove il numero di immigrati è maggiore. Le minoranze etniche all’interno della città tendono alla segregazione. Con questo termine si intende una distribuzione spaziale non uniforme rispetto al resto della popolazione. L’indice di dissimilarità è un parametro che serve per misurare la segregazione di un gruppo etnico all’interno della città. Varia da 0 (quando la distribuzione di un gruppo etnico è uniforme) a 100 (segregazione totale). Segregazione etnica può essere imposta > apartheid in Sudafrica Oggi il fenomeno della segregazione è più diffuso negli Usa che in Europa, dove però non mancano micro- segregazioni soprattutto nella prima fase di insediamento di una minoranza etnica. Oggi negli Usa > le etnie più separate sono quelle afroamericane. Seguono quelle latinoamericane e ispaniche. Per le comunità di origine europea la segregazione si è ridotta nell’ultimo secolo. Gli immigrati europei che a inizio 900 vivevano in propri quartieri nelle città canadesi/statunitensi, si sono progressivamente arricchiti e integrati con la popolazione locale. La segregazione è un fenomeno che riguarda soprattutto le prime fasi di insediamento di una minoranza etnica e risponde a quattro principali funzioni: - Aiuto reciproco può assumere forme istituzionali o rete informale di solidarietà e assistenza. I nuovi arrivati tendono a insediarsi dove sono già presenti connazionali, amici, parenti, che possono offrire aiuto nella ricerca di casa e lavoro. - Conservazione coscienza di gruppo e desiderio di preservare la propria identità culturale un ambiente che tende a ignorarla. - Difesa – ghetti ebraici nell’Europa medievale, la separazione tra cattolici e protestanti a Belfast, la minoranza palestinese nelle città israeliane. In questi casi le linee di demarcazione tra le varie etnie tendono a divenire molto nette. - Attacco – situazioni di ostilità tra le varie etnie Nelle sue forme estreme la segregazione etnica prendo la forma del ghetto. Meccanismi che tendono a mantenere la segregazione etnica: mercato immobiliare: quando in un quartiere inizia a esserci una concentrazione consistente di neri, i proprietari bianchi tendono a trasferirsi altrove. Subentra così il meccanismo fiscale: poiché i neri sono nel complesso più poveri il gettito fiscale in queste zone diminuisce, causando un peggioramento di infrastrutture e servizi perché gli enti locali non hanno le risorse per mantenerli. Ne deriva un peggioramento dei servizi scolastici, che mancano delle risorse e competenze necessarie per essere un valido strumento di integrazione culturale e professionale. Ciò alimenta disoccupazione, criminalità e violenza, che tendono a fare del ghetto un mondo sempre più isolato dal resto della comunità. Politiche nei confronti dei migranti: Assimilazione forzata – ridurre al massimo le diversità – omologazione delle etnie minoritarie alla cultura dominante > può portare a conflitti violenti Multiculturalismo – riconoscimento della diversità – libertà di esprimere la propria cultura > positivo ma può favorire l’isolamento Terza via > integrazione – incoraggiare i contatti tra etnie diverse, promuovere la diversità come una risorsa e non una minaccia La famiglia e la condizione femminile Nei paesi economicamente più sviluppati un tempo c’era una notevole differenza fra il numero di componenti della famiglia in città e in campagna. Oggi con l’urbanizzazione delle campagne il numero medio di figli è diminuito anche nelle campagne. In città c’è una maggiore emancipazione femminile rispetto alla campagna dal ruolo tradizionale di madre/casalinga. In effetti in città le possibilità di impiego femminile sono più ampie e il tasso di attività 8.5 La città-rete o città-regione Città nucleare Città estesa o diffusa Città rete > una rete di città i cui nodi sono sistemi urbani con forti legami reciproci, che però restano distinti e separati tra loro da spazi non urbani anche di decine di chilometri. Lo spazio edificato è discontinuo (come nella città diffusa). Le città/nodi della rete formano un unico sistema urbano policentrico interconnesso di dimensioni macro- regionale, essendo legate tra loro da relazioni funzionali che danno origine a flussi di persone, merci, servizi, informazioni molto più intensi di quelli che legano le stesse città ai territori tra loro interposti o ad altre città che non fanno parte della stessa rete macroregionale. La presenza di legami funzionali è una condizione necessaria per poter parlare di città-rete; non basta la vicinanza geografica. La vicinanza geografica può facilitare le relazioni ma non le determina necessariamente. Il primo a individuare un sistema a rete macroregionale fu Gottman (metà 900) che studiando la rete di città della costa nordorientale degli USA elaborò il modello della megalopoli. Secondo Gottmann si poteva parlare di megalopoli per insiemi di città vicine di almeno 25 milioni di abitanti > regione dei Grandi Laghi, area urbana europea lungo l’asse del Reno, l’area giapponese centrale, l’area costiera tra Pechino e Shanghai. Friedman propose un altro modello assimilabile alla città-rete chiamata urban field (campo urbano) prendendo come prototipo la macroregione costiera californiana. Egli la descrisse come una città senza centro, un sistema urbano distribuito attorno ai frammenti di una metropoli esplosa, che interpretò come la forma urbana emergente della nuova società postindustriale. Nelle sue previsioni diversi urban field avrebbero finito per fondersi fino a formare una rete estesa all'intero paese. Questo si confermò solo in parte in quanto le città-rete odierne si presentano come aree metropolitane dilatate, ma comunque circoscritte e non destinate a coprire tutto il territorio. Due tipi di città-rete: la mega città regionale e la città regionale-globale > hanno in comune la caratteristica di essere sistemi territoriali policentrici interconnessi ma anche gerarchicamente strutturati al loro interno. In altre parole, i loro nodi non ospitano tutti lo stesso tipo e lo stesso numero di funzioni di alto livello. Di norma uno dei nodi accentra la maggior parte delle funzioni più importanti, ciò è evidente nel caso di Londra, Tokyo, Parigi etc. mentre in altri casi le funzioni sono meglio distribuite (caso della regione del Reno- Ruhr). Città rete in Europa occidentale Parametri: flussi di pendolari, relazioni tra le imprese, scambio di servizi specializzati. Sono state individuate otto megacittà-regioni: Londra – Parigi – Reno-Ruhr – Reno-Mein – Bruxelles – Ranstad-Holland – Zurigo – Dublino. Alcune di esse come Londra Parigi Bruxelles sono formate da un agglomerato principale centrale dominante e un insieme di sub-centri. In altre come Reno-Ruhr e Randstad i nodi che compongono la città rete si dividono tra loro le funzioni di più alto livello. Tra queste solo Londra e Parigi sono regioni-città globali mentre le altre città-reti svolgono funzioni di rilevanza globale limitate solo a certi settori come quello finanziario (Zurigo) o quello politico (Bruxelles) etc. Altre città rete di dimensioni regionali In Europa > sistemi policentrici di dimensioni demografiche tra 3 e 14mln di abitanti, quasi tutti con una grande agglomerazione centrale > Mosca, Madrid, Roma, San Pietroburgo, Berlino. In Italia settentrionale  Città rete corrispondente al triangolo industriale Milano Torino Genova  su scala più ampia la megalopoli padana comprendente i sistemi urbani di Piemonte Lombardia Emilia Romagna Veneto e Friuli. Cap 8 Geografia della città – studia la città come singolo sistema territoriale Geografia delle città – studia i rapporti tra la città e il territorio e tra la città e altre città. Le città intrattengono con il resto del territorio scambi di materia, energia, popolazione, beni, servizi, denaro, informazioni. Reti di città – centri urbani vicini che intrattengono forti legami reciproci > dando vita a sistemi urbani detti città-regioni in cui i singoli centri costituiscono i nodi della rete. Le reti urbane hanno una duplice funzione, di radici e ali, centripeta e centrifuga: da una parte devono fungere da tessuto connettivo di un territorio, dall’altro fare da tramite tra quel territorio e il resto del mondo. Le relazioni tra la città e il resto del territorio e tra la città e le altre città dipendono dalle funzioni urbane che esse svolgono. La sfera di influenza della città può variare a seconda della funzione considerata. Es. Firenze ha funzione sanitaria per la regione circostante, ma se consideriamo la funzione culturale e artistica intrattiene relazioni non solo con il territorio circostante, ma con tutta l’Italia e tutto il mondo. L’area di attrazione o di gravitazione > è formata dall’insieme di località che usufruiscono dei beni e servizi offerti dalla città che generano spostamenti pendolari giornalieri (studenti e lavoratori) o con frequenza meno regolare (commercio). L’area di gravitazione può includere località geograficamente continue alla città considerate (chi frequenta la città per motivi di studio/lavoro, per usufruire di servizi sanitari, per commercio al dettaglio etc). in altri casi (turismo, servizi alle imprese) l’area di attrazione può includere località lontane geograficamente. L’area di influenza differisce dall’area di gravitazione perché riguarda funzioni urbane che non necessariamente generano flussi di persone verso la città. Si tratta soprattutto di funzioni culturali come la diffusione di idee che avvengono attraverso i mezzi di informazione. L’area di influenza della città, esattamente come l’area di gravitazione, può essere compatta, può includere località vicine ma anche molto lontane, può essere discontinua (come quando comunità di immigrati mantengono un legame con la città d’origine). Gerarchie di città 1933 Christaller sviluppò il modello delle località centrali > le località centrali sono centri che provvedono beni e servizi, detti centrali, agli abitanti di un territorio più o meno vasto, i quali per averli devono spostarsi da dove risiedono fino alla località centrale dove li possono ottenere. Questo territorio è detto regione complementare, concetto analogo a quello di area di gravitazione. Le località centrali possono avere diversi livelli di importanza. Occupano un rango più elevato quelli che forniscono una più vasta gamma di beni e servizi. La portata di un bene o servizio è il raggio dell’area di mercato di quel bene o servizio. Tale portata ha un limite inferiore (la distanza entro la quale si trova il numero di acquirenti) e un limite superiore (la soglia data dalla distanza oltre la quale gli utenti/acquirenti dovrebbero mare troppa strada per procurarsi quel bene o servizio, quindi rinunciano al bene o se lo procurano recandosi in una località centrale più vicina. Sistemi urbani policentrici - Area metropolitana – dimensioni massime di poche decine di km - Città regione - Città rete nei paesi a economia avanzata, dove esistono infrastrutture di trasporto e telecomunicazione molto efficienti. Lo spazio edificato non è solo discontinuo, è una rete di città in cui i nodi sono sistemi urbani con forti legami reciproci, che però restano distinti e separati tra loro da spazi non urbani ampi anche decine di chilometri. Le città/nodi della rete, pur avendo ciascuna una sua autonomia, formano un sistema urbano policentrico interconnesso, essendo legate tra loro da relazioni funzionali che danno origine a flussi di persone, merci, servizi, informazioni molto più intensi di quelli che legano una città al territorio circostante o ad altre città che non fanno parte della rete. In molti casi questi legami fanno sì che ogni singolo nodo della rete si specializzi in certe attività, complementari a quelle degli altri nodi della rete, in modo da formare un sistema. La presenza di forti legami funzionali è condizione necessaria per poter parlare di città-rete. Non basta la vicinanza geografica. Il primo a individuare un sistema a rete macroregionale fu il geografo Gottmann che a metà del 900 studiando le città della costa nordorientale degli USA (Boston-Washington) coniò il termine megalopoli > si poteva parlare di megalopoli per insiemi di città vicine con almeno 25mln di abitanti. Raggiungevano questa soglia la regione dei Grandi Laghi, la regione urbana europea lungo l’asse del Reno, la regione costiera giapponese, l’asse Pechino-Shangai. In Italia si è parlato di una megalopoli padana. 1970 Friedman introdusse il concetto di urban field, campo urbano, prendendo come prototipo la regione costiera californiana. Una rete di centri con diverse specializzazioni funzionali, ma anche una città senza centro, che interpretò come la forma urbana tipica della società postindustriale. Studi recenti hanno individuato due tipi di città rete: - La megacittà-regione - La città-regione globale Grandi sistemi territoriali policentrici interconnessi, in cui i nodi non ospitano tutti lo stesso tipo e lo stesso numero di funzioni, ma sono ordinati gerarchicamente. Città rete di dimensioni macroregionali in Europa (flussi di pendolari, scambi di beni e servizi, relazioni economiche) > Londra, Parigi, Reno-Ruhr, Reno-Main, Bruxelles, Randstad olandese, Zurigo. Alcune sono formate da un agglomerato principale e da un insieme di centri a esso subordinati, in altre la superiorità di un centro rispetto agli altri è meno evidente e c’è una migliore distribuzione delle funzioni. Tra queste solo In cima alla classifica si trovano solo città del nord del mondo, la maggior parte sono città europee alcune nordamericane, una giapponese (Tokyo) e una australiana (Melbourne). Nessuna città sudamericana o africana. Imposizione intermedie si trovano città europee quasi tutte dell'est, asiatiche, alcune africane e latino americane. In fondo alla classifica la situazione si capovolge: nessuna città europea, la maggior parte sono africane e latino americane. Condizione di povertà diffusa, forti disuguaglianze sociali, carenza di infrastrutture e servizi elementari, crescita di insediamenti precari. In alcuni casi queste condizioni sono aggravate da guerre e conflitti interni. Politiche urbane > interventi degli organi di governo in base a competenze e responsabilità stabilite dalle leggi. Fin dall'antichità puoi ancora nel medioevo in età moderna abbiamo esempi di fondazioni programmate e pianificate di città, nonché dire regolamenti relativi al loro funzionamento e alla loro gestione e alla loro crescita. Tuttavia possiamo parlare di politiche urbane in senso moderno solo con i primi interventi urbanistici della seconda metà dell'800, che cercano di porre rimedio alle problematiche venutesi a creare a seguito della rivoluzione industriale denunciata da romanzieri come Dickens/Hugo e da sociologi come Engels. L'urbanistica nasce in questo periodo ispirandosi a due diversi orientamenti politici: - quello riformista-umanitario che si propone di garantire condizioni abitative decenti ai meno abbienti - quello igienico-sanitario che ha come obiettivo primario il miglioramento delle condizioni igieniche per evitare la diffusione di epidemie che minacciano l'intera popolazione, comprese le classi più ricche All'interno di queste politiche urbane rientrano poi la regolazione dell'uso del suolo, la regolamentazione del traffico motorizzato, la gestione del verde e degli spazi pubblici, delle infrastrutture e dei servizi. Nei paesi industrializzati verso gli anni 70 l'urbanistica tende a presentarsi come pianificazione razionale degli spazi urbani. Tale attività è affidata a specialisti che elaborano la forma della città ritenuta più consona al suo miglior funzionamento sociale ed economico. Evoluzione del concetto di urbanistica è evidente anche solo esaminando le definizioni che sono state date di questo termine 1935, Oxford dictionary: l’urbanistica consiste nell’elaborazione di piani secondo i quali regolare lo sviluppo e l’ampliamento di una città, in modo da sfruttare i vantaggi offerti dal sito e assicurare le condizioni più vantaggiose per i residenti. Astengo, 1965: l'urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti, avendo come fine la pianificazione dello sviluppo della città, l’ordinamento, il risanamento, l'adattamento funzionale degli spazi urbani. Secchi, 2009: per urbanistica si intende non tanto un insieme di opere e progetti teorie o norme quanto piuttosto un insieme di pratiche che riguardano il continuo e consapevole modificare lo stato del territorio e della città. Pianificazione urbanistica Fase fordista – fine 800/prima metà 900 > urbanistica prescrittiva > città in espansione che ha bisogno di crescere e ospitare grandi masse di lavoratori e allo stesso tempo gestire la congestione del traffico e la conflittualità sociale. Si progettano città dove oltre alle fabbriche trovino spazio quartieri residenziali popolari servizi, e trasporti pubblici efficienti. La forma della città, l'uso del suolo, la rete di trasporti e infrastrutture è dettata dall'autorità pubblica nell'interesse generale. Dalla 2 metà del 900 > deindustrializzazione a vantaggio dello sviluppo di altri settori produttivi. Oltre a industriali, sindacati e autorità pubblica emergono altri soggetti economici, portatori di interessi diversi. La riqualificazione delle periferie, le case popolari, l’offerta di servizi essenziali passano in secondo piano rispetto ad attrarre nuovi investitori che prendono il posto dei grandi gruppi industriali in declino. Le scelte urbanistiche cessano di essere di competenza esclusiva dell’autorità pubblica: la localizzazione delle imprese, i grandi progetti immobiliari, le infrastrutture, in quanto mezzi per rendere la città attrattiva e generare ricchezza, devono essere decise in accordo con i soggetti privati. Si passa così a un’urbanistica performativa, negoziale o concertata, perché le decisioni devono essere frutto di un accordo tra istituzioni pubbliche (garanti dell’interesse generale) e principali attori privati (grandi gruppi industriali e commerciali, gestori di infrastrutture e trasporti, operatori finanziari e immobiliari, allo stesso tempo beneficiari e creatori di ricchezza). Questo nuovo modo di governare la città: da nozione tradizionale di governo (un'autorità pubblica impone agli enti pubblici ad essa subordinati e ai soggetti privati le sue decisioni) >>>> la governance = un processo decisionale più complesso una forma di partecipazione attiva gli attori pubblici e privati alle decisioni. Soggetti coinvolti nella governance urbana: organi di governo territoriale (UE, stato, regioni, città metropolitane, province, comuni), altre istituzioni pubbliche (università, sovrintendenze), privati (cittadini, imprese, associazioni). Interazione tra molteplici attori portatori di risorse e interessi differenti. Politiche di sviluppo e riqualificazione urbana > programmi e iniziative volte ad assicurare migliori condizioni di vita Possono essere promosse e incentivate a livello nazionale o sovranazionale Richiedono innanzitutto un’auto-presentazione, ovvero la costruzione di un’immagine collettiva della città che ne metta in mostra i vantaggi e i fattori che la distinguono dalle altre e che dovrebbero renderla preferibile alle altre. Immagine esterna – più retorica, orientata a persuadere soggetti esterni Immagine interna – più realistica, da parte di chi vive/opera all’interno L’immagine della città è uno strumento fondamentale del marketing urbano. Nel marketing urbano l’identità di una città viene fatta coincidere con l’immagine esterna, che è un mezzo per attrarre, visitatori, consumatori, investitori e quindi flussi di denaro. Immagine della città è promossa da mega-eventi, manifestazioni, festival, concerti, esposizioni universali, eventi sportivi, olimpiadi, mondiali etc. possono attrarre grandi masse di visitatori, imporsi all’attenzione di media di tutto il mondo, raggiungendo rilevanza internazionale e avendo effetti positivi sull’economia della regione. Olimpiadi Pechino 08 – successo sportivo della Cina e immagine di superpotenza L’evento può durare pochi giorni ma avere effetti a lungo termine sulla città, rappresentare un’importante occasione di rinnovamento urbano e infrastrutturale (motivo per cui si scatena una competizione tra città per essere scelte come sedi di un determinato evento). Fattori che possono influenzare l’immagine attrattiva della città: promozione della cultura, eventi, offerta di divertimenti, spettacolarizzazione architettonica (Dubai è riuscita ad acquisire in pochi anni rilevanza mondiale per i suoi grattacieli). Pianificare e progettare il paesaggio urbano > operazione complessa perché deve rispondere a esigenze estetiche e di tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-architettonica, a aspettative/esigenze del visitatore/residente, a esigenze funzionali e di mercato. Nei centri storici prevalgono esigenze di tutela e conservazione. Nelle periferie e nelle aree suburbane c’è maggiore possibilità di progettare nuovi quartieri e di intervento. Quando patrimonio artistico e paesaggio perdono il loro legame con l’identità locale e diventano semplici strumenti di marketing > rischio che la città si riduca a puro spettacolo o parco a tema per i visitatori (Venezia come Disneyland). Pianificazione strategica – prevede un confronto (cooperativo ma anche in alcuni casi conflittuale) fra enti coinvolti (pubblici e privati) > progetto condiviso > documento programmatico approvato dalle parti, che definisce obiettivi specifici da raggiungere nel medio periodo > intervento Si parla di politiche di rigenerazione urbana a proposito di progetti e interventi che hanno per oggetto aree della città caratterizzate da degrado fisico e sociale, allo scopo di migliorare la condizione degli edifici, talvolta mantenendo gli stessi abitanti, o altre volte trasformando questi spazi degradati in nuovi quartieri abitati da residenti appartenenti a classi privilegiate (gentrification). Primi interventi di urban renewal/urban regeneration > metà del 900, in UK e USA. Verso la fine del secolo anche l’UE iniziò a promuovere e finanziare iniziative di questo genere. Favorire la messa in rete delle città allo scopo di scambiarsi informazioni ed esperienze e di avere un approccio comune alle politiche urbane locali > creazione di un sistema urbano europeo. L’UE agisce anche erogando fondi per attuare progetti di rigenerazione urbana. Ue – approccio integrato – non interventi isolati ma progetti integrati > intervengono contemporaneamente su fattori diversi (degrado infrastrutture, risparmio energetico, riduzione emissioni, mobilità sostenibile, problemi sociali come disoccupazione, povertà, emarginazione e difficoltà di inserimento di immigrati e minoranze etniche, tutela dell’ambiente, miglioramento della qualità della vita. Città europee in rete – scambio di energie e informazioni, confronto su problemi comuni e strategie da mettere in atto. Documento Europa 2020 (2010, Commissione europea) – le città sono i motori dell’economia, catalizzatori di creatività e innovazione. Sono anche i luoghi dove problemi come disoccupazione, povertà, emarginazione sono più accentuati. L’Ue deve agire attraverso norme, indirizzi e contributi finanziari per contrastare problemi come l’espansione incontrollata, la congestione, l’inquinamento, il consumo di suolo, la sostenibilità energetica, la segregazione spaziale, l’immigrazione, la disoccupazione etc. si insiste sulla necessità di uno sviluppo urbano intelligente con particolare riguardo per la mobilità sostenibile, la lotta al cambiamento climatico, il risparmio energetico. Attribuisce un’importanza decisiva a una governance multilivello, basata sulla cooperazione tra enti pubblici su vari livelli (locale, nazionale, sovranazionale). Ribadisce l’importanza di una pianificazione strategica per ottenere i fondi UE. Proprio basandosi su questo documento la Commissione Ue ha messo a punto una serie di programmi e iniziative relative a vari temi: - sostenibilità ambientale con particolare riguardo al potenziamento dei trasporti al verde urbano all'inquinamento atmosferico e alla riduzione della Co2
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