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Le crociate, Appunti di Storia Medievale

Appunti sulle crociate: date e motivazioni delle guerre sante

Tipologia: Appunti

2015/2016
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Caricato il 03/02/2016

MariaSole7
MariaSole7 🇮🇹

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Scarica Le crociate e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LE CROCIATE INTRODUZIONE Le crociate hanno coinvolto le forze vive dell’Occidente cristiano per due secoli. A fare le crociate sono stati i cristiani, nel segno della croce, in nome di una religione pacifista, contro i musulmani del Medio Oriente, seguaci di una religione che non aveva mai ripudiato la guerra. Lo scopo delle crociate era portare aiuto ai cristiani d’Oriente e sostenere l’impero bizantino nell’opera di riconquista dei territori occupati dai musulmani, nella speranza poi di unire le Chiese cristiane. Ma le crociate, al contrario, invece di unire le due Chiese, hanno aggravato e reso definitivo lo scisma. Inoltre, se la crociata è all’origine del colonialismo, lo è perché è fallita, e non perché sia riuscita. #1: LE ORIGINI La crociata predicata da Urbano II nel 1095 segna l’inizio di una vera rivoluzione dottrinale. La Chiesa cristiana passa dal rifiuto della violenza guerriera all’uso sancito delle armi. Il suo diretto rivale, l’Islam, non ha avuto bisogno di una simile rivoluzione. Maometto non ha rifiutato il potere politico né l’uso delle armi. Il jihad sin da principio comporta un aspetto militare. La giustificazione morale dell’uso delle armi contribuisce a sacralizzare la guerra condotta in favore della cristianità. La crociata è il risultato finale della progressiva sacralizzazione della guerra, che è conseguenza poi del tentativo di santificare la causa da difendere e di demonizzare i nemici. • La posizione della Chiesa nei confronti della guerra, dalle origini all’anno Mille: il messaggio di Gesù era fondamentalmente pacifista. I primi cristiani sono pacifisti e nonviolenti. La loro patria è “nei Cieli”, non sulla Terra. Uno dei punti principali di contrasto è rappresentato dal servizio militare. I primi cristiani sono renitenti. Quest’atteggiamento pacifista all’inizio non incontra molti ostacoli: l’esercito romano è fatto di soldati professionisti e l’arruolamento è volontario. La situazione però cambia con i barbari che premono ai confini dell’impero, allorchè s’impone l’obbligo del servizio militare. Sono molti i cristiani che lo rifiutano, subendo il martirio. La conversione di Costantino cambia la situazione: l’imperatore difende la Chiesa on l’ “editto” di Milano del 313. Il concilio di Arles (314) sancisce questo primo cambiamento: i cristiani che si rifiutano di portare le armi in tempo di pace saranno scomunicati. Solo il clero è dispensato dalle armi. Ma la guerra non viene ancora giustificata sul piano morale: i soldati che in battaglia uccidono il nemico commettono peccato e devono fare penitenza. Un nuovo orientamento dottrinale appare durante le invasioni barbariche, che molti cristiani vedono come un castigo di Dio. I barbari impongono la loro mentalità e spiritualità, che riconosce l’importanza del sentimento guerriero: il Cristianesimo è costretto poi ad accoglierlo. Gli invasori, comunque, sono stati in larga parte convertiti. Essi tendono però all’arianesimo: non riconoscono la natura divina di Gesù. Per contrastare il pericolo ariano, la Chiesa tenta di convertire il re franco Clodoveo, che viene battezzato intorno al 500 e viene osannato quale paladino della fede cattolica. Questa tendenza si rafforza verso la metà del IX secolo Due sono i motivi fondamentali: 1. L’indebolimento dei re merovingi, i quali vivevano dipendendo dai loro “maggiordomi”, che non tarderanno ad esercitare realmente il potere. Come avviene nel caso di Carlo Martello. 2. La rinnovata alleanza tra il papato ed il regno dei franchi. Minacciato dai longobardi, il papa si rivolge a Carlo Martello. Nel 751 egli rinnova l’appello al figlio di questi, Pipino il Breve. Pipino e la sua famiglia vengono consacrati dal papa, che legittima così la nuova dinastia dei carolingi. Intanto, il papato cerca di costruire un proprio dominio territoriale, il cosiddetto “Patrimonio di san Pietro”, sulla base di quello che è il più grande falso della storia: la “donazione di Costantino”. Il papato rivolge deliberatamente ai franche, la cui potenza viene accresciuta con l’attribuzione del titolo imperiale, nell’800. L’impero carolingio si ritrova investito di una missione guerriera, che risulta così glorificata e sacralizzata. È chiaro che i pericoli esterni hanno la loro parte in questa sacralizzazione: i saraceni hanno invaso la Spagna e la Francia meridionale già all’inizio dell’VIII secolo. Dall’800 in poi, i normanni scorrono le coste marine e le rive dei fiumi, seminando il terrore. Saranno meno pericolosi solo dopo il 911, quando viene concesso loro il ducato che diverrà poi la Normandia. A oriente, gli ungari si spingono con le loro scorrerie fin dentro il territorio di quella che è la Francia attuale. Essi vengono sconfitti nel 955 da Ottone I: questi ha con sé la Santa Lancia. È la prova di una innegabile sacralizzazione della guerra. L’avversario viene demoralizzato, ed è riconosciuta una dignità sacra a colui che lo combatte armi in pugno. • La sacralizzazione della guerra intorno all’anno Mille: dopo il 638, i soldati musulmani hanno conquistato la Siria e Gerusalemme. Ma il dominio musulmano non è ben accetto e l’invasione musulmana è vista come un flagello di Dio. Ma la riconquista bizantina tarda ad avverarsi e si stabilisce un certo modus vivendi fra il potere musulmano e l’impero. Questa pax arabica viene interrotta dal sultano al-Hakim, verso il Mille, il quale si crede di origine divina e perseguita per un certo periodo cristiani e musulmani ortodossi, distrugge molte chiese e fa radere al suolo la chiesa costantiniana del Santo Sepolcro (1009). È possibile che l’Occidente sia rimasto impressionato e abbia pensato di reagire, anche se non aveva ancora i mezzi per farlo. Nel corso dell’XI secolo, aumentano i pellegrini che tornando da Gerusalemme parlano di una situazione precaria dei cristiani del posto. Il clima è dunque propizio a predisporre gli animi a un possibile intervento. Il secondo avvenimento riguarda l’Occidente: la Spagna. La Reconquista viene fermata dagli assalti di al-Mansur. Dopo il 720, la resistenza agli invasori arabi si è infatti attestata nel regno delle Asturie. Essa ha assunto il carattere di una guerra santa. A subire il castigo è il popolo dei goti, i quali erano padroni della Spagna prima che arrivassero gli arabi. Sicchè i goti sono dovuti riparare in Asturia. Nell’anno Mille, al-Mansur ripristina la sua autorità su tutta la penisola, e s’impadronisce perfino delle campane della chiesa di Santiago de Compostela. La situazione è tale, che i monaci devono prendere le armi per combattere contro i musulmani. • Il concetto di guerra santa prima delle crociate: questi due fatti, accaduti in Oriente e in Occidente intorno all’anno Mille, dimostrano due cose: quanto precaria sia la situazione dei cristiani di fronte agli invasori musulmani, e quanta speranza ci sia nella vittoria finale dei cristiani. Ma prima che si radichi nell’Occidente un concetto di guerra santa che realmente porti alla crociata dobbiamo aspettare quasi un secolo. Negli ultimi anni dell’XI secolo riprenderà vigore il proposito di una guerra santa contro i musulmani, sia in Occidente sia in Oriente. • La guerra contro i musulmani prima del 1095: missione divina. Nel marzo del 1096, assai prima della data che il papa aveva previsto, gente d’ogni sorta obbedisce a Pietro e si mette in viaggio: arriva a Costantinopoli il primo agosto. Le cronache insistono sul fatto che Pietro incitasse a liberare quella Terrasanta che sarebbe stata a lungo calpestata dai pagani. Egli vedeva dunque nella sua spedizione il compimento delle profezie. Sempre secondo quelle profezie, la fine dei tempi sarebbe stata preceduta dalla conversione in massa degli ebrei. L’appello alla crociata fa emergere un antisemitismo latente, questo perché i “nemici di Cristo” sarebbero sia gli ebrei, che al Suo tempo fecero arrestare Gesù, sia i musulmani che attualmente occupano il Santo Sepolcro. In molti posti, prima di partire per la Terra Santa, ammazzano gli ebrei: sono i primi pogrom in terra occidentale. E ci sono anche casi di estorsione: Pietro l’Eremita, ad esempio, ottiene una lettera dagli ebrei francesi, nella quale si invitano le comunità che si trovano nella Germania a fornirgli i mezzi richiesti. Egli mette insieme un’ingente somma di denaro per il viaggio. Anche Goffredo di Buglione usa questi metodi. Enrico IV mette al bando qualunque atto contro gli ebrei, ma Goffredo si tiene i soldi lo stesso. I pogrom renani, nella primavera del 1096, sembrano essere di natura diversa. Lo scopo è quello di estirpare l’ebraismo, attraverso la conversione o lo sterminio. Gualtieri Senza Averi, signore di Poissy, guida l’avanguardia delle truppe di Pietro l’Eremita. Alla fine di giugno, cogliendo di sorpresa l’imperatore Alessio, giunge a Costantinopoli. Pietro l’Eremita, invece, stenta a tenere a freno le truppe. Il primo agosto del 1096 Pietro arriva a Costantinopoli. Non è così per le truppe dei suoi emuli, gente più esaltata. L’imperatore Alessio accoglie molto bene Pietro, ma ci furono dei violenti scontri fra i soldati di Alessio e quelli al seguito dei principi, a causa dei saccheggi. Alessio fece attraversare le truppe di Pietro semplicemente perché questi glielo aveva chiesto, senza nessuna costrizione. Pietro ce la mette tutta per tenere a bada i suoi uomini. Nonostante gli avvenimenti di Alessio, un certo numero di uomini punta verso Nicea. Invano Pietro ammonisce i suoi. Un gruppo di soldati germanici occupa una fortezza non lontano da Nicea, e vi si insedia per mettere a sacco i dintorni. Ma vengono vinti dai turchi. La notizia di questa prima disfatta giunge al campo latino. Pietro non c’è: è andato a Costantinopoli per cercare di convincere l’imperatore ad abbassare il prezzo dei viveri. I comandanti, nel frattempo, organizzano la tanto invocata spedizione e i turchi compiono una strage. In conclusione, questa prima ondata va a morire a pochi chilometri da Costantinopoli, alla fine dell’ottobre dei 1096. E i “baroni” non si sono mossi dall’Occidente. Questa “crociata” precoce ha un carattere più popolare, ma non è certamente una crociata acefala. ( La crociata dei Baroni) Quasi tutti i crociati vanno a comporre un certo numero di eserciti comandati da un principe. Il re di Francia si fa sostituire da Ugo di Vermandois, suo fratello. Questi parte verso il 15 agosto e scrive all’imperatore Alessio di preparargli un’accoglienza “degna di lui”. Si imbarca a Bari, alla volta di Durazzo, per raggiungere Costantinopoli percorrendo l’antica via Egnatia, ma le navi incappano in una burrasca. Raccolto da Alessio, viene considerato un ospite, ma gli fanno la guardia. Il secondo ad arrivare è Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena. Ha attraversato l’Ungheria e per tutto il tempo è obbligato a lasciare in ostaggio Baldovino di Boulogne, suo fratello. Giunto a Costantinopoli, si accampa sotto le mura. C’è una certa ostilità fra i suoi e gli uomini dell’imperatore. Il sentimento di ostilità aumenta quando l’imperatore chiede a Goffredo un giuramento di tipo vassallatico. Alla fine Goffredo cede e si sottomette all’imperatore. In aprile, arriva Boemondo di Taranto. Nemico dichiarato di Alessio, Boemondo è un uomo forte. Suo padre, Roberto il Guiscardo, lo ha diseredato in favore del fratellastro. Ambisce ad avere una sua signoria a scapito dell’imperatore. Boemondo giura fedeltà ad Alessio, ma suo nipote Tancredi si rifiuta. Molti crociati rimangono scandalizzati dal fatto che i loro comandanti si siano sottomessi all’imperatore di quei bizantini che essi ritengono perfidi ed effeminati. Raimondo di Saint-Gilles, conte di Tolosa, è uno dei più potenti signori. Dopo aver lasciato al figlio il governo delle sue terre, il conte parte insieme con Ademaro. Giunto nell’impero, viene scortato dalle truppe bizantine, che lo mettono sotto la loro guardia. Ademaro subisce vessazioni e rapine. Per ingraziarsi Raimondo, l’imperatore lo colma di regali e lo invita a palazzo. Ma Raimondo si rifiuta nettamente di giurargli fedeltà. Alla fine di aprile, Raimondo giura soltanto di non attendere all’onore e alla vita dell’imperatore. Infine, Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra e Stefano di Blois lasciano le loro terre nell’autunno del 1096 e non si mostrano riluttanti a giurare fedeltà all’imperatore. Le città conquistate da Costantinopoli ad Antiochia: a. Nicea: i crociati si mettono in marcia e cingono d’assedio Nicea. Kilig Arsalan è andato a reprimere una rivolta dell’emiro Danishmend. Quando ritorna, trova la sua città assediata dai bizantini e dai crociati. Gli assediati si arrendono subito b. Dorileo: i crociati si rimettono in marcia. Due sono gli eserciti. Il primo, comandato da Boemondo, incappa in un agguato teso dagli uomini di Kalig Arsalan e di Danishmend, i quali si sono riappacificati per far fronte al comune nemico. Il secondo esercito arriva ed infuria la battaglia. I cristiani riportano una vittoria, seppure con gravi perdite. c. Edessa: dopo Dorileo, i turchi cercano di evitare uno scontro diretto: ripiegano, fanno terra bruciata. E già ci sono delle rivalità per quanto riguarda il dominio delle città prese. Tancredi e Baldovino si separano dal grosso dell’esercito per conquistare la Cilicia. Baldovino viene a sapere che il vecchio re armeno Thoros vuole nominarlo suo erede. Sicchè va a Edessa, e viene adottato dal re. Edessa è veramente il primo “Stato Crociato”. Goffredo si avvale delle ricchezze di questo pingue paese per rafforzare il suo potere all’interno dell’esercito. Raimondo di Saint-Gilles e Boemondo mettono gli occhi su Antiochia. d. Antiochia: la città è cinta da un’enorme muraglia. Assaltarla da ogni lato è impossibile. Per cercare i viveri, i crociati si spingono sempre più lontano. I componenti di una spedizione capitanata da Boemondo e da Roberto di Fiandra incappano in un’imboscata sulla via del ritorno: molti perdono la vita. Lo sconforto aumenta quando si viene a sapere che l’atabeg di Mossul, Karbuqa, si sta avvicinando con un grande esercito, dopo aver assediato invano per tre settimane Edessa. Alcuni uomini di Boemondo scalano le mura, penetrano nella città addormentata e aprono le porte ai loro commilitoni. I turchi scampati all’eccidio si rifugiano nella cittadella. Yaghi Siyan, signore di Antiochia, riesce a fuggire, ma viene riconosciuto e ucciso da alcuni contadini siriaci. Antiochia è presa a giugno del 1098. La battaglia ha luogo il 28 giugno. La superiorità dei musulmani è schiacciante: tuttavia, essi si danno alla fuga, e i crociati vincono. La vittoria è completa, ma le perdite sono ingenti, e le malattie continuan a mietere vittime. I crociati hanno sconfitto i musulmani ma hanno visto che ci sono ancora gli eretici, cioè i cristiani dissidenti. Urbano II convoca un concilio a Bari, nell’ottobre del 1098, per sostenere la crociata. e. Gerusalemme: la marcia verso Gerusalemme è più facile del previsto. I governatori turchi di Aleppo e di Damasco si fanno guerra tra loro, e le città scelgono di trattare. Il governatore di Tripoli offre il suo aiuto. I crociati arrivano all’inizio di giugno. Tancredi è passato al servizio di Goffredo. Il 6 giugno egli conquista Betlemme ed il giorno dopo i crociati circondano Gerusalemme, ma le sue mura non cadono. Il 15 luglio gli uomini di Goffredo da una parte e quelli di Raimondo dall’altra riescono a scavalcare le mura. I crociati si riversano nelle città, e massacrano i soldati e una parte della popolazione. f. Ascalona: una volta presa, la città dev’essere governata. Il clero tenta di instaurare una specie di Stato teocratico, guidato da un legato pontificio. Goffredo di Buglioneaffida a Pietro l’Eremita il compito di sovrintendere al clero per organizzare precessioni e veglie di preghiera. Durante il concilio di Bari, Urbano II cerca di scuotere quanti ancora indugiano. Pasquale II è più risoluto: scomunica quelli che non sono partiti. Sicchè un grande esercito ausiliario si mette in marcia, comandato dal legato pontificio Ugo di Die. Vi fanno parte alcuni personaggi importanti, come Guglielmo d’Aquitania. Questa terza spedizione, così “principesca” fallisce miseramente come la prima. I cronisti francesi salvano solo la spedizione voluta da Urbano II, e condannano quella di Pietro l’Eremita. • Le crociate del XII secolo: i primi crociati sono partiti per liberare il Santo Sepolcro. Dopo il 1100, la situazione è invertita: la Terrasanta è in mano ai latini, e coloro che partono per Gerusalemme sono anzitutto dei pellegrini. I privilegi e le indulgenze concessi ai pellegrini sono stati ben presto estesi dai papi alla guerra che hanno invocato in Terrasanta e altrove contro i pagano, come l’antipapa Anacleto. La perfetta equivalenza dei privilegi non convince del tutto gli uomini di allora: nel loro intimo, continuano a distinguere il pellegrinaggio dalla crociata, e la crociata dalla guerra santa. Gli stati latini da difendere sono: la contea di Edessa, tenuta da Baldovino; il principato di Antiochia tenuto da Boemondo; la contea di Tripoli; il regno di Gerusalemme. (la crociata di Boemondo) Sconfitti e fra loro divisi, in un primo tempo i musulmani stanno sulla difensiva. Ma nel 1104 il principato di Antiochia viene attaccato dai soldati di Aleppo e dai bizantini dell’imperatore Alessio, Boemondo si mette in contatto con il papa e riesce ad ottenere un bell’esercito, che intende usare per sottomettere Costantinopoli. Dopo di che sbarca a Durazzo e mette a sacco la regione, ma si vede costretto a venire a patti con Alessio: con il trattato di Devol egli si riconosce vassallo di Alessio per quanto riguarda Antiochia, Edessa e le terre di Aleppo. (la seconda crociata – 1147) Fino al 1130 circa, gli Stati latini tendono ad espandersi. Ma dopo quella data, Zengi, atabeg di Mossul, sposa il concetto di jihad. Riesce a conquistare Aleppo, e fa tremare Damasco e Tripoli. Nel 1144 assedia Edessa e la conquista. La perdita della città è motivo di inquietudine per gli Stati latini. La seconda crociata stenta a trovare un pieno consenso popolare, e occorre tutto l’impegno di Eugenio III e di Bernardo di Chiaravalle. Eugenio III estende l’indulgenza a quanti andranno ad aiutare la Chiesa d’Oriente. Ma il primo marzo 1146 egli modifica la bolla e chiarisce che la perdita di Edessa dev’essere imputata ai peccati dei cristiani, ed esorta costoro a lottare contro i nemici di Cristo. Come aveva fatto Urbano II, egli si rivolge agli uomini d’arme, ma soprattutto ai nobili, ai principi ed ai re. L’intervento di san Bernardo cambia questa prospettiva: egli vede nella crociata un pio atto di penitenza, che è fonte di remissione dei peccati e opportunità di salvezza. Sicchè si impegna nella predicazione della crociata. Si fanno crociati Luigi VII e tanti altri nobili. Poi, in Renania, viene a contrasto con un altro monaco cistercense, Rodolfo, che predica la crociata con argomenti antisemiti. Bernardo mette fine alla situazione, e rispedisce Rodolfo a Chiaravalle. A Spira, Bernardo riesce a convincere il re Corrado III a farsi crociato. Nel frattempo, il papa risponde favorevolmente ad Alfonso VII di Castiglia, che gli ha chiesto di estendere alla Spagna i privilegi della crociata. L’esercito di Corrado rifà la strada di Pietro l’Eremita e di Goffredo di Buglione. Il 10 settembre 1147 arriva a Costantinopoli, senza grandi difficoltà. Ma i viveri non bastano. • Le crociate del XIII secolo: (la quarta crociata) Innocenzo III ha una visione assolutamente teocratica del potere, sicchè tutte le guerre hanno per lui un valore sacro. E si serve dell’arma della crociata contro i musulmani in Terrasanta, ma anche contro i mori di Spagna, gli eretici e i suoi avversari politici. Nella sua prima enciclica dell’agosto 1198, la liberazione di Gerusalemme è vista come necessaria. Un prete carismatico, Folco da Neuilly, accende gli animi. Ma la crociata stenta a partire a causa della morte di Riccardo. I nobili francesi scelgono come loro capo il conte Teobaldo di Champagne, che però poi muore nel marzo 1021, ed è Bonifacio del Monferrato a prendere il suo posto. L’obiettivo è quello di prendere d’assalto l’Egitto, per costringerlo a restituire Gerusalemme. I crociati si rivolgono al doge di Venezia Enrico Dandolo, che si impegna a trasportarli per mare. Ma tanti crociati seguono un’altra strada. Alla fine manca all’appello più della metà delle milizie. E questo sarà causa di una serie di aberrazioni. Enrico Dandolo fa una proposta: egli accetterà che sia differito il pagamento della restante somma, se i crociati lo aiuteranno a ritogliere agli ungari il porto di Zara. Ma anche il re d’Ungheria aderisce alla crociata, sicchè questa proposta scandalizza alcuni crociati. I capi però accettano e Zara viene presa il 24 novembre 1202. I capi decidono di svernare in città. Qui ricevono un’ambasciata del giovane principe bizantino Alessio, figlio dell’imperatore Isacco II, detronizzato e tenuto in prigione da Alessio III. Se i crociati riporteranno sul trono Isacco II, egli si impegna a riunire le due Chiese. La proposta viene accolta dai capi dei crociati. Innocenzo III, che in una lettera aveva proibito che si assalisse una città cristiana, ma che vuole che la crociata abbia successo, accorda ora il suo perdono. Sicchè i crociati fanno rotta per Costantinopoli. Veneziani e crociati attaccano contemporaneamente. Alessio III si dà alla fuga, e Isacco II viene liberato. Innocenzo III spera che le due Chiese divengano una sola, secondo la promessa del giovane Alessio. Ma questi ha sottovalutato la reazione del popolo. Scoppia la rivolta. Alessio IV viene catturato e poi ucciso da Alessio V suo cugino, ostile ai latino ed appoggiato dal popolo. I crociati decidono allora d’impadronirsi del potere per conto loro: la città viene presa d’assalto il 9 aprile 1204, e conquistata il 12. Il 16 maggio viene eletto imperatore Baldovino di Fiandra. L’impero latino viene fondato su basi feudali. Innocenzo III si congratula con i crociati per la vittoria riportata, che gli sembra propiziare l’unione delle due Chiese, ma è costretto a condannare i furti. Il sacco di Costantinopoli non è che sia la causa dello scisma, che aveva avuto inizio nel 1054, o della reciproca diffidenza tra cristiani d’Oriente e cristiani d’Occidente, ma certo aggrava il dissidio. Di questi eventi hanno approfittato tutti gli interessati: il papato, i veneziani e i “crociati”, perché tutti avevano qualcosa da guadagnare. Non ci ha guadagnato però la crociata, né i crociati inceri, che in maggioranza erano sfavorevoli, e che a poco a poco abbandonano l’impresa. (la quinta crociata) Innocenzo III non abbandona il suo progetto di crociata. Prima di lui, ci sono stati dei papi che hanno applicato alla Reconquista gli stessi privilegi della crociata. E Innocenzo III fa lo stesso con la lotta contro gli eretici. Ma a partire dal 1213, conferma maggiormente il suo interesse per la Terrasanta. Il concilio Lateranense dà inizio alla crociata (1215). Sono concessi privilegi a quanti con i loro mezzi consentiranno a un crociato di partire, senza che loro stessi partano. E viene interdetto ogni commercio con l’Egitto. Federico II aderisce alla crociata nel 1215, ma indugia a causa del conflitto con Ottone di Brunswick, che non lo riconosce imperatore. La partenza dei crociati è prevista per il primo giugno 1217. Ma Innocenzo III non fa in tempo a vederla. Gli succede Onorio III. Oliviero da Paderborn desta l’entusiasmo popolare nelle regioni di là dal fiume Reno. I crociati di questa terre vengono trasportati ad Acri dai veneziani. I primi ad arrivare si mettono a fare cariche di cavalleria che sono senza effetto, perché i musulmani evitano lo scontro aperto. I crociati decidono allora di aspettare l’arrivo delle altre truppe. Nell’autunno Giovanni di Brienne riesce a convincere i crociati che una vittoria sulle forze egiziane aprirà la via per la riconquista di Gerusalemme. I suoi soldati assediano la città. Nasce allora un disaccordo fra Giovanni di Brienne e il legato pontificio, Pelagio. Questi chiede per sé il comando e si oppone all’annessione al regno di Gerusalemme di quelle terre egiziane che fossero eventualmente conquistate. Questo contrasto finisce col dividere i crociati, proprio nel momento in cui gli egiziani sono pronti a restituire ai crociati, a patto che si ritirino, il regno di Gerusalemme. Giovanni di Brienne vorrebbe accettare, ma Pelagio si oppone. Dopo un nuovo assalto, il sultano al-Kamil rinnova la sua offerta. Pelagio rifiuta, in quanto aspetta l’arrivo di Federico II e spera di conquistare tutto l’Egitto. Contro il parere di Giovanni di Brienne, Pelagio ordina di marciare sul Cairo, ma i musulmani rompono le dighe del fiume ed i crociati si ritrovano intrappolati dalle acque, sicchè sono costretti a capitolare e a lasciare l’Egitto, senza aver ottenuto altro che una tregua di 8 anni. ( la sesta crociata) Federico II aveva una devozione certa ed un forte interesse per Gerusalemme. Se più di una volta rimanda la partenza è per le difficoltà che incontra nel far riconoscere la sua autorità sia in Germania che in Italia. Eppure, il papa conta su di lui per rifare la crociata. Tanto che gli fa sposare Isabella, figlia di Giovanni di Brienne. E, per via di Isabella, Federico si dichiara re di Gerusalemme, ma è costretto a rimandare la partenza per via di una malattia. Il papa lo scomunica. Anche se scomunicato, Federico alla fine si imbarca. Giunto ad Acri, si scontra con i Templari e gli Ospitalieri, che si rifiutano di appoggiarlo. Alla fine Federico fortifica Giaffa e ordina qualche carica di cavalleria per impressionare al- Kamin e spingerlo a trattare. E il trattato di Giaffa (11 febbraio 1229) prevede appunto una tregua di 10 anni e la restituzione di Gerusalemme. Il 17 marzo 1229, nella basilica del Santo Sepolcro, Federico si incorona re di Gerusalemme da se medesimo. Il patriarca non lo riconosce e Federico, avvilito, lascia la Terrasanta il primo maggio 1229. (la settima crociata) Il tentativo di crociata di Riccardo di Cornovaglia, parente di Federico, ha più successo: egli ottiene dal sultano la restituzione di alcuni territori, sicchè il regno di Gerusalemme ha adesso gli stessi confini del 1187. Ma il sultano d’Egitto, nel 1244, richiama le truppe che i mongoli hanno scacciato dalla Mesopotamia. Queste milizie riconquistano Gerusalemme: i crociati ed i loro alleati vengono sopraffatti vicino a Gaza. Un disastro di tale portata fa concepire un tentativo d’alleanza con i mongoli. Ma è una speranza di breve durata: i mongoli vorrebbero la sottomissione dei crociati. Durante il concilio di Lione (1245) vengono presi in esame questi fatti: la perdita di Gerusalemme, l’invasione mongola e il conflitto fra il papato e l’impero riguardo alla Sicilia. Federico II viene scomunicato una seconda volta, e Innocenzo IV concede a coloro che lo combattono gli stessi privilegi dei crociati in Terrasanta. Luigi il Santo, re di Francia, aveva un voto di crociata durante una grave malattia. Dopo il 1245, comincia l’opera di reclutamento. Cerca di convincere anche i sovrani stranieri. Enrico III d’Inghilterra permette infine che nel suo regno venga predicata la crociata. Luigi cerca anche di mettere pace fra il papa e l’imperatore. La crociata risulta essere una regia crociata francese. Il re la prepara sul piano morale, politico e materiale. Egli si imbarca il 25 agosto 1248: è accompagnato dai fratelli e da molti nobili. Passando per Cipro, veleggia verso l’Egitto. E, il 20 novembre, si dirigono verso Il Cairo. La morte del sultano al-Ayyub getta nello sconforto i musulmani, che offrono Gerusalemme in cambio di Damietta. I crociati scelgono ancora una volta di marciare sul Cairo. Gli egiziani ripigliano coraggio e infliggono gravi perdite ai crociati. Il re viene portato prigioniero al Cairo ed è costretto a restituire Damietta. Luigi il Santo si imbarca quindi per Acri, e resta 4 anni in Terrasanta. Ma la sua crociata è vista, in Occidente, come una secca sconfitta. E cresce intanto la disaffezione verso le crociate. (l’ottava crociata) La comparsa dei mongoli sulla scena politica cambia la situazione nel Medio Oriente. Conquistano la Mesopotamia, la Persia, la Siria etc. Agli occhi dei cristiani di Palestina, più grande ancora è la minaccia dei mamelucchi egiziani del sultano Baybars, il quale sconfigge i mongoli e passa all’offensiva contro i cristiani; con lui rinasce lo spirito di jihad. Come se non bastasse, una vera e propria guerra civile viene combattuta ad Acri fra genovesi e veneziani, Templari e Ospetalieri. Già nel 1267 Egidio di Saumur predica una nuova crociata, ma invano. Luigi il Santo è ancora più tempestivo, ma stavolta non riesce a convincere i principi di Francia. L’unica cosa che riesce a fare è ottenere la partecipazione del re d’Inghilterra Enrico III. Ma ben presto il suo posto viene preso da Edoardo suo figlio. La spedizione viene preparata con cura. La destinazione è Tunisi, e poi la Palestina, perché Luigi il Santo vorrebbe cercare di ottenere dal sultano di Tunisi la sua sottomissione o il suo aiuto alla crociata, prima di attaccare l’Egitto. I crociati sbarcano dunque vicino a Cartagine. Ma subito vengono decimati dalla peste. Edoardo sfugge ad un attentato, e rientra in Inghilterra. Il re di Cipro, Ugo, ottiene da Baybars una tregua di 10 anni ed il libero accesso dei pellegrini a Gerusalemme. Questa nuova sconfitta riempie di costernazione l’Occidente. Nel 1275 Gregorio X tenta di organizzare una nuova crociata, ma la sua morte vanifica il progetto. Nel 1285 il nuovo sultano riprende l’assalto e distrugge Tripoli. Un nuovo appello è lanciato all’Occidente, e arrivano i rinforzi: milizie italiane indisciplinate, che si mettono a massacrare i mercanti. La fine è ormai prossima. Nulla possono contro l’esercito del sultano che cinge d’assedio Acri. La città viene distrutta a gli abitanti massacrati. Alcuni scampati al massacro si rifugiano a Cipro. Gli stati latini d’Oltremare non esistono più. #3 PRATICHE, PROBLEMI E ISTITUZIONI DELLA CROCIATA Il papa ha sempre avuto una funzione determinante nelle crociate: è stato lui ad averle decise ed è stato lui ad averle indette. A volte, come nel caso di Urbano II, è il papa stesso che va in giro a predicare la crociata. Ma in genere il compito viene affidato ai suoi delegati, che sono assistiti da predicatori carismatici, come Pietro l’Eremita, frate Rodolfo, Folco da Neuilly e Oliviero da Paderborn. A predicare sono soprattutto i cistercensi nel XII secolo, e i domenicani a partire dal XIII. Nel tentativo di rendere la crociata una istituzione, Innocenzo III nomina un gran numero di predicatori. Si crea perciò un’atmosfera di esaltazione mistica. Scopo della predicazione è di indurre a far voto di crociata. È un voto che nasce dal pellegrinaggio. Era un voto contraddistinto dalla croce cucita sul vestito o dalla consegna di una bisaccia e del bordone, il bastone del pellegrino. Non sempre il voto è volontario. L’impegno preso è un principio irrevocabile anche per i discendenti. Urbano II esigeva che fossero solo i soldati a fare voto. In seguito, si instaura la pratica della commutazione del voto. In un primo momento, si tratta semplicemente di trovare un sostituto; ma poi la Chiesa, che ha bisogno di denaro, accetta che il voto possa essere riscattato. Il crociato non parte solo; se è di alto rango, porta con sé parenti, alleati ed amici, ma anche i suoi vassalli, dipendenti e servitori, tutti a sue spese. Per quanto riguarda le motivazioni del fare crociata, non possiamo escludere che ci siano state anche motivazioni di carattere materiale. I principi hanno ben poco da guadagnare nelle terre d’Oltremare. Ma le persone che non sono altolocate possono anche accarezzare l’idea di acquisire delle proprietà e salire di grado. I motivi di
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